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Autore: Chiisana19    20/09/2021    1 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





 
Capitolo 25 ~ Face Off - Part 2  

 

Naruto era rimasto immobile, aspettando che il rumore dei passi dei due fratelli si riducesse fino a scomparire, per avere così la possibilità di studiare il suo avversario. Non poteva permettersi di sottovalutarlo, lui sicuramente era una spanna superiore rispetto a Kakuzu, Hidan e Konan; doveva stare attento.

Tutti però avevano un punto debole, giusto?

I suoi occhi azzurri continuavano a scrutare con attenzione e durezza qualsiasi parte di quel corpo che, indubbiamente, presentava diverse lacerazioni, principalmente il viso. Ma oramai si stava abituando ai modi eccentrici di quei pazzi criminali, perché solo questo erano: pazzi.

Pain al contempo faceva lo stesso. Conosceva molto bene i membri di quell’antico Clan – gli Uzumaki -, così come il loro sconsiderato temperamento. Strinse leggermente più del dovuto la sua asta, mentre il suo sguardo puntava solo e unicamente a quello cristallino del biondo, comprendendo perfettamente la sua strategia.

«Ogni tuo tentativo sarà inutile, lo sai questo?» disse con calma, senza neanche battere ciglio, come se già sapesse l’esito di quell’imminente scontro.

E fu proprio questo che fece incollerire Naruto «Per me parli troppo!»

Il suo corpo si era ancora più irrigidito, dato che per tutto il tempo aveva mantenuto una posizione di difesa, anche se Pain non sembrava intenzionato ad attaccare, ma lui disgraziatamente non conosceva le sue tattiche, perciò non poteva rischiare di presentarsi impreparato.

Ad un certo punto notò che l’asta che il rosso aveva per tutto il tempo impugnato si ritirò velocemente lungo la sua larga manica, scomparendo. Non capendo le sue intenzioni, Naruto restò in silenzio.

Pain cominciò a camminare attorno a lui, senza smettere un attimo di ispezionarlo, provocandogli, solo per un attimo, un senso di disagio.

«Nei tuoi occhi riesco a leggere solo rabbia, una rabbia scaturita da un dolore, non è così?» iniziò a proferire calmo, continuando a marciare «Sai, quel giorno sono stato io a distruggere la tua casa, e ho anche attaccato Jiraya, un tempo mio maestro»

Le labbra di Naruto si schiusero appena quando udì quella confessione. Suo nonno.. maestro di quel mostro?

Pain al tempo stesso era rimasto costante «Tutto ciò che conosco me l’ha insegnato lui. Noi due condividiamo la stessa preparazione, quindi dovremmo capirci perfettamente» proferì, ma stavolta qualcosa cambiò in lui. Il suo sguardo divenne astioso «Peccato però che io mirassi alla distruzione, mentre lui alla pace.. proprio come tuo padre»

Stavolta anche il suo respiro di mozzò. Naruto non aveva più la capacità di muoversi, troppo coinvolto da quelle forti emozioni che avevano improvvisamente albergato il suo petto. I suoi genitori erano sempre stati il suo punto debole. Anche se la sua memoria non gli permetteva di vagheggiare i loro volti o il loro amore nei suoi confronti era sempre rimasto affezionato a loro, forse grazie ai racconti che Jiraya gli aveva enunciato quando era ancora bambino, menzionandoli come dei veri eroi.

I suoi denti digrignarono talmente tanto che era possibile persino scorgerli, mentre i pugni si strinsero, per cercare di trattenere la rabbia che oramai non era più intenzionato a trattenere «Non ti azzardare a nominare mio padre!»

Senza aggiungere altro Naruto scattò velocemente verso di lui, caricando sicuro un pugno, peccato che Pain fu molto più veloce di lui e diede inizio ad una serie di parate senza la minima difficoltà, utilizzando gli avambracci alzati per difendere il viso.

Capendo l’inutilità di quelle semplici percosse l’Uzumaki sostituì gli arti superiori con quello inferiore, riuscendo finalmente a colpirlo con un putente calcio, facendolo volare a terra per diversi metri, anche se Pain era riuscito prontamente a schermarlo.

Mentre il rosso si rialzava come nulla fosse, Naruto cercò velocemente di riprendere fiato e solo in quel momento notò il sorriso sghembo dell’avversario.

“Dannazione sono caduto nella sua trappola” pensò, dandosi dell’idiota. Pain lo stava volutamente provocando, istigandolo ad attaccare.

Cercò comunque di non mostrare la sua collera, pensando velocemente ad una qualsiasi alternativa “È  troppo veloce e io sto cominciando ad esaurire il chakra, devo trovare subito una soluzione”

Intrigato Pain si schioccò l’osso del collo, temendo che il suo avversario avesse già esaurito le sue carte. Doveva ammetterlo.. la tenacia e la quantità di chakra che quel ragazzo possedeva era impressionate, era persino riuscito a prenderlo di sorpresa, nessuno prima d’ora ci era mai riuscito. Si prospettava uno scontro davvero interessante.

«Già ti arrendi, Naruto Uzumaki?»

Naruto prese la sua decisione e velocemente fece comparire due compie vicino a lui «Ora vedrai!»

Sapeva che era una follia, ma ci doveva almeno provare. La prima volta che aveva utilizzato quella tecnica aveva soltanto sedici anni e il contraccolpo era stato talmente potente che gli aveva persino rotto un braccio. Kakashi e Jiraya lo avevano avvertito di non utilizzare più quell’attacco, ma in certe situazioni era la più efficace, e poi.. l’ultima volta l’aveva usata su Kakuzu e fortunatamente non era rimasto troppo ammaccato.

Le due copie plasmarono velocemente la sfera azzurra del Rasengan e il chakra di tipo vento - ereditato da sua madre -, permettendo così all’originale di formare il grande shuriken. Pain guardò attento quell’abilità che prima d’ora non aveva mai visto, avvertendo all'istante la forza portante che conteneva.

«Rasenshuriken!»

Naruto portò indietro il braccio e con tutta la forza scagliò sul nemico la tecnica plasmata. Guardò attento l’enorme shuriken bianco volare velocemente verso Pain, che stranamente non provò neanche a scansarsi. Gli occhi cristallini di Naruto si dilatarono quando vide le braccia del suo avversario alzarsi e bloccare il suo attacco senza alcuna difficoltà. 

Il Rasengan venne lentamente dissolto, mentre attorno a Pain si alzava un fastidioso polverone provocato dal vento. Stanco, Naruto si accasciò a terra poggiando un ginocchio, guardando ancora sorpreso il suo oppositore. Com’era possibile? Il suo attacco presentava il massimo livello della manipolazione del Rasengan e, abbinato all’alterazione delle proprietà del chakra, costituiva una tecnica quasi invincibile. Per di più non era neppure esploso.

«Le tue capacità sono inutili su di me, io posso assorbire qualsiasi arte magica» spiegò brevemente il giovane uomo, abbassando lentamente le braccia lungo i fianchi «La mossa che hai sferrato è stata inutile e per di più sconsiderata. In questo modo hai consumato quasi tutto il chakra che ti era rimasto»

Naruto cercò con notevole complessità di rimettersi in piedi e, senza mai abbassare lo sguardo, ghignò soddisfatto «Peccato che tu abbia fatto male i calcoli»

Pain scrutò infastidito il biondo, ma un attimo dopo questo sparì in una piccola esplosione, obbligando il rosso a guardarsi intorno “Dov’è andato?”.

Improvvisamente  sentì diverse prese bloccare i suoi arti. Constatò chetre copie avevano immobilizzato completamente il suo corpo senza neppure dargli la minima possibilità di movimento.

Ebbe solo il tempo di capire la reale e pericolosa situazione prima di scorgere dietro di lui con la coda dell’occhio il vero autore, mentre caricava con entrambe le mani un altro attacco. Le copie lo buttarono a terra a pancia in giù, mentre Naruto si scagliò sulla sua schiena.

«Doppio Rasengan!»

Pain strinse i denti dal dolore, cercando di comprendere come quel ragazzino avesse accumulato in così poco tempo altro chakra, poi ripensò a quando scomparve in una nuvola di fumo “Ora capisco, prima non era stato lui a scatenare quel colpo, ma una sua copia. Ma come è riuscita a rilasciare un attacco così potente?”

Cogliendo  la vittoria imminente, Naruto fu pronto a completare il suo attacco a sorpresa «Sei finito!»

«Shinra Tensei»

Non appena pronunciò quelle parole Naruto si sentì respingere da una strana e potente onda d’urto, che aveva circondato interamente il corpo di Pain, distruggendo persino le sue copie. Volò lontano per diversi metri, avvertendo delle fitte alle braccia e al volto - sicuramente si era provocato qualche graffio -, mentre la polvere ricoprì completamente la sua divisa, così come la sciarpa.

Cercò invano di rialzarsi, anche se il suo corpo era ormai del tutto spossato, ma un’improvvisa fitta alle mani lo fece urlare dal dolore. Un attimo dopo lo avvertì anche sulla schiena e quando riaprì gli occhi notò che una lunga asta aveva trafitto i suoi palmi, legandolo a terra.

Tentò di liberarsi, ma la fitta era talmente vigorosa che gli scappò un ulteriore gemito. Pain nel frattempo gli rivolgeva un semplice sguardo dall’alto verso il basso, senza scaturire alcune emozione.

«Ti consiglio di non muoverti, altrimenti il dolore continuerà a propagarsi»

Naruto, nonostante il notevole supplizio che lo stava tormentando, riservò al suo avversario un’occhiata carica d’odio «Si può sapere cosa ti ha spinto a fare tutto questo Che cosa vuoi da noi? Qual è lo scopo di tutta questa violenza?» non fu facile per lui mantenere un tono duro e furente.

Pain si piegò sulle ginocchia, per avvicinarsi al suo viso «Odio le domande. Le cose succedono senza preavviso e successivamente sta a noi accettarle o rimediare» pronunciò, rendendo ancora una volta i suoi occhi scuri avversi «Quello che sono diventato è solo il frutto degli eventi che hanno distrutto la mia vita, senza darmi alcuna possibilità di scelta»

Naruto tentò nuovamente di liberarsi, osservandolo con astio «Ti sbagli.. si può sempre scegliere»

Pain rimase in silenzio. Quel ragazzo era una piaga; a dispetto dello svantaggioso stato in cui si trovava non era per niente intenzionato ad arrendersi, a differenza di molti altri suoi avversari che, al posto suo, lo avevano letteralmente supplicato di arrestare quell’insopportabile supplizio. I suoi occhi erano furibondi, ma ancora presentavano una luce ricca di speranza, una luce che lui non aveva mai posseduto, per questo l’aveva da sempre detestata.

Negò lievemente con la testa, rimettendosi in piedi «No, non sempre»

Naruto intravide un’ulteriore asta manifestarsi sulla sua mano e quando questa mirò sulla sua schiena – esattamente all’altezza del suo cuore - strinse fortemente gli occhi pronto ad accogliere la sua sorte.

«Addio, Naruto Uzumaki»

Sussultò quando avvertì una forte scossa vicino, talmente energica che si alzò una grande nube di polvere attorno a lui. Aprì con difficoltà gli occhi, sperando che qualche granello di sabbia non si intrufolasse nelle sue iridi, quando da lontano scorse Pain.

Perché si era spostato?

I suoi occhi così come le labbra si dilatarono quando finalmente l’accumulo di polvere si dissolse, permettendogli finalmente di riconoscere la figura che gli dava le spalle e che al contempo lo aveva appena salvato. I lunghi capelli scuri volavano grazie alla leggera brezza, i suoi occhi riservavano solamente intimazione e rancore alla figura di Pain, ma lui questo non poteva saperlo, perché solo un nome in quel momento rimbombava nella sua testa.

«Hinata..»



**



Tutto il mondo si era fermato, tutto era diventato freddo, buoi e silenzioso al tal punto da sentirsi svenire, oppure era morta? Forse era l’opzione più plausibile, eppure avvertiva il battito del suo cuore fracassare la sua gabbia toracica.

In quegli ultimi attimi aveva rivisto tutto, dal primo all’ultimo ricordo che il suo cervello aveva gelosamente conservato dentro la sua robusta corteccia; lei che aveva notato la prima volta dietro un albero Naruto e Sasuke in giardino, gli abbracci di Nawaki, le occhiate gentili di Gaara, la conoscenza di Hinata, Tsunade e Ino perciò.. era davvero morta? Davvero Sasori era riuscito nel suo intento?

Si odiò. Era stata così stupida, debole e infantile che per un suo capriccio aveva abbandonato tutti. Li aveva lasciati, aveva lasciato lui che con tanta fatica aveva sempre e solo cercato di proteggerla. Voleva piangere per cercare di sfogare quella terribile sofferenza che l’aveva attanagliata, provocandole persino un lieve tremore alla mano.

No, quando si è morti non si tremava, ne era sicura.

Sakura aprì lievemente gli occhi, cercando di capire cosa era appena successo. Sussultò spaventata quando riconobbe davanti a lei e a pochi centimetri dal suo viso gli occhi sbarrati di Sasori. Un lieve bruciore ricopriva la sua guancia sinistra e solo in quel momento notò che la lama che il rosso aveva puntato poco prima su di lei le aveva semplicemente graffiato la gota, conficcando il muro.

I suoi occhi si inumidirono quando, lentamente – troppo lentamente – seguì il percorso del suo braccio che era rimasto dritto in direzione del rosso. Le dita della sua mano continuavano a oscillare nonostante queste continuassero a stringere il kunai che aveva trafitto il suo petto all’altezza del cuore. Un rivolo di sangue continuava a sporcare la pelle diafana del suo mento.

Il ragazzo trattenne ancora il fiato e Sakura lasciò immediatamente l’arma, che rimase conficcata nella carne. Un conato di vomito e repulsione attanagliò il suo stomaco, mentre tentava invano di allontanarsi, ma il muro alle sue spalle e il corpo inginocchiato e ormai quasi del tutto inerme di Sasori le bloccavano ogni via di fuga.

Non poteva averlo fatto davvero, non era stata lei, il suo braccio si era mosso istintivamente, ma le sue intenzioni non erano mai state quelle.

Sasori boccheggiò ancora e dopo interminabili secondi guardò la ragazza davanti a lui ancora scossa che si abbracciava il corpo con entrambe le braccia. Mosse a rilento le labbra dal quale non uscì alcuno suono, ma solo il caldo e denso liquido cremisi.

La sua mano, con notevole difficoltà e mancanza di forza aveva lasciato la sua arma, che riecheggiò nel corridoio non appena tastò il suolo. Le sue dita, dove ancora erano ben visibili i filamenti col quale controllava le sue marionette accarezzarono la sua guancia dipinta da quella piccola scalfittura, come se fosse una bella e delicata bambola di porcellana.

Per la prima volta Sakura avvertì da parte sua un tocco del tutto nuovo, più caldo, delicato e.. buono.

«Io.. non volevo.. io..» mormorò improvvisamente lui, anche se il suo palmo continuava faticosamente a lottare per cercare di rimanere alzato per vezzeggiare ancora quel viso.

Sakura vide i suoi occhi scuri mutare, fino a divenire un dolce e chiaro colore castano, quasi ambrato, finché un lieve sorriso ornò le sue labbra divenute improvvisamente pallide. Ma lei era ancora troppo spaventata, non di quello che Sasori aveva cercato invano di fare, ma di se stessa, per quello che aveva appena compiuto.

Si scansò velocemente, in modo tale che la sua mano smettesse di sfiorarla. Gli occhi di Sasori ci misero un attimo prima di ritornare come prima, così come la sua smorfia adirata. 

«Q-quello che ho sempre evitato.. me l’hai fatto provare» soffiò nuovamente con tale sforzo che il liquido rossastro uscì con più ardore dalle sue labbra, sporcandogli persino i denti e il pavimento «A-avrei dovuto ucciderti.. pr-prima che tu..»

Sakura notò all’istante la luce dei suoi occhi sfumare, fino a diventare un colore spento ed esanime, proprio come quello delle sue marionette. Riuscì a scansarsi in tempo prima che il cugino del Re cadesse in avanti e sbattere violentemente il suolo con il proprio profilo, gli occhi ancora dilatati, ma che oramai non scorgevano più nulla, solo il buio eterno. Il sangue dalle sue labbra continuava a sgorgare.

Sakura non aveva idea di quando tempo rimaste ad osservare quella macabra scena. Mai aveva desiderato ardentemente la morte di qualcuno, persino quella di Sasori che era stato uno dei tanti artefici di quell’assurda storia che aveva furiosamente segnato la sua vita, e invece era appena divenuta un’assassina; aveva fatto scivolare via l’anima di una persona con le sue stesse mani e,  nonostante la vittima fosse Sasori e lei ne era uscita illesa, non poteva fare a meno di provare repulsione invece di sollievo.

Guardò le sue mano ancora tremanti; la destra ancora sporca di sangue non suo. Come riuscivano Sasuke, Naruto e qualsiasi altro a togliere senza sforzo la vita di una persona? Senza neppure rimanere segnato o sopraffatto dal pentimento?

Lei in quel momento lo stava provando eccome. Sasori oramai era stato corrotto, non poteva più essere salvato, però aveva scorso qualcosa in lui in quegli ultimi attimi, dalle sue parole, dalla sua voce, i suoi occhi.. sapeva che non si sarebbe mai perdonata – nonostante il suo fosse stato un gesto incondizionato –, ma oramai era andata così.

Sperava soltanto che in questo momento Sasori avesse ottenuto la giusta pace che meritava e che la sua vita non gli aveva mai concesso.

Si mise in piedi lentamente, sperando che le sue gambe si riprendessero velocemente come il suo cervello. Lanciò ancora una volta un lieve sguardo di dispiacere e compassione al cadavere del ragazzo prima di raggiungere finalmente l’ambita uscita dove ancora di svolgeva la battaglia, sperando di essere ancora in tempo per aiutare i suoi amici.



**



Sasuke percepiva solo il suo respiro ansante.

La testa stava scoppiando e i muscoli fremere, tanto che la stretta sulla sua katana vibrava leggermente. Itachi davanti a lui continuava a guidarli verso il creatore che aveva cagionato il suo odio, e il dolore di tante persone innocenti che avevano avuto la sventurata occasione di incrociare il suo cammino.

Attorno a lui si formarono quelle maledette e familiari fiamme ardenti prive di calore, mentre il corridoio principale che li avrebbe condotti alla sala principale del castello si trasformò nel dojo in cui aveva ritrovato anni addietro i corpi di suo padre e di sua madre, di cui la vita era stata strappata dalla stessa spada che la sua mano impugnava con arsura.

E finalmente quel giorno era arrivato.

Dopo otto lunghi anni aveva la possibilità di incrociare quegli occhi che avevano impestato i suoi incubi, nella speranza di provare solo odio e senso esplicito di vendetta, ma in un attimo tutto era scemato.

Esitazione.

Dentro di lui solo e soltanto esitazione.

Non aveva idea di quali emozioni il fratello collaudasse in quel momento, dato che continuava a stare qualche passo più avanti rispetto a lui, permettendogli solo di distinguere le sue possenti spalle, ma percepiva comunque la sua tensione.

Orochimaru se ne stava davanti a loro seduto e tranquillo su una regale sedia a capotavola di un lungo tavolo di legno scuro - esattamente nella parte opposta da dove erano giunti loro -, mantenendo le gambe accavallate e il mento poggiato sulle nocche, come se si trovasse beatamente in casa propria. 

Sicuramente aveva previsto e percepito il loro arrivo, dato che non appena erano entrati nel grande salone era rimasto immutato nella solita posizione a studiare i suoi nuovi ospiti.

I capelli lunghi, scuri e schifosamente unti lambivamo la sua schiena e la pelle cadaverica delle guance scavate. Il suo volto figurava quasi quello di un defunto se non fosse per il ghigno dissennato e le iridi gialle e funeree, ricordando vagamente quelle di un serpente pronto a scattare per mangiare la sua gustosa preda.

Apparentemente pareva un semplice uomo consumato dalla vita, e forse era proprio così; le ultime scoperte ottenute da Tsunade dimostravano che quel tipo aveva architettato soltanto piani raccapriccianti per ottenere scopi personali e inspiegabili.

Ma loro avevano intenzione di fermarlo una volta per tutte.

Sasuke mantenne il proprio tessuto muscolare contratto per cercare di trattenere le sue gambe che avevano solo intenzione di correre da quel bastardo e staccargli di netto la testa.

«Finalmente ho l’onore di incontrarvi» un brivido freddo percorse le schiena di entrambi i fratelli quando udirono la sua voce onerosa e beffarda «Entrambi i fratelli Uchiha di fronte a me, lo considero quasi un onore»

L’ironia pareva l’unico sentimento che in quel momento attanagliava l’uomo e questo fece ancora più innervosire l’umore di Sasuke; lo aveva già portato al limite della sua pazienza con solo due semplici frasi, anche se ricche di istigazione. Per di più sembrava avesse letto i suoi pensieri dato che concentrò la sua attenzione interamente alla sua figura tesa.

«Dall’ultima volta che ti ho veduto sei cresciuto Sasuke.. ma il tuo sguardo non è cambiato molto» nel dirlo, Orochimaru piegò lievemente il capo, come per studiarlo meglio, lasciando che alcuni ciuffi lisci coprissero parte del suo volto, ma lui non parve preoccuparsene.

In confronto Sasuke ebbe una reazione opposta, causando al proprio corpo un sussulto trattenuto, insieme alle sue labbra, che rilasciarono un verso sorpreso.
Quindi lui ricordava il loro velato incontro..

Il suo cervello ci mise poco ad offuscare le sue incertezze. Oramai non era più quel ragazzino quindicenne che tremava davanti a due occhi carichi di pazzia.
Digrignò i denti «Taci!»

Mosse persino qualche passo pronto ad aprire battaglia, ma Itachi glielo impose, arrestando il suo andamento con un gesto veloce del braccio, continuando comunque ad osservare inespressivo il loro avversario palesemente divertito.

«Sasuke non perdere la ragione, vuole solo provocarti» sussurrò poco dopo, capendo perfettamente la sua tattica.

Stavolta Orochimaru dedicò la propria attenzione al primo genito, leccandosi successivamente le labbra pallide e sottili con una viscida e biforcuta lingua; anch’ella figurava quella di un serpente «Che c’è Itachi? Non vuoi vendicare l’uomo che ha distrutto la vostra vita?»

Le sopracciglia del maggiore si aggrottarono leggermente, incassando la minaccia «La pagherai per tutto ciò che hai fatto, compresa la morte dei nostri genitori»

Un risata inquietante echeggiò per tutta la stanza, sorprendendo sempre di più i due fratelli di fronte ad un carattere così seccante.

Orochimaru intanto si portò ancora divertito la mano davanti alla bocca, cercando di trattenere la sua ilarità, mentre i suoi occhi si chiusero «Giovani, audaci e incredibilmente sciocchi» mormorò, riaprendo nuovamente le sue iridi «Non fui io a togliere loro la vita quella notte»

Itachi ebbe una reazione quasi catatonica, a differenza di Sasuke, che immediatamente trasalì. Provò alterato a bloccare le sue chiacchere stupide e senza senso, ma l’uomo lo precedette, conservando la sua solita calma.

«Ne avevo tutte le intenzioni in realtà, ma quando quel bastardo di Fugaku capì che non aveva scampo scelse di togliersi personalmente la vita» spiegò brevemente, indicando in seguito con un cenno del capo l’arma che ancora Sasuke sfoderava «E quella spada.. prima di conficcarla nel suo petto l’ha utilizzata su vostra madre. Ha preferito uccidere con le sue stesse mani la propria amata piuttosto che lasciare a me l’onore. Era veramente un dispotico presuntuoso»

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non appena Orochmaru finì di sputare quelle parole ricche di disprezzo, ma al contempo con dolente verità, Sasuke decise di non ascoltare oltre, lanciandosi velocemente sul suo avversario, mentre l’ammonimento precedente di Itachi fu completamente obliato.

Richiamato celermente il Chidori sulla propria Kusanagi Sasuke distrusse completamente il tavolo - unico ostacolo che lo separava dal suo avversario - ma poco prima di sfiorare anche solamente la, Orochimaru riuscì a evitare rapidamente il suo attacco funesto, balzando verso l’alto. La sedia su cui era precedentemente oziato fece la fine che un attimo prima avrebbe indubbiamente incassato il suo collo.

Sorpreso dalla sua velocità Sasuke guardò in sua direzione, ma un attimo dopo non riuscì ad evitare il calcio poderoso che colpì il suo volto, scaraventandolo violentemente sul muro, causando una notevole crepa col proprio corpo.

Era stato maledettamente veloce, eppure aveva lo Sharingan attivo, perciò doveva riuscire a prevedere le sue mosse. Come ci era riuscito?!

Orochimaru intanto era atterrato a pochi metri da lui, osservandolo svagato «Troppo avventato Sasuke, ma so che puoi fare di meglio»

Il moro indurì la mandibola, cercando di trattenere il dolore causato dalle percosse ricevute, ma poco prima di liberarsi dalla fessura del muro vide alle spalle del proprio nemico suo fratello scattare nella loro direzione, infilzando la schiena dell’uomo con un kunai, all’altezza del petto.

Sasuke dilatò gli occhi - il destro ancora scarlatto - non tanto della contromossa fulminea di Itachi che avrebbe provocato una morta certa a chiunque, ma dal ghigno di Orochimaru, che oltre ciò non aveva neanche provato a scansarsi.

Anche Itachi rimase sbigottito, continuando a osservare la sua arma incastrata nella sua carne, producendo un lungo fiume rosso sotto il suo abito color avana.

«Non potete uccidermi, io ormai sono immortale!» gridò indomabile l’individuo, colpendo poi velocemente Itachi allo stomaco, facendolo volare di qualche metro a terra, tra le rovine legnose del tavolo.

Senza provare alcun dolore Orochimaru tolse senza alcuna difficoltà il kunai dalla sua schiena, buttandolo poi a terra, dando le spalle a Sasuke «Mi ci sono voluti anni per raggiungere il mio stato attuale, anche se la maggior parte degli uomini e delle donne che mi sono stati forniti erano praticamente inutili e deboli»

Sasuke assottigliò lo sguardo; quindi c’era sempre stato lui dietro ai misteriosi rapimenti di quelle persone.

«Ma alla fine ho capito che per ottenere la vita eterna mi occorreva un ingrediente speciale, un chakra piuttosto singolare. Tsunade e la vostra amichetta lo sanno piuttosto bene»

Sasuke sussultò e immediatamente il suo pensiero volò su Sakura. Quel bastardo aveva ucciso vite innocenti solo per ottenere l’immortalità? Davvero il chakra curativo di Sakura e Tsunade poteva portare ad un’ambizione così fittizia?

Immediatamente le sue domande interiori trovarono una risposta quando notò senza indugio la ferita sulla sua schiena inferta pochi istanti prima rimarginarsi del tutto, proprio come fece notare diverse volte Tsunade davanti a lui.

Orochimaru puntò nuovamente i suoi occhi inquietanti su di lui «E quando avrò finito con voi prosciugherò la principessina del tutto, per poi strapparle il cuore dal petto, proprio come ho fatto a sua madre»

E fu lì che l’ultimo puzzle si unì. Se quella notte Sakura era stata trovata dal Re e da Fugaku era solo per colpa sua. Aveva ucciso la famiglia della ragazza solo per ottenere quel maledetto chakra, solo per una sua convenienza personale, segnando per sempre la vita di quella ragazza che, a differenza sua, aveva sempre sorriso, anche di fronte a tutte quelle crudeli avversità.

Sasuke tremò e in men che non si dica riconobbe la stessa sensazione interiore quando Deidara stava per uccidere Sakara davanti ai suoi occhi. Un’aurea violacea - che oramai poteva facilmente conoscere - ricoprì in suo corpo, mentre le tomoe dei suoi occhi volteggiarono prontamente.

Dandosi una spinta con le ginocchia Sasuke si staccò rapidamente dal muro, portando in avanti la katana, mirando al petto che riuscì con soddisfazione a trapassare con rabbia cieca. Uno schizzo di sangue sporcò il suo zigomo, mentre l’ombra dell’umanoide violaceo prendeva vita, ma Orochimaru non batteva ciglio, neanche per la lesione appena subita.

«È inutile» mormorò divertito, stringendo con una mano la lama e sotto lo sguardo stupefatto di Sasuke. L’uomo non cercò di liberarsi anzi, si avvicinò di poi a lui, anche se questo gli costava infilzare ancora di più la katana tra le sue membra.

«Devo ammettere che mi piaci molto piccolo Uchiha, perché non ti unisci a me?» continuò questo a pochi centimetri dal suo viso, provocando a Sasuke un conato di vomito quando dal suo fiato riconobbe l’odore ferroso del sangue «Nelle tue vene scorre una forza molto più potete rispetto a quella che fino ad ora sei riuscito a scaturire»

Orochimaru afferrò brutalmente il suo collo ma senza stringerlo, pronto ad aspettare una risposta che Sasuke non aveva neanche  bisogno di meditare.

«Vai all’inferno»

Ancora una volta Orochimaru mostrò spensieratezza, stringendo ancora più forte la presa sulla Kusanagi, incurante di tagliarsi il palmo della mano, che macchiò all'istante la lama, impedendo così a Sasuke di allontanarsi.

«Non ho detto che avresti deciso tu» un ghigno spavaldo ornò il suo volto prima di aprire la bocca e far spuntare due lunghi canini simili a quelli di una serpe.

Sasuke tentò di allontanarsi, ma lui fu più veloce e in un attimo si attaccò al suo collo mordendolo in profondità, facendogli scappare un verso sofferente.

Un forte bruciore avvolse la parte lesa e quando Orochimaru si staccò il dolore si divampò in tutto il suo corpo, soprattutto alla testa, mentre uno strano segno simile alle tre tomoe del suo Sharingan sorse all’altezza della spalla sinistra.

Le fitte divennero così forti che Sasuke fu costretto a lasciare la presa sulla sua spada, accasciandosi ai piedi di Orochimaru in ginocchio, portandosi una mano sul punto in cui l’aveva morso. Rantoli di sofferenza uscivano senza sosta dalle sue labbra.

Itachi, ripresosi dalla botta subita osservò da non troppo distante la scena, non riuscendo a cogliere cosa diavolo avesse fatto quel mostro a suo fratello. Lo scontro contro Pain lo aveva già notevolmente stancato e privato di quasi tutto il chakra, per questo era consapevole che le poche forze rimastogli non gli sarebbero bastate per sconfiggere da solo quell’assassino che si era rivelato assai ineguagliabile.

«Sasuke..» mormorò appena, liberandosi dai detriti del tavolo e continuando ad osservare la figura addolorata del minore riversa a terra «Cosa gli hai fatto?»

«Lo vedrai a breve. Uno dei miei tanti esperimenti scoperti negli anni, ma nessuno è mai sopravvissuto al marchio. Sono proprio curioso di vedere se tuo fratello sarà il primo» risposte con voce curiosa e astiosa, per poi rivolgersi completamente a lui «Ma per scoprirlo devo risvegliare la sua rabbia. Dimmi Itachi Uchiha, vuoi avere l’onore di essere l’artefice della pazzia di tuo fratello?»

Itachi ebbe solo il tempo di fare un passo indietro prima che Orochimaru si sfilasse la katana dal suo stomaco, per poi dedicare lo stesso trattamento al maggiore, che soffocò un grido sulla sua gola, sotto gli occhi sofferenti ed estesi di Sasuke.

«I-Itachi!»



**



Era stato talmente colto alla sprovvista che il suo corpo – già bloccato di suo – era rimasto gelato sul posto. Non ci aveva messo molto a riconoscere la proprietaria di quei capelli morbidi al tatto, oppure il suo corpo, che ha differenze di tante altre ragazze che aveva incontrato era armonioso e robusto, in particolar modo all’altezza del petto, ma comunque perfetto e attraente ai suoi occhi.

Rimase per diverso tempo lì immobile con ancora il fiatone dovuto alla fatica della precedente battaglia e per cercare anche di trattenere il dolore inferto dalle armi di Pain, ma oramai quelle fitte erano divenute solo un ricordo lontano quando finalmente il suo cervello realizzò che Hinata era appena giunta vicino a lui, continuando a lanciare occhiate di sfida al rosso, per poi dedicare le sue bellissime perle alla sua figura ancora stesa a terra e ancorata in maniera macabra.

Hinata, con ancora lo sguardo serio osservò le aste che bloccavano Naruto, mentre rivoli del suo sangue sporcavano lentamente la terra ai loro piedi.

“Cosa ti ha fatto.. è atroce” pensò affranta, voltandosi poi nuovamente verso quel mostro, che per tutto il tempo era rimasto fermo ad osservarla indifferente.

«Non ti permetterò di fare ancora del male a Naruto!» disse decisa, posizionandosi davanti al ragazzo, impedendo così a Pain di vedere il corpo proteso del biondo.

Nessuno fiatò.

Dopo aver parlato, Hinata aveva mantenuto i muscoli saldi; in altre circostanze avrebbe tenuto la bocca chiusa o peggio, non avrebbe mai preso l’iniziativa, ma stavolta era diverso; quando c’entrava Naruto la mente della giovane si azzerava, dimenticando completamente il suo temperamento timido e dubitabile.

Naruto a differenza sua non pensava a niente, forse aveva persino dimenticato come si respirava. Era solo in grado di guardare, nient’altro.

Voleva ancora una volta osservare il bel viso di Hinata per cercare di trasmetterle tutto ciò che pensava, dato che precedentemente era ancora troppo sconvolto per farlo. Per la prima volta nella sua vita non sapeva che fare, cosa dire.. era rimasto bloccato. Poi finalmente le sue corde volali ripresero a funzionare quando capì il pericolo che la ragazza stava correndo.

«Hinata che diavolo stai facendo, vattene!» gridò infine con tono più preoccupato che adirato «Lui non è un avversario come tutti gli altri. È pericoloso, va via!»

«No»

Sussultò per la sua risposta decisa.

Hinata non si era mai permessa di usare un tono così freddo con lui, anzi, non lo aveva mai utilizzato con nessuno e questo lo fece ancora di più preoccupare. Comprese all'istante che la ragazza ormai aveva preso la sua folle decisione e lui non sarebbe mai riuscito a dissuaderla.

Hinata intanto strinse i pugni, continuando a guardare la figura poco distante di Pain «Da quando ero bambina sono sempre stata protetta dal mio villaggio e da mio cugino Neji, senza darmi neanche la possibilità di confrontare la mia vera forza» dichiarò risoluta, riprendendo subito dopo «Solo tu Naruto hai sempre apprezzato le mie abilità. Tu sei stato il primo che per la prima volta mi ha fatto credere in me stessa, per questo ti ho sempre ammirato, cercando di essere come te»

Gli occhi cristallini del biondo tremarono appena quando udì quella confessione.

Hinata non gli aveva mai parlato dei suoi reali sentimenti, data la sua eccessiva timidezza, ma a lui bastava guardarla negli occhi per capirlo.. quei bellissimi occhi perlacei che non avrebbe mai dimenticato dalla prima volta che li aveva incrociati.


..


La pioggia continuava a bagnare il suo volto affranto. L’esito di quel dannato veleno aveva cominciato pericolosamente a fare il suo effetto, impedendogli persino di muovere un dito.

Se quel bastardo lo avesse scovato sarebbe sicuramente morto. Come diavolo aveva fatto a commettere un errore così stupido? Non lo avrebbe mai detto al dobe, questo ne era sicuro..

Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi – anche se la cosa risultava alquanto complessa visto che i suoi muscoli erano induriti come una roccia. Cominciò a contare i suoi respiri per accumulare un po’ di tempo quando improvvisamente i suoi sensi percepirono qualcosa; per fortuna la tossina aveva bloccato il suo corpo, ma non le sue percezioni.

In un attimo il suo cuore cominciò a pompare all’impazzata, pensando all'istante che il criminale di livello A fosse riuscito a trovarlo, ma quando le sue iridi scorsero dietro un albero un timida figura dovette ricredersi. Capì immediatamente che si trattava di una ragazza; i lunghi capelli oramai completamente zuppi erano ben distinguibili tra la vegetazione. L’ombrello che si portava appresso era chiuso, sicuramente per non farsi scoprire, ma quando questa comprese che la sua presenza era stata comunque notata sussultò appena, nascondendo il volto ancora una volta dietro il tronco.

Un senso di tenerezza impossessò l’animo di Naruto che tentò di sorridere, invano. Rimasero per diversi minuti in silenzio e il biondo decise di chiudere nuovamente gli occhi, dimenticando la presenza della nuova ospite. Quando avrebbe capito che era immune – o meglio debilitato – se ne sarebbe andata per i fatti suoi, dato che la pioggia aveva persino aumentato la sua discesa, schiaffeggiando il suo viso lievemente pallido per colpa del freddo e del veleno in circolo.

Ma questo non accadde perché, poco dopo, Naruto avvertì una presenza vicino a lui. Alzò velocemente le palpebre, ma la sua vista era appannata, dovuta alla pioggia e il nervosismo latente. Riconobbe l’ombra della ragazza che si era avvicinata discreta, fino al momento in cui un ombrello lo difese dallo scroscio indomabile, e fu in quel momento, dopo aver finalmente focalizzato la sua visuale, che li vide.

Per un attimo pensò che fosse cieca; quel colore era troppa chiaro e innaturale, ma per lui non fu troppo difficile scorgere attorno a essi una commozione carica di preoccupazione.

Perché? Non lo conosceva nemmeno..

La sua gola secca non gli permise di parlare, soprattutto quando vide la sconosciuta toccarlo lievemente con dita fredde e affusolate, portando poi il suo braccio dietro il collo, mentre con tutta la forza che aveva cominciò a trascinare entrambi verso una meta sconosciuta, ma Naruto non si preoccupò. 

Quegli occhi erano tutto fuorché pericolosi.


..


Naruto strinse le iridi cristalline, ritornando nuovamente al presente. Hinata non aveva cambiato posizione, continuando a dargli le spalle.

«Le volte in cui venivi a trovarmi cercavo sempre di sfruttare al meglio quel poco di tempo per starti vicino perché anche solo il tuo sorriso mi rendeva felice, mi ha sempre salvato. Forse per te è una stupidaggine, ma per me non lo è, ed è per questo che ho deciso di battermi.. per proteggerti come tu hai sempre fatto nei miei confronti» stavolta la giovane si volse lievemente, e finalmente il biondo scorse il suo dolce sorriso, rivolto solo unicamente a lui.

«Perché io ti amo Naruto-kun»

Un nuovo sussulto sgorgò dalle sue labbra e anche se il lieve movimento gli aveva provocato una fitta nei punti in cui era stato trafitto Naruto non vi badò. Rimase fermo in quella scomoda posizione cercando di elaborare al meglio le parole che Hinata era riuscita finalmente a dire a voce alta.  La sua iniziativa lo aveva ferito, perché per colpa della sua stupidità non aveva mai avuto l’occasione di dirglielo prima. Aveva sempre fatto lo scemo per nascondere i suoi reali sentimenti che, doveva ammettere, lo terrorizzavano, proprio come era accaduto a Sasuke.

Perché aveva permesso questo? Si sentiva un debole.. altro che Ninja invincibile, era solo un codardo.

Hinata era la vera eroina, dato che era rimasta a guardarlo con uno sguardo che solo al proprio innamorato lo puoi dedicare, per poi sostituirlo col suo potere innato.
La testa di Naruto pulsò.


..


Erano passati tre giorni e grazie alle attenzioni di Hinata, le cure di Ino e all’aiuto di Neji era pronto a ripartire per riprendere la propria missione di livello A. Aveva raggiunto il limite del piccolo villaggio insieme alla giovane, pronto a salutarla e ringraziarla l’ennesima volta per la loro – sua – cordialità.

I suoi occhi velavano un’ombra di tristezza, ne era chiaro e Naruto non aveva alcuna intenzione di dimenticare quella piacevole sensazione. Voleva ancora rivederla. Non aveva idea del perché, ma voleva farlo.

«Tranquilla Hinata, tornerò a trovarti il prima possibile» le disse col suo solito sorriso, colpendola amichevolmente dietro la schiena, come se fosse una sua cara amica.
Naturalmente tale gesto fece arrossire la giovane, stringendo leggermente le spalle «N-non ce n’è bisogno Naruto..»

L’eccentrico sorriso di Naruto si addolcì, avvicinandosi poi di qualche passo e abbassandosi al suo livello di altezza, per poterle parlare a voce bassa «So che ci conosciamo da poco, ma voglio che tu sappia una cosa fondamentale di me.. » enunciò improvvisamente serio, attirando l’attenzione della giovane, anche se l’imbarazzo sulle sue guance non era mai svanito «Quando do la mia parola sono pronto a tutto pur di mantenerla!»

E subito dopo Naruto aveva mostrato la sua dentatura perfetta, raddrizzando la schiena.

«Non lo dimenticare mai Hinata»


..


La mora lo osservò ancora col proprio Byakugan, per poi riportare la propria attenzione su Pain, mettendosi successivamente in posizione di attacco. Si guardarono a lungo, come per studiarsi, e quando Pain provò a muovere un passo vide la giovane colpire fortemente una delle asti che bloccava Naruto, rompendola.
Pain sussultò, così come Naruto, mentre Hinata ne distrusse un’altra con un calcio rotante.

Le labbra di Pain si schiusero appena quando capì le intenzioni della ragazza “Ha capito il mio punto debole..”

Con uno scatto veloce la raggiunse, urtando con un pugno la sua schiena, facendola volare e successivamente rotolare per alcuni metri.

«Hinata!» Naruto guardò inerme il corpo della mora rialzarsi con difficoltà, mentre un rivolo di sangue le colava già dalla fronte, dividendole a metà il viso, fino al mento. Il colpo era stato forte, ma non abbastanza da farla arrendere.

Era riuscita a salvare Neji e i suoi amici, lasciandoli poi in un luogo sicuro, senza minimamente ascoltare le urla di suo cugino che le intimavano di non andare. Tutti non facevano altro che dirle cosa fare; era stufa. Il suo unico scopo era quello di salvare con tutte le armi che aveva Naruto, non le importava delle conseguenze.

Prese a correre in direzione dei due. Grazie ai suoi occhi aveva individuato la presenza di chakra nelle aste, per questo Naruto non riusciva a liberarsi, ma se fosse riuscita a distruggerle magari dava una nuova possibilità al biondo di combattere e a giudicare dalla reazione che le aveva riservato Pain ci aveva visto giusto.

Peccato che il suo avversario non aveva intenzione di lasciarglielo fare ancora perché con un altro poderoso colpo la riallontanò. Stavolta era stato molto più energico e la sua testa aveva persino colpito un grande masso.

Le urla di Naruto erano solo un ego lontano, dovuto sia alla botta che l’aveva stordita, che all’adrenalina. Tuttavia si rimise in piedi, anche se le sue ginocchia tremavano orribilmente per le due percosse appena subite. Il suo corpo non era abituato, né allenato per sopportare tali sussulti, ma ancora una volta divenne l’ultimo dei suoi pensieri.

“Devo cercare di avvicinarmi” pensò, ormai quasi al limite della sua resistenza, mentre Pain non smetteva di osservarla senza il minimo sentimento.

Ormai era chiaro che la giovane non era più in grado di fare molto, per questo il rosso la lasciò raggiungere il suo compagno. A quella visione Naruto indurì la mascella, mentre un fastidioso bruciore agli occhi lo costrinse a chiuderli con forza.

«Basta Hinata, vattene.. ti prego vattene» sussurrò, poggiando la fronte sulla polvere per non vedere l’immagine sofferente di Hinata che era appena inciampata sui suoi stessi piedi, ma che continuava a strisciare per sopraggiungere di fronte a lui.

Una goccia umida bagnò la pelle della sua mano infilzata e quando Naruto alzò lo sguardo incrociò quello di Hinata, notando senza indugio le scie salate e cristalline che deturpavano i suoi magnifici occhi. Le sue dita tremolanti avevano stretto l’asta che bloccava i suoi palmi, ma naturalmente non riuscì neppure a spostarla.

«Smettila. Sai che non hai alcuna possibilità contro di me» la voce dura di Pain attirò l’attenzione di entrambi, ma Hinata continuava a tirare verso l’alto per liberare il suo amato «Non hai speranze, perché non ti arrendi?»

Un singhiozzo sfuggì al suo controllo, non tanto per il dolore fisico, ma quello interiore. Sapeva che la sua era stata una pazzia, ma qualcosa dentro di lei le aveva fatto credere che forse una qualche possibilità la possedeva.

Strinse i denti prima di imboccare più aria possibile per poter parlare «Quando do la mia parola sono pronta a tutto pur di mantenerla»

Naruto non si disse nulla, solo la piccola lacrima che riuscì finalmente a scappare dalla sua ciglia chiara parlò al posto suo. Nel tempo stesso Hinata alzò lievemente il volto con ancora un lieve accenno di spensieratezza.

«Non l’ho mai dimenticato Naruto-kun»

Il biondo ebbe solo il tempo di scorgere il suo volto incrinato dal dolore prima di essere afferrata da una presa ferrea attorno al collo da Pain. Questo la scaraventò ancora a terra alzando un gran polverone e ancora prima di capire le sue intenzioni il rosso strinse una nuova asta, che stavolta affondò sul petto di Hinata.

La guancia di Naruto venne sporcata da uno schizzo del suo sangue.

Nel frattempo, da lontano, Sakura si portò scioccata le mani davanti alla bocca senza riuscire a dire niente, quando improvvisamente un grande boato susseguito da quello che sembrava un terremoto la fecero quasi cadere a terra.

Solo quando riuscì a rialzare il viso riconobbe la figura in piedi di Naruto completamente circondato da un’aura rossa e i suoi occhi intrisi di sangue e odio nella direzione in cui si trovava Pain.

Senza volerlo aveva appena risvegliato la bestia che giaceva in lui.






Chiarimenti: innanzitutto, chiedo infinitamente scusa a tutti voi per l’assenza annuale. Sfortunatamente ho avuto problemi tecnici al computer che mi hanno causato non soltanto la perdita totale di tutto il lavoro che avevo precedentemente pubblicato, ma anche quello già elaborato. Questo, oltre alla mancanza di tempo dovuta al lavoro, mi hanno portata ad un livello di sconforto tale da spingermi quasi a interrompere tutto. Grazie però alla mia persona speciale ho deciso infine di non farlo.
Mi sono rimboccata le maniche riscrivendo tutto e ora sono finalmente tornata, ora più che mai a concludere questa storia che nella mia mente ha già una fine ( con naturalmente infinite precauzioni che terranno al sicuro tutto ciò che d’ora in avanti scriverò – fatelo anche voi a casa, mi raccomando, mio sconsiglio spassionato xD )
Spero con tutto il cuore che questo capitolo sia stato abbastanza soddisfacente da farmi perdonare, ma conoscendomi, non sarò mai pienamente soddisfatta. Detto questo cercherò di pubblicare ogni Domenica come in passato. Spero di “rivedere” tutte le mie precedenti lettrici e, chissà, magari delle nuove ;*

[ Dedico questo capitolo alla mia persona speciale, anche se non lo leggerà mai xD ]

Un bacione a tutti e alla prossima!

Marti
  
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