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Autore: jarmione    03/09/2021    2 recensioni
Crossover con [Alice in Wonderland] e [Frozen]
Dopo essere scampato da morte certa, Jareth decide che deve trovare il modo per proteggere Sarah ed il suo popolo.
Seguendo una leggenda, decide di partire alla ricerca di Ahtohallan.
Ma sarà in grado di affrontare le risposte che troverà?
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Nuovo capitolo tutto per voi!

Ricordo a tutti di ringraziare anche Fiore del deserto per questa storia, lei me l’ha ispirata e riguardata (Ho anche ricevuto “minacce” per come era finita la precedente...questa è stata d’obbligo XD)

Buona lettura

 

 

La duna non era tanto alta, ma era abbastanza ripida da permettere alla barca di ghiaccio di scivolare a gran velocità per tutto il sentiero che avevano percorso.

Essendo poi in pendenza e con un dirupo che si addentrava nella boscaglia, la barca non ci mise molto a finirci dentro.

La discesa si concluse quando colpì in pieno un albero andando e, di conseguenza, finì in frantumi e sbalzò Jareth in avanti per qualche metro.

Fortuna volle che, non tanto distante, vi era un fiume in piena e Jareth vi finì dentro, venendo trascinato dalla corrente per altri duecento metri circa.

Solo dopo quella corsa, quando riuscì ad aderire al fondale, Jareth si trascinò a fatica fino alla riva, sdraiandosi sui ciottoli.

Tremava per il freddo e malediva mentalmente Kal.

Non tanto per il bacio inaspettato e di cui avrebbero decisamente discusso, prima o poi, ma per il gesto sconsiderato che aveva fatto nei suoi confronti.

Un re deve proteggere il proprio popolo ed i suoi sudditi...e Kal era il suo migliore amico, oltre che un suddito.

Perché?

Perché fare un gesto simile?

Perché Jareth non era più un re e quindi Kal non era più in dovere di obbedire ai suoi ordini.

Che cosa poteva fare Jareth per aiutarlo?

Poteva trasformarsi e...no, non poteva.

Non poteva usare i poteri, era inerme...impotente.

Poteva solo prendere e tornare all’accampamento con la coda fra le gambe, come un codardo che fugge dalla guerra per evitare di morire.

Un pusillanime...

Kal lo sapeva.

Sapeva cosa Jareth avrebbe provato e sapeva che non era in grado di fermarlo.

“Che tu sia maledetto, Kal!” gridò a gran voce, sperando che il vento portasse il suo lamento fino all’interessato.

Nel frattempo, Kal aveva fatto di tutto per evitare che Jareth si ripresentasse.

Infatti, mentre la barca scivolava a gran velocità lungo il sentiero, aveva eretto una barriera che gli avrebbe permesso di agire indisturbato.

Si stava auto maledicendo e non per quel gesto sconsiderato che, se tutto andava bene, lo avrebbe fatto degradare da consigliere ad addetto cucine...se tutto andava bene.

Si stava maledicendo per quel bacio “rubato”.

Ma che gli era saltato in mente?

Se mai fosse uscito intero da quella situazione, avrebbe chiesto l’immediata espulsione da solo.

Era troppo imbarazzante.

La paura di morire ed i suoi sentimenti per Jareth avevano preso il sopravvento sulla ragione ed il pensiero razionale.

Ma se avesse ascoltato la ragione, a quest’ora sarebbero stati ancora lì a discutere e non avrebbero concluso nulla.

In tutto quel caos mentale, kal aveva una fortuna:

Jareth aveva lasciato lì la pergamena e, quindi, Kal poteva utilizzarla per capire come agire.

Era stato un gesto avventato, ma voleva proteggere il suo re...voleva proteggere Jareth.

Sospirò e rientrò nella nave.

 

SETTE GIORNI DOPO…

 

Jareth aveva fatto ritorno all’ultimo accampamento e da lì si era avviato fino alla dimora della madre, insieme al tenente Mattias che aveva deciso di attenderlo.

Non aveva osato dire al tenente quanto accaduto o scoperto alla baia, aveva preferito tacere e sperare in tutti i modi che Kal non si facesse del male.

Non menzionò nemmeno il bacio, quello sarebbe stato troppo.

Quando finalmente giunsero dalla regina Elbereth, sette giorni di cammino dopo, questa iniziò a ringraziare gli Dei che il figlio fosse tornato.

“Jareth!” lo strinse forte e lo guardò da cima a fondo “Grazie agli Dei stai bene, che è successo? Cosa avete scoperto? E Kal?”

Jareth sospirò “E’ andato avanti senza di me” rispose “Non ho potuto fermarlo e non so se sta bene o ha scoperto qualcosa” deglutì “Non potendo fare nulla ho deciso di tornare indietro, recuperare Alice e cercare un modo per rendermi utile”

Il silenzio che cadde nella sala del trono fu glaciale a tal punto che Jareth avvertì un brivido percorrergli tutta la schiena.

Ne avvertì un altro quando, osservando alle spalle della madre, vide una giovane donna avvicinarsi.

“Alice…” Jareth superò la madre, scusandosi con lo sguardo e avvicinandosi alla ragazza.

Lei lo stava letteralmente maledicendo con gli occhi e non solo per averla abbandonata in un accampamento e non averle permesse di partecipare all’azione.

Alice non parlò, non subito.

Appena fu abbastanza vicino a Jareth, l’unico suono che tutti poterono udire fu un sonoro schiaffo.

Jareth fu costretto ad indietreggiare di due passi e si portò istintivamente una mano sulla guancia sinistra.

“Se succede...qualcosa a Kal, ti riterrò direttamente responsabile” sibilò, mantenendo il controllo delle sue emozioni.

Jareth non disse niente, sentiva di meritarselo e sentiva anche di dover ringraziare gli Dei che non avesse ricevuto tale accoglienza anche da Sarah.

Alice, vedendo la fermezza di Jareth, sembrò sciogliersi e si fiondò fra le sue braccia, venendo subito ricambiata.

Nessuno dei due parlò per lunghi istante, mentre la regina Elbereth li osservava senza sapere come agire.

Il pensiero della donna era rivolto a Kal.

Se solo lei non gli avesse detto nulla del passato di Jareth e di suo padre, se solo fosse stata zitta…

che avesse agito così stupidamente a causa di quello che lei gli aveva confessato?

Iniziò a pregare che stesse bene e che gli Dei lo proteggessero.

I suoi pensieri vennero interrotti da Jareth, che aveva preso parola.

“Tu stai bene?” domandò rivolto ad Alice.

Questa abbassò la testa “Hai un’altra domanda? A questa penso di averti già risposto poco fa”

Jareth annuì e si limitò a controllarla da cima a fondo, non volendo ripetere l’esperienza dello schiaffo.

La regina Elbereth l’aveva accolta e le aveva fornito un abito più comodo color azzurro cielo abbastanza aderente.

Aderente quel tanto che basta da mettere in risalto la piccola curvatura del ventre di Alice.

“E’ tutto a posto?” domandò mettendole una mano sul ventre, come se sperasse di potersene accertare con il solo tocco e senza l’uso della magia.

“Sì è tutto a posto” sospirò, spostandogli la mano “Pensa ad un modo per riportare Kal indietro”

“Lo farei con la magia, se solo potessi usarla” ribatté Jareth “Non credere che mi diverta, Alice, sai bene cosa penso e…”
“E tu sai bene cosa significa per me essere qui anziché nel Sottomondo” lo zittì lei “Jareth, noi vogliamo aiutarti, ma tu devi svegliarti!” lo guardò dritto negli occhi “Pensi che mi faccia piacere vederti ridotto così? Pensi che faccia piacere a Sarah?”

“Alice, io…”

“Regina Elbereth” Alice superò Jareth e si avvicinò alla regina con un profondo inchino “Vi prego di darmi il permesso di mostrare a Jareth il messaggio della regina rossa”

Elbereth era titubante, mentre Jareth iniziò a temere il peggio.

Alice, però, non sembrava intenzionata a ricevere un no come risposta e, vista la situazione, la regina aveva ben poche armi a disposizione.

Ammise che Jareth aveva tutto il diritto di sapere le cose.

Si avvicinò al trono e prese da una sacca posta sul retro una pergamena con il sigillo del Sottomondo e la porse ad Alice.

“Mirana non è più al trono” disse la bionda, mentre la srotolava e la passava a Jareth “E’ successo qualcosa, ne sono sicura, ma come vedrai anche tu c’è dell’altro”

Jareth lesse attentamente ed i suoi occhi si spalancarono carichi di terrore.

“Sarah…” lasciò cadere la pergamena e corse fuori dalla stanza.

“Jareth!” lo chiamò la madre, senza essere ascoltata.

“Jareth, aspetta!” fu Alice a seguirlo, lasciando Elbereth sola e preoccupata che il figlio commettesse qualche stupidaggine.

Raccolse la pergamena senza arrotolarla e non ci mise molto a capire cosa lo aveva fatto scattare.

 

la traditrice Sarah William è fuggita.

Si prega, obbligatoriamente, chiunque la veda di

consegnarla alla regina Iracebeth di Sottomondo

Chiunque non obbedirà all’ordine verrà subito

condannato a morte per alto tradimento alla corona.

 

*****

 

Re Baelfire si era dimostrato un grande alleato.

Nonostante fra i rischi ci fosse la perdita del regno e della corona, aveva comunque deciso di accompagnare Sarah e Tarrant nel loro viaggio fino al regno di re Flush pur di aiutarli ad avvalorare la loro richiesta.

Una specie di garanzia, in poche parole, che per sostenerli aveva messo a capo del suo regno e del suo labirinto il suo consigliere più fidato.

Sarah gli fu così grata che, durante il viaggio, gli spiegò meglio i dettagli.

Fu un percorso parecchio lungo, visto che l’unico modo per raggiungere quel regno era passare per le vie secondarie ed i sentieri dei boschi.

E tutto per evitare che le guardie elfiche li trovassero in giro e riconoscessero Sarah.

Quando, finalmente, dopo sette giorni di viaggio e accampamenti alla buona, giunsero a destinazione, a Sarah parve di vedere il paradiso.

Anche fosse durata cinque minuti, sarebbe stata una permanenza piacevole.

Così almeno credevano.

“Qualcosa non va” mormorò re Baelfire.

“Questo lo avevo già capito” si intromise Tarrant “Un po’ di varietà nei colori non mi dispiacerebbe”

“Non è questo” Baelfire restò in ascolto “C’è troppo silenzio”

Anche Tarrant e Sarah ascoltarono, confermando quanto detto dal re.

Accanto al sentiero c’erano dei piccoli corsi d’acqua in movimento e poco distante vi era persino una piccola cascata.

Ma non produceva rumore, il suo scrosciare non emetteva alcun suono e questo era davvero strano tanto che il cappellaio iniziò a credere che il Sottomondo fosse un luogo normale.

All’improvviso, Baelfire li obbligò a fermarsi e scese da cavallo, evocando due sfere di fuoco e pronto ad attaccare.

Detto fatto.

Dai corsi d’acqua accanto al sentiero si levarono dei muri d’acqua, che si incurvarono pronti a sommergerli.

“Chi osa portare qui un umano?” disse una voce, non definita, intorno a loro. Era l’acqua a parlare.

“Sono re Baelfire, sovrano del labirinto di fuoco, abitante dell’Underground” disse Baelfire “Ho portato io l’umana fino a qui perché abbiamo urgente necessità di conferire con sua maestà”

qualche istante di silenzio “Anche lui?” l’acqua si riferiva a Tarrant “I sottomondiani non possono venire nell’Underground”

Sarah si sentì in dovere di intervenire “Il Sottomondo è in pericolo e ancora mio marito lo è” disse “Vi prego, fateci parlare con il vostro re”

“Hai coraggio, umana” disse l’acqua “Ma non possiamo farvi passare, l’editto del re parla chiaro”

Editto?

Quale editto?

Nessuno dei tre, però, osò spostarsi e questo all’acqua non piacque.

“Andate via!” e vedendo che nessuno si muoveva, l’acqua iniziò a creare una specie di tunnel.

“Correte!” gridò Baelfire, iniziando a correre in direzione del castello.

L’acqua non fu per niente contenta e iniziò a muoversi, cercando di sovrastare coloro che consideravano invasori.

A pochi metri dal portone, però, l’acqua sembrò arrestarsi di colpo, proprio poco prima di sommergerli.

Anche Baelfire e gli altri si bloccarono di scatto, tanto che Tarrant cadde per terra come un salame talmente la frenata fu brusca.

Le acque indietreggiarono e tornarono nei corsi d’acqua, il cui scrosciare si poté finalmente udire.

“Ma cosa…?”

“Che ci fanno degli intrusi nel mio regno?” tuonò una voce alle loro spalle.

Il trio si voltò e si accorse che le acque erano state placate da re Flush in persona che, quando riuscì a vedere chi era giunto, sgranò gli occhi.

“E’ l’umana…” re Flush guardò Baelfire “Come hai osato portala qui? Lo sai che cosa succederà adesso!”

Baelfire assunse uno sguardo interrogativo “Di che stai parlando?” domandò senza capire.

“Non sei al corrente di quello che è successo? Del Sottomondo?”

Sarah e Tarrant si scambiarono occhiate preoccupate, terrorizzati che fosse successo qualcosa di grave in loro assenza.

Re Flush, nel vederli, si rese conto che nessuno dei tre aveva idea di che cosa stesse parlando al che, dopo essersi guardato attorno, fece cenno di seguirlo dentro.

Non voleva che occhi indiscreti si accorgessero di loro.

Una volta nell’ingresso, re Flush prese nuovamente parola “La regina Iracebeth del Sottomondo ha fatto mandare questo in giro per l’Underground” porse a Baelfire una pergamena e questi la lesse.

 

Io, regina Iracebeth del Sottomondo, intendo

comunicare alle maestà dell’Underground che

la traditrice Sarah Williams è fuggita.

Si prega, obbligatoriamente, chiunque la veda di

consegnarla alla regina Iracebeth di Sottomondo.

Chiunque non obbedirà all’ordine verrà subito

condannato a morte per alto tradimento alla corona.

 

“Capocciona maledetta” sibilò Tarrant.

“Quando siamo andati via, le carte avevano invaso il castello” gli ricordò Sarah “Mirana non deve essere riuscita a contenerle e Mihal uguale”

“Mi dispiace, ma devo consegnarvi alla regina del Sottomondo” disse Flush “Non intendo passare per traditore della corona a causa di gesta non compiute da me” il sovrano fece per alzare le mani o dare un ordine, ma venne fermato da una voce femminile alle sue spalle.

“Fermati!” risuonò come un ordine.

Tutti si voltarono a vedere chi avesse parlato e non ci volle un esperto per capire che si trattava della regina.

“Non diventerò un traditore della corona a causa loro” ribatté Flush, mentre la donna si avvicinava.

“No, non lo sarai e sai perché?” domandò la donna dandosi, poi, la risposta da sola “Perché se lui…” indicò Baelfire “...ha portato qui l’umana ed un Sottomondiano, significa che possiamo tranquillamente fidarci”

“Ma…”

“Avvicinati, mia cara” la donna si rivolse a Sarah, sorridendo amichevole.

Sarah obbedì e, quando fu abbastanza vicino, si inchinò in modo rispettoso.

“Sono disposta ad ascoltare quello per cui sei venuta” disse la regina “parla pure liberamente.

Pur mantenendo un comportamento rispettoso nei confronti dei due sovrani, Sarah iniziò a parlare a ruota libera.

Raccontò loro tutto quello che era successo e spiegando il motivo del suo viaggio.

Raccontò persino di cosa era accaduto al castello di Mirana prima che riuscissero a fuggire e del fatto che Iracebeth non era affatto una regina.

“Visto il messaggio che vi è giunto, maestà, temiamo possa essere accaduto il peggio alla regina Mirana ed i nostri amici, compreso re Mihal” terminò Sarah.

La regina rimase di stucco e si portò le mani sulla bocca, come a voler trattenere un grido, mentre re Flush aveva ascoltato con attenzione ogni parola.

Non aveva trovato segni di menzogne, anche se aveva capito che alcuni dettagli erano stati tralasciati, ma nulla che potesse risultare rilevante.

“Non credo li abbia fatti decapitare o altro” disse il sovrano, venendo approvato da Baelfire e la moglie “Per condannare a morte un sovrano serve l’approvazione degli Urskeks e non è semplice ottenerla”

“Noi dobbiamo trovarli” disse Sarah “Sono gli unici che possono dirmi come salvare Jar...mio marito”

La regina trattenne un risolino e prese parola “Sei molto coraggiosa, Sarah Williams, ed il tuo re è fortunato ad averti” le passò una mano sul volto, scostandole una ciocca di capelli con la stessa delicatezza usata dalle madri nei confronti delle figlie.

E la donna poteva benissimo essere sua madre, avrà avuto si e no l’età di Karen.

“Io ti aiuterò, Sarah, puoi contare su di me” aggiunse la sovrana, mentre Sarah la ringraziava con un gran sorriso.

“Non posso contraddire la mia regina” disse re Flush con tono serio “Sarebbe l’ultima cosa che farei nella vita” abbozzò un sorriso “Molto bene, vi aiuteremo”

Sarah si inchinò “Vi ringrazio, vostra maestà e ci dispiace essere giunti senza essere annunciati”

“Non temete, è per una buona causa ed io non ho problemi a sostenervi” li tranquillizzò “ma prima…” alzò una mano schioccando le dita e chiamando a se un servitore.

Subito apparvero una donna e un uomo, che si inchinarono pronti ad ascoltare gli ordini.

“Aiutate i nostri ospiti a rifocillarsi e fornite loro le stanze migliori” ordinò re Flush ed i servitori obbedirono.

Il trio ringraziò inchinandosi rispettosamente e fecero per seguire i due servitori.

Ma Sarah si fermò a metà percorso, fissando il vuoto.

“Sarah?” Tarrant se ne accorse “Tutto ok, cara?”

“Sei pallida” aggiunse re Baelfire “Qualcosa non va?”

“Magari ha bisogno di una tazza di tè” azzardò Tarrant, ricevendo un’occhiataccia da Baelfire.

Sarah fissò il vuoto ancora qualche istante, poi alzò gli occhi in direzione di Tarrant “I-io…” avvertì le gambe cedere, un mancamento.

Per fortuna il suo corpo non toccò terra in quanto le braccia di Tarrant la sorressero appena in tempo.

“Sarah!” si preoccupò subito il cappellaio “Che ti succede? Parlami testa buffa”

Sarah sentiva la testa girare a mille ed un forte senso di nausea che le attanagliava gola e stomaco.

“Sapevo che questo viaggio era una follia” disse Baelfire “lei è umana e non può sopportarlo”

“Non può raggiungere il regno della regina Blair in queste condizioni” annunciò re Flush.

“Per gli Dei, voi uomini non capite proprio vero?” si intromise la moglie di re Flush, che zittì tutti e si avvicinò a Sarah.

Prima la esaminò e poi, dopo essersi assicurata che tutto andava bene, si rivolse al marito “Ascolta”

ed il marito obbedì.

Tentarono anche gli altri di ascoltare ma non capivano che cosa.

C’era solo silenzio nella stanza.

“Che succede?” si preoccupò Tarrant “Che succede alla mia amica?”

“Per gli Dei…” re Flush sgranò gli occhi e, strano ma vero, si imbarazzò.

“Non temere, cappellaio” lo tranquillizzò la regina con un sorriso “Sarah sta bene solo che, ecco, non è da sola”

“Lo so, ci sono io con lei e ci siete anche voi” rispose Tarrant, come se fosse una cosa ovvia.

La regina rise e, in aiuto, intervenne Baelfire “Tarrant, Sarah aspetta un bambino”

Tarrant, per quanto possibile, sbiancò “Oh…”

“Congratulazioni, sottomondiano” disse re Flush

“Io?” Tarrant lo guardò interrogativo

“Caro, non credo centri lui” lo rimproverò la moglie con un occhiata e re Flush capì che era meglio zittirsi.

Sarah non li sentiva nemmeno e non sentiva neanche il suo corpo.

Era rimasta alla frase di Baelfire e poi tutto era diventato un sottofondo fastidioso.

Si rese conto delle parole degli altri solo quando sentì le braccia di Tarrant prenderla in braccio.

“Tarrant…”

“Adesso ti porto nella tua stanza” sorrise il cappellaio “si prenderanno cura di te ed io ti preparerò il mio miglior tè”

Sarah non non rispose e si limitò ad affondare il viso tra il collo e la spalla del cappellaio, venendo assalita da un profumo di stoffa e gesso.

“Tarrant...resta con me, ti prego” implorò, mentre sentiva le lacrime sfuggire al suo controllo.

Tarrant deglutì, evidentemente imbarazzato, ma riuscì a trovare la forza di rispondere.

“Certamente, non intendo lasciare sola un’amica”

  
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