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Autore: VeganWanderingWolf    18/09/2021    0 recensioni
questa è la seconda storia della serie '4 di picche' - Vero che Danny si aspettava di poter rivedere qualcuno dei “colleghi” dei 4 di picche, ma forse non così presto e in una situazione tanto potenzialmente grave. Non solo. Dal suo passato rispunta una vecchia conoscenza che sa essere tutt’altro che innocua. E per finire, sembra che la sua vecchia conoscenza abbia individuato con precisione uno dei suoi punti deboli per eccellenza… e che sia ad un passo dall’affondarci le zanne…
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '4 di picche'
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Capitolo 60

(Wrong legends)

 

Mordecai risalì le scale dalla cantina della sua casa e si fermò sulla soglia della stanza principale del pianterreno che fungeva da salotto, sala di ricevimento ospiti e parte del suo laboratorio complessivamente. Guardò per un momento le due che stavano cercando di sistemare un altro po’ il disordine che ancora vi regnava dopo che, durante la sua assenza, il fantoccio inviato da qualcuno aveva fatto del suo peggio per scombinare tutto, e sorrise.

«Vi ringrazio molto. Davvero… non era necessario.» ringraziò con gentile gratitudine, raggiungendo il tavolino presso il quale si sedette, poggiando con accurata delicatezza qualcosa sopra di esso.

Yuta gli gettò appena un’occhiata da sopra la spalla, scrollò le spalle con leggerezza ed emise un piccolo sbuffo amichevolmente accondiscendente.

«Non dire sciocchezze, Mordecai.» ribatté semplicemente, mentre – armata di strofinaccio – continuava a cercare di spolverare abbastanza efficacemente una mensola che era riuscita a svuotare, appoggiando tutto ciò che era ancora integro sul bancone.

Andrea si girò un poco verso di lui, mentre studiava ancora con lo sguardo un barattolo di vetro che forse in origine era stato un contenitore di marmellata da supermercato, ma che ora conteneva una specie di indefinibile liquido gelatinoso che assomigliava vagamente ad argento fuso; l’etichetta artigianale recava una scritta in caratteri che lei era abbastanza sicura di non avere mai visto, e che per quanto ne sapeva potevano essere un codice così come un’antica lingua morta.

«Quindi… lei è un… necromante?» chiese cercando di essere il più gentile possibile, ovvero di sospendere ogni nota di puro stupore e una certa indecisione piuttosto scettica. Scoccò comunque un rapido sguardo laterale verso Yuta, la quale tuttavia continuò a pulire la mensola, limitandosi a sorridere un poco tra sé e sé.

Mordecai annuì tranquillamente e cortesemente. «Esatto, Andrea. Dammi pure del tu, a proposito e se non ti dispiace, preferirei. Oh, e… non aprire quel barattolo. Quella sostanza può essere poco simpatica se non la si tratta con molta cura.»

Andrea sussultò davvero poco tutto sommato, e appoggiò molto lentamente il barattolo sul ripiano, trattandolo sostanzialmente come se la minima agitazione fisica avesse potuto farglielo deflagrare tra le dita. Non chiese nemmeno di che cosa si trattasse esattamente.

Yuta si era girata a guardare Mordecai, o meglio, il suo sguardo si abbassò quasi subito su ciò che aveva appoggiato sul tavolino davanti a sé. «È rimasto abbastanza di quel… coso? » chiese, agitando vagamente una mano.

«Fantoccio. Gergalmente parlando. Il termine originale è piuttosto antico e inutilmente complicato tanto nella scrittura che nella pronuncia. Persiano, per la precisione.» informò Mordecai, tranquillamente e colloquialmente.

«Hum… già…» schioccò appena le labbra Yuta, annuendo con una leggera smorfia di concentrazione, mentre Andrea si girava a sua volta e notava l’oggetto appoggiato sul tavolo.

Sembrava una di quelle provette antidiluviane, ovvero di grandi dimensioni, di spesso vetro, e chiusa da un grosso tappo di sughero, appoggiata sdraiata sul tavolino; dentro c’era una sorta di polvere un poco terrosa e rossastra, e aveva un’aria così innocua che per qualche motivo Andrea se ne sentì ancora più sospettosa.

«Quindi, ne è rimasto abbastanza in modo che tu possa farti un’idea di chi potrebbe avertelo mandato?» specificò meglio Yuta con fare pragmatico più esplicito.

Mordecai si raccolse con calma le mani incrociandole sul petto, appoggiandosi meglio contro lo schienale della sedia, e assunse un’aria un poco più seria e precisa.

«Normalmente, direi che potrei provarci e scoprirlo. Normalmente, direi che potrebbe esserci qualche possibilità di successo nel tentativo, che lo renderebbe quindi qualcosa di cui valga la pena.»

Il necromante sembrò prendere una pausa. Che si prolungò per diversi momenti.

L’espressione di Yuta si era incupita e aveva crollato le spalle piuttosto amareggiata, inarcando un sopracciglio. «Ma in questo caso?» incalzò dopo un poco, e comunque il più cortesemente possibile. Un atteggiamento che sembrava sorgerle spontaneo verso Mordecai, nonostante la sua impazienza indisposta verso ciò che le sembrava di intuire si sarebbe rivelata come una risposta negativa.

Andrea gliene fu grata. Lei non avrebbe saputo dire per niente se il necromante stesse semplicemente riflettendo sulla scelta delle prossime parole, o se si fosse effettivamente perso nelle sue riflessioni, dimenticandosi di proseguire ad alta voce.

«In questo caso, il “fantoccio” aveva assunto un’indipendenza che potremmo definire anomala, naturalmente dal punto di vista del suo creatore o creatrice. Mentre a voler essere comprensibilmente sensibili verso la sorte della persona che era originalmente, potremmo definirla comunque non propriamente “sana”.»

Andrea stava corrugando la fronte, cercando di interpretare con concentrazione le sue parole, anche basandosi sui racconti di Danny in proposito all’incontro di lui e Uther – o piuttosto sequestro, a tutti gli effetti – con il fantoccio di terracotta, e alle cosiddette spiegazioni di Kumals, che francamente le avevano dato l’impressioni di qualcuno che ha letto qualche frammento di teoria in proposito ma non ha mai avuto il… dispiacere di incontrare direttamente il fenomeno in sé. Yuta stava invece corrucciando l’espressione come se il suo sospetto di risposta che non le piaceva per niente stesse drasticamente aumentando ad ogni singola parola pronunciata da Mordecai.

«Questa sorta di “ribellione”…» proseguì Mordecai «che non è così inusuale come si potrebbe pensare, o checché piaccia pensare a chi si diletta nella deformazione dell’umanità degli infelici che finiscono nelle sue mani rendendoli dei fantocci, tende non solo a verificarsi come possibile conseguenza di una prolungata distanza fisica – e non solo – tra il fantoccio e il suo padrone, ma anche a rendere tale distanza più grave.»

Mordecai fece un’altra pausa, stavolta dando maggiormente l’impressione di stare organizzando meglio le sue prossime parole, apparentemente a beneficio di un tentativo di rendersi maggiormente comprensibile per due non… addette alla necromanzia come Yuta e Andrea. Quest’ultima, a dirla tutta, era sempre più sollevata di non esserlo, addetta alla negromanzia. Si rendeva conto che poteva non essere esattamente un complimento, quello, verso Mordecai, e le dispiaceva sinceramente. Mordecai sembrava… particolarmente gentile e sensibile e assennato ed equilibrato, per essere un necromante. Ma più ne sentiva di roba negromantica, più lui le sembrava una sorta di eccezione alla regola. Le sembrava di poter quasi dire, a mo’ di riassunto della sua prima impressione della negromanzia, che essa non era per niente… gentile e quant’altro degli aggettivi sopraddetti, mentre Mordecai lo era, e – più o meno incidentalmente o coincidenzialmente – era anche un necromante.

Yuta sospirò pesantemente, con una smorfia chiaramente scontenta e irritata. «Quindi, potremmo anche avere chili di quella… specie di terra, ma vista questa ‘distanza’ non sarebbe possibile risalire al – ugh – padrone di quella cosa? Al suo emissario insomma?»

Mordecai annuì. «Temo di sì.» confermò.

Andrea corrugò la fronte e aprì bocca per dire qualcosa, ma Yuta esplose un’improvvisa e sonora imprecazione, sbattendo un piede con forza sullo sgabello in cima al quale si era piazzata per arrivare meglio a spolverare le mensole più alte. Andrea quasi sussultò per la sorpresa, mentre Mordecai si limitò a lanciare uno sguardo a Yuta, decisamente meno scomposto se anche era sorpreso. La prima cosa che assurdamente colpì Andrea, fu il fatto che Yuta era riuscita a mantenere perfettamente l’equilibrio nonostante il pericoloso traballare dello sgabello in reazione al suo gesto irritato.

«Maledizione.» ripeté Yuta, in tono più relativamente calmo ma comunque a denti stretti, sospirando e scendendo dallo sgabello con un semplice balzo, con quella sua solita nonchalance da agilità spontanea che Andrea qui o là un po’ le invidiava e soprattutto le ammirava. «Quindi, non c’è modo di capire chi ha tentato di… vendere Danny e liberarsi di Uther? E ha combinato questo casino qua dentro, tra l’altro.» aggiunse, agitando sommariamente lo strofinaccio da cui piovve una nuvoletta di polvere densa. La sua espressione era piuttosto omicida, come se stesse ponderando se strangolare lo strofinaccio al posto del responsabile che sembrava irrintracciabile.

Mordecai accennò un piccolo sorriso di simpatia comprensiva. «A dire la verità, parte di questo scompiglio dev’essere colpa mia. Era da tempo che non riordinavo un po’, e la prolungata intrusione del fantoccio non sembra avere migliorato le cose in tal senso.» Il necromante si guardò intorno per la stanza e sospirò con rassegnazione compassata, e tuttavia il sorrisetto ancora pazientemente aggrappato ad un angolo delle labbra sottili. «Comunque, immagino che il tuo risentimento sia soprattutto dovuto a quanto successo a Danny e Uther, comprensibilmente.»

«Ah… non so.» Yuta scrollò le spalle e si avvicinò ad un punto del bancone steso per quasi tutta la lunghezza di una delle pareti, studiando il caos di oggetti sparsi lì sopra con aria critica. «Forse quei due un po’ se lo meritavano…» sembrò pentirsi un momento e rivolse un rapido sguardo come in scusa verso Andrea. «Insomma, non proprio. Ma comunque, si sono infilati loro dentro a tutto questo, tanto per cominciare. E non intendo casa tua, ma anche tutto questo casino con quei mezzi lupi. E in realtà si dovrebbe persino concludere che è stato meglio così, altrimenti forse qui non ci sarebbe nessuno a tentare di sistemare le cose. Eppure…»

Yuta sospirò di nuovo e scosse la testa. «Okay. Credo che avrò bisogno di bere qualcosa, per continuare questa conversazione. Per la miseria, giurerei di avere della polvere persino dentro le orecchie!»

Ora Yuta stava studiando la disposizione caotica di oggetti sul bancone di fronte a sé. Andrea intuì, con un moto piuttosto empatico, che stava cercando – perlopiù invano – di capire quali oggetti potevano essere effettivamente comuni utensili da cucina, e quali potevano solo sembrarlo ed essere in realtà qualcosa di insospettabilmente necromantico. O viceversa, per quello che ormai ne sapeva Andrea.

«Oh. Colpa mia. Sono un pessimo ospite, tanto più considerando il vostro aiuto disinteressato per tentare di ripristinare un qualche ordine qui dentro, e non vi ho ancora offerto da bere.» si scusò Mordecai, alzandosi e avviandosi al bancone.

Yuta gli lasciò spazio con aria praticamente sollevata, abbandonando ogni altro suo tentativo di venire a capo di una distinzione tra utensili da cucina e oggetti negromantici, in favore di raggiungere a sua volta il tavolino e lasciarsi cadere praticamente di peso su una delle sedie intorno ad esso. «Andrea, prenditi una pausa anche tu…» propose distrattamente, fissando piuttosto in cagnesco la fiala di foggia antica ancora appoggiata sul tavolino.

Andrea stava già raggiungendo una sedia a sua volta, e dopo essersi seduta riponderò per un momento tutto quello che stava pensando, prima di schiarirsi la voce un po’ timidamente, e decidersi a rompere il rumore di sottofondo creato dal trafficare di Mordecai per mettere sul fuoco un bollitore – Andrea cercò di non pensare a come Danny e Uther fossero stati messi fuori combattimento proprio con qualcosa da bere non appena avevano messo piede lì dentro – e l’atmosfera incupita con cui Yuta continuava a fissare la fiala con dentro il terriccio come se stesse valutando di prendere lezioni di negromanzia solo per poter tentare lei stessa di rintracciare il responsabile di tutto quello.

«Hem, mi stavo chiedendo…» Andrea esitò un momento, ma gli sguardi che gli rivolsero sia Yuta che Mordecai erano più o meno gentilmente o del tutto disponibilmente interessati. «Se non si può tentare di rintracciare il… hum… padrone del fantoccio con… una specie di indagine?»

Mordecai sorrise simpaticamente, Yuta in un modo che sembrava complimentosamente complice.

«Volete dire che vi offrireste di indagare per me?» chiese il necromante.

Andrea spalancò un poco gli occhi. «No, io… Cioè, io non sono nemmeno… Voglio dire…» ribatté precipitosamente.

«Stava scherzando…» commentò Yuta con un piccolo grugnito, rivolgendo uno sguardo piuttosto divertito a Mordecai.

«Lo ammetto.» disse lui, lasciando il bollitore sul fuoco per sedersi a sua volta attorno al tavolino. «E, non perché dubito della vostra abilità. Ma perché i necromanti possono essere… come dire? Piuttosto sgradevoli, talvolta. E dal momento che questo – o questa – necromante in particolare sembra aver voluto prendersela con me, ritengo mio personale dovere, diciamo, occuparmi io stesso del problema. Semmai si ripresenterà, beninteso.»

Andrea sbatté le palpebre. «Scusate…» disse, incerta, e vagamente irritata per come la sua voce continuava a prendere una nota piuttosto intimidita, per via del fatto che – tanto per cambiare – le sembrava di essere l’ultima arrivata su quelle cose. «Non capisco, credo. Lei si occupa di… insomma… cerca di aiutare le persone, no? Insomma, permettendo loro di… parlare coi loro cari defunti, se ho ben capito. Quello che volevo dire, riguardo al capire chi possa essere il colpevole in base anche solo ad un lavoro di intuizione, è… Hem, insomma. Quanti nemici potrebbe mai avere, se tutto quello che fa è cercare di aiutare le persone?»

Yuta emise un piccolo verso divertito ma complimentoso. «Ottimo ragionamento.»

Andrea spostò lo sguardo tra lei e Mordecai, il quale si limitò ad annuire gentilmente, come se concordasse con quel commento, e con le sue implicazioni.

«Hum… clienti che… non sono stati felici di come ha cercato di aiutarli? Cioè, potrebbero aver… pagato un altro necromante per giocarle un brutto tiro?» tentò Andrea, incerta.

Mordecai rise appena, gentilmente, e si alzò per andare a recuperare alcune tazze e sciacquarle e asciugarle senza fretta. «Potrebbe essere. Ma temo che le motivazioni di chi ha cercato di giocarmi questo brutto tiro potrebbero essere più legate a… il mio passato.»

Andrea lo guardò con stupore, anche se lui ora le girava la schiena. Un rapido sguardo di sbieco verso Yuta non le suggerì alcuna possibile interpretazione. «Intende… prima che diventasse un necromante

«Penso piuttosto…» intervenne Yuta, come per moderare gentilmente la domanda «Che intenda quando era già un necromante, ma ancora non si dedicava solo – o soprattutto – al mettere in contatto le persone con i loro… come abbiamo detto? Affetti defunti, o quello che è.»

«Ah, okay.» disse subito Andrea, annuendo generosamente, cercando di dare a vedere che quella risposta era sufficiente – o meglio, se la sarebbe fatta bastare – e non intendeva fare altre domande che rischiavano di risultare in qualche modo indiscrete. Tuttavia, quella risposta la inquietava abbastanza. Soprattutto se tentava di calarla nelle conclusioni a cui era giunta a riguardo della necromanzia e di Mordecai: l’una poteva rivelarsi affatto gentile, mentre Mordecai lo era. Ma forse non lo era sempre stato…

Yuta sembrò avere intuito quello che stava pensando semplicemente dalla sua espressione piuttosto innervosita, e si scambiò un rapido sguardo con Mordecai. Poi sospirò e si appoggiò coi gomiti sul tavolo. «Ho il sospetto che Mordecai un tempo fosse più combattivo, e si dedicasse anche a mettere i bastoni tra le ruote a qualche necromanteo… si dice necromantessa? – che esercitasse la necromanzia in modi piuttosto… crudeli. Come rendere una persona un fantoccio, ad esempio…»

Andrea la guardò stupita, ma Yuta stava rivolgendo un sorrisetto complicemente sussiegoso e moderatamente provocatorio verso il necromante. Il quale sospirò, mentre tornava al tavolino portando un vassoio di tazze, piattini, quelli che sembravano biscotti – Andrea sperò che lo fossero, e in ogni caso si azzardò a mangiarli solo dopo aver visto Yuta e Mordecai farlo – e un bollitore di tè caldo. Almeno quest’ultimo particolare non la rese perplessa; Danny le aveva accennato anche del tè alla menta bevuto caldo nel deserto.

«Colto in fragrante, suppongo.» concesse Mordecai con un accenno di sorriso gentile, annuendo verso Yuta. «Anche se il tuo modo di descrivere alcuni dei miei… alterchi del passato con altri necromanti, è decisamente fin troppo complimentoso, e rischia di essere piuttosto… aulicizzante

Andrea corrugò la fronte, fissando rigorosamente solo la tazza da cui stava sorseggiando, mentre la sua immaginazione cercava invano di coniugare due sorta di immagini che sembravano diametralmente opposte nel descrivere qualcosa di simile ad uno scontro a singolar tenzone tra due necromanti (o necromantesse). In una delle immagini, i due contendenti erano due persone dall’aria meticolosamente magica e austera e seria, ammantate sia metaforicamente di mistero sia di grossi mantelli, che si sfidavano con lo sguardo e un braccio alzato come recitando formule arcane, guidando due enormi golem l’uno contro l’altro; l’altra immagine rappresentava quelli che sembravano due vecchi mezzi rincitrulliti che si tiravano addosso manate di terra e imprecazioni, senza essere ammantati di altro che di una certa ridicolaggine pietosa, della quale sembravano peraltro cocciutamente e completamente inconsapevoli, presi com’erano dal loro bisticcio probabilmente generatosi sulla base di futilissimi motivi puerili.

«Ah, non preoccuparti di questo.» Yuta agitò vagamente una mano per aria. «Andrea ha ormai visto noialtri “in azione”, e allo stesso tempo dev’essersi beccata almeno qualche dozzina di racconti miticizzanti di Kumals in proposito ai nostri casi, quindi, beh, deve aver presente.»

Andrea rialzò prontamente lo sguardo su di loro. «Oh, no, io…» poi corrugò la fronte, e di fronte all’espressione piuttosto divertita di Yuta e a quella perennemente gentilmente disponibile di Mordecai, scosse la testa ed esalò un sospiro. «Beh, sì. In realtà è… così.»

Yuta rise sonoramente, annuendo come in conferma.

«Capisco.» annuì Mordecai, prendendo con calma un altro sorso di tè, e sembrare raccogliere altre parole con accurata attenzione, prima di pronunciarle. «Mi stavo piuttosto chiedendo… se la mia impressione fosse sbagliata, a proposito del fatto che potresti avere delle domande, Andrea?»

Lei lo guardò basita, e Yuta la studiò con più vivida attenzione, sensibilmente attenta e preoccupata.

«Sicuramente non intendevo essere sgarbatamente inquisitorio.» aggiunse subito Mordecai, con un piccolo sorriso di scusa. «Ma se per caso desiderassi porle a me o a Yuta… E qui mi scuso se parlo anche per lei, ma suppongo di poter essere sicuro che Yuta, quanto me, sarebbe quanto mai disponibile ad ascoltare e rispondere, per quanto e fin dove ci è possibile avere delle risposte.»

«Io…» Andrea esitò per un lungo momento, combattuta. Poi sembrò prendere una risoluzione, incoraggiata dagli sguardi di Mordecai e di Yuta, e sospirò crollando un poco le spalle. «È solo che… riguardo alla notte senza luna, e ai mezzi lupi.» Tacque per un momento, lo sguardo abbassato e la fronte corrugata per la concentrazione. Nessuno degli altri due le mise la benché minima fretta, e lei ne fu loro immensamente grata. Alla fine prese fiato e tentò di cominciare dall’inizio.

«Tempo fa, Zoal mi disse che la notte senza luna, per dei mezzi lupi, è un momento in cui non sono in grado di… prendere la forma di lupo.» Fece una breve pausa, studiando le espressioni degli altri due. Quella di Yuta sembrava piuttosto perplessa, quella di Mordecai più riflessiva. «Ma ora qui il problema a Tairans sembra essere che nella notte senza luna dei mezzi lupi si… scatenerebbero micidialmente in mezzo ad una città.»

Per quanto tentasse di mantenere il suo tono in qualche modo… professionalmente concentrato, Andrea sospettava che gli altri due stessero intuendo bene quanto il suo interesse fosse anche personale. Riflettendoci, nelle ultime ore si era resa conto che non ricordava di aver mai passato con Danny una notte senza luna. Non ne era del tutto sicura, d’altro canto. Dal momento che lui sembrava gestire abbastanza tranquillamente la sua natura di mezzo lupo, non aveva mai avuto l’impressione che potesse esserci un problema così grave come… Andrea abbassò lo sguardo, sentendo una fitta traditrice al petto, così come ogni altra volta che – soprattutto recentemente forse – aveva compreso di aver colpevolmente sottovalutato forse quanto potesse essere a volte molto sofferto, essere un mezzo lupo. Per quanto Danny non lo mostrasse. O… lo nascondesse appositamente. Ma Zoal… non riusciva a capire perché avrebbe dovuto mentirle in proposito.

«Sono sicuro che Zoal non volesse dirti qualcosa di non vero appositamente.» iniziò Mordecai, come se avesse intuito il corso dei suoi pensieri. Andrea rialzò rapidamente il suo sguardo su di lui. E quando occhieggiò verso Yuta, rimase stupita dal vederla combattuta.

«O forse sì…» disse piano Yuta, stupendola ancora di più. «E anche se non sono sicura di indovinare le sue intenzioni… conoscendola, immagino che non volesse… farti preoccupare.»

Andrea deglutì, e chiese precipitosamente «Quindi, a tutti gli effetti nelle notti senza luna un mezzo lupo… perde il controllo? Diventa… feroce e pericoloso?»

«No. Non proprio.» Yuta corrugò la fronte e scosse la testa con decisione. Poi si morse le labbra e lanciò un rapido sguardo quasi inconsciamente alla ricerca di aiuto verso Mordecai. «Non Danny, almeno.» puntualizzò comunque, con sicurezza.

Andrea ebbe la singolare sensazione che nemmeno Yuta fosse troppo sicura in realtà di quello che stava dicendo.

«Io credo che…» iniziò Mordecai, in tono molto calmo e controllato, quasi in singolare contrasto con l’espressione gentile che stava rivolgendo a loro, e soprattutto ad Andrea «Danny potrebbe aver omesso questo particolare per non renderlo una vostra responsabilità, in qualche modo, e lo dico puramente per impressione, dal momento che non lo conosco così bene né da tanto…»

Yuta sospirò enormemente, esasperata. «Suona da lui, comunque.» mugugnò, incrociandosi le braccia sul petto. Sembrava irritata con se stessa, prima di tutto.

«E che Zoal abbia voluto rispettare questa sua scelta, oppure, semplicemente, stesse riportando quello che ne sa in proposito, in base magari a quello che le ha detto Danny stesso.» ponderò ancora Mordecai, il più sensibilmente possibile.

«Più probabile la prima…» borbottò ancora Yuta, come se stesse ora meditando di aggiungere anche Zoal alla lista di persone a cui avrebbe avuto qualcosa da ridire non appena si fossero riviste, subito sotto al nome di Danny naturalmente.

«Ma tu… sai com’è in realtà?» chiese Andrea, protendendosi un poco verso Mordecai, attentissima.

Mordecai le rivolse un sorriso gentile e con intento rassicurante.

«Non potrei dirlo con queste parole, dal momento che, prima di tutto, non sono io stesso un mezzo lupo. Tuttavia, da quello che so, la luna ha una sorta di ascendente sui mezzi lupi per cui è per loro come un… faro, una guida, un bilanciamento, in un certo senso. Pur nelle eventuali declinazioni individuali di ogni singolo mezzo lupo, naturalmente, e a seconda di come lui o lei si rapporta con questo. Dunque, temo che in mancanza d’essa, nelle notti senza luna, i mezzi lupi rimangano privi di questa sorta di guida e bilanciamento. Non intendo dire, con questo, che perdono quindi il lume della ragione, ma forse che rimangono privi di un lume per vedere e sentire le cose come in ogni altro giorno o notte del mese. Il come possano reagire, credo sia strettamente dipendente dalla loro natura ed emozioni ed esperienze individuali. Da quello che ho sentito dire, ci sono mezzi lupi che perdono il controllo sulla forma del loro corpo, e pertanto possono rimanere “intrappolati” in forma umana o di lupo senza cambiarla volontariamente, o che traslano confusamente dall’una all’altra più volte, e assai dolorosamente, senza poterci fare niente.»

Andrea si era aggrappata al bordo del tavolo senza nemmeno accorgersene, l’espressione ora terrea.

«Non credo che questo sia il caso di Danny.» aggiunse subito Mordecai. «Da quello che ho capito, è un mezzo lupo già da diverso tempo, e quindi deve avere avuto occasione di sviluppare la sua autogestione in modo che si ritorca il meno possibile contro di lui, o contro altri che gli sono vicino. Inoltre, la sua “iniziazione” come mezzo lupo, da quel che ho capito, è stata condotta sotto la guida di una mezza lupa. Riguardo alla quale, certo, potremmo criticare le sue ragioni e motivazioni e scelte…»

«Se non altro perché ha radunato dei mezzi lupi da scatenare in una follia omicida su un’intera cittadina, ad esempio…» buttò lì come commento incupito Yuta.

Lui annuì concordemente. «Ma ad ogni modo, ho avuto l’impressione che fosse una mezza lupa abbastanza sicura di sé e stabile, in qualche modo. Abbastanza da poter offrire un qualche tipo di guida sicura per un giovane mezzo lupo. Tornando ai possibili effetti della mancanza di luna, in quelle notti da quel che dicevo un mezzo lupo tende a perdere buona parte di controllo sulla sua volontà, o su come esprimerla ed esercitarla. Ancora, ho sentito di mezzi lupi che passano queste notti interamente a correre, ad esempio, altri che si nascondono in qualche rifugio e aspettano che la notte finisca, e la stragrande maggioranza, da quel che ne so, sceglie di mantenersi lontano da qualsiasi possibile fonte di… eccessiva stimolazione sensoriale ed emotiva, poiché le sue reazioni in quel caso potrebbero diventare quasi matematicamente sproporzionate, prive di scelta cosciente e di consapevolezza.»

«Ma qui…» puntualizzò Yuta dopo qualche momento di silenzio, inarcando notevolmente le sopracciglia «Abbiamo a che fare con un intero branco di mezzi lupi che intendono fare esattamente l’opposto…»

«Ne sono consapevole, purtroppo.» annuì Mordecai con aria seria, ma non per questo particolarmente intaccata nella sua consueta compostezza «Anche se non lo definirei propriamente un ‘branco’, quanto piuttosto una sorta di raduno di accoliti, per così dire. Comunque, immagino che dipenda dai presupposti. E forse da… una componente di selezione naturale, in un certo senso, e di apprendimento finalizzato alla sopravvivenza.»

«Okay, ovvero?» chiese di specificare Yuta, sorseggiando dalla tazza che ora praticamente artigliava, lo sguardo fisso su di lui con una concentrazione battaglieramente attenta.

«Ovverosia…» risposte Mordecai, con disponibile imperturbabilità, ma una venatura della fronte che tradiva la sua apprensione per l’argomento in questione «Se mai qualche mezzo lupo, eventualmente alle prime armi e/o dotato diciamo di scarsa sensibilità per la propria e altrui conservazione, abbia trascorso una notte senza luna abbastanza pericolosamente vicino a qualche insediamento umano così da incappare probabilmente in uno scontro diretto e mortale con le persone ivi residenti, potrebbe aver avuto… la peggio. Da ciò…»

«Okay, la cosiddetta selezione naturale, diciamo.» completò Yuta, annuendo con comprensione «Per cui i mezzi lupi che si sono ritrovati a scatenare una ferocia aggressiva e incontrollata sono stati… eliminati, e tra di loro hanno sviluppato la trasmissione di conoscenza di come autogestirsi nelle notti senza luna, mantenendosi lontano da eventuali pericoli che in quelle condizioni finirebbero per crearsi da soli.»

«Precisamente.» annuì Mordecai. «D’altro canto, quella mezza lupa, Mara, ha pensato di scaravoltare questo principio, per così dire. Ovvero di avvalersi della ferocia aggressiva e incontrollata per attaccare gli esseri umani, con gli intenti che… beh, temo ormai abbiamo afferrato.»

«Ci serve un ottimo piano…» mugugnò Yuta.

«Concordo. E da ciò anche la necessità di agire prima della notte senza luna. Perché in quel caso, le nostre possibilità di evitare il peggio, specialmente cercando di minimizzare la violenza e le vittime, saranno nel culmine del loro assottigliamento.»

«Fantastico…» borbottò Yuta, a quanto pare sul punto di immergersi in una rinnovata riflessione alla ricerca di idee.

«Mi chiedo…» disse Andrea piano, riflettendo ad alta voce senza rendersene del tutto conto «Se fosse una notte senza luna. Quella in cui… Danny ha incrociato Kumals e Uther

«Mhm. Ritengo che sia possibile.» disse Mordecai, con tono ponderante e sensibilmente attento. «Tuttavia, ne dubito. Se così fosse stato, temo sarebbe stato così privo di autocontrollo che non si sarebbe mai sottratto allo scontro. Temo che un mezzo lupo che si ritrovi in uno scontro in quelle condizioni, tenda piuttosto a… combattere fino alla morte.»

Andrea deglutì e annuì appena, distrattamente, fissando nel vuoto davanti a sé. Riappoggiò la tazza sul piattino, improvvisamente piuttosto nauseata.

E Yuta praticamente urlò «Kumals! E Uther!», sbattendo la tazza e un pugno sul tavolino così forte da farlo traballare.

Andrea voltò lo sguardo spalancato su di lei per istintiva reazione praticamente allarmata. Mordecai si limitò a considerarla con un accenno di pura contemplazione, come se avesse intuito perfettamente la conclusione alla quale lei era appena giunta.

«Quei due… Quei due maledetti… Per la miseria, dovevano saperlo! Almeno Kumals! E naturalmente nemmeno loro due ne hanno mai anche solo accennato!» esclamò Yuta, ancora in tono decisamente combattivo. Nemmeno per un momento sembrò prendere in considerazione che Ramo potesse saperne qualcosa, e sembrò in compenso aver trovato finalmente con chi prendersela, dopo aver almeno per il momento posticipato un regolamento di conti più diretto con Danny o Zoal.

«Oh, mi sentiranno. Eccome se mi sentiranno…» borbottò Yuta tra sé e sé, lo sguardo colmo di recondita minaccia, mentre riprendeva a bere il tè, stavolta buttandolo giù ad ampie sorsate, nemmeno avesse appena deciso di finirlo il prima possibile per potersi avviare marciando alla ricerca dei due in questione.

Per quanto la conoscesse ormai – o forse proprio per quello – Andrea percepì quasi con timore l’aura densa di rimprovero minaccioso che emanava da lei, e si sentì improvvisamente molto, molto grata di non essere né KumalsUther in quel momento.

Mordecai si schiarì appena e cortesemente la voce. «Non oserei mai intromettermi, ma se posso esprimere giusto una mia impressione, credo che Kumals e Uther, ammesso che siano a conoscenza di questo, avranno avuto i loro motivi per…»

«Mordecai…» sospirò Yuta, il suo tono che assumeva una nota decisamente più gentile, ma non per questo meno risoluta «Ti assicuro che prendere le difese di quei due è, in ogni caso, completamente inutile. Sempre. Perché matematicamente non hanno scusanti. Non che non ci provino, ad averne, eventualmente. Ma di fatto non le hanno mai, non veramente.»

Andrea ebbe la discreta impressione che Mordecai stesse sorridendo appena ma nettamente, dietro la tazza che si stava portando alle labbra. «Capisco.» si limitò a dire.

D’altro canto, in quel momento Andrea aveva molto a cui pensare. Ma si sforzò di concentrarsi piuttosto su quella che sembrava dover essere la loro priorità. A dirla tutta, le sembrava improvvisamente una stupida e assurda perdita di tempo, essere lì a sorseggiare tè e a riordinare il caos della casa di Mordecai, quando c’era una minaccia mortale che pendeva su un’intera cittadina. Tuttavia, non l’avrebbe stupita particolarmente scoprire che anche quello aveva un qualche suo… motivo, calato eventualmente nel momento giusto al punto giusto, per orchestrazione cosciente o piuttosto per spontaneo modo di fare di buona parte dei ‘4 di picche’. Certo non di lei, Danny, Ramo, e forse nemmeno di Uther. Ma per quanto riguardava Kumals e Yuta, e Zoal, se fosse stata lì… aveva ormai la costante impressione, o il costante sospetto, che in qualche modo sapessero benissimo cosa stavano facendo. Non che questo garantisse automaticamente che fosse qualcosa che avrebbe avuto successo. Ma forse non era mai così casuale e decerebrato come sembrava. Solo forse, e magari non sempre.

Come a rispondere in anticipo alla domanda che stava comunque per porre – perché per quanto potesse essere (o sentirsi come) l’ultima arrivata, e per quanto potesse fidarsi di Yuta e Kumals, dopotutto aveva la testarda propensione a sentirsi in diritto e dovere di potere riflettere con la propria testa, e di dover capire – Yuta cambiò tono e si rivolse a Mordecai guardandolo direttamente negli occhi, improvvisamente seria ma gentile.

«Sono molto felice di poter contare anche su di te, Mordecai, in questa situazione da strapazzo. Sempre che tu abbia ancora tempo e voglia di dare una mano, s’intende.»

Andrea si ritrovò a tornare a guardare di scatto il necromante, improvvisamente in attesa speranzosa di una sua risposta positiva. Ora capiva, o almeno credeva, quello che forse Yuta e Kumals avevano avuto ben presente, almeno da un certo punto in poi. Dopotutto, non era così difficile intuirlo, se si mettevano insieme diversi elementi: era da lui che Kumals aveva mandato Danny e Uther in cerca di manforte, lui che li aveva liberati quando erano rimasti intrappolati nella sua stessa cantina, lui che aveva soccorso Danny dopo la battaglia con Mara impedendo che fosse sbranato da Badlands e qualche altro mezzo lupo, lui che aveva appena dimostrato di saperne abbastanza sui mezzi lupi, e lui che in generale sembrava… molto preparato in qualche modo, e potenzialmente a qualsiasi cosa. Lui che, come sembrava da ciò che faceva con la sua necromanzia, e da ciò che aveva fatto in passato, pareva essere intenzionato ad aiutare, a combattere ingiustizie e crudeltà, ad… evitare il peggio, da sue stesse parole. Lui che ora stava guardando Yuta con un sorriso sincero sebbene appena accennato, e lo sguardo serio, composto, ma ferreo di una decisione tranquilla e profonda come se gli sorgesse estremamente spontanea e naturale.

Andrea non aveva ancora ben chiaro come potesse essere d’aiuto un necromante in tutto quello, esattamente, e peraltro non avevano ancora nemmeno un piano loro per primi. Ma si sentì comunque così sollevata da trattenere all’ultimo un sospiro di sollievo, quando Mordecai rispose con sicurezza diamantina un semplice ma definitivo «Certamente.»

 

Soundtrack: Bad moon rising (Creedence Clearwater Revival)

 

 

Inutili note dello scribacchiatore: e questa è la nuova versione di questo capitolo, perché l’originale è ancora sepolta nel mio ex disco fisso, pace all’anima sua. I necromanti potrebbero occuparsi anche del recupero file da hard-disk praticamente defunti? Chi lo sa. Comunque, in realtà questa nuova versione del capitolo mi soddisfa di più dell’originale, quindi chissà, a volte ‘non tutto il mal vien per nuocere’, come si suol dire.

  
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