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Autore: Ciuffettina    28/08/2021    3 recensioni
Michael era orgoglioso della missione affidatagli, lui era un bravo figlio obbediente, desideroso di compiacere suo Padre, tuttavia avrebbe preferito non avere quel mantra sempre nelle orecchie
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Gabriel, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Per un po’ di tempo, Mosè aveva potuto godere di un periodo di pace relativa, non che gli Israeliti avessero smesso di lamentarsi, anzi! Semplicemente avevano deciso che la fonte delle loro sofferenze era diventato Ooliab. Eh già: finché non avesse finito di costruire tutto quanto (Arca, Tabernacolo, candelabri ecc.… ecc.…) loro non avrebbero potuto incamminarsi per l’agognata Terra Promessa (e nemmeno dirigersi verso altre mete turistiche) ma dovevano rimanere accampati alle pendici del monte Sinai; perciò, non passava giorno senza che qualcuno dileggiasse il povero artigiano per la sua lentezza e inettitudine.
Il condottiero era stato felice che i suoi “amati” compatrioti avessero trovato qualcun altro su cui sfogare il loro malumore ma poi i soliti tre che lo osteggiavano (Datan, Kore e Abiram) ebbero la bell’idea di far notare che fra tutti loro (circa 6.000 uomini) Mosè avesse dato l’incarico proprio all’unico che non sapeva nemmeno maneggiare una sega. E se l’avesse fatto di proposito per riman-dare all’infinito la partenza?
Così le lamentele verso di lui ricominciarono: «Mosè, hai deciso di farci morire di vecchiaia in questo deserto?» «Mosè, ci spieghi perché dobbiamo per forza avere tutti quegli oggetti per entrare nella Terra Promessa?» «Mosè, non possiamo costruire il Tabernacolo quando saremo arrivati?» «Mosè, hai paura che, senza l’Arca dell’Alleanza, il latte e il miele non scorrano?»
Per fortuna di Mosè, qualcuno decise di aiutarlo…

Mentre Metatron stava vanamente cercando di segare un asse in maniera dritta, gli si avvicinò Pdor, figlio di Kmer Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, marito della sorella di Mosè, della tribù di Giuda e, dopo averlo osservato per un po’, gli disse: «Senti Ooliab, non sono affari miei, ma guarda che stai sbagliando tutto, è ovvio che bisogna costruire prima la casa e solo dopo introdurvi gli arredi, tu invece stai costruendo gli arredi prima del santuario ma dove li metterai, quando saranno pronti?»
Lo scriba stava quasi per esplodere: già gli toccava fare un lavoro del tutto fuori le sue competenze, senza i suoi poteri angelici, tra martellate sulle dita e vesciche sui palmi, cogli israeliti che non facevano altro che chiedergli: «Ooliab, ma non hai ancora finito?» «Ooliab, ma quanto ci metti?» e ora arrivava quell’umano a sparar sentenze.
Se la cavò dicendo: «Ti sembra dignitoso che le Tavole della Legge rimangano all’aperto?»
«Cos’è, hai paura che ci piova sopra?» ridacchiò l’umano. «Siamo in pieno deserto e l’unica cosa che piove qui è quella sbobba chiamata “manna”».
Metatron dovette fare appello a tutta la calma dell’universo e parlò lentamente, come se dovesse spiegare qualcosa a uno stupido: «La funzione del Tabernacolo è solo quella di ospitare l’Arca dentro la quale saranno conservati le Tavole della Legge e gli altri precetti perciò il loro contenitore deve avere la priorità su tutto il resto».
Prima che Metatron potesse impedirglielo, Bezaleel prese in mano il progetto dell’Arca e lo esaminò attentamente. «Beh ma per contenere le Tavole basterebbe una semplice scatola di legno, non c’è bisogno di costruirne una così elaborata…»
Ma doveva sempre blaterare quell’umano? Una semplice scatola di legno! Inaudito! La forma e le misure dell’Arca dell’Alleanza non erano state scritte a caso: una volta finita, Metatron l’avrebbe portata in Paradiso e l’Immenso l’avrebbe toccata, facendola diventare una “Mano di Dio”, un’arma letale contro gli infedeli ma questo non poteva spiegarlo, visto che, ufficialmente, lui era un semplice umano come gli altri e ignaro dei piani divini.
«Se ti scoccia così tanto come procedo, falla tu la Dimora!» urlò esasperato.
«Non c’è bisogno di scaldarsi tanto, ti aiuterò volentieri» gli rispose l’altro inaspettatamente. «Passami i progetti del Tabernacolo».
«Non è affar tuo, io sono stato incaricato e io porterò a termine il progetto. Non hai niente di meglio da fare che disturbarmi mentre lavoro?»
«Come vuoi» replicò Bezaleel stringendosi nelle spalle e andandosene.
Che liberazione! Metatron torno al suo sgraditissimo lavoro.
 
Quando fu notte e gli altri umani dormivano, Metatron si sentì chiamare dall’Altissimo.
«Come sta andando la costruzione dell’Arca e degli altri arredi?» gli domandò Dio quando lo scriba fu al Suo cospetto nel Suo ufficio.
«Signore del mondo, ho guardato varie volte il Tuo progetto per l’Arca dell’Alleanza ma non sono riuscito a venirne a capo» fu costretto ad ammettere Metatron con imbarazzo. «Non potresti spiegarmelo?»
«Altri problemi?» domandò Dio con aria distratta.
Doveva dirGlielo? Sarebbe sembrato che lui si lamentasse del suo incarico, d’altronde l’Immenso gli aveva fatto una domanda e, senza i suoi poteri angelici, il suo compito era davvero diventato un problema. «Continuo a martellarmi le dita, mi si sono riempite le mani di vesciche, mi si è pure formato un callo!» Man mano che parlava s’infervorava. «Sono millenni che trascrivo ogni Tua divina parola e non mi erano mai venuti i calli, mai!» Si rese conto, con terrore, che invece di esporGli semplicemente i problemi che stava affrontando, aveva parlato con acrimonia! «Signore del mondo! Non volevo lamentarmi» si affrettò a dire, «è solo che…»
Inaspettatamente Dio fece una cosa che non faceva da millenni: scoppiò a ridere. «E così non ti piace il compito che ti ho affidato» disse quando smise.
«Non intendevo affermare questo!» si affrettò a dire Metatron. «Però…»
«E non riesci a portarlo a termine» lo interruppe Dio con calma.
«Ci sto mettendo più tempo di quando avevo pensato ma…»
«E allora perché quando Bezaleel ti ha offerto il suo aiuto, l’hai trattato male?»
«Ma Signore del mondo, Tu hai affidato questo incarico a me!» replicò Metatron inorridito.
«Ma quando ti sei reso conto che non ne eri assolutamente capace, avresti dovuto avere l’umiltà di chiedere aiuto, non c’è niente di male a riconoscere i propri limiti e a farsi dare una mano. Stai rallentando il lavoro per uno stupido puntiglio quindi voglio che tu ti faccia aiutare da Bezaleel».
 
Metatron uscì dall’ufficio dell’Onnipotente alquanto scontento: ogni volta che cercava di lavorare a quella “Mano di Dio” era come se si svuotasse di ogni energia, perciò aveva sperato che Egli, vedendo le sue difficoltà, decidesse, perlomeno, di restituirgli suoi poteri, invece no! Voleva che quell’umano venisse coinvolto.
Metatron era riuscito a rimettere al suo posto quell’impiccione e adesso doveva andare a elemosinare il suo aiuto. “Il compito l’aveva affidato a me, che ne sapevo io che potevo farmi aiutare?” riflettè irritato mentre pensava a come convincere Bezaleel a dargli una mano.
   
 
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