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Autore: takitaki    08/08/2021    1 recensioni
“Che cosa abbiamo?” esordì l’ispettrice, riconoscendo accanto al letto una figura familiare.
“Donna giapponese, tra i 25 e i 30 anni, strangolamento. Il corpo sta per essere portato via, se vuoi dargli un’occhiata da vicino fa presto, Michiru.”
Un nuovo caso di omicidio arriva sulla scrivania dell'ispettrice Michiru Kaiou, ma non si tratta di un caso qualunque. In questo caso sono coinvolte donne, tante donne, donne che soffrono, che amano, che sperano, che lottano.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Rei/Rea | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessuna serie
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"Tanti auguri a te..." un coro di voci iniziò ad intonare una canzoncina mentre batteva le mani, lasciando la piccola bionda nell'imbarazzo, non sapeva come reagire, stringeva i pugni tentando di non guardare direttamente nessuno.

Aveva così tanti occhi puntati addosso, alcuni di persone che non ricordava nemmeno di conoscere, che erano lì solo perché sua madre teneva alle apparenze, e quel che più la metteva a disagio era il modo in cui la trattavano.

Sua madre le aveva fatto indossare un vestitino bianco contro la sua volontà, nonostante lei avesse tentato in ogni modo di spiegarle che avrebbe voluto vestirsi diversamente, ma quest'ultima non volle sentire ragioni.

‘Le signorine si vestono in questo modo’, diceva.

In quella situazione, l'unico conforto che la piccola aveva era la sua amica Setsuna, la cui presenza fu l'unica cosa in grado di attenuare la voglia che la bambina aveva di piangere.

"Dai Haruka, spegni le candeline!" la madre richiamò la sua attenzione agitando una mano, mentre nell'altra teneva una piccola macchina fotografica.

"Si..." rispose la biondina con un tono decisamente sconsolato, poggiando le mani sul tavolo e soffiando le nove candeline bianche che decoravano la torta.

Più tardi, arrivò il momento di aprire i regali che aveva ricevuto e, nonostante nessuno di questi le fosse piaciuto davvero, mentì con un falso sorriso pur di non deludere chi glielo aveva portato, ormai vi ci era abituata dopotutto.

"Haru!" la sua attenzione venne, però, richiamata finalmente da una voce amica.

"Setsu!" le rispose sorridendo, sentendosi successivamente afferrare la mano e trascinare via dalla bambina.

"Ehi dove mi porti?" chiese curiosa.

"Voglio darti il mio regalo!" rispose sorridendo, portando Haruka lontano dalla stanza principale dove il compleanno si stava svolgendo e, quando fu abbastanza sicura che fossero da sole, le porse un pacchetto blu.

"Dai, aprilo."

Haruka iniziò a scartare il pacchetto, si aspettava ovviamente che all'interno ci fosse un'altra bambola o al massimo l’ennesimo vestito ma, al contrario, i suoi occhi si illuminarono quando riuscì a scorgere che il regalo era invece una macchinina da corsa gialla.

"Ti piace?" chiese l'amica, tenendo le mani dietro la schiena forse un po' insicura della scelta, ma ogni dubbio sparì quando l'altra la strinse davvero forte.

"Grazie Setsuna...mi piace tantissimo!" esclamò davvero al settimo cielo, addirittura con le lacrime agli occhi, che però asciugò subito con la manica del vestito.

"Davvero? Avevo paura che l'avresti preferita rossa sai..." Haruka si staccò dall'abbraccio, scuotendo la testa e rispondendo all'amica.

"È perfetta."

Setsuna sorrise, riprendendo la biondina per mano "mi raccomando non farla vedere alla tua mamma!"

Haruka sorrise "vieni, andiamo a nasconderla in camera mia!" e dopo quell'invito, salirono nella cameretta della festeggiata, passando quel compleanno insieme a giocare insieme.

Senza la sua amica Setsuna, anche quel compleanno sarebbe stato una tortura come i precedenti, senza di lei...già.

Senza di lei.

 

---

 

"Signore, sta bene?" una voce lo riportò al presente, interrompendo quell'immersione nei ricordi. Si trattava di un'infermiera.

"Signore?"

"Si, sto bene, la ringrazio" rispose, portandosi una mano sul viso, decisamente stanco.

"Dovrebbe riposarsi un po' o si ammalerà" gli consigliò la donna dai corti capelli scuri.

"No...non posso lasciarla da sola" rispose determinato, l'altra sorrise.

"Immaginavo che avrebbe risposto così, quindi anche se non dovrei, le ho portato questo" la donna gli porse gentilmente un cuscino e Haruka lo accettò, piacevolmente sorpreso.

"Se non vuole tornare a casa almeno si riposi qui, non mi faccia preoccupare."

"D'accordo, la ringrazio" le sorrise il biondo, guardando l'infermiera allontanarsi e, successivamente, poggiando il cuscino a lato del lettino, poggiandovi per il momento soltanto il braccio fasciato mentre tornava ad osservare l'amica.

"Mi avresti rimproverato per questo..." sussurrò, osservando Setsuna che sembrava soltanto dormire, attaccata a tutte quelle macchine che tentavano di tenerla in vita durante il coma.

Il ragazzo non riuscì a trattenere le lacrime e tornò a piangere, perdendo ormai il conto delle volte in cui aveva ceduto alla tristezza.

 

---

 

"Michi smettila, non è colpa tua" Ami tentò ancora di rassicurare l'amica, senza successo.

"Si invece, è accaduto perché sono una pessima detective, l'assassino ha quasi ucciso un'altra donna" ribatté l'ispettrice, tenendo la testa tra le mani mentre sedeva sul divano della casa di Haruka, ormai diventata una scena del crimine.

"Lei è viva" iniziò portandole la mano libera sulla spalla, mentre con l'altra teneva una macchina fotografica, con cui stava fotografando gli indizi sulla scena "e adesso vieni ad aiutarmi, sentirti in colpa non aiuterà quella donna, ma prendere l'assassino si" disse sorridendo all'ispettrice.

Michiru sospirò, alzandosi successivamente per mettersi al lavoro "è viva per miracolo e non è sicuro che sopravviva” sospirò, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, “ma...hai ragione tu, posso fare ancora qualcosa" rispose alla dottoressa, ringraziandola con lo sguardo.

L'ispettrice, prima di tornare a cercare indizi sulla scena assieme ad Ami, richiamò all'attenzione Noboru.

"Mi dica tutto, ispettrice!" rispose pronto il moro.

"Arrestate sia la signorina Aino che il signor Kou, sono i sospettati rimasti e uno di loro è per forza l'assassino. Chiamatemi appena li avete presi."

"Si ispettrice!" il giovane agente scattò via immediatamente, mentre Michiru raggiunse Ami che aveva già trovato qualcosa di interessante, qualcosa che avevano già trovato in un’altra scena del crimine di quell’intricato caso.

 

---

 

"Ehi."

Il biondo si voltò alla sua destra, riconoscendo una voce decisamente familiare e, istintivamente, si alzò per abbracciarlo.

"Yaten...sei qui."

"Avresti dovuto chiamarmi prima, stupido" disse, ricambiando piuttosto forte l'abbraccio, sentendo Haruka tremare, qualcosa che l’amico non faceva mai.

"Come sta lei?" chiese, sussurrando all'orecchio del biondo mentre con le mani gli accarezzava la schiena.

"Il dottore ha detto che se supera la notte potrebbero esserci speranze...però..."

"Però?" chiese, staccandosi per guardare il biondo negli occhi.

"Ho paura..."

"Tu che hai paura?" sorrise il ragazzo dai capelli argentei, prendendogli il viso tra le mani "questa mi è nuova. Sta' tranquillo, sopravviverà di certo, lei è molto forte."

"Spero che tu abbia ragione" rispose con un mezzo sorriso, tornando a sedersi accanto al letto dell'amica.

"Hai visto Minako?" la domanda del biondo sorprese il ragazzo, che strinse leggermente un pugno. Haruka lo notò, ma non vi diede peso.

"Minako...? No, perché?" chiese, con un sorriso che al biondo non sembrò così sincero, ma del resto non avrebbe potuto chiedere di lei a qualcun’altro.

"L'ho chiamata un paio di volte ma il suo cellulare non è raggiungibile" Yaten realizzò soltanto in quell'istante che con ogni probabilità il suo migliore amico aveva chiamato Minako molto prima di lui e non una volta sola, forse per questo i suoi occhi iniziarono a sembrare così tristi. Haruka non riuscì più a ignorarlo.

“Yaten...va tutto be-”

"Non preoccuparti, avrà soltanto il cellulare scarico" rispose secco.

"Si, hai ragione...dev'essere così."

"Haruka."

"Hm?"

Yaten sospirò, stringendo ancora il pugno poiché sapeva già che si sarebbe odiato per quel che stava per dire all'altro ma, dopotutto, non gli piaceva vedere Haruka giù.

"Se vuoi...vado a...cercarla."

Il biondo sorrise.

"Grazie."

Yaten si voltò di scatto per nascondere la sua reazione, lasciando successivamente la stanza.

 

---

 

"Haruka."

"Hm?" il biondo si voltò, distogliendo lo sguardo per un momento dallo schermo luminoso che aveva davanti.

"Buon compleanno" sussurrò quasi, decisamente imbarazzato, porgendo al biondo un pacchetto rosso.

"Come facevi a sapere che è il mio compleanno?" chiese il ragazzo incuriosito, lasciando stare la macchinetta con cui stava giocando per aprire il regalo del suo amico, che trovava adorabile quando arrossiva anche se, in effetti, non aveva mai capito il motivo di tutto quell’imbarazzo. Nessuno dei suoi amici arrossiva con lui, dopotutto, era qualcosa che soltanto Yaten faceva.

"L'ho chiesto a Setsuna."

"Ahh, ora capisco" rispose sorridendo, scartando il pacchetto con cura e sorridendo nel trovarci un orologio dallo stile sportivo.

"Wow, ma ti sarà costato tanto!" esclamò il biondo, indossandolo in fretta per vedere l'effetto che faceva al polso, dopo averlo tirato fuori dalla scatola.

"Molto meno di quanto pensi, sta' tranquillo" gli rispose Yaten, avvicinandosi per abbracciarlo, sorprendendo così decisamente l'altro che però ricambiò.

"Hai ricevuto qualcos'altro per il tuo compleanno?" gli chiese staccandosi da lui e tornando a sedersi sullo sgabello accanto a quello di Haruka, dal quale si era alzato per stringerlo.

Il biondo rifletté qualche istante, portando una mano sotto il mento e ricordando, soltanto in quel momento, che qualcos’altro c’era.

“Si, mi hanno dato una lettera...beh in realtà, me l’hanno infilata nell’armadietto delle scarpe¹, ma non c’era alcun mittente.”

Yaten arrossì di nuovo, al ché una qualsiasi persona avrebbe fatto due più due, ma non Haruka. Lui non si era mai reso conto dei sentimenti che l’altro provava per lui, questo perché l’aveva sempre considerato come un fratellino minore e soprattutto perché a lui erano sempre interessate solo le ragazze.

“B-Beh che cosa ne pensi? Voglio dire...cosa c’era scritto?”

“Inizialmente non avevo capito nemmeno io che cosa ci fosse scritto sai, erano tante parole dolci, ero un po’ confuso...Setsuna però mi ha spiegato che era una lettera d’amore.”

“Setsuna…?”

“Si, gliel’ho fatta leggere durante la pausa pranzo.”

A quelle parole del biondo seguì un lunghissimo momento di silenzio, interrotto soltanto da un rumore metallico, di fatto provocato dalla caduta dello sgabello di Yaten che si era alzato di scatto, raccogliendo la cartella e scappando via.

“Scusa...m-mi sono ricordato che ho un impegno!”

“Eh? Ma Yaten!” il biondo lo rincorse fino all’uscita della sala giochi, dopodiché pensò che, forse, l’amico non voleva essere seguito, a giudicare da quanto velocemente fosse corso via, nonostante non fosse un tipo così atletico.

“Ma che hai combinato?”

Una voce, che ormai era abituato a sentire praticamente ogni giorno da anni, catturò la sua attenzione e lo fece voltare.

“Ah non guardarmi così, non so che gli è preso.”

“Sei proprio sicuro?”

“Certo! Da quant’è che eri lì poi?”

“Andiamo, è meglio se non ti rispondo” disse Setsuna seccata, tirandolo per la cravatta, già di per sé allentata, nuovamente dentro la sala giochi.

 

---

 

“Vado al laboratorio, sperando che i giornalisti non siano ancora nel parcheggio a caccia di informazioni per gli altri omicidi” scherzò Ami.

“Ho detto al tenente di far sgomberare, non saprei come altro fare” rispose l’ispettrice, sorridendo all’amica.

“Ti chiamerò appena ho i risultati” le disse la dottoressa, prima di entrare in una volante e lasciare la casa.

L’ispettrice la salutò con un cenno, portando poi la mano nella tasca interna del caldo cappotto che indossava, prendendovi il cellulare che aprì, iniziando a scorrere la rubrica, finché i suoi occhi non lessero il nome del biondo.

Avrebbe dovuto chiamarlo? La donna dai capelli acquamarina era insicura a riguardo, continuava a torturarsi, stringendo un pugno. Aveva paura di peggiorare soltanto la situazione, intromettendosi in quel modo, dopotutto se Setsuna era rimasta da sola la colpa era decisamente anche sua.

“Michi?”

Una voce femminile, che decisamente le mancava, attirò la sua attenzione e, anche se era felice di rivederla, le venne quasi d’istinto di nascondere velocemente il cellulare.

“Rei!”

“Come vanno le cose qui? Ho saputo cos’è successo da Noboru.”

“Ami ha trovato qualcosa, è appena andata via per analizzarlo. Piuttosto, tu che ci fai qui? Dovresti essere ancora a riposo” chiese, portando le mani dietro la schiena, per qualche motivo.

“Ti prego, non ne potevo più di stare a casa” disse sbuffando “e poi, ero preoccupata.”

“Per Haruka?” incalzò l’ispettrice, forse con un cinismo ingiustificato, che le venne spontaneo in quel frangente.

“N-No! Per te...ovviamente.”

“Hm, ho capito.”

“Sai, conosco bene la tua tendenza a darti la colpa senza alcuna ragione.”

Rei non aveva torto, ma probabilmente era all’oscuro del vero motivo per cui Michiru si sentiva così in colpa, visto che la mora non sapeva che Haruka aveva trascorso la serata proprio in sua compagnia.

“Non preoccuparti per quello, Ami mi ha già strigliata per bene” appena conclusa la frase l’ispettrice sentì una mano sulla spalla, che le provocò sensazioni contrastanti.

“Immagino non abbia funzionato quindi, se hai bisogno, sono qui, Michi.”

Perché? Perché Rei doveva essere così dolce con lei? Con una come lei, che l’aveva tradita nonostante sapesse quanto fosse sbagliato.

“Michi?”

“S-Si?”

“Va tutto bene?”

“Si si, tranquilla, ho solo...freddo.”

“Ah...d’accordo.”

“Ascolta, ho bisogno di vedere Mamoru adesso, se c’è qualche novità chiamami, d’accordo?” le annunciò, allontanandosi, quasi correndo, dall’amica che rimase piuttosto confusa.

“E adesso che faccio io?” si chiese. In effetti, non c’era nulla che potesse fare lì in quel momento, se non girare per la casa del biondo, ancora piena di agenti, ma poi, il suo occhio venne catturato da un portafoto, ritraeva Haruka assieme ai suoi amici, Setsuna e Yaten, in divisa scolastica. 

Ripensando a lui, le venne in mente qualcosa che poteva fare.

 

---

 

“Haru! Vieni un attimo!”

“Arrivo Yui!” rispose il biondo, scivolando da sotto un’auto che stava riparando steso su di un carrellino, posando sul pavimento la chiave inglese che aveva in mano. 

Si ripulì, per quanto poteva, il viso sporco di grasso, raggiungendo la stanza dell’officina da cui Yuichiro lo stava chiamando che, per qualche ragione, aveva le luci spente.

“Yui? Ma che stai-” non riuscì a terminare la frase poiché un coro di voci lo prese letteralmente alla sprovvista, assieme all’accensione improvvisa delle luci.

“Buon compleanno Haruka!”

“AAAAAAAH! Ma siete scemi!?” gridò il biondo, credendo per un attimo di essere passato a miglior vita a causa di un infarto, mentre una pioggia di coriandoli colorati invadeva la stanza.

“Che esagerato che sei! Volevamo solo farti una sorpresa!” scherzò Yuichiro, rivolgendosi all’amico che si era appoggiato al muro per lo spavento preso.

“Una sorpresa? Questo è un attentato alla mia vita!”

Quando il biondo si calmò, rinunciando finalmente all’idea di strangolare Yuichiro e gli altri dell’officina con le proprie mani, i ragazzi si concessero una mezz’ora per bere un po’ e mangiare la torta che uno di loro aveva portato.

“Ah Haruka…”

“Hm?” chiese il biondo, mentre sorseggiava una lattina di birra.

“Mia sorella mi ha chiesto di darti questo.”

Yuichiro gli porse un biglietto, al ché Haruka alzò un sopracciglio. La sua fidanzata voleva davvero liquidarlo con un biglietto d’auguri consegnato da suo fratello?

Il ragazzo lo afferrò, aprendolo dopo aver posato su una cassettiera di metallo la lattina, e le sue labbra si curvarono in un sorriso nel leggerne il contenuto.

Rei, infatti, aveva scritto che sarebbe passata a casa sua quella sera stessa e che quindi avrebbe dovuto farsi trovare lì, così che lei potesse dargli il suo regalo di compleanno.

“Allora? Che dice?”

“Non dovresti chiederlo sai?”

“Dai sono curioso!”

“No mi dispiace” rise il biondo, infilando il biglietto in una delle tasche dei pantaloni da lavoro che indossava “avresti dovuto aprirla prima di darmela, scemo!”

 

---

 

“Michiru?”

“Ho bisogno di parlare, scusa” disse la ragazza, entrando nella casa dell’uomo non appena quest’ultimo le aprì la porta.

“D’accordo ma...è successo qualcosa?”

L’ispettrice prese posto sul divano del salone, attendendo che il moro la raggiungesse, ma questi era ancora piuttosto confuso dal suo atteggiamento e tentò di alleviare la sua tensione.

“Vuoi qualcosa da bere?”

“Se puoi...un caffè” rispose l’altra, passandosi una mano tra i capelli.

“Sei fortunata, lo stavo già preparando per me” rispose l’uomo sorridendo, tornando in cucina, iniziando a pensare ai possibili motivi per cui la donna fosse lì, anche se uno le sembrò il più probabile, per qualche motivo.

“Grazie” rispose l’ispettrice, afferrando la tazza di caffè che il moro le porse poco dopo, prendendo successivamente posto accanto a lei.

“Allora? Di che si tratta?”

La donna sospirò, sentendo successivamente una mano sulla schiena.

“Tenou?”

“Hm, si.”

“Ti avevo detto di stargli lontano Michi, è pericoloso.”

“No, non lo è. Ieri, mentre ero con lui a casa mia...una sua amica è stata quasi uccisa. Mi sento terribilmente in colpa…come con Erika sai, il mio tempismo non è mai stato dei migliori...inoltre stamattina ho visto Rei e...insomma...Mamoru? Mi stai ascoltando?” l’ispettrice si voltò verso di lui, alzando un sopracciglio. Non sembrava la stesse ascoltando, a giudicare dal modo in cui stava fissando il vuoto.

“Ehi?”

“Perché a casa tua?”

“Hai ascoltato solo quella parte?” chiese la donna, indispettita.

“Perché lì Michi?” insistette l’uomo, stavolta guardandola.

“Hai un problema con questa cosa?” il suo tono non le piaceva affatto, non sembrava nemmeno il Mamoru che conosceva.

“Si, perché quel ragazzo è pericoloso.”

“Non lo è, te l’ho appena spiegato ma forse non stavi-”

“Michi!”

L’ispettrice adesso era davvero confusa. Perché il suo amico si stava comportando in modo così rude tutto ad un tratto?

“Forse non sarei dovuta venire qui” la donna poggiò la tazza, che aveva bevuto soltanto per metà, su un tavolino, alzandosi, ma l’uomo la fermò.

“Aspetta...scusami io non volevo reagire in quel modo” il suo tono le sembrò sincero.

“Dimmi che ti prende allora.”

“Voglio soltanto proteggerti da lui Michiru…”

“Non ce n’è alcun bisogno.”

“Invece si, quel ragazzo ti farà soffrire sicuramente, non hai visto quante ragazze cambia ogni settimana? Quella lista era infinita!”

La mente di Michiru si fermò un istante, qualcosa non quadrava.

“Lista?”

“Si, sai di cosa parlo.”

“Certo...io lo sono bene...ma tu? Come fai a sapere della lista? Non ricordo di averla mai menzionata con te.”

Mamoru ebbe un attimo di esitazione, probabilmente poiché l’ispettrice glielo chiese con lo stesso sguardo con cui, probabilmente, interrogava i sospettati, poi rispose.

“Me ne ha parlato Ami, sai che conversiamo spesso di lavoro a pranzo.”

In quel momento, Michiru si sentì una stupida.

“Tu…”

Il moro non capì, assumendo un’espressione confusa.

“Sei stato tu...a dare le informazioni ai media.”

“C-Cosa? Ma che dici...perché avrei-”

“Non so come ho fatto a non pensare a te, forse è perché ti voglio bene.”

“Michi aspetta-” l’uomo tentò nuovamente di fermarla, ma la donna evitò la sua presa, raggiungendo finalmente la porta.

“Ho bisogno di riflettere con qualcuno che non abbia agito alle mie spalle, mi dispiace.”

“Aspetta io...volevo solo proteggerti.”

“Lo so, me l’aveva detto anche lei dopotutto” terminò così la conversazione, lasciando l’abitazione dell’uomo.

‘Quel che volevo dirle è che chiunque abbia dato quelle informazioni alla televisione, indipendentemente dal motivo per cui l'ha fatto, non voleva danneggiare lei visto che né il suo nome né quello di Haruka sono saltati fuori’. Le tornarono in mente le parole di Setsuna che, per quanto l’ispettrice odiasse ammetterlo, era stata più perspicace di lei quella volta.

Questa scoperta, però, le fece realizzare anche un’altra verità, alla quale iniziò a pensare mentre entrava nella sua auto.

Convincere Haruka che l’assassino era uno dei suoi migliori amici non sarebbe stato affatto facile, se persino una persona meticolosa come lei, aveva escluso a priori l’amico psicologo, non immaginava nemmeno quanto il pilota avrebbe protetto a spada tratta i suoi amici, soprattutto contro di lei che, dal primo minuto, l’aveva accusato senza alcuno scrupolo.

Il suono della notifica di un messaggio catturò la sua attenzione, era Noboru, che la informava dell’avvenuto arresto di Yaten. L’ispettrice stava per rispondere al giovane agente, ma un altro messaggio si fece largo sullo schermo.

La donna si morse il labbro, mettendo immediatamente in moto l’auto.

“Dio, non un'altra volta.”

 

---

 

“Wow” sospirò Haruka, non riuscendo a dire altro quando finalmente vide la sua ragazza quella sera, indossava un bellissimo vestito corto, di un rosso piuttosto acceso, che arrivava poco sopra le ginocchia che aveva, al centro del petto, una sorta di fiocco.

“Scemo, mi fai entrare?” chiese, imbarazzata, mentre guardava di lato, tenendo con una mano il bordo inferiore del vestito che si pentì quasi di aver messo, in parte perché troppo corto, soprattutto conoscendo Haruka, ma anche perché, nonostante le calze, con il freddo di gennaio² non era di certo la scelta migliore.

“Vieni” rispose, spostandosi lievemente dall’entrata per farla passare, lasciando che si accomodasse, come al solito, al kotatsu.

“Non hai freddo Rei?” chiese con un tono tutt’altro che preoccupato.

“Zitto, l’ho fatto per te!” rispose scontrosa. Nonostante inizialmente anche solo guardare Haruka la mettesse in difficoltà, col tempo aveva iniziato a sentirsi sempre più a suo agio, mostrando così la sua vera natura che, per qualche ragione, al biondo piaceva davvero molto.

“Tieni, riscaldati” le disse ridendo, porgendole una tazza di cioccolata calda, prendendo posto accanto a lei, iniziando a osservarla mentre chiacchieravano.

In effetti, però, qualcosa non gli tornava.

“Di’ un po’...” iniziò il biondo, incrociando le braccia.

“Hm?” mugugnò la ragazza, bevendo la cioccolata.

“Non eri venuta per darmi il tuo regalo?”

“I-Infatti!”

“Beh allora devi averlo dimenticato...non vedo nulla” chiese, curioso, mentre la mora divenne rossa tutto ad un tratto e il biondo non riuscì a capire se fosse per la rabbia o per l’imbarazzo ma, a giudicare dalla risposta, era la seconda.

“I-Idiota.”

“Hm?”

“Non hai capito?” chiese Rei, fissando il liquido scuro nella tazza.

“Hmmm no. Avrei dovuto?”

L’altra sospirò, avvicinandosi all’altro timidamente, lasciando sulle sue labbra un bacio tenero, dal quale si staccò però subito.

“Un bacio?” chiese, sorridendo intenerito. Rei non prendeva quasi mai l’iniziativa.

“No...razza di scemo.”

“Non capisco…”

La ragazza sospirò nuovamente. In effetti, quando si comportava così, assomigliava molto a Setsuna, tranne per l’imbarazzo ovviamente, di cui l’altra era totalmente priva.

“Voglio...ecco...non farmelo dire...ti prego…”

Haruka riuscì finalmente a capire, o almeno sperava, le prese dunque il viso tra le mani, guardandola dritta negli occhi.

“Sei sicura?”

“Sì” rispose, stavolta più determinata.

“Ti amo, Rei” l’altra sorrise.

“Anch’io, Haruka.”

 

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“Haruka.”

Il ragazzo si voltò, pensando inizialmente che si trattasse dell’infermiera che, di tanto in tanto, passava a controllare non tanto Setsuna, ma lui.

Ma quando vide la persona che lo stava chiamando, rimase piuttosto sorpreso.

“Rei?”

“Ehi.”

Il biondo si alzò ma la mora gli fece segno di tornare a sedersi.

“Adesso credo di aver capito perché non sei tornato in ospedale da me” iniziò, indicando il braccio fasciato del ragazzo “che hai combinato?”

“Lunga storia” rispose, con un sorriso quasi sollevato.

“Hai fatto a botte?”

“Si, una specie” rise.

“Onestamente, pensavo fossi andato via per passare la notte con qualche ragazza.”

Haruka si grattò la nuca, in effetti il suo piano era davvero quello di andare in un locale con Minako, aveva proprio dimenticato che Rei gli avesse chiesto di restare, troppo arrabbiato per la storia della televisione.

“Come sta?” chiese, guardando la donna ricoverata, avvicinandosi nel frattempo.

“Né bene né male, in uno stato del genere...è come se fosse sospesa. Bisogna aspettare che si svegli...mi hanno detto.”

“Ho capito.”

“Perché sei qui?”

“Non ti sembra ovvio?”

“Pensavo fossi ancora arrabbiata...insomma, non credevo che mi avessi perdonato solo per essere venuto a trovarti.”

“Non ti ho perdonato infatti...però tengo a te comunque, mentirei se dicessi il contrario. Stavo dando un’occhiata a casa tua e sai, ho visto quella foto...di voi tre” l’espressione di Haruka divenne un po’ più cupa “e quindi ho pensato di venire qui.”

“Ho capito.”

“Ascolta…”

“Hm?”

“So che non è molto...ma se vuoi posso restare io qui con lei, così puoi andare a riposare un po’ in un letto vero e magari mangiare qualcosa.”

“Non posso…”

“Non la conoscevo bene ma, se teneva a te, credo lo vorrebbe anche lei.”

“No io...se le succedesse qualcosa…”

“Ti chiamerò in quel caso.”

Il biondo sospirò.

“Non posso tornare a casa vero?”

“No, non credo.”

“Andrò in hotel, allora…” Haruka fece una pausa, aggrottando successivamente la fronte “lei che cosa ci fa qui?”

Rei assunse subito un'espressione confusa a causa di quella frase, ma realizzò qualche istante dopo che il ragazzo stava parlando con qualcuno alle sue spalle, quindi si voltò, notando una Michiru piegata per lo sforzo, probabilmente aveva corso.

“Michiru?”

“Rei?” chiese l’altra, anch’essa confusa, mentre ansimava.

“Che cosa ci fa qui?” chiese ancora il ragazzo, il suo tono non era freddo ma piuttosto preoccupato, la donna non gli aveva mai portato una buona notizia e la situazione era già delle peggiori in quel momento.

“La tua amica...Minako...non si trova...è sparita.”

“Cosa…?” Haruka scattò in piedi.

“Mi dispiace…stiamo facendo il possibile-”

“No...Yaten è andato a cercarla...magari lui-”

“Yaten è stato arrestato” la voce dell’ispettrice gli sembrò così fredda in quel momento che giurò di aver sentito qualcosa trafiggere il suo cuore.

“Michiru che stai dicendo?” neppure Rei ne sembrò al corrente, anzi era piuttosto arrabbiata.

“La verità, era l’unico sospettato rimasto...spero solo che la ragazza stia bene.”

“Non è possibile…” Haruka era traumatizzato. Che cosa stava accadendo all’improvviso? Da ormai una settimana riceveva soltanto brutte notizie, tre ragazze erano morte, Setsuna era in coma, Minako scomparsa e Yaten...Yaten ne era il colpevole? Il suo Yaten? L’amico che conosceva dal liceo?

Il biondo si lasciò cadere sul pavimento, sentendo immediatamente le braccia di Rei stringerlo per consolarlo, mentre l’ispettrice nemmeno lo guardava.

Perché stava accadendo tutto questo?

Perché a lui?

 

---

 

“Buon compleanno Haru!”

“Non c’è bisogno di gridare così forte!” le disse, tentando invano di farle abbassare la voce, in quanto i membri del suo team li stavano fissando piuttosto curiosi da quando Haruka aveva implorato la sicurezza di non buttarla fuori a calci.

“Ma sono felice!” rispose la bionda, saltandogli al collo, stringendolo davvero molto forte, l’altro ricambiò. Infondo, quella stupida era davvero carina con lui.

“Mi sei mancato” sussurrò l’altra, stringendolo ancor più forte.

“Mi fai male così sai” disse ridendo alla bionda, decidendo di vendicarsi afferrando il suo fiocco rosso e sfilandolo via.

“Ehi!”

“Dovresti legarlo meglio sai?”

“Razza di scemo ridammelo!”

“Se ci arrivi è tuo” continuò ridendo.

“Non è molto giusto se sei più alto di me, sai” protestò l’altra, incrociando le braccia.

Il ragazzo riportò giù la mano che teneva il fiocco, guardando l’amica “piuttosto, come facevi a sapere che ero qui?”

“Ho chiesto a Setsuna, mi ha detto lei che eri qui all’autodromo.”

“Maledetta, la smetterà mai di dire a chiunque dove sono?” sospirò il ragazzo, porgendo successivamente il fiocco alla bionda, non prima di aver osservato quanto fosse carina anche senza.

“Tieni.”

Minako non se lo lasciò ripetere due volte, lo afferrò e tornò ad indossarlo, stavolta più stretto e, in quel momento, Haruka si rese conto che senza non era davvero lei, visto che era abituato a vederglielo addosso praticamente ventiquattr'ore su ventiquattro.

“Ti sta molto bene.”

“Davvero?” chiese sorridendo, con le guance leggermente rosse.

“Si” le rispose, baciandole successivamente una guancia.

Minako le piaceva molto, doveva ammetterlo.

“Allora, perché non andiamo da qualche parte a festeggiare il tuo compleanno?” propose la ragazza, dopo essersi ripresa dal bacio.

“Ma mi stavo allenando per migliorare il mio tem-”

“No no no, è il tuo compleanno. Non voglio sentire scuse.”

“Ma-”

“Cambiati e andiamo” disse decisa la ragazza, indicando la tuta, di un azzurro acceso con dettagli gialli, che il pilota ancora indossava.

“Va bene, va bene!” si arrese, ridendo.

 

---

 

“Mi dispiace che sia andata in questo modo.”

“Da quant’è che sospettava di lui? Mi dica la verità ispettrice” la voce del ragazzo, ormai, non era fredda e distaccata, ma semplicemente stanca.

L’ispettrice invece, si sentiva terribilmente in colpa, un sentimento che proprio non riusciva a mandare via in nessun modo. Avvicinò tra loro le mani che teneva sul volante, guardando successivamente il ragazzo accanto a lei.

“In realtà, sospettavo di loro quattro dall’inizio.”

“Loro quattro?”

“Si. Oltre a lui, sospettavo anche di Setsuna, Makoto e Minako stessa.”

“Lei...non può dire sul serio. Mi aveva detto che era solo il protocollo!”

“Ho mentito” ripose secca, pentendosene subito dopo “mi dispiace…”

“Mi ha tenuta nascosta una cosa simile fino a questo momento?”

“Te l’ho detto, mi disp-”

“Non sa dire altro!?”

“No…”

Il ragazzo sospirò, davvero nervoso.

“Come ha potuto sospettare dei miei amici!? Loro sono innocenti, non avrebbero mai fatto una cosa simile!”

“Non è una cattiveria la mia, sono le prove a dimostrarlo.”

“Non ci crederò mai!” 

“Devi, è la realtà!”

“Voglio parlare con Yaten!”

“Non è possibile adesso, mi dispiace davvero.”

“Sono stanco” lo sguardo della donna, che fino a quel momento era concentrato sulle proprie mani, venne distratto dal rumore della portiera del passeggero.

“Che stai facendo?”

“Me ne vado” annunciò il ragazzo, uscendo dall’auto anche se a fatica, il braccio fasciato di certo non aiutava.

“E dove?”

“Non mi segua.”

L’ispettrice lasciò correre sospirando. Avevano appena fatto pace e adesso si trovavano nuovamente in questa situazione anzi, forse stavolta era anche peggio.

Decisa, prese il cellulare, che teneva nel cappotto.

 

“Noboru.”

“Ispettrice?”

“Novità?”

“No, non l’abbiamo ancora trovata, pare che nessuno l’abbia vista da ieri pomeriggio e il cellulare non è raggiungibile.”

“Noboru, ascoltami.”

“Si?”

“Metti sotto controllo il cellulare di Aino...nel caso dovesse riattivarsi...e anche quello di Tenou.”

“Di Tenou? Ma-”

“Fa’ come ho detto, sto tornando in centrale.”

 

---

 

“Questo è il mio regalo” annunciò la bionda non appena l’altro finì di mangiare, porgendogli un pacco piuttosto grande, le dimensioni erano quelle della scatola di un gioco da tavolo, che aveva tenuto presumibilmente sotto il tavolo del ristorante.

“Il fiocco è rosso e la carta gialla...ha forse qualche significato?”

“Non fare lo scemo e aprilo!”

“Si si” rispose il ragazzo ridendo, scartando il pacco e trovandovi all’interno una giacca da moto nera, dalle rifiniture gialle.

“Wow Mina, dov’è che l’hai trovata?” chiese entusiasta, indossandola immediatamente, realizzando così che gli stava a pennello.

“Ho paura a chiederti come mai mi sta così bene, dove hai preso le misure?”

“Non vuoi saperlo, te lo garantisco!”

“Ehi!” rise, ringraziandola con un bacio sulla fronte.

“Haru.”

“Hm?”

“Non è che mi daresti un bacio sulle labbra?”

“Me lo chiedi così all’improvviso?”

La ragazza si limitò a fare sì con la testa, sembrando davvero tenera.

“Adesso?”

“Si.”

Il ragazzo sospirò, ma proprio mentre si stava avvicinando il suono del cellulare interruppe il momento, deludendo decisamente la biondina.

“Aspetta” disse dispiaciuto “dev’essere Sets...ah e invece no.”

“Chi è?”

“Yaten.”

Il viso della ragazza sembrò incupirsi, e il biondo lo notò.

“Che hai?”

“Haru...credo che Yaten mi odi” sussurrò Minako, volgendo lo sguardo al panorama che il ristorante offriva, essendo all’ultimo piano di un alto edificio.

“Perché?” la risposta della ragazza lo aveva totalmente spiazzato, portandolo a silenziare la suoneria insistente per ascoltarla.

“Da quando ci ha presentati...non mi parla più come prima. Un po’ mi manca…”

“Sono sicuro che c’è un motivo valido.”

“Se lo dici tu…”

 

---

 

“Ti conviene confessare, credimi è meglio.”

“Ma di che cosa sta parlando!?” Yaten era decisamente spaventato, continuava ad agitarsi sempre di più ad ogni parola dell’ispettrice, facendo rumore con le manette che lo tenevano al tavolo.

“Degli omicidi ovviamente.”

“Non ho fatto niente ispettrice! Mi ha già interrogato!”

“Lo so, ma evidentemente hai mentito, sei rimasto soltanto tu tra i miei sospettati.”

“Voglio...un avvocato…”

“Sarebbe già qui se non lo avessi mandato in coma.”

“Che cosa sta dicendo!?”

“Setsuna Meiou è anche il tuo avvocato no?”

“Non le ho fatto nulla! Mi creda ispettrice! La supplico…” l’ultima frase la sussurrò, con gli occhi ormai carichi di lacrime che non faticarono a uscire pochi istanti dopo.

L’ispettrice, che era rimasta in piedi tutto il tempo, prese posto sulla sedia di fronte al ragazzo, incrociando le braccia e accavallando le gambe.

“Dov’è Aino?”

“Non lo so…”

“Sei un bravo attore sai?”

“Non sto mentendo…”

“Che cosa le hai fatto? L’hai uccisa? Sarebbe la quar-”

“La smetta! Sono innocente!” il ragazzo sembrò davvero soffrire in quel momento ma l’ispettrice doveva tenere duro, prima o poi avrebbe ceduto.

“Davvero? Cos’hai fatto alla mano allora?”

“Ho...rotto un bicchiere…”

“Un bicchiere? Magari era una bottiglia invece, che ne dici, signor Kou?”

“La...smetta…” Yaten iniziò a singhiozzare, non ne poteva più.

L’ispettrice non si sentiva in colpa, dopotutto stava parlando con un brutale assassino, no? Quella era la cosa giusta da fare, no?

Il suo duro interrogatorio venne però interrotto, un agente entrò per riferirle che la dottoressa Mizuno la stava cercando.

“Torno presto, sarà meglio che per quel momento tu ti sia deciso a parlare.”

Detto questo, la donna dai capelli acquamarina si alzò, raggiungendo poco dopo il laboratorio forense, dove Ami la stava aspettando.

“Allora, novità?”

“Si, ricordi il pezzo di tessuto rosso che avevamo ritrovato sulla scena del delitto di Tomoko? La ragazza precipitata dal balcone?” iniziò Ami, Michiru annuì “ne ho trovato un altro identico a casa di Haruka, l’ho analizzato e si tratta di un tessuto piuttosto ricercato, utilizzato soprattutto per le rifiniture di abiti e accessori come nastri, lacci e fiocchi” la mente dell’ispettrice si fermò a riflettere un istante “purtroppo le impronte erano confuse e impossibili da poter analizzare, però è comunque qualcosa no? Michiru? Mi stai ascoltando?” chiese la dottoressa.

“Ma certo…”

“Hm?”

“Come ho fatto a non pensarci subito?”

“Michi?”

“Non è sparita...quella ragazza è scappata.”

“Aino?”

“Si...è lei l’assassina, ne sono certa. Quella ragazza...porta sempre un fiocco rosso sulla testa, non l’ho mai vista senza e sono sicura che anche Haruka me lo confermerà.”

“Ispettrice!” Noboru riuscì miracolosamente a tenere un tono adatto a non far né sussultare né infuriare la donna.

“Il cellulare di Aino si è riattivato?” chiese Michiru, impaziente.

“No, il suo è ancora irraggiungibile…si tratta di quello di Tenou, sta ricevendo una telefonata da una donna, venga!”

L’ispettrice corse dietro Noboru, raggiungendo la stanza dove si effettuavano le intercettazioni e sedendosi dove indicato, indossando le cuffie e riconoscendo immediatamente quella vocina.

“È Aino! Tracciate immediatamente la posizione!”

 

“Mina? Dove sei? Tutti ti stanno cercando sai?”

“Haru...ho bisogno di parlare con te...possiamo vederci?”

“Si certo...ma stai bene?”

“Si...tranquillo.”

“Ascolta, mi trovo all’hotel dove abbiamo festeggiato il mio compleanno, te lo ricordi? Quello con il ristorante all’ultimo piano.”

 

“È un telefono pubblico! L’abbiamo trovata.”

“Mandate delle volanti al telefono, subito! Noboru, tracciate la posizione di Tenou!”

“Abbiamo trovato la cella, ma ci sono molti hotel in questa zona” rispose il ragazzo dopo alcuni minuti, minuti preziosissimi.

“Non c’è tempo, chiamateli tutti e trovate quello dove alloggia Tenou!” ordinò, sfilandosi via le cuffie e correndo fuori dalla stanza, per raggiungere il più in fretta possibile la propria auto, sperando di fare in tempo, avrebbe controllato di persona ogni hotel di Tokyo per salvarlo, non poteva sapere cosa avesse in mente quella pazza.

 

---

 

L’ispettrice tentò di fare quanto più in fretta possibile, salendo di corsa le scale dell’hotel Moonlight, l’unico dove risultava un Tenou, assieme ad altri quattro agenti. Una volta raggiunta la stanza prenotata dal ragazzo, non pensò nemmeno lontanamente di bussare, sfondando direttamente la porta e riconoscendo immediatamente le due sagome che si trovò davanti tirò un sospiro di sollievo. Haruka era ancora vivo.

“Mani in alto!” annunciò, puntando la pistola verso la bionda, che sussultò, alzando timidamente le mani “Haruka, allontanati da lei! Subito!”

“Ispettrice” il ragazzo si avvicinò a lei, in modo che la canna della pistola fosse a pochi centimetri da lui, portando in avanti la mano che non era fasciata.

“Haruka?” chiese confusa l’ispettrice, notando inoltre che Minako si era nascosta dietro il ragazzo, con uno sguardo decisamente spaventato che confuse ancora di più la donna, visto che era quello di Haruka ad essere impassibile..

“Sono stato io.”

“A cosa ti riferi-”

“Mi arresti, sono io il colpevole” ribatté, freddo.

“Ma che cosa stai dicendo...Haruka sei impazzito!?” chiese la donna, mettendo giù la pistola e allargando le braccia chiedendo spiegazioni.

“Sto dicendo quello che ha sentito.”

“Aspetta-”

“Sono io l’assassino.”

 

Note dell’autore

¹Nelle scuole giapponesi, all’ingresso, vi sono degli armadietti dove gli studenti cambiano le scarpe. Praticamente ne usano un paio per l’esterno e uno per l’interno.

²Il compleanno di Haruka è il 27 gennaio.

 

Allora, che dire? Mi scuso per l’immenso ritardo nel pubblicare questo nuovo capitolo ma, purtroppo, a causa di una serie di situazioni che si sono venute a creare non sono riuscito ad andare avanti, spero comunque che non vi siate dimenticati della storia! Vi annuncio inoltre che questo è il penultimo capitolo della storia, il prossimo dunque conterrà il finale ma non sarà proprio la fine, questo perché avevo in mente di aggiungere degli “extra”, ma ve ne parlerò meglio nel prossimo appuntamento.

Come sempre, ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia, aspetto le vostre recensioni e vi aspetto per il finale!

Taki

   
 
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