Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    26/08/2021    8 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Salve miss Ackerman. È davvero un piacere rivederti dopo tanto tempo. Ti consiglio di non fare movimenti avventati o strane acrobazie come tuo solito, altrimenti la ragazzina che ti porti dietro ne pagherà le conseguenze."

Non poté vedere subito il volto del suo interlocutore, poiché con una mano le cingeva il fianco per bloccarla e con l'altra le teneva una pistola puntata alla schiena. Era stato repentino, agendo in modo del tutto naturale. Agli occhi delle numerose persone presenti alla scena in quel momento apparivano come una normale coppia che camminava abbracciata. Solo dopo aver realizzato cosa stesse succedendo vide alle spalle di Gabi un ragazzo notevolmente robusto con un giornale tra le mani guardarsi attorno valutando la situazione assicurandosi di passare inosservati.

Mikasa e lo sconosciuto si avvicinarono a Gabi, nel momento stesso in cui l'altro le si parò davanti.

"Chi diavolo siete e cosa volete da noi?" Mikasa cercò di temporeggiare, di certo non avrebbe potuto ingaggiare una lotta corpo a corpo in mezzo ad una piazza piena di persone. Considerando inoltre che loro erano sicuramente entrambi armati. Intanto Gabi si vide improvvisamente bloccare le braccia da una stretta soffocante.

"Non provare ad urlare ragazzina, o la signorina Ackerman si ritroverà con un buco nella schiena." Gabi trattenne il respiro, ansimante e terrorizzata guardava Mikasa incapace di capire cosa fosse accaduto in così pochi attimi. "Quello che vogliamo dipende dalle risposte che ci darai miss Ackerman. Adesso però troviamo un posto più appartato in cui parlare."

 

Percorsero pochi metri appena, prima di svoltare in un vicolo all'apparenza senza uscita. Ma era difficile stabilirlo con certezza poiché vi erano numerose casse e oggetti di vario tipo che impedivano una visuale chiara del posto. 
Proseguirono tutti e quattro, mantenendo una certa distanza tra le due ragazze, tenute preventivamente ben strette. Quando furono sicuri di non essere più alla portata di occhi indiscreti si fermarono.

Mikasa si ritrovò faccia a faccia con un ragazzo che la superava in altezza di parecchi centimetri. Gli occhi azzurri e penetranti di quello sconosciuto le trasmisero una sensazione di gelo in tutto il corpo. 
D'improvviso lui sciolse l'abbraccio con il quale la teneva bloccata scaraventandola con la schiena contro il muro. La reazione fulminea di Mikasa venne immediatamente bloccata dalla pistola che adesso il ragazzo le teneva puntata dritta al petto.

"No, fermo!" la voce terrorizzata di Gabi venne smorzata dalla lama di un coltello puntato vicino la gola.

"Toglietele le mani di dosso! Mi era parso di capire che era me che stavate cercando quindi lasciatela andare."

"Sì come no... così lei correrà a chiamare i vostri amichetti, giusto?" si avvicinò a Mikasa lentamente osservandola come se stesse puntando una preda che sa di non avere scampo. Ormai era chiaro, conoscevano bene lei ma anche Levi e gli altri, non ci volle molto per farle comprendere che c'era della premeditazione in tutto quello che stava accadendo.

"Chi diavolo siete?" digrignò rabbiosa, indietreggiando fino a raschiare il muro alle sue spalle.

"Mi pare giusto... le presentazioni prima di tutto. Io mi chiamo Arn e quello alle mie spalle è Cecil. Inutile che ti dica che apparteniamo agli jaegeristi."

"Infatti è inutile... una feccia come la vostra si riconosce dal fetore." Non ebbe quasi il tempo di terminare la frase che uno schiaffo la colpì in pieno viso provocandole un taglio sul labbro.

Gabi ormai singhiozzava sommessamente.

"Sei audace Mikasa Ackerman, ma le tue provocazioni non salveranno la tua vita nè quella della tua amica. Quindi ascoltami bene. Sono mesi che ti teniamo sotto sorveglianza, ovviamente sull'isola di Paradis eri praticamente inavvicinabile. Le tue capacità unite alla protezione della regina Historia ti rendevano inattaccabile. Ma noi siamo stati perseveranti e pazienti, sapevamo che era solo una questione di tempo, d'altronde sei un elemento prezioso che va preservato. Tu dovresti saperlo bene."

"Io so solo che voi siete dei pazzi fanatici che stanno gettando fango sul popolo di Eldia. Siete fautori della guerra perché sperate di ottenere il potere assoluto. Voi sapete quello che abbiamo passato eppure promuovete stragi e distruzione."

Lo sguardo di Mikasa divenne rabbioso il sangue le imbrattava il mento ma la furia dei suoi occhi fece vacillare per un istante la sicurezza di Arn.

"Era proprio come mi avevano detto, tu hai il fuoco dentro, sei stata creata per combattere ed è quello che vogliamo da te."

La sua mente ebbe come un sussulto 'sei stata creata per combattere'. Quelle parole la turbarono improvvisamente 'creata' da chi? E per quale motivo? Perchè tutti sembravano conoscere qualcosa del suo passato tranne lei? 
Non era quello però il momento di porsi delle domande. L'unica cosa alla quale doveva pensare era come salvare la vita di entrambe.

"Tu sei folle se speri che io mi presti ad una richiesta del genere."

Arn non si scompose per quella risposta, si limitò a voltarsi verso Cecil facendogli cenno con la testa. Con un gesto rapido della mano lui sfilò da una tasca una spessa corda con la quale legò le mani di Gabi per non farla reagire. Lei si agitò cercando di divincolarsi ma ottenne un pugno nello stomaco che la costrinse a piegarsi a terra. Stordita e dolorante per il colpo ricevuto venne stesa a faccia in giù mentre Calvin si sedette sulle sue gambe.

Mikasa ebbe un fremito di terrore, non poteva aspettare oltre doveva fare qualcosa.

"Non pensarci nemmeno miss Ackerman. Lo so che se potessi ci faresti a pezzi. Ma se muovi un altro muscolo ti ritroverai con una pallottola in testa lasciando quella ragazzina alla mercé di Calvin. E a lui le ragazzine piacciono particolarmente..."

Sentendo quelle parole i sospetti di Mikasa presero forma, mozzandole il fiato in gola. Quei due non erano stati mandati a caso. Anche l'altro ragazzo, Calvin, aveva un'altezza considerevole ed era molto più robusto rispetto al compagno. Erano stati previdenti, volevano metterla in difficoltà e ci stavano riuscendo.

"Siete dei bastardi! Chi vi manda? Chi c'è dietro tutta questa storia?"

"Le tue imprecazioni non ti salveranno la vita. Ma non puoi dire che non ti stiamo dando una scelta. Quello che posso riferirti è che le persone che ci hanno mandato a prelevarti sono molto più pericolose e senza scrupoli di noi. Però... tu sei una pedina troppo allettante, per questo stanno correndo tutti questi rischi. Pensano che tu li valga tutti. Unisciti a noi, seguici di tua spontanea volontà, abbraccia la nostra causa perchè è l'unico modo che hai per sopravvivere e forse la ragazza tornerà a casa con le sue gambe e con tutti i vestiti addosso. Altrimenti... dopo che Calvin l'avrà battezzata finirà venduta in qualche bordello della zona. Sai... qui ce ne sono tanti, e la carne fresca è sempre gradita."

Gabi non riuscì più a trattenere il pianto isterico che la colse all'improvviso. Provò a sollevarsi ma era come avere un macigno sulle gambe.

"Falla stare zitta Calvin!" riscosso dall'ordine impartito dal compagno prese un fazzoletto dal taschino e glielo avvolse attorno alla bocca per farla tacere.

Mikasa tremava visibilmente, con i pugni serrati e le gambe leggermente piegate, pronta a scattare. Doveva solo capire il momento giusto per poterlo fare. Poteva mettere fuori gioco Arn calciando la pistola che aveva tra le mani. Ma non poteva impedire all'altro di avventarsi su Gabi e ferirla a morte. Si sentì improvvisamente responsabile e in colpa. Era lei che volevano e braccavano da tempo, sapevano ogni suo movimento e avevano atteso che abbassasse la guardia per poterla colpire.

Se solo avesse dato retta a Levi, a quest'ora sarebbe stata in viaggio verso Paradis e Gabi a casa al sicuro protetta da Falco e dagli altri. Avrebbe tanto voluto che lui fosse lì con lei, desiderava avere il suo autocontrollo per poter valutare quale fosse la scelta migliore.

Cosa farebbe Levi se fosse al mio posto? Si chiese. Poi... una leggera pressione alla gamba destra le ricordò di ciò che aveva nascosto nel suo stivale. Anche lei possedeva un'arma, poteva contrastarli, avrebbe solo dovuto essere più veloce e disarmarlo della pistola.

"Sto aspettando miss Ackerman, non vorremmo dare troppo nell'occhio restando qui? Allora... hai deciso di seguirci?"

Mikasa distese le mani e abbandonò la posizione d'attacco, aveva il volto rassegnato e gli occhi bassi. Non le rimaneva altra scelta, se voleva tentare di salvare almeno Gabi da quella situazione. Gli occhi di Arn brillarono vittoriosi pregustando l'inevitabile resa della giovane donna. Gabi scuoteva la testa furiosamente pregandola di non arrendersi, Calvin allungò una delle sue viscide mani al di sotto della gonna e lei tentò di urlare più forte, soffocata dalle sue stesse lacrime. Arn accennò un sorriso, ironico, lascivo e vagamente divertito. Era quello l'attimo di esitazione che aspettava, era quello il momento giusto.

Si piegò fulminea sferrandogli un calcio alle caviglie. Arn si ritrovò a terra all'istante imprecando per il dolore e perdendo la presa sulla pistola. Mikasa sfilò il pugnale dal bavero dello stivale e si avventò su di lui che cercò di evitare il colpo proteggendosi con il braccio destro che però venne completamente lacerato dal gomito al polso.

"Lurida puttana!" inveì contro di lei sferrandole un calcio che la prese al ventre facendola arretrare. Calvin si sollevò dal corpo di Gabi per soccorrere il compagno, ma lei fu più svelta sferrandogli un sonoro calcio nei genitali che lo costrinse a piegarsi a terra dal dolore.

La ragazza corse in direzione di Mikasa mentre Arn provò a rialzarsi cercando di recuperare la pistola persa nella caduta. Gabi avrebbe voluto aiutarla ma i polsi legati le impedivano qualsiasi azione. 
Non appena le fu vicino Mikasa tagliò velocemente le corde, mentre lei potè finalmente liberarsi la bocca.

"Scappa Gabi va via da qui!"

"Cosa? Sei impazzita come pensi possa andarmene lasciandoti qui?"

"Non ti seguiranno, è me che vogliono, corri a chiamare Levi e Falco. Va!"

"No... no, non posso, non chiedermi di farlo."

"Ti ho detto di andare, non discutere per la miseria!"

Ma forse era già tardi, Arn aveva recuperato la sua arma, trascinandosi a fatica nel suo stesso sangue e imprecando come un indemoniato. Calvin si era rialzato avvicinandosi pericolosamente ad entrambe. Era tardi per qualsiasi tentativo di fuga. Il pugnale non avrebbe fermato il colpo di pistola, ma forse... 
Poteva tentare una mossa, seppur azzardata. Già... folle e azzardata, com'era stata sempre la sua vita. Come lo erano state le sue scelte, il suo innamorarsi perdutamente di un ragazzo che si era sacrificato per far comprendere al mondo l'ipocrisia dilagante dell'essere umano. Lui aveva protetto le persone che amava. Lei... aveva detto di voler fare la sua parte, dare il suo contributo. Adesso forse era il momento di saldare il conto.

"Ammazza la ragazzina Calvin, squarciale la gola e dalla in pasto ai cani!" Arn era completamente impazzito, ormai niente contava più, neppure l'obbiettivo di reclutare Mikasa Ackerman. Cercò di mirare con il braccio sinistro, poiché l'altro era inutilizzabile.

Mikasa osservò ogni suo movimento valutando la distanza di Calvin. Poi d'un tratto si alzò. Il pugnale di Levi tenuto per la lama, piegò appena il polso all'indietro e puntò il suo obbiettivo. Con un gesto rapido, preciso, il coltello sembrò sparire nel nulla a mezz'aria per poi conficcarsi dritto in mezzo alla fronte di Calvin che stramazzò al suolo senza emettere un solo lamento. Poi fu la volta dell'uomo di fronte a lei. Avvertì impercettibilmente un dito che faceva pressione sul grilletto. Si mosse veloce, urlando di rabbia e frustrazione ma agguerrita e furente.

"No, Mikasa!" il colpo partì e nell'aria si diffuse un rumore assordante, come un boato. Poi fu solo fumo, denso come nebbia. Pochi istanti in cui il silenzio sembrò innaturale, e ancora singhiozzi, lacrime e... sangue. Tanto, troppo sangue. Era ancora in piedi, ma immobile. Istintivamente si toccò il fianco destro, imbrattando completamente il palmo della mano. 
Un dolore lancinante le mozzò il fiato espandendosi nel petto. Si voltò appena, Gabi alle sue spalle era viva, anche se in evidente stato di shock. Ai suoi piedi giaceva, inspiegabilmente, il corpo di Arn con un enorme foro di fucile dritto nel petto.

Socchiuse gli occhi provando a scrutare oltre quel fumo, ma sentiva dolore... un dolore che le stava avvolgendo corpo e mente. Era stanca, sperava di non dover più combattere, di non dover uccidere. Ma forse davvero non c'era altro modo per sopravvivere. Le gambe cedettero senza che potesse far nulla, gli occhi si abbandonarono al buio. Ma il suo corpo non toccò mai quelle fredde pietre intrise di sangue e odio. Si sentì sorretta in un abbraccio, e avvertì un'altra mano dove la sua ferita pulsava di dolore.

"Mikasa... Mikasa mi senti? Rispondi per la miseria, apri gli occhi!" era così difficile farlo, non ne aveva la forza, non più. "Cazzo Ackerman! Non morirmi come una pivellina in questo schifo di città, sono stato chiaro?" era un ordine quello che sentiva. Già... sembrava proprio di sì. Aprì gli occhi lentamente e se lo ritrovò così vicino da percepirne il battito accelerato del cuore.

"Capitano Levi..." lo chiamò quasi volesse avere la certezza che fosse lui.

"Capitano un corno! Cosa cazzo è successo qui?"

"Perdonami Levi, avrei dovuto ascoltarti." lui non riuscì a capire a cosa si riferisse, pensò che il dolore la stesse facendo delirare.

"Sta zitta adesso, Falco e Onyankopon sono andati a chiamare un medico di nostra conoscenza. Ti porterò via da qui, intesi?"

Ma lei sembrava non ascoltarlo. Neanche la vicinanza di Gabi, accorsa per pulirle il viso e vedere le sue condizioni, sembrò rianimarla. "Sarei dovuta andare via. Anzi... non sarei mai dovuta venire qui. Mi dispiace." adesso era chiaro il perché di quelle scuse, ma ciò non fece altro che alimentare l'angoscia nel cuore di Levi.

"Non dire sciocchezze ragazzina... rivedere il tuo viso è stata una delle poche cose piacevoli di questi ultimi tre anni."

Mikasa accennò un sorriso mentre Gabi era totalmente frastornata. Non si aspettava un tale slancio da parte di Levi, ma quelle parole la sorpresero soprattutto per il drammatico significato che potevano assumere.

"Grazie... Levi" sollevò a fatica la mano sfiorandogli il volto. Lui la strinse nella sua e rabbrividì, era fredda, inanimata, stanca.

Poi la sentì lentamente scivolare cadendo lungo il fianco della ragazza. Un mormorio concitato giungeva da lontano, Falco e Onyankopon dovevano essere tornati. Mentre Mikasa si accasciò inerme e priva di conoscenza tra le sue braccia.

 

                                                                                                                          ***


Occhi verdi, come rigogliose colline che ondeggiano al vento.

Occhi verdi, come i prati sui quali ci rincorrevamo da piccoli, quando la felicità era semplicemente poter stare insieme, ridere... e sognare cosa avremmo fatto da grandi.

Occhi verdi e brillanti come le foglie di quest'albero che adesso ti riparano dal sole e dalla pioggia. Lui è forte, cresce e si innalza verso l'alto... verso il cielo, verso la libertà.

Un viso di bambina mi guarda da lontano, anch'io mi soffermo ad osservarla e in lei rivedo la triste rassegnazione che c'era nei tuoi occhi. Non penso di conoscerla, eppure mi è così familiare. 
"Allora eri tu che sbirciavi nella mia testa. Sai... penso che il tuo amore sia stato un lungo incubo. Ma se io sono qui, in fondo, lo devo anche alla tua esistenza." le parole vengono fuori dalle mie labbra in modo naturale, come se fossero sempre state lì in attesa di questo momento. Lei mi sorride appena, come se volesse ringraziarmi, poi scompare così com'era apparsa come leggera nebbia.

Ed è come se nella mia mente qualcosa si dissolvesse con lei, un velo leggero ma palpabile che prima c'era e adesso sembra scomparso. Abbasso lo sguardo e vedo ciò che resta di te stretto tra le mie braccia. Vorrei dirti che andrà tutto bene, che continuerò a proteggerti come ho sempre fatto. Che non importa cosa io sia o lo scopo per cui sono venuta al mondo. Il mio amore per te era vero e reale, non lo rinnegherò mai, perché significherebbe che niente avrebbe avuto senso, invece non è così.

Adesso... avrei solo voglia di piangere, e dormire. Chiudere gli occhi e riposare, magari accanto a te scaldata dal tepore del sole, cullata dal silenzio e dal vento. Credi che se mi lascio andare potrò realizzare questo desiderio? Potrò finalmente restarti accanto?

C'è tanto silenzio, tanto dolore... il buio sembra volermi inghiottire, e forse è ciò che voglio anch'io. Però... qualcosa o qualcuno mi tiene ancorata ostinatamente a questa vita...

Occhi affilati e penetranti, nelle cui profondità potresti perderti cercando di comprendere insondabili verità non a tutti concesse.

Occhi brillanti e stanchi, rabbiosi e affranti da un dolore silenzioso che si riflette in quell'espressione immutabile e severa.

Occhi che hanno visto la morte, la sofferenza l'abbandono, l'amicizia e la fiducia reciproca.

Lo so che ci sei, qui accanto a me, ti sento. Avverto la tua presenza, il tuo tocco, così delicato e deciso. 
Vorrei aggrapparmi a te e uscire da questo incubo, perché solo tu in qualche modo sei sempre riuscito a riportarmi indietro. Dai miei dubbi, dalle mie paure, dalle mille incertezze. Non lasciarmi, non adesso... stringi la mia mano ancora per po', prima che io mi lasci nuovamente andare.

 
                                                                                                                           ***

 

"Levi... signor Ackerman." sentì un tocco leggero sulla spalla che lo risvegliò dal leggero sonno che lo aveva colto.

"Cosa c'è, che succede?" si sentiva confuso, la testa stranamente pesante e la mente annebbiata. Gli ci volle qualche secondo per mettere bene a fuoco il luogo in cui si trovava.

"Dovrebbe andare a casa a riposare, non c'è nulla che lei possa fare qui." Furono le parole del medico che diedero un'ulteriore sferzata alla realtà che gli si parava davanti. Non era un incubo, avrebbe voluto che lo fosse. Uno di quegli incubi che da anni lo perseguitavano, ma che sparivano alle prime luci dell'alba lasciandogli addosso solo un insopportabile malessere.

Abbassò lo sguardo e vide che la sua mano ne stringeva un'altra. Sollevò la testa in direzione del corpo disteso su quel letto, e avvertì all'istante una fitta allo stomaco che gli mozzò il respiro. Lei era lì... distesa, immobile e pallida. Si rese conto che la mano che stringeva era fredda e inerme, come quella di una bambola rotta. Era lei, era Mikasa, ma niente di ciò che vedeva aveva neppure il vago ricordo di ciò che era stata. Si rese conto di non avere la minima idea di quanto tempo fosse trascorso dal momento in cui lei era stata ferita. Si guardava attorno e niente sembrava avere un senso, come se stesse vivendo una realtà parallela dalla quale non poteva scappare.

Si voltò verso il medico che stava dritto dinanzi a lui. L'uomo si accorse dello smarrimento che stava provando in quel momento, e cercò di tranquillizzarlo. "Ascolti Levi... sarò onesto con lei, la situazione non è delle migliori. La pallottola non ha intaccato organi vitali ma ha provocato una copiosa emorragia. Cercheremo di fare il possibile, ma la ragazza deve mostrare segni di collaborazione. Cosa che al momento non vedo."

Levi si alzò dalla sedia piantando il suo sguardo in quello del dottore "Mi sta dicendo che non si risveglierà? È questo che sta cercando di dirmi girandoci intorno?" afferrò l'uomo per il bavero del camice, ma lui non sembrò reagire. Lo conosceva bene ormai. Levi in quell'ospedale aveva trascorso molto mesi, e ancora adesso doveva recarsi lì per le terapie alla gamba. Cosa che però faceva di rado.

Sapeva che non aveva intenzione di fargli del male, aveva solo bisogno di sfogare la sua frustrazione nel non poter fare nulla.

"Le probabilità di guarigione dipendono anche e soprattutto dalla volontà del paziente. Tu lo sai bene Levi. La tua amica è giovane e fisicamente forte, ma sembra che non abbia questa volontà." non voleva ascoltarlo, non voleva sentire una parola di più.

Gli sembrò che l'aria nei polmoni gli fosse sottratta all'improvviso. Doveva uscire da lì, prima di commettere qualcosa di avventato.

"In compenso posso dirti che la ragazza che era con lei sta bene. L'abbiamo visitata e a parte qualche escoriazione e vari ematomi localizzati, non ha riportato ferite. Tra qualche giorno quello che è accaduto sarà solo un brutto ricordo." concluse il medico.

"Ne sono felice." rispose lui lapidario. Non ebbe il coraggio di guardarla ancora, scansò il medico e si diresse verso l'uscita.

Percorse pochi metri del corridoio che separava i vari reparti e subito si vide raggiunto da Gabi, Falco e Onyankopon.

"Capitano Levi... allora come sta?" lui non rispose, stringendo il pugno della mano sinistra. A Gabi non servì chiedere altro. Gli occhi le divennero lucidi e Falco dovette sorreggerla per paura che crollasse all'improvviso.

"Tu come stai Levi? Sono due notti che non ti muovi da quella stanza." Solo dopo che Onyankopon glielo aveva fatto notare Levi si rese conto del tempo trascorso.

Cercò di riprendere un minimo di autocontrollo e poi parlò.

"Ho bisogno di un caffè. Seguitemi forza..." non ebbero né tempo né modo per comprendere quelle parole. Lo seguirono senza discutere sperando che almeno lui dissipasse i loro dubbi.





Sono accadute un po' di cose in questo capitolo, e Mikasa ne ha pagato le conseguenze. I timori di Levi si sono materializzati nel modo più doloroso e imprevisto possibile, adesso non resta che attendere e vedere l'evolversi della situazione, che diventa sempre più precaria e pericolosa. Spero di aver reso al meglio lo scontro tra Mikasa e gli jageristi, ho sempre mille dubbi quando devo descrivere scene d'azione. Comunque sia... se ne saprà di più nei prossimi capitoli. Grazie mille a tutti voi e alla vostra presenza che per me è fondamentale.  N.b. Nel caso non fosse chiaro, la parte in corsivo si riferisce ad un sogno che Mikasa fa mentre è incosciente in ospedale. La bambina che vede è Ymir, la progenitrice, ed è un mio personale omaggio alle ultime tavole del manga regalateci da Isayama.

 

   
 
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