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Autore: Aurora_Maria1004    06/09/2021    1 recensioni
(Storia dopo episodio Wishmakers S4)
Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte senza riuscire a muovermi o pensare correttamente.
Non era la prima volta che accadeva ciò, ma con il tempo risultava sempre più difficile proseguire normalmente la vita quotidiana, per non parlare quella da supereroe.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La fuga di Chat Noir fece si che piombò un silenzio spezzato dal frinire dei grilli e delle poche auto in lontananza.
Sapevo bene che pensava ogni singola parola della; il mio pensiero si era avverato ed io non avevo fatto niente per deviare il problema con una soluzione migliore e risolutiva.
Sentì la mano di Alya poggiarsi sulla mia spalla e facendomi coraggio decisi di continuare, seppur nel mio petto si formò un buco colmo di delusione verso me stessa e di rammarico.
«Bene.» Dissi schiarendomi di poco la voce e riacquistando la mia solita compostezza. «Seppur questo ultimo episodio, penso che abbiate capito chi io sia realmente. Tikki, giù la trasformazione.»
Nel momento in cui la tuta lasciò spazio ai miei abiti civili, il mio corpo per la prima volta subì lo shock di riacquistare la normalità, e con esso il mio essere solo io, si appoggiò sulle mie spalle pesandomi più di quanto non lo era il mio malessere emotivo.
«Sei sempre stata tu!» Esclamò Kim sorpreso.
La sua faccia rispecchiava quella di Max, Rose e Juleka, mentre Katami rimase impassibile come suo solito, come se non fosse una novità.
«Sono esattamente come voi. Niente più. Forse non sono proprio la persona che magari vi aspettavate, ma ormai siamo gli unici a poter difendere Parigi. D’ora in avanti guardatevi intorno, controllate le vostre emozioni, state attenti. I vostri Kwami ora li custodirete voi. Non dovete perderli, non dovete mostrarli a nessuno. Siate discreti.» Comunicai guardandoli uno ad uno. «Tutti avete poteri unici, che useremo esclusivamente durante le battaglie. Hawk Moth conosce già voi, perciò, state sempre attenti a dove vi trasformate e custodite i vostri gioielli. Mi fido di voi.»
«Come faremo a battere Hawk Moth?» Mi domandò Luka.
«Già, le ultime battaglie sono sempre più dure e riusciamo a sconfiggerlo per un pelo.» Aggiunse Nino.
«So bene quanto tutto ciò possa spaventare, ma d’ora in avanti noi siamo uniti, abbiamo questo vantaggio. Inoltre, il suo potere è limitato.»
Sguardi curiosi mi diedero l’okay per continuare e questo era un bene, avere la loro curiosità significava che erano dentro.
«Negli ultimi tempi si è notato come le Akuma colpiscano zone di un certo raggio, non solo spesso e mal volentieri le solite persone, ma persone che rientrano in un raggio kilometrico ben definito. D’ora in avanti studieremo ogni attacco, in modo che avremmo un cerchio ben definito e potremmo infine capire da dove partono. Allora, sapremo dove si nasconde.»
«Nel frattempo faremo come sempre?»
«Sì. A scuola niente dovrà cambiare tra noi, lo stesso fuori da scuola. Tutto deve essere come sempre. Non sappiamo chi sia, quindi potremmo avere occhi da tutte le parti. Domani, tutto come sempre.»
Un coro di assenso si alzò e finalmente potei iniziare a concedermi un riposo. Piano piano ognuno prese la propria strada, salutandosi e iniziando a intrattenere i loro nuovi compagni.
«Cosa pensi di fare con Chat?» Chiese Alya non appena rimanemmo noi due più Nino che probabilmente attendeva per riaccompagnarla a casa.
«Ogni Chat Noir nei secoli ha un temperamento volubile. Sono persone dolci ma anche territoriali, nonché leali.» Iniziò Tikki prendendo la parola. «L’amore che nutre per Lady Bug è immenso e profondo. Non sempre accade ciò, ma saprà reggerlo e ne verrà a capo. Dobbiamo solo convincerlo.» Finì posando le sue zampine sulla mia guancia cercando di confortarmi.
«Tikki ha ragione. Il maestro ha visto tanti Chat Noir, così come me insieme a Tikki, e l’unica cosa di cui ha bisogno e sapere che è voluto. Ha pur sempre l’animo di un felino.» Disse Wayzz con la sua solita aria suprema.
«Vedrò se è ancora trasformato e gli parlerò. Per ora ragazzi state attenti, ci vediamo domani.» Dissi non avendo più voglia di parlare.
La mia testa chiedeva pietà così come il mio corpo gridava di poter riposare. Non appena arrivai nel vicolo più vicino chiamai per la mia trasformazione e cercai sul Bug Phone se Chat fosse ancora in giro; con dispiacere, o forse no, notai che non era nella sua trasformazione e dopo aver saltato sull’edificio per raggiungere il mio balcone tirai un sospiro di sollievo.
Diedi a Tikki dei biscottini per ricaricarsi mentre io mi cambiavo nel mio pigiama per mettermi finalmente a letto.
Non appena salì nel soppalco dov’era il mio letto lanciai uno sguardo alla sveglia e notai come fossero solamente neanche le 21.
Troppo presto per dormire, troppo tardi per poter iniziare qualsiasi cosa da fare.
Presi il mio telefono sperando che gli occhi si sarebbero chiusi più velocemente stancandosi e guardando video divertenti, ma la mia mente non voleva saperne di fermare il flusso di pensieri, tutti per lo più su Chat Noir.
La mia curiosità per la prima volta fu nitida e mi chiesi a lungo chi potesse essere il mio partner e a come avrei potuto farmi perdonare o per lo meno non odiare, ma per questa notte non avevo risposte e con mio estremo piacere, tra un pensiero ed un altro, finalmente il sonno arrivò.




Il mattino seguente la giornata non sembrava esser meglio di altre. Con mia immensa sfortuna il telefono non caricò e per questo la sveglia non entrò in funzione facendo si che quando mia madre decise che era troppo tardi per continuare a lasciarmi in pace, con estremo disappunto notai che metà della prima ora era andata perduta e insieme ad essa la mia voglia di correre in aula e sperare di non beccarmi l’ennesimo ammonimento.
Per concessione divina mia madre decise di farmi un permesso lei stessa così che questo ritardo non sarebbe rientrato nel mio pagellino che ormai era prossimo ad affondare grazie alle interruzioni donate da Hawk Moth, e con questo foglietto e immensa gratitudine, non appena il telefono fu leggermente carico e la colazione finita, andai a scuola.
Non appena arrivata educatamente bussai la porta e dopo aver avuto il permesso per entrare e aver salutato, porsi alla signorina Bustier il foglio emesso da mia madre. Dopo aver certificato che fosse autentico e tutto fosse apposto mi esortò a prendere posto e ricopiare la lezione persa sino a quel momento per poi riprendere.
«Ehi, tutto apposto?» Bisbigliò Alya.
«Sì, ho tardato a prendere sonno e il telefono è morto senza suonare.»
«A quanto pare non eri l’unica in ritardo, Adrien è arrivato da poco come te e sembra come distrutto. Nino ha provato a capire cosa avesse ma non dice una parola.»
Non appena terminò il suo gossip guardai la chioma davanti a me, e per quanto potesse essere un tempo un qualcosa di importante, il mio ultimo periodo rendeva impossibile potermi concentrare su di lui o qualsiasi cosa ne derivi.
Con estremo piacere arrivò la pausa pranzo e tirai un sospiro di sollievo. Iniziai a sistemare il mio zaino e lanciai un’occhiata ai miei nuovi colleghi; tutto sembrava come sempre e tirai un sospiro di sollievo.
«Che fai vieni con noi al parco?» Chiese Alya.
Notai come Adrien se ne stesse andando e non nutrivo un desiderio alcuno di diventare la terza ruota nella coppia così declinai l’offerta con la scusa di dover aiutare i miei genitori al panificio. Non mi piaceva mentire, l’ultima volta fu alla prima del film di Lady Bug e Chat Noir e non andò molto bene, ma oggi non avevo voglia di vedere i miei più cari amici nonché coppia scambiarsi effusioni davanti a me o magari ostacolare il loro parlare della sera prima.
Non appena uscimmo dalla scuola loro andarono sulla sinistra mentre io, senza una meta, pensai a dove passare il tempo prima che le lezioni riprendessero.
«Come mai non sei andata con Alya e Nino?»
Mi girai di scatto impreparata al suono di tale voce e per un attimo il mio cuore perse un battito e sentì un brivido di agitazione.
«A-A-Adrien, come tu qui mai? Anche tu pranzando solo sei?» Le parole sommesse probabilmente mi stavano facendo sembrare davanti a lui una totale idiota così, dopo un profondo respiro, cercando di calmarmi riuscì a formulare correttamente una frase. «Adrien, come mai anche tu qui? Non volevo essere il terzo incomodo in realtà»
Mi sorrise dolcemente e si avvicinò a me. «Io credo un po’ lo stesso, ma se vuoi possiamo pranzare insieme se non hai altro da fare.»
Il cuore dopo tale richiesta accelerò senza ritegno e probabilmente le mie guance divennero rosse.
«Certo, potremmo andare al parco qui vicino.»
«Perfetto, sembra un’ottima idea. Non capita spesso che io e te stiamo da soli Marinette.»
«Già, ha ragione.»

La passeggiata fu tranquilla e il silenzio creato non era affatto scomodo.
La sua camminata era sicura di se e i suoi capelli sembravano morbidi e setosi. Il suo profumo dolce mi inebriava i sensi e in quel momento mi dava un senso di tranquillità, tanto che mi sarei addormentata volentieri con lui di fianco.
Scossi la testa al pensiero e in un batter d’occhio raggiungemmo il parco mediamente vuote visto l’orario di punta.
Ci accomodammo vicino ad una fontanella e una volta sistemati pranzammo.
«Marinette posso chiederti un consiglio?» Mi disse dopo aver messo da parte il pranzo e girandosi verso di me.
Decisi di fermarmi anche io per dare la giusta attenzione. Iniziai a pensare che consiglio potessi dare e cercai di pensare se riguardasse lui e Katami o cosa. Sapevo che Katami non voleva più tornare con Adrien ma non ho mai avuto modo di sapere se lui stesse bene con questa decisione o meno.
«Certo, riguarda Katami?»
«Katami? No io e lei abbiamo chiuso, non potevo darle ciò che necessitava… Non ero in grado.» Mi disse guardando a terra, forse imbarazzato da questa ammissione.
«Tu ci tieni ancora?»
«Si, solo come amica e partner negli allenamenti. Io volevo chiederti, se una persona a te cara dice una cosa molto importante ad altre persone ma non a te che dovresti essere la prima, come la prenderesti?»
Il suo esempio mi fece pensare subito a Chat Noir e mi tornò il magone. Quel pensiero che non lasciava il retro della mia testa di punto in bianco tornò a farsi prepotente nei miei pensieri.
«Penso… Penso che cercherei di capire cosa l’abbia spinta a prendere questa decisione…»
«Si ma, se vuole dirtela proprio quando ci sono altre persone, come se ti mettesse al pari degli altri, come ti sentiresti? Insomma, tu hai un segreto, e io che sono un tuo ottimo amico non me lo dici, ma poi decidi di dire il tuo segreto a me e agli altri che sono buoni amici nello stesso momento. Come dovrei sentirmi?» Il suo tono di voce era agitato, come se la cosa lo rendesse emotivamente fragile ma al tempo stesso arrabbiato, e non capivo se la sua rabbia fosse con se stessa o con la persona interessata.
Il suo paragone mi portò indietro alla sera prima e non potevo non pensare a come Chat Noir probabilmente si sentiva allo stesso modo.
Guardare Adrien fu come vedere la luce tutta d’un colpo.
Sgranai gli occhi e spalancai leggermente la bocca e un lieve tremore prese il sopravvento.
Per tutto questo tempo non potevo vedere la realtà, ma ora la vedevo fin troppo nitida.
«Marinette? Tutto apposto?»
Provò a sfiorarmi la mano ma d’improvviso quel semplice contatto provocò una scarica elettrica che non risultava piacevole come si potrebbe pensare.
«S-S-Si, un colpo di caldo sicuramente.» Bugia. Ma non potevo trovare risposta migliore.
«Scusa, poteva essere un pranzo migliore magari senza me intorno.» Riprese la posizione iniziale con maggiore compostezza, degna del modello che era in lui e di ciò che suo padre si sarebbe aspettato, ma il suo viso nascondeva un velo di tristezza che, a quanto pare, io, in tutte le mie forme gli stavo dando senza neanche impegnarmi.
«Non incolparti Adrien, sei una brava persona… Vedrai che si sistemerà tutto…»

Sbuffò un si flebile con un lieve sorriso, ma era il suo classico sorriso da modello che usava nelle sue innumerevoli riprese.
Il silenzio tra noi si fece pesante e senza aprir bocca di comune accordo sistemammo le nostre cartelle per dirigerci a passo lento nuovamente in aula.
Mancando ancora un quarto d’ora abbondante mi fermai prima al bagno, ma non appena chiusi lo stallo della porta la vibrazione del telefono mi disse che la pausa era durata fin troppo.
Akuma.
«Sembra che Hawk Moth si annoi parecchio ultimamente.» Disse Tikki uscendo dalla borsetta.
«Già, beato lui. Tikki, trasformami!»
Arrivai alla Tour Eiffel in poco tempo e per l’ennesima volta notai il signor Ramirez akumizzato. Provai tristezza perché era bravo, seppur con una passione particolare, però alla fine dei conti amava qualcosa incondizionatamente.
Mi guardai intorno e non notai la presenza di Chat Noir. Era raro affrontare un combattimento da sola, ma alla fine sarebbe arrivato… o almeno così credevo.
 
 
 
 
 
 
 
«Grazie Lady Bug… Ho lasciato il portafortuna a casa se no non sarebbe accaduto ciò nuovamente. Sono desolato.»
Il signor Ramirez cercava più e più volte di scusarsi per la sua dimenticanza e i problemi causati, ma la mia testa non riusciva a non pensare a come mai Chat Noir mi avesse lasciato sola. Per quanto il signor Ramirez non era un pericolo indomabile, non era da lui non avvisarmi o scomparire.
«Non si preoccupi, cerchi di non dimenticarlo quando esce. Passi una buona giornata.»
Mi allontanai sul mio yo-yo dirigendomi verso la scuola e atterrando nei bagni. Una volta caduta la trasformazione e dato da mangiare a Tikki mi appoggiai al pavimento cercando di riposarmi.
Quasi mezz’ora era passata ed ero nuovamente in ritardo, oltre a non avere una scusa valida. I continui ritardi avrebbero segnato la mia carriera scolastica e ciò si aggiungeva alle innumerevoli preoccupazioni che affliggevano la mia mente facendo si che un mal di testa era quello che serviva per finire questa torta fatta di problemi, segreti, bugie e preoccupazioni.
«Chat Noir non vuole più essere il mio partner vero Tikki?» Domandai abbracciandomi le ginocchia al petto facendomi il più piccola possibile.
«Chat Noir e Lady Bug sono uniti. Magari avrà avuto un contrattempo. Non sappiamo cosa fa nel tempo libero.» Cercò di rassicurarmi, ma era inutile. Sapevo la verità ormai.
«Chat Noir è Adrien, Tikki. Lo so ormai…»
Guardai con un occhio la sua espressione, e alla fine, anche senza parlare, mi diede la conferma.
Avessi saputo che la giornata sarebbe andata così, avrei fatto a meno di uscire.
Sapere che il mio partner era la stessa persona che si sedeva con me da civile, era un qualcosa che di certo non mi aspettavo. Come potevo ora risolvere? Come avrei guardato Adrien sapendo che era al tempo stesso Chat Noir? Come avrebbe potuto fidarsi di me?
 









Ciao a tutti, breve nota dell'autrice.
Erano parecchi anni che non pubblicavo qui, o altri siti, quindi, ogni errore, frase sbagliata, o qualsiasi cosa pensiate o notate sbagliata, sono ben lieta di ascoltare ogni forma di critica costruttiva sia per PM che recensioni.

Per le recensioni, rinrgazio per il tempo che avete usato per lasciarne una, è sempre una piccola emozione sarò sincera. 
Non so ancora bene dove vada questa storia, e l'aggiornamento doveva richiedere meno tempo, ma la vita civile ha i suoi contro ultimamente, ma per il resto, spero di non tardare troppissimo.
Alla prossima cari lettori, lettrici e tutti i restanti <3 
   
 
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