Significa me
Londra
magica, 2010
«Ginny!»
esclama Luna, agitando
il braccio per farsi notare tra la folla.
L’amica
la raggiunge, si
abbracciano. «È bello vederti, Lu» dice,
mentre si avviano verso il bar di
Florian Fortebraccio.
Ed è
bello, anche per Luna,
vedere l’amica – è bello anche se presto
la conversazione vira su come sia
bello essere una mamma, con aneddoti buffi sui piccoli James, Albus e
Lily,
l’ultima arrivata. Luna non l’ha ancora mai vista,
non visita casa Potter da
qualche anno.
Racconta a Ginny
del corso
babbano di biologia a cui si è iscritta, delle amiche che si
è fatta e di come
i Babbani in certi campi siano molto più avanti rispetto ai
maghi. Lei le
chiede se al corso ha conosciuto anche qualche ragazzo interessante e
le fa un
occhiolino.
Luna scuote la
testa e sorride,
perché in fondo questo è un buon modo per
introdurre la novità che le sta tanto
a cuore. «I Babbani hanno una parola per le persone come me,
sai?» dice, senza
rispondere direttamente.
Ginny non nota
il cambiamento
nel tono dell’amica. «Single?» scherza.
«Asessuale»
è la risposta,
data fissando l’altra dritta negli occhi.
«Asessuale?»
ripete Ginny, disorientata.
«Che significa?»
Già,
pensa Luna, che significa? «Significa
me» mormora, prima di ripetere
all’amica le spiegazioni ricevute da una compagna solo pochi
giorni prima.
«Io
sono bisessuale, e tu?»
Luna
non comprende la domanda di Kim, non conosce il termine che ha
utilizzato. L’ha
detto piuttosto convinta, senza esitazioni, quindi forse è
qualcosa che tutti i
Babbani conoscono? Magari un mestiere. Spera di non risultare troppo
sospetta,
chiedendone il significato.
Kim,
però, invece di stranirsi le sorride. «Mi
piacciono i ragazzi e le
ragazze» spiega, fissandola negli occhi. «Tendo a
darlo per scontato, ma… ti dà
fastidio?» chiede poi, tornando seria di colpo.
Scuote
rapida la testa, cercando di assimilare il nuovo termine.
«Io
non so cosa sono» dice dopo un po’, e il sorriso di
Kim si fa più grande e
comprensivo.
«Scopriamolo»
le propone.
I Babbani hanno
molti
termini per indicare gli orientamenti sessuali, e Luna ne elenca molti
– non
tutti. Ginny ascolta, ma la confusione è evidente sul suo
volto.
«È…
molto da apprendere così
di colpo» conclude quando Luna smette di parlare, senza
guardarla negli occhi. «So
che alcuni maghi preferiscono partner dello stesso sesso, certo,
ma…»
«È
così strano pensare che
non mi attragga nessuno?» domanda Luna, tranquilla, prendendo
un sorso del suo
latte e cacao.
Ginny sussulta; strano
è la parola che ha pensato prima di scegliere molto.
«A me sembra che i
Babbani complichino cose semplicissime» commenta, evitando
una risposta
diretta. «Sei sicura di non esserti fatta confondere le idee
da tutta questa
storia? Io scherzavo, prima, non fa niente se non hai ancora trovato un
partner. Magari è solo che non hai ancora incontrato la
persona giusta per te».
Luna trova buffa
la frase
che Ginny ha appena detto. Che cosa significa trovare la persona
giusta? Non
riesce a capirlo più di quanto l’amica comprenda
ciò che prova lei. Ciò che ha sempre
provato, da quando crescendo le sue amiche hanno preferito parlare di
ragazzi
carini ai giochi della loro infanzia. Quando Kim le ha spiegato
cos’è
l’asessualità, Luna ha ripensato a tutte le volte
in cui le sue compagne di
dormitorio si sono divertite a compilare immaginarie classifiche di
bellezza dei
Corvonero, dei giocatori di Quidditch, persino dei Campioni del
Tremaghi
nonostante fossero solo in tre; le prime volte hanno provato a
coinvolgerla,
poi non più. Una volta due compagne hanno deciso di
stabilire una classifica
delle più belle ragazze, ma non ha fatto differenza per lei.
Luna semplicemente
non capiva.
Ora a non capire
è Ginny,
che la guarda incerta, come se d’un tratto le fosse spuntata
una seconda testa.
Avrebbe pensato che, comparato alle particolarità che le
hanno guadagnato il
soprannome di Lunatica ai tempi di Hogwarts, non provare attrazione
sessuale
non avrebbe fatto molto scalpore. Si è sbagliata, ma in
fondo ne comprende il
motivo.
L’asessualità
è stata per
lei la risposta alle domande di una vita, il pezzo mancante del suo
enigma.
Perché
ora che siamo al terzo anno Annie e Alex non vogliono più
giocare a dare la
caccia ai Nargilli?
Perché
a me non interessa se gli occhi blu di Michael mi seguono mentre
cammino?
Perché
alle altre piace tanto guardare i muscoli ai ragazzi?
Non
capisco, non capisco, non capisco.
Perché
sono diversa?
Ginny quelle
domande non ha
mai dovuto farsele; “asessualità”
dev’essere per lei una parola astratta in
mezzo ad altre che creano dubbi invece di risolverli. È
troppo, ciò che le ha
detto, e non riesce ad afferrarlo. Però è
contenta di averle parlato.
«Non
dico che non avrò mai
una relazione» afferma, sorridendo rassicurante.
«Mi piace avere legami. Mi piacciono
gli abbracci, e l’unico bacio che ho mai dato non mi
è dispiaciuto. Però non
sento il bisogno di un rapporto fisico, pensi di poterlo
capire?»
Ginny inspira a
fondo; rilascia
il fiato e appare più tranquilla. «Forse non
subito» risponde, «ma ci proverò.
Scusami,
Luna, ma è stato così improvviso…
credo di dover riflettere un po’ su tutte
queste informazioni».
Luna annuisce.
«Lo capisco»
dice soltanto. «Allora, Harry come sta?»
Ginny
è scossa, quando torna
a casa. Luna le ha raccontato talmente tante cose strane…
L’ha sempre fatto, in
effetti, parlando di Nargilli e Gorgosprizzi e Plimpi ghiottoni che
nessun
altro ha mai visto, ma questa volta è stato diverso. Non sa
bene che pensare.
«Gin»
la chiama Harry,
spuntando dal salotto con Lily in braccio. «Bentornata.
Com’è andata, Luna sta
bene?»
Annuisce
distrattamente. «Si
è iscritta a un corso babbano» racconta.
«Tu sei cresciuto tra i Babbani»
aggiunge poi, seguendo un pensiero fugace.
Harry la guarda
un po’
sorpreso, ma non commenta; Lily gli sta mettendo le mani in faccia e
lui si
ritira nuovamente in salotto.
Ginny sospira,
chiedendosi
se sia il caso di interrogare il marito sulle stranezze dei Babbani.
Poggia la
borsa all’ingresso e si dirige nella camera dei bambini. A
pochi passi dalla
porta, sente la voce di James un po’ più alta del
normale. Apre la porta e nota
subito Albus che piange e tira su col naso in un angolo.
«Che
succede qui?» domanda,
accucciandosi rapida accanto ad Al. Rivolge uno sguardo severo al
primogenito,
che tuttavia non batte ciglio.
«Ha
rotto il mio treno» dice
Albus tra i singhiozzi. Non guarda il fratello.
Ginny volge gli
occhi al soffitto;
è a casa da due minuti e già
c’è un problema. «Perché
l’hai fatto, James?» indaga,
cercando di restare paziente.
Il bambino
sbuffa. «Giocavo»
spiega, come se non ci fosse altro da dire.
«Non
avevi il permesso!»
scatta Albus, arrabbiato. Si strofina una mano in faccia per cancellare
le
lacrime. «Era mio».
James gli fa il
verso. Ginny
potrebbe ridere, in un altro contesto, ma è stanca e non le
pare affatto
divertente. «Dovresti metterti nei panni di tuo
fratello» lo riprende invece,
rigida. «Come ti sentiresti se Albus prendesse la tua scopa
giocattolo e la
rompesse?»
Il ghigno del
bambino diviene
una smorfia. Non dice nulla, ma è ovvio che il pensiero lo
infastidisce
parecchio.
«Vedi!»
Albus ha smesso di
piangere, ora, e punta il dito accusatore con fare trionfante.
«I miei panni»
ripete, contento; Ginny non è certa che ne abbia compreso il
senso. Si alza.
«Anche
tu, Al» interviene,
guardandolo negli occhi. «Se chiedessi la scopa a James
vorresti che te la
lasciasse usare, no? Dovresti condividere di più i tuoi
giochi. Vale per
entrambi» dichiara appoggiando una mano su una spalla di
ognuno dei due.
Si blocca un
istante, come
fulminata dalle parole che ha appena pronunciato.
James e Albus,
non più tanto
fieri, sbuffano prima di tendersi una mano per fare la pace.
«Mi dispiace per
il tuo trenino» mormora James. «Mi dispiace non
aver giocato insieme» sussurra
Albus.
Mettersi nei
panni degli
altri.
«Cos’è
questo miracolo?»
chiede Harry, ridendo dalla porta; non l’ha sentito arrivare.
«Mi
dispiace essere stata
così cieca» mormora Ginny, ignorandolo, rivolta
né a lui né ai figli né a
nessuno in particolare, ma con in mente la sua risposta a Luna
– parola per
parola. Esce dalla stanza, sorpassando il marito, solo per fermarsi in
mezzo al
corridoio. Luna non ha un telefono a casa. Non può
contattarla immediatamente. Già,
un telefono… utilissima invenzione babbana.
“A me
sembra che i Babbani
complichino cose semplicissime”, ha detto solo poche ore fa.
“Sicura di non
esserti fatta confondere?” Reprime l’istinto di
sbattere la testa contro il
muro, ripensandoci adesso.
Luna le ha
confidato di
essersi sempre sentita diversa, in qualche modo estranea, e di aver
finalmente
trovato una risposta. Sentire che è possibile non sentirsi
attratti da nessuno,
che ci sono altre persone che provano le stesse cose, deve averla
rassicurata
tantissimo. “Significa me”, ha detto, ma Ginny non ha capito né si è messa nei
suoi panni: le ha parlato
della persona giusta.
Sale di corsa le
scale fino
alla sua stanza, appella una pergamena nuova e una penna di Harry e
comincia a
scrivere. Si vergogna un po’, ma deve far sapere subito a
Luna che, se vuole
parlare, lei ci sarà.
Anche se non
può immaginare
che cosa voglia dire sentirsi così – non del tutto.
Qualche piccola
nota
Nota tecnica: so
che “Babbano”, parola inventata dalla Rowling,
andrebbe sempre in
maiuscolo, ma ho preferito adottare la minuscola quando lo uso come
aggettivo e
mantenere la maiuscola quando è sostantivo.
Sulla storia: ho
immaginato
un mondo magico molto retrogrado, anche proprio a livello di
consapevolezza su
certe situazioni (e nel 2010 la situazione non era rosea neanche da
noi, in
quegli anni Sara Beth Brooks, attivista LGBT, si è
dichiarata asessuale e si è
vista dire apertamente da molti membri LGBT “che gli
asessuali erano solo
persone confuse nella loro auto-identificazione e che cercavano
attenzioni
immeritate all'interno dei movimenti di giustizia sociale”).
Per questo Ginny
reagisce così “male”, colta alla
sprovvista, e dice tutte le cose sbagliate. Mi
è sembrata, dato il contesto, una reazione piuttosto
normale; non me ne
vogliano i suoi fan!
Non ho molto altro da dire, l’asessualità è un tema che mi sta molto a cuore e spero davvero di averla resa al meglio in questa storia. Erano mesi che riflettevo su Luna asessuale, avevo in mente una storia al riguardo più o meno da giugno, sono contentissima di essere finalmente riuscita a dare una forma coerente alle idee che mi giravano in testa e spero che voi abbiate potuto apprezzare la shot. Un ringraziamento specialissimo va a Sia_ , che mi ha sostenuta e consigliata durante la stesura. Grazie mille!
Questa storia
è candidata
agli Oscar
della Penna indetti sul forum Ferisce
più la penna, se avete
storie di cui andate particolarmente fieri che volete mettere in gioco
vi
invito a dare un’occhiata alle categorie ancora disponibili
(e non sono poche)!