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Autore: Maqry    08/08/2021    3 recensioni
[Druna] [La Sirenetta!AU]
«Quante volte devo ripetervelo, principessa? Avventurarsi sulla Superficie è pericoloso, soprattutto se volete farlo per conoscere queste fantomatiche specie animali di cui fantasticate!»
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Luna Lovegood, Xenophilius Lovegood | Coppie: Draco/Luna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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I Nargilli del tuo vicino
(ti sembran più veri sai)
 
 

 
 
A Mari
 
 
 
 
«Quante volte devo ripetervelo, principessa? Avventurarsi sulla Superficie è pericoloso, soprattutto se volete farlo per conoscere queste fantomatiche specie animali di cui fantasticate!»
La precettrice Granger si avvicinò alla giovane, scuotendo la testa spazientita: che la principessa fosse, sin da piccolissima, una bimba… particolare lo sapeva bene, ma pareva che il passare degli anni e i suoi insegnamenti non avessero sortito alcun effetto se non esasperare la situazione. Hermione aveva perso il conto delle nuove fantasie che ogni mattina popolavano i pensieri della giovane sirenetta, e ora che la principessa Luna stava per compiere la maggiore età sentiva che le stava sfuggendo dalle chele: senza più la sua guida razionale e disciplinata, chissà in quanti guai si sarebbe cacciata per cercare quelle sue fole! E in Superficie, per giunta: come se perdere la regina Pandora, avventuratasi a sua volta sulle sabbie grigie della Danimarca, non fosse stato un colpo sufficiente per il povero re Xenophilius.
«Oh, ma Hermione, io non fantastico: è scritto tutto in questo libro che mi ha lasciato mia madre! Sei stata tu a insegnarmi a leggere. E dopo tutti questi anni potresti anche darmi del tu, te lo ripeto ogni giorno…»
Hermione sospirò affranta: le formalità, così come tenere la testa sott’acqua, erano state lezioni impossibili da impartire a Luna, così come insegnarle a moderare quell’aria sognante con cui sapeva rigirare la situazione a proprio favore facendo notare al prossimo ovvietà con una logica semplicissima e allo stesso tempo, il più delle volte, inoppugnabile. 
«Ma speravo anche di avervi insegnato a ricercare con rigore scientifico le vostre fonti,» ribatté Hermione, rimarcando il voi «e un libro di fiabe e leggende tutto mi pare tranne che una fonte affidabile.»
Fu il turno della principessa di scuotere la testa, divertita, come un genitore paziente che vede i propri piccoli commettere buffi errori nel muovere le prime bracciate: «Nelle fiabe c’è sempre un fondo di verità, e io sono certa che lassù, da qualche parte, i Nargilli esistano!»
«E come pensate di trovarli, Vostra Altezza? Voi non potete camminare sulla terra ferma. Senza contare che è oltremodo pericoloso: potreste venire uccisa, ferita, o peggio, far scoprire l’esistenza del nostro Mondo!»
«Basta avere un paio di gambe, e poi potrò camminare.»
Hermione arricciò la bocca in una smorfia severa, borbottando tra sé e sé che tutto sommato la maggiore età della principessa non le pareva più un traguardo da temere: non sarebbe più stata responsabilità sua, e avrebbe finalmente smesso di sentire tutte quelle assurdità e seguirla in quelle sue folli ricerche per i Sette Mari. Dopo diciassette anni di discorsi farlocchi su Pescipalla Gommosi e Lupi Marini del Pacifico, avrebbe avuto un po’ di meritato riposo, soprattutto dopo che negli ultimi mesi la nuova ossessione della principessa pareva essere divenuta esplorare la Superficie e catalogare anche le creature magiche di lassù.
«E dove pensate di trovarle, di grazia? Non ricordo si possano acquistare in quel bazar di cianfrusaglie terrestri che è la “Testa di Gabbiano” del vostro amico Aberforth.»
«No, da Ab credo non ci siano» rifletté la principessa, attorcigliandosi pensierosa attorno al dito una ciocca dei lunghi capelli biondi. «Ma ho sentito dire che c’è un tricheco pozionista eccezionale, anche se ormai in pensione, che potrebbe esserci d’aiuto! In cambio vuole solo scatole di anemone candito, pare.»
«Toglietevelo dalla testa, Vostra Altezza! Non vi consentirò di mettere la vostra vita nelle mani di Lumacorno: è ormai vecchio e radiato da anni dall’albo dei pozionisti di Atlantide, e per buone ragioni. Ha commesso fin troppi errori, in passato, non correrete rischi inutili finché ci sarò io a vegliarvi.»
Luna sorrise, accondiscendente: «Ti preoccupi sempre troppo, Hermione…»
 
 

***

 

 
Letto vuoto. Niente retino di alghe contenente tutti gli strumenti scientifici della principessa. Niente principessa.
Hermione si sentì svenire a quella vista, e come se non fosse stato sufficiente lo spavento nell’aprire la porta della camera reale, per poco non le venne un colpo apoplettico a leggere il biglietto lasciato sul tavolino che confermava i suoi timori: “Sono andata Su a documentare la vita dei Nargilli. Non sono sicura di tornare per cena, dai un bacio a papà da parte mia”.
E ora, che fare? A parte, ben inteso, non dire nulla al sovrano prima di perdere la testa e soprattutto il posto (figurarsi dargli un… cosa le aveva chiesto? Dai un bacio a papà. Quella sirenetta era davvero assurda, a volte!).
Facendo rapidamente mente locale, Hermione concluse che il luogo migliore da cui iniziare le sue ricerche era lo scoglio dove si trovava la “Testa di Gabbiano” del vecchio Aberforth (un altro gran disgraziato, quel tritone-alleva-gabbiani, dal momento che erano stati i suoi vagheggiamenti misti a grugniti a far appassionare la principessa – e prima di lei la regina – agli animali fantastici che vivevano in Superficie). La precettrice nuotò quanto più rapidamente possibile fino alla scogliera e una volta lì si azzardò a mettere il guscio fuori dall’acqua, e… Per tutte le barriere coralline! Non solo la principessa aveva un paio di gambe al posto della coda, ma agghindata con una vecchia vela che solo lei avrebbe potuto ritenere un abito di foggia terrestre, stava chiacchierando amabilmente con un umano. O meglio, la principessa stava martellando l’umano di domande, questi si limitava a incassarle una dopo l’altra a occhi sbarrati e cercando di sfuggire a quella pioggia incessante.
«E come ti chiami? Hai un animaletto da compagnia? Quello cosa è? Abiti qui vicino?»
«Drac… Io… Cosa, l’orologio? Nel castel… La piantate con tutte queste domande?!»
«Nel castello… Ma allora sei un principe! Anche io sono una principessa, chiamami pure Luna. E piacere di conoscerti, Drac. Sapresti dirmi dove posso trovare i Nargilli?»
Il giovane, biondo e distinto nella sua uniforme militare, squadrò dalle punte dei piedi nudi fino agli orecchini di conchiglie e ricci di mare la stravagante ragazza, il naso arricciato e negli occhi un’espressione che faceva ben intuire come ritenesse poco probabile che quella che aveva di fronte fosse una vera principessa: al massimo poteva essere la principessa degli straccioni.
«Il mio nome è Draco, primo del mio nome, figlio di re Lucius II, principe di Danimarca, Islanda e Groenlandia. E non ho idea di cosa siano i Nargi-cosi. Così come dubito fortemente tu… voi siate una principessa: se dite il vero, dove è il vostro regno? Come siete giunta qui in queste… condizioni?» domandò il ragazzo, altezzoso.
Hermione, che nel mentre aveva raggiunto la spiaggia, rabbrividì a quelle parole: ecco, ora il segreto di Atlantide era perduto per sempre! La principessa invece la sorprese, inventando dal nulla una storia fatta di pezzetti di fiabe lette cuciti insieme:
«Oh, vengo da una lontana isola nel Mar dei Sargassi, e sono qui per studiare la flora e la fauna delle Terre del Nord. Sono ospite della regina d’Inghilterra, le sue navi mi hanno lasciata qui per proseguire i miei studi: come puoi notare indosso abiti adeguati a cercare le creature magiche!»
Il principe non sembrò convinto riguardo all’effettiva efficacia e appropriatezza dell’abito scelto dalla sconosciuta, ma a sentir nominare la regina d’Inghilterra gli si rizzarono le orecchie. Il Vecchio Continente era pieno di principi e principesse, ma pareva che i partiti migliori fossero tutti già impegnati sin da bambini in qualche matrimonio dinastico, tutti meno lui, erede di un piccolo e freddo regno per lo più fatto di ghiacci e geyser. Eppure quella ragazza veniva da regni esotici, lontani da tutto quel freddo, ed era pure legata al potente impero inglese, un regno che fino a poco prima pareva difficile da considerare un possibile alleato al loro fianco: forse quella sconosciuta era la chiave per un ricco futuro in Danimarca. Poteva aiutarla con quelle sue ricerche – cosa aveva detto di studiare?  Narvali? – e chissà se sarebbe potuta tornare utile alla loro politica.
Hermione, da parte sua, non poté che assistere impotente al principe impomatato che si portava via la sua Luna, che anzi fu più che contenta di seguirlo alla scoperta di un castello degli umani e di tutte le meraviglie della Superficie. La precettrice riuscì però ad aggrapparsi a un lembo dell’abito improvvisato della principessa e a farsi trascinare con loro: quella sirenetta aveva bisogno di una coscienza che la seguisse, e ci avrebbe pensato lei. Hermione pensò che quella era la volta buona che rimanevano entrambe fregate e gettate in un acquario per pesci: se ne fossero uscite vive avrebbe chiesto la pensione anticipata!
 

 

***
 

 
Tre settimane, quella era la durata dell’incantesimo secondo il pozionista da cui Luna si era recata: entro quel periodo avrebbe dovuto trovare i Nargilli, e guadagnare così altre settimane di gambe per completare i suoi studi, oppure sarebbe tornata sirena.
E le tre settimane erano quasi concluse, senza che di Nargilli Luna avesse visto neppure un’ombra. Certo, aveva imparato moltissimo sui pavoni e i gatti – che sebbene fossero tanto diversi, come specie, emettevano lo stesso verso: una vera meraviglia della natura! –, così come di unicorni e ippogrifi, ma di Nargilli nulla. Draco aveva insistito a lungo che fossero tutte leggende a cui era rimasta l’unica a credere, e Hermione non faceva che ripetere che fosse tutto per il meglio: prima fosse finito l’incantesimo – “E dovremo trovarci in Mare, principessa, o lui vi scoprirà!” – prima sarebbero tornate a casa sane e salve. Erano fortunate che re Xenophilius fosse abituato ai soliti viaggi d’esplorazione che le portavano in oceani lontani, così non avrebbe certo immaginato dove si trovassero davvero, ma stare via troppo a lungo lo avrebbe insospettito.
La vita in Superficie, nel mentre, a Luna piaceva sempre di più, a poco a poco era pure riuscita a vincere le altezzose ritrosie del principe Draco e ora potevano sicuramente considerarsi ottimi amici. Il sentimento non era a senso unico, bisogna dire: il giovane, dopo un primo momento in cui aveva prevalso l’opportunismo, aveva iniziato ad apprezzare genuinamente la straniera stralunata che gli era capitata tra capo e collo, e si era fatto coinvolgere nelle sue ricerche, per quanto ancora scettico su molte cose.
«I Nargilli non esistono, Luna! Quante volte devo ripeterti che è tutta una perdita di tempo? Faremmo prima a cercare di trovare le sirene: almeno quelle qualche marinaio ubriaco giura di averle viste.»
«Ma le sirene esistono, Draco, i marinai hanno ragione.»
Hermione, nascosta come sempre in una tasca dei nuovi abiti – decisamente più consoni a delle esplorazioni zoologiche – di Luna, rischiò l’ennesimo collasso: stava veramente rivelando la propria identità? Ma Luna era certa che Draco fosse pronto per sapere la verità: d’altra parte come avrebbe potuto dirsi sua amica se non era sincera del tutto con lui?
«Se entro sera non avremo trovato tracce di Nargilli, ti porterò a vedere una sirena, prima di partire»
Draco impallidì appena, preso alla sprovvista da quella notizia: Luna non lo aveva avvisato prima della partenza e lui aveva ormai dato per scontato si sarebbe fermata per Natale – aveva già dato istruzioni a cuochi e servitori, perché quella ragazza doveva sconvolgere la sua maniacale preparazione? –, ma soprattutto l’idea di separarsi dall’amica lo intristiva – non l’avrebbe mai ammesso ad anima viva, ma era quasi certo di avere una cottarella per lei.
«Come sarebbe a dire partire? Non vorrai andartene proprio ora!»
«Non posso proprio fermarmi oltre, il mio… passaggio potrebbe ripartire. E comunque mio padre sentirà la mia mancanza. Ma tornerò a trovarti, non preoccuparti. E ora, cerchiamo questi furbacchioni.»
Draco, triste ma al contempo rassicurato da quelle parole che gli avevano scaldato le viscere – si sarebbero rivisti, allora, non era un addio! –, la seguì docile schivando una pozzanghera per non insudiciarsi i pantaloni immacolati (Luna, invece, vi saltò dentro con gusto, rimproverandolo per gli abiti scomodi scelti). Tra sé e sé, penso che un modo per essere certi che tornasse c’era: avrebbe provveduto a metterlo in atto.

 

Il sole stava tramontando, quando Luna, con un sospiro stanco – ma non certo rassegnato, forse le sue scoperte di quei giorni avrebbero convinto suo padre a fare un incantesimo con il tridente magico per farla andare e venire comodamente e proseguire così gli studi – propose a Draco un tuffo in mare.
«Ora? In pieno dicembre?»
«Già che siamo sulla spiaggia, perché no? E poi non fa troppo freddo: se nuoti ti scaldi» replicò la principessa come se fosse un’ovvietà tanto elementare da non necessitare nemmeno una spiegazione.
«Per un animale a sangue freddo, forse…» protestò Draco, ma, incapace di resistere alle proposte della giovane, iniziò a togliersi le scarpe e mettere in salvo il rametto di vischio che, pensando di riuscire a trovare il coraggio per tentare il tutto per tutto e dichiararsi, si era portato appresso per dare il proprio arrivederci. «Luna, cos…» domandò scandalizzato vedendo come senza troppi problemi la ragazza gettava a terra gli abiti in tutta fretta. Si voltò veloce, rosso fino alla punta delle orecchie, aspettando che Luna si tuffasse in acqua e il sole ormai scomparso dietro l’orizzonte oscurasse il cielo.
Ma nessun tuffo avvenne, quando si voltò si trovò di fronte una Luna immobile che fissava qualcosa ai suoi piedi. E, certo, al posto di due gambe aveva una coda argentea. Una coda da pesce! Che diavoleria era mai quella?
«Sei… io non… che sta succedendo?!»
«Shhh, li spaventerai!» mormorò Luna estasiata (Hermione, per chi se lo chiedesse, era ormai svenuta alla vista delle sue peggiori paure divenute realtà).
«Spaventare? Spaventare cosa?! Tu piuttosto cosa sei?!» strepitò Draco in preda al panico, indicando tremante la coda che scintillava sotto i raggi di luna.
«I Nargilli! Li hai sempre avuti in tasca, Draco: sono su quel rametto. E io sono una sirena, mi sembra ovvio.»
«Il vischio?!» chiese lui ormai tanto sconvolto da non riuscire nemmeno a urlare e scappare via.
«Sì, certo, guarda! Fai veloce, per piacere: passami tutto il necessario per prendere appunti»
Draco, sicuramente stregato o non si spiegava la cosa, si mosse per raggiungere il loro zaino e passare a Luna blocco, penna e lente d’ingrandimento.
 
 

***
 

 
Hermione, una volta ripresasi, li trovò ancora stesi uno a fianco all’altro sulla spiaggia concentrati attorno al rametto di vischio. Ebbe il suo bel daffare a staccare da lì la propria protetta e convincerla a far giurare a Draco di mantenere il loro segreto, ma il giovane, dopo lo stordimento iniziale, parve averla presa meglio del previsto. Meno facile fu riuscire a convincere il re Xenophilius delle buone intenzioni degli studi della figlia, ma Hermione – per la felicità della propria principessa, a cui nonostante tutti i borbotti era affezionata come a una figlia – sfoderò tutte le proprie migliori armi retoriche per convincerlo, insieme alle prime bozze del nuovo libro sulle creature magiche, finché non strapparono il consenso – e l’incantesimo – per proseguire l’esplorazione della Superficie accanto al principe Draco.









 

Anni dopo, dedicata alla regina Pandora, uscì la prima edizione di “Animali fantastici e dove trovarli”.


“Questa è l’esposizione delle ricerche scientifiche di Luna di Atlantide, in modo che né le specie estinte per il tempo venissero dimenticate, né nuove specie meravigliose, alcune di questi nostri Mari, altre della misteriosa Superficie, rimanessero ignote, e oltre al resto anche alcune tavole illustrate per conoscerle meglio…”

 






 
Note alla storia: questa Sirenetta!AU, molto sciocchina e demenziale, è stata scritta per il compleanno di Mari Lace, a cui spero abbia regalato un sorriso. Ha poche pretese nel ricalcare la fiaba (di cui ho più o meno seguito la versione Disney), ma spero che possa far divertire la festeggiata in primis e chiunque dovesse passare di qui.
Piccolissimo angolo credits: l’incipit del libro di Luna ricalca il prologo alle “Storie” di Erodoto, perché scherzando con Mari abbiamo convenuto che Erodoto era l’equivalente del Cavillo nell’antichità (oltre che la faccia, con questa storia perderò anche la laurea, lo so).  
Ancora un milione di auguri a Mari, e un milione di grazie 🧡
E grazie anche a chi è giunto fin qui!

 
   
 
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