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Autore: jarmione    09/09/2021    1 recensioni
Crossover con [Alice in Wonderland] e [Frozen]
Dopo essere scampato da morte certa, Jareth decide che deve trovare il modo per proteggere Sarah ed il suo popolo.
Seguendo una leggenda, decide di partire alla ricerca di Ahtohallan.
Ma sarà in grado di affrontare le risposte che troverà?
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve salvino, mio caro lettorino...ok scusate, è uscito il Ned Flanders che c’è in me.

Questo è il nuovo capitolo, incentrato per lo più su Kal (un po’ di spazio anche a questo disgraziato...ormai lo tormento)

Spero vi piaccia e...per favore, non uccidetemi.

Buona lettura

 

 

Quanto giorni erano passati? Kal aveva ormai perso il conto ma, sicuramente, ne erano passati sette.

Oltre a continuare ad auto maledirsi, aveva rivoltato i resti della nave da cima a fondo per cercare qualcosa di più su Ahtohallan.

La regina Elbereth era stata chiara, quando aveva parlato sola con Kal “Fai in modo che mio figlio non trovi Ahtohallan o le risposte che troverà non riuscirà ad affrontarle” e lui stava obbedendo a quell’ordine da ben sette giorni.

Non dormiva, non mangiava e non badava nemmeno alla barba che ormai contornava visibilmente il suo viso.

I capelli ormai spettinati e mossi dal vento avevano perso la loro lucentezza ed i suoi vestiti erano sporchi e strappati.

Sembrava essere rimasto lì per mesi invece che giorni.

Con la magia aveva tentato di ricostruire la pergamena che avevano scoperto, ma non era stato semplice.

La magia di un servitore era limitata e quando aveva fatto apparire la barca sotto i piedi del suo re era stato talmente esagerato da restare debilitato.

Stando alla pergamena, quel poco che era riuscito a ricostruire, pareva che il padre di Jareth fosse stato condannato per tradimento.

Il motivo era, però, ignoto e, se Kal aveva capito bene, era partito per cercare Ahtohallan.

Ma aveva lavorato sodo e, dopo giorni di ricerche, era finalmente riuscito a trovare qualcosa.

Una sfera, come quelle che riusciva a creare Jareth, che si trovava nascosta all’interno di una trave e che, nonostante l’urto e i danni, era riuscita a salvarsi con qualche incrinatura.

C’era un piccolo scomparto che Kal, fino a quel momento, non aveva notato.

Sette lunghi giorni sprecati a cercare quando la risposta era sotto al suo naso.

La prese e, per istinto, la lanciò a terra.

Questa si frantumò ed una luce abbagliante avvolse l’intera nave.

Kal non vedeva nulla, ma udiva solamente una voce.

 

C’è un fiume

porta in se

Quel che è stato

Quel che più non c’è

La memoria del passato

lì un rifugio ha trovato

Puoi sognarlo anche tu

Dove il vento incontra il mare blu

Ma in quel fiume affogherà

chiunque vada troppo in là

 

La voce cessò e la luce scomparì, permettendo nuovamente a Kal di vedere.

Che Ahtohallan era un fiume lo aveva capito già da un pezzo e aveva capito che conteneva al suo interno tutti gli eventi passati.

Ma non era chiaro dove potesse trovarsi.

Dove il vento incontra il mare blu.

Sentiva di esser vicino, ma non sapeva quanto.

Il mare c’era ed il vento anche ma, a quanto pareva, non era lì sulla riva.

Uscì fuori ed osservò l’orizzonte.

Che fosse lì? Da qualche parte?

Ma come poteva raggiungerlo?

Non era mai stato un gran nuotatore, riusciva a stare appena a galla e poi il mare era in continuo movimento e le onde lo avrebbero sommerso.

Ma non poteva starsene con le mani in mano, aveva già perso troppo tempo ad effettuare ricerche che lo avevano portato a quella maledetta filastrocca senza senso.

Durante il viaggio fra i vari accampamenti, aveva ascoltato le storie e le leggende che giravano ad Arendelle.

Ogni elemento ha uno spirito, anche l’acqua.

Chiunque sia ritenuto meritevole, gli spiriti lo aiutano.

E lui era meritevole?

No, non lo era e mai lo sarebbe stato e, comunque, quelle erano solo leggende.

Ahtohallan si trovava da qualche parte all’orizzonte e lui lo avrebbe raggiunto.

Si levò il mantello, gettandolo a terra e chiuse gli occhi facendo un respiro profondo.

-Per Jareth, per Sarah- pensò -Puoi farcela, Kal, non deluderli-

un altro respiro e, dopo aver preso la rincorsa, si fiondò in acqua, aiutandosi come poteva con la magia per evitare di finire a fondo.

Ma non era semplice.

Le onde erano talmente potenti che lo sommergevano e lo respingevano a riva.

Era come se il mare lo rifiutasse.

Ma non gli importava, così come non gli interessava il gelo dell’acqua.

Riprovò ancora e ancora, venendo sbalzato a riva, con rischio di affogamento, almeno cinque volte.

All’ennesimo tentativo, un’onda lo sommerse del tutto e lui si ritrovò ad andare a fondo con poche possibilità di tornare a galla.

E mentre andava sempre più giù, qualcosa attirò la sua attenzione.

C’era qualcosa che si stava avvicinando a lui. Sembrava un maestoso cavallo...fatto di acqua.

Che fosse lo spirito dell’acqua?

Lo stallone si avvicinò e lo osservò, ma a Kal iniziò a mancare il fiato e non riuscì a concentrarsi su di lui.

Sentiva gli occhi pesanti e se non riusciva ad andare a galla subito sarebbe morto.

Tentò con tutte le forze di risalire, ma non riuscì...non da solo.

Lo stallone si mosse e, non si sa come, lo aiutò a tornare velocemente a galla.

Kal riuscì di nuovo a respirare, cercando di restare fuori almeno con la testa.

Fu il cavallo a prendere e farlo salire in groppa.

“Ma...cosa…?”

Come faceva a tenerlo in groppa se era fatto d’acqua?

E come mai questa era l’unica domanda che riusciva a porsi in quella situazione?

Preferì non pensarci, non era di certo il momento più opportuno.

Lo stallone iniziò a correre sul filo dell’acqua che, per qualche oscuro motivo, si era miracolosamente placata.

Il mare non era più mosso.

Kal si affidò totalmente al cavallo e lo lasciò correre, senza disturbarlo, verso l’orizzonte.

Il suo pensiero era fisso su Jareth, Sarah e Alice.

Non gli importava nulla della fine che avrebbe potuto fare se le cose andavano male, gli importava solo che stessero tutti bene.

Passarono lunghi minuti in cui il cavallo continuava a correre, era veloce non c’era dubbio e questo permise a Kal di vedere qualcosa in lontananza.

Alle sue spalle, la riva era ormai scomparsa ed il mare proseguiva fino a chissà dove.

Ma, osservando meglio, poté notare un bagliore bianco in mezzo al nulla, una specie di iceberg...o meglio...un ghiacciaio.

Lo stallone nitrì e Kal venne un’illuminazione.

“Ma certo!” esclamò “i ghiacciai sono fiumi di ghiaccio!” un piccolo sorriso spuntò sulle sue labbra “Ahtohallan è ghiacciato”

Lo stallone nitrì nuovamente ed aumentò la velocità fino a raggiungere il ghiacciaio.

Permise a Kal di scendere e poi, con un gesto del capo, scomparì nelle profondità del mare.

Kal lo ringraziò mentalmente e poi si voltò verso quello che, all’apparenza, sembrava un ingresso per il cuore del ghiacciaio.

-E adesso che faccio?- si domandò.

Non era nemmeno sicuro che quello fosse Ahtohallan e, per quanto ne sapeva, era stato un cavallo fatto d’acqua a portarlo fino a lì.

Spirito o meno, Kal credette di essere in preda a delle allucinazioni dovute alla fame e al non dormire.

Per fortuna era fae e quindi la sua resistenza era maggiore rispetto a quella di un essere umano il quale, per ovvi motivi, poteva resistere sette giorni senza mangiare ma non senza bere.

“Beh, coraggio piedi” con un sospiro, Kal entrò all’interno del ghiacciaio.

Nonostante l’unica fonte di luce fosse l’ingresso da cui era appena passato, il ghiacciaio si presentò luminoso e ben nitido.

Kal poteva avvertire al suo interno un potere che non aveva mai avvertito prima.

Avanzò pian piano, fino a giungere davanti ad un dirupo dove solo alcune colonne si ergevano nel centro.

Nell’osservare, si accorse che il punto esatto dove doveva recarsi si trovava dalla parte opposta del dirupo e per raggiungerlo doveva sfruttare le colonne.

“Oh, ma dai” brontolò “Non siamo mica nel labirinto”

Sbuffò, ma non aveva altra scelta.

Armandosi di coraggio, più di quanto non ne avesse già, prese la rincorsa e a suon di salti ben decisi riuscì a raggiungere la parte opposta, mentre le colonne crollavano sul fondo del ghiacciaio dopo il suo passaggio.

Appena toccò terra dall’altra parte, si volto e si sentì sprofondare “E adesso come torno indietro?”

 

Kal, vieni!”

 

“Ma cosa…?” Kal si voltò di scatto, in direzione del nuovo ingresso.

Aveva udito la voce di un bambino? Sul serio?

Deglutì e lo oltre passò “C’è nessuno?” fu l’unica domanda spontanea che riuscì a fare.

Ma nulla, nessuno rispose...non in modo diretto, almeno.

Venne ridestato da una figura completamente fatta di ghiaccio che lo superò.

Un ragazzino dai lunghi capelli sbarazzini e vestito elegantemente lo superò di corsa.

 

Kal, vieni!”

Maestà, aspettate!”

 

Un altro ragazzino, con i capelli raccolti in una coda, cercò di stare dietro a quello appena passato.

“Non è possibile…” Kal osservò meglio e si rese conto che i due ragazzini di ghiaccio appena passati erano lui e Jareth.

Li vide raggiungere un albero, più precisamente un melo, salirci sopra e sdraiarsi sui rami e mangiare le mele.

Sgranò gli occhi e continuo ad osservare quei due ragazzini, sprezzanti del pericolo e delle regole, che si godevano la vita.

Spostò lo sguardo più avanti, notando un gruppo di ragazzini che prendeva a calci il piccolo Kal e Jareth che correva in suo soccorso, facendoli scappare con la magia.

Un sacco di episodi del suo passato in cui Jareth era sempre accanto a lui e viceversa.

Anche se alcuni di loro erano dolorosi da ricordare, Kal passò in mezzo a quelle magie ghiacciate con il sorriso.

Quante esperienze vissute.

Ma una sola di loro attirò la sua attenzione.

In un angolo si era formata un’enorme roccia e vide se stesso da piccolo che osservava dietro di essa.

Si avvicinò e ascoltò.

 

Maestà, che vi succede?” domandò con la sua vocetta preoccupata il piccolo Kal.

Lasciami in pace, Kal” rispose brusco il piccolo Jareth.

Ma voglio aiutarvi” insisté Kal “Vi prego, maestà, ditemi cosa posso fare”

Vattene via!” gridò il giovane Jareth, alzandosi e asciugandosi le lacrime che bagnavano il suo volto.

 

Il Kal grande lo vide andare lontano e decise di seguirlo.

Tutto ciò che riuscì a vedere fu che Jareth fece comparire una sfera e, con un grido di rabbia misto al terrore, la lanciò a terra e tutto scomparve.

“Jareth!” si lasciò sfuggire, ma inutilmente.

Non poteva fermare una memoria del passato.

Tornò indietro, doveva lasciato il giovane Kal e cercò di ripercorrere tutte quelle scene fino a trovare quella che poteva aiutarlo.

Purtroppo non era semplice e la maggior parte delle memorie presenti riguardavano anche lui.

Kal ricordava bene quel giorno, in cui Jareth lo aveva cacciato così malamente.

Ricorda di aver sentito grida provenire dal castello e poi Jareth che fuggiva.

Quel ricordo fu un bene per Kal in quanto il ghiacciaio parve accorgersene e fece mutare tutto lo scenario intorno a lui.

Kal vide se stesso, sempre da bambino, che origliava una discussione in corso nel piano sotto di lui.

Era chinato a terra e stava con l’orecchio ben appoggiato al pavimento.

Quella scena era avvenuta prima di trovare Jareth in lacrime.

Le parole che lui aveva udito si stavano ripresentando e, con esse, anche ciò che è realmente accaduto quel giorno.

C’era re Jasper, in piedi con la spada alzata e con la regina Elbereth stesa a terra che cercava di ripararsi con le braccia.

Anche se non erano molto chiari, si potevano già scorgere dei lividi lungo le braccia ed il volto della donna, nonché un rivolo di sangue scorrerle lungo il collo e proveniente dalla bocca.

 

Caro, non farlo!” esclamava la donna terrorizzata “Te ne prego”

Fedifraga!” tuonava il re “Tu e quel borioso di Mihal non siete degni di vivere! Tu sei mia e di nessun altro!”

Jasper ti prego!”

Non mi importa cosa vuole l’entità del regno, non mi importa se ti considera la sua regina, io ti ucciderò e fosse l’ultima cosa che faccio!”

Re Jasper alzò la spada in alto e fece per colpire a morte la donna, ma qualcosa lo fermò.

Un giovane Jareth, preso dalla rabbia e dalla paura, con un balzo gli si aggrappò al collo.

Lascia stare la mia mamma!” gridò Jareth, che cercava di fermarlo invano, venendo ripetutamente colpito sul fianco, unico punto raggiungibile per Jasper.

 

Il tutto venne interrotto, all’improvviso, da una luce potentissima che fece mutare la scena.

Kal non aveva mai assistito a quello spettacolo riprorevole e mai pensava che potesse accadere.

Jareth non ricordava nulla di tutto quello, ma perché?

Forse era la sfera che gli aveva visto lanciare, si era auto cancellato i ricordi.

La scena mutò e apparve il giardino del palazzo di re Mihal.

Vide lui e la regina Elbereth.

 

E se tornasse?” domandò la donna terrorizzata, mentre Mihal la teneva stretta a se “Che ne sarà del mio Jareth? Lui non ricorda nulla e non so come dirglielo, io…”

Non dirglielo” rispose Mihal “Non dirgli nulla. Jasper non tornerà è troppo codardo e se dovesse mettere piede nell’Underground, gli Urskeks lo prenderebbero”

 

Kal rimase senza parole.

Non avrebbe mai immaginato un passato del genere nei confronti del suo migliore amico…migliore amico…

se davvero Kal fosse il migliore amico di Jareth certe cose dovrebbe saperle o almeno intuirle.

Voleva saperne di più, voleva trovare una soluzione.

Re Jasper stava per uccidere la regina e l’entità del regno lo aveva fermato, avvisando lui stesso gli Urskeks.

Jasper era fuggito come un codardo, altro che cercare Ahtohallan per dimostrare la sua innocenza.

Kal fece per avvicinarsi alla sculture di ghiaccio dei due regnanti, che si erano immobilizzate, ma non riuscì.

Sentiva i suoi piedi pesanti, come se fossero ancorati al suolo.

Chinò lo sguardo e li vide diventare di ghiaccio.

Terrorizzato tentò di dimenarsi, ma inutilmente.

Nel frattempo la scena mutò.

Vi erano di nuovo re Mihal e la regina Elbereth, ma con loro c’erano anche gli Urskeks e alcuni abitanti delle terre di Elnar.

 

Io, regina Elbereth, dichiaro ufficialmente il mio ritiro” disse la donna “Da oggi, sarà Mihal di Elnar, re degli elfi, a governare sull’Undergorund”

 

Era tutto chiaro!

La regina Elbereth non era stata costretta ad abdicare in favore di Mihal, era stata una sua decisione spontanea.

Il regno da cui proveniva la donna reclamava ancora lei come regina e non potendo dividersi fra i due regni, nonché mondi, ha preferito abdicare e dedicarsi al suo popolo ad Arendelle.

Nessuno l’aveva costretta.

Re Mihal era innocente.

Ma Jareth?

Che cosa poteva fare per lui?

Come poteva dimostrare che era innocente?

Non c’era un modo, non c’era nulla.

Allungò una mano, come a voler chiamare la regina, ma avvertì una fitta all’altezza del petto.

Non si era accorto che il suo corpo stava davvero ghiacciando.

Era troppo tardi.

“No...no!” alzò il braccio “LEITHA!” gridò ed una sfera dorata fuoriuscì dal palmo della sua mano e si levò fino al soffitto per poi scomparire.

Kal sentiva il ghiaccio invadergli il corpo anche internamente fino a raggiungere il mento

-Sarah, Jareth- quello era il suo pensiero fisso.

“Mi dispiace”

Ed il ghiaccio lo sommerse del tutto, mentre dalle sue labbra un rivolo di vapore marcava il suo ultimo respiro prima di diventare una statua di ghiaccio.

 

Ma in quel fiume affogherà

chiunque vada troppo in là

 

 

Leitha → con vocabolario elfico significa “Rilasciare”

  
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