Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    09/09/2021    6 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le ci volle qualche secondo per fermare quel pianto liberatorio ed accorgersi di quel tocco delicato e appena accennato che le stava sfiorando la testa. Si bloccò all'improvviso, sollevando appena lo sguardo incapace di credere a ciò che la sua mente le stava suggerendo.

Non appena realizzò che era proprio la sua mano quella che la stava accarezzando ebbe un fremito lungo la schiena che la fece scattare in piedi ribaltando la sedia sulla quale era seduta.

"Mikasa... tu sei... sei..." sentì le parole premere sulle labbra ma incapaci di uscire dalla propria bocca.

"Ciao Gabi, sono contenta di vedere che stai bene." accennò un lieve sorriso che incentivò un pianto ancora più incontrollabile nella giovane ragazza. I rumori provenienti dalla stanza fecero intervenire le infermiere di turno che una volta costatato il risveglio di Mikasa corsero a chiamare i medici che avevano assistito la ragazza.

"Adesso esca per favore, dobbiamo visitare la paziente e controllare se le funzioni vitali sono nella norma. Aspetti fuori la prego." Gabi fece un cenno con la testa, ancora troppo incredula per esprimersi a parole. Vide un gran numero di infermieri precipitarsi ad aiutare i medici, ognuno di loro con in mano attrezzature e strumenti vari di cui lei ignorava l'utilizzo.

La porta si chiuse lasciandola fuori in corridoio intenta a capire cosa stesse accadendo. Si distese lungo la parete comprendosi il viso con le mani, mentre tra le lacrime un timido sorriso le stava spuntando sul volto.


Erano già trascorsi più di dieci minuti quando Levi e Falco la videro da lontano accucciata al muro che si teneva le ginocchia strette tra le braccia.


"Gabi! Cosa diavolo ti è saltato in mente me lo spieghi? Che stai facendo lì per terra, alzati!" Levi era intervenuto come una furia, rabbioso e confuso non aveva idea di cosa stesse succedendo. Falco tremò pensando che le cose fossero irrimediabilmente peggiorate. Quando Gabi riconobbe la voce del capitano e sollevò il viso per guardarlo Levi sentì il proprio sangue gelarsi nelle vene. La ragazza aveva gli occhi gonfi e arrossati dalle lacrime. Falco impallidì immaginando l'irreparabile.

"Gabi... cos'è successo, perché sei qui fuori, parla dannazione!" Levi stava tremando, non riusciva in alcun modo a controllare le reazioni del proprio corpo.

"Lei... lei... si è svegliata. È sveglia capitano! Mikasa mi ha parlato, e adesso i medici sono lì con lei. Mi hanno mandata fuori e credo che la stiano visitando e..."

Ma Levi aveva smesso di ascoltarla dopo le prime parole. La mente completamente scollegata e il corpo che adesso agiva da solo in modo istintivo e senza logica. 
Si allontanò da Gabi dirigendosi verso la porta, esitò un istante e poi la spalancò di colpo. Non riuscì a vederla subito, c'era un gran numero di persone attorno a lei che ne impedivano la visuale. Un vociare convulso e confuso, totalmente incomprensibile. Quando finalmente si accorsero della sua presenza provarono subito a fermarlo.

"Signor Ackerman non può irrompere in una stanza d'ospedale in questo modo." ma lui non prestò la minima attenzione a ciò che dicevano. Continuò imperterrito ad avanzare fin quando non riuscì a vederla.

Era leggermente sollevata con la schiena al centro del letto, i suoi occhi lo individuarono all'istante divenendo subito più brillanti non appena incrociarono il suo sguardo. Levi continuò a camminare totalmente confuso e frastornato da tutto quello che stava accadendo. Mikasa se ne rese conto, per questo volle dargli un'ulteriore conferma di ciò che i suoi occhi facevano fatica a realizzare.

"Salve capitano, come vedi non è così facile liberarsi di me." il suo volto, visibilmente affaticato, non le impedì di sorridergli in quel modo unico e speciale che solo in rari momenti le aveva visto fare. Uno di quei sorrisi che lei riservava alle persone care al suo cuore, come Eren e Armin. Per lui... fu come ricevere il più prezioso tra i regali, come se una luce improvvisa avesse squarciato l'oscurità. Accelerò il passo e le fu accanto osservandola finalmente da vicino.

"Bentornata mocciosa. L'hai fatta grossa stavolta, ma sapevo che te la saresti cavata." Ci provò ad assumere un tono di voce fermo e risoluto, a non far trasparire l'emozione che provava, ma dubitò fortemente di esserci riuscito. Il suo sguardo era più eloquente di qualsiasi azione. E un timido e accennato sorriso incurvò appena il suo volto.

"Grazie Levi..." gli disse semplicemente, stringendo la sua mano poggiata accanto al letto. Lui ricambiò quel gesto accogliendo dolcemente quella stretta dalla quale non avrebbe voluto più sciogliersi.

 

                                                                                                                    ***

 

"È una ragazza forte la sua amica signor Ackerman. Le sue condizioni generali sono più che buone. Il fatto che non si sia risvegliata subito possiamo tranquillamente attribuirlo al forte stress fisico e psicologico che ha subito. Ma credo che se le cose procederanno così fra qualche giorno potremmo anche dimetterla."

Levi si era recato nell'ufficio del medico che aveva operato e assistito Mikasa in quei giorni. Lo stava ascoltando attentamente anche se non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua mano, la stessa in cui poteva percepire ancora il suo calore.

"Potrebbe approfittarne per continuare le terapie riabilitative visto che è qui. Signor Ackerman... signor Ackerman mi sta ascoltando?"

"Certo che l'ascolto, mi creda io sto benissimo. E poi a casa ho sempre quell'arnese infernale che mi avete dato, nel caso mi servisse."

"Sarebbe preferibile che ne facesse a meno veramente."

"Infatti lo uso per appenderci il cappotto. Piuttosto dottore devo chiederle una cosa..."

"Mi dica"

"Ho apprezzato il fatto che abbiate curato Mikasa senza porre troppe domande, ma credo che una mezza idea ve la siate fatta su ciò che è successo. C'era anche lei in quel vicolo, avrà intuito chi fossero quei tizi?"

L'uomo si tolse gli occhiali massaggiandosi gli occhi. 
"Il mio compito è aiutare e salvare le persone in difficoltà. Osservo e cerco di valutare la situazione ma non mi piace fare domande quando so già che non riceverò risposte, capitano Ackerman. Molti in questa città sono dalla parte di voi eldiani, e riconoscono i vostri meriti. Ma molti altri no. La situazione non è più stabile, ma credo che lei questo già lo sappia. La ragazza ha corso un grave rischio, dovete stare attenti ed essere prudenti."

"Lo so, grazie di tutto. Adesso è meglio che vada a riprendere quei due prima che le riempiano la testa di chiacchiere."

 

Aveva lasciato Gabi e Falco con Mikasa e ritrovò tutti e tre che conversavano mentre Gabi come al solito si agitava più del dovuto mentre spiegava tutto ciò che era successo nei giorni successivi all'aggressione.

"La smetti di parlare ragazzina petulante?"

"Capitano Levi ma io devo metterla al corrente di come stanno le cose."

"Ci sarà tempo per farlo, adesso andate ad avvisare Onyankopon. Gli ho detto che lo avrei aggiornato non appena possibile."

"Ma io voglio restare ancora..."

"Non fare la bambina dai Gabi, vieni a casa con me, così potrai prendere anche un cambio per Mikasa non credi?"

"Forse hai ragione. Però tu non devi farla arrabbiare Levi, altrimenti stavolta te le suono davvero."

"Tse... che ragazzina impertinente." 

La salutarono con un breve abbraccio promettendo di tornare il prima possibile. Quando furono da soli Mikasa tirò un sospiro sprofondando il viso nel cuscino.

"Sei stanca? Gabi mette a dura prova la resistenza di chiunque."

"Ma no... non sono stanca per colpa sua. Sono stanca di restare a letto, voglio alzarmi."

"Ti sei risvegliata poche ore fa dopo quattro giorni e parli già di volerti alzare? Crolleresti dopo pochi minuti, cerca di non strafare come al solito e stattene buona."

"Agli ordini capitano!"

"Ma smettila... piuttosto come va la ferita?"

"Pizzica e brucia, ma è sopportabile."

"Quel bastardo pezzo di merda..."

"Levi..." si sollevò appena per avvicinarsi di più a lui "... è passata adesso, non starci a pensare. Devo ringraziarti piuttosto. Mi sono salvata grazie al tuo pugnale."

"Tse... guarda che ti hanno sparata. La tua fortuna è stata quella di avergli affettato il braccio, ecco perché non ti ha centrata. Altrimenti a quest'ora..." non riuscì a terminare la frase, terrorizzato al solo pensiero di quella eventualità.

Mikasa lo capì e si senti profondamente in colpa per averlo coivolto in una simile situazione.

"Vi ho messi in serio pericolo, senza contare che adesso avrete sicuramente gli occhi di tutti puntati addosso."

"Figurati... non credo che qualcuno di qui rimpiangerà la morte di quei due."

"Ma potrebbero farlo altri sovversivi come loro e creare problemi. Non possiamo permetterlo Levi." la sua voce era calma e risoluta, esattamente come la ricordava ai tempi in cui era sotto il suo comando. Quando si metteva in testa una cosa non c'era verso di farla ragionare. Un po' gli fece piacere perché ciò significava che presto si sarebbe ripresa completamente.

"Di questo non devi preoccuparti, se sarà necessario ce ne occuperemo noi."

"Io non resto a guardare, d'altronde è me che cercano." ribatté decisa

"Non fartene un vanto di questa cosa." Mikasa non poté far altro che sorridere in modo amaro. C'era poco da fare, doveva metterci sempre quel suo tono sarcastico in ogni risposta.

"Sai una cosa, quando ero priva di conoscenza credo di averti sognato..." Levi cambiò espressione, diventando improvvisamente curioso e un po' imbarazzato per quelle parole. "... veramente ho sognato tante cose, molte delle quali sono così confuse. Ho sognato anche Eren e Ymir, la nostra progenitrice."

"Quindi mi stai dicendo che in parte questo sogno è stato un vero incubo? Ecco perché non ti svegliavi."

"Ma che dici? Invece credo di essermi risvegliata proprio grazie alla tua presenza e a quella di Gabi. Mi avete dato la forza che non sentivo più di avere."

"Bene, la mocciosa sarà contenta di saperlo."

"Vi ho fatto preoccupare tutti, mi dispiace, non avrei mai voluto." il rammarico che provava per ciò che era accaduto si rifletteva chiaramente nell'espressione del suo viso. Un tempo non avrebbe mai mostrato una tale debolezza, ma adesso si sentiva inspiegabilmente come un libro aperto. Finalmente disposto a lasciarsi leggere.

"Smettila di farti tanti problemi. Ti ho già detto che sapevo ti saresti ripresa. Abbiamo la scorza dura noi Ackerman, non è facile farci fuori."

"Già... noi Ackerman. Ho riflettuto anche su questa cosa, e sono giunta ad una conclusione." i suoi occhi apparvero esitanti per un solo istante, per poi tornare risoluti subito dopo.

"Non m'importa di sapere quello che ci hanno fatto o il perché siamo così diversi e speciali rispetto agli altri. Mi fa rabbia pensare che per tanto tempo siamo stati perseguitati senza un reale motivo. Ma rimuginarci adesso non servirebbe a niente. Possono dire quello che vogliono, io non mi sono mai sentita una schiava. Non mi pento delle mie scelte e di certo non mi pentirò mai di aver protetto e creduto in Eren."

Levi la osservò in silenzio, chiedendosi se quelle consapevolezze erano arrivate a causa di ciò che era successo o semplicemente perché si era resa conto che lasciarsi definitivamente il passato alle spalle significava non porsi più domande che l'avrebbero solo fatta soffrire.

"Questa degenza forzata ti ha fatto sviluppare il buon senso Ackerman, ti faccio i miei complimenti. Ma non appena ti sarai ripresa parleremo seriamente di tutta questa storia. Arrivati a questo punto ci sono cose che è giusto tu sappia." la sua espressione era terribilmente seria. Solo in rare occasioni Mikasa aveva visto quello sguardo, e ricordava bene che non anticipava nulla di buono.

"Le tue parole non sono molto confortanti Levi. Devo dedurre che alla fine qualcosa conosci sulle nostre origini?" incalzò lei, non essendo più disposta a glissare sull'argomento.

"Tutto a suo tempo. Ho detto quando starai meglio, e così sarà. Fidati di me." fu il suo sguardo a convincerla, forse più delle parole. Perchè da sempre, anche solo osservandolo, riusciva a capire se le stava mentendo oppure no.

"Va bene Levi. Mi fido." e non servì aggiungere altro, anche perchè nonostante facesse il possibile per dissimularlo era visibilmente stanca e lui se ne accorse subito.

 

"Capitano Ackerman adesso deve uscire. Dobbiamo cambiare la medicazione e controllare i parametri della paziente. Potrà tornare nel pomeriggio." la voce perentoria dell'infermiera appena entrata lo costrinse a distogliere lo sguardo da Mikasa.

"Avete troppe regole qui dentro."

"E vanno rispettate, da tutti." lo ammonì la donna aspettando pazientemente che lui uscisse dalla stanza.

Levi le rivolse un'occhiataccia che non sfuggì a Mikasa.

"La smetti di essere così ostile. Vai adesso... io starò bene, ci vediamo più tardi." cosi dicendo gli sfiorò appena il braccio ritrovandosi con la punta delle dita ad accarezzare il dorso della sua mano. L'ennesimo contatto inaspettato che lo lasciò nuovamente sorpreso.

"Allora a dopo, spero di lasciarti in buone mani..." il suo consueto sarcasmo era chiaramente indirizzato all'infermiera presente, che finse però di non cogliere l'allusione. "... vedi di farti dimettere in fretta, c'è un posto che devo assolutamente portarti a vedere." le disse mentre usciva dalla porta.

"Farò del mio meglio." gli rispose, mentre lo salutava regalandogli uno dei suoi sorrisi.

 

                                                                                                                   ***

 

E lo fece davvero. Seguì scrupolosamente i consigli dei medici e cercò di alzarsi e muoversi autonomamente senza compiere gesti avventati. Era ancora fisicamente provata da quell'incidente ma alla fine i dottori ritennero che un ambiente più familiare e comodo avrebbe favorito la sua completa ripresa. Così decisero di dimetterla.

"Non crederai ai tuoi occhi Mikasa, la casa brilla come uno specchio, vedessi che faccia ha fatto il capitano, non credeva ai suoi occhi."

"Ne sono certa Gabi."

"Ah... tra l'altro Falco e Onyankopon il giorno dell'incidente hanno recuperato anche i nostri acquisti. Giusto per non lasciare tracce in giro, ma anche perché erano cose che potevano servirti. Ma tranquilla le ho controllate e sistemate a dovere."

"Grazie davvero, di tutto..."

"Sono io che dovrei ringraziarti per avermi protetta. Se non fosse per te io sarei morta da un pezzo... tanto tempo fa."

"Non devi ringraziarmi, ho fatto quello che ritenevo giusto. E ne sono contenta." Gabi era sinceramente commossa da quelle parole perché sentiva che erano dette con il cuore. Le gettò istintivamente le braccia al collo stringendola in un abbraccio, che Mikasa ricambiò timidamente.

Volevano entrambe dimenticare quello che era successo, ma non sarebbe stato tanto semplice.

 

"Scusate l'intrusione, stiamo cercando la signorina Mikasa Ackerman. Potreste dirmi chi è di voi due?"

Gabi si voltò al quanto sorpresa, al contrario di Mikasa che mise a fuoco in un istante ciò che stava accadendo.

"Sono io Mikasa Ackerman, cosa volete?"

"Signorina dobbiamo chiederle di seguirci al nostro quartier generale per delle domande." l'uomo era rimasto sulla soglia, con le braccia incrociate dietro la schiena, composto e impettito nella sua divisa militare sulla quale svettavano numerose medaglie.

"Veramente io sarei stata appena dimessa, preferirei tornarmene a casa."

Il gendarme guardò il compagno al suo fianco abbozzando un sorriso sarcastico. "Signorina... sappiamo bene che lei si trova in questa città in qualità di ospite. Qui lei, non ha nessuna casa. E sapevamo anche che oggi sarebbe stata dimessa dopo dieci giorni di degenza in seguito allo sparo subito con un'arma da fuoco. Vuole che continui o preferisce seguirci e parlare di questa faccenda in un luogo più consono?"

Lo sguardo di Mikasa si incupì ma non lasciò trasparire nessun segno di nervosismo. Era un'eventualità che aveva messo in conto. Certo... non credeva che l'avrebbero prelevata il giorno stesso delle sue dimissioni, ma forse era meglio così. Prima chiudevano in modo definitivo la faccenda meglio sarebbe stato per tutti. Prese una tracolla con le sue cose e si apprestò a seguirli.

"Ascoltami Gabi, io vado con loro."

"No Mikasa è fuori discussione, tu non ti muovi da qui!"

"Devo andare, non voglio creare problemi qui in ospedale. Tu avverti Levi e gli altri, e digli di non fare i suoi soliti colpi di testa. Io me la caverò."

"Il capitano andrà su tutte le furie."

"E tu cerca di farlo ragionare, conto su di te." le voltò le spalle e si lasciò scortare dalle guardie fuori dall'edificio.

Gabi raccolse in fretta il resto degli effetti personali di Mikasa e corse subito a casa.

 

                                                                                                                   ***

 

Levi era ai fornelli impegnato con la sua solita dose di tè quotidiana che sperava gli avrebbe chiarito le idee sul da farsi.

"Capitano... è arrivata una lettera di Armin." Falco aveva tra le mani la posta appena ricevuta. La poggiò sul tavolo aspettando una qualche reazione di Levi. Lui diede un breve sguardo al destinatario e si accorse che non era menzionato.

"Credo che non abbia specificato a chi fosse indirizzata per non creare problemi."

"Sì, lo penso anch'io. Aspetteremo che tornino Gabi e Mikasa e poi la leggeremo."

"Dovremmo dirgli quello che è successo, non possiamo ometterlo capitano."

"Lo faremo."

Era stranamente silenzioso e a Falco la cosa sembrò piuttosto strana. Credeva che il ritorno a casa di Mikasa lo avrebbe messo di buon umore, invece aveva l'aria pensierosa e preoccupata. Quel comportamento lasciò dubbioso anche lui.

"Levi... la carrozza è arrivata, possiamo andare in ospedale a prendere Mikasa e Gabi." lo avvertì Onyankopon.

"Bene, muoviamoci allora."

Si alzò di colpo e una smorfia di fastidio e dolore gli incupì il viso. Il ginocchio, come spesso accadeva, gli ricordava che si stava affaticando più del dovuto, ma lui come sempre ignorò quei segnali.

Mentre tutti e tre si preparavano ad uscire la porta d'entrata si spalancò inaspettatamente facendo irrompere Gabi sull'uscio.

"E tu che ci fai qui?" Falco spalancò gli occhi non appena si accorse del volto agitato della ragazza.

"Mikasa..." cercò di riprendere fiato provando a mettere in ordine i pensieri che le affollavano la mente.

Levi intervenne all'istante strattonandole il braccio. Il suo sguardo era un chiaro invito a non indugiare oltre.

"I gendarmi sono venuti a prelevarla in ospedale per interrogarla, l'hanno portata con loro." concluse d'un fiato.

Falco e Onyankopon si scambiarono uno sguardo allarmato. Sapevano che poteva esserci questa eventualità. Era stato un errore quello di farsi trovare impreparati.

"Restate qui e non vi muovete, ci penso io." Levi raggiunse la carrozza che li attendeva in strada, e dopo aver scambiato alcune parole con il conducente sciolse le briglie di uno dei cavalli e si apprestò a cavalcarlo.

"Dove pensi di andare Levi, non puoi cavalcare nelle tue condizioni lo sai bene. Rifletti prima di agire o complicherai la situazione." Onyankopon sapeva bene che non gli avrebbe dato retta ma doveva comunque provare a farlo ragionare.

"Pensi che me ne stia qui senza far niente sapendo che lei è circondata dalla stessa gente che ha tentato di ammazzarla?"

"Questo non puoi saperlo e di certo non puoi accusarli senza avere prove."

"Gabi ha detto che quei due avevano un accento inglese, non mi serve sapere altro. Li hanno mandati loro, perché si sono venduti a quei topi di fogna degli jeageristi."

"È meglio se veniamo con te." insistette Falco.

"È fuori discussione! Rimanete qui e state allerta. Tornerò con lei, in un modo o nell'altro."

Spronò il cavallo, che partì subito spedito. Scomparve dalla loro vista in un istante, e tutti loro ebbero la stessa sensazione d'inquietudine di quando lo vedevano allontanarsi per affrontare uno dei giganti.





I guai non finiscono mai, ma è anche giusto se no che divertimento c'è? I gendarmi vogliono spiegazioni sull'accaduto, d'altrode sperare che la cosa passasse inosservata non era davvero possibile, contando che poi Mikasa è una sorta di "sorvegliata speciale" era facile risalire a lei. Fatto sta che la giovane Ackerman sta piuttosto bene quindi sicuramente a tempo debito avrà anche le spiegazioni che tanto cerca.
Il capitolo di oggi è un po' più breve per il semplice fatto che ho preferito non dividere la parte dell'interrogatorio, perchè non avrebbe avuto senso. La leggerete la prossima settimana senza interruzioni. Buona lettura e a presto.

 

 

   
 
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