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Autore: mikimac    26/08/2021    1 recensioni
L'Isola è di nuovo in pericolo. Un nemico subdolo e feroce minaccia la sicurezza degli Omega, costringendo Sherlock e John a tornare nel Mondo Esterno.
Genere: Angst, Fantasy, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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- Questa storia fa parte della serie 'A Kind of Magic'
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But they never did, ever lived, ebbing and flowing

But they never did, ever lived, ebbing and flowing

Inhibited, limited
Till it broke open and it rained down
It rained down, like…

 

Believer

 

 

 

Il silenzio in macchina era opprimente. Io continuavo a spostare lo sguardo fra Mycroft e il paesaggio che correva accanto all’auto. Sembrava quasi di essere fermi. La nebbia aveva avvolto la notte con il suo fitto abbraccio e non capivo come l’autista potesse percorrere la strada a velocità così con una visibilità tanto ridotta. Quello, però, non era il problema più impellente. Dovevamo scoprire dove fossero andati James e Sebastian e se veramente la Barriera fosse caduta. Ancora non potevo credere che degli Omega avessero deliberatamente messo in pericolo la nostra comunità. Per che cosa, poi? Che cosa aveva promesso loro Sebastian? Potere? Prestigio? Denaro? Libertà? Aveva davvero importanza avere una risposta?

Mycroft sospirò: “I satelliti hanno registrato l’improvvisa comparsa di una grossa isola nell’Oceano Atlantico. La mia assistente è riuscita a distruggere i dati e a disturbare la ricezione degli altri satelliti, ma non abbiamo molto tempo. Gli altri paesi si accorgeranno presto che qualcosa non va e ripristineranno la funzionalità dei loro satelliti.”

“Avrai dei problemi?” Domandai. Non volevo che si scatenasse una guerra, prima ancora di sapere che cosa fosse comparso.

“Oh, no. Questi giochetti che ci divertiamo a fare anche solo per capire quanto siano bravi i reciproci informatici. E ti posso garantire, John, che tutti hanno ottimi esperti.”

“In parole povere, quanto tempo abbiamo?” Intervenne Sherlock.

“Al massimo un paio d’ore.”

“Non arriveremo nemmeno all’Isola!” Sbottò Sherlock.

“Ti sbagli. – mi intromisi, con voce tesa – Unendo i nostri poteri, potremmo teletrasportare una piccola imbarcazione direttamente all’Isola. È sicuramente la stessa cosa che ha fatto Sebastian.”

L’abitacolo si riempì di un silenzio sbigottito. Io scossi la testa: “Non avete proprio idea di che cosa possano fare un Alfa e un Omega Legati. È per questo che gli Anziani ritengono che il nostro ritorno nel Mondo Esterno sia troppo pericoloso. Un potere così grande nelle mani sbagliate può causare danni incalcolabili.”

Mycroft riprese presto il controllo della situazione: “Ho ordinato ad Anthea di mandare una piccola squadra di uomini scelti su uno dei nostri mezzi più piccoli. Saremo pronti a partire in venti minuti. Ho avvisato anche Greg. Mi sembra giusto che anche lui sia presente alla difesa dell’Isola.”

Sapevo molto bene quale fosse il sottinteso, nel discorso di Mycroft. Lui e Greg avrebbero difeso l’Isola, ma volevano conoscere i propri figli. Chi ero io per impedirlo?

 

La piccola imbarcazione ci attendeva in una darsena isolata, nell’insolitamente silenzioso porto di Londra. Al squadra scelta da Anthea era composta da una decina di persone, lei compresa, armati e decisi. Erano tutti Beta. Fui grato a Mycroft per questo. Loro non sarebbero mai stati interessati agli Omega, quindi ero certo che ci avrebbero difesi, senza secondi fini.

Greg era già arrivato. Dalla sua espressione preoccupata, capii che le notizie non erano buone: “Mentre venivo qui, ho sentito alla radio la bizzarra notizia che su internet giri la voce che una grande isola sia comparsa improvvisamente sui satelliti di tutto il mondo, per poi sparire di nuovo. Si chiedono se si tratti di Atlantide, risalita dal fondo dell’Oceano.”

“Sono notizie divulgate dai miei sottoposti per depistare chi abbia visto l’Isola. Spero che questo non le provochi dei rimorsi, sovrintendente,” spiegò Mycroft.

“Assolutamente no. Più teniamo tutti all’oscuro di ciò che sta davvero accadendo, meglio è. Che cosa facciamo qui, comunque? Impiegheremo ore per raggiungere la nostra meta e il vostro depistaggio non avrà senso.”

“Ti sbagli, Greg, non ci vorrà così tanto. – ribattei – Sei pronto, Sherlock?”

“Che cosa devo fare?”

“Nulla. Prendimi le mani. All’incantesimo penserò io. Ho bisogno che tu condivida la tua energia con me. Pronto?”

“Pronto.”

Presi le mani di Sherlock. Erano calde e sicure. Mi infusero tanta forza e fiducia. Gli sorrisi e intrecciai le nostre dita. Chiusi gli occhi e comincia a pronunciare la formula, concentrando la mente sul punto in cui volevo che io, le persone e l’imbarcazione ci trovassimo. Una luce verdognola avvolse il piccolo natante, prima che, con uno schiocco, svanisse nella nebbia.

 

Quando riaprii gli occhi, l’Isola era davanti a me. Vicino alla spiaggia era ancorata una nave, più o meno delle dimensioni della nostra. In lontananza si notavano alcune colonne di fumo.

“Hanno dato fuoco ad alcune delle abitazioni. – sibilai – Dobbiamo avvicinarci senza farci vedere.”

“L’occultamento si è alzato appena siamo apparsi. Dalla nave non ci vedranno arrivare,” mi informò Anthea.

Annuii, ma non riuscii a sorriderle. Pensavo ai miei figli, a mio padre, a mio fratello, ai miei amici. Gli Alfa arrivati sull’Isola si stavano comportando come dei conquistatori. Come aveva potuto Sebastian pensare che sarebbe andata in modo diverso?

“Stanno bene. Ne sono sicuro.” Mi rassicurò Sherlock, stringendomi una mano.

Alzai gli occhi sul suo viso e vidi che stava cercando di tranquillizzare anche se stesso. Lui amava i nostri figli quanto me ed era preoccupato come lo ero io. Ricambiai la stretta di mano, senza riuscire a dire nulla.

Arrivammo velocemente vicino alla nave di Moriarty. A bordo c’erano solo due uomini. Era evidente che James e Sebastian non si aspettavano un attacco dal mare né resistenza a terra. Sopraffatti i due uomini di guardia, sbarcammo e ci inoltrammo nell’Isola, facendo attenzione a non farci vedere.

La natura rigogliosa ci permise di arrivare a ridosso del villaggio senza che nessuno notasse la nostra presenza. Gli Omega adulti erano stati radunati nella piazza principale, sorvegliati da sette Alfa armati. Accanto a loro, riconobbi alcuni Omega, che non facevano parte del gruppo dei prigionieri, ma potevo notare il loro nervosismo e la loro diffidenza. Cercavano di stare lontani dagli Alfa e li guardavano di sottecchi, come se fossero pronti a reagire più a un loro attacco che a una fuga degli Omega prigionieri. Doveva essere accaduto qualcosa che aveva creato dei dubbi sull’alleanza fra loro e gli invasori.

Cercai con lo sguardo il volto di mio padre e di mio fratello. Tirai un sospiro di sollievo, quando li vidi, un po’ acciaccati, ma in ottima salute. Mancavano i bambini. Probabilmente erano rinchiusi da qualche parte, con la minaccia di fare loro del male, se gli adulti osavano ribellarsi. Questo spiegava perché un numero maggiore di Omega non tentasse di sopraffare un numero così esiguo di Alfa e di loro titubanti alleati.

“Quanto è potente un Omega non legato?” Sussurrò Mycroft.

“Abbiamo poteri più forti di via Alfa, ma credo di riuscire a convincere i miei amici a non porre resistenza. Le cose non stanno andando come si aspettavano e non vedono l’ora che qualcuno gli dia la possibilità di porre fine a tutto,” risposi con più convinzione di quella che in realtà provavo.

Mycroft fece un segnale ai propri uomini. Nel giro di pochi minuti, gli Alfa invasori vennero sopraffatti. Gli Omega loro alleati osservarono i nuovi arrivati con gli occhi sbarrati, senza reagire. Noi siamo sempre stati molto pacifici. Vivendo isolati, non provavamo brame di conquista. Sapevamo che cosa fosse la lotta. Potevamo avere reazioni anche violente, ma non sapevamo che cosa volesse dire combattere veramente.

“Non vi preoccupate. Siamo amici. – esordii, facendomi avanti – Il capo di questi uomini è il fratello di Sherlock. Potete fidarvi di loro. Non faranno del male a nessuno che non si opponga.”

“John!” Era la voce di mio padre. Sentii il sollievo, nel suo tono.

Lo raggiunsi e lo abbracciai: “Padre. Dove sono i bambini?”

“Sono nella Sala del Consiglio. Severus si è rinchiuso lì, insieme ai bambini. Li ha riuniti appena ha visto la nave degli invasori. Sebastian e il suo Alfa stanno cercando di convincerlo ad arrendersi. Noi non abbiamo avuto il coraggio di ribellarci, perché quegli uomini ci hanno detto che avevano un’arma capace di fare saltare in aria il palazzo, con dentro i bambini e Severus. Non potevamo essere sicuri che ci stessero mentendo.” 

“Che cos’altro è successo? Gli alleati di Sebastian non sembrano più molto convinti della loro scelta. Non hanno nemmeno tentato di opporre resistenza.”

“Un paio di Alfa hanno tentato di forzare il Legame con alcuni di loro. – rispose mio padre, in tono grave e rabbioso – Ti lascio immaginare come sia finita.”

Non avevo bisogno di sentire altro. Scossi la testa. Quale errore aveva commesso Sebastian! Possibile che fosse ancora convinto di avere fatto la scelta giusta? Non aveva compreso quali danni potevano fare gli Alfa? “Riuscite a tenere sotto controllo questi uomini, mentre noi andiamo ad aiutare Severus?”

“Andate pure. Qui ci pensiamo noi,” garantì mio padre.

 

Ci spostammo verso il Palazzo del Consiglio. Davanti c’erano altri sette uomini, compresi Sebastian e James. Non avevo mai visto in azione lo scudo protettivo del palazzo, ma ogni Omega ne conosceva l’esistenza e l’invulnerabilità. Era stato creato dai primi Omega giunti sull’Isola e pensato per resistere persino al potere congiunto di un Omega e di un Alfa.

“Avanti, Severus. Non farmi arrabbiare. – stava dicendo James in tono annoiato, guardandosi le unghie – Non vuoi avere davvero sulla coscienza la morte dolorosa di qualcuno dei tuoi amici, vero?”

Osservai il viso di Sebastian. Era scuro. Sembrava furioso. Mi chiesi con chi.

“Mio caro signor Moriarty, non credo che farà nulla di così drammatico. – giunse la risposta dall’interno – Se torcerà un capello anche un solo Omega, perderà la fiducia di quelli che hanno creduto nelle sue bugie.”

“Bugie bugie bugie. – cantilenò James, facendo il verso a Severus – Che cosa importa ciò che io ho promesso? Tanto la vostra Barriera è caduta. Se anche non sarò io a sfruttare il vostro potere, lo farà qualcun altro.”

“Noi non siamo qui per sfruttare il potere degli omega! – sbottò Seb – Dobbiamo convincere gli ostinati che il Mondo Esterno non è un pericolo per noi. Che potremmo viverci senza dover temere gli Alfa!”

“Come vedi, Sebastian, non tutti gli Alfa sono sinceri. – intervenne Severus – Non sono cambiati.”

“Non cercare di mettere zizzania fra di noi!” ruggì James.

“Non ho bisogno di fare nulla, signor Moriarty. – ribatté Severus serafico – Bastano le sue azioni e quelle dei suoi uomini.”

Fu a quel punto che gli uomini di Mycroft entrarono in azione. Ciò che seguì, non si poté nemmeno definire uno scontro vero e proprio. I cinque uomini al soldo di James vennero sopraffatti in fretta. Quello che mi stupì, però, fu il sorriso sulle labbra di Moriarty. Lo avevamo sconfitto. Avremmo ripristinato la Barriera, prima che i satelliti potessero tornare in linea. Perché sorrideva, come un gatto che avesse intrappolato un topo?

 

“Guarda guarda chi è arrivato. Il prode John Watson, cavaliere senza macchia e senza paura delle tradizioni Omega, con i suoi impavidi amanti. – ridacchiò Moriarty – Immagino che pensiate che sia tutto finito.”

“È tutto finito.” Ribattei, secco.

“Mi credete molto stupido. – sbottò Moriarty, praticamente offeso – Pensate davvero che io sia venuto qui con solo questi pochi uomini?”

“Che cosa hai fatto, James?” Domandò Seb, sconvolto.

“Ciò che dovevo. Da quando siamo giunti all’Isola, un apparecchio sulla nave invia un segnale di localizzazione ai miei soci, sparsi per tutto il mondo. Avendo più o meno un’idea della posizione dell’Isola, non si sono posizionati troppo lontani. Presto arriveranno qui. E vi conquisteremo. Grazie al Legame che formeremo con voi, diventeremo così potenti, da poter dominare il mondo.”

C’era una luce di folle gioia negli occhi neri di James Moriarty. Sebastian era inorridito. Si era fatto ingannare. Aveva spalancato le porte all’inferno. L’Isola e i suoi abitanti erano a un passo dalla rovina.

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

 

Mi sa che gli Omega siano nei guai fino al collo. Riusciranno a trovare una soluzione per salvarsi?

 

Grazie a chi stia leggendo il racconto.

A giovedì prossimo, per l’ultimo capitolo.

 

Ciao.

 

   
 
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