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CAPITOLO: AHORA QUE TE VAS
Carmen
e Jorge Gonzales sono nella villetta di Nairobi e Bogotà
quando giungono in
loro aiuto i Johnson, da sempre tutori dei Dalì a Perth.
“Chi
dannazione siete voi due? E cosa volete?” –
l’uomo scatta in piedi, dal divano
sul quale era seduto, non appena vede entrare la coppia, per di
più con un
mazzo di chiavi privato.
“Ehi,
amico, calmo. Siamo stati chiamati dal Professore. Dobbiamo portarvi
lontano da
qui” – precisa Adam, alzando le mani in segno di
resa, di fronte alla reazione
poco pacifica dell’anziano.
“Dovremmo
credervi? Chi ci garantisce che non siete alleati di quella folle e che
non ci
farete del male, portando via i bambini?” – anche
la Jimenez non è fiduciosa.
“Signora,
abbiamo anche lo stesso nome, io mi chiamo Carmen. Abitavo a Madrid,
prima di
trasferirmi, in Australia, per amore. Ho conosciuto Agata ben dodici
anni fa, quando
giunsero con una nave fin qui. Il Prof ci incaricò di
vigilare su di lei, di
Bogotà, di Tokyo e Rio. E così abbiamo fatto.
Ecco la prova della nostra
amicizia!” - così dicendo, Carmen Johnson mostra
alcuni scatti dal suo
cellulare.
“Come
hai tutte queste foto?”
“Siamo
amiche. Conservo immagini dei gemelli, e anche di Alba, da
neonati… foto del
matrimonio, foto di vari compleanni. Perciò… si
fidi! E vada a prendere i suoi
nipoti, del resto ci occuperemo io e Adam”
“Del
resto?” – domanda, stranito, Jorge.
“Abbiamo
poco tempo. Teresa potrebbe aver mandato chiunque in questa casa,
perfino la
polizia. Per tale ragione, bisogna scappare quanto prima”
– comunica la donna,
intenta, nel mentre, a caricare quanta più roba possibile in
borsoni e trolley
vari, nascosti in un posto della casa specifico, adibito proprio per le
urgenze
di quel tipo.
Sergio
fu chiaro con i Johnson quando, ore prima, li telefonò,
dando l’ordine di
mettere in salvo chi rimasto nella villa.
Se
c’è una cosa che la Perez ha organizzato per bene
è incastrare i Dalì e
mandarli in galera. Di questo il Marquina è certo al cento
per cento. Quindi è fondamentale
lasciare Perth in vista di una nuova destinazione.
“Dove
andiamo, nonnina?” – chiede Ginevra a Carmen
Jimenez, una volta saliti tutti su
un SUV da sette posti.
C’è
anche Santiago, il piccino di Tokyo e Rio, addormentato nel seggiolino,
posto
di fianco a Carmen Johnson.
“A
casa nostra, per il momento” – risponde Adam, alla
guida del veicolo,
allacciandosi la cintura di sicurezza.
I
piccoli si rilassano, protetti da persone che conoscono e amano,
però non
immaginano di dover salutare una casa e una città divenuta
parte del loro cuore,
e salutando quella casa e quella città dicono addio anche
alle certezze di
sempre.
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“Scacco
matto, figlia di puttana!” – il sorrisetto beffardo
di Nairobi disegna sul suo
viso un senso di soddisfazione immenso, forte di aver colpito la
sorellastra
con l’arma vincente.
Teresa,
dal canto suo, fissa l’ex poliziotto, digrignando i denti,
furiosa come non mai
con i nemici, ma soprattutto con un passato che non ha intenzione di
darle
pace.
“Abbiamo
un conto in sospeso noi due, cara la mia Teresa, o preferisci essere chiamata
maestra Honey?”
La
Perez scuote il capo. Poi fa un cenno, alzando la mano in aria e due
uomini,
vestiti di nero, si pongono come suo scudo.
“Credi
che due tirapiedi possano difenderti? A me le armi servono a poco.
Saranno le
parole a distruggerti… perché ho tanto da dirti,
tanto dolore da sputarti in
faccia. Mi hai distrutto la vita, portandoti via quello che avevo di
più
prezioso, mia figlia. Ad oggi non mi stupisco delle tue azioni, hai
agito da
criminale quale sei. È questo che sei, lo ripeto, una
criminale. Una folle
pronta a tutto, pronta perfino ad eliminare gli innocenti. Non eri e
non sei
degna di essere la madre di Anastasia. Quella ragazza era un tesoro,
aveva un
cuore d’oro” – le affermazioni
dell’uomo sono pugnalate violente che Teresa
Perez riceve senza battere ciglio, cosciente di meritare tanto
disprezzo.
“La
sola cosa su cui non ho potuto intervenire è stata la
somiglianza fisica… era
una gitana in piena regola! Però, ora che vedo tua sorella,
ti assicuro che noto
una certa parentela tra loro, più che con te”
E
di fronte all’ennesimo confronto con Nairobi,
l’ennesima sconfitta, la
sedicente maestra esplode – “Non dire stronzate.
Ana l’ho partorita io, è
sangue del mio sangue, carne della mia carne, non ha nulla a che vedere
con Agata”
“Puoi
dire ciò che vuoi, sta di fatto che io avrei evitato in ogni
modo di farvi
incontrare. Piuttosto, l’avrei lasciata alle cure di tua
sorella…certo che in
quella famiglia avrebbe trovato tanto amore”
Udire
tali parole, alimenta la furia della ex miss Honey, che con
l’ennesimo cenno
agli scagnozzi, dà ordine di allontanarsi. Un miscuglio di
pensieri e di
emozioni attraversano la sua persona. E così, preda di tale
confusione, sceglie
di agire da sola.
“A
che gioco stai giocando? Prima chiami a te i tuoi uomini, adesso te ne
disfi”
“Sta
zitto, bastardo” – tuona la Perez, con occhi
fiammanti, e l’aria di chi non ha voglia
di perdere altro tempo.
Antonio
Garcia, fisso con lo sguardo sulla criminale, cerca di studiarne
ipotetiche mosse.
Eppure,
oltre la ceca rabbia, ben evidente su quel volto e fortemente dominante
su un
corpo in fibrillazione, il poliziotto non scorge altri segnali che
potessero
essergli d’aiuto nel prevenire delle mosse pericolose.
Bogotà,
nel frattempo, nervoso dalla circostanza che sta vivendo, ha timore per
le
sorti dei figli. Spinto dall’istinto paterno, sussurra a
Eric, posto di fianco,
di andare via.
“Ma
papà, cosa stai dicendo? Non vi abbandoneremo qui”
“E
invece sì, cazzo!” – sbotta il
saldatore, lanciando un’occhiata a Palermo e
Helsinki, arrivati da poco con il Garcia.
Difficile
per il serbo capire cosa Bogotà e l’argentino si
stanno comunicando con strani
sguardi, eppure gli basta sentire la mano del compagno stringere la sua
per fidarsi.
“Ragazzi,
dobbiamo raggiungere la villa. I bambini sono lì, e Teresa
può aver mandato gli
scagnozzi a prendere Ginevra”
Davanti
a un timore tanto grande, i giovani della Banda si allertano.
“Andate,
e proteggete i vostri fratellini, mi raccomando” –
dice Bogotà, dando una pacca
sulle spalle ai maschi e un bacio al volo alle due femmine.
Il
tutto accade senza che la Perez si renda conto, troppo presa dai
pensieri e
dalla prossima azione da compiere contro il nemico.
“Cazzo,
la sirena della polizia si fa vicina! Dobbiamo andarcene, Professore.
Siamo rimasti
in pochi, ci acciufferanno in un battibaleno.” – a
parlare è Rio, terrorizzato
all’idea di essere catturato per la seconda volta.
“Adesso
che i miei figli sono andati via con Palermo e Helsinki, siamo in
numero
inferiore, è vero! Ma non è ancora detta
l’ultima parola” – prende parola
Bogotà.
La
mente di Sergio,intanto, studia la situazione e cerca soluzioni per
venirne a capo.
E ciò ha come sottofondo il continuo battibecco tra la Boss
e il polizotto.
“Tu
non conoscevi Anastasia, non sapevi nulla di lei, cosa le piaceva, cosa
sognava
per il futuro…Voglio che tu sappia quanto lei soffrisse la
tua mancanza. Mi
diceva spesso di volerti conoscere, di sapere se almeno eri
felice… hai mai
trovato qualcuno che pensasse con premura a una madre che invece
l’ha
abbandonata? Dubito! In fondo ti circondi solo di pezzi di merda!
Però, tutto
sommato, mi fai pena. Che vita infernale ti aspetta. Alla morte di una
figlia
non si sopravvive, e tu hai smesso di vivere quando il suo cuore ha
smesso di
battere”
L’astio
dell’uomo, mostrato con voce rotta, tocca con violenza
inaudita Teresa Perez,
che continua a rimanere in silenzio, mentre tra i suoi ricordi si fa
strada il
viso di sua figlia.
“Se
io ho fatto ciò che ho fatto, la colpa è anche
tua. Non credere di essere un
santo, agente Garcia. Sbaglio o sei stato tu ad illudermi, a portarmi a
letto,
a mettermi incinta, e a minacciarmi per scegliere tra la galera o una
bambina
che non sarebbe mai nata se tu non mi avessi truffata!”
“Io
ho pagato per questo. E la mia gamba lo dimostra! Forse non hai chiaro
il mio
ruolo, però. Io sono la legge che va rispettata, e tu sei
una boss che andava
fermata! Piuttosto che giudicare me, pensa alla tua coscienza. Fossi in
te,
dopo quanto accaduto con Ana, mi sarei consegnata alla polizia. Tu
invece cosa
fai? Ti ostini a dare la caccia a una donna che, al contrario,
avrà anche
rubato oro e denaro, ma non ha mai ucciso nessuno. Una donna che ha
saputo
andare avanti, e che, diversamente dalla grande e potente Teresa Perez,
si è
ricostruita una vita. Ha dei figli, un marito che la ama, amici che
darebbero
la vita per lei. Agata ha tutto ciò che avresti voluto
tu…e che il tuo cuore di
ghiaccio ti hanno impedito di avere. Ecco perché la odi. Non
mentire a te
stessa, le ragioni sono queste. E strapparle Ginevra sarebbe stata la
soddisfazione
più grande! Ti starai chiedendo come so di quella bambina,
beh…sono stato
informato. Non posso permettere che tu strappi via una figlia a un
genitore…per
la seconda volta!”
Stringendo
i pugni, con il battito accelerato, e la rabbia pronta ad esplodere, la
Perez
prende la pistola.
“Vuoi
uccidermi? Dopo aver eliminato Ana, avrai la tua rivincita su di me. Mi
avrai
cancellato dalla faccia della terra, senza sapere che mi stai facendo
un
favore. Io senza la mia Anastasia non vivo più.
Perciò, spara pure…spara questo
zoppo, inutile, poliziotto che desidera ricongiungersi alla sua dolce
figlia!”
Il
Professore, spiazzato dalla richiesta di Antonio Garcia, cerca di
intervenire
per farlo ragionare. In fondo non era nei piani che l’alleato
si
autoeliminasse.
“Io
sono stanca di tutti voi. Ho cercato l’amore disperatamente
in quella bambina,
in Ginny. In lei ho rivisto me stessa. Volevo soltanto averla con me,
lei era
quella figlia a cui ho dovuto rinunciare. Quella figlia che mi avrebbe
amata
come desideravo”
“Dimenticando
che Ginevra una madre ce l’ha già”
– commenta Bogotà.
Teresa
evita di rispondere, infastidita.
“La
realtà fa male, vero? Sappi che ne hai recato tanto, a
molti. E io ti sto ripagando
con la stessa moneta. Occhio per occhio…”
Davanti
al coraggio di quel padre, rimasto solo e senza prole, Sergio Marquina
intuisce
in lui il desiderio che lo spinge ad agire in tale maniera. E solo
allora, si
accorge che il complice tenta il tutto per tutto pur di salvare loro.
Infatti,
senza esitazione, Garcia fa segno ai Dalì di andare via
quanto prima.
“Avanti,
sparami! Fallo e vedrai che il rimorso ti mangerà per il
resto dei tuoi giorni.
Fallo….ORA!” – grida l’uomo.
Quel
FALLO ORA pronunciato con forza è indirizzato al Professore,
invitato a scappare
adesso che ne ha la possibilità.
“Andiamocene”
– dice allora alla Banda, prendendo per mano Raquel.
“Cosa?
Ma lo lasciamo da solo nelle mani di questa folle? È
pericoloso” – si preoccupa
Stoccolma.
“Sento
che ha un piano, vedrete che è così”
– li convince.
Mentre
Antonio continua a punzecchiare la Perez, i Dalì si
dileguano, raggiungendo i
loro mezzi poco distanti.
Non
c’è scagnozzo che li trattiene, né la
stessa Boss.
Hanno
di fronte a loro la strada per la salvezza.
“Come
mai hai ordinato ai tuoi uomini di lasciarti sola? Dimmelo, stai
tentando di
morire?”
“Stai
zitto!!!” – ripete più volte la Perez.
“Fino
a che punto sei disposta a spingerti pur di vincere? Eh?”
“Adesso
basta!” – dice, caricando il grilletto, pronta a
lanciare un proiettile verso
il nemico numero uno.
E
Teresa sa bene chi è il nemico numero uno.
E
non si tratta di Nairobi.
Probabilmente
neanche di Antonio Garcia.
“Forza,
che aspetti!? Spara…spara ho detto!” –
il poliziotto alza le braccia e si pone
di fronte al suo cecchino.
Nel
frattempo, i Dalì salgono a bordo dei loro mezzi, eppure,
seppure sani e salvi,
non si sentono del tutto sollevati.
“Possiamo
dirci vittoriosi?!” – chiede Tokyo, speranzosa, per
spostare poi lo sguardo su
Nairobi.
La
gitana, infatti, è scura in volto.
“Amica
mia, il peggio è passato. Hai con te Ginny e anche Axel. A
breve saremo via da
qui e ci lasceremo la brutta vicenda alle spalle” –
la conforta.
“Non
credo di farcela. Ho scoperto troppo del mio passato, nel giro di poco
tempo, e
il mio cuore non regge. Sapere che il bambino che aspettavo,
l’ha eliminato
proprio mia sorella, mi ha messa definitivamente fuori gioco”
“Però
tu sei forte, sei una roccia. Andrai avanti, come sempre”
– aggiunge la
Oliveira, accarezzandole il viso.
“E
poi non sei da sola! Ricordalo” – aggiunge
Bogotà, dandole un tenero bacio
sulle labbra.
Proprio
allora, in quel preciso istante, quando i motori delle auto si
accendono, e si
è pronti a fuggire, i Dalì si pietrificano udendo
in lontananza alcuni colpi di
pistola.
“Cazzo!”
– esclama il prof, sbandando nella guida.
“No,
cazzo! E adesso? L’ha ucciso!” – si agita
Raquel.
“Maledetta!”
– esclama Nairobi, decisa ad affrontare di petto la parente.
Tutta la rabbia
che nutre nei suoi confronti la spinge ad agire precipitosamente,
seguendo l’esempio
di Tokyo e della sua impulsività.
Scende
dal veicolo, ignorando i richiami della banda e si dirige, rapida,
verso il
posto da cui ha udito lo sparo. Adesso è la testa che
comanda il suo corpo; il
cuore è spento, e a dominarla è la foga di un
momento di mancata lucidità.
E’
Bogotà, assieme a Denver, a raggiungerla.
E
quando sono a pochi passi dalla gitana, notano che si è
immobilizzata di fronte
a una scena inimmaginabile.
Sull’erba
di quel parco, giacciono due corpi. Due cadaveri.
Il
saldatore, istintivamente, abbraccia la moglie –
“Tesoro, andiamo via! La polizia
sarà qui a momenti! E’ l’attimo giusto
per scappare”
Solo
allora, Denver riceve un messaggio da Sergio.
“Il
Prof ha detto di tornare nelle auto. Ha una comunicazione per
noi”
Seppure
a fatica, i tre si incamminano nella giusta direzione.
Davanti
ai loro occhi c’è il Marquina, con il solito
atteggiamento rigido e riflessivo.
“Dalla
tua faccia si direbbe che sono pessime notizie. Però mai
tragiche come quella
che abbiamo appena appurato…” – afferma
Ramos.
“Antonio
mi ha inviato un sms prima dello sparo” –
così dicendo, il capo della Banda
mostra loro l’oggetto in questione.
È
il saldatore a leggerlo ad alta voce – “La
mia vita mi pesava come un
macigno e non sopportavo più un’esistenza
così. Teresa mi sparerà e se non lo
farà, sarò io a farlo! Addio e grazie per avermi
dato l’opportunità di liberarmi
di un dolore tanto grande…”
“Si
è ucciso?” – chiede, ancora sotto shock,
Nairobi.
“O
l’ha ucciso lei” – ipotizza Denver.
“Ne
dubito. Se lei lo avesse ucciso, sarebbe venuta a cercarci. E
invece..” –
precisa il prof.
“Quindi
abbiamo vinto anche questa battaglia, giusto?” –
l’entusiasmo di Dani Ramos è
fuoriluogo rispetto alla morte di due persone, di cui una fin troppo
buona.
Ed
è Sergio a placare la sua gioia, invitandolo a tacere. La
Jimenez manifesta l’opposto
stato d’animo.
“Come
ti senti, amore mio?” – le sussurra
Bogotà.
“Con
il cuore a pezzi, e l’animo sollevato!”
E
dopo un bacio tra i due, con un ultimo sguardo rivolto a quel parco
isolato, la
Banda sfreccia via.
Quel
luogo, che a breve verrà messo sottosopra dagli
investigatori, dai Ris, dalla Polizia,
è il posto in cui Nairobi dice addio al suo passato e ad una
parte rilevante di
esso.
“Dove
andiamo adesso?” – chiede Rio, tramite radio, agli
amici nell’altro veicolo.
A
rispondere è Lisbona – “Ci aspettano al
porto di Fremantle, da lì ci
imbarcheremo”
“Dovremo
lasciare Perth, mi ero affezionata a questa città”
– confessa Tokyo,
dispiaciuta.
“Lasciamo
passare alcuni anni, poi tornerete qui” – la
rassicura quello che la donna considera
il suo angelo custode.
“Prof,
tu sai qualcosa che ci sfugge?” – domanda
Stoccolma, intendo in tali parole qualche
segreto.
“Saprete
a tempo debito. Adesso preparatevi a salutare l’Australia. Si
naviga, di nuovo,
tutti insieme, alla vista dell’ignoto!”