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Autore: musa07    01/09/2021    4 recensioni
[KageHina][SkipTime]
"- È alle sette e cinquantasette il treno? -
- Sì. -
- Il biglietto ce l’hai? I documenti anche? -
- Sì. E sì. - cerca di farlo ridere, Shoyo, ma ultimamente è un’impresa davvero titanica.
Tobio lo guarda con sospetto. Lo sa, se ne rende conto. Lo sente, l’ha sentito in quelle 48 ore nelle quali è ritornato a Tokyo, il peso del suo sguardo penetrante su di sé.
È impossibile per lui non capire Tobio. Da sempre. Il suo aggrottare delle sopracciglia, l’assottigliarsi degli occhi...
Non hanno affrontato l’argomento, anche se ha aleggiato sulle loro teste come una pesante spada di Damocle per tutto il tempo. Non per codardia, ovviamente, ma per non rovinare in qualche modo quelle preziose – quante rare ultimamente – ore insieme. A cercare di dar una parvenza di normalità.
E Shoyo aveva ben dovuto affrontare - e sostenere - un altro sguardo solo qualche giorno prima.
- Torni da lui? -[...]"
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ora, cosa superseria:
io e Tsum-Tsum stiamo ancora facendo amicizia
(percorso molto impervio e pieno di ostacoli ahahah)
e quando scrivo non mi piace inserire
dei personaggi che abbiano
dei comportamenti vili e meschini,
quindi in questa terza parte
ho cercato di non farlo risultare troppo stronzo.
Ci sarò riuscita?
Ai posteri l’ardua sentenza [cit.]

 


 

3. Atsumu

 

Non è mai successo niente tra lui e Shoyo.
Per il momento?

Lo ha atteso per tutta la serata, non sapendo con precisione a che ora Shoyo avesse il treno del ritorno. Ha indagato con finta noncuranza tra i suoi compagni di squadra e l’allenatore. Finta noncuranza nella sua testa, ovviamente, infatti è stato brutalmente sgamato dalla qualunque che non era una domanda o una curiosità buttata lì a caso.
Era andato sul sicuro, Atsumu, quando si era rivolto per primo a Bokuto, era matematicamente certo che Kou lo sapesse, Shoyo era così legato a lui, a lui che l’aveva preso sotto la sua ala protettiva ancora anni addietro. E anche Koutarou era terribilmente legato a Shoyo, gli voleva un bene dell’anima e l’ultima cosa che voleva al mondo era che il suo protetto soffrisse in qualche modo e Bokuto se n’era ben accorto che nell’ultimo periodo Hinata era un’anima in pena, in qualche modo sofferente nonostante si sforzasse in tutti i modi di apparir allegro e tranquillo. E Kou non era uno stupido, ingenuo forse, e aveva ben capito quale fosse la causa di tale turbamento.
Ecco perché quando Atsumu gli aveva chiesto se sapesse a che ora sarebbe rientrato Shoyo, Koutarou l’aveva fissato pensieroso e aveva in qualche modo mentito, come mai faceva, tergiversando con un generico questa sera.
E aveva trovato una sorta di muro di gomma un po' ovunque, ecco perché era rimasto nella sala comune tipo piccola vedetta lombarda* cercando di non dare troppo nell’occhio e di mantenersi in qualche modo discreto. Cosa che, vista la sua personalità, era praticamente impossibile. Nella sua testa in quella situazione con Shoyo, si considerava molto discreto (nonostante tutto, non voleva metterlo in difficoltà o in imbarazzo davanti agli altri) senza rendersi conto che se c’era arrivato perfino un cuor contento e genuino come Bokuto - che lui ci provasse con l’ex corvetto -, voleva dire che la cosa era più che palese. A sua difesa, c’è da dire che la sua testa è piena di cose, di versioni che si racconta che non collimano mai pienamente con la realtà reale dei fatti.
E quando l’ha visto arrivare, con la coda dell’occhio, l’ha visto varcare l’entrata dello stabile, si è tutto galvanizzato, alzandosi dalla poltrona di scatto come se fosse stata fuoco e girando in tondo, indeciso sul da farsi. Se fiondarsi direttamente su di lui o fingere di trovarsi davanti a lui per caso e manifestarsi sorpreso o restare casualmente bloccato con lui in ascensore. Non si era preparato nessun piano strategico, ovviamente, nonostante fosse rimasto al telefono con Osamu, o meglio: aver tarmato il gemello, per ore. E, per inciso, lui parlava, ‘Samu rispondeva a monosillabi dopo che aveva messo il telefono in viva-voce continuando bellamente a farsi i cazzi suoi ed intervallando quel monologo con qualche sapiente mh-mh o sì, certo ogni tanto.

°° Non venir a piangere da me. °° gli aveva ricordato Osamu prima che riagganciasse e lui aveva buttato fuori aria dal naso.
- Per una volta, una volta, ‘Samu, potresti stare dalla mia parte? Chiedo troppo? -
°° Solo se risulti vincente. E questo, te l’ho detto fin dal principio, è un suicidio bello e buono. Tu sei consapevole che ti stai lanciando contro un treno in corsa? Cioè, ti ci stai gettando proprio a braccia aperte. °° serio e lui aveva sospirato piano.
- Mi trovi ignobile? -
°° Che tu ci stia provando con il ragazzo di un altro? Sì. °°
- Ma non è colpa mia, ‘Samu! Non sono cose che si posso controllare queste! Non è che decidi chi ti inizia a piacere o meno. -
°° Su questo sono d’accordo. Ma noi possiamo decidere di tenerci per noi queste cose senza turbare la serenità di altri. °°
- Perché dovrei negarmi qualcosa che mi potrebbe render felice? - come se avesse detto un’ovvietà e stavolta fu il turno di Osamu di buttare rumorosamente fuori l’aria dal naso.
°° Buonanotte ‘Tsumu. Tranquillo, raccoglierò i tuoi cocci quando ti sarai schiantato contro il muro, come faccio sempre. °°

Sta ancora ripensando a quella conversazione mentre ha messo la testolina bionda fuori dalla sua stanza dopo aver sentito che la porta di quella di Shoyo – che si trova di fronte alla sua – si è aperta e poi richiusa piano.
Se deve essere sincero con se stesso al mille e per mille ovvio che si sia in qualche modo sentito geloso ad immaginarseli insieme anche se sa di non averne il diritto. Non ha mai detto apertamente a Shoyo che gli piace, anche se è impossibile che l’altro non l’abbia capito, e ok sfacciato ma non vuole lanciarsi nel vuoto senza il paracadute, senza aver un minimo di azione e reazione da parte dell’altro. Ecco perché ha ciccato come il male quando Shoyo due giorni fa ha fatto arma e bagagli ed è ritornato da Kageyama. Ma cazzo, ma proprio sul più bello? Nel momento in cui aveva visto che finalmente si era aperto uno spiraglio in quella corazza difensiva? Quando aveva scorto un varco in un muro invalicabile dove alzare la palla?

“Porca troia!” mastica impropri dentro di sé, mentre si dirige verso il fondo del corridoio. Non sta andando lì per metterlo alle corde, lavorarlo ai fianchi, ma perché ha voglia di vederlo, di passare del tempo in sua compagnia. È un compagnone, Shoyo, al pari di Kou, con un po' più di testa sulle spalle. Era impossibile per lui non rimanere abbagliato dalla sua spumeggiante allegria e dalla sua carica inesauribile.
Dovresti trovarti qualcuno con un po' di più testa sulle spalle. Qualcuno che ti freni un attimo e ti riporti sulla retta via e con i piedi per terra. Che ti rimetta al tuo posto quando sei esagitato, cioè sempre. Gli aveva detto più volte Osamu quando lui aveva iniziato a raccontargli, con toni sempre più entusiastici, di Shoyo ed era diventanto sempre più palese che si fosse preso una bella cotta.
“Machecazz!” brontola dentro di sé e, facendo delle vere e proprie acrobazie con gomito e piedi dato che ha due tazze bollenti in mano, riesce ad aprirsi la porta che dà sul terrazzo dello stabile.

- Fa freddo stasera, eh? - Atsumu tira su la cerniera della tuta dopo avergli porto una tazza di the bollente che Shoyo accetta con piacere. Sente freddo. Sia dentro che fuori.
Gli si siede a fianco, attaccato, spalla contro spalla. Lo spazio personale è indubbiamente una questione estranea per Atsumu. Anche se Shoyo non si sposta; è uno molto fisico anche lui e lo stile di vita dei brasiliani non l’ha di certo aiutato a togliersi questa mania, quella necessità di ricercare sempre un contatto fisico. (Si ricorda quanto ha dovuto gironzolare intorno a Tobio, abituandolo un po' alla volta a quei cerchi concentrici che invadevano il suo spazio restringersi sempre più).
- Già… sembra autunno inoltrato e non fine agosto. -
Atsumu studia con attenzione il suo profilo rivolto verso l’alto, cercando di capire come sia andata.
- Com’è andata con Tobio-kun? - butta là con finta noncuranza.
Non ha filtri, ovviamente.
- Tu vorresti che fosse andata male? - è la replica mentre soffia sul liquido bollente e tenendo la tazza con entrambe le mani.
- Ehy! Mi credi così stronzo? - ridendo. E Shoyo gli dedica un mezzo sguardo, divertito a suo modo.
- Non lo sei? - lo provoca, anche con una piccola punta di acidità, che è così rara da vedere in un cuor contento come lui.
- Shoyo-kun, io non ti porterei mai via da lui. -
- Ah, no? - divertito, mentre osserva il vapore bollente levarsi dalla tazza.
- No. - risponde lui sicuro, scuotendo vigorosamente le spalle, mentre appoggia la schiena al muretto dietro di loro – Devi essere tu a decidere di scegliere me, io non devo convincere proprio nessuno, non ne ho bisogno. Io non sono il sostituto di nessuno. -
- Siamo modesti vedo. - ribatte il rosso, accennando ad un piccolo sorrisetto sardonico mentre appoggia la schiena dietro di lui a sua volta.
- Sì, ma ho anche dei difetti. - ridacchia ma la risata gli muore in gola quando Shoyo, chiudendo gli occhi, gli appoggia la testa sulla spalla.
Lui è il solito cazzone, fa sempre il gradasso ma poi quando è il momento di agire, quando deve raccogliere i frutti delle sue azioni – che nella stragrande maggioranza dei casi sono provocazioni – ecco che va in panico e non sa come comportarsi. Glielo dice sempre, sempre!, Osamu; così come gli ricorda sempre che questi suoi atteggiamenti l’avrebbero prima o poi portato a farsi pestare a sangue o a prendersi badilate sui denti.
Ok, non sta andando in apnea. Forse…
Cerca di rilassare le spalle, per non farsi sentire troppo teso ma senza dargli l’idea che voglia spostarlo da lì, che la cosa gli dia fastidio. La mano dentro alla tasca della giacca si sta auto-stritolando. Ecco, ci mancava anche la salivazione azzerata. Oh, Signore! Si fa pena da solo!
Che fare? Allungare un braccio e abbracciarlo. Calma! Calma!
Sposta lentamente gli occhi verso il volto dell’altro, ogni movimento gli può essere fatale per rovinare quell'istante. Aspetta, aspetta! Come cazzo lo deve interpretare quel momento?! Come il momento giusto o come ha preso sonno e la mia spalla era la cosa più simile ad un cuscino?
Lo vede con gli occhi chiusi, le labbra socchiuse. Fissa quelle labbra e si chiede quanto morbide debbano essere. Deve avere proprio un’espressione intelligentissima in quel momento. Cioè nel momento in cui Shoyo schiude gli occhi e si ritrova i suoi a specchiarsi nei propri, alzando il volto dalla sua spalla. E Hinata può vederlo senza nessuna maschera addosso.
“Cazzooo!” ma perché si sente come una ragazzina da shojo manga al suo primo bacio?
È tutto così perfetto che teme, anche solo respirando, di veder frantumare il tutto come un bicchiere di cristallo ma è l’istinto di Atsumu che sta accompagnando la sua mano e il suo corpo, quell’istinto che tante volte lo hanno guidato e mai tradito. Socchiude gli occhi, come a godersi maggiormente il tocco della guancia calda di Shoyo sotto ai suoi polpastrelli, si sente come se tutto fosse ovattato e il tempo dilatato. Tiene d’occhio ogni minimo segnale che arrivi dal volto dell’altro, per capire se può continuare o meno.
Lo vede socchiudere un istante gli occhi per poi richiuderli. Aver visto l’intensità dello sguardo dell’altro, essersi visto riflesso nei suoi occhi, lo hanno costretto a deglutire pesantemente.
Quelle labbra lo stanno chiamando, calamitando…
Perché è così difficile? Si sta torturando dentro di sé.
“Dai ‘Tsumu, cazzo! Ce la puoi fare. Forza, forza!”
Appoggia le proprie labbra su quelle di Shoyo, leggere. È quasi un soffio. E sente una scarica di adrenalina pura.

È una frazione di secondo ma a Shoyo passano davanti agli occhi tutte le immagini di quei sei anni passati da quando ha conosciuto Tobio. Da quella prima famigerata partita come avversari, all’esserselo poi trovato come compagno di squadra. Passando per il loro primo bacio. Il loro primo appuntamento. Il primo Natale passato insieme. La prima vacanza da soli. La loro prima volta...
Pensa al loro appartamentino a Tokyo. Ai suoi due anni in Brasile, quando l’assenza di Tobio, in certe giornate, pesava più di un macigno sul suo petto.
Pensa a come il loro rapporto, il loro modo di amarsi, sia indubbiamente cambiato in quei sei anni, con il tempo è maturato, è cambiato, si è fatto adulto. E lui non ha mai considerato il suo rapporto con Tobio in crisi. Ciò che, qualche giorno prima, l’ha mandato in tilt completo è stato il fatto che per lui è incomprensibile amare una persona ed essere attratta anche da un’altra; si è chiesto se provare attrazione fisica per Atsumu volesse dire non amare più Tobio. Questa cosa l’ha destabilizzato, terrorizzato. Ha temuto che volesse dire che tutto si fosse frantumato, irrimediabilmente. Per questo è corso da lui, aveva bisogno di lui. E, al contempo, fargli sentire, capire, dirgli quanto lo amasse. Si è visto far soffrire Tobio e si è sentito morire.
E in quel preciso istante, nell’attimo in cui le labbra di Atsumu si sono appena poggiate gentili sulle sue, Shoyo ha capito. Ha compreso per l’ennesima volta che in quel cammino chiamato Vita, vuole camminare ancora con Tobio. Quando si è sentito destabilizzato per aver provato attrazione chimica nei confronti di Atsumu, pensando che questo per forza volesse dire non amare più Tobio, è caduto nell’errore della folle illusione di credere nell’esistenza della perfezione, dell’amore perfetto. E allora ha ripensato a quelle volte che lui e Tobio avevano litigato, non si erano parlati per giorni. La prima volta che era successo aveva temuto che ciò avrebbe significato per forza la rottura del loro rapporto e invece no, avevano parlato, si erano chiariti, si erano addomesticati a vicenda, l’uno aveva smussato spigolosità del carattere dell’altro. Un rapporto patinato, da copertina, non è un rapporto vero. Né tanto meno sano, perché nasconde insidie ad ogni passo. Con Tobio era cresciuto, il loro amore era maturato, cambiato, si erano conosciuti e scoperti con gradualità. Nessuno dei due aveva idealizzato l’altro ma si erano profondamente legati l’uno all’altro nei loro veri Sé.

Atsumu si sente poggiare una mano sul petto. A fermarlo. E capisce. Di aver irrimediabilmente perso. Anzi, di non aver mai avuto nessuna speranza.
Abbandona quel lieve tocco leggero delle labbra, appena appoggiate.
- Scusami… - mormora Shoyo, guardandolo negli occhi, in apprensione.
- Non ti scusare. - ribatte lui, prendendogli la mano, mentre gli posa un leggero bacio sulla fronte, sofferente in qualche modo.
Shoyo gli prende il volto tra le mani, terrorizzato all’idea di averlo fatto star male in qualche modo.
- Atsumu-san, non pensare di essere sbagliato per favore, non c’è niente in te che non vada. Tu sei forte, con te mi diverto, mi piace stare con te… -
Gli vien da sorridere a vedere quanto Hinata stia cercando di non farlo sentire triste.
- Ma non abbastanza… - mormora e per un istante, un solo istante, negli occhi passa un velo di tristezza. Ma è solo questione di un attimo, non è uno che si perde d’animo, ha questa sorprendete capacità di essere in grado di non piangersi addosso e farsi scivolare via le cose per le spalle. Certo, non può cancellare con un colpo di spugna i suoi sentimenti per Shoyo ma non è nemmeno così disperato e senza dignità da continuar a correre dietro ad una persona che non lo vuole. Ma sa che non vuole perdere Shoyo come amico, quando gli sarà passata.
- Ahhh! Questo Tobio-kun – mentre si alza e si stiracchia – lo sapevo che sarebbe stato una spina nel fianco fin da quando ci siamo incontrati per la prima volta. Non potrò proprio far altro che stracciarlo la prossima volta che ci incontreremo sul campo. -
Gli porge la mano per aiutarlo ad alzarsi; con quel gesto vuole fargli capire che non ce l’ha minimamente con lui. Certo, nell’esatto momento in cui resterà solo prenderà fuoco a ricordare quell’attimo, quel breve istante, in cui le loro labbra si sono sfiorate.
- Atsumu-san lo so che ti sto chiedendo una cosa difficile ma… ma ecco, io vorrei che noi due cercassimo di continuare a rimanere amici in qualche modo, quando… quando… -
Gli fa una tenerezza assurda mentre cerca le parole giuste per non ferirlo.
- Ehy! - richiama la sua attenzione – Ovvio. -
E vede Shoyo sospirare di sollievo, mentre si appresta a tornare da lui di corsa e stringerlo in un abbraccio prima di scappare via, dopo avergli augurato la buonanotte.
E lui rimane lì, inebetito (capirai che novità!ndC&O  -____-ndA) portandosi una mano sulla guancia, dove Hinata gli ha schioccato un fraterno bacio prima di scappare via.
Si lascia scivolare a terra, facendo scorrere la schiena sulla parete alle sue spalle, portando le ginocchia al petto.
Gli era presa propria brutta quella volta, eh! Chissà se lo poteva definire amore o forse più una cotta. Non aveva metro di paragone d’altronde, non si era mai innamorato prima di allora. Chissà come l’avrebbe capito quando gli sarebbe successo. Se gli sarebbe successo. Ma si sa: il Destino ha più fantasia di noi e non si sa mai cosa ci riservi dietro l’angolo.

 

È rimasto lì. A sfidare il freddo. E le ire funeste del coach se lo scopre a fumare. Ma davvero aveva un disperato bisogno di quel momento di auto-coccola (malsano) di una sigaretta. Sintomatico il fatto che si fosse infilato in tasca il pacchetto di sigarette nei pantaloni della tuta quando è salito da Shoyo, quasi si aspettasse che sarebbe stata una Caporeto.*
Osserva l'arzigogolare del fumo danzare nell’oscurità della notte quando sente la porta delle scale aprirsi. Velocemente getta la sigaretta a terra per spegnerla sotto la scarpa e poi recuperare il mozzicone.
- Guarda che anche se spegni la sigaretta non è che non ti rimane la puzza di fumo in bocca, eh. - gli sta dicendo il nuovo arrivato mentre gli si piazza davanti e lui è costretto a sollevare il volto per poter guardar l’altro in viso.
- Infatti mi sono portato le mentine. - tira fuori dalla tasca e gli sventola davanti la scatolina, con tono e fare saccente.
- Oh, non ti facevo così sagace. - è l’inevitabile presa per il culo mentre lui gli mostra elegantemente il dito medio.
- E quindi – continua imperterrito l’altro - ti sei beccato il due di picche? Devo ricordarmi di farmi dare i soldi da Bokuto. -
- Ci avete veramente scommesso? - sconvolto. 
- Chiaramente. - come se avesse detto una cosa scontata.
- Chi aveva puntato su di me? -
- Nessuno. Ovviamente. Avevamo scommesso su in quanto tempo ti saresti beccato il benservito. -
- Grazie per quel ovviamente… - scuote la testa divertito schioccando la lingua sul palato.
- Cioè, ma davvero pensavi di aver un minimo di possibilità? Di metterti in mezzo a quel rapporto? - ora la domanda è seria.

- Potevate anche avvisarmi o fermarmi invece di lasciarmi schiantare in quel modo. -
- A parte il fatto che non avresti ascoltato nessuno, anzi: come un bambino ti saresti buttato a capofitto proprio perché ti era stato detto di no. Tolto questo, era troppo divertente vedere come ti lanciavi contro un treno ad alta velocità con un entusiasmo senza pari. Che peccato che non sia arrivato Kageyama a prenderti a sprangate sui denti. -
E Atsumu incassa, ingoia l’amaro boccone, non può far altro, sa di essere dalla parte del torto. Non solo agli occhi degli altri – dei quali, tolte sporadiche eccezioni, importa non più di tanto – ma anche di una piccola parte della sua coscienza.
- Ohy, Omi-Omi ma tu da che parti stai? - lo rimprovera.
- Mai dalla tua sicuramente. -
- Dovresti essere un po' più cortese, sai? Un po' più empatico. Te l’hanno mai detto? Tipo in questo frangente, dovresti dirmi qualche parola di conforto. - parte tutto pomposo, come se stesse impartendo una lezioncina.
- Hah? - Sakusa inarca un sopracciglio in modo significativo.
- Cioè, in definitiva sono appena stato scaricato. Un po' di comprensione. - portando le ginocchia al petto.
- Dio, fai impressione quando cerchi di fare la brava persona, perciò smettila di farlo. Cioè sto provando un senso di ribrezzo in questo momento che tu non hai idea. - e di nuovo Sakusa si becca un’occhiata di biasimo e di rimprovero da parte dell’altro. Fa per girarsi, ma poi ci ripensa. Gli colpisce appena la punta della scarpa con la propria per richiamare la sua attenzione e vede gli occhi color caramello di Atsumu riportarsi sui suoi.
- Non ti sentire in colpa. -
E Atsumu sgrana gli occhi per un istante, Kiyoomi gli ha letto in qualche modo dentro.
- Va a riposarti ora, altrimenti domani le tue alzate saranno ancora più pietose del solito. - è la buonanotte dell’altro.

Forse, dopo tutto, non è una persona così di merda come crede di essere se la gente, in qualche modo (e i modi di Sakusa, dal suo punto di vista, sono indubbiamente discutibili), si preoccupa per lui e cerca di prendersene cura.
Certo, ciò che gli si deve indubbiamente riconoscere è che non vuole mai apparire migliore di quello che è, imbellettarsi in qualche modo, per questo la maggior parte delle persone non lo sopportano. Ma c’è chi riesce ad andar oltre.

 

Continua…

 

 

Ecco, fatti interagire anche Tsum-Tsum e Omi-Omi, prima volta in assoluto. Anche prima volta in assoluto che “muovo” Sakusa; spero di non aver combinato un casino parte seconda. E, sì: Ely ti vedo che stai sghignazzando, eh!
Il prossimo, sarà l’ultimo capitolo.
Ed io mi stupisco tantissimo per la mia velocità di aggiornamento dei capitoli. Per forza anche l’altroieri qui ha grandinato che sembrava di aver la terrazza piena di neve ^///^

Per la stesura di questa parte ho sfoderato due perle supersupervecchie dei The GazzettE Guren e Cassis

 

 

 

*libro Cuore docet
*una disfatta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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