Capitolo
60
(Wrong
legends)
Mordecai risalì le scale
dalla cantina della sua casa e si fermò sulla soglia della stanza principale
del pianterreno che fungeva da salotto, sala di ricevimento ospiti e parte del
suo laboratorio complessivamente. Guardò per un momento le due che stavano
cercando di sistemare un altro po’ il disordine che ancora vi regnava dopo che,
durante la sua assenza, il fantoccio inviato da qualcuno aveva fatto del suo
peggio per scombinare tutto, e sorrise.
«Vi
ringrazio molto. Davvero… non era necessario.» ringraziò con gentile
gratitudine, raggiungendo il tavolino presso il quale si sedette, poggiando con
accurata delicatezza qualcosa sopra di esso.
Yuta gli gettò
appena un’occhiata da sopra la spalla, scrollò le spalle con leggerezza ed
emise un piccolo sbuffo amichevolmente accondiscendente.
«Non
dire sciocchezze, Mordecai.» ribatté semplicemente, mentre – armata di
strofinaccio – continuava a cercare di spolverare abbastanza efficacemente una
mensola che era riuscita a svuotare, appoggiando tutto ciò che era ancora
integro sul bancone.
Andrea
si girò un poco verso di lui, mentre studiava ancora con lo sguardo un
barattolo di vetro che forse in origine era stato un contenitore di marmellata
da supermercato, ma che ora conteneva una specie di indefinibile liquido
gelatinoso che assomigliava vagamente ad argento fuso; l’etichetta artigianale
recava una scritta in caratteri che lei era abbastanza sicura di non avere mai
visto, e che per quanto ne sapeva potevano essere un codice così come un’antica
lingua morta.
«Quindi…
lei è un… necromante?» chiese cercando di essere il
più gentile possibile, ovvero di sospendere ogni nota di puro stupore e una
certa indecisione piuttosto scettica. Scoccò comunque un rapido sguardo
laterale verso Yuta, la quale tuttavia continuò a
pulire la mensola, limitandosi a sorridere un poco tra sé e sé.
Mordecai
annuì tranquillamente e cortesemente. «Esatto, Andrea. Dammi pure del tu, a
proposito e se non ti dispiace, preferirei. Oh, e… non aprire quel barattolo.
Quella sostanza può essere poco simpatica se non la si tratta con molta cura.»
Andrea
sussultò davvero poco tutto sommato, e appoggiò molto lentamente il barattolo
sul ripiano, trattandolo sostanzialmente come se la minima agitazione fisica
avesse potuto farglielo deflagrare tra le dita. Non chiese nemmeno di che cosa
si trattasse esattamente.
Yuta si era girata a
guardare Mordecai, o meglio, il suo sguardo si abbassò quasi subito su ciò che
aveva appoggiato sul tavolino davanti a sé. «È rimasto abbastanza di quel… coso? » chiese, agitando vagamente una mano.
«Fantoccio.
Gergalmente parlando. Il termine originale è piuttosto antico e inutilmente
complicato tanto nella scrittura che nella pronuncia. Persiano, per la
precisione.» informò Mordecai, tranquillamente e colloquialmente.
«Hum… già…» schioccò appena le labbra Yuta,
annuendo con una leggera smorfia di concentrazione, mentre Andrea si girava a
sua volta e notava l’oggetto appoggiato sul tavolo.
Sembrava
una di quelle provette antidiluviane, ovvero di grandi dimensioni, di spesso
vetro, e chiusa da un grosso tappo di sughero, appoggiata sdraiata sul
tavolino; dentro c’era una sorta di polvere un poco terrosa e rossastra, e
aveva un’aria così innocua che per qualche motivo Andrea se ne sentì ancora più
sospettosa.
«Quindi,
ne è rimasto abbastanza in modo che tu possa farti un’idea di chi potrebbe
avertelo mandato?» specificò meglio Yuta con fare
pragmatico più esplicito.
Mordecai
si raccolse con calma le mani incrociandole sul petto, appoggiandosi meglio contro
lo schienale della sedia, e assunse un’aria un poco più seria e precisa.
«Normalmente,
direi che potrei provarci e scoprirlo. Normalmente, direi che potrebbe esserci
qualche possibilità di successo nel tentativo, che lo renderebbe quindi
qualcosa di cui valga la pena.»
Il
necromante sembrò prendere una pausa. Che si prolungò
per diversi momenti.
L’espressione
di Yuta si era incupita e aveva crollato le spalle
piuttosto amareggiata, inarcando un sopracciglio. «Ma in questo caso?» incalzò
dopo un poco, e comunque il più cortesemente possibile. Un atteggiamento che
sembrava sorgerle spontaneo verso Mordecai,
nonostante la sua impazienza indisposta verso ciò che le sembrava di intuire si
sarebbe rivelata come una risposta negativa.
Andrea
gliene fu grata. Lei non avrebbe saputo dire per niente se il necromante stesse semplicemente riflettendo sulla scelta
delle prossime parole, o se si fosse effettivamente perso nelle sue
riflessioni, dimenticandosi di proseguire ad alta voce.
«In
questo caso, il “fantoccio” aveva assunto un’indipendenza che potremmo definire
anomala, naturalmente dal punto di vista del suo creatore o creatrice. Mentre a
voler essere comprensibilmente sensibili verso la sorte della persona che era
originalmente, potremmo definirla comunque non propriamente “sana”.»
Andrea
stava corrugando la fronte, cercando di interpretare con concentrazione le sue
parole, anche basandosi sui racconti di Danny in proposito all’incontro di lui
e Uther – o piuttosto sequestro, a tutti gli effetti
– con il fantoccio di terracotta, e alle cosiddette spiegazioni di Kumals, che francamente le avevano dato l’impressioni di
qualcuno che ha letto qualche frammento di teoria in proposito ma non ha mai
avuto il… dispiacere di incontrare direttamente il
fenomeno in sé. Yuta stava invece corrucciando
l’espressione come se il suo sospetto di risposta che non le piaceva per niente
stesse drasticamente aumentando ad ogni singola parola pronunciata da Mordecai.
«Questa
sorta di “ribellione”…» proseguì Mordecai «che non è
così inusuale come si potrebbe pensare, o checché piaccia pensare a chi si
diletta nella deformazione dell’umanità degli infelici che finiscono nelle sue
mani rendendoli dei fantocci, tende non solo a verificarsi come possibile
conseguenza di una prolungata distanza fisica – e non solo – tra il fantoccio e
il suo padrone, ma anche a rendere tale distanza più grave.»
Mordecai fece un’altra
pausa, stavolta dando maggiormente l’impressione di stare organizzando meglio
le sue prossime parole, apparentemente a beneficio di un tentativo di rendersi
maggiormente comprensibile per due non… addette alla necromanzia come Yuta e Andrea.
Quest’ultima, a dirla tutta, era sempre più sollevata di non esserlo, addetta
alla negromanzia. Si rendeva conto che poteva non essere esattamente un
complimento, quello, verso Mordecai, e le dispiaceva
sinceramente. Mordecai sembrava…
particolarmente gentile e sensibile e assennato ed equilibrato, per essere un necromante. Ma più ne sentiva di roba negromantica, più lui
le sembrava una sorta di eccezione alla regola. Le sembrava di poter quasi
dire, a mo’ di riassunto della sua prima impressione della negromanzia, che
essa non era per niente… gentile e quant’altro degli
aggettivi sopraddetti, mentre Mordecai lo era, e –
più o meno incidentalmente o coincidenzialmente – era
anche un necromante.
Yuta sospirò
pesantemente, con una smorfia chiaramente scontenta e irritata. «Quindi,
potremmo anche avere chili di quella… specie di
terra, ma vista questa ‘distanza’ non sarebbe possibile risalire al – ugh – padrone di quella cosa? Al suo emissario insomma?»
Mordecai annuì. «Temo di
sì.» confermò.
Andrea
corrugò la fronte e aprì bocca per dire qualcosa, ma Yuta
esplose un’improvvisa e sonora imprecazione, sbattendo un piede con forza sullo
sgabello in cima al quale si era piazzata per arrivare meglio a spolverare le
mensole più alte. Andrea quasi sussultò per la sorpresa, mentre Mordecai si limitò a lanciare uno sguardo a Yuta, decisamente meno scomposto se anche era sorpreso. La
prima cosa che assurdamente colpì Andrea, fu il fatto che Yuta
era riuscita a mantenere perfettamente l’equilibrio nonostante il pericoloso
traballare dello sgabello in reazione al suo gesto irritato.
«Maledizione.»
ripeté Yuta, in tono più relativamente calmo ma
comunque a denti stretti, sospirando e scendendo dallo sgabello con un semplice
balzo, con quella sua solita nonchalance da agilità spontanea che Andrea qui o
là un po’ le invidiava e soprattutto le ammirava. «Quindi, non c’è modo di
capire chi ha tentato di… vendere Danny e liberarsi di Uther? E ha
combinato questo casino qua dentro, tra l’altro.» aggiunse, agitando sommariamente
lo strofinaccio da cui piovve una nuvoletta di polvere densa. La sua
espressione era piuttosto omicida, come se stesse ponderando se strangolare lo
strofinaccio al posto del responsabile che sembrava irrintracciabile.
Mordecai accennò un
piccolo sorriso di simpatia comprensiva. «A dire la verità, parte di questo scompiglio
dev’essere colpa mia. Era da tempo che non riordinavo un po’, e la prolungata
intrusione del fantoccio non sembra avere migliorato le cose in tal senso.» Il necromante si guardò intorno per la stanza e sospirò con
rassegnazione compassata, e tuttavia il sorrisetto ancora pazientemente
aggrappato ad un angolo delle labbra sottili. «Comunque, immagino che il tuo risentimento
sia soprattutto dovuto a quanto successo a Danny e Uther,
comprensibilmente.»
«Ah… non so.» Yuta scrollò le
spalle e si avvicinò ad un punto del bancone steso per quasi tutta la lunghezza
di una delle pareti, studiando il caos di oggetti sparsi lì sopra con aria
critica. «Forse quei due un po’ se lo meritavano…»
sembrò pentirsi un momento e rivolse un rapido sguardo come in scusa verso
Andrea. «Insomma, non proprio. Ma comunque, si sono infilati loro dentro a
tutto questo, tanto per cominciare. E non intendo casa tua, ma anche tutto
questo casino con quei mezzi lupi. E in realtà si dovrebbe persino concludere
che è stato meglio così, altrimenti forse qui non ci sarebbe nessuno a tentare
di sistemare le cose. Eppure…»
Yuta sospirò di
nuovo e scosse la testa. «Okay. Credo che avrò bisogno di bere qualcosa, per
continuare questa conversazione. Per la miseria, giurerei di avere della
polvere persino dentro le orecchie!»
Ora
Yuta stava studiando la disposizione caotica di oggetti
sul bancone di fronte a sé. Andrea intuì, con un moto piuttosto empatico, che
stava cercando – perlopiù invano – di capire quali oggetti potevano essere
effettivamente comuni utensili da cucina, e quali potevano solo sembrarlo ed
essere in realtà qualcosa di insospettabilmente necromantico. O viceversa, per quello che ormai ne sapeva
Andrea.
«Oh.
Colpa mia. Sono un pessimo ospite, tanto più considerando il vostro aiuto
disinteressato per tentare di ripristinare un qualche ordine qui dentro, e non
vi ho ancora offerto da bere.» si scusò Mordecai,
alzandosi e avviandosi al bancone.
Yuta gli lasciò
spazio con aria praticamente sollevata, abbandonando ogni altro suo tentativo
di venire a capo di una distinzione tra utensili da cucina e oggetti
negromantici, in favore di raggiungere a sua volta il tavolino e lasciarsi
cadere praticamente di peso su una delle sedie intorno ad esso. «Andrea,
prenditi una pausa anche tu…» propose distrattamente,
fissando piuttosto in cagnesco la fiala di foggia antica ancora appoggiata sul
tavolino.
Andrea
stava già raggiungendo una sedia a sua volta, e dopo essersi seduta riponderò per un momento tutto quello che stava pensando,
prima di schiarirsi la voce un po’ timidamente, e decidersi a rompere il rumore
di sottofondo creato dal trafficare di Mordecai per
mettere sul fuoco un bollitore – Andrea cercò di non pensare a come Danny e Uther fossero stati messi fuori combattimento proprio con
qualcosa da bere non appena avevano messo piede lì dentro – e l’atmosfera
incupita con cui Yuta continuava a fissare la fiala
con dentro il terriccio come se stesse valutando di prendere lezioni di
negromanzia solo per poter tentare lei stessa di rintracciare il responsabile
di tutto quello.
«Hem, mi stavo chiedendo…» Andrea
esitò un momento, ma gli sguardi che gli rivolsero sia Yuta
che Mordecai erano più o meno gentilmente o del tutto
disponibilmente interessati. «Se non si può tentare
di rintracciare il… hum…
padrone del fantoccio con… una specie di indagine?»
Mordecai sorrise
simpaticamente, Yuta in un modo che sembrava complimentosamente complice.
«Volete
dire che vi offrireste di indagare per me?» chiese il necromante.
Andrea
spalancò un poco gli occhi. «No, io… Cioè, io non
sono nemmeno… Voglio dire…»
ribatté precipitosamente.
«Stava
scherzando…» commentò Yuta
con un piccolo grugnito, rivolgendo uno sguardo piuttosto divertito a Mordecai.
«Lo
ammetto.» disse lui, lasciando il bollitore sul fuoco per sedersi a sua volta
attorno al tavolino. «E, non perché dubito della vostra abilità. Ma perché i necromanti possono essere… come
dire? Piuttosto sgradevoli, talvolta. E dal momento che questo – o questa – necromante in particolare sembra aver voluto prendersela
con me, ritengo mio personale dovere, diciamo, occuparmi io stesso del
problema. Semmai si ripresenterà, beninteso.»
Andrea
sbatté le palpebre. «Scusate…» disse, incerta, e
vagamente irritata per come la sua voce continuava a prendere una nota
piuttosto intimidita, per via del fatto che – tanto per cambiare – le sembrava
di essere l’ultima arrivata su quelle cose. «Non capisco, credo. Lei si occupa di… insomma… cerca di aiutare le
persone, no? Insomma, permettendo loro di… parlare
coi loro cari defunti, se ho ben capito. Quello che volevo dire, riguardo al
capire chi possa essere il colpevole in base anche solo ad un lavoro di
intuizione, è… Hem,
insomma. Quanti nemici potrebbe mai avere, se tutto quello che fa è cercare di
aiutare le persone?»
Yuta emise un
piccolo verso divertito ma complimentoso. «Ottimo ragionamento.»
Andrea
spostò lo sguardo tra lei e Mordecai, il quale si
limitò ad annuire gentilmente, come se concordasse con quel commento, e con le
sue implicazioni.
«Hum… clienti che… non sono stati
felici di come ha cercato di aiutarli? Cioè, potrebbero aver… pagato un altro necromante per giocarle un brutto tiro?» tentò Andrea,
incerta.
Mordecai rise appena,
gentilmente, e si alzò per andare a recuperare alcune tazze e sciacquarle e
asciugarle senza fretta. «Potrebbe essere. Ma temo che le motivazioni di chi ha
cercato di giocarmi questo brutto tiro potrebbero essere più legate a… il mio passato.»
Andrea
lo guardò con stupore, anche se lui ora le girava la schiena. Un rapido sguardo
di sbieco verso Yuta non le suggerì alcuna possibile
interpretazione. «Intende… prima che diventasse un necromante?»
«Penso
piuttosto…» intervenne Yuta,
come per moderare gentilmente la domanda «Che intenda quando era già un necromante, ma ancora non si dedicava solo – o soprattutto
– al mettere in contatto le persone con i loro… come
abbiamo detto? Affetti defunti, o quello che è.»
«Ah,
okay.» disse subito Andrea, annuendo generosamente, cercando di dare a vedere
che quella risposta era sufficiente – o meglio, se la sarebbe fatta bastare – e
non intendeva fare altre domande che rischiavano di risultare in qualche modo
indiscrete. Tuttavia, quella risposta la inquietava abbastanza. Soprattutto se
tentava di calarla nelle conclusioni a cui era giunta a riguardo della necromanzia e di Mordecai: l’una
poteva rivelarsi affatto gentile, mentre Mordecai lo
era. Ma forse non lo era sempre stato…
Yuta sembrò avere
intuito quello che stava pensando semplicemente dalla sua espressione piuttosto
innervosita, e si scambiò un rapido sguardo con Mordecai.
Poi sospirò e si appoggiò coi gomiti sul tavolo. «Ho il sospetto che Mordecai un tempo fosse più combattivo, e si dedicasse
anche a mettere i bastoni tra le ruote a qualche necromante
– o… si dice necromantessa?
– che esercitasse la necromanzia in modi piuttosto… crudeli. Come rendere una persona un fantoccio,
ad esempio…»
Andrea
la guardò stupita, ma Yuta stava rivolgendo un
sorrisetto complicemente sussiegoso e moderatamente
provocatorio verso il necromante. Il quale sospirò,
mentre tornava al tavolino portando un vassoio di tazze, piattini, quelli che
sembravano biscotti – Andrea sperò che lo fossero, e in ogni caso si azzardò a
mangiarli solo dopo aver visto Yuta e Mordecai farlo – e un bollitore di tè caldo. Almeno
quest’ultimo particolare non la rese perplessa; Danny le aveva accennato anche
del tè alla menta bevuto caldo nel deserto.
«Colto
in fragrante, suppongo.» concesse Mordecai con un
accenno di sorriso gentile, annuendo verso Yuta.
«Anche se il tuo modo di descrivere alcuni dei miei…
alterchi del passato con altri necromanti, è
decisamente fin troppo complimentoso, e rischia di essere piuttosto…
aulicizzante.»
Andrea
corrugò la fronte, fissando rigorosamente solo la tazza da cui stava
sorseggiando, mentre la sua immaginazione cercava invano di coniugare due sorta
di immagini che sembravano diametralmente opposte nel descrivere qualcosa di
simile ad uno scontro a singolar tenzone tra due necromanti
(o necromantesse). In una delle immagini, i due
contendenti erano due persone dall’aria meticolosamente magica e austera e
seria, ammantate sia metaforicamente di mistero sia di grossi mantelli, che si
sfidavano con lo sguardo e un braccio alzato come recitando formule arcane,
guidando due enormi golem l’uno contro l’altro; l’altra immagine rappresentava
quelli che sembravano due vecchi mezzi rincitrulliti che si tiravano addosso
manate di terra e imprecazioni, senza essere ammantati di altro che di una
certa ridicolaggine pietosa, della quale sembravano peraltro cocciutamente e
completamente inconsapevoli, presi com’erano dal loro bisticcio probabilmente
generatosi sulla base di futilissimi motivi puerili.
«Ah,
non preoccuparti di questo.» Yuta agitò vagamente una
mano per aria. «Andrea ha ormai visto noialtri “in azione”, e allo stesso tempo
dev’essersi beccata almeno qualche dozzina di racconti miticizzanti di Kumals in proposito ai nostri casi, quindi, beh, deve aver
presente.»
Andrea
rialzò prontamente lo sguardo su di loro. «Oh, no, io…»
poi corrugò la fronte, e di fronte all’espressione piuttosto divertita di Yuta e a quella perennemente gentilmente disponibile di Mordecai, scosse la testa ed esalò un sospiro. «Beh, sì. In
realtà è… così.»
Yuta rise
sonoramente, annuendo come in conferma.
«Capisco.»
annuì Mordecai, prendendo con calma un altro sorso di
tè, e sembrare raccogliere altre parole con accurata attenzione, prima di
pronunciarle. «Mi stavo piuttosto chiedendo… se la
mia impressione fosse sbagliata, a proposito del fatto che potresti avere delle
domande, Andrea?»
Lei
lo guardò basita, e Yuta la studiò con più vivida
attenzione, sensibilmente attenta e preoccupata.
«Sicuramente
non intendevo essere sgarbatamente inquisitorio.» aggiunse subito Mordecai, con un piccolo sorriso di scusa. «Ma se per caso
desiderassi porle a me o a Yuta… E qui mi scuso se parlo
anche per lei, ma suppongo di poter essere sicuro che Yuta,
quanto me, sarebbe quanto mai disponibile ad ascoltare e rispondere, per quanto
e fin dove ci è possibile avere delle risposte.»
«Io…» Andrea esitò per un lungo momento, combattuta. Poi
sembrò prendere una risoluzione, incoraggiata dagli sguardi di Mordecai e di Yuta, e sospirò
crollando un poco le spalle. «È solo che… riguardo
alla notte senza luna, e ai mezzi lupi.» Tacque per un momento, lo sguardo
abbassato e la fronte corrugata per la concentrazione. Nessuno degli altri due le
mise la benché minima fretta, e lei ne fu loro immensamente grata. Alla fine
prese fiato e tentò di cominciare dall’inizio.
«Tempo
fa, Zoal mi disse che la notte senza luna, per dei
mezzi lupi, è un momento in cui non sono in grado di…
prendere la forma di lupo.» Fece una breve pausa, studiando le espressioni
degli altri due. Quella di Yuta sembrava piuttosto
perplessa, quella di Mordecai più riflessiva. «Ma ora
qui il problema a Tairans sembra essere che nella
notte senza luna dei mezzi lupi si… scatenerebbero
micidialmente in mezzo ad una città.»
Per
quanto tentasse di mantenere il suo tono in qualche modo…
professionalmente concentrato, Andrea sospettava che gli altri due stessero
intuendo bene quanto il suo interesse fosse anche personale. Riflettendoci,
nelle ultime ore si era resa conto che non ricordava di aver mai passato con
Danny una notte senza luna. Non ne era del tutto sicura, d’altro canto. Dal
momento che lui sembrava gestire abbastanza tranquillamente la sua natura di
mezzo lupo, non aveva mai avuto l’impressione che potesse esserci un problema
così grave come… Andrea abbassò lo sguardo, sentendo
una fitta traditrice al petto, così come ogni altra volta che – soprattutto
recentemente forse – aveva compreso di aver colpevolmente sottovalutato forse
quanto potesse essere a volte molto sofferto, essere un mezzo lupo. Per quanto
Danny non lo mostrasse. O… lo nascondesse
appositamente. Ma Zoal… non riusciva a capire perché
avrebbe dovuto mentirle in proposito.
«Sono
sicuro che Zoal non volesse dirti qualcosa di non
vero appositamente.» iniziò Mordecai, come se avesse
intuito il corso dei suoi pensieri. Andrea rialzò rapidamente il suo sguardo su
di lui. E quando occhieggiò verso Yuta, rimase
stupita dal vederla combattuta.
«O
forse sì…» disse piano Yuta,
stupendola ancora di più. «E anche se non sono sicura di indovinare le sue intenzioni… conoscendola, immagino che non volesse… farti preoccupare.»
Andrea
deglutì, e chiese precipitosamente «Quindi, a tutti gli effetti nelle notti
senza luna un mezzo lupo… perde il controllo? Diventa… feroce e pericoloso?»
«No.
Non proprio.» Yuta corrugò la fronte e scosse la
testa con decisione. Poi si morse le labbra e lanciò un rapido sguardo quasi
inconsciamente alla ricerca di aiuto verso Mordecai.
«Non Danny, almeno.» puntualizzò comunque, con sicurezza.
Andrea
ebbe la singolare sensazione che nemmeno Yuta fosse
troppo sicura in realtà di quello che stava dicendo.
«Io
credo che…» iniziò Mordecai,
in tono molto calmo e controllato, quasi in singolare contrasto con
l’espressione gentile che stava rivolgendo a loro, e soprattutto ad Andrea
«Danny potrebbe aver omesso questo particolare per non renderlo una vostra
responsabilità, in qualche modo, e lo dico puramente per impressione, dal
momento che non lo conosco così bene né da tanto…»
Yuta sospirò
enormemente, esasperata. «Suona da lui, comunque.» mugugnò, incrociandosi le
braccia sul petto. Sembrava irritata con se stessa, prima di tutto.
«E
che Zoal abbia voluto rispettare questa sua scelta,
oppure, semplicemente, stesse riportando quello che ne sa in proposito, in base
magari a quello che le ha detto Danny stesso.» ponderò ancora Mordecai, il più sensibilmente possibile.
«Più
probabile la prima…» borbottò ancora Yuta, come se stesse ora meditando di aggiungere anche Zoal alla lista di persone a cui avrebbe avuto qualcosa da
ridire non appena si fossero riviste, subito sotto al nome di Danny
naturalmente.
«Ma
tu… sai com’è in realtà?» chiese Andrea,
protendendosi un poco verso Mordecai, attentissima.
Mordecai le rivolse un
sorriso gentile e con intento rassicurante.
«Non
potrei dirlo con queste parole, dal momento che, prima di tutto, non sono io
stesso un mezzo lupo. Tuttavia, da quello che so, la luna ha una sorta di ascendente
sui mezzi lupi per cui è per loro come un… faro, una
guida, un bilanciamento, in un certo senso. Pur nelle eventuali declinazioni
individuali di ogni singolo mezzo lupo, naturalmente, e a seconda di come lui o
lei si rapporta con questo. Dunque, temo che in mancanza d’essa, nelle notti
senza luna, i mezzi lupi rimangano privi di questa sorta di guida e
bilanciamento. Non intendo dire, con questo, che perdono quindi il lume della
ragione, ma forse che rimangono privi di un lume per vedere e sentire le cose
come in ogni altro giorno o notte del mese. Il come possano reagire, credo sia
strettamente dipendente dalla loro natura ed emozioni ed esperienze
individuali. Da quello che ho sentito dire, ci sono mezzi lupi che perdono il controllo
sulla forma del loro corpo, e pertanto possono rimanere “intrappolati” in forma
umana o di lupo senza cambiarla volontariamente, o che traslano confusamente
dall’una all’altra più volte, e assai dolorosamente, senza poterci fare
niente.»
Andrea
si era aggrappata al bordo del tavolo senza nemmeno accorgersene, l’espressione
ora terrea.
«Non
credo che questo sia il caso di Danny.» aggiunse subito Mordecai.
«Da quello che ho capito, è un mezzo lupo già da diverso tempo, e quindi deve
avere avuto occasione di sviluppare la sua autogestione in modo che si ritorca
il meno possibile contro di lui, o contro altri che gli sono vicino. Inoltre,
la sua “iniziazione” come mezzo lupo, da quel che ho capito, è stata condotta
sotto la guida di una mezza lupa. Riguardo alla quale, certo, potremmo
criticare le sue ragioni e motivazioni e scelte…»
«Se
non altro perché ha radunato dei mezzi lupi da scatenare in una follia omicida
su un’intera cittadina, ad esempio…» buttò lì come commento
incupito Yuta.
Lui
annuì concordemente. «Ma ad ogni modo, ho avuto l’impressione che fosse una
mezza lupa abbastanza sicura di sé e stabile, in qualche modo. Abbastanza da
poter offrire un qualche tipo di guida sicura per un giovane mezzo lupo.
Tornando ai possibili effetti della mancanza di luna, in quelle notti da quel
che dicevo un mezzo lupo tende a perdere buona parte di controllo sulla sua
volontà, o su come esprimerla ed esercitarla. Ancora, ho sentito di mezzi lupi
che passano queste notti interamente a correre, ad esempio, altri che si
nascondono in qualche rifugio e aspettano che la notte finisca, e la stragrande
maggioranza, da quel che ne so, sceglie di mantenersi lontano da qualsiasi
possibile fonte di… eccessiva stimolazione sensoriale
ed emotiva, poiché le sue reazioni in quel caso potrebbero diventare quasi
matematicamente sproporzionate, prive di scelta cosciente e di consapevolezza.»
«Ma
qui…» puntualizzò Yuta dopo
qualche momento di silenzio, inarcando notevolmente le sopracciglia «Abbiamo a
che fare con un intero branco di mezzi lupi che intendono fare esattamente l’opposto…»
«Ne
sono consapevole, purtroppo.» annuì Mordecai con aria
seria, ma non per questo particolarmente intaccata nella sua consueta
compostezza «Anche se non lo definirei propriamente un ‘branco’, quanto
piuttosto una sorta di raduno di accoliti, per così dire. Comunque, immagino
che dipenda dai presupposti. E forse da… una
componente di selezione naturale, in un certo senso, e di apprendimento
finalizzato alla sopravvivenza.»
«Okay,
ovvero?» chiese di specificare Yuta, sorseggiando
dalla tazza che ora praticamente artigliava, lo sguardo fisso su di lui con una
concentrazione battaglieramente attenta.
«Ovverosia…» risposte Mordecai,
con disponibile imperturbabilità, ma una venatura della fronte che tradiva la
sua apprensione per l’argomento in questione «Se mai qualche mezzo lupo,
eventualmente alle prime armi e/o dotato diciamo di scarsa sensibilità per la
propria e altrui conservazione, abbia trascorso una notte senza luna abbastanza
pericolosamente vicino a qualche insediamento umano così da incappare
probabilmente in uno scontro diretto e mortale con le persone ivi residenti,
potrebbe aver avuto… la peggio. Da ciò…»
«Okay,
la cosiddetta selezione naturale, diciamo.» completò Yuta,
annuendo con comprensione «Per cui i mezzi lupi che si sono ritrovati a
scatenare una ferocia aggressiva e incontrollata sono stati…
eliminati, e tra di loro hanno sviluppato la trasmissione di conoscenza di come
autogestirsi nelle notti senza luna, mantenendosi lontano da eventuali pericoli
che in quelle condizioni finirebbero per crearsi da soli.»
«Precisamente.»
annuì Mordecai. «D’altro canto, quella mezza lupa,
Mara, ha pensato di scaravoltare questo principio,
per così dire. Ovvero di avvalersi della ferocia aggressiva e incontrollata per
attaccare gli esseri umani, con gli intenti che… beh,
temo ormai abbiamo afferrato.»
«Ci
serve un ottimo piano…»
mugugnò Yuta.
«Concordo.
E da ciò anche la necessità di agire prima della notte senza luna. Perché in
quel caso, le nostre possibilità di evitare il peggio, specialmente cercando di
minimizzare la violenza e le vittime, saranno nel culmine del loro
assottigliamento.»
«Fantastico…» borbottò Yuta, a
quanto pare sul punto di immergersi in una rinnovata riflessione alla ricerca
di idee.
«Mi
chiedo…» disse Andrea piano, riflettendo ad alta voce
senza rendersene del tutto conto «Se fosse una notte senza luna. Quella in cui… Danny ha incrociato Kumals e
Uther.»
«Mhm. Ritengo che sia possibile.» disse Mordecai,
con tono ponderante e sensibilmente attento. «Tuttavia, ne dubito. Se così
fosse stato, temo sarebbe stato così privo di autocontrollo che non si sarebbe
mai sottratto allo scontro. Temo che un mezzo lupo che si ritrovi in uno
scontro in quelle condizioni, tenda piuttosto a…
combattere fino alla morte.»
Andrea
deglutì e annuì appena, distrattamente, fissando nel vuoto davanti a sé.
Riappoggiò la tazza sul piattino, improvvisamente piuttosto nauseata.
E
Yuta praticamente urlò «Kumals!
E Uther!», sbattendo la tazza e un pugno sul tavolino
così forte da farlo traballare.
Andrea
voltò lo sguardo spalancato su di lei per istintiva reazione praticamente
allarmata. Mordecai si limitò a considerarla con un
accenno di pura contemplazione, come se avesse intuito perfettamente la
conclusione alla quale lei era appena giunta.
«Quei
due… Quei due maledetti…
Per la miseria, dovevano saperlo! Almeno Kumals! E
naturalmente nemmeno loro due ne hanno mai anche solo accennato!» esclamò Yuta, ancora in tono decisamente combattivo. Nemmeno per un
momento sembrò prendere in considerazione che Ramo potesse saperne qualcosa, e
sembrò in compenso aver trovato finalmente con chi prendersela, dopo aver almeno
per il momento posticipato un regolamento di conti più diretto con Danny o Zoal.
«Oh,
mi sentiranno. Eccome se mi sentiranno…» borbottò Yuta tra sé e sé, lo sguardo colmo di recondita minaccia,
mentre riprendeva a bere il tè, stavolta buttandolo giù ad ampie sorsate,
nemmeno avesse appena deciso di finirlo il prima possibile per potersi avviare
marciando alla ricerca dei due in questione.
Per
quanto la conoscesse ormai – o forse proprio per quello – Andrea percepì quasi
con timore l’aura densa di rimprovero minaccioso che emanava da lei, e si sentì
improvvisamente molto, molto grata di non essere né Kumals
né Uther in quel momento.
Mordecai si schiarì
appena e cortesemente la voce. «Non oserei mai intromettermi, ma se posso
esprimere giusto una mia impressione, credo che Kumals
e Uther, ammesso che siano a conoscenza di questo,
avranno avuto i loro motivi per…»
«Mordecai…» sospirò Yuta, il suo
tono che assumeva una nota decisamente più gentile, ma non per questo meno
risoluta «Ti assicuro che prendere le difese di quei due è, in ogni caso,
completamente inutile. Sempre. Perché matematicamente non hanno scusanti. Non
che non ci provino, ad averne, eventualmente. Ma di fatto non le hanno mai, non
veramente.»
Andrea
ebbe la discreta impressione che Mordecai stesse
sorridendo appena ma nettamente, dietro la tazza che si stava portando alle
labbra. «Capisco.» si limitò a dire.
D’altro
canto, in quel momento Andrea aveva molto a cui pensare. Ma si sforzò di
concentrarsi piuttosto su quella che sembrava dover essere la loro priorità. A
dirla tutta, le sembrava improvvisamente una stupida e assurda perdita di
tempo, essere lì a sorseggiare tè e a riordinare il caos della casa di Mordecai, quando c’era una minaccia mortale che pendeva su
un’intera cittadina. Tuttavia, non l’avrebbe stupita particolarmente scoprire
che anche quello aveva un qualche suo… motivo, calato
eventualmente nel momento giusto al punto giusto, per orchestrazione cosciente
o piuttosto per spontaneo modo di fare di buona parte dei ‘4 di picche’. Certo non di lei, Danny, Ramo, e forse nemmeno di Uther. Ma per quanto riguardava Kumals
e Yuta, e Zoal, se fosse
stata lì… aveva ormai la costante impressione, o il
costante sospetto, che in qualche modo sapessero benissimo cosa stavano
facendo. Non che questo garantisse automaticamente che fosse qualcosa che
avrebbe avuto successo. Ma forse non era mai così casuale e decerebrato come
sembrava. Solo forse, e magari non sempre.
Come
a rispondere in anticipo alla domanda che stava comunque per porre – perché per
quanto potesse essere (o sentirsi come) l’ultima arrivata, e per quanto potesse
fidarsi di Yuta e Kumals,
dopotutto aveva la testarda propensione a sentirsi in diritto e dovere di
potere riflettere con la propria testa, e di dover capire – Yuta
cambiò tono e si rivolse a Mordecai guardandolo
direttamente negli occhi, improvvisamente seria ma gentile.
«Sono
molto felice di poter contare anche su di te, Mordecai,
in questa situazione da strapazzo. Sempre che tu abbia ancora tempo e voglia di
dare una mano, s’intende.»
Andrea
si ritrovò a tornare a guardare di scatto il necromante,
improvvisamente in attesa speranzosa di una sua risposta positiva. Ora capiva,
o almeno credeva, quello che forse Yuta e Kumals avevano avuto ben presente, almeno da un certo punto
in poi. Dopotutto, non era così difficile intuirlo, se si mettevano insieme
diversi elementi: era da lui che Kumals aveva mandato
Danny e Uther in cerca di manforte, lui che li aveva
liberati quando erano rimasti intrappolati nella sua stessa cantina, lui che
aveva soccorso Danny dopo la battaglia con Mara impedendo che fosse sbranato da
Badlands e qualche altro mezzo lupo, lui che aveva appena dimostrato di saperne
abbastanza sui mezzi lupi, e lui che in generale sembrava…
molto preparato in qualche modo, e potenzialmente a qualsiasi cosa. Lui che,
come sembrava da ciò che faceva con la sua necromanzia,
e da ciò che aveva fatto in passato, pareva essere intenzionato ad aiutare, a
combattere ingiustizie e crudeltà, ad… evitare il
peggio, da sue stesse parole. Lui che ora stava guardando Yuta
con un sorriso sincero sebbene appena accennato, e lo sguardo serio, composto,
ma ferreo di una decisione tranquilla e profonda come se gli sorgesse
estremamente spontanea e naturale.
Andrea
non aveva ancora ben chiaro come potesse essere d’aiuto un necromante
in tutto quello, esattamente, e peraltro non avevano ancora nemmeno un piano
loro per primi. Ma si sentì comunque così sollevata da trattenere all’ultimo un
sospiro di sollievo, quando Mordecai rispose con
sicurezza diamantina un semplice ma definitivo «Certamente.»
Soundtrack: Bad moon rising (Creedence Clearwater
Revival)
Inutili note dello scribacchiatore: e questa è la nuova versione di questo capitolo,
perché l’originale è ancora sepolta nel mio ex disco fisso, pace all’anima sua.
I necromanti potrebbero occuparsi anche del recupero
file da hard-disk praticamente defunti? Chi lo sa.
Comunque, in realtà questa nuova versione del capitolo mi soddisfa di più
dell’originale, quindi chissà, a volte ‘non tutto il mal vien per nuocere’,
come si suol dire.