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Autore: mattmary15    28/08/2021    1 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 26
La squadra di Coulson


La notte é puntellata di stelle.

Gli occhi di Loki però possono vedere attraverso di esse. La Vista, come la chiamava sua madre, appartiene a chi sa usare la magia ad altissimi livelli. Non è strano, quindi, che lui riesca a vedere perfino il tessuto che collega i mondi, i rami di Yggdrasil che si allungano attraverso lo spazio e il tempo.

Chiude gli occhi e cerca Heimdall. Non deve attendere a lungo. Heimdall é sempre all’erta. Quando era ragazzo, era l’unico ad accorgersi sempre dei suoi trucchi ai danni di Thor o di qualcun altro della sua combriccola. Loki lo detestava e, al contempo, lo ammirava. 

Apre gli occhi verdi che scintillano di magia e incrocia quelli dorati del dio.

“Come mai mi cerchi, principe di Asgard?” La voce di Heimdall è pacata come l’oro liquido nei suoi occhi.

“Ho bisogno che tu posi lo sguardo dove io non posso.”

“Parla, cosa vuoi che osservi.”

“Devi cercare l’agente Coulson dello Shield.” La figura davanti a Loki trema appena mentre sposta la testa verso destra come se stesse guardando qualcosa oltre Loki. 

“Non riesco a vederlo.” Lo sguardo del dio degli inganni si fa subito teso.

“Intendi dire che é morto?” Heimdall scuote il capo.

“Intendo dire che il suo spirito non è alla portata della mia vista.”

“L’unica volta che qualcuno è sfuggito al suo sguardo, si trovava nelle pieghe dello spazio e del tempo.”

“É vero ma non è ciò che è accaduto stavolta. L’uomo che chiami Coulson sembra essere ancora sulla Terra ma il suo spirito è come prigioniero di qualcosa. Non so spiegarlo.”

“È magia?”

“Non so spiegarlo.”

“Non mi farai fare una bella figura con Karen.” Heimdall inclina appena il capo in un gesto di curiosità e disappunto.

“La principessa sta bene?”

“È preoccupata per i suoi amici.”

“Non sono anche i tuoi amici?”

“Cerco di mantenere un distacco emotivo.”

“Immagino.” Ironizza Heimdall. “È tutto?” Chiede il dio voltandosi.

“Aspetta! C’è un’altra cosa che devo chiederti.”

“Di’ pure.”

“Dov’é mio padre?”

“Non mi è concesso rivelare l’ubicazione del padre degli dei.”

“Avanti!” Esclama Loki incrociando le braccia al petto. “Mi biasimi per non preoccuparmi abbastanza dei miei amici e non vuoi dirmi dove si trova Odino? Lo chiedo perché quando é partito ha pronunciato parole oscure.”

“Obbedisco ai suoi ordini. Lui è il re di Asgard.”

“Di fatto, Thor è il re di Asgard.”

“Thor è il suo custode, c’è differenza.”

“Sei inutile come tuo solito, Heimdall.”

“Lieto di averti servito come sempre, mio principe.”

“Non offendermi, stavolta non me lo merito.” Ride Heimdall e ride, di rimando, Loki. “Addio. Tieni d’occhio il vecchio comunque.”

“Lo farò.” La figura del dio scompare e Loki da’ un’ultima occhiata al cielo. Cerca le stelle in cui si è mutato lo spirito di sua madre. Si rattrista al pensiero che non l’ha visto accadere. Non ricorda neppure perché quella volta era chiuso in una cella. Per New York, per Thor, per Ultron? Fu comunque un’ingiustizia non lasciargli vedere per l’ultima volta Frigga. Soprattutto alla luce del fatto che lui sente di aver ereditato così tanto da lei. Non Thor, lui ha attenzione per le piccole cose. Non Thor, lui sa cercare la magia antica nel mondo moderno. Non Thor, lui conosce il potere delle parole.

Abbassa lo sguardo sulle sue mani. Le distende e le chiude a pugno un paio di volte. Prende un respiro e lo lascia andare.

Da quando ha risposato Karen ha vissuto ogni momento assaporando una sorta di calma. Non pace, certamente. Forse felicità, soddisfazione di sicuro.

Una parte di sé ha sempre saputo però che era, in parte, apparenza. 

Glielo ha fatto capire suo padre, andando via misteriosamente.

Glielo ha fatto capire Karen, sentendo un inspiegabile malessere a dispetto di una vita che non ne genera alcuno.

Glielo ha fatto capire Thor, alla ricerca di qualcosa che non sa spiegare.

Glielo ha fatto capire Stan, pregandolo di proteggere sua figlia.

E adesso glielo ha fatto capire Coulson, sparendo nel nulla.

Qualcosa non va come dovrebbe andare.

Lui ha ereditato da Frigga il potere di capirlo prima di chiunque altro.

E farà di tutto per evitare che l’inizio di questa nuova avventura metta di nuovo a repentaglio ciò che è più importante per lui.




Karen non sa bene cosa pensare.

Un anno è quanto è passato dal loro matrimonio sulla Terra. In un anno hanno vissuto come il signore e la signora Hiddleston senza dare nell’occhio.

Loki, o bisognerebbe dire Tom, ha passato molto tempo all’università ad insegnare la storia dei mondi a dei ragazzi che hanno dovuto imparare a convivere con il fatto che no, non siamo soli nell’universo.

Lei ha lavorato di nuovo alla sua vecchia ricerca che fece da base alle scoperte fatte con la dottoressa Cho. Quello neuroscientifico è l’aspetto meno affascinante del suo progetto sulla rigenerazione cellulare ma anche quello che più a che fare con la sua attuale situazione.

Dopo le nozze ha detto a suo marito che tutto ciò che desidera è una vita di pace. Era sincera quando lo ha detto.

Eppure sente che qualcosa si è insinuato nella loro vita di pace. Probabilmente si stratta della solita paura che ha di vedersi sfuggire la felicità di mano.

Non è stato sempre così. Credeva di essere felice col suo lavoro, con le sue amiche, con la sua arrogante capacità di affrontare ogni cosa, di riuscire in ogni dannata cosa.

Fino al giorno in cui ha incontrato Loki, la sua vita era basata su solide certezze. Lui ha aperto la porta sui mondi, sulla conoscenza infinita di libri mai letti, sul mistero della connessione spazio temporale di cui lei aveva sempre riso.

Da allora ha assaporato la vera felicità, impossibile da padroneggiare da sola, ineluttabilmente legata a lui.

Cosa rende felice un dio? Una volta lo ha chiesto a Thor. Una gloriosa battaglia ha risposto lui. Karen ha sorriso e ha pensato che anche se quello poteva essere vero per Thor, non lo era di sicuro per Loki.

Eppure, anche se adesso vivono in pace, lavorano ed escono a cena come persone normali, Karen sa che manca qualcosa in quella felice tranquillità. 

Di tanto in tanto, di notte si sveglia e si accorge che lui non è nel letto accanto a lei.

Prima che diventassero ufficialmente gli Hiddleston, Loki si lamentava sempre di non poter dormire insieme, del suo esilio nel cottage dietro alla casa.

Per questo lei si è meravigliata di non trovarlo al suo fianco. Ha scoperto che esce sulla veranda a torso nudo. Guarda le stelle e parla con qualcuno. Forse solo a se stesso.

Da quando lo ha scoperto, non lo ha mai disturbato in quello che le sembrato subito una specie di rito.

Anche adesso, per parlare con Heimdall, Loki si è isolato. Karen non è stupida. Sa bene quanto ci sia a legarli ma sa anche che le ambizioni di suo marito non si riducono ad una vita ritirata in Tennessee.

Mentre è assorta da questi pensieri, lo sente rientrare.

“Tutto bene?” Gli chiede vedendo la sua espressione appena corrucciata. Lui si accomoda accanto a lei sul letto.

“Ti ho mai detto che non faccio molto affidamento sulla mia famiglia?” Gli risponde con una nota di sarcasmo nella voce, quel tono che lei adora.

“Heimdall non ti ha risposto?”

“Lo ha fatto, ma è stato inconcludente. Dice che Coulson non si trova in un luogo che lui può vedere.” Karen piega appena la testa di lato.

“Che significa? Credevo che lui potesse vedere ovunque.”

“No. Ad esempio non può vedere negli spazi creati dall’aether.”

“Ma allora Coulson è nei guai?” Chiede Karen seriamente preoccupata. Loki scuote appena le spalle.

“Non lo so. Heimdall dice che è come se lo spirito e il corpo dell’agente Coulson fossero stati divisi.”

“Non mi tranquillizzi.” Risponde lei, tirando a sé la valigetta.

“Altri messaggi?”

“No. Che diavolo vorrà dire ‘Da ovest soffia un vento’?”

“Sembra uno di quegli stupidi messaggi in codice di cui mi ha sempre parlato Thor.”

“Messaggi in codice?” Domanda Karen ripetendo un paio di volte la frase incriminata. Improvvisamente il suo volto si illumina. “Che stupida! Come ho fatto a non pensarci prima!”

“Pensare a cosa?”

“Un vento soffia da ovest. Un vento dell’ovest. Il vento dell’ovest è lo Zefiro. Coulson ci ha mandato a dire dove si trova.”

“So che in genere sono io a doverti spiegare le cose ma stavolta vorresti essere così gentile da fare altrettanto?”

“Sono sullo Zephyr One. Un vento dell’ovest.”
“Ammetto di essere confuso,” accenna Loki, “perché tanta segretezza se sono sul loro veicolo di ordinanza?”

“Deve essere accaduto qualcosa. Hanno bisogno di me ma forse temevano di essere intercettati.” Loki si alza dal letto e cammina avanti ed indietro.

“Non lo so. Se Coulson fosse stato su un aereo, Heimdall non avrebbe avuto alcuna difficoltà a vederlo.”

“Può darsi, ma che altra pista abbiamo? E poi l’hai detto tu che non possiamo farci affidamento!” Esclama lei. Lui ride.

“Bella risposta. Non risolutiva comunque. Non sappiamo dove sia lo Zephyr al momento.”

“No, ma conosciamo qualcuno che lo sa. Lo Zephyr è sempre agganciato alla rete dello Shield.”

“Chiamiamo Stark?” Chiede Loki con una vena di preoccupazione nella voce. Karen annuisce.  

“Sta organizzando il suo matrimonio. Chiamiamo Nat.”

“Lascio a te i dettagli. Avverto i tuoi genitori che andiamo a New York per qualche giorno.” Fa lui chinandosi a baciarla.

“Grazie.” Risponde lei trattenendolo per una mano. “Sarà solo per qualche giorno, vero? Dopo torneremo qui a fare gli Hiddleston, giusto?” Loki si china di nuovo su di lei e gli avvicina il viso al punto che i loro nasi si sfiorano.

“Come desideri.” La bacia ancora e si alza. Lei lo lascia andare senza aggiungere altro pentendosene subito. 

Ripete a se stessa che una volta trovato Colson, sistemerà quella situazione una volta per tutte.




Nat è alle prese con tre questioni diverse.

La prima è una vecchia storia legata alla Stanza Rossa che è rispuntata fuori dopo il tempo di una vita intera. L’altra è la supervisione di Wanda e Jarvis. Non è che li stia proprio spiando. Ritiene solo che lo Shield dovrebbe sempre sapere dove sono. Nell’interesse di entrambe le parti.

La terza è Bruce.

Oramai manda rapporti periodici su come procede la sua ricerca. Il problema è che lei non capisce se la sua ricerca procede bene o male.

Lui si esprime sempre in modo entusiasta ma in fondo ad ogni rapporto non c’è mai scritto che sta per completare i suoi studi quindi lei è piuttosto perplessa sullo stato dell’arte.

Il suono del cellulare la scuote. Sorride mentre alza gli occhi al cielo.

“Tutto bene nel profondo sud?” Esclama con ironia.

“Dipende!” Risponde una voce allegra dall’altra parte del telefono.

“Da cosa?” Chiede Nat alzandosi dalla sua postazione e raggiungendo la finestra dell’appartamento che da sulla strada in cui abitano Wanda e Visione.

“Hai un Queen jet da prestarmi?”

“Perché ti serve un velivolo militare?”

“Devo raggiungere lo Zephyr One.” Nat si fa seria. 

“C’è un motivo particolare per cui vuoi vedere Coulson o la sua squadra?”

“Ho ricevuto una chiamata.”

“Allora perché Coulson non ti manda il suo Queen jet?” Nat lo dice mentre osserva Wanda uscire di casa e attraversare la strada.

“Credo abbia qualche problema, a te ha detto niente?” Natasha si volta verso la sua postazione, prende una borsa e lascia l’appartamento.

“Sono un po’ impegnata al momento. Sono certa che se Coulson avesse un problema, uno serio intendo, avrebbe contattato Maria.” Karen, dall’altro lato, sospira.

“Credevo che sarebbe stato più semplice avere aiuto da te che da Tony.”

“Aha!” Sbotta Nat.

“Quanti ne hai? Venticinque? Che ti costa prestarmene uno!”

“Prestartelo? E chi lo piloterebbe?” La punzecchia Nat. “Mi sembra che l’ultima volta che  te n’è servito uno, sono io che l’ho fatto.”

“Non hanno il pilota automatico?”

“Karen, posso mandarti un Queen jet ma non mi piace questa storia. Se ci fosse un’emergenza lo saprei, non credi?”

“Mettiamola così,” risponde la donna dall’altra parte, “se non c’è l’emergenza, almeno lo sapremo con certezza.” 

“Il tuo modo di ragionare è semplice e pratico. Lo apprezzo sai?” Fa Nat infilando la stessa strada di Wanda ma mantenendosi ad una distanza tale che lei non possa percepirla.

“Quindi me lo presti?”

“Sì. Tuo marito viene con te?”

“Sì.”

“Allora non createmi problemi e salutatemi Coulson.”

“Grazie Nat.”

“Aspetta.” Nat si ferma un istante.

“Dimmi.”
“Chiederesti a Loki che combina Bruce ad Asagard?” La vedova nera parla di getto e se ne pente subito. Rimane in silenzio e Karen comprende subito il suo stato d’animo.

“Farò di meglio,” le dice, “me lo farò dire senza chiedere. E’ la mia specialità!”

“Grazie. Ti mando un amico. Trattatemelo bene.”

Nat riattacca e riprende a seguire Wanda.

Una parte di lei vorrebbe allungare il passo, prenderla per un braccio, salutarla e bere una cosa assieme. Come la sera dell’addio al nubilato di Karen. 

Lei però sa che sarebbe un male per Wanda. Lei adesso vive la sua vita tranquilla con Visione. Loro hanno scelto di lasciare lo Shield. Lei ha sempre detto di volerlo fare ma non è andata mai fino in fondo.

Alla fine si tratta sempre della sua situazione. Ha chiesto a Karen di avere notizie di Bruce. Eppure se lui tornasse, lei sarebbe pronta a mantenere la promessa che si sono fatti? Lasciarsi tutta la loro vita indietro?

Nat sbuffa e si volta. Non ha più voglia di seguire Wanda. Prende il telefono e digita un numero. Sorride quando dall’altro lato del telefono la salutano calorosamente.

“Ho bisogno di un favore, porteresti uno dei tuoi jet in Tennessee? Una mia amica ha bisogno di un passaggio a bordo di un velivolo dello Shield.” Nat alza il passo per tornare all’appartamento. Sorride e prosegue. “Siete molto gentile, vostra maestà. Grazie dell’aiuto.” 

Nat ascolta il suo interlocutore dirle ancora qualcosa e poi attacca.




Nonostante le rimostranze di Meg e Stan sul fatto di essere stati avvisati troppo tardi della loro partenza, Loki e Karen hanno raggiunto l’aeroporto militare di Fort Campbell con un’ora di anticipo rispetto a quello previsto per l’incontro con il fantomatico amico di Nat.

“Non ti ha detto come neppure come si chiama?” Karen solleva gli occhi al cielo. Loki non sembrava entusiasta di lasciare il ranch ma neppure seccato. Da quando sono arrivati a Fort Campbell invece, è diventato nervoso.

“Per la trentesima volta, no. Pilota un Queen jet. Sono certa che lo riconosceremo. Tu no? Cosa c’è che non va?”

“Non mi piace questo posto.” Pronuncia a denti stretti.

“E’ una base militare, non piace neanche a me.” Lo dice con convinzione comprendendo finalmente il motivo di tanto fastidio. Gli uomini in uniforme che gli girano intorno da un po’ guardano Loki con diffidenza e sembrano preoccupati dalla sua presenza in quel luogo. Karen gli si avvicina e gli prende una mano. “Perché non ti trasformi in Jormungand e li terrorizzi a morte?” Chiede lei prendendolo sottobraccio.

“Spiritosa. Sprecare tanta magia per spaventarli? Concedimi di divorarli e allora possiamo parlarne.” Lei ride.

“Non mi sembrano appetitosi. Lasciamo stare.” Loki la guarda facendo un ghigno ma si volta udendo il rumore di un velivolo che si ferma sopra le loro teste e fa manovra per atterrare.

“È arrivata la nostra carrozza, mia cara.” Lei annuisce.

Il jet atterra ad una ventina di metri da loro. Il portellone dell’hangar si apre e Karen vede scendere un uomo e una donna.

Avanzano a svelti e si fermano ad un passo da loro. L’uomo fa un cenno del capo e saluta.

“Dottoressa Miller, dico bene?”

“Io la conosco,” risponde Karen allungando una mano e sorridendo, “lei è re T’Challa del Wakanda!” L’uomo sorride e stringe la mano di Karen. Nel momento in cui si toccano, Karen avverte l’aether solleticarle la pelle. Loki si schiarisce la voce e attira la loro attenzione.

“Abbiamo chiesto un pilota, non era necessario mandare un sovrano metaumano.” La donna che accompagna T’Challa e che é rimasta dietro di lui fino a quel momento, fa un passo in avanti.

“Evidentemente lo era.” Dice con voce decisa e tagliente.

“Okoye!” La richiama l’uomo tirandola per un braccio. “Sii gentile! Diciamo che per scortare un re ed una regina serviva un loro pari, giusto?” T’Challa sorride e Karen si convince che con quel sorriso il legittimo re del Wakanda conquisti più regni che con il suo esercito. Loki non sembra d’accordo. Il nervosismo di suo marito sta raggiungendo nuove vette. Prima che veramente assuma le sembianze di Jormungand e li divori sul posto, si affretta a togliere tutti d’impiccio.

“Ora che abbiamo fatto le presentazioni di rito, vogliamo andare?” T’Challa annuisce e si volta. Okoye rimane ferma in attesa che Karen e Loki lo seguano. Il dio si china appena avvicinando le labbra all’orecchio di sua moglie.

“Riferisci pure alla Vedova nera che la sua diffidenza mi offende.”

“Dovrei offendermi anche io allora. Tu mi hai insegnato a prendere quello che ci serve senza badare a certe piccolezze. Troviamo Coulson e dimentichiamoci del resto, ok?” Loki pare soddisfatto della risposta.

Una volta a bordo, Karen trova posto alle spalle di T’Challa. L’uomo le chiede di passare davanti.

“Ho bisogno che colleghi il suo portatile alla rete dello Shield. Senza quello, dubito che troveremo lo Zephyr One.” Karen non se lo fa ripetere due volte e collega il pc alla rete del velivolo. Loki la guarda armeggiare in silenzio e rimane al suo posto in fondo al velivolo per evitare di incrociare lo sguardo della guerriera. Il suo, invece, cade su uno zaino rimasto in mezzo ad alcune casse. È grigio con una stella rossa ricamata su una delle tasche.

Sta per chiedere al pilota se ha scortato qualche altro pezzo grosso degli Avengers prima di loro ma la voce di Karen lo distrae.

“Ecco! Ci siamo. Il computer si è collegato. Ora possiamo raggiungere lo Zephyr, abbiamo la rotta.” T’Challa inserisce le coordinate nel computer di bordo e il Queen jet vira immediatamente nella direzione indicata.

Loki si siede sul sedile precedentemente occupato dalla moglie, incrocia le braccia al petto e chiude gli occhi.

Non ha mai pensato che mentre lui e Karen interpretavano il ruolo di persone normali che vivono una vita normale, lo Shield fosse rimasto fermo ad attendere altre minacce. Doveva fare i conti con la volontà di Tony Stark e accettare che avesse sostituito chi si era defilato dal campo di battaglia con forze nuove.

Loki non aveva dimenticato il giorno in cui gli aveva chiesto di fargli da testimone. Quando Tony gli aveva chiesto di stare dalla sua parte, di aiutarlo nelle battaglie future, Loki sapeva che si riferiva alla battaglia più importante di tutte, quella che Stark combatteva nella sua testa dal giorno in cui aveva visto all’interno del portale che lui aveva aperto sopra New York.

Attrezzarsi era il minimo che uno come lui poteva fare. Per di più se suo fratello aveva deciso di volare via chissà dove e Capitan correttezza si rifiutare di rientrare nel sistema.

Karen gli toccò il braccio.

“Dormi?” Gli chiede sottovoce.

“Ti pare possibile?” Risponde lui senza aprire gli occhi.

“No, allora perché te ne stai ad occhi chiusi?” 

“Penso.”

“A cosa?”

“A queste persone. Chi sono?”

“Avengers, a quello che dicono.”

“Non c’erano quando avete combattuto contro Ultron o l’Hydra.”

“Neanche tu c’eri!” Lo punzecchia lei.

“Ovvio. Io facevo la parte dell’artefice del vostro destino!” Loki sorride e apre finalmente gli occhi. “Non conosci il detto che più è profonda l’oscurità, maggiore rifulge la luce?”

Karen schiocca la lingua.

“Aha, si dice anche su Asgard?” Loki non ha il tempo per l’ennesima frecciatina. T’Challa richiama la loro attenzione.

“Lo vedo. Zephyr One sullo schermo.” Karen torna a sedersi davanti e traffica con la radio.

“Queen jet a Zephyr One, qui è la dottoressa Miller. Chiediamo permesso di attraccare.” Nessuno risponde. “Sono la dottoressa Miller, Zephyr One rispondete.” Karen Guarda T’Challa e poi Loki. Il dio si sporge in avanti.

“Prova ad usare la frase in codice.” Suggerisce.

“Zephyr One, mi ricevete? Da ovest soffia un vento.”  Il ronzio della radio si interrompe all’improvviso.

“Qui è lo Zephyr, è bello sentirla dottoressa!” Karen riconosce la voce di Jemma Simmons. “Avete il permesso di salire a bordo. Siete i benvenuti!”

T’Challa e Okoye effettuano le manovre per l’aggancio e il portello che collega il Queen jet allo Zephyr si apre.

La faccia sollevata della Simmons li accoglie.

“Dottoressa, che bello! Non ero certa che avrebbe capito il messaggio in codice.” La ragazza si porta immediatamente le mani alla bocca. “Non intendevo dire che non ci sarebbe riuscita! Volevo dire che non sapevo se sarebbe venuta, se mi avrebbe aiutata!” Karen sorride.

“Calma, Jemma! E’ tutto ok. Non mi hai offesa. Dimmi invece che succede.” La ragazza annuisce.

“Venite con me.” Jemma li conduce in un’altra stanza in cui ci sono due lettini da infermeria vuoti e una serie di macchinari. Un’altra agente sta lavorando intensamente ad un codice che programma le macchine. Si volta e li saluta.

“Mi chiamo Daisy Jhonson ma potete chiamarmi Sky. Non Quake, per favore.” Loki piega appena la testa di lato e fa un passo in avanti. 

“Tu sei metaumana.”

“Sì, faccio parte di una squadra speciale di agenti che protegge i metaumani creata appositamente da Coulson.”

“Dov’è Coulson? Cosa gli è successo?” Chiede Loki. E’ Jemma a rispondere.

“Sono prigionieri qui dentro,” dice la ragazza indicando il computer, “il Framework. Si tratta di un mondo virtuale creato dal dottor Holden Radcliffe.” T’Challa la interrompe.

“Ho già sentito questo nome. Lavora nel campo di ricerca più avanzato del perfezionamento del sistema neurale umano.” Karen annuisce e Loki alza gli occhi al cielo.

“Chi spiega in un linguaggio comprensibile ad un dio asgardiano?”

“Intelligenza artificiale.” Loki allarga le braccia.

“Un altro fan dell’era di Ultron?”

“LMD,” precisa Jemma, “life model decoy. Direi che siamo ben oltre Ultron, signore.”

“Oltre Ultron?” Chiede T’Challa. Jemma continua a spiegare.

“Il dott.Radcliffe ha studiato la terragenesi dei metaumani e ha avuto accesso ad una serie di dati che gli hanno consentito di procedere con i suoi esperimenti con la realtà virtuale. Dopodiché con l’aiuto di Fitz ha creato Aida un perfetto clone di una ragazza che aveva frequentato molti anni fa in cui ha inserito un avanzatissimo sistema di intelligenza artificiale. Ovviamente Fitz non immaginava che nel frattempo il dottore avesse creato altre copie di Aida oltre a lmd aventi le nostre fattezze. La colpa è del Darkhold.” Jemma si ferma e prende un respiro come se le mancasse l’aria. Loki la invita a continuare.

“Il Darkhold? Va’ avanti.”
“Si tratta di un volume antichissimo contenente una conoscenza inaccessibile per il cervello umano. Nessuno era in grado di sopportarne la lettura, così Radcliffe ha suggerito di farlo fare ad Aida. L’AI l’ha acquisito e con esso anche una specie di autodeterminazione che l’ha spinta ad aiutare il suo creatore a completare il Framework. Dopodiché ha catturato Coulson e gli altri collegandoli alla realtà virtuale. Non sappiamo dove siano i loro corpi. Io e Daisy siamo le uniche rimaste. Ci siamo nascoste qui perché Aida aveva sostituito i nostri amici con degli LMD. Non potevamo fidarci più di nessuno a quel punto, capite?” Karen ha ascoltato tutto con la massima attenzione.

“Conoscevate le conseguenze degli esperimenti su Ultron, perché avete dato accesso ad Aida ad un oggetto magico così potente?” E’ Sky a rispondere.

“E’ complicato. Avevamo bisogno di aprire un portale dimensionale, una cosa al di fuori della nostra portata temo. Coulson ha pensato che l’impresa valesse il rischio. E in qualche modo è stato così. Aida deve aver trovato qualcos’altro nel Darkhold che l’ha spinta a tradirci tutti. Ha ucciso anche il suo creatore.”

“Ma non mi dite!” Esclama Loki. “E dov’è adesso il Darkhold?”

“Ce l’ha Aida. Deve tenerlo dove tiene anche i nostri amici.” Karen interviene.

“Come possiamo aiutare?” Jemma sospira e risponde.

“Dobbiamo entrare nel Framework e abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi da fuori. Aida ha creato una realtà virtuale in cui lei è a suo agio. Se entriamo nel Framework saremo esposti e giocheremo con le sue regole. Magari lei può aiutarci a barare un po’.” Dice Sky armeggiando con il computer.

“Forse mia sorella Shuri può aiutarci,” interviene T’Challa, “potremmo andare a prenderla.”

“Non so quanto tempo ci rimane.” Sottolinea Jemma con grande sconforto nella voce. 

“Mi sembra che tu ci sappia fare abbastanza,” dice Karen indicando Sky, “occupati tu di aprire una back door nel sistema per farci entrare e uscire.”

“Sarei costretta a rimanere qui. Chi entrerà con Jemma nel Framework?”

“Lo farò io.” Karen lo dice guardando Loki. Cerca la sua approvazione e l’espressione sulla faccia di suo marito la dice lunga sul fatto che sa che andrà comunque.

“Ci cerve un piano,” dice quindi il re dei giganti di ghiaccio, “non so voi, ma io non entrerei nel mondo dei sogni di un altro senza un’idea veramente buona sul modo di uscirne.” T’Challa annuisce.

“Se ho ben capito abbiamo due campi di battaglia, uno reale e l’altro virtuale. Se Jemma e la dottoressa Miller si occupano del software, qualcuno dovrà fare la stessa cosa con l’hardware. Quindi potremmo formare due squadre. Jemma e la dottoressa entrano nel Framework e ci fanno guadagnare tempo. Io e Okoye troviamo la macchina che tiene acceso questo mondo dei sogni di Aida e la spegniamo. Fine dei giochi. Una macchina resta una macchina dopotutto.” Loki ridacchia. “Non sei d’accordo?”

“Ultron era una macchina e ha comunque tentato di evolversi in qualcosa di diverso, qualcosa di più umano o divino se vogliamo essere precisi. Questa Aida ha avuto accesso ad una conoscenza di gran lunga più oscura della gemma che ha dato vita a Visione. Non basterà staccare la corrente ad una macchina per cancellare la sua esistenza.”

Jemma stringe le mani una nell’altra e tira un gran sospiro.

“Lui ha ragione. Aida dopo aver letto il Darkhold è cambiata. E’ stato in quel momento che ha smesso di obbedire al dottor Radcliffe e ha cominciato a trasformare il Framework. Tiene le coscienze di tutti all’oscuro del fatto che vivono in un mondo parallelo, virtuale. Per questo avevamo pensato di entrare. Vogliamo svegliarli, riportarli alla realtà gradualmente perché non sappiamo cosa accadrebbe loro ‘staccando la spina’ come dice lei, re T’Challa.”

Sky si alza dalla sua postazione e interviene.

“L’idea delle due squadre è buona. Io ho un indizio su dove potrebbe essere l’hardware che tiene in vita il Framework e sono in grado di aprire una backdoor che porti dentro due di voi e che consenta a tutti di uscire sani e salvi ma ho anche due cattive notizie. La prima è che il software che Aida ha creato è stato riprogrammato con i codici dell’Hydra. Questo significa che nel mondo di Aida lo Shield ha perso, gli Avengers non esistono. La seconda è che il Framework è entrato in modalità countdown.”

“Che significa?” Chiede Jemma.

“Che Aida ha un piano che ad un certo punto prevede che il Framework si autodistrugga.”

“Ma lei è un’entità virtuale,” interviene T’Challa, “dove mai potrebbe andare se distrugge il sistema che la contiene? Il suo obiettivo non era quello di trascinare nel suo mondo le persone a cui tiene?”

Solo Karen si accorge che Loki si è allontanato e ora guarda fuori da un oblò dello Zephyr con le mani dietro la schiena. L’immagine si sovrappone a quella di suo marito che parla da solo sulla terrazza della loro casa in Tennessee nel buio delle notti calde d’America.

Quasi come se lui avesse percepito il suo sguardo addosso, si volta e interviene nella discussione.

“Aida è come Ultron. Vuole un corpo. Non c’è alcun divertimento nell’essere ovunque in qualsiasi momento e non provare niente. Lei vuole uscire dal Framework. Non ha portato con sé le coscienze di quelli a cui tiene. Ha portato con sé quelle che le servono.”

“Servono a cosa?” Chiede Sky. “Ce l’aveva un corpo.”

“Anche Ultron lo aveva ma non ne era affatto soddisfatto. Cosa vi fa credere che Aida lo fosse del suo?”

Karen annuisce. Sa bene cosa significa essere viva e non provare niente. Ricorda ancora il modo in cui si sentiva quando non riusciva a manifestare le proprie emozioni.

“Credi che il Darkhold sia in grado di renderla umana?” Loki scuote la testa.

“Nulla di quello che è in quel libro è umano.”

“Inumana!” Esclama Jemma. “Lei conosce il modo in cui viene provocata la terragenesi. Se diventa inumana, nessuno potrà più fermarla.”

“Allora è adesso che dobbiamo agire.” Interviene Sky.

“Mi sentirei più tranquillo se avvisassimo la Romanoff.” Dice T’Challa.

“Lo farà la signorina Sky mentre noi raggiungiamo il luogo in cui si trova l’hardware.” Afferma Loki con decisione.

“Vuole venire con noi?” Gli chiede T’Challa.

“Certo. Non vorrete dirmi che intendete lasciare indietro l’unico che può trovare e recuperare il Darkhold!” T’Challa guarda Karen.

“Può aiutarvi. Io mi fido di lui ma non posso obbligarvi a fare altrettanto.”

“La parola di un re è sacra. Quella di una regina vale ancora di più, diceva mio padre. Per cui se lei garantisce per il suo sposo, io mi fiderò.”

“Tutto questo è davvero commovente,” esclama Loki, “ma non credo che ci resti molto tempo.”

“Giusto,” ammette Sky, “quindi la dottoressa Miller e Jemma sui lettini. Voi invece prendete il Queen Jet e recatevi in Russia. Vi manderò le coordinate della piattaforma petrolifera di Anton Ivanov, un affiliato dell’Hydra, direttamente sul navigatore.”

“Mi lasciate un minuto con mia moglie?” Chiede Loki e la donna lo segue nell’altra stanza.

“Che succede? C’è qualcosa che non hai detto?”

“Sai che è così. Non svelo mai tutto ciò che so. Quello che ho qui dentro,” dice indicandosi con un dito la tempia, “è l’unica arma vincente che ho. Adesso ascoltami. Stai per entrare nel mio mondo ideale, un mondo che non sa niente degli Avengers e in cui un solo tiranno governa ogni cosa.”

“Loki!”

“Stai perdendo il senso dell’umorismo, cara?”

“Continua.”

“Quello che sto cercando di dire è che non devi essere come sei di solito.”
“E come dovrei essere?"
“Come me. Quando sarai nel Framework sii cinica e spietata. In un mondo in cui ha vinto l’Hydra non c’è spazio per sentimentalismi. Trova in fretta i tuoi amici e non pensare a niente altro.”

“Che vuoi dire?”

“Se io fossi nel bel mezzo del piano in cui progetto di assurgere al potere assoluto, andrei molto di fretta e starei attento ad eliminare ogni ostacolo alla radice. Tu e la dottoressa Simmons sarete al pari di un bug di sistema, un virus. Appena vi scoprirà, tenterà di cancellarvi.”
“Se ci scoprirà!”

“Vi scoprirà. Giocate al suo gioco, in casa sua, con le sue regole. E’ solo una questione di tempo.”

“Non sei incoraggiante!” Dice Karen incrociando le braccia al petto.

“Ricordi? La verità fa male, non le bugie. Ora ascoltami. Sarai tentata di fermare Aida.” Le dice mettendole le mani sulle spalle. “Tu sei generosa e hai un cuore determinato che mal sopporta le ingiustizie. Ricorda che tutto ciò che vedrai nel Framework è falso. E’ un sistema generato ad uso e consumo di Aida e delle persone che lei ha collegato alla rete. Tutte le altre sono ologrammi.” Karen annuisce.

“Non ci avevo pensato.” Loki sorride e le bacia la fronte.

“Io sì, mia regina. Esci da lì prima che puoi.”

“Dovremo starci almeno il tempo necessario per consentirvi di recuperare i corpi di Coulson e degli altri.”

“Sarà una passeggiata.” Lei gli dà un colpetto nel fianco e lui finge di provare dolore.

“Stai facendo l’Avenger.”

“Giammai.”
“Sembri Tony Stark!” Loki finge di sentire ancora più dolore e si porta le mani al petto.

“Crudele come pochi! Sei sulla strada giusta.” Karen si solleva sulle punte e lo bacia. Lui la stringe e poi le sussurra all’orecchio.

“Fà attenzione e ti raccomando un’ultima cosa. Non adoperare l’aether. Non sappiamo cosa può accadere nella realtà virtuale. E’ persino possibile che tu non possa farlo.”

“A questo avevo pensato, tranquillo.”
“Allora andiamo.”

“Loki,” lo richiama lei prima che lui attraversi la porta, “grazie.”

“Nella gioia e nel dolore!”

“Stupido!” Esclama Karen prima di lasciarsi trascinare nell’altra stanza.


NdA
Rieccomi.
Anche stavolta ce l'ho fatta! Grazie a chiunque stia seguendo questa storia. A volte con tanti personaggi da tenere in gioco mi chiedo se sto facendo un buon lavoro.
Mi rendo conto che sono partita seguendo l'ordine dei film dell'mcu e che all'improvviso ho virato verso la serie Agents of Shield da cui sono tratti in parte i fatti da cui prende ispirazione questo tema.
Vi giuro che ho provato a raddrizzare la nave fino all'ultimo ma è 'la versione di Loki' dopotutto e prima o poi il caos doveva impadronirsi della trama.
A mia discolpa posso dire che questa parte è stata scritta molto tempo fa quando ancora non era uscito Endgame e io stavo già progettando come proseguire dopo i fatti di Thor Ragnarock. 
Cosa sto cercando di dire? Che l'interesse di Loki per il darkhold l'ho immaginato prima di Wandavision e della serie su Loki.
Perdonatemi se qualcosa vi suonerà quindi troppo strano per essere 'vero'.  C'è il What if tra gli alert sì? :;
Grazie ancora per tutti i passaggi e i commenti che avete lasciato e che vorrete lasciare.
Alla prossima.
Mary
  
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