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Autore: Mari Lace    22/09/2021    13 recensioni
Racconta a Ginny del corso babbano di biologia a cui si è iscritta, delle amiche che si è fatta e di come i Babbani in certi campi siano molto più avanti rispetto ai maghi. Lei le chiede se al corso ha conosciuto anche qualche ragazzo interessante e le fa un occhiolino.
Luna scuote la testa e sorride, perché in fondo questo è un buon modo per introdurre la novità che le sta tanto a cuore. «I Babbani hanno una parola per le persone come me, sai?»
(...) «Asessuale?» ripete Ginny, disorientata. «Che significa?»
[Questa storia è stata nominata per il Miglior film agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Luna Lovegood, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Storie Aspec'
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Significa me

Significa me

Londra magica, 2010

 

«Ginny!» esclama Luna, agitando il braccio per farsi notare tra la folla.

L’amica la raggiunge, si abbracciano. «È bello vederti, Lu» dice, mentre si avviano verso il bar di Florian Fortebraccio.

Ed è bello, anche per Luna, vedere l’amica – è bello anche se presto la conversazione vira su come sia bello essere una mamma, con aneddoti buffi sui piccoli James, Albus e Lily, l’ultima arrivata. Luna non l’ha ancora mai vista, non visita casa Potter da qualche anno.

Racconta a Ginny del corso babbano di biologia a cui si è iscritta, delle amiche che si è fatta e di come i Babbani in certi campi siano molto più avanti rispetto ai maghi. Lei le chiede se al corso ha conosciuto anche qualche ragazzo interessante e le fa un occhiolino.

Luna scuote la testa e sorride, perché in fondo questo è un buon modo per introdurre la novità che le sta tanto a cuore. «I Babbani hanno una parola per le persone come me, sai?» dice, senza rispondere direttamente.

Ginny non nota il cambiamento nel tono dell’amica. «Single?» scherza.

«Asessuale» è la risposta, data fissando l’altra dritta negli occhi.

«Asessuale?» ripete Ginny, disorientata. «Che significa?»

Già, pensa Luna, che significa? «Significa me» mormora, prima di ripetere all’amica le spiegazioni ricevute da una compagna solo pochi giorni prima.

«Io sono bisessuale, e tu?»

Luna non comprende la domanda di Kim, non conosce il termine che ha utilizzato. L’ha detto piuttosto convinta, senza esitazioni, quindi forse è qualcosa che tutti i Babbani conoscono? Magari un mestiere. Spera di non risultare troppo sospetta, chiedendone il significato.

Kim, però, invece di stranirsi le sorride. «Mi piacciono i ragazzi e le ragazze» spiega, fissandola negli occhi. «Tendo a darlo per scontato, ma… ti dà fastidio?» chiede poi, tornando seria di colpo.

Scuote rapida la testa, cercando di assimilare il nuovo termine.

«Io non so cosa sono» dice dopo un po’, e il sorriso di Kim si fa più grande e comprensivo.

«Scopriamolo» le propone.

I Babbani hanno molti termini per indicare gli orientamenti sessuali, e Luna ne elenca molti – non tutti. Ginny ascolta, ma la confusione è evidente sul suo volto.

«È… molto da apprendere così di colpo» conclude quando Luna smette di parlare, senza guardarla negli occhi. «So che alcuni maghi preferiscono partner dello stesso sesso, certo, ma…»

«È così strano pensare che non mi attragga nessuno?» domanda Luna, tranquilla, prendendo un sorso del suo latte e cacao.

Ginny sussulta; strano è la parola che ha pensato prima di scegliere molto. «A me sembra che i Babbani complichino cose semplicissime» commenta, evitando una risposta diretta. «Sei sicura di non esserti fatta confondere le idee da tutta questa storia? Io scherzavo, prima, non fa niente se non hai ancora trovato un partner. Magari è solo che non hai ancora incontrato la persona giusta per te».

Luna trova buffa la frase che Ginny ha appena detto. Che cosa significa trovare la persona giusta? Non riesce a capirlo più di quanto l’amica comprenda ciò che prova lei. Ciò che ha sempre provato, da quando crescendo le sue amiche hanno preferito parlare di ragazzi carini ai giochi della loro infanzia. Quando Kim le ha spiegato cos’è l’asessualità, Luna ha ripensato a tutte le volte in cui le sue compagne di dormitorio si sono divertite a compilare immaginarie classifiche di bellezza dei Corvonero, dei giocatori di Quidditch, persino dei Campioni del Tremaghi nonostante fossero solo in tre; le prime volte hanno provato a coinvolgerla, poi non più. Una volta due compagne hanno deciso di stabilire una classifica delle più belle ragazze, ma non ha fatto differenza per lei. Luna semplicemente non capiva.

Ora a non capire è Ginny, che la guarda incerta, come se d’un tratto le fosse spuntata una seconda testa. Avrebbe pensato che, comparato alle particolarità che le hanno guadagnato il soprannome di Lunatica ai tempi di Hogwarts, non provare attrazione sessuale non avrebbe fatto molto scalpore. Si è sbagliata, ma in fondo ne comprende il motivo.

L’asessualità è stata per lei la risposta alle domande di una vita, il pezzo mancante del suo enigma.

Perché ora che siamo al terzo anno Annie e Alex non vogliono più giocare a dare la caccia ai Nargilli?

Perché a me non interessa se gli occhi blu di Michael mi seguono mentre cammino?

Perché alle altre piace tanto guardare i muscoli ai ragazzi?

Non capisco, non capisco, non capisco.

Perché sono diversa?

Ginny quelle domande non ha mai dovuto farsele; “asessualità” dev’essere per lei una parola astratta in mezzo ad altre che creano dubbi invece di risolverli. È troppo, ciò che le ha detto, e non riesce ad afferrarlo. Però è contenta di averle parlato.

«Non dico che non avrò mai una relazione» afferma, sorridendo rassicurante. «Mi piace avere legami. Mi piacciono gli abbracci, e l’unico bacio che ho mai dato non mi è dispiaciuto. Però non sento il bisogno di un rapporto fisico, pensi di poterlo capire?»

Ginny inspira a fondo; rilascia il fiato e appare più tranquilla. «Forse non subito» risponde, «ma ci proverò. Scusami, Luna, ma è stato così improvviso… credo di dover riflettere un po’ su tutte queste informazioni».

Luna annuisce. «Lo capisco» dice soltanto. «Allora, Harry come sta?»





Ginny è scossa, quando torna a casa. Luna le ha raccontato talmente tante cose strane… L’ha sempre fatto, in effetti, parlando di Nargilli e Gorgosprizzi e Plimpi ghiottoni che nessun altro ha mai visto, ma questa volta è stato diverso. Non sa bene che pensare.

«Gin» la chiama Harry, spuntando dal salotto con Lily in braccio. «Bentornata. Com’è andata, Luna sta bene?»

Annuisce distrattamente. «Si è iscritta a un corso babbano» racconta. «Tu sei cresciuto tra i Babbani» aggiunge poi, seguendo un pensiero fugace.

Harry la guarda un po’ sorpreso, ma non commenta; Lily gli sta mettendo le mani in faccia e lui si ritira nuovamente in salotto.

Ginny sospira, chiedendosi se sia il caso di interrogare il marito sulle stranezze dei Babbani. Poggia la borsa all’ingresso e si dirige nella camera dei bambini. A pochi passi dalla porta, sente la voce di James un po’ più alta del normale. Apre la porta e nota subito Albus che piange e tira su col naso in un angolo.

«Che succede qui?» domanda, accucciandosi rapida accanto ad Al. Rivolge uno sguardo severo al primogenito, che tuttavia non batte ciglio.

«Ha rotto il mio treno» dice Albus tra i singhiozzi. Non guarda il fratello.

Ginny volge gli occhi al soffitto; è a casa da due minuti e già c’è un problema. «Perché l’hai fatto, James?»  indaga, cercando di restare paziente.

Il bambino sbuffa. «Giocavo» spiega, come se non ci fosse altro da dire.

«Non avevi il permesso!» scatta Albus, arrabbiato. Si strofina una mano in faccia per cancellare le lacrime. «Era mio».

James gli fa il verso. Ginny potrebbe ridere, in un altro contesto, ma è stanca e non le pare affatto divertente. «Dovresti metterti nei panni di tuo fratello» lo riprende invece, rigida. «Come ti sentiresti se Albus prendesse la tua scopa giocattolo e la rompesse?»

Il ghigno del bambino diviene una smorfia. Non dice nulla, ma è ovvio che il pensiero lo infastidisce parecchio.

«Vedi!» Albus ha smesso di piangere, ora, e punta il dito accusatore con fare trionfante. «I miei panni» ripete, contento; Ginny non è certa che ne abbia compreso il senso. Si alza.

«Anche tu, Al» interviene, guardandolo negli occhi. «Se chiedessi la scopa a James vorresti che te la lasciasse usare, no? Dovresti condividere di più i tuoi giochi. Vale per entrambi» dichiara appoggiando una mano su una spalla di ognuno dei due.

Si blocca un istante, come fulminata dalle parole che ha appena pronunciato.

James e Albus, non più tanto fieri, sbuffano prima di tendersi una mano per fare la pace. «Mi dispiace per il tuo trenino» mormora James. «Mi dispiace non aver giocato insieme» sussurra Albus.

Mettersi nei panni degli altri.

«Cos’è questo miracolo?» chiede Harry, ridendo dalla porta; non l’ha sentito arrivare.

«Mi dispiace essere stata così cieca» mormora Ginny, ignorandolo, rivolta né a lui né ai figli né a nessuno in particolare, ma con in mente la sua risposta a Luna – parola per parola. Esce dalla stanza, sorpassando il marito, solo per fermarsi in mezzo al corridoio. Luna non ha un telefono a casa. Non può contattarla immediatamente. Già, un telefono… utilissima invenzione babbana.

“A me sembra che i Babbani complichino cose semplicissime”, ha detto solo poche ore fa. “Sicura di non esserti fatta confondere?” Reprime l’istinto di sbattere la testa contro il muro, ripensandoci adesso.

Luna le ha confidato di essersi sempre sentita diversa, in qualche modo estranea, e di aver finalmente trovato una risposta. Sentire che è possibile non sentirsi attratti da nessuno, che ci sono altre persone che provano le stesse cose, deve averla rassicurata tantissimo. Significa me”, ha detto, ma Ginny non ha capito né si è messa nei suoi panni: le ha parlato della persona giusta.

Sale di corsa le scale fino alla sua stanza, appella una pergamena nuova e una penna di Harry e comincia a scrivere. Si vergogna un po’, ma deve far sapere subito a Luna che, se vuole parlare, lei ci sarà.

Anche se non può immaginare che cosa voglia dire sentirsi così – non del tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qualche piccola nota

Nota tecnica: so che “Babbano”, parola inventata dalla Rowling, andrebbe sempre in maiuscolo, ma ho preferito adottare la minuscola quando lo uso come aggettivo e mantenere la maiuscola quando è sostantivo.

Sulla storia: ho immaginato un mondo magico molto retrogrado, anche proprio a livello di consapevolezza su certe situazioni (e nel 2010 la situazione non era rosea neanche da noi, in quegli anni Sara Beth Brooks, attivista LGBT, si è dichiarata asessuale e si è vista dire apertamente da molti membri LGBT “che gli asessuali erano solo persone confuse nella loro auto-identificazione e che cercavano attenzioni immeritate all'interno dei movimenti di giustizia sociale”). Per questo Ginny reagisce così “male”, colta alla sprovvista, e dice tutte le cose sbagliate. Mi è sembrata, dato il contesto, una reazione piuttosto normale; non me ne vogliano i suoi fan!

Non ho molto altro da dire, l’asessualità è un tema che mi sta molto a cuore e spero davvero di averla resa al meglio in questa storia. Erano mesi che riflettevo su Luna asessuale, avevo in mente una storia al riguardo più o meno da giugno, sono contentissima di essere finalmente riuscita a dare una forma coerente alle idee che mi giravano in testa e spero che voi abbiate potuto apprezzare la shot. Un ringraziamento specialissimo va a Sia_ , che mi ha sostenuta e consigliata durante la stesura. Grazie mille!

Questa storia è candidata agli Oscar della Penna indetti sul forum Ferisce più la penna, se avete storie di cui andate particolarmente fieri che volete mettere in gioco vi invito a dare un’occhiata alle categorie ancora disponibili (e non sono poche)!

  
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