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Autore: GiulsOakenshield    20/08/2021    1 recensioni
Sono passati quasi ottant'anni da quando la guerriera Eruannie ha deciso di addormentarsi nel Sonno Eterno. Suo fratello, re Elrond, decide che è giunto il momento di destarla da questa morte apparente per poter fronteggiare l'Oscurità che minaccia ormai apertamente la Terra di Mezzo. Oltre alla guerriera si risveglierà anche un altro nuovo personaggio assai interessante e che potrebbe cambiare le sorti di Arda. Tra la nostalgia per la Montagna Solitaria e per Thorin, un pizzico di risentimento nei confronti di un elfo biondo e l'amore per l'Erba Pipa e la birra, Eruannie dovrà imparare a confrontarsi con i suoi demoni.
Seguito di "Sound of Silence" questa long rappresenta la prima parte di un racconto diviso in tre e che seguirà le vicende del Signore degli Anelli.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elrond, Galadriel, Legolas, Nuovo personaggio, Sauron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache di Eruannie di Imladris'
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Capitolo X

CAPITOLO X

 

 

 

La notte era ormai calata su di loro da un pezzo, mentre Gandalf cercava le parole giuste per far sì che le porte di Moria si aprissero alla Compagnia. Eruannie sbuffava dalla sua pipa, mentre con lo sguardo perso si domandava perché il suo drago ci stesse impiegando così tanto per raggiungere suo fratello, in volo ci avrebbe impiegato molto meno di quanto ci avevano messo loro a piedi a coprire la stessa distanza. I suoni ovattati di sassi che si infrangono sulla superficie del Sirannon attirarono la sua attenzione. Distolse lo sguardo da un punto imprecisato e si focalizzò sul volto di Boromir il quale venne subito rimproverato da Aragorn. Alzò gli occhi al cielo e tornò a impegnarsi nel ritrovare mentalmente il legame con il drago.

<< Come si dice amici in elfico?>> la voce di Frodo la distolse ancora una volta da quel compito assai snervante. Sospirò sbuffando un’altra nuvola di fumo chiaro e rispose senza nemmeno rendersene conto.

<< Mellon>> la sua voce e quella di Gandalf si mischiarono in quella semplice parola. La guerriera rise debolmente, figuriamoci se i nani si fossero scelti una cosa elfica come parola segreta. Ma il suono roco che produssero le porte schiudendosi per poco non la fece soffocare con il fumo. Tossì aggrottando la fronte e si alzò di scatto dal suo posto, mentre gli altri membri della Compagnia si preparavano ad entrare nella miniera. Gimli l’affiancò con un grosso sorriso stampato in faccia.

<< Balin…>> sussurrò scambiandosi un’occhiata con la guerriera, che si affrettò a ricambiare il sorriso mentre si caricava in spalla la sua sacca e le armi.
<< E il giovane Ori insieme a Oin!>> esclamò contenta. Non stava più nella pelle, finalmente avrebbe potuto rivedere i suoi vecchi amici. Fino a quel momento non aveva realizzato quanto le fossero mancati effettivamente. Mise una mano sulla spalla di Gimli e insieme varcarono l’ingresso di Moria, con una grande gioia nel cuore.

“Cosa pensi di trovare qui, guerriera?” la voce del Nemico le penetrò nella mente come il rombo di un tuono. Pensò che ormai doveva essersi abituata a quella continua invasione da parte di Sauron, ma ogni volta la coglieva sempre alla sprovvista, rendendola quasi debole a confronto.
“Morte!” all’udire questa parola abbassò istintivamente gli occhi al suolo, inciampando in uno scheletro. Indossava l’armatura dei nani di Erebor e imbracciava un’ascia possente, ma la freccia nel suo cranio non era per niente nanica.

<< Goblin>> la voce di Legolas le giunse limpida alle orecchie. Si voltò verso Gimli, il quale aveva iniziato a borbottare parole incomprensibili. Imprecò in Khudzul e afferrò il nano per la manica della casacca. Non voleva nemmeno pensare a cosa ne era stato di Balin e dei due fratelli, dovevano uscire di lì al più presto prima di fare la loro stessa fine. Boromir urlava di dirigersi verso la Breccia di Rohan, mentre nella mente di Eruannie si susseguivano immagini di morte e distruzione se solo si fossero avvicinati a Isengard.

Un grido alle sue spalle la fece concentrare sulla situazione, mentre vide il corpo di Frodo che veniva trascinato via da loro da un gigantesco tentacolo.
<< Frodo!>> il grido disperato di Sam costrinse Eruannie a mettere in atto un piano di salvataggio più che improvvisato. Scagliò Gimli all’interno delle mura di Moria, mentre ringhiava al resto della Compagnia di rimanere dove si trovavano. Raggiunse Sam e si ritrovò sorpresa dal vedere che lo hobbit aveva pugnalato il mostro ad un tentacolo. Quello, sorpreso quanto la guerriera e mezzo dolorante, lasciò andare il mezz’uomo che cadde nelle acque putride del Sirannon. La guerriera si tuffò nell’acqua fredda e oscura e recuperò velocemente lo hobbit. Ne uscirono entrambi zuppi, ma si affrettarono a ripararsi all’interno delle mura, mentre l’Osservatore dell’acqua si vendicava distruggendo la loro unica via d’uscita, lasciandoli al buio di Khazad-dûm.

<< Stai bene?>> chiese l’Elfa, abbassandosi un poco per guardare Frodo negli occhi. Quello annuì e rabbrividì tremando per il freddo. La guerriera lo abbracciò cercando di trasmettergli quanto più calore possibile, mentre il mezz’uomo affondava il volto tra i capelli profumati della compagna. Nonostante avessero fatto il bagno nell’acqua putrida, notò con sorpresa che la guerriera era rimasta impeccabile nella sua bellezza.

<< Ora fate silenzio, sono tre giorni di cammino per arrivare dall’altra parte e cose ben peggiori dimorano nelle profondità di Khazad-dûm>> la voce di Gandalf fece rimettere in marcia la Compagnia, mentre Eruannie avvertì la mano di Legolas sulla propria spalla. La guerriera si rialzò e rivolse un rapido sorriso a Frodo, il quale si affrettò a raggiungere i suoi cugini.

<< Mi dispiace, Ann>> l’Elfa annuì perdendosi per qualche istante a fissare gli occhi azzurri del principe. Ormai la sua speranza di trovare rifugio alla corte di Balin stava scemando rapidamente.
Poi, una forte fitta alla spalla ferita la fece piegare in due per il dolore. Avvertiva come un fuoco bruciarle la carne, mentre un dolore lancinante la costrinse ad aggrapparsi alla casacca dell’elfo per non urlare.
Legolas la guardò preoccupato e si affrettò a controllare la ferita. Era come se qualcuno vi avesse applicato un ferro incandescente. Sorresse la guerriera e l’aiutò a raggiungere il suolo in modo che fosse più comoda.

Un ringhio inferocito e rabbioso si insinuò nella mente di Eruannie, mentre intravide un grande fuoco che avvolgeva Ûr-thalion.
Ûr! Lasciatelo stare!” urlò disperata, sperando di poterlo raggiungere.
“Non sei solo, sono con te”
“Lo so” dopo giorni di silenzio, finalmente il drago si degnava di risponderle. Questo riempì il cuore di Eruannie di gioia e ringraziò i Valar per averlo protetto.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre sentiva le braccia di Legolas che la stringevano. Si accoccolò contro il suo petto e inspirò profondamente, lasciando che il profumo dell’elfo la inebriasse.
Senza pensarci due volte, si diede una leggera spinta e fece combaciare le labbra con quelle di lui. Legolas rimase a dir poco sorpreso da quel contatto, ma si riprese dopo poco iniziando a ricambiare il gesto. Fece correre una mano dietro alla nuca della guerriera e attirò di più a sé il suo volto.

L’unica volta che aveva potuto bearsi di tale contatto la guerriera era preda del Sonno Eterno e si ricordò che le sensazioni provate non erano state per niente come se le era sempre immaginate.
Quella volta però, nell’oscurità di Khazad-dûm circondati dagli scheletri di nani e Goblin, un miscuglio di sensazioni si fece strada dentro di lui. La testa gli girava in un modo assurdamente appagante, mentre la voglia di approfondire ulteriormente quel contatto si impossessava completamente della sua anima. Pensò che non ne avrebbe mai avuto abbastanza, voleva di più. Con la mano libera attirò Eruannie a sé prendendola per la vita. La guerriera intrecciò le proprie gambe dietro la schiena dell’elfo e si beò di quel contatto così piacevole. Da tempo immemore non provava una tale gioia e una tale attrazione per qualcuno. La lingua di Legolas corse sulle sue labbra, facendole schiudere all’istante, mentre si preparava a riceverla contro la sua.

“Hai dimenticato in fretta il caro Scudodiquercia” la voce di Sauron nella mente le fece interrompere quel contatto, mentre Legolas spalancava gli occhi osservandola disorientato. Si avvicinò al suo volto, volendo riprendere immediatamente da dove si erano interrotti.
<< No…>> sussurrò l’Elfa, puntando le proprie mani sul petto del principe e respingendolo con non poca difficoltà. Si alzò rapidamente, sistemandosi i vestiti mentre un leggero colorito rosato si faceva strada sulle sue gote.
<< Non possiamo…>> scosse debolmente il capo e fece per allontanarsi dall’elfo, quando la risata sadica del Signore di Mordor la rese sorda a qualsiasi altro suono. Legolas si alzò agilmente e la raggiunse. Numerosi erano i sentimenti che popolavano il suo animo in quel momento, ma la guerriera aveva ragione. Dovevano concentrarsi sulla missione e i loro compagni li stavano lasciando indietro, se i Goblin li avessero colti di sorpresa non sarebbero serviti a nulla.

<< Andiamo?>> chiese rivolto alla compagna, mentre questa annuiva. La risata di Sauron stava dissolvendosi nella sua mente e mai come in quel momento avrebbe voluto staccargli la testa.
Quando raggiunsero il resto della Compagnia, Gandalf rivolse loro un’occhiata di rimprovero. Eruannie distolse lo sguardo dallo stregone, iniziando a giocherellare con il bordo della giacca.
“Oh ma smettila…anche tu avresti ceduto alla tentazione di baciare quelle dannate labbra” si ritrovò a pensare, mentre il vecchio Istari ordinava a tutti quanti di rimettersi in marcia.

<< Legolas, tu starai in testa e ci indicherai l’eventuale presenza di trappole>> decretò Gandalf, lanciando una rapida occhiata ai due elfi.
“Dannatissimo principino delle fate!” rivolse alla schiena di Legolas un’occhiataccia fulminante, mentre questi si affrettava a raggiungere la testa della fila.
<< Tu, Eruannie, chiuderai la fila e ci avvertirai in caso di attacco. Viaggeremo in questo modo, così da evitare di attirare troppo l’attenzione>> lo stregone si girò e agguantò Pipino per il bordo del suo bagaglio.
<< Peregrino, tu starai tra me e Aragorn>> lo hobbit abbassò lo sguardo, come a pentirsi di un silenzioso pensiero che si era fatto strada nella sua mente. E così, nell’oscurità di Khazad-dûm, iniziarono la loro marcia nelle tenebre, come unica luce a guidarli nel buio il bastone dello stregone.

“Piaciuto lo scambio di saliva?” la voce di Ûr-thalion raggiunse la sua mente, facendole ricordare solo in quel momento della ferita. Si affrettò a controllare la spalla e si stupì nel ritrovare una cicatrice dai bordi rosati al posto della lacerazione che fino a poco prima le faceva storcere il naso per il dolore.
“Come hai…?”
“Non crederai mai a quello che ho scoperto!” il drago interruppe la domanda della guerriera, mentre un senso di benessere e felicità si faceva strada in lei. Attraverso il legame con il rettile poté percepire la gioia dell’amico.
“Dove sei?” chiese continuando a camminare nell’oscurità, facendo saettare i suoi occhi in ogni angolo buio nel tentativo di cogliere il minimo movimento.
“Ti spiegherò tutto, dimmi dove posso raggiungerti” la guerriera si affrettò a spiegargli dettagliatamente la loro posizione, precisando di volare fino al confine Nord del bosco di Lorien.
“Stai attenta” l’Elfa sorrise a quella dimostrazione di affetto e premura da parte del drago, intimandogli la stessa cosa.

Dovevano essere passate le nove di sera quando la Compagnia decise di fermarsi a riposare. Erano stremati dal viaggio nell’oscurità e nessuno di loro, a parte Gimli, era abituato a stare per così tanto tempo sottoterra.
<< Come va la tua ferita?>> Aragorn si accomodò accanto alla guerriera che affilava abilmente la lama della propria spada, mentre il fumo della sua pipa le donava una leggera sensazione di serenità.
<< A quanto pare Ûr-thalion si è fatto curare da qualcuno, anche se non vuole dirmi chi>> il Ramingo aggrottò la fronte.
<< Pensavo fosse tornato a Imladris>> la guerriera annuì, rivolgendo poi tutta la sua attenzione al minuzioso compito dell’affilatura.
<< Anche io, ma credo abbia fatto una deviazione verso…casa>> disse quell’ultima parola come se stesse chiedendo conferma ad Aragorn. Tramite il legame aveva avvertito che il drago si trovava in un posto a lui molto caro e si chiese come potesse averlo conosciuto, dato che dal momento in cui era venuto al mondo era sempre stato con lei.
<< Non so, quel drago è pieno di sorprese. Ci spiegherà ogni cosa una volta che ci avrà raggiunti>> l’Elfa rivolse all’uomo un sorriso materno, comunicandogli poi che avrebbe fatto lei il primo turno di guardia. Dopo un pasto frugale preparato dal caro vecchio Samvise, la Compagnia si concesse un meritato riposo, anche Legolas ne approfittò per cadere nella sua trance giornaliera. Eruannie ringraziò mentalmente i Valar per la decisione del compagno e si sistemò su una piccola roccia un poco più lontana dal resto dell’accampamento. Estrasse la sua pipa e iniziò ad armeggiare per pulirla al meglio, prima di introdurvi alcune foglie di Erba Pipa e rilassarsi inalandone il fumo.

Sentiva che qualcuno li seguiva da giorni, ma non era ancora riuscita a captarne abbastanza dettagli per comprendere se si trattasse di un Goblin o di qualche altra creatura. Rizzò le orecchie in maniera da individuare il minimo rumore o movimento, mentre la sua mente vagava per le Terre Selvagge alla ricerca di Ûr-thalion.

Il legame li mise quasi subito in comunicazione. Il dragone volava leggiadro a molti piedi da una distesa verdeggiante al centro della quale spiccava un enorme lago cristallino. La guerriera non riconobbe il paesaggio, nonostante nei suoi numerosi anni di vita avesse visitato quasi ogni angolo della Terra di Mezzo.
“È il Mare di Rhún” le spiegò la voce di Ûr-thalion, il quale aveva subito catturato la domanda nella mente della guerriera. Questa sbuffò una nuvola di fumo, mentre il suo sguardo si perdeva nel vuoto di Khazad-dûm.
“Il mare di Rhún?” inarcò un sopracciglio e attese pazientemente che il drago si spiegasse meglio, ma il lucertolone non rispose, lasciandola con quella domanda in sospeso. Un rumore accanto a lei la fece destare, mentre i suoi occhi saettarono sulla figura che si muoveva a pochi passi dalla sua postazione.
<< Pipino!>> richiamò lo hobbit mentre questo si sporgeva in un piccolo pozzo oscuro. Il mezz’uomo sussultò e qualcosa cadde dalla sua mano, producendo un suono sempre più lontano che riecheggiò in tutta la miniera. La guerriera rivolse al giovane Tuc un’occhiata di rimprovero, prima di scattare in piedi e raggiungerlo con due grandi falcate.

Si sporse a guardare nella direzione dove lo hobbit aveva lanciato il sasso, mentre un suono ben diverso da quello iniziava a prorompere dalle viscere della terra, sempre più forte e minaccioso.
<< Maledizione, Peregrino! Fa funzionare un po’ quella testolina!>> l’Elfa allontanò il mezz’uomo dal pozzo con uno spintone innervosito. Erano stati ben attenti a non farsi trovare e ora la loro posizione era stata rivelata.
<< Gandalf, Aragorn>> la guerriera svegliò i compagni, dovevano ragionare in fretta ed escogitare un piano per coprire un viaggio di almeno altri due giorni nel più breve tempo possibile.
<< Sciocco di un Tuc!>> sbraitò lo stregone, mentre aiutava Eruannie a destare gli altri. Pipino si mise a preparare i suoi bagagli in silenzio, con un’ombra di colpevolezza dipinta in volto.
<< Possiamo tornare indietro e cercare di rimuovere le macerie dall’entrata>> propose Boromir, mentre aiutava Sam a sistemare il suo adorato set di pentole.
<< No, potrebbero già essere arrivati i Goblin>> Aragorn annuì, appoggiando le parole della guerriera.
<< Senza considerare il fatto che ci metteremmo troppo tempo a sgomberarle>> Eruannie rivolse un sorriso fugace al Ramingo, prima di concludere che in ogni caso non sarebbero mai riusciti a spostare quelle pietre in quanto troppo pesanti per loro.
<< Forse i nani sono riusciti a barricarsi dentro a qualche stanza ai piani inferiori>> propose Gimli, ancora con qualche sfumatura di speranza nella voce. Eruannie lo confortò con una mano sulla sua spalla, ma sapeva con certezza che l’unico nano ancora vivo là sotto era lui.

<< Dobbiamo proseguire>> sentenziò Gandalf, sistemandosi il cappello a punta in testa. Legolas annuì, prima di gettarsi in avanscoperta davanti alla Compagnia.
Eruannie lanciò un’occhiata a Pipino mentre gli hobbit le sfilavano davanti, lo sguardo di rammarico sul volto del mezz’uomo la intenerì, ma doveva imparare ad essere più sveglio soprattutto in situazioni come quella.
<< Non sentirti in colpa per il giovane hobbit, una bella ramanzina non ha mai fatto male a nessuno>> storse il naso alle parole di Boromir, sicuramente Pipino aveva sbagliato ma lei era stata fin troppo dura con lui.
<< Sì ma lui non è un bambino>> disse rimettendosi in marcia, mentre l’uomo di Gondor la precedeva lasciando intravedere solo lo scudo sulla sua schiena. Eruannie non poteva vederlo in faccia, ma era sicura che stesse sorridendo.
<< Pensi che una volta superata la fanciullezza non servano a nulla i rimproveri? Mio fratello me ne fa in continuazione>> la guerriera inarcò le labbra in un sorriso, mentre ripensava a tutte le volte che Elrond l’aveva ripresa per le sue decisioni impulsive e sciocche.
<< Sì, anche il mio>> concordò l’Elfa, mentre con gli occhi analizzava ogni anfratto per individuare il minimo movimento nemico, senza accorgersi che l’uomo davanti a lei si era fermato e la osservava dalla sua altezza. Eruannie non si rese nemmeno conto di andargli a sbattere contro, finché non urtò il suo petto.
<< Scusami>> sussurrò nella penombra, riuscendo a intravedere solo il sorriso smagliante del figlio di Denethor. Inarcò un sopracciglio quando vide che l’uomo non accennava a muoversi.
<< Sai, fin da bambino sono cresciuto con le storie dell’intrepida guerriera di Imladris>> Eruannie arrossì leggermente, sapeva di essersi fatta un nome nella Terra di Mezzo, ma non pensava di essere diventata una leggenda.
<< Ho sempre desiderato incontrarti, comunque>> proseguì l’uomo, mentre i suoi occhi si perdevano a contemplare la guerriera. Analizzando meglio il suo sguardo, l’Elfa non vi lesse bramosia o desiderio, ma semplice ammirazione che le fece nascere un timido sorriso in volto.
<< Beh, non mi hanno insegnato come comportarmi davanti a una leggenda, quindi…ecco>> la guerriera bloccò il flusso di parole di Boromir mettendogli una mano sulla spalla. Quell’uomo era molto più alto di lei, nonostante fosse un umano.
<< Boromir, siamo compagni, puoi comportarti come faresti con qualsiasi amico>> l’uomo di Gondor le rivolse un sorriso prima di voltarsi e proseguire nella marcia. Dovevano allungare il passo se volevano raggiungere l’uscita prima di fare brutti incontri.

 

***

 

Moria era un insieme di labirinti e cunicoli oscuri, piena di trappole nascoste che Legolas individuava di volta in volta. Il silenzio li aveva avvolti da quando si erano rimessi in marcia dopo la grande idea di Pipino, il quale si era rinchiuso nel suo mutismo.
Camminarono per miglia e miglia, prima di raggiungere il salone più grande di Moria.
Eruannie, che pure aveva visto l’immensa grandezza e bellezza di Erebor e di qualsiasi dimora elfica, rimase a bocca asciutta quando si ritrovò nel cuore di Khazad-Dûm.
Immense colonne scavate nella dura pietra della montagna reggevano l’imponente struttura. Tutta la Compagnia si dovette fermare qualche secondo per realizzare di non ritrovarsi in un sogno.

<< È…>> la voce di Legolas le giunse come un sussurro, facendola arrossire leggermente.
<<…è…>> trattenne a fatica una risata a sentire lo stupore nelle parole di Boromir. Si guardò intorno e notò che anche gli altri compagni erano rimasti a bocca aperta, ammirando silenziosamente la sontuosità di Khazad-Dûm.
<< Non esistono parole in nessuna delle lingue della Terra di Mezzo per descrivere la sua bellezza>> la guerriera espresse il pensiero di tutti con quella frase, mentre Gimli l’affiancava e circondava la sua vita con un braccio.

<< La nostra famiglia>> sussurrò e la guerriera gli rivolse un sorriso caldo, facendo poi combaciare le loro fronti in un gesto affettuoso. I Goblin potevano aver ucciso i loro amici e parenti, ma gliel’avrebbero fatta pagare.
<< Ci accamperemo in quella sala laggiù, dormiremo giusto il necessario per riprendere le forze e poi ci riemetteremo in marcia>> annuirono tutti alla decisione di Gandalf, prima di proseguire verso il posto designato per la notte, sempre che fosse effettivamente sera. Non essendoci nemmeno una fessura che lasciasse entrare un po’ di luce, non potevano sapere se fosse giorno o meno, quindi si lasciavano guidare dalla stanchezza.
<< Eruannie ha fatto l’ultimo turno, tocca a me…>> Legolas impugnò il suo fidato arco e si allontanò di qualche passo dal resto della Compagnia. La guerriera lo osservò allontanarsi, pensando e ripensando al loro bacio.

“Ti comporti come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta” alzò gli occhi al cielo sentendo le parole dell’Oscuro Signore di Mordor. “Scusa tanto, ma questo è privato! Fuori dalla mia mente, ora!” non aveva né il tempo né la voglia di stare ad ascoltare le provocazioni di quel maledetto.
“Diventa mia alleata e io lascerò stare i tuoi amici” proseguì Sauron, accompagnando la sua richiesta con una risata gutturale.
“E perdermi il divertimento di ridurre a brandelli i tuoi adorabili orchetti?” Eruannie si lasciò scappare una risata soffocata, mentre cercava di innalzare un muro tra lei e il Signore di Mordor. Si avvicinò a una piccola roccia e iniziò ad armeggiare con la sua pipa.
“Non osare buttarmi fuori dalla tua mente, elfo!” l’avvisò l’Ingannatore, mentre un ghigno provocatorio le spuntava sul volto.
“Ciao, Gorthaur!” lo salutò sprezzante, escludendolo dalla sua testa e proteggendo i suoi pensieri. Quel laido doveva aver scoperto del suo drago, altrimenti per quale altro motivo si sarebbe interessato ancora a lei ora che non aveva più i suoi poteri? Con questa domanda si sistemò nella posizione più comoda che riuscì a trovare e, dopo aver dato un’ultima boccata alla sua pipa, cadde nel suo “sonno” profondo.

 

***

Legolas osservò attentamente i movimenti dell’Elfa. Sembrava come se stesse vivendo una conversazione con se stessa all’interno della sua testa. Pensò si stesse mettendo in contatto con Ûr-thalion, ancora disperso chissà dove. Non si erano più rivolti la parola dopo quel breve momento che si erano concessi, non che ce ne fosse stata l’occasione. Il principe di Bosco Atro desiderava comprendere se per la guerriera quel gesto aveva avuto lo stesso significato che lui gli attribuiva, ma sapeva bene che i loro sentimenti non dovevano ottenebrare i loro pensieri. Avrebbero trovato il luogo e il momento opportuno per parlarne e Legolas non si sarebbe più trattenuto dal rivelarle ciò che provava da secoli.

Tutti i membri della Compagnia, dopo aver consumato una cena molto povera, si coricarono per riposare le loro membra. Tuttavia, il giovane Frodo sembrava tormentato da qualche pensiero che lo teneva sveglio. Si alzò cercando di fare meno rumore possibile e iniziò a guardarsi intorno. Sapeva che erano seguiti da qualcosa da diversi giorni, solo che non sapeva di cosa si trattasse.

Anche Legolas ed Eruannie avevano avvertito la creatura, ma in quell’oscurità nemmeno i loro occhi erano riusciti a scorgere granché. L’elfo individuò i movimenti dello hobbit e lo raggiunse agilmente.
<< So cosa ti tiene sveglio, Frodo>> sussurrò, mentre il mezz’uomo trattenne un urlo di spavento per la sorpresa. Legolas e la guerriera si muovevano fin troppo in silenzio e le sue povere orecchie hobbit non riuscivano a catturare il benché minimo rumore se i due non volevano farsi sentire. Il principe di Bosco Atro sorrise nel buio di Khazad-Dûm.
<< Qualcuno ci segue>> l’elfo annuì, lasciando che i suoi occhi vagassero nell’oscurità alla ricerca di quella presenza estranea. Un forte olezzo di pesce marcio e putrefazione giunse alle sue narici fini, facendogli storcere il naso. Fece qualche passo verso l’entrata della stanza dove la Compagnia si era accampata e attese, facendo ricorso a tutti suoi sensi nel tentativo di catturare qualche altra informazione sulla creatura.
<< È Gollum>> sussurrò verso Frodo, mentre anche il giovane hobbit si avvicinava all’ingresso. Assottigliò lo sguardo e cercò di individuare quello che gli occhi elfici di Legolas avevano già inquadrato. Poi, un movimento nell’oscurità lo fece sussultare, mentre due grandi occhi gialli risplendevano nel buio silenzioso di Khazad-Dûm.

<< Non era molto diverso da uno hobbit una volta>> gli spiegò Legolas, con la mente che si perdeva nei ricordi della cattura di quell’essere.
<< Io e Aragorn gli abbiamo dato la caccia a lungo, su ordine di Gandalf. Temevamo che potesse rivelare al Nemico la posizione dell’Anello. Lo portammo da mio padre Thranduil, ma la creatura si approfittò della bontà del mio popolo per scappare>> Frodo rabbrividì al ricordo dei racconti di suo zio Bilbo. L’Anello avevo condotto Gollum alla pazzia, corrompendo il suo animo già instabile.
<< Che peccato che Bilbo non lo abbia ucciso>> sussurrò lo hobbit, assottigliando lo sguardo nella direzione dei due occhi gialli che lo osservavano nel buio.
<< Peccato?>> la voce della guerriera alle sue spalle gli fece emettere un gridolino sommesso, che fu avvertito solo dai due elfi. Erano forse in combutta per fargli venire un infarto?
<< È stata la pietà a fermare la mano di Bilbo, quella notte>> non poté vedere il volto di Eruannie, ma si immaginò che avesse la fronte aggrottata e gli occhi puntati a guardare la creatura.

<< Molti di quelli che meritano di vivere muoiono e molti di quelli che meritano la morte sopravvivono>> sentì la tristezza farsi strada nella voce della guerriera. Conosceva la sua storia e suo zio non gli aveva taciuto l’incredibile amore che l’aveva legata a Thorin.
Lo hobbit fece correre una mano verso quella dell’Elfa, che ricambiò immediatamente il gesto e la strinse con affetto.
<< Nessuno di noi è in grado di decidere chi è degno e chi no…>> sussurrò Legolas in risposta, voltandosi verso di loro e lasciando perdere Gollum, consapevole che non si sarebbe mai azzardato ad attaccarli in quanto in sfavore numerico.
<< Io sì, io non merito di…>> la frase della guerriera fu interrotta da un gesto che lo hobbit non poté vedere.  Un singhiozzo sfuggì dalle labbra dell’Elfa e Frodo concluse che Legolas la stesse abbracciando.

Si sentì terribilmente in imbarazzo e fuori posto in quella situazione, anche se avrebbe tanto voluto abbracciare lui stesso l’Elfa, ma concluse che forse era il caso di tornarsene a dormire.
<< Ehm, io torno dagli altri…>> e, con le orecchie rosse di vergogna, si dileguò verso il suo giaciglio facendosi strada a tentoni.
Alle sue spalle, nell’oscurità di Khazad-Dûm, Legolas Thranduillion stringeva a sé Eruannie di Imladris mentre le lacrime solcavano il viso dell’Elfa, silenziose come le parole che i due avrebbero voluto dirsi.

 

 

   
 
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