Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Red Saintia    16/09/2021    5 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Venne fatta accomodare in una stanza non molto grande ma accuratamente ordinata. Le due guardie, che l'avevano scortata dal loro superiore, non scambiarono con lei una sola parola durante il tragitto. Si limitarono ad osservarla con un misto di timore e curiosità. Sapevano che non dovevano sottovalutarla nemmeno adesso che era ancora convalescente. Quando finalmente terminarono il loro compito furono lieti di congedarsi affidandola alle cure del comandante Miller.

"Buongiorno, prego... si segga signorina Ackerman."

Mikasa si mosse con estrema calma e cautela cercando di scrutare con attenzione l'ambiente intorno. Nella stanza erano presenti lei, il capitano e una giovane donna dai capelli biondi munita di carta e inchiostro pronta a trascrivere tutto ciò che lei avrebbe eventualmente raccontato.

"Mi creda, mi rincresce di averla fatta prelevare in modo così repentino, ma ci tenevo all'effetto sorpresa. Lasci che mi presenti, sono Arthur Miller, comandante in carica di questa divisione." l'atteggiamento mellifluo e accomodante dell'uomo non fecero altro che insospettirla ulteriormente.

"Vorrei dirle che è un piacere fare la sua conoscenza comandante, ma suonerebbe ipocrita da parte mia. E visto che lei sembra conoscermi piuttosto bene possiamo anche evitare i convenevoli. Quindi adesso gradirei avere dei chiarimenti, perchè temo di non capire la situazione." rispose.

"Cercherò di essere più chiaro. Vede... se lei avesse avuto modo di incontrarsi con i suoi amici magari avrebbe avuto il tempo per inventare qualcosa ad arte, una giustificazione o una fuga, intendo. Io invece voglio la pura e semplice verità e confido che lei voglia essere propensa nel dirmela. Per questo ho preferito agire in modo tempestivo, monitorando la situazione senza destare sospetti."

"Davvero zelante il suo operato non c'è che dire comandante. Comunque c'è poco da raccontare. Secondo quanto riferito dai vostri sottoposti mi sembra di capire che mi conosciate piuttosto bene quindi dovreste già sapere tutto. Sono stata aggredita per strada e minacciata con una pistola. Ho reagito per difendermi."

Il capitano estrasse dalla scrivania dei fogli che Mikasa intuì fossero il rapporto redatto dell'incidente.

"I cadaveri del capitano Arn Woods e del caporale Cecil Turner sono stati ritrovati rispettivamente con un foro di fucile al petto e un colpo netto provocato dalla lama di un coltello dritto in mezzo alla fronte. I corpi dei suddetti sono stati rinvenuti in un vicolo adiacente la piazza centrale della città ammassati tra rifiuti di vario genere. È stata lei ad ucciderli signorina Ackerman?"

Voleva una conferma di ciò che già sapeva, a quale scopo non le era ancora chiaro.

"Sì, sono stata io." non esitò nel rispondere, d'altronde cercare scusanti o giustificazione non avrebbe di certo agevolato la sua posizione.

"Io non so bene le usanze della vostra terra d'origine o come siate abituati a comportarvi. Ma dalle nostre parti non ammazziamo la gente per strada, ancor meno se appartengono all'esercito." era una chiara provocazione ma Mikasa non intendeva abboccare.

"Comandante Miller ribadisco di aver agito per legittima difesa. Sono stati loro ad avvicinarmi con precise intenzioni ostili. Sul luogo dell'incidente avrà sicuramente ritrovato la pistola del capitano Arn e il pugnale del caporale Cecil."

"Certo, sono stati rinvenuti. Al contrario del suo di coltello signorina Ackerman, perchè lei ne aveva senz'altro uno visto che su quello di Cecil non vi erano tracce di sangue. Suppongo quindi che se lo sia ripreso?"

"Sì è così, è un oggetto appartenuto alla mia famiglia, un caro ricordo." mentì, sperando di risultare credibile.

"E lei quando è in una città straniera di solito gira sempre armata?"

"Di solito no, ma se ho il sospetto di trovare gente ostile cerco quanto meno di potermi difendere."

Il comandante si alzò dalla sua scrivania destando l'attenzione anche della ragazza bionda alle sue spalle. Si posizionò di fronte a Mikasa osservandola con attenzione.

"Lei è un soggetto pericoloso miss Ackerman. Ha qualcosa nello sguardo che farebbe gelare il sangue anche al più incallito dei criminali. Un'altra al suo posto ci avrebbe lasciato la pelle, ma lei invece sembra che sappia bene come sopravvivere."

"Devo forse dedurre che la cosa le dispiaccia, comandante Miller?" l'uomo sorrise lisciando con cura il lieve accenno di barba che aveva sul viso. La perspicacia di Mikasa lo intrigava e irritava allo stesso tempo.

"Non approvo il modo in cui è stata trattata. Anche se una donna come lei non ha certo bisogno di qualcuno che la difenda. Ma non perdiamoci in chiacchiere e veniamo al punto della questione."

"Bene, l'ascolto."

"Voglio i nomi di chi era presente con lei. So bene che non era da sola in quel vicolo, e so che è stata portata in ospedale da persone con le quali ha stretti rapporti. Mi dica chi sono, non vorrà accollarsi da sola la responsabilità di questo incidente spero?"

Per Mikasa fu tutto chiaro, il fatto di averla portata in quel posto con la scusa di interrogarla era solo per sapere il nome di Levi e degli altri. Aspettavano un pretesto qualsiasi per creare loro problemi, e adesso lo avevano trovato.

"Non c'è nessuna responsabilità, e se anche ci fosse stata è solo mia. Sono stata soccorsa dalla gente del posto che ha udito lo sparo. Adesso basta giochetti, sappiamo entrambi chi erano in realtà quei due soldati. Era tutto programmato, tutto studiato. Vi occorreva una motivazione per puntare il dito contro di noi, e io vi sono servita come esca." stavolta fu lei ad alzarsi ribadendo con tono deciso quella che ormai era una certezza assoluta.

"Cerchi di non alterarsi, si ricordi che qui non è nella posizione per farlo."

“Allora lei non mi provochi comandante..." si guardarono a lungo e in silenzio. L'uomo di fronte a lei capì che non avrebbe ottenuto nulla, a quel punto gli restava solo un ultimo tentativo, sperando così di far uscire tutti allo scoperto.

"Se si ostina con questo atteggiamento non mi resta altro che trattenerla nelle nostre prigioni miss Ackerman. Ovviamente... come gradita ospite. Lei capisce che non posso in alcun modo lasciarla andare. Ha ammesso di essere la responsabile di un duplice omicidio, finchè non sarà fatta chiarezza sull'accaduto lei non si muoverà da qui. " Le mani di Mikasa si serrarono a pugno, Miller se ne accorse. Lo sguardo della ragazza divenne sottile e spietato, come quello di un predatore che si prepara ad attaccare.

Miller sentì un brivido corrergli lungo la schiena, e istintivamente allungò una mano sotto la scrivania dove nascondeva una pistola per uso personale. A Mikasa non sfuggì quel gesto, il corpo si tese all'improvviso pronto a scattare al minimo movimento sospetto.

La tensione di quel momento venne però interrotta da un rincorrersi di voci provenienti dall'esterno. Qualcuno stava gridando di fermarsi, mentre chiari rumori di colluttazione si fecero sempre più insistenti. La giovane donna alla scrivania si alzò spaventata dalla sua postazione. La porta dell'ufficio del comandante si spalancò facendo voltare i presenti nella stanza.

"Perdonate i modi bruschi, ma non ho mai gradito i lecchini troppo zelanti nel far rispettare le regole."

"Levi!" Mikasa non avrebbe voluto chiamarlo per nome, ma fu talmente sollevata nel vederlo da non riuscire a trattenersi.

"E lei sarebbe?"

"Sono la persona che state cercando, quella per la quale state tormentando ingiustamente questa ragazza. Sono Levi Ackerman."

Lo sguardo di Miller si illuminò in un istante. 
"Non c'era bisogno di fare un tale fracasso. Stavamo semplicemente discutendo in modo amichevole e civile."

"Non ne dubito. E mi creda... avrei evitato volentieri di pestare i suoi sottoposti se non mi avessero impedito di entrare. Ma ormai..." Levi si avvicinò a Mikasa che finalmente poté rilassarsi tirando un lungo respiro. La ragazza si toccò il fianco ancora dolorante poggiandosi alla scrivania che aveva di fianco.

"Ehi... come stai, va tutto bene?" la vide stranamente pallida e la cosa lo fece infuriare ulteriormente. L'aiutò a sedersi cercando in qualche modo di tranquillizzarla. Poi tutta la sua attenzione si concentrò su Miller.

"Adesso pretendo delle spiegazioni. Cosa diavolo volete da lei? Non avete neanche avuto un po' di riguardo per le sue condizioni."

L'uomo conosceva molto bene la fama di Levi e sapeva di dover agire con estrema cautela. Fece segno alla donna bionda di lasciare la stanza e lei ne fu più che felice.

"Mi rincresce per le condizioni della sua amica, ma la tempestività in questi casi è di vitale importanza. Due dei miei uomini sono stati brutalmente uccisi ed è mio compito accertarmi di come si siano svolti i fatti."

Mikasa sollevò lo sguardo e vide quello di Levi rabbioso e pronto a scattare. Gli strinse il braccio costringendolo a guardarla.

"Levi... lascia stare ti prego." avrebbe voluto dirgli molto di più ma non poteva. Sperò che lui riuscisse ugualmente a capirla, com'era successo già in passato, quando bastava solo incrociare i loro sguardi per entrare in connessione l'uno con l'altra.

Levi tremò in modo impercettibile, la stretta della sua mano fu quasi come un ordine che gli arrivò dritto al cervello e al quale non poté sottrarsi. Cosa doveva fare, e soprattutto cosa avrebbe voluto fare lei?

Mikasa cercò il sostegno del suo braccio per rimettersi in piedi, oltrepassò la scrivania che divideva lei e il comandante Miller trovandosi adesso a pochi centimetri da lui.

Levi scattò in avanti ma lei lo fermò con un cenno della mano.

"Mi ascolti bene adesso... non prendiamoci in giro. Lei conosceva bene le intenzioni di quei due e il compito che era stato affidato loro. Scommetto che il suo ruolo in tutta questa storia era quello di salvare le apparenze nel caso ci fossero stati problemi. Ma sicuramente persone molto più in alto adesso vorranno spiegazioni per questo completo fallimento. Ecco perchè io sono qui, giusto? Anche lei appartiene alla stessa feccia di quei due.”

“Lei sta vaneggiando miss Ackerman, non si illuda di avere risposte che non le competono. Il mio compito è quello di far rispettare la legge non certo quello di vigilare su presunti jeageristi!” la voce del comandante aveva d'improvviso perso tutta la sua fermezza. E prima ancora che potesse accorgersi dell'errore commesso l'espressione di Mikasa gli diede conferma di essersi compromesso con le sue stesse parole. Lui sapeva che erano soldati corrotti e infiltrati, perchè era chiaramente coinvolto in prima persona in tutta l'operazione.

“La ringrazio comandante per questo suo slancio di sincerità. Nessuno in questa stanza ha mai menzionato gli jeageristi, ne tanto meno che quei due soldati ne facessero parte. Solo qualcuno appartenente alla stessa cerchia poteva saperlo, quindi direi che adesso è tutto molto più chiaro. A questo punto le rimangono due possibilità. O ci lascia andare e mette definitivamente la parola fine a questa spiacevole vicenda, oppure chi di dovere verrà repentinamente messo al corrente che tra la gendarmeria londinese si nascondono degli jeageristi infiltrati, primo fra tutti il comandante di divisione Arthur Miller."

L'uomo soppesò ogni singola parola pronunciata da Mikasa, come se improvvisamente gli fosse crollato addosso un macigno. Lo sguardo della ragazza era freddo e tagliente. Mentre gli parlava con deliberata lentezza gli bloccò il polso con un movimento rapido, ruotandolo all'indietro fin quasi a spezzarlo. Miller strinse i denti dal dolore, evitando di urlare per la vergogna. "È inutile cercare di prendere l'arma che tiene nascosta. Le romperei il polso prima ancora che raggiunga il cassetto."

"Lei mi sta deliberatamente minacciando. Se mi torcete anche un solo capello non uscirete vivi da qui!" cercò di ribattere.

"Forse è così... ma dubito che anche lei uscirebbe da qui sulle proprie gambe se continua con questo atteggiamento. Facciamoci un favore a vicenda e finiamola qui. Sa fin troppo bene che contro noi due non avrebbe speranza. Cerchi di conservare la sua poltrona e i suoi privilegi. Noi... toglieremo il disturbo, da questa stanza e anche dalla città se sarà necessario. Ci siamo capiti?"

Levi rimase sorpreso da quelle parole, ma ormai era evidente che si erano spinti troppo oltre per poter rimanere, quindi comprese ciò che lei intendeva fare."Comandante... fossi in lei seguirei il consiglio di Mikasa. Lei non è una che ama ripetere le cose due volte. Se poi dovesse agire, io non potrei di certo fermarla."

Miller sapeva che Levi aveva ragione. Se fosse stata da sola forse avrebbe potuto in qualche modo gestire la cosa. Ma da quando era comparso Levi quella ragazza sembrava diventata ancora più agguerrita e temeraria. Non gli restava che lasciar correre per quella volta, ma nonostante tutto fece non poca fatica a mandar giù la cosa.

"Siete dei patetici bastardi, con la vostra forza potreste ottenere qualsiasi cosa, e invece vi limitate a nascondervi come reietti. Sparite dalla mia vista e non fatevi rivedere più da queste parti, perché la prossima volta che ci incontreremo non sarò più così generoso e comprensivo."

"Mi creda comandante... non lo saremo neanche noi."

Mikasa si affiancò a Levi e insieme lasciarono quel maledetto posto. Solo quando fu certo che non si trovassero più nell'edificio Miller si lasciò cadere nella sua poltrona imprecando a voce alta e tenendosi il polso ormai gonfio e dolorante.

 

 

"Ce la fai a camminare?"

"Penso di sì... ma tu restami vicino per favore."

Levi la guardò stranito, sentì la sua voce tremare ed ebbe la sensazione che stesse trattenendo le lacrime. L'aiutò a montare a cavallo e dopo essere salito anche lui spronò l'animale al galoppo.

"Non dovresti cavalcare nelle tue condizioni."

"Di certo non puoi farlo tu con quella ferita, perciò reggiti forte e non preoccuparti."

Quando si rese conto di essersi allontanato a sufficienza dal comando della gendarmeria rallentò l'andatura in modo da non provocarle troppo fastidio. Solo allora, quando la tensione di entrambi calò visibilmente, si accorse che Mikasa si era aggrappata a lui con forza serrando la testa dietro la sua schiena. Stava tremando, aveva gli occhi chiusi e rigati dalle lacrime.

Levi fermò il cavallo lungo una stradina alberata e si voltò verso di lei.

"Mikasa... cosa c'è che non va? Siamo lontani adesso, non hai più nulla da temere. Gli hai messo una paura del diavolo addosso. Non penso che ci darà più problemi." ma lei non accennò a calmarsi. Sollevò lo sguardo e Levi vide i suoi occhi arrossati dal pianto che lo guardavano imploranti.

"Ho sbagliato tutto Levi... ho sbagliato fin dall'inizio, vi ho messi in pericolo, ho praticamente sconvolto le vostre vite. La quotidianità che vi eravate costruiti con così tanta fatica, ho buttato tutto all'aria. Per che cosa poi... per conoscere la verità sugli Ackerman che sicuramente non mi porterà niente di buono. Per vedere un mondo che non ci accetterà mai, che non finirà mai di farsi la guerra perché quello è il solo modo che ha di comunicare. Sono solo una stupida, una stupida illusa che rovina tutto ciò che tocca..."

"Adesso smettila di dire cazzate!" le sollevò il viso bloccandolo tra le mani costringendola a guardarlo. "Tu non hai rovinato un bel niente. Sapevo, prima ancora che tu arrivassi che quei bastardi si erano infiltrati in città. Così come sapevo che la nostra permanenza qui era solo momentanea. Il grigiore e l'indifferenza di questa città sono stancanti anche per uno come me."

"Ma se io non avessi deciso di venire qui, forse..."

"Se tu non avessi preso la decisione di venire qui io non avrei mai capito molte cose. Non avrei compreso l'importanza di ciò che stavo perdendo, di quello che mi ero deliberatamente lasciato alle spalle. Perché fondamentalmente sono un gran codardo, e non volevo ammetterlo. Adesso invece mi sembra tutto così semplice e chiaro da farmi rimpiangere di aver sprecato tanto tempo." Forse si era esposto più del dovuto, ma le parole erano scivolate fuori in modo repentino e del tutto spontaneo. Come se trattenerle oltre non avesse avuto più senso.

Mikasa socchiuse gli occhi non appena avvertì il tocco della sua mano asciugarle le ultime lacrime. Sentiva il suo cuore più leggero, era così raro che qualcuno riuscisse a confortarla facendola sentire al sicuro. Solo Armin ci riusciva, ma con Levi tutto ciò che provava era incredibilmente amplificato. Come se ogni fibra del suo corpo reagisse quando lui la sfiorava. Anche lei sentì l'esigenza di toccarlo, e lo fece, incurante di quale potesse essere la sua reazione. La mano sinistra gli sfiorò le cicatrici sul volto, soffermandosi ad accarezzarle con tocco leggero. I suoi occhi si riempirono di nuove lacrime.

"Mi dispiace... mi dispiace così tanto, io vorrei solo ..." ma non riuscì a terminare la frase, si sentì così stanca, svuotata di ogni forza. Abbassò la testa nascondendo il volto tra le mani.

Levi avvertì una morsa stringergli il petto, non sapeva che fare, non era mai stato bravo a consolare le persone ne a dare loro conforto. Lui era quello che spronava i soldati in battaglia, che chiedeva loro di dare tutto. Questo era il suo compito. Ma con lei non c'era mai stato bisogno di troppe parole, lei sapeva già cosa fare. Le bastava guardarlo per agire di conseguenza intuendo subito i suoi ordini. Fu l'istinto a guidarlo in quel momento, come spesso accadeva, sollevò le braccia e la strinse in un abbraccio. Non sapeva se fosse la cosa giusta, ma pensò che fosse quello di cui lei aveva bisogno in quel momento.

Bastò quel gesto per avvertire d'improvviso un calore avvolgente irradiarsi sotto la pelle. Sentì il corpo di lei rilassarsi lentamente, rilasciando la tensione accumulata. Avvertì la sua esigenza di essere protetta, di sentirsi al sicuro, di potersi finalmente mostrare debole senza la paura di apparire troppo esposta e indifesa. La strinse più forte finchè anche quel pianto liberatorio non si fermò rendendosi finalmente conto di avere nuovamente qualcuno d'importante e prezioso da proteggere.

Lasciò che lei continuasse a tenerlo stretto per il restante tragitto che li separava da casa. Ogni tanto lasciava le briglie del cavallo per stringerle la mano e farle sentire che lui era lì, per lei. Mikasa assecondava ogni suo gesto restando in silenzio. Perché, come spesso accadeva tra loro, i gesti valevano più di superflue e inutili parole.

Finalmente tornarono dagli altri che li attendevano con ansia fuori la strada di casa. Non appena videro spuntare il cavallo Falco e Gabi gli corsero incontro.

"Mikasa, capitano Levi!" solo allora la ragazza sollevò la testa e vide il sorriso luminoso di Gabi.

Falco le diede una mano a scendere da cavallo mentre Onyankopon si occupò di Levi e dell'animale, visibilmente affaticato.

"Forza entrate in casa, io mi occupo del cavallo e vi raggiungo."

"Gabi per favore pensa a lei, è molto provata ha bisogno di riposo."

"Sissignore." la ragazza scomparve poco dopo sorreggendo Mikasa e portandola con sé in stanza, mentre Levi si gettò di peso sul divano in cucina.

La tensione non era scemata Falco se ne accorse subito. Attesero che rientrasse anche Onyankopon e discussero a lungo su tutto ciò che era successo.

"Quindi cosa pensi di fare Levi."

"Credo che a questo punto la scelta migliore sia andarcene. Ormai ci tengono puntati e dubito che ci lasceranno in pace. Hanno fatto la loro mossa e hanno fallito. Non penso ci riproveranno altrimenti scoprirebbero troppo le loro intenzioni sovversive, ma troverebbero comunque il modo per darci fastidio, e io non voglio e non posso permettermi uno scontro aperto. D'altronde non è mai stata nostra intenzione rimanere qui per sempre, o sbaglio?"

"Questo è vero capitano, ma credi che ce lo permetteranno?" chiese Falco

"Non penso sia nelle loro intenzioni ostacolarci. Soprattutto dopo le parole che Mikasa ha rivolto al comandante. Credo che se la sia fatta addosso dalla paura."

"Sul serio?"

"Ci scommetto."

Gabi ritornò in cucina tranquillizzando tutti sulle condizioni di Mikasa che nonostante tutto sembrava stare piuttosto bene. Falco le raccontò quello che Levi aveva riferito loro includendo il fatto che c'era una lettera indirizzata a tutti da parte di Armin.

"Allora vuol dire che torniamo a casa? Dite sul serio? Ma... capitano e le terapie per la tua gamba, come farai?"

"Non mi servono quelle stramaledette terapie, sto benissimo."

"Resta il fatto che non avresti dovuto cavalcare. Guarda che si vede lontano un miglio che la gamba ti fa male."

Levi si alzò al quanto seccato "Cosa avrei dovuto fare secondo te? Lasciarla nelle mani di quei pezzi di merda facendole rischiare ancora la vita! Me ne fotto della gamba e di questa dannata città. La cosa importante è che lei stia bene."

Onyankopon e i ragazzi si guardarono sorridendo, nell'ultimo periodo il capitano Levi si stava rivelando una vera fonte di sorprese.

"Che avete da sorridere?"

"Niente... niente, figurati. Allora la leggiamo questa lettera?" cambiarono subito discorso usando la lettera come scusa.

Fu Levi ad aprirla leggendola davanti a tutti.

 

Salve capitano, come stai?

Spero bene, e spero soprattutto che la vicinanza di quegli scalmanati di Gabi e Falco non ti abbia creato troppi problemi. Confido nell'aiuto di Onyankopon che so, ormai per certo, essere una persona che merita la nostra piena fiducia.

Quando riceverai questa lettera probabilmente Mikasa sarà già arrivata da te da alcuni giorni. Non è stato facile convincerla a venire lì da voi, spero sinceramente che questo viaggio possa farle voltare pagina e guardare al futuro con più speranza e ottimismo. Non dubito che tutti voi saprete come aiutarla. Noi stiamo bene anche se la stanchezza comincia a farsi sentire.

Torneremo presto a Paradis e stavolta torneremo per restare. Spero di rivedere presto tutti voi, un abbraccio. Armin

 

Sul margine in fondo al foglio c'era scritto ancora qualcosa in caratteri più piccoli che Levi fece fatica a capire. Si sforzò con l'occhio sinistro, e comprese che quelle parole erano indirizzate espressamente a lui.

 

Capitano Levi, do per scontato che sarai tu a leggere questa lettera, o almeno lo spero. Ti chiedo per favore di restare accanto a Mikasa, lei ha bisogno di te anche se detesta ammetterlo. So che lo farai e per questo ti ringrazio in anticipo.

 

"Capitano c'è qualcosa che non va?"

"No affatto, va tutto bene. Non c'è scritto altro. A questo punto non serve che li mettiamo al corrente di ciò che è successo a Mikasa. Secondo quello che ha scritto Armin faranno ritorno presto a Paradis e parlaremo loro di persona."

"Quindi hai intenzione di tornare lì?" chiese Onyankopon

"Mi sembra ovvio, d'altronde è quella casa mia. Ma voi siete liberi di tornare a Marley, perciò non fatevi problemi."

"E tu pensi che possiamo scaricarti così come niente fosse?" Gabi si sentì estremamente offesa.

"Credevo volessi rivedere i tuoi familiari?"

"Certo che voglio rivederli, ma solo quando sarò certa che tu e Mikasa siate al sicuro."

"Ma sentila..." non lo avrebbe mai dimostrato apertamente ma la premura che Gabi dimostrava nei suoi confronti gli scaldò il cuore.

"Sembra che alla fine torneremo a casa quindi..."

"Già, è così." stava accadendo tutto così in fretta che Falco faticava a rendersi conto degli ultimi avvenimenti che si erano susseguiti. Il pensiero di poter tornare a casa non gli sfiorava più la mente da molto tempo ormai. Si teneva occupato tutto il giorno e ci teneva al fatto che Levi si riprendesse completamente.

E poi... non avrebbe mai fatto pesare la sua nostalgia a Gabi, perché sapeva che per lei era molto più dolorosa quella lontananza. Adesso però avevano la possibilità di tornare, di costruire un futuro insieme, accanto a coloro che gli volevano bene e si stupì sinceramente del fatto di volere tra quelle persone anche Onyankopon e il capitano Levi. Si rese conto per la prima volta di non riuscire più a fare a meno della loro presenza, ed era certo che anche Gabi provasse la stessa cosa.

Erano stremati e stanchi dopo quella interminabile giornata. Consumarono una cena frugale e decisero che una notte di sonno era quello che ci voleva per avere la mente più lucida l'indomani mattina. Gabi e Falco si stesero sul divano come facevano di solito dopo aver cenato, solo che il loro chiacchiericcio sommesso durò il tempo di una breve schermaglia prima che si addormentassero placidamente l'uno tra le braccia dell'altro. Onyankopon li coprì con una coperta e decise di ritirarsi in camera.

"Sali anche tu in camera Levi?"

"Vorrei prima portare qualcosa da mangiare a Mikasa, sempre che non stia dormendo."

"Certo, fai bene. Allora buonanotte."

"Buonanotte a te."

Onyankopon richiuse la porta alle sue spalle abbozzando un sorriso in direzione di Levi, chiedendosi se l'ex capitano si stesse rendendo conto del suo graduale cambiamento che giorno dopo giorno ormai era sotto gli occhi di tutti.





Se la sono cavata per il rotto della cuffia, e soprattutto perchè il comandante Miller ha avuto una paura fottuta di rimetterci la pelle (il che non era escluso). Detto ciò, la loro permanenza a Londra è inevitabilmente compromessa quindi un'imminente partenza sembra inevitabile. C'è ancora qualcosa in sospeso però tra i due Ackerman, qualcosa d'importante che influenzerà anche future decisioni. Non manca molto ormai, siamo in dirittura d'arrivo, vi avevo anticiato che non sarebbe stata una long eccessivamente lunga. Sinceramente preferisco così e considerando che questa storia è stata scritta in un mese e mezzo circa direi che come lunghezza non è male. Ci si risente la prossima settimana, buona lettura e grazie per il vostro apprezzamento.

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Red Saintia