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Autore: EcateC    18/08/2021    4 recensioni
Come sappiamo dagli avvenimenti di The Cursed Child, Delphini torna indietro nel passato, precisamente il giorno 24 giugno 1995, data della famigerata terza prova Tremaghi. Ha appena distrutto la Giratempo e lasciato i poveri Albus Severus e Scorpius Malfoy bloccati nel passato. Ma cosa succede se prima di fuggire, costei incontrasse fortuitamente Barty Crouch Jr., la cui morte cerebrale era prevista proprio quel giorno?
Coppie accennate: Barty/Delphini e Bellatrix/Voldemort (molto vagamente Barty/Voldemort).
What if! distopica.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Delphini Riddle, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Da Epilogo alternativo
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La Giratempo era esplosa in mille pezzi. Per distruggerla, Delphini aveva solo puntato la bacchetta verso di essa, dando prova di possedere poteri straordinari, seppur non raffinati dalla mano esperta di un maestro. Le scintillanti schegge si infransero in una fitta nuvola di cristalli, che lei sparpagliò nel vento con un cenno di bacchetta. I frammenti finirono tra le altissime siepi del labirinto, le cui foglie incantate le assorbirono fino a ridurle in polvere. 
Con una risata, la ragazza si librò in aria di fronte alle facce sbalordite e spaventate di Albus e Scorpius. Fece una piroetta nel cielo, scoppiò in un’altra risata di gioia.
Aveva vinto. 
I ragazzini, poveri idioti, tentarono di inseguirla ma lei volava mentre loro correvano. Erano come due topi che cercavano di inseguire un’aquila.
Sfrecciò nel vero cuore del labirinto, mentre i cori da stadio che inneggiavano Potter e Diggory si fecero sempre più lontani fino a sparire del tutto. Curiosamente, l’ambiente si fece cupo e silenzioso. Oltre ad aver lanciato un incantesimo per far apparire il labirinto ben più immenso di un campo da Quidditch, i professori dovevano aver usato altri trucchetti per intimidire i “campioni”. Delphi sorrise della loro prevedibile mediocrità.
Atterrò a terra e rifletté sul da farsi. Era momentaneamente bloccata nel passato, e i ricordi che aveva di quel giorno erano vaghi. 
Potter e Diggory presto avrebbero preso la coppa, che poi si sarebbe rivelata una Passaporta che li avrebbe condotti dritti da suo padre, Lord Voldemort. Doveva esserci anche un Mangiamorte nei paraggi… Ma non era importante.
All’improvviso, un violento ruggito non ben identificato la fece trasalire. Si voltò di scatto, seccata. Era infatti nascosta dietro le alte e minacciose siepi del labirinto, ma quel ginepraio di insidie e tranelli era l’ultimo dei suoi problemi, in quel momento. Ci voleva ben altro che uno Schiopodo Sparacoda per spaventare l’Augurey.
Delphi si guardò intorno, era buio e non sapeva dove fossero Harry Potter e Cedric Diggory, se avessero già preso la coppa che li avrebbe condotti al cimitero, ma a giudicare dai rumori che sentiva, non ancora.
Cercò di nascondersi, di trascinarsi dietro una siepe per calmarsi e decidere sul da farsi. Avrebbe potuto trovare un’altra Giratempo, aveva tempo ancora un anno prima che andassero distrutte. Sì, aveva il tempo dalla sua parte. Inoltre conosceva in anticipo tutti gli avvenimenti, poteva sfruttare tutto questo a suo vantaggio. Harry Potter avrebbe dovuto prendere la coppa a breve, c’era infatti il Mangiamorte che lo stava avvantaggiando proprio a tale fine. 
Ora doveva solo restare ferma e… E? E se avesse preso la coppa al posto di Harry Potter? Avrebbe raggiunto suo padre e avrebbe impedito l’avverarsi di un fiasco totale.
Ma senza il ragazzo il Signore Oscuro non poteva riavere il proprio corpo, pensò lei, in ansia. Ci voleva il sangue di Potter per compiere il rituale che lo avrebbe riportato in vita… O forse…
Il cuore di Delphi batté più velocemente. Poteva dargli il suo. D’altronde Voldemort era suo padre, era sangue del suo sangue.
La sua mente stava improvvisando delle idee, ognuna delle quali sembrava geniale e folle allo stesso tempo. E poi, in quel labirinto, Delphi non riusciva a ragionare propriamente. Aveva bisogno di calma, di silenzio e…
BANG.
Delphi si ritrovò schiantata a diversi metri di distanza, colpita con ferocia da una maledizione. Da lontano, un’ombra massiccia le puntò la bacchetta contro e subito la siepe accanto a lei parve prendere vita. I suoi cespugli divennero come dei lunghi e insidiosi tralicci, che la imprigionarono tra le loro braccia acuminate.
“Oh, no, puoi scordartelo!” pensò Delphi, combattiva. Reagì con rapidità, puntò con sicumera la bacchetta e fece divampare delle fiamme magiche che incenerirono le siepi maledette.
L’assalitore si voltò, pareva sorpreso, incredulo che la sua vittima fosse riuscita a liberarsi. Zoppicò con furia verso di lei, la bacchetta levata in alto, pronto a colpirla con più violenza di prima. Doveva essere il Mangiamorte infiltrato, rifletté Delphi, il trucchetto della siepe non aveva niente di legale.
“Diffindo!”
“Crucio!” gridò Delphi a pieni polmoni. Subito, quel servo ammutolì: dalla bacchetta della ragazza scaturirono potenti scintille di magia, e il cielo terso di giugno fu per un momento squarciato dal rosso sanguigno della maledizione. Barty/Moody crollò in ginocchio con un ringhio trattenuto, ben avvezzo a tollerare i dolori delle maledizioni. Delphini abbassò la bacchetta e il Mangiamorte sotto mentite spoglie riprese a respirare.
Barty la guardò esterrefatto, quella ragazza non era Fleur Delacour…
Era invece una creatura molto alta e sottile, con degli insoliti capelli argentati e due occhi peculiari, che parevano scuri e chiari al tempo stesso. Aveva un’aria squisitamente famigliare. Barty si chiese se non fosse un tranello del labirinto di cui non era venuto a conoscenza, una sorta di molliccio al contrario che mostra ciò che più si desidera...
“Tu non sei Fleur Delacour” esclamò verso quella ragazza, avvicinandosi con prudenza.
“E tu non sei un professore” replicò subito lei, assottigliando lo sguardo “Sei tu, vero? Il Mangiamorte che si è infiltrato a Hogwarts.”
Barty/Moody serrò forte la bacchetta nella destra, stupefatto.
“Tranquillo, siamo dalla stessa parte” lo rassicurò Delphini, algida “Vogliamo entrambi che il Signore Oscuro regni sul mondo.”
L’uomo fece un sospiro, stranamente non era affatto sollevato.
“Non so chi tu sia o come tu sia approdata qui, ma non ho bisogno di altro aiuto” le sibilò tra i denti, adirato “Ho fatto tutto da solo fin dall’inizio e il piano ha funzionato. Il Signore Oscuro sarà fiero di me e se tu credi che io voglia condividere con te questa gloria…”
“Oh, piantala con queste sciocchezze” tagliò corto lei, facendosi più vicina “Io vengo dal futuro, ho usato una Giratempo.”
Barty esitò a guardarla più del dovuto, l’aspetto di quella ragazza era sconvolgente.
“Dal futuro?” ripetè Barty, osservandola rapidamente dalla testa ai piedi.
“Sai dirmi dove si trova la coppa?” incalzò Delphi, ignorando la sua domanda.
“Chi sei tu?"
“Sai dirmelo o no?!”
“Chi diavolo sei tu?” 
Delphi lo guardò, spazientita. Avrebbe voluto saltare i convenevoli, ma a quanto pareva il Mangiamorte non era della stessa opinione.
“Il mio nome è Delphini” gli rispose, sostenuta “E sono la figlia del Signore Oscuro.”
Barty sgranò gli occhi. Il viso semi deforme di Moody, dietro al quale era celata la sua vera identità, assunse una smorfia oltraggiata, scandalizzata.
“Come osi?” sillabò a fatica, ma Delphi lo guardò dall’alto, come se fosse una nullità. “Come osi insinuare una cosa del genere? Tu non sei la figlia del padrone! Il padrone non ha figli di sangue” riprese Barty, tremante di rabbia “Morirai per questo oltraggio!”
“Morirai tu se non adempirai al tuo dovere, Mangiamorte” esclamò Delphi, severa ma convincente “Hai intenzione di agire o te lo devo imporre?”
Barty la guardò di nuovo dall’alto al basso e soffermò gli occhi sul suo viso bello e tanto famigliare.
“Provamelo” la sfidò, deglutendo “Provami che sei davvero la figlia del Signore Oscuro.”
L’espressione sprezzante di Delphi non mutò. Sbuffò solo leggermente, scocciata, e poi chiuse gli occhi per concentrarsi. Lentamente, dalle sue labbra iniziarono a uscire dei sibili strascicati e incomprensibili, che fecero venire a Barty la pelle d’oca. Sibili gelidi che gli solleticarono soavemente e lascivamente le orecchie, sibili che aveva sentito poche volte nella sua vita, provenire sempre e solo da un’unica, meravigliosa bocca. Un serpentello, sbucato dal nulla, gli guizzò rapido tra i piedi e lo fece trasalire ulteriormente. Barty perse il suo precario equilibrio sulla gamba di legno e cadde a terra, ma era come se non se ne fosse nemmeno accorto. Continuava a fissare Delphi con la bocca semi aperta e un’espressione attonita dipinta sul volto.
Delphi ridacchiò per la sua caduta e si chinò a raccogliere la biscia, che le si arrotolò intorno al braccio come un prezioso ornamento.
“Mi credi ora?” gli chiese, con un sopracciglio sollevato.
Lui non le rispose nemmeno, si alzò solo in piedi sorreggendosi sul bastone con le braccia tremanti, senza smettere di fissarla. Sembrava sconvolto, in stato di shock. Ma appena un enorme Schiopodo Sparacoda tentò di attaccare la ragazza alle spalle, il finto Moody reagì e schiantò la bestia con un violento scatto di bacchetta. Delphi voltò con grazia il capo e poi gli sorrise.
“Vedo che hai capito” dedusse, facendo prendere fuoco al serprentello che aveva ancora attorcigliato nel braccio “I piani sono cambiati, Mangiamorte. Prenderemo noi la Passaporta e ci recheremo dal Signore Oscuro. Il mio sangue, in fondo, dovrebbe sortire il medesimo effetto di quello di Harry Potter.”
“Temo non sia possibile” le rispose Barty/Moody con un filo di voce, senza staccarle gli occhi di dosso.
Delphi sentì una puntura di disappunto “Perché no?”
“Perché la coppa è appena stata presa da Harry Potter” le rivelò Barty, atono, indicando le siepi magiche che si diradavano lentamente dal centro in cui era stato collocato il trofeo in avanti. “Il piano si è appena compiuto."
Delphini per poco non lo schiantò dalla rabbia. Imprecò a voce alta, ma il suo grido fu coperto dagli ululati e dal clamore macabro del labirinto. Quel progetto era fallito ancor prima di andare in porto e ora, l’unica mossa possibile, era fuggire, non aveva altre possibilità. Albus Severus e Scorpius Malfoy potevano trovarla da un momento all’altro, e lei non voleva uccidere per davvero quei due mocciosi incapaci. Soprattutto Albus, col quale aveva intrattenuto le prime e uniche piacevoli conversazioni della sua vita.
“Dobbiamo scappare”
“Non si può scappare da Hogwarts” le rispose Barty, meccanicamente “La materializzazione è inibita, solo il padrone potrebbe entrare e uscire a suo piacimento. Tu però…” esitò con un sospiro seghettato “Tu sei davvero… Oh, tu sei…”
“Se fossi in te mi preoccuperei di altro, visto che verrai dissennato tra circa un’ora.” gli rivelò Delphi, brutale.
Barty fece un’espressione ancor più allucinata “Cosa?”
Lei gli rispose con un sorrisetto “È stato un piacere conoscerti” terminò la conversazione.
E senza alcuno sforzo, la ragazza si librò in aria, come se avesse avuto un paio di ali invisibili dietro la schiena. Barty riprese rapidamente possesso di se stesso. 
Lei volava.
“Aspetta!” le gridò angosciato, afferrandole le caviglie “Non puoi andare via così, Hogwarts è circondata da barriere.” 
“Lasciami andare, idiota” gli sibilò arrabbiata.
“C’è un modo per andarsene! Posso aiutarti!” insistette Barty, la sua espressione era implorante “Ti prego” aggiunse infatti.
Delphi lo guardò dall’alto, dura e sprezzante. Permettere a quel Mangiamorte di sopravvivere avrebbe certamente alterato tutti gli accadimenti futuri, nonché spezzato il delicato equilibrio su cui poggia tutto il corso degli eventi passati, presenti e futuri. E dopotutto non era ciò che lei desiderava? Alterare il corso del tempo, dare vita a un paradosso temporale che avrebbe cambiato le sorti sue e di suo padre?
“E quale sarebbe questo modo?” lo interrogò quindi, assottigliando gli occhi.
“Il Platano Picchiatore” le rispose lui “Sotto le sue radici è stato scavato un passaggio che conduce direttamente ad Hogsmeade. Ti ci posso portare.”
Delphini soppesò la sua proposta per pochi istanti e poi scese a terra, facendolo sorridere.
 
 
Avrebbe dovuto ringraziare Regulus, pensò Barty con un brivido di nostalgia, mentre attraversava lo stretto cunicolo sotterraneo insieme a quella splendida fanciulla.
Regulus, pensava ancora, aveva scoperto questo passaggio segreto spiando e leggendo di nascosto le lettere che il suo incosciente fratello maggiore lasciava appallottolate in camera, e poi glielo aveva riferito. Lo avevano attraversato per conoscere i Mangiamorte, iniziarsi nella pratica della magia oscura, vedere la famigerata Bellatrix duellare e, addirittura, incontrare Lord Voldemort.
Se c’era una cosa che Barty non avrebbe creduto possibile, nemmeno lontanamente sperabile, quella era di essere accolto e ricevuto con calore dal mago oscuro più potente di tutti i tempi. Suo padre lo aveva abituato a sentirsi inadatto, mai abbastanza bravo, mai all’altezza delle aspettative. E quando il Signore Oscuro gli diede fiducia, accettandolo senza riserve tra i Mangiamorte, il giovanissimo Barty aveva dovuto lottare per trattenere le lacrime di gioia e ricacciarle indietro. Seppe in quel momento che quella sarebbe stata la sua vita e che Lord Voldemort ne sarebbe stato il fulcro centrale, l’astro. Presto la stima sconfinata che gli serbava divenne vera devozione e la devozione si ammorbidì in amore.
“Sei innamorato di lui” gli disse un giorno Regulus, coraggioso abbastanza da ammettere la verità a voce alta. Barty non gli rispose, ma quel silenzio fu un assenso.
 “Ti uccide, se lo viene sapere”.
Barty era certo di no, il Signore Oscuro non gli avrebbe mai fatto del male, anzi.
“Oppure ti ucciderà mia cugina”
Ecco, su quello non ci avrebbe scommesso. Ma dopotutto lui non era un debole, la sua magia cresceva rapidamente insieme al numero dei suoi anni e presto il suo talento divenne manifesto perfino ai Mangiamorte più anziani, perfino all’arrogante e privilegiata Bellatrix. La bellissima Bellatrix, l’indomita, sensuale, erotica Bellatrix. Pur non essendo una fata, ella sapeva scatenare nell’intimo degli uomini le peggiori fantasie sessuali mai partorite, e non era un caso se i Mangiamorte la osservavano con cupidigia e scherzavano fra loro con battute sferzanti sulle sue tanto dibattute abilità amatorie. L’efferatezza che la contraddistingueva, la selvaggia crudeltà che ella esibiva e i suoi letali e focosi poteri venivano interpretati come una prova della sua natura disinibita, e questo non poteva che creare grandi aspettative. Queste aspettative però non arrivavano mai a concretizzarsi e rimanevano  semplicemente confinate nella dimensione onirica. Bellatrix infatti non solo era inavvicinabile per ovvie ragioni -molti non avevano neanche il coraggio di parlarle- ma era anche intoccabile. Tutti sapevano chi era colui che aveva il privilegio di avvicinarsi a lei e di strapparle i nodi di quel corsetto stretto, stretto. Tutti lo sapevano, eppure nessuno si azzardava a parlarne o a mettere in giro la diceria. Cosa alquanto bizzarra, visto che i pettegolezzi si nutrono proprio delle malelingue e delle dicerie.
Ma il sospetto, o meglio, la certezza c’era. Voldemort certo non si risparmiava dal fare allusioni sottili ed equivoche quando si rivolgeva a lei, e Barty la guardava arrossire, sentendosi in subbuglio per la gelosia e l’eccitazione. Sentimenti potenti e apparentemente contraddittori, che lo portarono sia a odiarla che a bramare la sua stima.
Socializzare con lei e ottenere la sua fiducia divenne uno dei suoi principali scopi. Purtroppo non era facile, Bellatrix era astuta e molto intuitiva, celava infatti l’insospettabile capacità di comprendere chi aveva davanti e questo la rendeva una geniale torturatrice. Non si faceva ingannare tanto facilmente…
E ora, dopo tutti quegli anni passati ad Azkaban, Barty era certo che lei non sarebbe stata più la solita ombra che lo sviliva e lo metteva sempre in secondo piano agli occhi del Signore Oscuro.
Lui ora avrebbe fatto ombra a lei, lui che gli aveva permesso di tornare e che ora aveva perfino salvato questa sorta di ninfa, di strega argentata che era sua figlia.
Barty guardava Delphini davanti a sé e il suo stomaco si stringeva. Aveva notato chiaramente lo stampo di Bellatrix nei suoi lineamenti cesellati, ma non gli importò. Lei era bianca come un chicco di riso, talmente bianca sia nella pelle che nei capelli che sembrava emanare luce riflessa, proprio come la Luna, proprio come il Signore Oscuro. 
 
 
 
“Questo non è il mio vero aspetto, sai. Io sono molto meglio di così” tentò di convincerla, ma la ragazza alzò gli occhi al cielo.
Avere ancora l’aspetto disgustoso di quel bruto di Moody lo metteva a disagio.
“Sono molto più giovane” riprese Barty “Sono anche molto più bello di così.”
“Interessante” sibilò lei, caustica.
Barty però non colse il sarcasmo e sorrise, continuando a camminare a fatica insieme a lei. Ormai si erano addentrati nel cuore del passaggio, ancora pochi minuti di cammino e sarebbero giunti a destinazione.
 “Anche il padrone l’ha detto. Ma giudicherai tu stessa quando l’effetto della Pozione Polisucco sarà svanito, non dovrebbe mancare molto.”
Delphi non gli rispose, non lo guardò nemmeno, ma Barty era avvezzo al dover lottare per ottenere l’affetto degli altri, tutta la sua vita era stata così.
“Tu assomigli moltissimo al Signore Oscuro” l’adulò, alle sue orecchie quello era il complimento migliore che potesse farle “Sei bellissima. Hai una bellezza regale, come la sua.”
Delphi avvertì alle sue spalle lo sguardo del Mangiamorte scivolarle addosso dalla testa ai piedi. Il suo cuore iniziò a martellare, gli occhi di quell'uomo la scrutavano con una meraviglia eccessiva, quasi malata. Sembrava che non avesse mai visto una donna in vita sua.
“Anche il tuo modo di camminare mi ricorda il suo. Incedi come una regina e lui come un re.”
Questo era troppo. Delphi si voltò verso di lui con il preciso scopo di aggredirlo, ma se lo ritrovò a una vicinanza così vertiginosa che ne rimase spiazzata. Improvvisamente sentì i piedi bloccati al suolo, e proprio in quel momento i finti lineamenti di Barty cominciarono a sciogliersi e i suoi capelli a infoltirsi. Delphi fece istintivamente un passo indietro, disgustata, quando l’occhio di vetro balzò via dal suo viso e quell’uomo iniziò ad assumere gradualmente i propri reali connotati. La gamba di legno cadde a terra, inutile, e i vestiti divennero immediatamente più larghi. Il mago si alzò in piedi, sembrava una farfalla appena uscita dal bozzolo. Delphi non poté fare a meno di notare che era effettivamente più giovane e molto più gradevole d’aspetto. Non che ci volesse molto, vista la faccia deturpata dell’Auror…
Barty le sorrise, quel suo viso tempestato di efelidi gli dava un’aria candida e innocente, davvero poco adatta per un Mangiamorte.
“Ah” sillabò Delphi, ostentando indifferenza “Quindi è questo il tuo vero aspetto?”
“Sì” esclamò lui, pieno di aspettativa.
“Prima eri più alto” commentò Delphi, malvagia. Barty gelò, il suo sorriso sfumò via.
“È per questi vestiti” tentò subito “Non sono della mia taglia.”
Lei ridacchiò, beffarda e un po' civettuola "Certo, diamo la colpa ai vestiti"
“Tu non sai chi sono io. Non sai cosa ho fatto” iniziò lui, preso da una agitazione improvvisa “Ho ucciso mio padre con la mia stessa bacchetta”
“Davvero? E perché lo avresti fatto?” gli chiese tranquillamente Delphi, lasciandolo sorpreso. Barty esitò, non si era aspettato una domanda del genere.
“Perché…” 
Perché non mi ha mai amato.
“Perché lui agiva contro il Signore Oscuro”
“In tal caso, hai fatto bene” gli concesse Delphi.
A Barty tornò un debole sorriso. Bastava davvero poco.
“E ho trasfigurato il suo corpo in un osso” riprese, voleva impressionarla a ogni costo “E poi l’ho seppellito a Hogwarts. Ti mostrerò dove, quando conquisteremo il castello.”
“Io non ho mai trasfigurato niente” ammise lei, la sua mancanza di istruzione la metteva a disagio.
“Non è difficile” la rassicurò, anche se dentro di lui si sentì stupito “Volare lo è estremamente di più.”
Delphi alzò le spalle “A me viene naturale come camminare.”
“Perché sei la figlia del padrone, hai poteri che noi maghi non abbiamo” e dicendo questo arrossì, si sentì pervadere dal calore. Il potere lo aveva da sempre inebriato “E a proposito di ciò” continuò, cercando di ostentare una disinvoltura che non aveva “A quale Purosangue sei stata promessa?”
Lei lo guardò come se fosse impazzito.
“Prego?”
“Il Signore Oscuro deve averti promessa a qualcuno…”
Lei lo fulminò con lo sguardo, un'occhiataccia degna di sua madre Bellatrix “Io non mi sposerò mai, tanto meno con te.”
Barty sorrise “Questo non sta a te deciderlo. Sta a lui” insinuò, cercando di trattenere l’entusiasmo. Delphini lo guardò male e velocizzò il passo, ma Barty non si lasciò scalfire. Quella ragazza appena sbocciata era sua. Il Signore Oscuro a chi avrebbe dato la sua mano, se non a lui, che l’aveva salvata e che gli era stato fedele fino alla fine? Barty fremette, il desiderio di saltarle addosso era sempre più urgente. Sarebbe stato come giacere con il padrone e con Bellatrix allo stesso tempo.
“Ti amerei più della mia vita” le disse sinceramente, raggiungendola “Ti amo già più della mia vita.”
Delphi sbuffò. Teneva la schiena dritta e la testa alta, ma si sentiva agitata. Percepiva ancora lo sguardo intenso e ossessivo di quell’uomo sulle spalle, ma che avesse solo provato ad avvicinarsi, solo provato.
“Tu non sei centrato. Mi hai appena conosciuto, come puoi dire di amarmi?”
“Sei la figlia del padrone” le rispose lui con ovvietà.
 Delphi lo guardò, non si aspettava che i Mangiamorte fossero così devoti al Signore Oscuro, sinceramente.
“Quindi ami lui, non me”
“Amo tutto di lui, compresa te.”
Lei assottigliò gli occhi, non sapeva come sentirsi. Una parte di lei era orgogliosa della devozione di quel Mangiamorte, un’altra invece, più ribelle, era indignata. Pretendeva di avere un uomo che l’amasse a prescindere da chi fosse suo padre. 
“Faresti meglio a giacere con lui, allora” insinuò, senza vergogna.
Barty arrossì violentemente “Come puoi dire una cosa del genere? Il Signore Oscuro non è un invertito! E tu sei fortunata che non ti abbia sentito, ti avrebbe punito seduta stante”
Delphi sorrise “Tu lo sei, però”
“Non mi negherei a lui, se è questo che intendi” le rispose onestamente, il rossore del suo viso non si affievolì “Ma ciò non fa di me un finocchio”
Lei rise in una maniera che gli ricordò nitidamente Bellatrix. “Ho qualche dubbio” insinuò per provocarlo
“Non averne. Ti scoperei anche adesso, se potessi”
“Stai attento, Mangiamorte” lo redarguì Delphi, per nulla scandalizzata “O dirò a mio padre che hai cercato di importunarmi”
Il sorriso di Barty sfumò subito, la sua espressione divenne inorridita.
“Qual è il tuo nome?” gli chiese Delphi, compiaciuta di averlo zittito.
“Barty” le rispose allora.
“Barty?”
“Bartemius”
“Bartemius?” sorrise con una smorfia “Che nome da vecchio barbagianni”
Barty ricambiò il suo sorriso, in effetti aveva ragione.
 
 
Presto giunsero a Hogsmeade, nella Stamberga Strillante, luogo segreto che aveva ospitato il fratello di Regulus e i suoi orribili amici durante i loro anni a Hogwarts.
In quel momento, fuori finalmente dalle barriere magiche e antiche del castello, Barty iniziò a sentirlo distintamente. 
Il suo avambraccio sinistro iniziò a pulsare in modo più violento, vorace, bramoso di ricevere attenzioni.
Barty si strappò la manica e per poco non cadde sulle sue stesse ginocchia. Il Marchio Nero, fino a ieri nient’altro che un tatuaggio morto e sbiadito, aveva ripreso colore e magia. Brillava, il serpente danzava insinuante, esigente. In quel momento Barty comprese la portata di quello che era accaduto: il Signore Oscuro era tornato. Era di nuovo lui, intero, vivo, potente e non più ridotto a quella povera ma vigile ombra che aveva dovuto nutrire l’estate scorsa.
Immaginò gli urli di gioia di Bellatrix levarsi dalle profondità più oscure di Azkaban e le espressioni sgomente dei fratelli Lestrange, ammesso che fossero ancora vivi. La strega certamente lo era e Barty avrebbe voluto essere con lei, solo lei poteva comprendere e condividere quella immensa e mai provata gioia che lui stesso stava provando in quel momento.
“Guarda” disse a Delphi, con gli occhi lucidi e il fiato corto “Guarda, guarda tu stessa. È il padrone, è tornato, è tornato per davvero!”
Delphi gli si avvicinò e guardò il Marchio Nero con occhi pieni di stupore e curiosità. Lo toccò con le dita e lo fece vibrare leggermente, Barty fremette.
“Bacialo” le disse, eccitato “È tuo padre, bacialo”
Delphi obbedì e premette le labbra sul Marchio, ma subito si allontanò con la bocca scottata, come se avesse baciato del ferro rovente. Barty sussultò e la guardò come un lupo affamato.
Chi sei tu.
Fu una voce a parlare. 
“Rifallo” la supplicò il Mangiamorte, ma Delphi lo ignorò. Non capiva se aveva sentito quella voce per davvero o se era frutto della sua immaginazione. Era stata lontanissima, un sibilo, un soffio senza tono.
“Ti prego” insistette Barty, che intanto si era inchinato ai suoi piedi.
Sono Delphini” pensò lei tra sé, sentendosi sciocca “Sono tua figlia”
Barty le afferrò forte i polpacci nudi, lei sussultò e lo guardò in viso. Era come se si fosse accorta di lui solo in quel momento.
“Ho sentito una voce” gli disse.
Barty la lasciò subito e dischiuse la bocca “Era il padrone?”
Delphi esitò “Non so perché lo penso, ma credo di sì”
“Cosa ti ha detto?” le chiese avidamente.
“Ha chiesto chi fossi”
Barty aggrottò le sopracciglia, un’ombra di delusione gli rabbuiò lo sguardo acceso “Allora te lo sei immaginato. È impossibile che il Signore Oscuro non sappia di te”
“Io vengo dal futuro, ricordi? In che anno siamo di preciso?” gli chiese lei.
“1995" le rispose subito Barty "24 giugno 1995”
“Capisci? Io sono nata nel 1998” gli spiegò “Nessuno può sapere di me, nemmeno lui”
Realizzarlo le diede una stretta allo stomaco e le incendiò il petto. Aveva sempre dato per scontato che Lord Voldemort la riconoscesse come figlia al primo sguardo, che accogliesse placidamente la sua presenza, come - evidentemente - aveva accolto la sua nascita.
Ma erano tutte ipotesi, nessuno le aveva mai detto com’erano andate di preciso le cose.
E se Rodolphus Lestrange avesse mentito? E se Bellatrix (Bellatrix? Era davvero lei sua madre?) l’avesse partorita di nascosto? E se la sua mancanza di istruzione magica fosse stata vista da Voldemort come un’onta al suo nome e al suo potere?
Delphi pensò rapidamente a tutte queste eventualità e si sentì gelare. Guardò Barty, ancora chino ai suoi piedi come un cane che cercava di indovinare i suoi pensieri.
“Ho paura di incontrarlo” gli rivelò, inquieta.
“Perché?” la rassicurò lui, con un sorriso “Non devi avere paura, il Signore Oscuro è il padre migliore che si possa immaginare. Ti accoglierà come meriti, proprio come ha fatto con me”.
Delphi voleva tanto farsi persuadere da parole come quelle. Bramava che il Mangiamorte avesse ragione e si lasciò convincere. E dopotutto, se perfino Voldemort l’avesse ripudiata, che cosa ne sarebbe stato della sua vita? Quale altro scopo avrebbe avuto?
Barty le tese la mano.
“Qui ci possiamo materializzare” le disse “So dove si trova, se siamo fortunati possiamo ancora assistere alla morte di Harry Potter”
Delphi si morse la lingua. Harry Potter non morirà oggi, in quel cimitero.
Ma dopotutto non aveva appena salvato quel Mangiamorte? Il passato era appena stato inesorabilmente cambiato.
 
 
 
 
 
Atterrarono pesantemente su un terreno arido e sabbioso, Delphi sentì dei rametti spezzarsi sotto gli stivali. L’aria era rarefatta e tutt’intorno regnava un silenzio tombale, degno del macabro cimitero della famiglia Riddle.
“Non capisco” esclamò Barty, guardandosi ansiosamente intorno “Dovrebbero essere qui” 
Non c’era nessuno in quel cupo cimitero, ma l’aria era satura di magia oscura e tutto intorno era andato completamente distrutto. Le lapidi erano divelte e il terreno squarciato e rivoltato su se stesso, prove concrete di un’ira recente e violenta, che ancora impregnava l’aria.
“Oh!”
Delphi si voltò di scatto e vide il Mangiamorte accasciarsi sulle ginocchia dall’emozione. Barty si trascinò velocemente verso un grosso calderone rovesciato, talmente impregnato di magia oscura che il rame, da cui era stato ricavato, fumava e si era liquefatto nei bordi.
“Oh!” esclamò di nuovo Barty, commosso “Era qui, è stato qui, hanno usato questo per farlo tornare!”
Il cuore di Delphi batteva all’impazzata.
“Padrone!” lo chiamò Barty a voce alta, la ragazza strinse i pungi e guardò subito per terra, le sue guance si colorarono di un tenue rossore "Padrone!" continuò lui, ma non un rivolo di vento si mosse.
“Non capisco, non capisco!” esclamò frustrato, deluso “La cerimonia doveva tenersi qui!”
“Qualcosa è andato storto” mormorò Delphi, sentiva la gola secca “Harry Potter è scappato”
Barty sgranò gli occhi arrossati “Cosa!? Nessuno può scappare al Signore Oscuro, tanto meno quel ragazzino incapace che sa solo volare sulle scope!”
Delphi si sentì pervadere dall’imbarazzo, non sapeva nemmeno lei come giustificare che Harry Potter ci fosse riuscito.
E come fosse riuscito a vincere l’intera guerra, alla fine.
“Barty” lo chiamò Delphi, usando per la prima volta il suo nome. Lui la guardò stupito, inutile dire che la sua presenza addolciva la cocente delusione di non avere trovato Voldemort “Non possiamo incontrarlo ora”continuò Delphi, concentrata “È troppo infuriato per la fuga di Harry Potter. Dobbiamo aspettare”
E mentre pronunciò quelle parole, Delphi si rese conto che erano vere, come se una parte di lei avesse già conosciuto Voldemort e sapesse come gestire i suoi pericolosi malumori.
Barty la guardò, impaziente e infastidito.
“Ma non può essere fuggito!” insistette, pareva isterico tanto era agitato “Ho trascorso tutto il fottuto anno con quel ragazzino, non è nemmeno capace di copiare i compiti degli altri, per Salazar!”
Delphi sospirò e abbassò lo sguardo. Barty, malgrado la sua isterica incredulità, colse la sua reticenza.
“Tu sai qualcosa che noi non sappiamo, non è vero?” le chiese, attento “Tu vieni dal futuro, sai come sono andate le cose. Perché sei qui nel passato?”
Delphini deglutì a vuoto e il suo stomaco si contorse dall’ansia. La sua esitazione fece allarmare il Mangiamorte.
“Cosa è accaduto nel futuro?” la pressò Barty, scuotendola per le spalle “Quando dannazione morirà quel ragazzino?”
“Prima che tu possa immaginare” sibilò una voce gelida alle loro spalle
“PADRONE!” strillò Barty, gettandosi di peso ai suoi piedi. Lord Voldemort a malapena lo guardò, aveva gli occhi puntati su Delphini.
“Quindi tu saresti mia figlia?” 
Quel tu sputato con disprezzo la fece trasalire. Delphi si ritrovò ad avere il cuore in gola, le mani che le tremavano. Quell’essere di fronte a lei, più simile a un mostro che a un uomo, la fissava, brutalmente stupito. Provò l’impulso di dirgli di no.
“Sì” mormorò.
Voldemort scavalcò Barty e le si avvicinò, senza smettere di fissarla con quei suoi occhi rossi e privi di affetto. Delphi abbassò lo sguardo sui suoi piedi e un brivido le attraversò la schiena. Quello era il momento della verità, il momento che aveva sempre sognato… Ma allora perché voleva fuggire esattamente come aveva fatto Harry Potter? 
Ma ecco che due dita gelide le afferrarono il mento e glielo sollevarono bruscamente. Delphini si ritrovò di fronte agli occhi rossi e severi di Voldemort, più vicino di quanto avesse creduto, talmente vicino che scorse una striatura castana intorno alle pupille allungate. Ma per fortuna per lei, Voldemort abbassò lo sguardo e la scrutò, come se stesse guardando un oggetto messo all’asta.
Delphi aprì la bocca per parlare, ma il mago oscuro non le diede il tempo.
“Mostrami la tua bacchetta” le ordinò infatti.
Lei non disse nulla, con mani tremanti rovistò nella tasca e gli passò la bacchetta. Voldemort gliela strappò di mano e iniziò a esaminarla.
“Quanti anni hai?” le chiese, severo.
“Diciannove” gli rispose Delphi, intimorita. Barty Crouch era ancora inchinato con le guance rigate di lacrime, ma questo non gli impediva di fissarli entrambi, prima uno e poi l’altra.
“Il tuo viso ricorda distintamente quello di Bellatrix Lestrange” affermò Voldemort, senza guardarla.
“Sì” rispose lei con la gola secca “Lei è mia madre”
Voldemort le lanciò uno sguardo, ma non disse niente. Svitò solo con maestria la bacchetta della figlia e ne esaminò il nucleo.
 “Tasso, cuore di piuma di fenice” dedusse freddamente “Esattamente come la mia”
Delphini non poté trattenere un sorriso orgoglioso, ma lo sguardo severo che le lanciò Voldemort la fece desistere.
“Sei bella da vedere, ma non sento alcun potere speciale in te. Perché ho deciso di tenerti, se non mi servi a niente?”
Fu come ricevere una pugnalata dritta al cuore. Delphini rimase ammutolita, troppo ferita per trovare una risposta.
“Lei è potente, padrone” si intromise timidamente Barty, osando contraddirlo “L’ho vista volare in cielo con i miei occhi”
Voldemort lo fulminò con lo sguardo e il Mangiamorte abbassò subito il capo.
“Quindi?” la incalzò nuovamente Voldemort.
Il cuore di Delphi fece un tuffo “Io… io non lo so”
“Non lo sai” ripetè lui con falsa dolcezza “Sai almeno dirmi perché hai avuto l’esigenza di viaggiare nel tempo o devo indovinare anche questo?”
Barty la implorò con lo sguardo di rispondere, ma Delphi dischiuse solo le labbra, i suoi occhi ormai si erano velati di lacrime.
“Non sei ancora nata e già abusi della mia pazienza” sibilò Voldemort, perforandola con lo sguardo “Perché sei qui? Io ti ho mandato per riferirmi qualcosa?”
Delphi scosse la testa e il mago oscuro si adirò.
“Stai insinuando di essere venuta qui senza il mio permesso!?”
“Padre” sussurrò infine, arrossendo “Dal futuro da cui provengo, voi…Voi non ci siete”
Ci furono pochi istanti di silenzio.
"Cosa?" sussurrò Barty, sbattendo le palpebre "Cosa vuoi dire...? Mio Signore? Mio Signore, non capisco"
Voldemort invece aveva capito perfettamente e infatti sgranò gli occhi, la sua espressione da fosca e minacciosa si fece atterrita, in un modo che Barty non aveva mai visto o creduto possibile. Lo spavento però durò poco, perché il mago oscuro si accese di furia. Levò il braccio e le puntò contro la bacchetta, come un titano oltraggiato e pronto a scatenare l’inferno.
“Padrone, vi prego, invoco pietà per lei” lo supplicò Barty, appendendosi alla sua veste come un bambino “Datela a me piuttosto”
“Taci!” lo liquidò Voldemort, facendogli inghiottire la polvere con un calcio. Calci del genere Bellatrix non ne aveva mai ricevuti.
Delphi iniziò a disperarsi “Sono venuta qui per salvarvi, padre! Ho già cambiato il futuro, quel Mangiamorte sarebbe dovuto morire quest’oggi ed è sopravvissuto”
Ma Voldemort non voleva sentire ragioni. La rabbia mal sfogata per la fuga di Harry Potter, unita alla sua accecante paura della morte, lo resero brutale come un coltello. L’afferrò per il collo e la sollevò senza alcuna fatica, nascondeva una forza da toro sotto quelle braccia scheletriche.
“Lord Voldemort si salva da solo!” le sibilò infuriato, a un palmo dal suo viso “E tu adesso verrai punita da me ora e da me nel futuro”
E detto questo la gettò violentemente a terra. Delphi pianse e a poco valsero le sue suppliche, perché la rabbia di Voldemort era sgorgata direttamente dalla sua paura più grande e accecante.
“Crucio!” sibilò più volte, fino a lasciarla esanime al suolo. Barty guardò la scena da terra e per una volta assistette a una punizione di Lord Voldemort senza sorridere. 
Quest’ultimo poi la sollevò in piedi con la magia, alla sua altezza, tanto che i piedi di lei non toccarono più terra. 
“Ora tu, mia cara figlia, torni al tuo tempo” sibilò minaccioso “E mi affronterai una seconda volta. Lord Voldemort non dimentica, ricorderò bene ciò che hai fatto anche a distanza di vent’anni”
Delphi continuava a piangere silenziosamente e a scuotere la testa, anche se una piccola parte di lei era contenta di andarsene da quel posto orribile. 
Solo che…
“Non ho più alcuna Giratempo” gli rivelò, imbarazzata “La mia si è rotta”
Le narici di Voldemort si dilatarono e lui le scoccò uno sguardo che poteva definirsi annoiato.
“Mio Signore” esclamò allora Barty, per togliere la ragazza dai guai “Se necessitate una Giratempo, mio padre ne possedeva una, posso procurarvela subito”
“E sia, fallo” esclamò Voldemort “Non farmi attendere”
Barty sorrise e gonfiò il petto “Sì, Mio Signore” esclamò, chinando il capo. Ma prima di materializzarsi, lo guardò un’ultima volta. “Sono davvero felice che voi siate tornato” gli disse col cuore in mano.
Voldemort gli scoccò un'occhiata impaziente “Muoviti, ragazzino”
Barty arrossì e poi si materializzò, con grande amarezza di Delphi. Non voleva restare da sola col padre, e il reattivo Voldemort percepì le sue emozioni, la sua paura. Piegò il capo e le sorrise.
"Vuoi davvero sapere perché ti ho concesso di nascere?” le chiese, sorprendendola. Delphi trovò il coraggio di guardarlo, quella era stata la domanda che l’aveva tormentata fin da quando aveva scoperto la sua vera identità, ma ora non era più sicura di volerlo sapere.
Perché” l’anticipò lui, con un sorriso diabolico “Lord Voldemort vince sempre, e anche quando sembra che non ci sia, lui c'è. Non capisci, ragazza? Io ti ho generato per permetterti di venire qui e avvertirmi, così ora so che dovrò concepire una figlia per consentire che ciò accada. A tal proposito…” esclamò “Sei proprio sicura che sia Bellatrix tua madre?” 
Delphi ci pensò su, era una fortuna che non toccasse terra, altrimenti sarebbe rovinata al suolo “In realtà..." esclamò, con la voce spezzata "In realtà è stato Rodolphus Lestrange a riferirmelo”
Voldemort rise, per ovvie ragione che lei tuttavia non colse. La furia di prima pareva apparentemente sparita.
In quel momento, Barty si materializzò con un elegante scrigno nel cui centro era intagliato lo stemma della nobile famiglia Crouch. Appena arrivò, sorrise, sollevato di vederli ancora lì.
“La Giratempo è qui dentro, mio Signore” esclamò Barty, andandogli incontro solerte “Il vecchio però lo ha sigillato con la magia e... Ecco...”
“E immagino sia necessario il mio intervento per aprirlo” esclamò Voldemort, prendendoglielo direttamente dalle mani. Barty a quel contatto sussultò lievemente.
“Vedi, Delphi? Sono circondato dai Mangiamorte, ma quando occorre un braccio potente…” disse, facendo saltare via il coperchio dello scrigno, che iniziò a fumare “Devo sempre fare appello su me stesso”
La Giratempo all’interno emise un bagliore dorato e la piccola clessidra girò su stessa più volte: era perfettamente funzionante. Barty la guardò e poi osservò la bella Delphini, ansioso.
“Padrone” tentò, supplichevole “Non sarebbe opportuno che lei restasse qui? Avremo un alleato in più su cui contare”
Voldemort ridacchiò, iniziando a caricare il prezioso marchingegno 
“So che cosa brami, Barty” esclamò, divertito “Ma no, lasciamo che il tempo faccia il suo corso…”

 
E poi ci fu un’improvvisa ondata di luce. Un fragore assordante. E il tempo si ferma, poi si gira, ci pensa su, e comincia a svolgersi al contrario, all’inizio lentamente…
E poi accelera.*
 
 
 
 
***
 
 
Delphi atterrò per terra, sul prato umido. Si sollevò sulle ginocchia col cuore pesante, sentiva ancora male in tutto il corpo a causa delle maledizioni che Lord Voldemort le aveva scagliato solo poco prima.
Si guardò intorno per capire dove fosse. Il cielo era plumbeo e faceva molto freddo, realizzò che non poteva trovarsi nello stesso punto da cui era partita con Albus Severus e Scorpius Malfoy, ovvero il campo da Quidditch nel cortile di Hogwarts.
Fece altri, pochi passi, finché non arrivò sul limitare di una collina.
Sotto, in quella che sembrava una piazza, era stata innalzata un’enorme statua, alta almeno cinque metri, raffigurante Lord Voldemort col braccio sollevato mentre freddava Harry Potter diciassettenne…
“Eccoti, finalmente!” esclamò una voce femminile alle sue spalle “Ti sei cacciata in un grosso guaio, ragazzina!”
Delphini si voltò e vide una donna elegantemente vestita, dall’aria algida e impaziente. Aveva i capelli neri e sciolti sulle spalle, ma un aspetto decisamente troppo fresco e giovane per essere lei.
“È molto arrabbiato” continuò costei, come se la conoscesse “E ha dato la colpa a me perché dice che mi assomigli troppo, eppure io non sono mai stata così stupida!”
Delphi sbatté le palpebre e lasciò che quella donna le afferrasse il polso e la condusse via. Era alta esattamente come lei, ma aveva un aspetto meno gracile e sottile.
“Se stasera non mi parla, io giuro che me la prendo con te, hai capito?” minacciò, indignata.
Presto, la ragazza si rese conto che quella collina in realtà era un giardino in pendenza, nel quale si stagliava un castello con alte torri dalle guglie appuntite e gli stendardi raffiguranti il Marchio Nero: Hogwarts.
“Madre?” esclamò Delphi con tono interrogativo, al che Bellatrix si voltò verso di lei con le sopracciglia corrugate, un’aria infastidita.
“Cosa?”
“Sei proprio tu?”
Bellatrix assottigliò gli occhi “Ti hanno confuso? O ti sei scolata di nuovo tutto l’aconito?”
“No, quello me lo sono scolato io”
Delphi guardò più avanti e vide Barty che le attendeva appoggiato agli stipiti secolari dell'ingresso, esattamente identico a come lo aveva visto vent’anni prima, ma molto più elegante. Le fece l’occhiolino.
“Ora tu, cara signorina, vai da tuo padre e risolvi tutto questo casino che hai combinato” continuò Bellatrix “E gli dici che io non c’entro niente! Hai capito?”
Delphi la guardò e un sorriso le increspò le labbra “Capito”
“Vai, ora” la incalzò Bellatrix, con lo sguardo ansioso. La ragazza si incamminò e continuò a sorridere, lasciando i due Mangiamorte alle sue spalle.
“Mi faranno santa con quei due” la sentì dire a bassa voce.
“Santa Bellatrix” scherzò Barty.
 
Delphi ce l’aveva fatta, non era più sola.
 
 
 
 


 
 
* passo tratto da “The Cursed Child"
 


 
Note
Un po' di spiegazioni, soprattutto per la fine: evitando la morte cerebrale di Barty, Delphi ha completamente cambiato il futuro e ciò ha portato Voldemort a vincere. Nella mia testa, Barty nella guerra di Hogwarts impedisce a Molly Weasley di uccidere Bellatrix, Bellatrix uccide quindi Neville (prima che possa decapitare Nagini) e il povero Harry si ritrova ad affrontare un Voldemort semi immortale con Bellatrix e Barty vivi e al suo fianco, per cui insomma, per lui c’era poco da fare. 
Poi li ho immaginati nel futuro stanziati a Hogwarts, con un aspetto ancora giovane perché con le arti oscure loro riescono ad “aspirare” la giovinezza dei poveri che tentano di ribellarsi, un po' come fanno le streghe nei racconti dei fratelli Grimm. Una sorta di premio che ha concesso loro Voldemort. 
Quest'ultimo... Quest'ultimo, dopo che Delphi gli ha praticamente detto che era morto, reagisce di impulso, ma poi si calma perché si dà da solo tutte le spiegazioni. Con una relativa facilità, perché nella sua testa è proprio impossibile che l'evento morte lo sfiori.
Niente, spero che questa storia distopica (o forse dovrei dire utopica, per i fan dei villains?) vi sia piaciuta, a presto! :)

EDIT: Il bellissimo Banner che vedete è stato un regalo di Lu (MusicAddicted) <3 GRAZIE! 
 

 

   
 
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