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Autore: Juliet8198    12/09/2021    2 recensioni
Choson, 1503
La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedeva confidenza. Eppure, per qualche motivo, quando Namjoon si presentò al suo cospetto con quella schiava dalle sembianze tanto inusuali, decise di andare contro i suoi stessi principi.
Il mondo di Diana era cambiato nel giro di istanti. Dall'essere così vicina a scoprire quel meraviglioso impero di cui suo padre le aveva tanto parlato, al ritrovarsi sola e in catene, venduta ad un padrone dall'attitudine fredda e scontrosa. Solo il suo intelletto e la sua conoscenza avrebbero potuto aiutarla nell'impervia strada verso la libertà, costellata di ostacoli, complotti e pericolosi intrecci politici.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: DOPPIO AGGIORNAMENTO. Questo è un capitolo vero e proprio perciò se non avete letto l'epilogo, tornate indietro e poi venite a leggere questo. 

 

Per chi non ha letto le mie storie precedenti, piccola spiegazione: Jein è la fidanzata di Jimin e Beatrice di Hoseok. 

 

 

Yoongi aveva bisogno di un caffè. 

 

No, Yoongi aveva dannatamente bisogno di un caffè. 

 

Per quale motivo aveva smesso di berlo? Ipertensione, dipendenza dalla caffeina, acidità di stomaco e bla bla bla. In quel momento capiva perché i fumatori non perdevano il vizio neppure quando gli si diceva che avrebbero sviluppato il cancro ai polmoni. 

 

Yoongi avrebbe ucciso per un caffè. Infatti, mentre aspettava che l'ascensore raggiungesse il piano della caffetteria, iniziava già ad assaporare sulla lingua quell'amarezza famigliare annacquata appena dai cubetti di ghiaccio, un tocco di zucchero giusto per dargli quella piccola scarica in più per far partire il cervello. Eppure, quando le porte metalliche si aprirono, il viso del suo produttore lo accolse con uno sguardo confuso. 

 

-Che ci fai qui? Dobbiamo andare dritti allo studio, la violoncellista ci sta aspettando per registrare. 

 

Il ragazzo schiuse le labbra per replicare, ma quando Pdogg entrò nell'ascensore assieme a lui premendo velocemente il tasto di chiusura, non poté che grugnire infastidito. 

 

Il suo caffè... il suo agognato caffè...

 

Passandosi una mano sulla faccia assonnata e fastidiosamente oleosa, perché aveva saltato la sua skin routine mattutina in favore di dieci minuti in più nel letto, sbadigliò. 

 

-Era oggi? 

 

Ricordava vagamente di qualcuno che gli comunicava di aver convocato questa fantomatica musicista inglese da un qualche prestigioso istituto di musica che stava convenientemente visitando Seoul per un concorso e che aveva accettato di collaborare alla produzione del nuovo singolo. Il dettaglio, però, era passato attraverso le sue orecchie come la maggior parte del rumore che lo circondava durante la giornata. 

 

-Sì, era oggi e Beatrice-ssi è già con lei allo studio che ci aspetta. 

 

Yoongi annuì distrattamente, in segno di comprensione, prima di lanciare all'uomo dal viso paffuto ma pacifico un'occhiata di traverso. 

 

-E tu hyung allora perché eri in caffetteria?- replicò in tono canzonatorio. 

 

Il produttore, senza emettere una parola, sollevò il bicchiere fumante che stringeva in mano, portando il ragazzo a sibilare fra i denti. 

 

Maledetto. Lui e il suo stupido caffè. 

 

Le porte dell'ascensore si aprirono su un corridoio non molto ampio, tappezzato da una moquette scura e dalle pareti rivestite di un pregiato parquet chiaro. Istintivamente, i due si diressero a destra, verso lo studio che normalmente usavano per la produzione del suo gruppo in quanto un po' più spazioso e attrezzato rispetto ai gemelli posti nell'altra ala del piano. 

 

Voltando il primo angolo, Yoongi iniziò a percepire due voci femminili conversare sommessamente in inglese, ricordandogli che avrebbe dovuto spolverare quel poco di conoscenza che aveva per riuscire almeno a presentarsi. 

 

-Ah, eccovi qui! 

 

Il tono famigliare di Beatrice lo portò a sollevare lo sguardo dalla punta dei suoi piedi, da cui stava contemplando se sarebbe stato più appropriato un "Hello" o un "Good Morning" per iniziare la conversazione, portandolo a dibattere su quanto formale avrebbe dovuto essere per non fare brutte figure sin dal primo momento.

 

Le sue pupille allora catturarono un corpo avvolto in pantaloni larghi, scuri e a vita alta, che vestivano una figura curvilinea dai fianchi generosi. Lunghe ciocche bionde ricadevano su un maglione dal colore spento, un beige che rifletteva il torpore della mattina. Infine, quando le sue labbra stavano per schiudersi in un saluto smangiucchiato e una presentazione incespicata, il fiato abbandonò la sua gola.

 

Fu talmente improvviso che temette di aver sonoramente deglutito un groppo d'aria, ma non ne era sicuro. 

 

Un volto tondeggiante, pallido ma roseo sulle guance, presentava una bocca piccola e candida e due occhi... 

 

Due occhi verdi. Yoongi aveva già visto ragazze con occhi molto belli eppure... eppure i suoi gli ricordavano qualcosa. E più tentava di ricordare, più sembrava affondare in una palude di confusione che lo faceva annaspare sul nulla. 

 

Era famigliare. In un senso strano e sconosciuto. Come se l'avesse conosciuta così bene ma non allo stesso tempo fosse la prima volta che la vedeva. 

 

Ma... quella era la prima volta che la vedeva. E tutto quel viaggio mentale non era che una ridicola fiction che si stava creando nella sua testa per un qualche bizzarro motivo.

 

E nonostante questa realizzazione, la sua lingua era ancora congelata. 

 

-Yoongi, Pdogg-ssi, questa è Diana Barbo. Diana, this is the producer and this is a member of the group that acts as one of the producers as well. (Diana, questo è il produttore e questo è uno dei membri che lavora a sua volta come uno dei produttori).

 

Il ragazzo si accorse distrattamente del saluto maccheronico che Pdogg aveva mormorato. Il suo sguardo non riusciva ad abbondare il volto pallido che rispose con un timido inchino e un tentativo di coreano. Quando il silenzio avvolse i presenti, allora, si ricordò che forse avrebbe dovuto dire qualcosa. 

 

-Nice to meet you- mormorò a fior di labbra, divorando le parole con rapidità e rifugiandosi velocemente all'ombra del suo bucket hat per poter fuggire dagli occhi che lo scrutavano con curiosità. 

 

Beatrice, percependo probabilmente l'inizio di un'atmosfera imbarazzata, giunse le mani sorridendo. 

 

-Beh, direi di cominciare, che dite? 

 

Senza ulteriori esitazioni, i quattro si spostarono all'interno dello studio, i due uomini sedendosi direttamente alla larga console mentre la giovane dai capelli rossi indicava all'ospite di entrare nella sala di registrazione. Una volta che la musicista fu dall'altra parte del vetro, Yoongi non poté evitare di sollevare lo sguardo e puntarlo sulla figura intenta ad aprire la custodia del suo violoncello e a estrarre i componenti con cura. 

 

Questo, finché un gomito non prese a punzecchiargli insistentemente il fianco. Quando si voltò, Beatrice lo scrutava con un sopracciglio alzato. 

 

-Tutto bene? 

 

Il ragazzo, scrollare la testa con noncuranza, replicò con un semplice: 

 

-Avrei gradito un caffè stamattina. 

 

Lei, aprendosi in un sorriso canzonatorio, annuì prima di riportare la sua attenzione sulla violoncellista che aveva iniziato a parlarle in inglese. 

 

-Dice che avrà bisogno di un minuto per accordare lo strumento- riferì prontamente la giovane, voltandosi verso di loro. 

 

Mentre Pdogg scuoteva il capo in segno di assenso, lui si morse il labbro, scivolando verso la tastiera di pianoforte incorporata alla console. 

 

-Dille che le do la nota.

 

Mentre Beatrice traduceva, Yoongi aprì velocemente il programma di accordatura nel computer, impostando il setting su "violoncello" prima di premere un tasto sulla pianola elettrica. Senza un istante di esitazione, dagli altoparlanti emerse il suono corrispondente, mentre i suoi occhi non si staccavano dal programma che gli segnalava quanto distante fosse lo strumento dall'accordatura perfetta. In procinto di comunicare alla ragazza di stringere leggermente le chiavi per alzare la tensione delle corde, sollevò lo sguardo per vederla già intenta a fare esattamente ciò che stava pensando. 

 

-Ha chiesto se puoi ridarle la nota- comunicò Beatrice, guardandolo. 

 

Lui, distogliendo lo sguardo, premette lo stesso tasto osservando il programma che gli segnalava che si era già avvicinata all'obbiettivo. Lanciando un'occhiata alla vetrata oscurata, vide la musicista stringere le chiavi un'ultima volta, prima di ripetere il suono e annuire. 

 

Abbassando gli occhi sul programma, vide che aveva raggiunto il risultato perfetto.

 

Il ragazzo si morse il labbro inferiore. Era brava. Più brava di lui, di questo era certo. 

 

Trattenendo la tentazione di incollare lo sguardo su di lei per scrutare il suo viso concentrato sullo spartito e le dita appena arrossate sulle punte che afferravano l'archetto, iniziò a preparare la base e accendere gli strumenti di registrazione, regolando appena i volumi. 

 

-Possiamo cominciare. 

 

 

 

Stupida BigHit. 

 

Stupida BigHit con i suoi stupidi corridoi tutti uguali e i suoi stupidi trentamila piani di stanze identiche. 

 

Jein stava marciando da più di dieci minuti nella speranza di arrivare finalmente al dannato studio di registrazione. Se non avesse continuato a perdersi nei meandri di quello stupido edificio.

 

Quando sarebbe tornata a casa avrebbe sculacciato Jimin. 

 

-È facile, amore, non ti preoccupare. Vedrai che non ti perderai.

 

Replicando la voce del ragazzo nella sua testa, la ragazza fece schioccare la lingua stizzita. Facile un corno. Dopo aver girato per lo stesso piano e aver bussato due volte alla porta sbagliata, stava ormai perdendo la speranza. Il libro che stringeva in mano iniziava a farle sudare i palmi, mentre la tote bag ancorata alla sua spalla continuava a sbatterle fastidiosamente sul fianco ad ogni passo, aumentando la sua irritazione. 

 

Distrattamente, si accorse appena del corpo che venne a scontrarsi contro la sua schiena mentre una sequela di parole iniziava a piovere da una voce sconosciuta alle sue spalle. 

 

-Mi scusi tanto, davvero. Mi scusi.

 

Jein fece appena in tempo a voltarsi per vedere una giovane donna inchinarsi prima di scappare via senza un momento di esitazione. L'unica cosa che la ragazza riuscì a vedere di lei furono i lunghi capelli scuri, così ben curati nonostante le arrivassero alla base della schiena da far nascere in lei una sfuggente invidia. Poi, una voce famigliare la fece girare su se stessa e correre disperatamente alla ricerca della sua padrona. 

 

-Unnie! 

 

Prendendo il primo corridoio a sinistra, finalmente la vide. Beatrice, in piedi accanto a una ragazza bionda e dai tratti occidentali, rivolse lo sguardo stupito verso di lei mentre la raggiungeva ad ampie falcate. 

 

Quando Jein fu al fianco della giovane dai capelli rossi, trasse un sospiro di sollievo. 

 

-Perdonami unnie, avresti un momento? 

 

Beatrice la guardò confusa, aggrottando le sopracciglia e piegando il capo. 

 

-Qualcosa non va?- chiese, prima di riportare lo sguardo sulla ragazza bionda, e recante una voluminosa custodia appesa alla schiena, con cui stava parlando in precedenza. 

 

-Sorry, this is Jein- pronunciò con un sorriso, indicando la più giovane. 

 

Questa, voltandosi verso la sconosciuta, le rivolse un saluto in quel poco inglese che ricordava, osservando la ragazza che per contro tentava un esitante Annyeonghanseyo. 

 

-Questa è Diana. È una violoncellista che è stata invitata a suonare l'accompagnamento per il nuovo singolo dei ragazzi- continuò Beatrice, indicando la giovane straniera. 

 

Jein spalancò le palpebre. Fermandosi per un istante, si prese il tempo di studiare i lineamenti della ragazza davanti a sé, mentre la sua mente prendeva a lavorare su una terribile teoria. Il libro che stringeva in mano, nel frattempo, si faceva più pensante nella sua presa. 

 

Capelli biondi, pelle chiara, occhi verdi... 

 

"Oh. Oh cavolo." 

 

-Unnie... ehm, come hai detto che si chiama? 

 

La giovane dai capelli rossi la guardò corrugando le sopracciglia. 

 

-Diana. Diana Barbo. È inglese, ma ho scoperto che la sua famiglia ha origini italiane!- rispose con entusiasmo la traduttrice, aggiungendo un sorriso in direzione della straniera. 

 

Jein si bloccò. 

 

Non era una coincidenza. 

 

Il suo nome poteva esserlo, ma non il cognome. Il suo aspetto, le sue origini... 

 

Jein si morse il labbro. No, ne aveva passate troppe per credere che non ci fosse dietro qualcosa di più. 

 

-Unnie, potremmo parlare un attimo? Si tratta di una cosa urgente. 

 

Beatrice la guardò per un lungo istante, probabilmente contemplando la sua espressione da pazza psicotica. Quando fece per rispondere, però, la porta alle sue spalle si aprì, rivelando due figure intente a conversare sommessamente. 

 

Gli occhi di Jein caddero sul viso di Yoongi. 

 

Yoongi, il silenzioso, assonato Yoongi in crisi d'astinenza da caffeina che alle undici della mattina aveva gli occhi più svegli di un cervo davanti ai fari di un camion. E quegli occhi erano puntati sulla ragazza bionda, che lanciava occhiate sfuggenti al giovane mentre cercava di camuffare la cosa giochicchiando con la lampo di un giaccone che portava appoggiato al braccio. 

 

Oh no. Questa non era una coincidenza. 

 

Jein, allora, afferrò il braccio di Beatrice, che stava traducendo le ultime formalità fra Pdogg e la giovane con lo sguardo timido rivolto verso le sue unghie e le sue scarpe. 

 

-Unnie. 

 

Quando la ragazza dai capelli rossi si voltò a guardarla, doveva aver notato l'urgenza nel suo sguardo. Con un inchino, salutò il produttore mentre congedava Diana proponendole di prendersi un caffè insieme prima che tornasse a Londra. O, almeno, fu quello che Jein capì con il suo maccheronico inglese. 

 

Mentre osservava la giovane allontanarsi per il corridoio, seguita da attenti occhi felini che non lasciarono la sua figura fino a che non ebbe voltato l'angolo, Beatrice attirò la sua attenzione portandola dentro a uno studio vuoto e chiudendo la porta alle sue spalle. 

 

-Che cosa è successo? C'entra Jimin?- chiese con uno sguardo preoccupato sul volto. 

 

Jein, prontamente, scosse il capo. 

 

-Sta succedendo di nuovo. È quella ragazza. 

 

La maggiore la guardò con un cipiglio confuso. 

 

-Di cosa stai parlando, Jein? 

 

Lei, senza esitazione, ficcò il libro che teneva stretto fra le braccia in mano a Beatrice. 

 

-Cosa... 

 

Lei abbassò gli occhi, leggendo il titolo sulla copertina. 

 

"Il principe del calmo mattino".

 

Quando sollevò lo sguardo, Jein si sporse in avanti, aprendo le pagine. 

 

-Ho trovato questo libro al dormitorio dei ragazzi. Nessuno di loro mi sa dire dove l'hanno preso o chi glielo ha regalato. Neppure Namjoon ricorda mai di averlo letto. E guarda il nome dei personaggi! 

 

Indicando la prima pagina, la ragazza puntò il dito sulle linee scure sulla carta, facendo abbassare lo sguardo alla sua interlocutrice. Questa rimase in un silenzio meditabondo, storcendo la bocca. 

 

-Potrebbe... essere una coincidenza. 

 

Jein spalancò gli occhi, puntando lo  sguardo sul viso della giovane. 

 

-Unnie, sappiamo bene tutte e due che non esistono coincidenze come queste! Diana e Yoongi! Diana Barbo e Min Yoongi! Leggi la descrizione fisica della protagonista! 

 

Con riluttanza, Beatrice ubbidì, abbassando nuovamente gli occhi sulle lettere stampate.

 

-Jein... io non sono sicura che... 

 

-Unnie.

 

La ragazza prese la mano della maggiore, guardandola con insistenza.

 

-C'è il nome del tuo fidanzato in questo libro. Il nome dei nostri fidanzati. E guarda l'ultima pagina. 

 

Jein, senza attendere, girò la copertina e la aprì, scoprendo il capitolo conclusivo. Beatrice, a quel punto, corrugò ancora di più le sopracciglia. 

 

-Fine... o forse no? Cosa vuol dire? 

 

Le due si guardarono. Lo sapevano entrambe. Avevano paura ad ammetterlo ad alta voce, ma capivano tutte e due che cosa implicava tutto ciò.

 

-Hai visto il modo in cui si guardavano?- chiese Jein, con sguardo determinato.

 

Dopo un attimo di esitazione, Beatrice annuì. 

 

-Yoongi era strano stamattina. 

 

Jein riprese il mano il libro, chiudendolo con un tonfo sordo e mostrando la copertina alla ragazza. 

 

-Questa è la loro storia. È come la nostra. 

 

La giovane dai capelli rossi sbuffò, passandosi una mano sul viso, prima di portarsi dietro le orecchie le ciocche ramate. 

 

-Sono stanca, Jein. Sono stanca di tutto questo... mondo anormale. Vorrei solo avere una vita. Una vita semplice. Perché tutto ciò che circonda i ragazzi sembra aver del fantascientifico? 

 

Jein, chiudendo gli occhi, sospirò. La capiva. Anzi, forse non poteva davvero capirla perché non sapeva quanto dolore doveva avere passato per arrivare fino a lì. Ma lei era anche il tipo di persona che non amava lasciare le cose incompiute. 

 

-Lo so, unnie. Ma dobbiamo capire cosa succed-

 

Fu solo allora che Jein se ne accorse. La sua tote bag oscillò leggermente, sbattendo per l'ennesima volta contro le sue costole. 

 

Eppure, era più pesante di quanto la ricordasse. 

 

Ansiosamente, la ragazza si sfilò i manici dalla spalla e aprì la borsa di stoffa. Spalancando gli occhi, estrasse un libro che non aveva mai visto prima, dalla copertina chiara, con una singola parola stampata sopra. 

 

"Solitary".

 

 

ANGOLO AUTRICE 

 

Yoongi è tenerello. Non c'è nulla da fare. Come ho detto, tenete a mente gli indizi che vi ho lasciato. La prossima storia sarà connessa a questa ma non esisterà nello stesso mondo, solo nello stesso universo. Complicato? Sì, lo so. Più avanti farò un po' più di chiarezza ma per ora... dovrò lasciarvi a brancolare nel buio XD 

 

Dunque. È finita. È davvero finita. Adesso mi prenderò una piccola pausa, pubblicherò i ringraziamenti e inizierò la revisione intera della storia, come faccio di solito. Forse, se mi va, la iscriverò ai Wattys. Mah, vedremo. Non mi interessa particolarmente vincere, ma mi piacerebbe metterla alla prova in una competizione così larga. Nel frattempo, inizierò anche a lavorare alla nuova storia. Non temete, non vi farò attendere molto e, come mio solito, vi pubblicherò almeno i primi tre capitoli insieme. 

 

Forse, fra tutto, passerà un mese prima che possa essere pubblicata, ma non credo di più. Alla fine, mi dico sempre di aver bisogno di una pausa dalla scrittura ma mi ritrovo sempre a non resistere dallo scrivere. Ah... la mia mente malata...

 

Beh, per ora è tutto! Ci rivedremo a breve sui ringraziamenti! Pubblicherò anche un annuncio all'interno della storia non appena Solitary sarà pronta!

   
 
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