Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Segui la storia  |       
Autore: Kuroi Tenshi    14/08/2021    1 recensioni
Una versione alternativa della storia canon, che poi prende la sua strada secondo la mia idea di come il rapporto Zutara avrebbe avuto tutti i presupposti di evolvere, ma poi non è stato 🥺
Dal cap. 3:
“Non si tratta solo di questo, vero? Non è soltanto senso del dovere. Tu vuoi fare ammenda per gli errori che hai commesso e che ha commesso la tua famiglia. In ogni modo possibile.”
Il Principe della Nazione del Fuoco chinò il capo davanti alla Dominatrice dell’Acqua.
Lei gli si avvicinò, gli posò delicata una mano sulla guancia sinistra, accarezzando lievemente la cicatrice, e scelse le parole con cura: “E’ una cosa bella e ti fa onore, Zuko. Ma lascia che ti accompagni. Permettimi di supportarti in questa tua scelta.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Zuko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3. COMPLICITA'
 


Più tardi, Katara scese in giardino, e poco dopo vide comparire Zuko nell'ombra dell'ingresso. Ma c’era qualcosa di diverso. Indossava gli abiti neri e attillati che aveva usato per andare a cercare i Predatori Meridionali, un cappuccio a coprirgli la testa, e teneva in mano una maschera da demone bianca e blu. Aveva uno strano sguardo, sembrava quasi indispettito di trovarla lì.
“Che hai in mente?” gli chiese.
“Questo pomeriggio, prima di raggiungervi in spiaggia, ho visto dei soldati della Nazione del Fuoco prendersela ingiustamente con dei pescatori al villaggio.” rispose con riluttanza lui. La ragazza comprese al volo la situazione.
“Dammi qualche minuto.” disse, lasciandolo lì perplesso. Corse di sopra, si cambiò, si applicò il trucco rosso della Signora Dipinta e tornò da lui, che la squadrò dubbioso:
 “Non devi…” esordì.
“Lo so. Ma voglio.” lo anticipò lei.
“Potrebbe essere pericoloso.” provò a dire Zuko, tentando di dissuaderla.
“So anche questo.” Katara corrugò la fronte. Per chi l’aveva presa? Sapeva badare a se stessa. Voleva solo aiutarlo, non essergli di intralcio.
“E’ il mio popolo…” insistette.
“Prova a dirmi qualcosa che ancora ignoro!” replicò esasperata.
“Voglio dire che spetta a me il compito di difenderlo dalla prepotenza della loro stessa patria.” scandì lui.
Finalmente capì. “Non si tratta solo di questo, vero? Non è soltanto senso del dovere. Tu vuoi fare ammenda per gli errori che hai commesso e che ha commesso la tua famiglia. In ogni modo possibile.”

Il Principe della Nazione del Fuoco chinò il capo davanti alla Dominatrice dell’Acqua.
Lei gli si avvicinò, gli posò delicata una mano sulla guancia sinistra, accarezzando lievemente la cicatrice, e scelse le parole con cura: “E’ una cosa bella e ti fa onore, Zuko. Ma lascia che ti accompagni. Permettimi di supportarti in questa tua scelta.” Lui appoggiò il volto contro la mano fresca di lei, come a trarre forza da quel contatto gentile a cui non era abituato. “Oltretutto, mi hai detto che quando vesti i panni dello Spirito Blu non usi il tuo Dominio per evitare che ti scoprano, allora a maggior ragione ti farò comodo. Io al contrario posso usare il mio tranquillamente. Anzi, potrebbe anche confondere ulteriormente le idee sulla tua identità.”
Alla fine il ragazzo cedette. “Fai attenzione però.”
“Anche tu” ribattè lei con un sorriso di sfida. E così lo Spirito Blu e la Signora Dipinta si avviarono al villaggio, per punire i soprusi e aiutare la popolazione.


Katara non sapeva cosa rispondergli. Stava bene, no? I suoi cari stavano bene, quindi era tutto a posto, giusto?
“Te lo chiedo perché sei sempre stata abituata a farti carico dei problemi di tutti… Ma so che difficilmente parli delle tue preoccupazioni.” acuto come sempre Zuko. Le tornarono alla mente le serate passate insieme all'Isola Ember, e come si sentiva bene a potersi confrontare con lui senza doversi mostrare forte per qualcuno.
La ragazza smise di camminare e si sedette sulla spiaggia, indicando la sabbia fine accanto a sé per invitarlo a raggiungerla, e il corvino lo fece. “Ti ringrazio. Va tutto bene. Sto insegnando un po’ di storia e di movimenti del Dominio ai bambini della Tribù. Anche se non tutti sono Dominatori, è bene che li imparino per poterli un giorno tramandare, e poi si divertono.”
Lui attese pazientemente che lei continuasse, intuendo che non avesse finito: “Ho smesso di viaggiare con Aang.”

Avevano trovato i soldati della Nazione del Fuoco alla taverna, intenti a vantarsi delle malefatte della giornata e a far danni al povero oste a causa del troppo vino. Per non attirare l’attenzione avevano aspettato che uscissero, prima di intervenire. Mentre percorrevano una strada poco illuminata, lo Spirito Blu si parò innanzi a loro con le spade sguainate. Quelli avevano iniziato a fare commenti e battute per provocarlo, ma lui, senza una parola, era partito all’attacco. Sicuramente avrebbero reagito, ma la Signora Dipinta era apparsa alle loro spalle, e aveva bloccato i loro piedi a terra con lamine di ghiaccio. Rapido come un fulmine, il ragazzo li mise al tappeto uno dopo l’altro, prima che avessero tempo di gridare e chiamare eventuali rinforzi. Poi frugarono nelle vesti degli uomini per recuperare il denaro che avevano sottratto agli abitanti del villaggio, quindi lo ridistribuirono alla popolazione.
Durante la ricognizione Katara si fermò in alcune case per guarire qualche malato (chi tossiva, chi respirava male, chi si lamentava nel sonno), e Zuko l’aveva attesa fuori dagli usci, vigilando sulla strada ed osservandola concentrare l’acqua sui palmi delle mani per trasformarla in energia curativa.
Erano rientrati quasi all’alba, esausti ma soddisfatti, e dopo essersi salutati con un cenno silenzioso del capo si erano diretti ognuno alla propria camera.
Al loro risveglio si sarebbero resi conto della scomparsa di Aang.


“Non è andata come ti aspettavi?” le chiese cautamente lui, incerto su come interpretare il silenzio dopo quella frase.
“Sì e no… Cioè, era divertente viaggiare insieme in tempo di pace, aiutare villaggi e persone in difficoltà quando ce n’era l’occasione, non doversi preoccupare di scappare da qualcuno o di travestirsi per non farsi riconoscere… Però ad un certo punto ho realizzato che… Non era quello che avrei voluto fare per il resto della mia vita." raccontò, con un velo di tristezza ad oscurarle lo sguardo." Un conto era vivere un’avventura, un altro era fare di questa la mia vita, senza avere mai neanche una dimora stabile… Desideravo fare qualcosa per la mia gente, stare coi miei cari, avere una famiglia…” le ultime parole le lasciò uscire in un bisbiglio. “Quindi mi sono fermata. Sono tornata a casa. Da allora ho visto Aang solo di rado.”
“Ti senti in colpa?” chiese Zuko.
Katara sollevò la testa, puntando gli occhi blu sgranati in quelli dorati di lui: “Credi che dovrei?” sembrava quasi implorante.
“Non mi fraintendere, te l’ho chiesto perché mi hai dato quest’impressione, non perché ritengo che sarebbe giusto.” si affrettò a puntualizzare il ragazzo, “Anzi, francamente, ti capisco. Certo, è stato bello girare il mondo con mio zio… Ma rimanevo un esiliato, senza una casa dove tornare o qualcuno che mi aspettasse." ricordò. "Se hai sentito che quella non era la tua strada, hai fatto bene a tornare sui tuoi passi. E te lo dice uno che ha percorso davvero a lungo un cammino che non sentiva pienamente come proprio.” accennò un mezzo sorriso con l’ultima allusione al periodo in cui li aveva inseguiti per ogni dove.
Per la ragazza fu come se in quel momento le venisse tolto un grosso peso dal cuore. Già, perché per quanto odiasse sentirsi definire la mammina del gruppo, era vero che si comportava così, sia nel senso che ascoltava e supportava sempre tutti… Ma anche nel senso che non le capitava quasi mai di condividere le sue incertezze. Lo ringraziò, poi si alzarono e ripresero a passeggiare.

Per cercare Aang, Zuko suggerì di dirigersi verso il Regno della Terra, dove in una squallida locanda trovarono la cacciatrice June. Uno dei primi commenti che fece fu constatare con il corvino che andava tutto bene con “la sua fidanzata”, riferendosi a lei. Reagirono all’unisono, precisando imbarazzati che tra loro non c’era quel tipo di legame.
Quando anche per il segugio della donna risultò impossibile individuare l’Avatar, optarono per trovare invece Iroh, e l’animale li condusse alle porte di Ba Sing Se.
Nella notte furono sorpresi dal fuoco di Jeong Jeong, che li aveva trovati insieme al Re Bumi, al Maestro Pakku e al Maestro Pian Dao. Giunti all’accampamento del Loto Bianco, Zuko si diresse immediatamente verso la tenda indicatagli come quella del Generale, ma si fermò all’entrata, sedendo al suolo a testa china. Katara lo raggiunse e si inginocchiò al suo fianco. Sapeva che aveva atteso quel momento con angoscia e trepidazione.
“Va tutto bene?”
“No, non va bene. Mio zio mi odia, lo so. Mi ha amato e sostenuto in ogni modo possibile, e io l’ho sempre ignorato. Come faccio ad affrontarlo?” sospirò tristemente lui.
“Zuko. Ti dispiace per quello che hai fatto, vero?” chiese con dolcezza.
“Più di ogni altra cosa che abbia mai fatto in vita mia.”
“Allora ti perdonerà. Sul serio.”
Anche se non aveva detto niente di speciale, evidentemente era stato sufficiente a rincuorare il ragazzo. Le concesse un leggero sorriso, che lei ricambiò incoraggiante, e si decise ad alzarsi ed entrare nella tenda.
Più tardi, quando zio e nipote uscirono, con gli occhi arrossati e ma sereni, scambiò uno sguardo d'intesa con Zuko, che le espresse tacitamente tutto il suo sollievo e la sua gioia per essersi riappacificato con Iroh.


“E qui? Come vanno le cose?” s'informò Katara, scrutando con disappunto le occhiaie che segnavano gli occhi dell’amico.
“Non è che sia successo granché a dire il vero, dopo aver sistemato le cose con le ex Colonie e Azula. Stiamo sviluppando l’agricoltura e l’allevamento nelle zone più rurali per far sì che ogni piccolo insediamento sia autosufficiente, abbiamo ultimato le stampe dei nuovi libri di storia riveduti e corretti, e mantenuto rapporti cordiali con le altre Nazioni, anche se l’Ambasciatrice della Tribù Meridionale dell’Acqua è tosta.” ammiccò nella sua direzione.
“Ahssì? Forse non avrebbe bisogno di essere tosta, se le situazioni non lo richiedessero!” ribatté lei, tirata in causa.
“Cioè?” le chiese innocentemente.
“Ma dai, non hai visto come mi trattava il consigliere Liong all’ultima riunione? Solo perché secondo lui sono troppo giovane per prendere parte alle decisioni politiche! E poi credeva di potermi spiegare le strategie diplomatiche che intendete adottare… Peccato che siano state ideate e suggerite da Sokka! E comunque ho soltanto un anno in meno di te!” inveì la ragazza.
Zuko rise brevemente. Non gli capitava spesso, ma era rigenerante ogni tanto. “Non volermene, ti stavo solo prendendo in giro. Secondo me sei stata grande a rimetterlo al suo posto come hai fatto.”
“Per forza, alla fine sono stata io a spiegare la mappa concettuale a lui!” borbottò lei, anche se in realtà era fiera del complimento ricevuto.
“Perché Sokka le sa leggere bene ma è una frana nel prepararle…” asserì il ragazzo, scherzoso.
Gli occhi chiari di lei si ridussero a due fessure “E’ così?” e con un rapido movimento della mano, schizzò con acqua di mare il volto del Signore del Fuoco. Lui la guardò sbigottito per qualche secondo. Evidentemente non era avvezzo a quel tipo di gioco, ma si riscosse in fretta, assottigliò a sua volta lo sguardo e si mise come in posizione di attacco. L’espressione soddisfatta di Katara svanì: “Zuko…?”

Il mattino seguente tennero una riunione per decidere il da farsi. In effetti il ragionamento di Iroh su come sarebbe stata vista dai posteri la sconfitta di Ozai per mano sua, anche ipotizzando che ne fosse stato in grado, era sensato. Ricordava con quanta naturalezza l’uomo avesse poi affermato che in caso di vittoria non sarebbe stato lui a sedere sul trono, ma “un idealista con un grande cuore puro e con un onore indiscutibile”, riferendosi al Principe. In quel momento più che mai la ragazza ebbe la prova di quanto lui fosse cambiato e maturato, vedendolo incerto alla prospettiva di detenere il potere. Se non fossero stati in mezzo a tutti gli avrebbe tirato una gomitata rinfacciandogli le parole che lui stesso aveva rivolto a lei sulle sue analoghe remore circa l’utilizzo del Dominio del Sangue.
Dopo aver convenuto che il Generale e la Confraternita avrebbero pensato a liberare Ba Sing Se, Iroh si rivolse al nipote: ”Zuko, tu devi tornare alla Nazione del Fuoco, così quando il Signore del Fuoco cadrà tu potrai assumere il comando e ristabilire la pace e l’ordine. Ma Azula sarà lì ad attenderti.”
Il ragazzo assentì: “Ci penserò io ad Azula.”
“Non da solo. Ti occorre aiuto.” consigliò saggiamente l’anziano.
“Hai ragione. Katara, vorresti aiutarmi a sistemare Azula?”
Fu sorpresa e lusingata di quanto spontaneamente si rivolse a lei per chiederle di partecipare all’impresa, ma dopotutto come Spirito Blu e Signora Dipinta si erano trovati piuttosto affiatati sul campo, quindi accettò prontamente.


In un attimo, lui le si scagliò contro, afferrandola per la vita (come aveva fatto anni prima per salvarla dal soffitto del Tempio dell’Aria che stava crollando) e trascinandola verso il mare, finché non vi caddero entrambi. Riemergendo, la ragazza cercò di fare una faccia scandalizzata di rimprovero, ma alla fine le risate ebbero la meglio. Ingaggiarono un'amichevole lotta a colpi di schizzi, che senza alcuna sorpresa si concluse con la vittoria di lei. Quindi entrambi si sdraiarono ansanti sulla spiaggia, a ridosso del bagnasciuga. Quel breve momento di ilarità era servito ad abbattere la barriera che il tempo, i rispettivi titoli e la lontananza avevano creato tra loro, e si sentivano più rilassati in compagnia l’uno dell’altra.

La sera prima della partenza, Katara sedeva sotto un albero con la schiena appoggiata al tronco, fissando assorta il cielo notturno, e non si accorse di essere stata raggiunta da Zuko finché questi non le sedette accanto.
“Sei preoccupata.” Non era una domanda. Lo aveva semplicemente constatato. “E’ normale, non importa quanta fiducia possiamo avere nelle nostre capacità o nel ritorno di Aang. Una battaglia è sempre una battaglia.”
“Anche tu lo sei?” aveva domandato.
“Certo. Non ho mai sconfitto mia sorella. Ma era prima che i Draghi mi considerassero degno di apprendere il vero Dominio del Fuoco, e spero che questo fattore influisca sull’esito finale.”
Non si era aspettata una risposta tanto trasparente. Poi lui aggiunse: “Inoltre, tu sei la migliore alleata che potessi desiderare di avere in questo scontro.”
Gli rivolse un sorriso riconoscente. Era incredibile quanto poche parole fossero bastate per rinfrancarla. Adagio, aveva appoggiato la testa sulla spalla del ragazzo, godendo del calore intrinseco che emanava il corpo di lui, che scoprì avere un potere calmante sulle sue emozioni. L’improvviso allentamento di tensione le fece piombare addosso tutta la stanchezza accumulata in quei giorni, e chiuse gli occhi, cedendo pian piano al sonno.
Si svegliò solo il mattino seguente, trovandosi distesa con la testa sulle gambe di Zuko, mentre lui dormiva ancora, seduto con la schiena contro l’albero. Sentendosi in colpa per averlo costretto in quella posizione scomoda tutta la notte, lo fece coricare lentamente sull’erba morbida per concedergli ancora un po’ di riposo. Poi si alzò e si voltò ad osservare il sole che sorgeva illuminando le mura di Ba Sing Se e il loro accampamento. Era pronta.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: Kuroi Tenshi