Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    19/08/2021    7 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per Gabi avere una compagna di stanza era una cosa inusuale ed elettrizzante. Si era praticamente fiondata in camera non appena aveva visto che Levi ne era uscito. Mikasa sembrava ancora un po' turbata ma almeno non era più immobile accanto alla finestra.

"Mi dispiace aver invaso il tuo spazio Gabi, cercherò di non crearti fastidio."

"Ma no... che vai a pensare, non c'è nessun problema. Sapessi che gioia è per me avere un'altra presenza femminile in questa casa. Non che Falco, Onyankopon e Levi non siano di compagnia, ma con una ragazza è diverso."

"Ti ringrazio, sei gentile."

"Spero che il capitano Levi si sia scusato con te, perché io voglio che tu rimanga. E se vuoi sapere come la penso credo che anche lui lo voglia solo che è troppo testardo per ammetterlo." Mikasa sorrise, aveva una schiettezza di pensiero davvero singolare quella ragazza.

"Diciamo che il nostro non è stato proprio un chiarimento. Abbiamo parlato un po', tutto qui." Gabi sembrò intristirsi, sperava in qualcosa di più risolutivo.

"Ma tu resterai lo stesso, vero?"

Mikasa non voleva deluderla né alimentare false speranze. "Adesso dormi Gabi, ne riparleremo domani. Buonanotte."

"Va bene, come vuoi, buonanotte anche a te." chiuse gli occhi e il sonno arrivò inaspettatamente quasi subito.

 

                                                                                                                                      ***

Anche Mikasa dovette ammettere che dormire sapendo di non essere sola le dava una sensazione di pace e calore. Era come se inconsciamente sapesse di non doversi guardare le spalle, che c'era qualcuno che l'avrebbe aiutata in caso di pericolo. Era stato così anche quando Armin e gli altri, di ritorno a Paradis, avevano dormito da lei. Per tutta la vita era stata all'erta, vigile, aveva dovuto proteggere e difendere ciò in cui credeva, la persona che amava. Adesso le rimaneva da proteggere solo se stessa, e questo pensiero le mise addosso un po' di malinconia.

Riuscì a riposare solo poche ore, non perché non sentisse addosso la stanchezza, semplicemente perché si sentiva estranea in un luogo che non le apparteneva. Come avevano fatto Levi e gli altri ad abituarsi? Forse perché il desiderio di allontanarsi dagli orrori di Paradis e di Marley gli aveva fatto accettare di buon grado qualsiasi posto che non fosse quello. 
Decise di alzarsi cercando di non svegliare Gabi che sembrava dormire profondamente. Invece per lei la consueta insonnia non era certo una novità.

La camera di Gabi era posizionata lungo il corridoio opposto alla cucina, così le bastarono pochi passi per ritrovarsi nella penombra di quel luogo. Solo che si accorse quasi subito che da sotto la porta filtrava una luce fioca. Girò la maniglia e si sorprese nel vedere Levi intento a strofinare energicamente il tavolo sul quale abitualmente mangiavano.

"Cosa diavolo stai facendo in piena notte?" chiese sorpresa.

"Non vedi? Pulisco questo sudiciume." rispose, continuando a strofinare in modo più veloce ed energico.

"E ti sembra l'ora di fare le pulizie?"

"Non c'è un orario specifico per pulire, lo si fa e basta! Tu piuttosto... perché non sei a dormire? Vedo che le cattive abitudini te le porti sempre dietro."

"Ho sempre dormito poco, non è un problema per me."

"Oh... lo so bene. Ho pensato un'infinita di volte che se qualcuno si fosse alzato in piena notte rischiava di prendersi un colpo vedendoti vagare per il dormitorio."

"Te ne ricordi ancora?" ne fu sinceramente sorpresa.

"Certo che me lo ricordo. Credi forse che sia un vecchio rincoglionito? O che insieme all'occhio abbia perso anche la memoria?"

Un sorriso un po' forzato e amaro le comparve sul viso, perché anche se a Levi sembrava non pesare, per lei era ancora difficile vederlo in quello stato. "Avrei voglia di un tè, mi fai compagnia?"

Lui sbuffò un po' spazientito. "Spero almeno che tu abbia imparato a preparlo in questi anni. E vedi di non sporcare troppo."

"Agli ordini, capitano!" rispose in modo irriverente.

"Tse... che ragazzina irritante."

 

Levi terminò quello che stava facendo riponendo gli stracci da lavoro e lavandosi accuratamente le mani, mentre Mikasa aveva già preparato tazze e piattini.

"Allora... posso poggiarli sul tavolo o comincerai a sbraitare che ho sporcato?"

Levi si avvicinò alla cucina prendendo la sua tazza e porgendo l'altra a Mikasa. "Per evitare questa eventualità andremo in un altro posto."

"E sarebbe?"

Levi le chiese di seguirla con un gesto. "Reggi un attimo la tazza." Mikasa inizialmente non capì cosa stesse facendo. Poi lo vide spostare il piccolo divano posizionato nell'angolo e metterlo di fronte al balcone. Aprì leggermente la finestra in modo che il cielo, finalmente sgombro di nuvole, potesse essere visibile.

"Adesso puoi sederti, però ridammi la tazza prima di farla cadere."

"Ma che mal fidato che sei..." lui sollevò appena l'occhio sinistro cercando di smentire quell'affermazione "... avanti assaggialo e dimmi com'è."

Lui ne bevve un sorso, chiuse gli occhi e guardò fuori dalla finestra. "È accettabile."

"Ti sei sprecato, che gentile."

Rimasero in silenzioso per parecchi minuti, catturando ogni minimo rumore che veniva dall'esterno e beandosi della quiete che regnava intorno a loro. Mikasa osservò il cielo nel quale erano visibili le stelle. L'aria, resa più fresca dalla pioggia, risultava ugualmente piacevole. Socchiuse appena gli occhi, abbassando lo sguardo sulla tazza quasi vuota.

"Cos'è stai poco bene?"

"No... no sto bene, tranquillo."

"Allora perché hai quella faccia?"

Mikasa ci pensò un attimo prima di rispondere, poi ritenne che in fondo non c'era niente di male nel dire ciò che provava."È solo che... questo non è il mio cielo. Cioè, non è quello al quale sono abituata."

"Intendi il cielo che si vede a Paradis? Beh... non penso sia molto diverso da questo."

Mikasa sorrise, era evidente che quel luogo per Levi rappresentava solo brutti ricordi, e forse non poteva dargli torto.

"Sai Levi... il cielo di Paradis è stato sempre speciale, forse perché era carico di aspettative e desideri. È vero che in fondo è sempre lo stesso in qualsiasi città lo si guardi. Ciò che fa la differenza però è la persona che lo sta guardando. E questo non è il mio cielo."

Levi terminò il suo tè e così fece anche Mikasa. Senza dire niente, le tolse la tazza dalle mani mettendole entrambe nel lavabo della cucina.

"Dove hai vissuto in questi anni?"

"In una baita fuori Shiganshina." lui sembrò restare in attesa come se si aspettasse dell'altro.

"Devo forse pregarti per farti parlare?" chiese un po' spazientito. Mikasa accennò un sorriso.

"Kyomi Azumabito avrebbe voluto che io stessi per un po' a Hizuru, ma era fuori discussione. Non ho accettato neppure le varie proposte di Historia, anche se lei non sembra demordere. Poi vidi quella baita... era disabitata e mal ridotta, però mi ricordava tanto quella dei miei genitori. L'ho rimessa in sesto e alla fine è lì che ho deciso di restare."

"Capisco. E sei rimasta da sola tutto questo tempo?"

"In un certo senso sì, ma non mi sono mai sentita completamente sola. Armin mi scriveva sempre e poi..."

Levi sollevò la testa per osservarla bene, i suoi occhi sembravano risplendere sotto la luce della luna. "C'era Eren a tenerti compagnia." concluse lui al posto suo.

"Sì, in un certo senso è così."

Lo disse serenamente, come fosse la cosa più normale di questo mondo. Difficilmente osava essere così schietta con le persone, temeva che potessero considerarla patetica, una donna che si aggrappava al passato perché non riusciva ad andare avanti. Ma con Levi era diverso, non doveva fingere né mascherare ciò che era o sentiva. Con lui era se stessa, come con Armin, e questo la metteva a proprio agio.

"Perché adesso non mi racconti un po' di te invece di fare solo domande?"

"Guarda che sei tu l'ospite qui, quindi è mio diritto chiedere."

"Sarebbe anche cortese però che tu rispondessi ad una delle mie domande, non credi?" pungente e sempre a tono, a volte era esasperante. Levi si era arreso da tempo al fatto di non poterla spuntare con lei, tra loro era un testa a testa continuo.

Così si ritrovò a raccontarle di come Onyankopon avesse consigliato loro di recarsi a Londra avendo strutture più all'avanguardia per il suo caso. Di come Gabi e Falco avessero deciso di seguirli e di tutto l'aiuto e il sostegno che aveva inaspettatamente ricevuto da loro. "Lei ti somiglia molto sai..."

"Parli di Gabi?"

"Sì, in molti aspetti direi. È determinata e testarda come te, non si arrende mai. Eppure a volte diventa fragile e malinconica. Fortuna che Falco le è sempre vicino, è un ragazzo davvero in gamba."

Mikasa si sorprese nel sentirgli dire quelle parole. Un tempo non si sarebbe mai aperto così nel raccontarsi e nel raccontare degli altri. "L'età ti ha reso più loquace Levi... " lui si voltò di scattò sentendosi punto nel vivo e anche un po' offeso.

"Attenta a come parli ragazzina, sei pur sempre in casa mia, sii più rispettosa almeno."

"Farò del mio meglio capitano..." Levi dovette rassegnarsi a non essere minimamente ascoltato "... piuttosto continua a raccontare dai. Mi piace sentirti parlare."

Mikasa si sistemò meglio sul piccolo divano, voltandosi verso Levi. Lui alternava lo sguardo tra il cielo notturno e gli occhi di lei, che pian piano si chiudevano sotto il peso della stanchezza. Rimase ad osservarla, sembrava serena adesso. Come se l'ansia e le paure di prima le fossero scivolate di dosso. Gettò la testa all'indietro sul divano e chiuse anche lui gli occhi. Il pensiero andò per un attimo a quei rivoltosi degli jaegeristi. Ormai erano un chiodo fisso da quando aveva saputo che si trovavano anche a Londra.

Stese la mano destra sul divano e sfiorò inavvertitamente quella di Mikasa. Ne accarezzò il dorso con il pollice, per poi ritrarla quasi subito. Decise di essere finalmente onesto con sé stesso. Di ammettere ciò che voleva ignorare a tutti i costi. I suoi compagni avevano ragione, non voleva che lei andasse via, non voleva privarsi di nuovo di quello sguardo che per tante notti aveva visitato i suoi sogni.

 

                                                                                                                                   ***


Gabi spalancò letteralmente gli occhi, risvegliata dai tenui raggi del sole che cominciavano a filtrare dalla finestra.

Era ancora l'alba. Si guardò attorno in cerca di Mikasa notando, con disappunto, di essere sola. Una strana inquietudine e mille pensieri cominciarono ad affollarle la mente. E se fosse andata via senza dire niente? Poi osservando meglio vide su una poltrona gli abiti che aveva addosso quando era arrivata e ciò in parte la tranquillizzò. Rimaneva da capire però dove fosse. 
Così si alzò in punta di piedi e si diresse in cucina. Tutti sembravano dormire ancora eppure qualcosa di inusuale attirò la sua attenzione. Il divano nell'angolo era stato spostato e nel lavabo c'erano due tazze sporche di tè. Aveva più o meno intuito che fosse opera di Mikasa, ma ciò che vide la sorprese in modo inaspettato.

Su quel divano, spostato di fronte la finestra, c'erano il capitano Levi e la giovane Ackerman placidamente addormentati. Lei aveva la testa poggiata sulle gambe di Levi che invece le cingeva le spalle con il braccio destro. Gabi rimase a dir poco sbalordita, ma la vista di quella scena le fece stranamente piacere.
 
Si fermò in particolare ad osservare Levi, notando subito come il suo viso apparisse più sereno e rilassato. E anche Mikasa sembrava aver trovato una rassicurante protezione da quella involontaria vicinanza. La cosa la fece sorridere. Decise di tornare in stanza e prendere una coperta dall'armadio. Tornò da loro e gliela poggiò delicatamente addosso per coprirli, poi andò via.

Quella mattina finalmente avrebbe potuto prendersela comoda. Gli effetti positivi della presenza di Mikasa cominciavano a dare i loro frutti. E qualcosa nella sua mente le fece intuire che ormai non c'era più pericolo che lei potesse andare via.

 

Il frastuono esterno la costrinse ad aprire gli occhi, benché non ne avesse nessuna voglia. La città si stava lentamente animando di persone, suoni e un chiacchiericcio di sottofondo. Si sentiva riposata e tranquilla, come non le succedeva da tempo. Poi improvvisamente si ricordò della sera precedente, della chiacchierata con Levi, e sollevandosi appena si accorse della posizione in cui aveva dormito. Non ebbe tempo però di realizzare appieno cosa fare che si ritrovò il suo sguardo affilato piantato addosso.

"Finalmente ti sei svegliata."

Bastarono quelle semplici parole per farla andare in confusione impedendole di formulare una qualsiasi risposta. "Usare la gamba di un uomo convalescente come cuscino... sei davvero senza speranze Ackerman." si vergognò come mai in vita sua, arrossendo visibilmente.

"Sono mortificata, non so come sia successo. Io... ti stavo ascoltando mentre raccontavi dei primi tempi qui a Londra e poi non so, mi sono trovata..."

"Ti sei addormentata come un sasso, c'è poco da dire. Comunque non importa, non sarà di certo il peso di quella tua testaccia dura a darmi problemi."

"Ehi? Non esagerare adesso."

"Lo sai che è vero. Forza... adesso vedi di alzarti e dammi una mano a sistemare."

"Sì subito." attese che tutto fosse in ordine, e lo aiutò a preparare la colazione. Poi finalmente gli disse chiaramente ciò che pensava.

"Levi..." lui si voltò a guardarla aspettando che continuasse "... io voglio restare. Lo so che consideri la mia presenza come un'invasione alla tua attuale vita qui, ma io vorrei che tu mi permettessi di restare per un po'."

Rimase ad osservarla e finalmente riconobbe quella risolutezza nel suo sguardo che ben conosceva. La stessa che spesso aveva fatto indietreggiare anche lui, consapevole di stare calpestando un campo minato, quando provava a scrutarle più a fondo nell'anima.

"Sei adulta Mikasa... non hai bisogno della mia approvazione per fare qualcosa. E non credere di conoscermi così bene da sapere cosa penso. La tua presenza non è un problema, per me. Ma al di fuori di questo casa voglio che tu sia attenta e discreta."

"Lo sarò, puoi fidarti. Anche se mi piacerebbe sapere perché sei così tanto preoccupato e scrupoloso riguardo alla nostra presenza qui." doveva dirglielo, avrebbe già dovuto farlo la sera precedente, ma si erano lasciati trascinare dai loro ricordi. Proprio quando stava per aprire il discorso però l'entrata allegra e solare di Gabi lo costrinse a tacere.

"Buongiorno a tutti! Mikasa, capitano Levi. Oggi sembra che sarà una bellissima giornata. La pioggia di ieri ha rischiarato il cielo. Senti Mikasa... ti va di uscire più tardi? Potremmo andare ad acquistare le cose che ti servono per la tua permanenza qui. Perché tu rimani vero?" l'astuzia di Gabi nel metterli davanti a quella che per lei era ormai una certezza li colse impreparati. Mikasa osservò Levi con la coda dell'occhio, si aspettava che intervenisse ma non lo fece, così parlò lei.

"Sì, resterò." le diede conferma

"Bene, ne sono felice."

"Ehi mocciosa..." finalmente Levi le rivolse la parola "... cerca di frenare il tuo irritante entusiasmo. E comunque grazie per la coperta." lo aveva capito senza chiederle niente. Così come aveva compreso le motivazioni per le quali tenesse tanto alla presenza di Mikasa.

"Di niente Levi." gli rispose sorridendo.

 

Attesero che Falco e Onyankopon scendessero e fecero colazione tutti insieme.

"Questa mattina io e Mikasa usciamo a fare spese." Falco sollevò lo sguardo guardando sia lei che il capitano. Aveva avuto l'impressione che la tensione del giorno precedente fosse scemata tra loro ma non osava chiedere se la ragazza sarebbe ripartita o meno. Le parole di Gabi gli diedero la risposta che cercava.

Onyankopon invece osservò Levi cercando di capire, attraverso il suo sguardo, cosa davvero pensasse. "Mi fa piacere che tu abbia deciso di rimanere Mikasa, un po' di compagnia in più è sempre gradita." Onyankopon cercò di stuzzicare Levi con la sue parole senza però ottenere risultati.

"Ti ringrazio, cercherò di rendermi utile durante la mia permanenza qui."

"Tranquilla, vedrai non è tanto male questa città, anche se il tempo è spesso pessimo. Forza andiamo a prepararci."

"Lo faremo Gabi, ma prima diamo una mano a sistemare, d'accordo?" Mikasa le rivolse un fugace occhiolino indicando in direzione di Levi. La giovane capì e non fece obiezioni.

"Ma certo... sicuro."

Onyankopon e Falco cercarono di trattenersi dal ridere mentre Levi terminò il tè e si alzò dal suo posto.

"Siete delle pessime attrici, entrambe. Mikasa seguimi, devo parlarti, intanto Gabi aspetterà che Onyankopon e Falco finiscano e li aiuterà a sistemare."

"Ma come?!" replicò subito. Ma bastò uno sguardo di Levi per far scemare all'istante le sue rimostranze.


Intanto i due lasciarono la cucina dirigendosi verso il piano superiore. 
Mikasa vide la breve rampa di scale e istintivamente avrebbe voluto aiutare Levi, ma subito pensò che sarebbe stata una pessima idea. Infatti, anche se con evidente sforzo, riuscì a salire da solo senza problemi.

"Perché ti sei scelto la stanza al piano di sopra. Avresti potuto lasciarla a Gabi e prendere la sua di fronte la cucina?"

Lui la guardò come se la risposta a quella domanda fosse ovvia. "Perché le cose semplici non fanno per me." così dicendo aprì la porta della sua camera e la invitò ad entrare.

Era indubbiamente la camera di Levi, anche se non fosse stato così palese non avrebbe potuto confonderla con nessun altra. Era semplicemente essenziale, pulita, ordinata e rispecchiava in pieno il modo di essere di colui che la occupava. Lui notò che Mikasa si guardava intorno con fare curioso e la lasciò fare, anche se ciò lo mise un po' a disagio.

"Hai forse notato qualcosa fuori posto o di anomalo?" chiese, cercando di distoglierla da quella attenta ispezione.

"È la tua camera Levi... anche se ci fosse qualcosa fuori posto non lasceresti mai che qualcun altro la notasse."

Come sempre... l'aveva colpito e affondato. Doveva ammettere che era diventata più pungente e sarcastica di quanto ricordava, una sfida per lui, sempre aperta. Chiuse la porta alle sue spalle e la invitò a sedersi sulla sedia della scrivania, lui si poggiò al letto.

"Ti ho fatta salire qui perché non voglio che i ragazzi ci sentano. Ascoltami... so quanto Gabi ci tenga al fatto che tu rimanga per questo è giusto metterti al corrente che non è più così sicuro uscire da sole in questa città."

"Cosa vuoi dire, spiegati meglio."

"Voglio dire che fino ad oggi gli jaegeristi si erano tenuti lontani da qui, ma adesso non è più così. Alcuni, forse ancora in troppi, non vedono di buon occhio gli eldiani. Credono che appoggiamo la politica di quei fanatici, e che vogliamo assoggettare le alte nazioni."

"Allora era per questo che volevi mandarmi via?" Levi non rispose, ma non ce ne fu bisogno.

"Sono notizie che sappiamo solo io e Onyankopon, Gabi e Falco ne sono all'oscuro, e va bene così. Lei è troppo impulsiva e lui le correrebbe dietro per proteggerla..."

"Tu invece vuoi proteggere entrambi non dicendogli niente. Non sarebbe meglio spiegare le cose come stanno e dire loro di starne fuori?"

"E credi che quella ragazzina mi ascolterebbe?"

"Lei tiene molto a te, lo farebbe alla fine."

"Stronzate! Farebbe di testa sua se le venisse qualcosa in mente, mettendo a rischio la sua vita e quella di Falco. Lei è come te... cocciuta e istintiva."

"Guarda che neanche tu sei facile da gestire. Non scordarti che il tuo modo per farmi capire le cose era prendermi a calci e minacciarmi con un coltello."

"E nonostante questo hai sempre fatto di testa tua..." c'era una nota di rimpianto nella sua voce e Mikasa se ne accorse subito.

"Alla fine sono sopravvissuta anche alle scelte che ho fatto. Lo so che tu avresti voluto evitarmi tutto quel dolore, ma credo fosse inevitabile. Vuoi fare lo stesso anche con Gabi, ma ciò non le impedirà di soffrire se in un modo o nell'altro verrà a saperlo."

Mikasa si alzò camminando verso l'uscita, adesso aveva capito il perché di alcuni atteggiamenti e poté comprenderli.

"Mikasa..." si sentì chiamare con tono risoluto, ed ebbe l'impressione di rivedere il capitano Ackerman che stava per impartirle un ordine prima della battaglia. "... prendi questo, potrebbe servirti in caso di necessità."

Lei abbassò lo sguardo soffermandosi ad osservarlo. Non poteva sbagliarsi, doveva essere proprio quello. Il pugnale con il quale tanti anni prima l'aveva tenuta bloccata a terra e di fatto battuta. Il manico era parecchio usurato ma la lama era lucida e splendente come fosse nuova.

"Non amo i pugnali, men che meno usarli."

"Stavolta farai un'eccezione. Non ammetto altre obiezioni, intesi?"

Lo guardò in volto, era incredibile che anche con un solo occhio sano riuscisse ad imprimere una tale forza e risolutezza al suo sguardo. Afferrò il coltello e se lo rigirò tra le mani scoprendolo più leggero di ciò che sembrava. Alla fine le venne istintivo impugnarlo al rovescio quasi fosse pronta ad attaccare.

Lo sguardo di Levi ebbe un guizzo, quello era il suo modo di impugnare le lame, a nessun altro lo aveva mai visto fare.

Fu come se un'ondata di ricordi gli invadesse la testa all'improvviso. Mikasa lo sapeva bene, sapeva a cosa stava pensando, così nascose il coltello all'interno del lungo stivale. "Ricordi nostalgici, capitano?"

"Tse... non direi proprio."

"Quando la smetteremo di doverci guardare le spalle?"

"Non chiederlo a me, per quel che mi riguarda credo che non potrò mai smettere."

Una voce dal basso chiamava Mikasa con insistenza. "Sarà meglio scendere." Levi le bloccò il braccio prima che potesse girare il pomello della porta.

"Non una parola con Gabi e Falco, intesi?" lei annuì e insieme tornarono dagli altri.

 

"Si può sapere dove eravate finiti?"

"Non impicciarti ragazzina, sono cose da adulti." tagliò corto Levi, ma Gabi gli rivolse uno sguardo malizioso che lasciò intendere l'ambiguità di quella frase.

"Dammi dieci minuti e sarò pronta, te lo prometto. Il tempo di darmi una rinfrescata."

"Va bene Mikasa, ti aspetto qui." le rispose rivolgendo invece a Levi uno sguardo seccato per averle fatto perdere tutto quel tempo.

 

                                                                                                                         ***

Finalmente erano da sole, la giornata prometteva bene e la piazza era gremita di persone affaccendate come al solito.

Gabi si dimostrò un'ottima guida, illustrando a Mikasa i numerosi luoghi caratteristici della città e le sue antiche tradizioni. Non ci volle molto perché anche lei capisse che erano persone al quanto diffidenti, abituate a trattare solo con coloro che conoscevano bene. 
Nella piazza che raggiunsero a piedi c'erano numerose bancarelle che vendevano svariati articoli; accessori dai molteplici usi, cappelli, vari capi di vestiario, e tanto altro. C'erano saltimbanchi, giocolieri improvvisati e ragazzi che si arrangiavano con ciò che sapevano fare per tirare su qualche soldo.

Gabi si avvicinò ad un venditore che stava praticamente cucinando in strada con la sua piccola bancarella dalla quale proveniva un invitante profumo speziato.

"Mikasa vieni!" le fece segno di raggiungerla, poiché era rimasta più indietro, osservano attentamente tutto ciò che la circondava. Gabi aveva già ordinato un fagotto di alcuni invitanti ripieni che l'uomo stava cucinando.

"Lascia... faccio io." Mikasa si fece avanti e pagò il dovuto al commerciante.

"Grazie ma non dovevi."

"Sì che dovevo, è merito tuo se alla fine Levi mi ha fatta restare." le disse

"Ma figurati... io non c'entro niente, alla fine ha capito di aver detto un mucchio di sciocchezze. E poi sono sicura che a lui fa piacere che tu sia qui."

"Ne sei convinta davvero?"

"Certo, puoi scommetterci. Anzi ti dirò di più... secondo me tu gli piaci." disse in modo schietto.

Mikasa si bloccò di colpo "Ma che vai a pensare Gabi. Non dire assurdità."

"No, non lo sono affatto. Solo che voi due siete dei testoni e non ve ne rendete conto. Prendi Falco ad esempio... anch'io non avevo capito che lui mi volesse bene in quel senso. Però poi alla fine me lo ha detto, e adesso quando avremo l'età giusta ci sposeremo." Mikasa rimase molto sorpresa dalla risolutezza di quella ragazza. Aveva davvero le idee chiare, ma d'altronde le aveva sempre avute, da quando si era ancorata a quel dirigibile rischiando addirittura la propria vita.

Cercò di accantonare quel ricordo nella sua testa preferendo cambiare discorso. "Piuttosto... invece di perderci in chiacchiere non avevamo detto che avremmo fatto compere?"

"Certo che sì. Ma non sviare il discorso come fa il capitano però, con me non attacca." Mikasa sospirò immaginando quante volte in quegli anni Levi doveva aver perso la pazienza con quella ragazzina.

Avvertiva su di sé un senso di benessere e tranquillità. Non si sentiva più spaesata e fuori luogo, la presenza di Gabi era talmente coinvolgente da far passare tutto il resto in secondo piano. Avevano fatto acquisti, mangiato piacevolmente per strada, comprato ciò che mancava in casa, e adesso camminavano tranquillamente guardandosi in giro. Mikasa non notò niente di sospetto ne sguardi curiosi nei loro confronti. Semplicemente si confondevano tra la folla come persone del luogo uscite per delle commissioni. In genere quando qualcosa non andava avvertiva a pelle uno strano presentimento, quella volta però le preoccupazioni di Levi le sembrarono davvero eccessive.

"Ehi Mikasa... tu hai avuto modo di vedere mio cugino Reiner, come sta?"

"Direi piuttosto bene, non hai nulla di cui preoccuparti, credo che se la cavi egregiamente."

"Ne sono felice. Il mio più grande desiderio è che possiamo presto tornare tutti a Marley dalle nostre famiglie."

"Presto o tardi sarà così vedrai." Gabi le sorrise, mostrandole il proprio ringraziamento per quelle parole. Poi d'un tratto la vide correre in direzione di una vetrina spalancando gli occhi in modo entusiasta.

"Ehi Mikasa vieni a vedere che meraviglie ci sono qui, devono proprio essere squisite."

"Ma come, hai ancora fame?" non poteva crederci, ma d'altronde con la quantità di energie che consumava forse era normale.

Camminò più veloce per raggiungerla, tenendo ben saldi i vari pacchetti che aveva con sé. Stava davvero cercando di vivere e assaporare quella libertà e quel mondo che Eren aveva lasciato loro? Per la prima volta pensò di sì.

Ma il sorriso appena accennato apparso sul suo viso si trasformò in paura pochi secondi dopo.





C'è un tempo per i litigi, uno per gli scontri, e un altro per i chiarimenti. La notte porta consiglio ai due Ackerman che seppelliscono l'ascia delle loro diversità caratteriali per confrontarsi e raccontarsi. In questo capitolo Gabi fa un po' da "cicerone" per le vie di Londra, approfitto di questa cosa per ringraziare tutti coloro che hanno rivalutato questo personaggio osservandolo e leggendolo dal mio punto di vista. Lei trasmette sentimenti contrastanti e nessuno di noi ha certo dimenticato che Sasha ha perso la vita per mano sua. Ma la guerra è guerra e non fa distinzioni. Adesso vedetela per quello che è... una ragazzina intelligente, coraggiosa che cerca di approcciarsi nel modo più positivo possibile alla sua nuova vita. Succederà qualcosa nel prossimo capitolo? Probabile...
No, direi che è certo. Quindi per adesso vi saluto e ringrazio come sempre. A presto

 

 

   
 
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