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Autore: Kuroi Tenshi    24/08/2021    1 recensioni
Una versione alternativa della storia canon, che poi prende la sua strada secondo la mia idea di come il rapporto Zutara avrebbe avuto tutti i presupposti di evolvere, ma poi non è stato 🥺
Dal cap. 3:
“Non si tratta solo di questo, vero? Non è soltanto senso del dovere. Tu vuoi fare ammenda per gli errori che hai commesso e che ha commesso la tua famiglia. In ogni modo possibile.”
Il Principe della Nazione del Fuoco chinò il capo davanti alla Dominatrice dell’Acqua.
Lei gli si avvicinò, gli posò delicata una mano sulla guancia sinistra, accarezzando lievemente la cicatrice, e scelse le parole con cura: “E’ una cosa bella e ti fa onore, Zuko. Ma lascia che ti accompagni. Permettimi di supportarti in questa tua scelta.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Zuko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. GRATITUDINE
 


Katara asciugò in un attimo entrambi dall’acqua di cui si erano inzuppati, poi si avviarono verso il palazzo, chiacchierando di tutto e niente, riempiendo le lacune di quegli anni in cui si erano visti poco. Giunti a destinazione, decisero di fare una tappa nelle cucine per bere un tè prima di andare a dormire. La ragazza sedette al tavolo e osservò sorridendo l’amico armeggiare tra i vari scaffali colmi di barattoli che emanavano profumi esotici. Quando ebbe scelto gli ingredienti ignorò il bollitore, versò l’acqua direttamente nelle tazze, le portò in un attimo alla temperatura giusta e gliene porse una: “Senza zucchero, vero?”
Stupita che ricordasse un dettaglio come la sua preferenza per la bevanda, annuì.
“Non capita tutti i giorni di bere un tè preparato e servito dal Signore del Fuoco.” commentò, notando che nemmeno lui aveva aggiunto niente alla sua tazza.
“Non lo faccio spesso, puoi ritenerti onorata.” ribattè lui con un ghigno.
“E anche soddisfatta! E’ davvero buono!” esclamò dopo averlo assaggiato. Lui distolse gli occhi dai suoi, con un leggero rossore sul viso normalmente pallido. Ma replicò come se niente fosse:
“Puoi ben dirlo, si tratta si una miscela inventata da mio zio!”
Dopotutto Zuko era sempre lo stesso, nonostante la carica che ricopriva aveva conservato quel velo di timidezza che lo rendeva impacciato nel ricevere complimenti.
“Come va la sua sala da tè a Ba Sing Se, a proposito?” chiese.
“A gonfie vele.” ma non la guardò nel darle quella risposta, e Katara scorse un’ombra di malinconia ad incupirgli il volto.
“Ti manca?” seppe di averci preso dall’espressione indecifrabile che lui assunse.
“Ogni giorno. Ma sono felice per lui. Dopo una vita intensa come la sua, si merita un po’ di pace e serenità. Mi dispiace solo di non poterlo vedere spesso quanto vorrei.”
“Ti capisco… E’ normale che ad un certo punto nella vita le strade si dividano.”
“Stai pensando ad Aang?” perspicace come al solito.
“Sì. Mi hanno fatto bene le tue parole di prima, mi hanno aiutata a vedere la situazione con maggiore serenità. Effettivamente non eravamo compatibili.” gli sorrise, grata.
Lui ricambiò il sorriso, lieto della sua riconoscenza. “Mi è successa la stessa cosa con Mai.” confessò, “Quando si passa da un'esperienza poi è più facile dire le cose giuste agli altri.”
“Mi dispiace, non lo sapevo!” proruppe subito lei.
“Non dispiacerti. Era la soluzione migliore per entrambi. Eravamo troppo diversi.” la rassicurò il ragazzo, con un gesto vago della mano. “E poi in quel periodo mio zio si trovava qui in visita, pertanto ho avuto il suo prezioso supporto e qualche buon consiglio. E tu?”
“Io cosa?”
“C’era qualcuno accanto a te quando hai lasciato Aang?”
Quella domanda la colse impreparata. Certo, aveva avuto vicini suo fratello e Suki, ma non aveva mai parlato molto della cosa, prima di allora. E da come lui la scrutava sembrava che lo sapesse. “Beh, eravamo tornati al Polo Sud per un periodo… Essere di nuovo circondata dalla mia gente, insieme alla nonna e a Pakku, mi ha fatto capire che desideravo fermarmi. Ovviamente non è stato facile parlargliene… Ma mi è sembrato capire.”
“Parlarne è la parte più difficile. Però dopo arriva il sollievo.”
Lei esitò. Per lei non era stato così. Aveva liquidato chiunque avesse tentato di sapere qualcosa sull’argomento con risposte brevi e concise, prevalentemente formate da frasi fatte, finché avevano smesso di insistere. Forse aveva avuto paura di essere giudicata. Magari non aveva avuto modo di sentire parole che la rinfrancassero proprio perché non ne aveva mai davvero parlato con nessuno, fino a quella sera. “Sì, col tempo sì.” rispose laconica, fissando la sua tazza.
Finito il tè, si diressero verso l’ala Nord del palazzo, dove si trovavano le stanze di entrambi. Katara era rimasta impressionata la prima volta che aveva visto i corridoi lunghi e alti, le scale imponenti e le decorazioni massicce di quella dimora, ma col tempo ci aveva fatto l’abitudine. Tuttavia non si stancava di rimirarle, ogni volta che era in visita scopriva qualcosa di nuovo, e il padrone di casa era sempre disponibile a raccontarle della loro arte, della loro cultura, delle loro tradizioni. Arrivati alla porta dell’Ambasciatrice, lui le diede la buonanotte e si diresse verso i suoi appartamenti, ma la ragazza lo richiamò: “Zuko?” Lui si voltò a mezzo, fermandosi. “Grazie. Mi è sembrato di tornare all’isola di Ember.”
Il corvino la guardò e le sorrise nostalgico, probabilmente ripensando alle serate che avevano condiviso: “Anche a me. Possiamo rifarlo qualche volta, finché starai qui.”
Aveva ripetuto quello che lei gli aveva detto dopo quella prima sera in cui si erano allenati insieme. “Volentieri. Buonanotte Zuko.”
E con un cenno si separarono.

Il volo su Appa alla volta della Nazione del Fuoco era stato tranquillo e anche piuttosto silenzioso, erano entrambi persi nei rispettivi pensieri. Per quel poco che avevano parlato, si erano fatti coraggio a vicenda, erano una squadra ormai. Arrivarono al castello e fecero irruzione proprio durante l’incoronazione di Azula.
Katara sentiva che non era una buona idea accettare la sfida Agni Kai che lei aveva lanciato, si era dimostrata subdola e sleale in più occasioni. Comprendeva il desiderio di Zuko di tenerla fuori da quella questione famigliare per proteggerla, ma non si fidava della ragazza. Eppure, malgrado la tensione, lui appariva sicuro di sé, perciò alla fine si era fatta da parte.
Era la prima volta che assisteva ad un vero scontro tra Dominatori del Fuoco. Le fiamme rosse di Zuko si scontravano con le saette azzurre di Azula, l’aria era incandescente, quasi irrespirabile. In seguito alle provocazioni del fratello, la Principessa si concentrò per scagliare un fulmine particolarmente potente. Ma all’ultimo istante decise di cambiare bersaglio, dirigendo l’attacco contro di lei. Si era vista arrivare addosso il lampo con una potenza inaudita, poteva percepirne la tensione elettrica anche a distanza. Ma l’urto non avvenne mai. Zuko si era frapposto tra lei e il colpo della sorella, non riuscendo però ad eseguire i movimenti per deviarlo, e quindi assorbendolo completamente.

Katara aprì gli occhi all'improvviso. Era da tanto tempo che non sognava quella terribile scena. Probabilmente l'aver ritrovato la complicità con Zuko dopo gli anni di lontananza le aveva riportato a galla anche quei ricordi spaventosi, oltre a quelli piacevoli. Si preparò con calma, scelse un completo rosso con pantaloni e maniche svasati, poi spazzolò i lunghi capelli castani e li raccolse nell’acconciatura intrecciata tipica della sua Tribù. Quando scese nel salone della colazione, vi trovò alcuni funzionari delle varie Nazioni attorno ai tavoli con le vivande che erano disposti nella sala. Il soffitto era a volta, sostenuto da alte colonne, e raffigurava i vari Avatar appartenenti a quella Nazione. Stava per sedersi insieme ad un gruppo di dignitari del Polo Nord, quando il Signore del Fuoco le chiese di prendere posto vicino a lui per discutere di alcune questioni. Perplessa, corrugò appena la fronte e gli si avvicinò guardandolo interrogativa.
“Scusa,” le sussurrò lui come lo ebbe raggiunto, mentre scostava la sedia dal tavolo per farla accomodare, “ma stava per mettersi qui il consigliere più logorroico e monotono del Regno della Terra. E siccome non abbiamo parlato molto in pubblico, mi sembrava una buona scusa per scampare una colazione mortalmente noiosa e deleteria.”
La sua espressione era serissima, la fissava con quel suo sguardo dorato, impassibile come se la stesse realmente mettendo a parte di affari di vitale importanza, e lei dovette fare le acrobazie facciali per non scoppiare a ridere davanti a tutti. Consumarono il loro pasto tranquillamente, parlando davvero dei provvedimenti presi per favorire i rapporti diplomatici con le Tribù dell’Acqua, come le tratte di navigazione e il commercio (la Nazione del Fuoco procurava loro ferro e carbone di cui i suoi giacimenti erano ricchi, ricevendo in cambio forniture di prodotti dell’oceano e olio).
Al momento di alzarsi, Katara stava per andare a fare una passeggiata in giardino, quando Zuko la sorprese invitandola ad una riunione. “Sai, ho ripristinato il Consiglio dei Saggi del Fuoco, credo potresti trovarlo interessante.”
Osservò con ammirazione il modo in cui il ragazzo si destreggiava in quell’ambiente, ascoltando con umiltà le lamentele, le richieste, le segnalazioni, le proposte, elaborando il tutto, confrontandosi coi vari ministri per le decisioni da prendere.
Le ricordò molto le assemblee delle Tribù dell’Acqua, e si chiese se non si fosse ispirato proprio a loro per ricostituire quell’organo. Si distrasse per qualche istante, ricordando come tre anni prima Zuko aveva affrontato le proprie incertezze e sfidato le molte opinioni contrarie, comprese la sua e quella di Aang, arrestando il movimento di liberazione del Regno della Terra in quella che sarebbe poi diventata Republic City. Aveva fatto una scelta innovativa che si era rivelata la più giusta non solo per il suo popolo, ma anche per tutte le altre comunità coinvolte nella disputa, e i frutti si vedevano.
In effetti, a guardarlo in quel frangente, con i lunghi capelli scuri raccolti parzialmente dall’ornamento regale a forma di fiamma e la struttura rigida a sostegno del mantello che gli faceva le spalle più ampie, corrispondeva all’immagine dell’uomo e del monarca che era diventato.

Avrebbe voluto precipitarsi immediatamente al suo fianco per soccorrerlo, ma Azula la aggredì, costringendola ad allontanarsi da lui per difendersi. Nell’ansia del momento, si ricordò delle parole di Zuko sul fatto che la sorella fosse più debole. Si sforzò di mantenere la calma mentre schivava i fulmini e cercava di contrattaccare, e si rese conto che aveva ragione. Pareva fuori di sé, gridava minacce a vuoto, e i colpi che sferrava erano potenti ma venivano scagliati con furia, a discapito della precisione.
Lei invece si concentrò per studiare il campo di battaglia, e si accorse dell’acqua che scorreva sotto la grata del porticato. Attirò la sua avversaria proprio in corrispondenza del fluido, e con un solo gesto intrappolò entrambe in un’onda di ghiaccio. Poi, lentamente, sciolse prima l’acqua attorno a sé, per poter passare alle spalle della Principessa e legarle le mani dietro la schiena, così da neutralizzarla. Appena la ebbe assicurata all’inferriata, fece cessare il Dominio e corse accanto a Zuko, che giaceva poco distante. Gli si inginocchiò vicino e lo voltò con attenzione, constatando con sollievo che respirava ancora.

Nel pomeriggio, Katara stava andando in biblioteca per cercare qualche libro con cui passare il tempo la sera, quando da una finestra del corridoio in cui si trovava vide Zuko in giardino. Indossava una semplice casacca senza maniche e pantaloni da allenamento, ed era intento ad esercitarsi nel combattimento marziale. Animata dalla curiosità di verificare i suoi progressi, abbandonò i suoi piani di lettura e scese le scalinate. Arrivata sotto al portico rialzato che circondava il giardino, saltò giù e lo raggiunse, arrestandosi vicino al pozzo al centro del cortile, a qualche passo di distanza da lui per non intralciarlo:
“Ti dispiace se mi unisco a te?”
Lui si fermò un attimo a guardarla, e un guizzo divertito gli attraversò gli occhi: “Come ai vecchi tempi?” chiese.
“Come ai vecchi tempi.” confermò lei, con un sorriso di sfida. E iniziarono a muoversi in sincrono. A volte sembrava che andassero ognuno per conto proprio, altre pareva che danzassero insieme, arrivando quasi a sfiorarsi. Erano talmente concentrati che non si accorsero che diverse persone, dalle finestre e dai portici attorno al cortile, si erano fermate ad osservare quella visione singolare. Katara percepiva il suo cuore pompare rapido per lo sforzo, il profumo delle siepi di gelsomino che circondavano il perimetro in cui si trovavano si mischiava all’odore acre del sudore e le invadeva le narici. Esistevano solo lei, Zuko e quella loro stravagante ma armoniosa coreografia. Quando infine si fermarono, affannati, la maggior parte degli spettatori riprese il proprio cammino e le proprie mansioni, ma un uomo si avvicinò loro, battendo le mani. Quando si voltarono e lo riconobbero, entrambi gli corsero incontro e lo abbracciarono.
“Bentornato, zio! Non mi avevi avvertito che saresti venuto!” disse Zuko.
“In realtà ho fatto più tardi del previsto. Speravo di arrivare per l’inizio del Concilio, ma sai com’è, fermati da una parte, visita questo, passa dall’altro…” L’anziano Generale aveva il dono di riuscire a farsi benvolere ovunque andasse. “E’ un piacere trovarti qui Katara, sei diventata ancora più bella! Hai fatto buon viaggio?”
La ragazza arrossì lievemente, ringraziò per il complimento e rispose affermativamente.
“Come vanno le cose a Ba Sing Se?” chiese poi.
“Tutto molto bene, grazie mia cara. Le ex colonie sono sempre più floride, e c’è pace e prosperità. Ma ditemi, è molto che fate pratica insieme, voi due?”
“Affatto, zio.” rispose il ragazzo. “Era capitato qualche volta anni fa, quando viaggiavamo con l’Avatar, ma era da molto che non ne avevamo occasione.” soggiunse con una punta di rammarico.
“Capisco, capisco” sentenziò Iroh, “Dunque, che ne direste di una tazza di tè ristoratore?”
“Ma certo!” esclamò subito la ragazza, “Oh, aspettate. Zuko, fermati.” lui fece come gli aveva detto, e con un rapido gesto della mano Katara attinse acqua dal pozzo al centro del giardino, investendo entrambi. Lui rimase un attimo interdetto, ma prima che potesse protestare lei ritirò completamente il liquido altrettanto in fretta quanto li aveva inzuppati.
"Quindi volendo tu non avresti mai bisogno di fare il bagno?" la stuzzicò il corvino.
"Spiritoso! Uso questo trucchetto solo occasionalmente, per fare prima. Altrimenti per prendere il tè rischiamo di fare tardi a cena." si giustificò lei, "Sapete, Generale, ieri sera Zuko me ne ha preparato uno delizioso, e ha detto che era una vostra ricetta!” raccontò entusiasta, avviandosi verso le cucine.
Iroh inarcò appena le sopracciglia mentre la seguiva, e rivolse un’occhiata in tralice all’interessato, che al contrario evitava accuratamente il suo sguardo: “Ma davvero? Mio nipote ti ha preparato il tè?”
“Oh, sì! Uno dei più buoni che abbia mai assaggiato! Deve averci messo anche delle spezie e della frutta, perché aveva un gusto particolare, dolce ma intenso…”
Katara andò avanti a chiacchierare spensieratamente, precedendoli lungo il corridoio, senza notare il compiacimento negli occhi del Dragone dell’Ovest o l’imbarazzo in quelli del Signore del Fuoco.

Immediatamente estrasse l’acqua della sua borraccia e la portò all’addome di lui, dove era stato colpito dalla saetta, posandovi poi le mani e rilasciando il suo potere curativo. Zuko emise un flebile gemito, poi il suo volto si rilassò, aprì appena gli occhi e mormorò: “Ti ringrazio, Katara.”
Poche volte in vita sua un suono le era parso tanto bello e rassicurante. Ce l’aveva fatta. Concesse alle lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto di fuoriuscire: “Credo che dovrei essere io a ringraziare te.”
Dopotutto, lei gli aveva solo reso una vita per una vita.
Lui allungò una mano a raccogliere una delle perle liquide che le solcavano le guance, in una leggera carezza consolatoria. Adagio, lo aiutò a mettersi seduto e lo abbracciò, con delicatezza per non pesare eccessivamente sul suo fisico già provato, nascondendo il viso tra il collo e la spalla del ragazzo. Si perse nel suo aroma di tè ormai così familiare, anche se in quel momento era offuscato dai sentori di fumo e sudore. Lo sentì accarezzarle altrettanto delicatamente i capelli, finché i suoi singhiozzi si placarono e il battito del suo cuore tornò calmo, sincronizzandosi con quello regolare di lui.
Si riscosse sentendo urlare Azula, che, ormai sconfitta e in preda alla frustrazione, sputava fuoco azzurro dal naso e dalla bocca, contorcendosi e piangendo. Nonostante tutto il male che aveva fatto, rimaneva una ragazza della sua stessa età. Avevano avuto la meglio, ma non c’era nulla da festeggiare in quella vittoria. Zuko osservava la sorella con un misto di compassione e tristezza: le eccessive aspettative nei suoi confronti e il desiderio disperato di compiacere il padre l’avevano condotta quasi alla follia.
Katara posò piano una mano sul suo braccio. Non c’erano parole che avrebbero potuto farlo sentire meglio, poteva solo fargli sapere attraverso quel contatto che lei c’era, che era lì, che era con lui.
  
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