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Autore: Rosette_Carillon    13/08/2021    0 recensioni
Il cielo sopra Edimburgo è sempre coperto, vedere le stelle oltre le nuvole è difficile. La notte del dieci di Agosto non fa eccezione: è buia come le altre, sopratutto per chi conserva in sé il ricordo delle calde notti spagnole.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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       Spanish lady
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il suo appuntamento era per l’ora di pranzo, ed erano appena le dieci del mattino: aveva tutto il tempo di fare una passeggiata e prendersi un caffè da Cafè Nero.
Il cielo sopra Edimburgo era grigio, non era una novità: il cielo scozzese non variava mai troppo il suo colore. Qualche volta era più chiaro, e allora era facile dimenticarsi che la Scozia era costantemente avvolta da una coltre di nubi, ma più spesso era scuro e cupo.
Quel giorno la luce sembrava aver abbandonato la capitale. Aveva piovuto tutta la notte precedente, e sicuramente avrebbe ripreso presto.
Dandelion abbassò la testa.
Il cielo spagnolo era decisamente più luminoso, sempre sgombro da nubi e rischiarato da un piacevole sole. A Santiago le stelle si potevano vedere in cielo ogni notte, a Edimburgo, invece, nemmeno il 10 Agosto.
Niente desideri per lei.
In qualche modo sarebbe andata avanti, come sempre.
Si strinse nella giacca nera e attraversò la piazza, passando sopra il cuore di Midlothian, stranamente non accerchiato da una folla di turisti e curiosi.
Un musicista in kilt suonava Scotland the Brave alla cornamusa.
St.Giles era quasi vuota, e silenziosa. Entrò in punta di piedi, temendo di disturbare la sacra quiete della cattedrale.
Si prese alcuni secondi per guardare l’angelo in pietra che, rivolto verso l’altare, reggeva tra le mani un’acquasantiera a forma di conchiglia. Avanzò ancora, con passi lenti, si sedette in uno delle ultime file di sedie, vicino a una colonna, e sollevò la testa.
Sopra di lei, bianchi fasci di finte colonne si diramavano allungandosi verso la cupola del soffitto, come dita sottili, intrecciandosi fra loro.
Aveva sempre trovato le chiese luoghi confortanti. Da bambina, aveva attribuito ciò al fatto di essere cresciuta in un paese cattolico come la Spagna ma, crescendo, si era resa contro che il motivo era un altro, solo, non aveva ancora capito quale.
Chiuse gli occhi per un momento, cercando di svuotare la mente, poi li riaprì con un lungo sospiro: era proprio una di quelle giornate in cui avrebbe avuto bisogno di un whisky.
Magari due.
Così Ronald avrebbe potuto prenderla in giro e darle dell’alcolizzata, allora lei gli avrebbe risposto il solito, rituale ‘ ha parlato l’irlandese’, e avrebbero continuato a bere assieme, finché le gambe non l’avrebbero più retta, l’aria si sarebbe fatta più leggera, e si sarebbe lasciata andare a risate più facili e rilassate. Si sarebbe seduta meno composta, magari per terra, le gambe allungate sul pavimento, allora lui le avrebbe tolto il bicchiere di mano, l’avrebbe presa in braccio e l’avrebbe portata a letto.
                                                                                        
                                                                          §                   
 
Quando Dandelion scese dall’autobus, notò subito la luce accesa in corrispondenza di quella che era la cucina della casa. Casa di Ronald e, ormai anche sua.
In realtà, la prima cosa che notò fu il gatto. Il grande gatto dei vicini che, come ogni giorno, si acciambellava sul muretto vicino alla fermata e, con sguardo curioso e critico, osservava la vita scorrere sotto i suoi gialli occhi felini. L’animale l’aveva sempre incuriosita, sembrava sapere qualcosa sul mondo, che a lei sfuggiva.
Infilò la chiave nella serratura e aprì.
Dalla cucina proveniva il suono liquido dell’acqua che scorreva nel lavandino, e un sommesso rumore di stoviglie. I suoni di casa, i suoni della sua quotidianità.
Appese la giacca all’attaccapanni, e lasciò la borsa in terra.
<< Bentornata, >> salutò l’uomo, retando di spalle, intento a mescolare ciò che stava ribollendo in una pentola sul fuoco << com’è andata? >>
Lei non rispose, si strinse nelle spalle, benché lui non avrebbe potuto vederla. Era stata una giornata piuttosto stancante, e non aveva molta voglia di parlarne. Andò a sedersi al tavolo << è stufato alla Guinness? >>
<< Sì. >>
<< Abbiamo altra Guinness? >>
Ronald rise e scosse la testa << giornata pesante? >> chiese << o hai solo voglia di bere? >>
<< Oh, andiamo, non ti ci mettere anche tu, >> sospirò lei sciogliendo la coda in cui aveva tenuto raccolti i cappelli, e provando immediatamente un senso di liberazione. Mise l’elastico al polso, e si passò le mani fra i cappelli.
L’uomo allora posò il mestolo di legno sopra la pentola, e si allontanò dai fornelli, prese una sedia e si sedette davanti a lei, le prese il mento fra due dita e glielo sollevò. Dandelion aveva gli occhi erano leggermente arrossati; le labbra, di un bordeaux cupo dato dal rossetto, erano screpolate, sul volto leggermente pallido risaltavano le occhiaie.
<< Stai bene? >> le premette una mano sulla fronte.
Allora lei si decise a guardarlo negli occhi. L’azzurro penetrante di quello sguardo era sempre la prima cosa che notava quando si voltava a guardare Ronald, ma quella volta fu altro a catturare la sua attenzione.
<< Che ti sei fatto? >> chiese riprendendosi improvvisamente dalla stanchezza.
Istintivamente, l’uomo si portò una mano alla sua fronte, poco sopra l’occhio destro, lì dove sapeva esserci un cerotto che copriva due punti di sutura. << Non è nulla, >> cercò di tranquillizzarla, ma lei non lo ascoltò.
<< Nulla? >>
<< Solo un incidente a lavoro, sono cose che capitano, non- >>
<< ‘Non’ cosa? >> si alzò e lo spinse via << ‘non preoccuparti? >>
<< Dandelion, >> cercò di fermarla, ma lei uscì dalla cucina, senza voltarsi.
Perché Ronald non si era potuto scegliere un lavoro facile, come… il pasticcere, l’insegnante, il barista…? No, lui aveva scelto il lavoro che le aveva portato via i suoi genitori: uno stupido, moderno Sherlock Holmes.
L’uomo la seguì, fece per afferrarla, e lei lo spinse via nuovamente, rifiutandosi anche di guardarlo in volto. La abbracciò da dietro, stringendola a sé prima che riuscisse a salire le scale che portavano al primo piano << vieni qui, veni qui. Va tutto bene, sto bene. Sto bene. Mi dici che succede, mh, Spanish Lady? >>
‘Spanish Lady’. 
Ronald l’aveva sempre chiamata così, da quando l’aveva conosciuto come un collega di suo padre, a quando lui si era offerto di diventare il suo tutore legale.
Le prime notti in quella casa, subito dopo il funerale, quella canzone irlandese era diventata l’unica cosa in grado di calmarla abbastanza da farle prendere sonno.
<< Sono stanca. >>
<< La cena è quasi pronta. Vieni a mangiare, poi vai a letto, ti metti sotto le coperte e non pensi più a nulla, intesi Spanish Lady? >>
<< Volevo vedere le stelle >> mormorò lei, quasi senza rendersene conto, più rivolta a se stessa che all’uomo, sentendosi sopraffare da un’improvvisa stanchezza.
<< Ti preparò un thè caldo, >> le sussurrò l’uomo, premendole la testa contro il suo petto.
Calò il silenzio fra i due, in cucina la pentola ribolliva sul fuoco; fuori dal caldo ambiente della casa, la pioggia aveva rincominciato a scendere sopra i tetti di Edimburgo.
 
                                                                            §              
 
Dopo cena, Ronald l’aveva costretta a mettersi sotto le coperte e riposare. O almeno, ci aveva provato.
Dopo essersi cambiata, Dandelion aveva spostato la sedia della scrivania davanti alla finestra, e si era seduta a guardare la pioggia cadere sopra la città.
Il cielo non si vedeva, le nuvole erano troppo scure, troppo basse, perché si potesse vedere.
Nessuna stella cadente avrebbe attraversato la notte sotto il suo sguardo, raccogliendo, al suo passare, un desiderio da esaudire.
Si era chiesta spesso perché mai si fosse cominciato a credere che le stelle cadenti potessero esaudire i desideri di coloro che, guardandole da lontano, si affidavano a loro.
Chissà se qualcuno si era innamorato di quelle brillanti scie, quanti avevano riposto in loro le più grandi speranze. . .
Si strinse il plaid che aveva sulle spalle.
<< Dandelion? >>
<< Ron, >> voltò la testa e guardò l’uomo poggiato con la schiena contro lo stipite della porta. Lui si avvicinò e lei rimase immobile a guardalo dal basso della sedia.
Si sentì così piccola, così bambina, eppure era da molto che quei dodici anni di differenza non le sembravano più tanti.
Ronald si chinò su di lei e la prese in braccio; lei non obbiettò, e si lasciò adagiare sul letto già sfatto. Le prese il volto fra le mani, e si chinò su di lei per baciarle la fronte. Lei lo lasciò fare, ma poi non gli permise di allontanarsi, e lo attirò a sé.
Rimasero a guardarsi in silenzio per alcuni secondi, poi lui premette la fronte contro quella di lei. Chiusero gli occhi, lasciandosi avvolgere dal suono dei loro respiri e dal battere della pioggia.


 
  
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