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Autore: Sinden    09/09/2021    1 recensioni
Heloise é una giovane studiosa. Il suo sogno é quello di essere ammessa a Orthanc, la Torre di Isengard, in cui vengono istruiti e formati i futuri Stregoni.
Per farlo, dovrà prima superare una difficilissima prova.
🌺🌺🌺
FF tolkeniana, genere avventuroso, basata anche su film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
Nuovo personaggio.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Andriel attendeva che l'incontro fra Thranduil ed Helli terminasse.

Era sicura, era più che convinta, che sarebbe finita bene per loro due: il Re non avrebbe mai lasciato il Mil Naur entro i confini di Boscoverde. Aveva sentito abbastanza storie sulla famiglia reale, e sulla loro incrollabile fermezza nel mantenere i loro territori protetti.

Lord Elrond aveva più di una volta fatto osservazioni sull'isolazionismo di Thranduil, e le aveva confessato che, nonostante l'esercito degli Elfi Silvani fosse imponente per numeri e capacità in battaglia, aveva preferito non chiedere il loro aiuto nella recente lotta contro gli Orchi. Elrond si rivolgeva molto più spesso a Lord Celeborn del Lórien, ed entrambi avevano convenuto che la cosa migliore fosse lasciare gli Elfi di Boscoverde tranquilli nel loro isolamento.

Ma non era stato sempre così.

C'era stato un tempo in cui i tre grandi reami elfici erano profondamente uniti, e sempre solidali fra di loro. Era stata la guerra ad Angmar, condotta da Thranduil e dalla sua Regina, a cambiare per sempre le cose. Gli Elfi Silvani avevano malamente perso quella battaglia, ma non era stato questo il fatto più grave. La tragedia conseguente a quello scontro nei pressi di Gundabad, era stata la morte della moglie di Thranduil, Evrani. Una meravigliosa donna elfo, che aveva da poco dato alla luce Legolas.

Elrond sapeva bene che, nonostante fossero stati gli Orchi a trucidare la Regina con buona parte del suo esercito, un piccola parte dell'anima del Re aveva covato risentimento e forse odio anche verso lui, Celeborn e soprattutto Galadriel.

In effetti, era stata Galadriel a convincere segretamente la Regina di Boscoverde a muovere tutto il loro esercito verso il Regno del Nord. Da troppo tempo quel luogo maledetto riversava orde di Troll e Goblin e Orchi sul resto della Terra di Mezzo. Il focolaio di ogni battaglia nasceva lassù e i tre grandi popoli elfici avevano progettato di spegnerlo per sempre. Galadriel aveva ritenuto che fossero gli Elfi Silvani i primi a dover muovere un attacco al Re Stregone e a tutte le sue creature, perché molto numerosi e particolarmente abili con archi e frecce.

All'insaputa di Thranduil, lei e la sua Regina si erano incontrate e avevano concordato una prima spedizione verso Angmar da parte dell'esercito di Boscoverde, a cui dovevano seguire rinforzi dal Lórien e da Gran Burrone.  La Signora del Lórien aveva usato tutta la sua capacità persuasiva su Evrani, che molta stima e rispetto aveva per lei. Nelle intenzioni di Galadriel, compito di Evrani era quello di convincere lo scettico marito, cosa che era perfettamente riuscita.
Ma era stato il piano a fallire.

Dopo il primo violento scontro, alle porte di Gundabad, i rinforzi attesi non erano arrivati, perché Evrani era caduta molto presto sotto
i colpi di quei mostri, e il Re, sconvolto, aveva deciso un'immediata ritirata.

In cuor suo, Thranduil aveva colpevolizzato Galadriel per aver spinto sua moglie ad andare incontro alla fine. E aveva accusato anche Elrond di non aver mandato aiuti, e di essere rimasto nella valle di Imladris, ad attendere semplicemente notizie. Lo aveva ingiuriato, sostenendo fosse un burattino nelle mani di Galadriel e Celeborn, in un lungo a velenoso messaggio recapitato a Gran Burrone.   Elrond aveva dato alle fiamme la pergamena, offeso da quelle accuse.

Non c'era quasi stato più alcun contatto fra i tre Regni, da quel giorno tragico. E per quel motivo, non solo Elrond ma tutti gli abitanti di Gran Burrone non erano più stati benvenuti a Boscoverde.

Peró, in quel caso la faccenda era più ingarbugliata. Andriel non era sola, perché se lo fosse stata, il suo destino sarebbe stato davvero quello di attendere un intervento del suo Signore per essere liberata. Imprigionata nelle segrete del palazzo nel bosco, per chissà quanto tempo, in attesa che Elrond in persona giungesse fin lì a implorare Thranduil di lasciarla libera. Quasi quasi il Re se lo sarebbe augurato: vedere Elrond in ginocchio a chiedergli un favore sarebbe stata la più alta soddisfazione.

Ma, purtroppo o per fortuna, con lei c'era una ragazza umana. La vera protagonista, insieme al gioiello, di tutta la storia.

Attirare un Drago su Boscoverde era qualcosa che Heloise avrebbe potuto tranquillamente fare, se si fosse affidata al Mil Naur. Magari lo stesso Urgost, o anche Smaug. Sarebbe bastato stringerlo in pugno e visualizzare nella mente l'immagine di una di quelle bestie, perché la portatrice scatenasse un vero inferno su quella foresta.
Helli non aveva imparato a usare il gioiello, a dire il vero, ma questo Thranduil non poteva saperlo. Sapeva solo che il Mil e una donna in grado di toccarlo erano nei suoi confini e che il problema andava risolto alla svelta. Allontanando Helli con il suo diamante, e la sua accompagnatrice.

Per questo, quando il sovrano l'aveva fatta scortare via da Legolas, l'Elfa non si era preoccupata. Nemmeno quando il principe aveva dato ordine ad una delle guardie armate di tenerla sott'occhio e di non lasciare che si muovesse neanche di un metro, mentre lui tornava dal padre. Legolas si era incuriosito sul diamante, e aveva provato a estorcere qualche informazione ad Andriel, che ovviamente non aveva spiccicato parola. Preso dalla smania di sapere di più, l'aveva lasciata sola con uno dei soldati per approfondire la questione con Helli, ed era stato gioco facile per l'Elfa tramortire la guardia con un colpo a tradimento, proprio sotto la base del collo, uno dei trucchi che Eulalie le aveva insegnato.  I guerrieri di Boscoverde erano fenomenali arcieri, ma nel combattimento a mani nude lasciavano alquanto a desiderare.

Le era venuta un'idea improvvisa. Pericolosissima, ma voleva provarci.

C'era una cosa che Andriel sapeva per certo, perché l'aveva letta in un vecchio libro. Poteva essersi confusa sulla ferita al piede di Helli, ma di quella cosa era certissima.

Thranduil conservava la vecchia spada del padre, Oropher.  Una preziosa e antichissima spada, che aveva in sé una straordinaria proprietà: poteva eliminare perfino i Nazgûl. Non si ricordava dove fosse stata forgiata quella lama, ma sapeva che ne esistevano una manciata, in tutta la Terra di Mezzo. Alcune erano conservate nelle Tumulilande, in una delle tombe che Eradan non aveva voluto profanare.

Ma quella era lì. E andava presa, o meglio, rubata.

Era rimasta in sospeso una domanda, che tutti sembravano aver ignorato,  perfino Gandalf ed Elrond.  Heloise aveva l'incarico da Urgost di trovare e uccidere Agandâûr... ma come esattamente?  Era un Nazgûl, uno Spettro, un essere fatto di materia spirituale malefica. Come Melthotiel che peró, essendo anche Strega, aveva usato su se stessa un incantesimo per darsi forma fisica all'occorrenza. 

Ma lui non poteva diventare di carne e sangue e quindi, una normale spada sarebbe stata inutile. Anche se fossero riusciti a stanarlo, una volta di fronte a quel fantasma, come poteva un'umana mandarlo nel suo inferno?  Solo con una lama speciale, e Andriel pensó che fosse stato uno straordinario e paradossale colpo di fortuna che gli Elfi le avessero sorprese nel bosco e catturate.  

Non si era ricordata della spada di Oropher fino a che Thranduil non si era voltato a guardarle. Quel volto pallido, con i penetranti occhi di ghiaccio, a lei avevano ricordato un ritratto di Re Oropher che Elrond aveva nella sua biblioteca, insieme ad altri dipinti dedicati ai grandi Re elfici della storia. Le era venuta quindi in mente anche la vicenda del primo sovrano di stirpe Sindar, la sua morte a Dagorlad, il dolore del successore Thranduil, che aveva conservato come reliquia la sua  spada.  Un'arma che con ogni probabilità era nelle sue stanze private.

E che l'Elfa di Gran Burrone doveva trovare.

🌺🌺🌺

"Dov'è Andriel?" chiese Helli a Legolas, quando il principe si avvicinó a lei.

"Con una delle nostre guardie. So che mio padre vi lascia libere. Considerati incredibilmente fortunata." fu la risposta di Legolas, dopo averla presa in consegna dal soldato. "Ma sono io adesso a volere delle risposte. Tu porti qualcosa con te, giusto? Cos'é, cosa stringi in quel fagotto?"

"Se lo vuoi sapere, chiedi al Re. É al corrente di tutto." rispose Heloise.

"Il Re ed io abbiamo la stessa autorità. Se t'interrogo, devi rispondere." insisté il principe, infastidito.

"Spiacente, ma conosco le gerarchie. Il Re in una monarchia ha il potere assoluto, non il figlio. Non prendermi per un'ignorante. Conosco i miei diritti, e fra essi c'é anche quello di mantenere il segreto sui miei affari, se voglio. A meno che non sia la più alta carica del Regno ad i interrogarmi." ribattè Helli. "E mi risulta che tu non lo sia."

Legolas corrugó la fronte, incredulo di fronte a tanta spavalderia. "Allora non sai che io potrei dare ordine a un soldato di condurti in un luogo isolato del bosco e ucciderti. Ho pieno potere sull'esercito."

"Questi sono discorsi ben poco degni di un Elfo. E ancor meno degni di un Elfo di sangue nobile. Pare che tuo padre non ti abbia trasmesso né il suo fascino, né la sua classe." disse la donna, sottilmente soddisfatta della stoccata appena tirata.

"Non parlare in quel modo di mio padre. É un grande Re, ricordatelo." la rimbeccó Legolas, un po' offeso.

"Ed io rispetto il suo ruolo. Ho sempre ammirato i signori elfici. Guerrieri indomiti, pieni d'onore. Eppure infelici. Anche Elrond ha quel velo di malinconia sul volto. Anch'egli ha perso la moglie, una cosa in comune con Thranduil." rifletté Heloise.

"La morte di mia madre é cosa di cui non puoi parlare. Non davanti a mio padre, ma nemmeno in mia presenza." l'ammonì il principe.

"Lo so. Vedi, tu non hai una madre, io non ho più i miei genitori. Sono orfana. Ho solo mia sorella." sospiró Helli, osservando un bel cespuglio di rose rosse, che si arrampicavano su uno dei colonnati in un punto in cui il sole riusciva a penetrare quell'immenso tetto di rami intrecciati. "Mi sa che l'argomento famiglia non è il nostro preferito, principe."

"Dove intendi andare ora? Da quel mago, Radagast? Ti riuscirà difficile rintracciarlo. Si nasconde come uno di quei scoiattoli che alleva." disse il principe. "E nella nostra Foresta non pochi sono i pericoli. Quel Ragno che l'Elfa di Gran Burrone ha abbattuto non era un solitario. Esiste un'intera colonia, e ne basterebbero due per intrappolarvi e farvi a pezzi."

"Credo che tuo padre ci caccerà via, non vuole che rimaniamo troppo nei vostri confini. Anzi, aspettati che ti dia ordine di scortarci fino a una delle uscite del Regno. Non si fida di noi." disse Helli, che non poteva certo parlare a Legolas di Eradan, Farin e della chiacchierata con Radagast. Era una faticaccia resistere a quel confronto, ma bisognava levarsi da quella situazione in fretta e per farlo, occorreva mantenere i nervi saldi. Anche sulla capacità di raccontare balle.

"Tu hai un oggetto carico di magia nera. So che il Re lo teme. Poche cose al mondo intimoriscono mio padre. Ti chiedo ancora una volta di dirmi cos'é." insisté Legolas, per niente intenzionato a lasciar cadere la faccenda.

Un improvviso trambusto salvó Helli dall'interrogatorio. Legolas venne avvicinato da una guardia, che si stava massaggiando il collo. Pareva sofferente.  E pareva anche tremendamente in imbarazzo. Riferì qualcosa in elfico al principe, che reagì con una smorfia di grande disappunto. L'elfo soldato abbassò lo sguardo, pieno di vergogna.

Legolas si girò verso di lei. "La tua amica ha eluso la sorveglianza. É scappata!"

"Cosa?! E mi ha lasciata qui?!" esclamò Helli, costernata.

Legolas non rispose, ma diede un ordine perentorio alla guardia. Probabilmente gli aveva comandato di sorvegliare lei, adesso, e di stare più attento.

"Bisogna trovarla. Potrebbe essere ancora nel Palazzo, e stavolta ha infranto le nostre leggi. Aggredire un soldato è un atto criminale. Niente ora puó evitarle la reclusione." la informó Legolas, e sparì in un corridoio, forse era andato a consultarsi con il padre.

"Andriel!! Non puó avermi piantata qui!!" sbottó Helli, e presa dal panico fece per scappare. Ma l'Elfo di guardia, che si era fatto mettere al tappeto dalla guerriera di Elrond, stavolta non fu così sprovveduto. Afferrò Helli per un braccio, tanto da farle male.

"Ha!! Lasciami!!" gridó infatti la ragazza.

"Tu sta' ferma qui dove sei." le sibiló il soldato. "Non ti muovi, é un ordine del Principe."

"Ma non posso stare qui! Il vostro Re mi ha liberata! Posso andarmene quando voglio!!" urló rabbiosamente la donna. "...e lasciami, o quanto é vero..."

Non finì la frase, perché il soldato improvvisamente sembró colpito da qualcosa, alle spalle, e perse i sensi. Cadde a terra come un sacco di bietole. Dietro di lui comparve Andriel, che le fece l'occhiolino.

"Questo non vale proprio niente come guardia. Nohmus lo punirebbe terribilmente per la sua incapacità." bisbiglió l'Elfa.

"Dov'eri!!??" urló Helli, incredula. "E che é quell'affare che nascondi lì?!"

Fece per aprire i lembi del mantello verde di Andriel, che peró le scostó la mano. "Sssst. Fa' silenzio. Ce ne dobbiamo andare, Heloise. Ho recuperato il tuo bagaglio. Ho trovato un'uscita nascosta, seguimi!!"

"Ma questo cumulo di stoffa...cos'é? Cosa hai rubato?" chiese Helli abbassando la voce. Era come se Andriel stesse nascondendo un oggetto all'apparenza lungo e appuntito, avvolto in una tela marrone e lurida. Aveva legato il fagotto alla bell'e meglio sulla schiena.

"Te lo diró fuori di qui. Questa volta l’ho fatta grossa, ma era necessario. Ora dobbiamo uscire. Vieni!" sussurró di nuovo l'Elfa, prendendole la mano. "Passeremo dai sotterranei. Hanno costruito un'uscita secondaria, che dalle segrete porta al bosco, all'aperto. Dovremo attraversare un tunnel scavato nella terra." spiegó Andriel. "Non sarà piacevole."

"Hey, il mio sacco, dov'é?" chiese Helli, che non poté non ammirare il grande spirito di iniziativa dell'Elfa. Andriel riusciva sempre a toglierla dai guai. Magari avesse avuto un'amica come lei, a Midlothian.

"L'ho nascosto in un anfratto fra le rocce sotterranee. Recuperiamolo e andiamo." bisbiglió Andriel. "Se ci prendono, Thranduil non avrà alcuno scrupolo stavolta. Ci moriremo, in galera."

"Un secondo…come pensi che potremo farcela! Legolas e i suoi non sono stupidi! Non ce la faremo a uscire!" sussurró spaventata Helli.

A quel punto, Andriel si fermó e la fissó. "E allora? Cosa vorresti fare? Arrenderti, lasciare che questi Elfi ci tengano prigioniere? Rinunciare?"

Heloise scorse rimprovero, e delusione, nello sguardo dell'amica.
"Noi tutti, io, Eradan, Farin, Elrond, Gandalf e perfino dama Galadriel speriamo che tu riesca ad arrivare fino in fondo. Ma sto cominciando a pensare che tu non abbia abbastanza cuore, né fegato." aggiunse Andriel. "Mi sbaglio?"

"No." reagì Helli, punta nell'orgoglio.

"E allora, ce ne andiamo? O vuoi stare qui? Ti assicuro che Thranduil infuriato perde molto del suo fascino. L’ho derubato, e non me lo perdonerà. La sua vendetta cadrà su di me come una mannaia, e potrebbe travolgere anche te. Vuoi per caso metterlo alla prova?" chiese Andriel.

"No. No, andiamo via." rispose allora Helli. "Portami via di qui, ti prego."

 

   
 
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