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Autore: Octave    26/08/2021    12 recensioni
Certe idee sono così radicate in noi che è difficile metterle in discussione. Questa one shot nasce per sradicare una di queste idee. E per guardare da una prospettiva diversa, cosa che a me piace sempre particolarmente.
"Se qualcuno avesse chiesto a Oscar François De Jarjayes che tipo fosse André Grandier, il suo attendente, lei avrebbe risposto che, innanzi tutto, non era più il suo attendente, perché era stato sollevato dal suo incarico, quando lei aveva lasciato le Guardie Reali ed era diventata Comandante dei Soldati della Guardia.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LUOGHI COMUNI

 

Se qualcuno avesse chiesto a Oscar François De Jarjayes che tipo fosse André Grandier, il suo attendente, lei avrebbe risposto che, innanzi tutto, non era più il suo attendente, perché era stato sollevato dal suo incarico, quando lei aveva lasciato le Guardie Reali ed era diventata Comandante dei Soldati della Guardia.

Dunque non lo vedeva più?

No, no, lo vedeva ancora. Perché André Grandier si era arruolato nella compagnia che lei comandava adesso. Nonostante lei fosse stata chiara. Sul fatto che voleva cavarsela da sola.

Ma lei lo conosceva bene, non era mai stato uno incline all’obbedienza. Mai.

In quel caso poi, neanche di disobbedienza si poteva parlare. L’aveva sollevato dal suo incarico. Quindi lui era libero di fare quello che voleva. “Sempre ai vostri ordini, mio Comandante”. E non era neanche vero. Faceva quello che gli pareva. Come sempre.

Suo padre, il Generale Jarjayes, aveva forse commesso un errore di valutazione, quando lo aveva messo accanto a lei. Pensava che André Grandier, un ragazzo mite e assennato, fosse la persona ideale per controllare e guidare  suo figlio, sì, insomma sua figlia, anzi, dato che stava parlando con la lingua fuori dai denti, suo padre era convinto di potere così “indirizzare” bonariamente le scelte del suo giovane rampollo, di quella figlia, che, dotata di un temperamento evidentemente ribelle, avrebbe ascoltato più volentieri i consigli di un coetaneo, amico e compagno di giochi, piuttosto che quelli del severo ed inflessibile genitore.

Invece era andata diversamente.

Già allora André non l’aveva fatto, non aveva obbedito al Generale e non aveva cercato di convincerla ad indossare l’uniforme. Ora che ci rifletteva, anzi, le aveva urlato dietro proprio l’esatto contrario, mentre lei si allontanava dalla riva del laghetto dove si erano presi a pugni. Perché doveva sempre dire la sua, André, accidenti a lui. Ma comunque, in sostanza, aveva disobbedito al Generale, per lasciarla libera di fare le sue scelte. E anche lui aveva fatto le sue, dopotutto.

E mai una volta, neanche in seguito, aveva eseguito un ordine senza discutere. Beh, insomma, ne aveva eseguiti tanti senza discutere, anzi, con autentico slancio, ma si trattava di quelle cose che avrebbe fatto comunque, perché gli piaceva prendersi cura di lei, riempiendola di attenzioni e di premure, anticipando le sue richieste e i suoi bisogni, anche quando lei non gli aveva chiesto niente, in realtà. Queste cose le faceva per sua scelta. Perché le voleva fare. Anzi, per essere più precisi, non si riusciva proprio ad impedirgli di farle. Non era obbedire agli ordini, quello. Non lo era affatto.

Non era obbedire agli ordini tutte le volte che erano rimasti a parlare, a scherzare, tutte le volte che aveva avuto bisogno di una persona amica con cui essere se stessa, con cui abbandonare i ruoli, con cui abbassare la guardia senza essere giudicata. Che non era una cosa da poco.

E non era obbedire agli ordini tutte le volte che le aveva detto senza peli sulla lingua quello che lei non voleva sentirsi dire. Non si era mai preoccupato di compiacerla tutte le volte in cui le aveva dato il consiglio giusto e le aveva detto che stava sbagliando. Decisamente no.

Che diavolo era, allora?

Sapeva essere irritante come nessun altro, quando le faceva notare che non poteva, no, censurare la Principessa Maria Antonietta, perché anche lei aveva deciso all’ultimo momento di indossare la divisa e che era un’intuizione tipicamente femminile notare l’interesse di Maria Antonietta per il Conte di Fersen…non riusciva a spiegarsi, a distanza di così tanto tempo, come avesse potuto permettergli una tale insolenza. Una tale, incredibile, franchezza.

Non c’era stata una volta in cui non avesse fatto a modo suo, in realtà.

“Lascia quelle redini, ho detto,  penso io alla Principessa!” “No, non le lascerò mai”

“Lasciami!” “E’ un nobile, non puoi fare niente!” ”Lasciami! Lasciami, André!” “Oscar, sai bene che nessuno può toccarlo, neanche Sua Maestà! Che cosa vorresti fare tu, me lo dici?” “ Lasciami, ti ho detto di lasciarmi, capito?” “Calmati, Oscar, devi calmarti, adesso!”

“Il mio padrino è Girodelle. E’ inutile che venga anche tu” “E invece ti accompagnerò lo stesso”

E a  Saverne, poi. E dire che gli ordini erano chiari. Ma lui era sempre al di sopra degli ordini, naturalmente. Gli ordini riguardavano gli altri, non lui. Per fortuna, quella volta. E forse anche le altre. Sicuramente anche le altre.

Per non parlare degli ordini di Lassonne. Anche gli ordini di Lassonne erano stati chiari, Non doveva togliersi la maledetta benda. Non doveva, per nessun motivo. Ma lì la colpa era stata anche sua. Soprattutto sua.

Che non era d’accordo con la sua decisione, di abbandonare le Guardie Reali, di vivere come un uomo, non glielo aveva certo mandato a dire. Che non avrebbe funzionato, che una rosa è una rosa. Maledizione. Non sempre le cose si possono dire nella forma in cui ci scoppiano nel cuore. Oppure sì? Servizievole e remissivo. Mai stato. Era un testardo e un ostinato. Che non mollava mai. Che pretendeva che le cose andassero come voleva lui. Proprio come lei. Che non riusciva più a tenergli testa. Oppure sì?

A questo, però, doveva smettere di pensare, se voleva mantenere un minimo di lucidità. E non era facile.

Arruolarsi nei soldati della Guardia era stato solo l’ultimo colpo di testa, in una vita passata a fare di testa sua. Altro che obbedire agli ordini. Altro che carattere mite e conciliante. A pensarci bene non avrebbe neanche dovuto stupirsi così tanto. Non più.

Lei lo conosceva bene, maledizione. Tra poco lui avrebbe compiuto trentaquattro anni. E lei trentatrè. E lo conosceva da quando ne aveva sei. E lei cinque. Non sarebbe cambiato di certo adesso. E nemmeno lei.

Non aveva mai obbedito ad un ordine, André. E d’altra parte lei, ora che ci rifletteva,  era abbastanza sicura di non avergliene mai dati.

 

 

 

 

   
 
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