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Autore: LittleGypsyPrincess    22/09/2021    1 recensioni
Cosa succede se un'irriverente, sarcastica e letale spia russa incontra un leale, rigido e travagliato soldato?
Come il giorno e la notte che si mischiano in un tramonto, come l'oceano e il cielo che si sfiorano all'orizzonte, Steve e Natasha sono così opposti ma così simili da non riuscire a smettere di rincorrersi.
Raccolta di one-shots Romanogers
Genere: Hurt/Comfort, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piccola Nota:
La storia era nella categoria "The Avengers" perchè mi ero dimenticata ci fosse quella dedicata a Captain America, quindi niente l'ho spostata!
Grazie a chi ha letto il precedente capitolo e a chi l'ha salvato in qualche modo! Grazie a chi leggerà anche questo e se mi lasciate una piccola opinione vi sarei davero grata!
Ora vi lascio alla storiella.
Bye;)

Scommesse, incubi e patti

Steve scassinò la porta cercando di fare il più piano possibile, Clint gli aveva dato lezioni su come aprire quelle particolari serrature senza lasciare tracce o danni visibili. Sapeva di dover essere il più cauto possibile, se Natasha si fosse accorta di qualcosa lui sarebbe diventato uno spiedino. 

Mentre armeggiava si maledí per aver accettato quella stupida scommessa, tutto e solo per puro orgoglio, non sapeva cosa gli fosse preso. 

Era abbastanza scontato avrebbe perso considerando la sua incapacità con la tecnologia, eppure aveva accettato. Idiota che non era altro, così si ritrovava a dover entrare nella stanza di Natasha, mentre lei dormiva, rubare una sua arma qualsiasi e poi consegnarla a Clint il tutto possibilmente senza farsi beccare. 

Finalmente, con un leggero clac, la porta si aprì e una ventata di profumo arrivò alle narici del biondo, proprio come lei, la sua stanza aveva un sentore un po' pungente che gli ricordava il freddo e la montagna, probabilmente era semplicemente condizionato dal fatto che fosse Russa e che lì facesse davvero freddo. 

Si addentrò nella stanza, illuminata solo dalla fioca luce della finestra. Si aspettava di trovare Natasha addormentata in qualche posizione tattica con un coltello saldamente impugnato, pronta ad uccidere anche nel sonno, invece si trovò di fronte  l'esatto opposto. La rossa era a pancia in giù in una posizione scomposta, i capelli sparsi malamente sul cuscino, semi avvolta nelle coperte che dormiva profondamente. Steve si fermò un attimo a guardarla, era la prima volta che la vedeva rilassata e senza alcuna traccia di trucco. Era semplicemente bellissima. Tuttavia non doveva farsi ingannare, sapeva benissimo che, nonostante in quel momento sembrasse il più bell'angelo del paradiso, sarebbe bastato il minimo rumore per vedere Satana in persona. Quando si dice l'apparenza inganna pensò, lanciando un ultimo sguardo alla spia. Sicuramente Natasha teneva armi accanto al letto ma sarebbe stato troppo rischioso perciò Steve optò per iniziare la sua ricerca da altri mobili, più lontani dalle sottili orecchie della bella addormentata. 

Frugò un bel po' senza risultati, se non fosse stato sicuro che la spia avesse nascosto armi in giro si sarebbe arreso, era mai possibile che fossero così poco visibili? 

Mentre apriva l'ennesimo cassetto, arrossendo nel vedere che era quello dell'intimo, sentí un mugolio seguito dallo sfregare delle coperte, segno che la spia si stava muovendo. 

Si girò di scatto sperando che non lo beccasse proprio mentre aveva le mani nel cassetto delle mutande. Chi glielo spiegava poi che cercava solo un misero coltello o pistola per una stupida scommessa? 

Natasha però non sembrava essere in procinto di svegliarsi ma il contrario, la ragazza fece uno scattò nel letto, girandosi supina, aveva gli occhi chiusi, i pugni serrati attorno alle coperte e bisbigliava cose per Steve incomprensibili. 

Tra un tanga e un reggiseno di pizzo, finalmente il capitano trovò un coltello (non senza diventare quasi viola in volto). Fece per uscire dalla stanza, ma la voce spezzata della rossa lo costrinse a girarsi. 

Natasha si stava dimenando nel sonno, quelli che prima erano sussurri erano diventati quasi grida e le sue guance erano rigate dalle lacrime. 

Steve non riuscì a resistere, si lanciò sul letto accanto alla rossa 

"Natasha hey, Nat! Va tutto bene" la strinse tra le sue braccia accarezzandole dolcemente la testa. 

I respiri della russa tornarono regolari e piano piano si calmò aprendo gli occhi. 

Steve le asciugò le lacrime, "va tutto bene era solo un sogno, dormi ora" 

Lei annuì rannicchiandosi tra le sue braccia, il ragazzo continuò ad accarezzarle i capelli fino a che il suo respiro non diventò ritmico e regolare, segno che si era nuovamente addormentata. 

Il più delicatamente possibile posò la testa della ragazza sul cuscino rimboccandole le coperte con cura per poi uscire, non senza tirarle un ultimo sguardo. 

Tornò nella zona comune dove Clint lo stava aspettando. 

"Ce l'hai fatta!" esordì l'arciere, alzandosi con uno scatto felino dal divano e seminando alcuni popcorn sul tappeto. 

"scusa ho dovuto fare piano, se si fosse svegliata sarebbe stata la fine…  per entrambi" 

"Vero. Popcorn?" chiese porgendogli il contenitore.

"No grazie. Vado a letto" rispose il biondo, posando il coltello sui banconi e facendo per allontanarsi. 

"Steve?" il tono del moro era cambiato diventando più serio. 

Il capitano si voltò "Sì?" 

"È successo qualcosa?" 

Steve esitò, era incapace a dire bugie ma dire la verità avrebbe esposto sia Natasha che sé stesso. Probabilmente Clint era a conoscenza degli incubi della rossa, quei due erano piuttosto legati, ma il biondo non voleva condividere quel momento di dolcezza e intimità con lui. 

"No, perché?" 

"Sembri diverso, sicuro Tasha non ti abbia beccato?" 

"Sicuro. Sono solo stanco. A domani" 

"A domani cap" 

Clint lo guardò andare via, era chiaro fosse successo qualcosa, avrebbe indagato l'indomani magari parlando con una certa russa. 

***

Un raggio di sole fastidioso le colpí il volto facendola mugugnare, si stiracchiò. Aveva fatto dei sogni strani quella notte e non si riferiva al suo passato, no, quello era terribilmente normale anche se doloroso. Mentre riviveva alcuni momenti traumatici della sua infanzia l'incubo si era trasformato in qualcosa di decisamente piacevole, anche troppo per la mente della rossa. Si era di colpo sentita chiamare da una voce calda e dolce, un profumo di oceano l'aveva avvolta e calde braccia l'avevano sorretta…. Natasha spalancò gli occhi, da dove usciva tutta quella poesia e dolcezza? Bleh. Aveva sognato di svegliarsi tra le braccia di Steve che la consolava e la coccolava. Doveva ammettere il suo cervello avesse elaborato proprio una bella scenetta, ma non era certo sufficiente a farla arrivare ad una dose tale di diabete, anche se le era piaciuto. Decise di alzarsi, i suoi pensieri stavano diventando scomodi, si avviò al bagno. Mentre attraversava la stanza lo sguardo le cadde sulla cassettiera, dal cassetto dell'intimo spuntava leggermente un triangolino di stoffa rossa. Si fermò di colpo, lei non l'aveva certamente lasciato così, lo aprí ma le cose erano tutte in ordine. Strano.

Una volta pronta decise di andare a fare colazione nella cucina comune sperando di incontrare qualcuno con cui fare due chiacchiere, aveva davvero bisogno di uscire dalla sua testa. 

Mentre apriva la porta notò che non era chiusa a chiave, altra cosa sospetta. 

Si avvicinò al lato del letto che dava verso la porta, c'erano chiari segni che qualcuno si era seduto lì, avvicinò il naso alle coperte e quel profumo di mare la invase. Spalancò gli occhi, un dubbio la assalí, e se… No non poteva essere. 

Uscì di corsa, sbattendo la porta. La sua meta era decisamente cambiata. 

Tempo record era davanti alla porta di Steve a bussare incessantemente. 

"Chi è?" chiese una voce dall'interno 

"Babbo Natale, apri idiota o ti tiro giù la porta" 

La porta si aprì rivelando un capitano a petto nudo, dettaglio che fece seccare improvvisamente la gola della russa. 

"Buongiorno anche a te Natasha" 

"Dobbiamo parlare" disse spingendolo dentro la stanza. 

Steve sbiancò e la rossa sorrise, era colpevole, la sua faccia era sufficiente per esserne sicura ma ormai era lì tanto valeva giocare. 

"Cosa ci facevi in camera mia?"

" Mi dispiace io… scusa, era per una scommessa. Dovevo prendere un'arma mentre dormivi senza farmi beccare...Lo so è stupido ed infantile”

Non si aspettava sarebbe stato così facile farlo parlare, doveva sentirsi davvero un colpa.

“Almeno non stavi frugando nel cassetto dell’intimo per qualche ragione più perversa…”

Il volto del biondo si colorò di un rosso acceso cosa che fece sorridere la ragazza. 

“Che hai fatto dopo?”

Steve si passò una mano dietro la nuca, completamente in imbarazzo, sperava non si ricordasse nulla, ma infondo cosa pretendeva era pur sempre Natasha. 

“Ehm io... tu… io… non potevo lasciarti lì. Mi dispiace giuro che non ne farò mezza parola con nessuno”

“Sarà meglio per te”

Quindi non stava sognando, era successo davvero. Di colpo sentì lo stomaco attorcigliarsi, dopo che lui l’aveva abbracciata aveva continuato a dormire senza più traccia di incubi. Abbassò lo sguardo d’istinto

“Grazie '' bisbigliò, avvicinandosi. Si alzò sulle punte per lasciare un casto e dolce bacio sulla guancia del biondo, poi uscì alla velocità della luce dalla stanza. Le sue guance erano diventate dello stesso colore dei capelli, ma non poteva e non voleva, mostrare che anche lei arrossiva.

Steve rimase immobile guardandola andare via, passò una mano dove poco prima c’erano le labbra della russa e in un secondo realizzò qualcosa che era lì da quel giorno a casa di Sam. Provava qualcosa per la donna più pericolosa sulla faccia della terra. Lui, il soldato d’America, si stava innamorando della letale Vedova Nera. 

Faceva già ridere così, figuriamoci se si aggiunge il fatto che un'altra persona, seduta contro la porta della propria stanza, era arrivata alla medesima conclusione. 

Si stava innamorando di Steve Rogers. Lei che non sapeva nemmeno che diavolo volesse dire amare, lei che sulla coscienza aveva più cadaveri che capelli in testa, la più spietata delle spie si era presa una bella cotta per il biondino a cui tutti morivano dietro.

Si alzò cercando di gettare via quei pensieri e ricomporsi, lei era vedova nera e l'amore era solo per i bambini.

Fece un profondo respiro e uscì per andare a fare colazione nella zona comune, sperando di non trovare Steve già lì, sarebbe stato palese che si fosse rifugiata in camera per qualche motivo ed era certa avrebbe voluto sapere quale. Non poteva certo dirgli che i suoi occhi azzurri la facevano sciogliere come un Marshmallow sul falò.

Per fortuna la cucina era deserta, da un lato era un bene, nessuno poteva notare il fatto che fosse un po' scossa, ma dall'altro aveva davvero bisogno di uscire dalla sua testa. I suoi pensieri si erano all'improvviso riempiti con una serie di ricordi legati al biondino tutto muscoli, in particolare alla loro avventura contro il mondo. Subito dopo New York lei era tornata a Washington, base di partenza di tutte le sue missioni dello shield. Prima di quella battaglia era solita andare sotto copertura in missioni lunghe e difficili, stava via anche per mesi creandosi alias e vite degne di un romanzo. Poi si era trovata a fare da babysitter a quel demente di Stark dopo un piccolo incidente con la sua copertura, maledetti cinesi. In fondo però doveva ringraziarli, se non avessero fatto saltare la sua identità probabilmente non si sarebbe mai trovata a supervisionare il progetto Avengers e addirittura diventare una di loro.

Non avrebbe mai immaginato di trovarsi a combattere fianco a fianco con loro, lei che di eroico non aveva proprio nulla, il suo addestramento era magistrale ed eccelleva in molte cose ma non poteva certo dire di avere la stoffa dell'eroina, tutt'altro, lei era spietata e cinica. Il vero motivo per cui aveva combattuto al loro fianco era per fare pace con i suoi demoni. Aveva fallito, però ora si trovava ad avere qualcuno su cui contare, un posto dove tornare e cinque squilibrati che poteva quasi chiamare amici. Tra quelli c'era l'uomo che l'aveva salvata da sé stessa, suo fratello e migliore amico, e poi c'era Steve. Una volta tornata a Washington erano iniziate nuovamente le missioni ma questa volta era diverso. Dopo New York lo shield aveva paura, non poteva biasimarli, contavano sugli Avengers, o almeno Fury lo faceva, perciò non la mandava più lunghi mesi sotto copertura da sola ma doveva lavorare con Steve a progetti e missioni decisamente più brevi, talvolta addirittura immediati. All'inizio non era andata bene tra loro, lui non si fidava e lei non perdeva occasione per provocarlo. Sapeva che il mondo femminile lo venerava e lui era single, ogni occasione era buona per farglielo notare e cercargli una ragazza era diventato il suo sport preferito. Tutto era cambiato con la caduta dello shield, lui aveva visto una parte di lei che solitamente non mostrava capendo così che poteva fidarsi e lei aveva compreso per la prima volta il vero valore dell'amicizia, dei gesti fatti senza aspettarsi nulla in cambio.

 

"Cosa vuoi che io sia"

"Che ne dici di un amica"

 

"Sono in debito"

"È tutto ok"

Prese la sua tazza di caffè fumante rigirandola tra le dita e scaldandosi così le mani. La sua mente percorreva una strada di ricordi tortuosa mentre lei fissava nel vuoto. 

Le immagini di Steve che la prendeva tra le braccia in mezzo alle macerie, casa di Sam e il centro commerciale…

"Baciami"

"Cosa?"

"Dimostrazione di affetto pubbliche mettono in imbarazzo le persone"

"Si, lo fanno"

In fine il cimitero, il loro arrivederci così dolcemente triste. Le era tutto chiaro ora, era fuggita da lui, si era detta fosse per le coperture ma non era così. Non avrebbe sopportato vederlo con Sharon eppure lei non andava bene per Steve. Lui aveva bisogno di una persona stabile e di fiducia, buona e affidabile, una persona con cui mettere su una famiglia perfetta, non di una spietata assassina.

Sospirò, lei non era il suo tipo e poi lui era troppo per lei. Ogni persona sarebbe stato troppo per lei, non meritava l’amore o il perdono. 

“Tutto bene?” La ragazza sobbalzò, non lo aveva sentito e non era da lei.

Steve era arrivato in cucina da alcuni minuti ma si era perso a guardare la collega fissare un punto sul pavimento e sospirare. Era bellissima assorta nei suoi pensieri, il biondo si trovò a chiedersi a cosa stesse pensando e fu solo quando la vide incupirsi che si decise a farla uscire dalla sua testa.

“Si io stavo… pensando”

"Ho notato"

"Vuoi del caffè? L'ho appena fatto è ancora caldo"

I due si mossero contemporaneamente per raggiungere le tazze finendo per scontrarsi.

"Scusa" bisbigliarono in contemporanea, cercando poi di spostarsi ma fallendo e finendo comunque uno contro l'altra.

"Forse non è giornata per il caffè" disse Steve, a bassissima voce. Natasha alzò lo sguardo, erano davvero troppo vicini, deglutì a vuoto, non aveva minimamente idea di cosa le stesse succedendo. Steve si portò la mano dietro la testa imbarazzato, sapeva di doversi allontanare da lei ma non riusciva a muoversi, i suoi occhi azzurri ormai persi nelle sue iridi verdi. Natasha posò delicatamente la tazza di caffè sul bancone accanto a loro e portò le sue mani sui pettorali del capitano. Nessuno dei due sarebbe stato capace di spiegare cosa stessero facendo, l’unica cosa che importava in quel momento erano loro due. Come i due poli opposti di una calamita i loro volti si avvicinavano sempre senza smettere di guardarsi, le mani di Steve si spostarono sui fianchi della rossa che era ormai in punta di piedi. Tutto sembrava essersi rallentato e i loro movimenti erano così lenti da sembrare impercettibili, solo quando i loro nasi si sfiorarono, i due chiusero gli occhi pronti a perdersi l’uno nell’altra. 

Le loro labbra erano ormai pronte a toccarsi quando una voce allegra decise di intromettersi nel momento.

“Buongiorno!” Clint entrò nella cucina sbraitando. Natasha con uno scatto felino si allontanò dal suo capitano colpendo con il braccio la tazza che pochi minuti prima aveva abbandonato sul bancone ancora con del caffè al suo interno. 

“Merda!” esclamò, nervosa si portò un boccolo ribelle dietro l’orecchio, lanciandosi verso la carta per asciugare il caffè.

Era tanto agitata da sembrare sotto l’effetto di qualche strana droga, le sue mani tremavano leggermente e il suo cuore stava battendo con una velocità decisamente fuori dal normale, i suoi movimenti erano scatti, non sembrava nemmeno lei.

Steve invece rimase immobile senza dire nulla, incapace di fare qualsiasi cosa mentre Clint guardava la scenetta incuriosito, quando era entrato urlando il buongiorno aveva solo visto Natasha che scattava indietro come una molla facendo un gran casino e ora sembrava impazzita.

“Tutto bene Tasha?” chiese l’arciere.

“Cosa?” la ragazza alzò la testa di scatto, confusa.

“Sembri drogata. Che diavolo stavate facendo voi due?”

“Niente...nulla...noi… stavamo...si...noi...il caffè…” rispose la russa, ancora decisamente nervosa.

La ragazza buttò via la carta con cui aveva pulito e si lanciò di corsa fuori dalla cucina, ancora visibilmente scossa.

“Ummm. Che droga le hai dato?” chiese l'arciere rivolgendosi a Steve che era ancora in semi trans. Il biondo scrollò la testa, anche lui sembrava decisamente confuso e ormai anche Clint stava iniziando a non capire più nulla.

"Che diavolo sta succedendo?" 

All'ennesima mancata risposta del ragazzo, decise che l'unica soluzione era far parlare la rossa, la conosceva bene sapeva che tasti toccare per farsi dare almeno un'idea di quanto accaduto. Era dalla sera prima, dopo la scommessa, che Steve era strano, all'inizio aveva pensato tasha lo avesse beccato ma non sembrava arrabbiata. 

Non ci mise molto a trovare l'amica che passeggiava nervosa in uno dei tanti salottini/studio della torre. 

"Hey tutto bene? Che ti prende?" Il suo comportamento era davvero strano, nemmeno dopo l'uso di droghe Natasha  era mai stata così, era stata addestrata a non lasciarsi andare agli istinti nemmeno sotto l'effetto di stupefacenti o Alcol. Doveva averne ingerita una quantità davvero disumana, oppure non era quello il problema.

La ragazza non smise di camminare e passarsi le mani tra i capelli nervosamente. 

"Natasha?" Clint la afferrò per il braccio facendola finalmente fermare, era in uno stato davvero pessimo non era solo confusa, sembrava quasi spaventata. 

"Sto bene" riuscì a sbiascicare.

"Non è vero. Cos'hai tirato giù?"

"Nulla….io…"

"Steve ti ha fatto qualcosa? Ti ha picchiata? No, aspetta lo avresti probabilmente almeno preso a pugni…"

Finalmente un leggero sorriso spuntò sulle labbra della rossa.

"Non ha fatto nulla…" le guance di Natasha si colorarono leggermente mentre abbassava lo sguardo, dettagli che non sfuggirono a Clint, la conosceva troppo bene, era la sorellina che non aveva mai avuto, non gli serviva più che quello per mettere insieme le cose.

"Aspetta un secondo...cosa stavate facendo in cucina eh?" Il tono malizioso dell'arciere mise sull'attenti la rossa.

"Nulla…" eccola la vedova nera che, sulla difensiva, metteva in mostra sua faccia impassibile. Clint sapeva di averla risvegliata e sapeva anche di aver fatto centro.

"Ummm...vi siete baciati?"

"No… cioè sì una volta ma non oggi tempo fa…"

Clint le riservó uno sguardo torvo, voleva sapere di più e anche lei aveva bisogno di dire ad alta voce quello che provava. La rossa alzò gli occhi al cielo, odiava l'amico quando faceva così.

 "Ci saremmo baciati se qualcuno non fosse entrato in cucina" rispose lei alzando gli occhi al cielo.

"Ops. Scusa, non mi avevi detto che Steve ti piace!"

"Lui non…"sospirò nel vedere il secondo sguardo torvo di Clint che aveva già capito tutto, o almeno così credeva.

"lui...io.." cercò di continuare ma proprio non ci riusciva a dirlo, le sue guance si colorarono nuovamente di rosso e il suo sguardo si abbassò, si sentiva una ragazzina in preda agli ormoni e alla sua prima cotta. 

"Aspetta un secondo! Non solo ti piace...Ti stai innamorando di Steve!" 

"Shhh non urlare scimmia!"

"Ah è un segreto? Lui non lo sa?"

"NO!"

"E cosa diavolo stavate facendo in cucina a sbaciucchiarvi scusa?"

"Ci stavamo per baciare Clint non è una cosa così assurda. Insomma ho dovuto baciare anche te ma lo sai che sei come un fratello per me!"

"Si ma dai è diverso! Lui ti piace e poi hai detto che vi siete già baciati! Dovresti dirglielo!"

"Ci siamo baciati per scappare dal Hydra somaro! Io non posso dirglielo Clint… anzi è stato un bene che ti ci abbia interrotti. Non deve succedere."

"Ma cosa stai dicendo? Nemmeno vi siete baciati e ti ha fatto andare fuori! Lui pure era confusissimo e in imbarazzo! Devi dirglielo assolutamente Nat! Vi meritate entrambi un po' di felicità!"

"Non sono la donna giusta per lui. Io sono un'assassina non merito l'amore e nessuno meglio di te dovrebbe saperlo, conosci cose di me che sono sfuggite ai file, sai di cosa sono stata capace. Lui è perfetto, un angelo, l'incarnazione della bontà, da qualche parte nel mondo c'è la sua anima gemella ma quella non posso essere io."

"E se invece fossi tu? Nat vuoi davvero rischiare di vederlo con un'altra che non lo ama o solo per il resto della vita soltanto perché non pensi di meritarlo? Non credi dovrebbe scegliere lui?"

"Così rovinerei la nostra bella amicizia, Steve non mi vede in quel modo"

"E allora perché stava per baciati? Perché non ti ha respinta?"

"Non lo so! Magari è stato preso dal momento, non ha una ragazza avrà gli ormoni impazziti...che cazzo ne so!"

"Ma per favore! Una cosa del genere te la aspetti da me o da Stark non di certo da uno come Rogers! Credi davvero che con la sua morale anni 40 ti prenderebbe per il culo?! Ti avrebbe allontanata subito dai"

"Non lo so Clint"

"Lo so io! Vai e prenditi ciò che è tuo Tasha! Finalmente qualcuno sta sciogliendo il tuo cuore non lasciartelo scappare." Fece una piccola pausa per poi abbandonare il tono serio e lasciare spazio alla sua solita ironia

 "Ti ha ridotto proprio male solo il pensiero di baciarlo figurati se lo avesse fatto!" La prese in giro, tirandole una piccola gomitata.

"Smettila! Sono confusa e spaventata non dal bacio o da lui ma da quello che provo" sussurrò. Clint non si aspettava quella dichiarazione, Natasha che aveva paura era decisamente qualcosa che non aveva mai visto. 

"Piccola, cosa ti spaventa?"

"Te l'ho detto, quello che provo"

"E cosa provi?"

"Non lo so, quando sono con lui o penso a lui mi sento diversa, come se il mondo, i problemi e… e il mio passato non ci fossero. Sento che farei qualsiasi cosa per quell'uomo"

"Oddio Tasha" il tono di Clint divenne veramente grave 

"Cosa c'è?" Chiese preoccupandosi anche lei.

"Sei davvero presa di Steve cazzo"

"Io...non.."

"Ti ricordi quando ti ho detto di Laura?"

"Sì, me lo ricordo"

"Ora capisci cosa intendevo?"

"Sì" rispose lei. In quel momento realizzò che tutto ciò che voleva era Steve, avrebbe potuto continuare a dirsi che non era la donna giusta per lui, forse era pure vero, ma era certa lui fosse l'unica persona al mondo giusta per lei. 

 

***

Finita la chiacchierata con Clint, Natasha si era rintanata nella sua stanza, aveva bisogno di stare da sola e riflettere. Aveva accettato i suoi sentimenti per il bel capitano tuttavia non era ancora sicura di cosa fare con tale rivelazione. Lui era la perfezione, senza contare che aveva tutto l'universo femminile e non solo ai suoi piedi, lei invece, seppur bella, cosa che non diceva di se stessa ma che le avevano sempre fatto notare, era ben lontana dall'avere dei pretendenti soprattutto dopo che tutto il mondo aveva saputo chi fosse davvero Natasha Romanoff. Pericolosa, spietata e senza cuore erano solo tre dell'infinita lista di aggettivi che si sentiva rivolgere da una vita intera. Non poteva certo dire di non meritarlo, anzi spesso metteva proprio in luce tali aspetti di proposito, come se fossero le uniche sfaccettature della sua personalità. Eppure anche lei, come tutti gli esseri umani, soprattutto il genere femminile, aveva mille lati e alcuni erano tutt'altro che crudeli. Per un lungo periodo, praticamente la sua intera vita, aveva nascosto, credendo di aver perso del tutto, l'innocenza e la dolcezza di quella bimba che amava ballare, invece quando aveva visto Clint con i suoi bambini aveva per la prima volta sentito di avere anche lei un cuore. Lui le aveva mostrato la sua famiglia, di cui nessuno sapeva l'esistenza, anche se all'epoca lei non era altro che la crudele spia doppiogiochista. Quando, prima di fargliela conoscere, le aveva parlato di Laura, sua moglie, lei non aveva capito, anche se aveva ascoltato con cura, ma aveva sentito dentro di lei qualcosa stringersi, era la consapevolezza di non poter mai provare quel genere di sentimenti. A distanza di anni si trovava, invece, a provare esattamente quelle cose. Clint aveva ragione quando le aveva detto che anche lei un giorno si sarebbe sciolta.

 

Un giorno capirai Tasha, un giorno anche tu troverai la persona che riuscirà a fare uscire il lato di te che tieni nascosto. Quello che vedo quando giochi con loro.

 

Natasha sorrise nel ricordare quel pomeriggio. Aveva completato da poco la prova dello shield per diventare operativa e nessuno ancora si fidava di lei, tranne l'uomo che l'aveva portata lì, Clint. Anche lui,come lei, era freddo e distaccato con tutti ma sembrava avere un debole per la russa, come la definivano gli altri. Si era legato a lei tanto da rivelarle di avere una moglie e due bimbi molto piccoli. Quella volta però erano entrambi feriti e lui l'aveva addirittura portata a casa sua. Dopo che Laura l'aveva aiutata con le medicazioni Natasha si era ritrovata i due bimbi piccoli che la guardavano curiosi. Dopo pochi minuti era finita sull'ampio tappeto a giocare con quelle pesti che non avevano tardato ad appellarla zia Nat. Era stata la prima volta che aveva rivelato il suo grandissimo cuore. Inutile dire che con Steve si sentiva come con quei bambini, libera di essere se stessa, di non nascondere la sua parte più umana e addirittura dolce.

Sapeva che nessun altro al mondo le avrebbe mai fatto provare nuovamente quello che provava con il suo bel capitano, però era anche spaventata dall'idea che lui non provasse lo stesso, come biasimarlo in fondo, chi voleva un'assassina come ragazza?! Lui meritava di meglio questo era certo, ma l'idea di vederlo con un'altra donna le faceva ribollire il sangue, nonostante avesse cercato di trovargli una fidanzata per mesi. Ora sapeva che tutte quelle provocazioni non erano altro che scuse per passare anche solo altri cinque minuti con lui, nella speranza che chiedesse a lei di uscire. Si diede mentalmente della stupida.

 

È difficile fidarsi di qualcuno quando non si sa chi questa persona sia veramente 

 

Natasha sospirò continuando a fissare il soffitto, Steve  non era materiale per lei.

Qualcuno bussò alla porta,  destandola dai suoi pensieri, guardò l'ora erano già le 7 di sera e non se n'era nemmeno resa conto. Non usciva dal monolocale da quella mattina, si era fatta qualcosa da mangiare veloce e aveva letto qualcosa per un po', ma la sua mente era troppo persa per concentrarsi. 

Andò ad aprire e si trovò davanti i due splendidi occhi azzurri che non riusciva a togliersi dalla mente da tutto il giorno.

"Steve? Che ci fai qui?"

"Ciao Nat, non ti ho visto tutto il giorno stai...stai bene?"

"Sì grazie io...leggevo. Entra" disse facendo passare il biondo che, titubante quanto lei, attraversò la porta.

"Tu stai...stai bene?" Chiese la rossa, non sapeva nemmeno lei perché si sentisse così in imbarazzo, tra loro c'era sempre stata un'intesa bellissima, aveva decisamente pensato troppo a lungo a lui.

"Io sì sto bene. Mi sono annoiato parecchio però, senza nessuno che mi facesse dannare sai?"

Natasha sorrise chiedendosi se quello fosse un modo carino di dirle che gli era mancata. 

"Nat ti va di andare in un posto? È qui nella torre ma vorrei farti vedere una cosa…"

"Certo! Fammi mettere qualcosa di decente, tu mettiti pure comodo" gli sorrise leggermente avviandosi verso l'armadio mentre lui si sedeva sul letto. 

Aprì l'armadio e prese alcuni vestiti e poi si bloccò, le era venuta un'idea ma forse era troppo azzardato. Ci pensò qualche secondo, in fondo era lui ad averla cercata tanto valeva provare.

"Steve?"

"Sì"

"Ti va se dopo andiamo a mangiare qualcosa? Conosco un posto non troppo lontano, è carino e molto informale, un po' vecchio stile, secondo me potrebbe piacerti." Gli sorrise nella speranza che il biondo almeno tenesse in considerazione l'idea. Steve a dire il vero non aspettava altro, infatti ricambiò il sorriso della spia, felice che avesse proposto lei quello che lui non aveva il coraggio di chiederle. 

"Assolutamente! Anzi ho proprio una gran fame. Potremmo andare prima a mangiare tanto quello che volevo mostrarti è sempre qui" Non gli importava davvero di portarla sul tetto della torre al tramonto, voleva solo stare con lei, qualsiasi posto sarebbe andato più che bene.

"Oh no ma non volevo sconvolgere i tuoi piani"

"Non l'hai fatto anzi hai proposto qualcosa di meglio" al dolce sorriso di Steve Natasha si sciolse lasciandosi andare anche lei nel più spontaneo dei sorrisi che il ragazzo le avesse mai visto fare.

La russa posò i vestiti prendendone altri e si avviò al bagno.

Qualche minuto dopo uscì e Steve non riuscì a trattenersi, rimase letteralmente a bocca aperta guardandola, facendo ridere la rossa.

"Chiudi la bocca o ti entrano le mosche Steve" lo prese in giro Natasha che, sotto sotto, era a dir poco entusiasta della sua reazione, era proprio quella che voleva.

Il capitano non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, la ragazza era bellissima. I boccoli prima disordinati erano morbidamente appoggiati sulle sue spalle, coperte da un top nero a spalline larghe che metteva in risalto il seno prosperoso della spia e  finiva scontrandosi con l'elastico della gonna a vita alta, lasciando intravedere solo una sottile strisciolina di pelle, a causa del bordo irregolare del top. La gonna scozzese, rossa nera e beige, era, a parere di Steve, particolarmente corta, copriva infatti fino a metà coscia ed era svasata dando così al capitano un maggior senso di nudità, non che gli dispiacesse a dire il vero. Natasha si era anche truccata, la matita, l'ombretto, scuri ma ben sfumati, e le lunghe ciglia facevano risaltare i bellissimi occhi verdi della spia mentre le sue labbra erano coperte da un leggero velo di rossetto rosso.  

Uno spettacolo agli occhi di Steve.

La ragazza afferrò poi il suo giubbotto di pelle e infilò i suoi dr Martens neri, non senza imbottirli con un paio di coltelli che Steve non sapeva da dove fossero usciti.

"Sono pronta!"

"Sei stupenda Nat."

Le guance della spia si colorarono leggermente di rosso, non era mai arrossita in vita sua ma ormai aveva capito che con Steve tutto era diverso. 

I due uscirono di soppiatto dalla torre, cercando di non farsi vedere dai loro amici. Non erano pronti a spiegare cosa stesse succedendo tra loro, soprattutto perché non lo sapevano manco loro. 

"Possiamo andare a piedi, che dici? Tanto è qua vicino"

"Va benissimo Nat"

Non appena furono fuori dalla visuale della torre, ben mescolati con le altre persone la mano di Natasha scivolò in quella del capitano, non aveva idea di come fosse successo e da dove fosse uscita tutta quella spontaneità ma poco le importava soprattutto perché Steve intrecciò le dita alle sue con piacere.

I due camminarono mano nella mano, in silenzio godendosi a pieno ogni secondo di quel dolce contatto come se da un momento all'altro potesse finire.

"Ecco è questo" disse ad un certo punto Natasha tirando il capitano verso la porta del locale. Era un piccolo fast food, arredato in stile anni 40 con dei tavolini molto semplici e un piccolo dehor esterno dove vi erano altri tavoli che, a Steve, ricordavano quelli da pic nic. I due presero posto in un angolo ordinando due hamburger e una scorta assurda di patatine.

"Che te ne pare?" Chiese la rossa mentre aspettavano le ordinazioni.

"È davvero carino, molto tranquillo poi"

"Lo amo per quello, senza parlare del cibo è fantastico"

"Ora vedremo se hai ragione, altrimenti vedrai…" 

Natasha rise al tentativo di Steve di fare il cattivo, mise su uno dei suoi sorrisi maliziosi e rispose "e cosa mi fai se non ti piace il cibo, capitano?" Il tono malizioso fece arrossire il biondo che però cercò di reagire alla provocazione "non lo so ci devo ancora pensare"

"Oh be' se vuoi ho delle idee"

Steve arrossì sempre di più ma trovò comunque il coraggio di dire "tipo?"

"Potresti…" lasciò appositamente la frase in sospeso mordendosi il labbro inferiore, cosa che Steve trovò estremamente sensuale. 

"...farmi mangiare del ketchup! Lo detesto"

La sua espressione e il tono della sua voce cambiarono completamente, diventando rilassati e divertiti. Era impressionante quanto in fretta sapesse cambiare tono, come se le bastasse uno schiocco di dita per essere una persona completamente diversa. In questo caso la cosa aveva divertito Steve che aveva pensato gli avrebbe dato una risposta decisamente diversa, però si rendeva perfettamente conto di quanto Natasha fosse un camaleonte. Sapeva di aver perso la testa per una donna parecchio complicata.

"Davvero non ti piace il ketchup?"

"Eh già, mi fa veramente schifo."

"Non lo sapevo!"

"Ci sono tante cose che non sai di me, Steve" quelle parole erano quasi un sussurro, ma non erano certo sfuggite al super udito del biondo.

"Non è facile conoscerti, sai cambiare personalità così in fretta e non riveli quasi mai chi sei veramente"

"È vero, ma tu puoi considerarti un'eccezione, Steve." 

"Lo so, io l'ho vista la vera Natasha ed è meravigliosa"

"La stai vedendo anche ora, l'ironia e la malizia fanno parte di quella che sono veramente"

"Sì, ma quelle parti sono quelle che fai uscire più spesso. Il tuo lato dolce è tutt'altra storia. Non fraintendere, adoro la tua ironia, senza le tue continue provocazioni mi sono sentito più solo del previsto, però il tuo cuore è come un fiore rarissimo, solo i più fortunati lo vedono"

"Solo tu Steve lo puoi vedere davvero"

"Sono onorato di questo privilegio"

"Oh be' io non lo sarei se fossi in te"

Il capitano non fece tempo a chiedere spiegazioni, il cameriere si avvicinò con i loro due hamburger e le patatine.

"Wow hanno davvero un bell'aspetto!" Commentò il biondo un po' triste dell'occasione sprecata.

"E sono anche arrivati super veloci oltre ad essere super buoni"

"Ora assaggio e se stai mentendo ti riempio le patatine di ketchup!" La minacciò divertito Steve che aveva tutte le intenzioni di sfruttare quella piccola informazione acquisita. 

"Oh no! Per fortuna il cibo qui è una garanzia!"

Non aveva torto, sia il panino che le patatine erano tra i migliori che Steve avesse mai mangiato. 

Finita la cena i due decisero di fare ancora un giretto e si ritrovarono ben presto a vagare senza meta mentre chiacchieravano.

Le risate e i sorrisi dei due riempivano l'aria attorno a loro mentre si tenevano per mano come tante altre coppie che gli passavano a fianco. 

Passare del tempo insieme e parlare sembrava una cosa così naturale per i due, dava ad entrambi un senso di normalità che solitamente non potevano permettersi. In quel momento infatti c'erano solo loro, niente problemi, niente mondo da salvare e supereroi solo un ragazzo e una ragazza che felici trascorrevano una serata insieme.

"Ti va un gelato?" Chiese allegra la rossa, Steve non l'aveva mai vista sorridere così tanto, solitamente tutto ciò che concedeva erano sorrisini maliziosi e risate ironiche mentre quella sera gli aveva regalato una serie molto lunga di sorrisi veri, caldi, spontanei e risate piene di vitalità. Per la prima volta da quando era uscito dal ghiaccio si sentiva davvero scongelato e pieno di energia, felice.

"Sì!" Rispose il biondo, pronto a seguirla nel locale.

La gelateria era piccola, tuttavia vantava una varietà di gelati davvero sorprendente, vi era qualche tavolino ma la maggior parte delle persone preferiva prendere il gelato e uscire. A Steve ricordava molto le gelaterie che aveva visto in Italia negli anni 40, per via dei colori pastello e quell'aria di antico un po' fiabesco che si respirava. I gelati inoltre avevano un aspetto molto invitante, a differenza di quelli dei chioschi americani, molto frequenti a Manhattan, che spacciavano per gelati delle creme pesantissime super piene di schifezze chimiche all'aroma di vaniglia. 

I due si persero un attimo a guardare la vetrina del banco piena di colori associati a gusti dai nomi particolari, i gelati avevano una consistenza decisamente diversa dal solito, più spumosa e invitante. Steve non aveva la più pallida idea di cosa la maggior parte di quei nomi significassero quindi il suo metro di giudizio si basava puramente su colore e aspetto, Natasha invece non si era soffermata nello stesso modo, preferendo spostare l'attenzione sul bel capitano.

"Avete deciso? Se siete indecisi posso farvi assaggiare qualcosa così non prendete un gusto che non vi piace!" Disse allegro il gelataio, era di mezza età e parlava perfettamente inglese ma il suo aspetto non lasciava dubbi sulle sue origini italiane, cosa che rafforzava la convinzione di Steve sul fatto che quel gelato dovesse essere buonissimo.

"Per me un cono tiramisù e cioccolato fondente" rispose Natasha sfoggiando un accento perfetto nella pronuncia delle parole italiane, cosa che stupì sia il capitano che il gelataio.

"Io… be' non so cosa siano la maggior parte delle cose però… biscotto e caffè"

La russa rise leggermente mentre afferrava il suo cono, poi si avvicinò al bancone per pagare i due gelati ma Steve la bloccò dando al gelataio i soldi.

"Steve piantala dai! Ti ho invitato io e già hai voluto pagare la cena!"

"Non lasciò pagare una donzella….in qualche modo dovrò pure conquistarti no?!" Sorrise mentre la ragazza gli poggiò la mano libera sul petto.

"Oh Steve ma quello l'hai già fatto tempo fa e non così" le sue parole avevano un tono misto tra il dolce e il malizioso, tuttavia il capitano sapeva che non gli stava mentendo.

Natasha si allontanò uscendo dal negozio, non poteva mostrare le sue guance rosse, si era lasciata scappare un po' troppo e già sapeva né avrebbe pagate le conseguenze.

"Be' non male direi giovanotto. Sei fortunato, bella e non pretenziosa, sembra perfetta." Gli disse il gelataio guardando la rossa uscire dal suo negozio.

"Oh lo è"

Poco dopo anche Steve la raggiunse fuori, Natasha stava guardando nel vuoto mangiando silenziosa il suo gelato, aveva ancora le guance leggermente più rosee del solito cosa che fece decisamente sorridere il capitano. 

"Tutto bene?"

"Sì, certo. Grazie per il gelato"

Steve le strinse la mano nella sua, ormai certo che quel gesto le facesse piacere quanto a lui. Era così insolito vedere Natasha imbarazzata per qualcosa che si era lasciata sfuggire che il capitano non riusciva proprio a toglierle gli occhi di dosso.

"Che c'è Steve?" Gli chiese la rossa mentre si incamminavano nuovamente e lui continuava a guardarla.

"Nulla. Te lo avranno già detto in mille ma....Sei bellissima, lo sai?"

"Me lo dicono spesso, è vero, ma nessuno di quelli che l'ha fatto era te Steve. Solo detto da te è davvero un complimento"

Anche le guance del biondo si colorarono di rosso, visti da fuori sembravano due adolescenti al primo appuntamento della loro vita con la propria cotta, nessuno avrebbe detto che quei due avevano salvato il mondo. 

Ricominciarono a vagare mangiando il gelato silenziosi tanto che ben presto si ritrovarono nel più famoso parco del mondo. Central Park alla sera passava da covo di drogati, a coppiette che si baciano nel giro di pochi metri, tuttavia ai due non importava molto, finito il gelato sembrava essere finito anche il velo di imbarazzo che si era creato tra loro e avevano ricominciato a chiacchierare come se nulla fosse, come se il mondo non ci fosse. 

Solo quando raggiunsero il famoso laghetto al centro del parco decisero di rallentare e avvicinarsi ad esso per godersi lo spettacolo. Lo Skyline dei grattacieli che circondavano central park si rifletteva immenso e luminoso nell'acqua limpida, creando uno spettacolo di luci decisamente mozzafiato. 

Non era la prima volta che i due eroi godevano di quel meraviglioso paesaggio, tuttavia nessuno dei due vi era mai andato in quelle circostanze. Steve era solo stato lì per disegnare tranquillo, mentre la russa ci andava spesso a fare jogging. Per entrambi, fino a quel momento, central park era stato un luogo dove potevano stare tranquilli lontano da tutti, eppure in quell'istante era diventato un posto terribilmente romantico. 

"È bellissimo" sospirò la rossa osservando i grattacieli riflessi nell'acqua.

"Mai quanto te"

Natasha si girò verso di lui e lo guardò stranita "questa l'hai trovata nei biscotti della fortuna vero?" Gli sussurrò. Steve arrossì, ma quando la vide ridacchiare capì che lo stava solo prendendo un po' in giro. I due si persero a guardarsi, avvicinandosi lentamente come attratti da una calamita, esattamente come quella mattina nella cucina, ma questa volta nessuno arrivò urlando. Natasha lasciò cadere le braccia attorno al collo del capitano, lui le avvolse i fianchi dolcemente mentre le loro labbra finalmente si toccarono. Iniziò come un bacio lento e dolce, ma ben presto tutta la passione che i due tenevano dentro ricadde in quel contatto. Il bacio si fece sempre più passionale, una lotta di labbra e lingue tanto che Steve face fatica a non lasciar scivolare le mani lungo la schiena della rossa, mentre anche i loro corpi bramavano un contatto più profondo.

Furono solo le urla di alcuni passanti, scioccati da quella manifestazione di affetto pubblica un po' eccessiva ,a destarlo.

All'ennesimo prendetevi una stanza i due si separarono, avevano le guance e le labbra rossissime, erano chiaramente in imbarazzo, avevano decisamente perso il controllo tuttavia due enormi sorrisi si formarono sui loro visi.

"Che ne dici di tornare alla torre?" Bisbigliò imbarazzatissimo Steve.

"Direi che è un'ottima idea sai, prendiamo un taxi però"

Il biondo sorrise prendendole la mano "assolutamente"

 

Il viaggio in taxi fu piuttosto turbolento, i due non riuscirono a staccare le labbra nemmeno per un secondo, non sapevano neppure come fossero arrivati alla torre ancora vestiti.

Scesero alla velocità della luce, mano nella mano incuranti ormai che qualcuno potesse vederli, e si fiondarono all'interno dell'imponente grattacielo. Nei loro gesti c'era urgenza, un bisogno estremo di contatto, una sorta di paura che il sogno svanisse ad un'ora precisa un po' come quello di Cenerentola, eppure erano consapevoli che nessuno li avrebbe divisi.

Entrarono in ascensore cominciando nuovamente a baciarsi con passione, Steve era schiacciato contro le pareti dal corpo della rossa che non riusciva a staccarsi dal suo capitano. 

Fu solo quando le piccole mani di Natasha si insinuarono sotto la felpa del biondo  che quest'ultimo realizzò cosa stesse per succedere.

"Nat...Nat aspetta" la voce di Steve era roca, chiaramente quel contatto non gli dispiaceva affatto, come tutto il suo corpo dava prova. Quando lei allontanò le dita dai suoi pettorali e le labbra dal suo collo fu come se qualcuno gli avesse asportato un qualche organo vitale. Lo stesso effetto ebbe Natasha che quando si sentì costretta ad allontanarsi da lui percepì una sorta di gelo.

"Che c'è Steve?" Chiese, preoccupata di aver esagerato. Per lei il sesso era sempre stato parte del lavoro, era abituata a quel tipo di contatto anche se, chiaramente, con lui la cosa era molto più piacevole. Per Steve tutto era diverso, lei era la prima donna con cui sperimentava un tipo di contatto più profondo del semplice bacio.

"Forse...forse dovremmo rallentare" 

"Sì...credo, credo di sì" la ragazza abbassò lo sguardo.

"Nat non è colpa tua solo io non ho mai…"

"Lo so Steve" gli accarezzò la guancia dolcemente 

La strinse a sé "Nat io ti…"

"Shhh. Non dirlo" gli passò un dito sulle labbra interrompendolo.

L'ascensore si fermò di colpo sul piano della ragazza che sciolse l'abbraccio e gli diede un dolce bacio sulla guancia, proprio come quel giorno al cimitero.

"Notte capitano"

"Buona notte"

***

Natasha si stese a letto ma non riusciva a chiudere occhio, non appena prendeva sonno i suoi peggiori demoni si impossessavano della sua mente. Bambini che piangevano, donne che imploravano, sesso, sangue e morte erano solo una piccolissima parte del suo oscuro passato che nemmeno i file dello shield riuscivano a racchiudere per intero. Alla fine di ogni breve incubo lo stesso pensiero riempiva la mente, gli stessi splendidi occhi azzurri e la consapevolezza di non meritarli.

Erano le tre passate quando la rossa, stanca di quello che il suo cervello continuava a mostrarle, calció via la coperta e decise di andare nel salotto comune. Non appena varcò la soglia notò subito una figura seduta sul divano di pelle, nonostante le stesse le spalle e la luce fosse fioca avrebbe riconosciuto quell'uomo tra milioni. 

"Steve?"

Il biondo fece uno scatto, chiaramente non l'aveva sentita, era troppo concentrato a disegnare.

"Nat? Che ci fai qui?" Le domando mentre lei si avvicinava al divano.

Natasha scrollò le spalle e invece di rispondere ripropose la sua stessa domanda"Tu?"

"Mi andava di disegnare"

"Sei un pessimo bugiardo sai? Fammi vedere va" sorrise la rossa saltando lo schienale del divano e sedendosi accanto a Steve che, dolcemente, le porse il piccolo taccuino.

Natasha lo guardò per qualche secondo, anche se non era ancora finito si distingueva chiaramente il lago di central park con tutti i suoi grattacieli e due figure, ancora abbozzate che di fronte a quello spettacolo si baciavano.

"È bellissimo Steve"

"Una volta finito sarà tuo"

"Io non…"

"L'ho fatto per te, solo non mi aspettavo mi cogliessi sul fatto"

"Perché sei qui? E non dirmi per disegnare perché sono sicura in camera tua si possa disegnare pure meglio"

"Incubi. Il mio passato, la guerra, Bucky, Peggy e poi te. Continuo a sognare te, negli anni 40 al posto di Peggy, continuo a sognare di abbandonare anche te."

"Non succederà Steve. So che non lo farai e poi sei stato costretto, non è colpa tua se hai dovuto abbandonarla, sai." Gli accarezzò dolcemente il volto, vederlo soffrire era terribile, non se lo meritava.

"Steve? Hai...hai mai pensato che forse questo era il tuo destino?"

"Sì, sono certo che sia così da quando ho capito… da quando...Ho te” Era chiaro ad entrambi cosa davvero Steve stesse per dire, ma si era reso conto in tempo che fosse troppo presto e Natasha gliene fu davvero grata.

“Anche io sono qui per gli incubi. Il mio passato mi tormenta, ogni cosa che ho fatto mi porta a pensare di non meritare tutto quello che ho ora.”

“Questo non è vero. Tu meriteresti molto di più”
“Questo lo dici perchè non hai idea di cosa io abbia fatto nella mia vita prima di diventare un’agente dello Shield”
“Ho letto il rapporto Nat”
La rossa si lasciò scappare una risata, terribilmente fredda ed ironica che non aveva nulla a che vedere con quelle che gli aveva regalato durante tutta la serata.

“Lì non ci sono tutte le cose che ho fatto, dovrebbe però darti una buona idea di chi hai davanti”
“No. Tu non sei più quella donna Nat. Io ti conosco, ti ho vista in azione. Sono i tuoi incubi a a parlare ora e, credimi, ti capisco molto bene, ma fuggire dal passato è impossibile”

“Lo so, ci ho provato tante volte però ora non voglio più. Steve io non voglio più scappare”
“E allora non farlo. Resta con me” Il capitano la strinse tra le sue braccia dandole un dolce bacio sulla testa per poi riprendere “ Facciamo un patto, Nat. Quando hai gli incubi vieni da me”

La ragazza si allontanò leggermente da lui per guardarlo negli occhi e con un sorrisetto malizioso rispose “Solo se tu fai lo stesso” 

“Affare fatto allora”

Il capitano le sorrise, stringendola nuovamente tra le sue braccia mentre lei appoggiò la testa alla sua spalla.

A nessuno dei due in quel momento importava degli incubi o del proprio passato ma solo del presente e della persona con cui avrebbero costruito il futuro.

 
  
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