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Autore: raffychan    23/09/2021    3 recensioni
"Un ballo in maschera, organizzato a Villa Agreste per festeggiare i vent'anni del rampollo della famiglia Agreste. Di certo non era quello che Adrien si aspettava come festa di compleanno, ma era pressoché difficile se non impossibile far cambiare idea al proprio padre. I preparativi per il grande evento erano durati quasi due settimane: gli addobbi, il buffet, le luci e le musiche, tutto doveva essere perfetto e ovviamente, doveva rispettare le scelte del padrone di casa dal momento che, come sempre, il suo unico figlio non poteva dire la sua nemmeno sulla sua festa di compleanno."
Piccola premessa: in questa storia, che sarà di pochi capitoli, non esistono i Miraculous e quindi nemmeno Tikki, Plagg, Ladybug, Chat Noir e Papillon, in pratica è una AU scritta perché, beh, ne avevo voglia. Mi sono ispirata alla favola di Cenerentola perchè è una delle mie preferite e alla fine ho deciso di scriverci su una bella favoletta con protagonisti Adrien e Marinette.
Genere: Poesia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nathalie Sancoeur, Sabine Cheng, Tom Dupain
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E' la prima volta che mi cimento in una storia su Miraculous e ammetto che me la sto facendo abbastanza sotto non avendo mai intrapreso la strada delle storie a più capitoli, eppure ho deciso di abbattere le mie barriere e di sfidare i miei limiti. Questa storia nasce soprattutto dall'idea di dare voce ai miei pensieri ed anche a scene che vorrei in futuro vedere nella serie originale. E' una specie di favola, più precisamente una AU, quindi molti elementi della serie originale non ci saranno, i Miraculous in primis. Mi sono ispirata alla favola di Cenerentola ma premetto che non ci saranno fate madrine o matrigne cattive, anche se in qualche modo sono riuscita ad inserirle anche se in altra forma. Ogni capitolo seguirà il punto di vista dei due protagonisti, quindi di Adrien e Marinette. Senza aggiungere altro, lascio a voi la mia creatura.
Commenti e critiche sono sempre ben accetti.
Buona lettura.

Raffychan! 

PARTE 1


Un ballo in maschera, organizzato a Villa Agreste per festeggiare i vent’anni del rampollo della famiglia Agreste. Di certo non era quello che Adrien si aspettava come festa di compleanno, ma era pressoché difficile se non impossibile far cambiare idea al proprio padre. I preparativi per il grande evento erano durati quasi due settimane: gli addobbi, il buffet, le luci e le musiche, tutto doveva essere perfetto e ovviamente, doveva rispettare le scelte del padrone di casa dal momento che, come sempre, il suo unico figlio non poteva dire la sua nemmeno sulla sua festa di compleanno. Anche l’abito era stato scelto da Gabriel Agreste in persona e lui, ormai rassegnato, stava finendo di allacciare i bottoni dorati di quel panciotto blu damascato, guardando la giacca dello stesso colore appoggiata al manichino. Si guardò allo specchio, per niente convinto di quel completo che stava indossando, girando su se stesso e osservando i pantaloni grigi racchiusi dentro due lunghi stivali neri. Anche i capelli erano stati pettinati alla perfezione, mancava solo che qualcuno gli pizzicasse le guance per dargli più colore. 

“Sembro una bambola confezionata, pronta per essere incartata e venduta” esclamò Adrien, sperando che quella festa finisse al più presto.

Non conosceva nemmeno uno dei partecipanti, ad eccezione di Chloè ma lei era la figlia del sindaco di Parigi e la sua unica amica da quando erano piccoli. Finì di mettersi la giacca, lisciandola con le mani e prendendo la maschera nera appoggiata sul tavolino vicino a lui, guardando l’orologio vicino al letto segnare le diciannove e mezza: doveva scendere, gli invitati sarebbero arrivati a momenti.

Adrien si avviò verso la porta eppure ogni passo sembrava pesante quanto un macigno: voleva fuggire, scappare il più lontano possibile da quella vita che stava vivendo da ben vent'anni. Sua madre non c’era più, suo padre lo ignorava e ovviamente stava già pianificando il suo futuro dal momento che voleva far accasare il suo unico figlio con qualche signorina dell’alta società francese. In cuor suo, Adrien sperò che la scelta del padre non fosse caduta proprio su Chloè. Non che la ragazza non fosse bella, tutt’altro, ma era praticamente una sorella per lui, non riusciva ad immaginarsi sposato con lei con una schiera di bambini. Non aveva particolari gusti in fatto di ragazze, visto e considerato che non ne aveva frequentate molte, ma se proprio avesse dovuto scegliere avrebbe preferito una ragazza con occhi grandi, magari di un bel blu oceano e capelli d’ebano.
Una volta aveva adocchiato una figura del genere quando era solo un ragazzino di appena tredici anni.

…….

Quel giorno, forse l’unico della sua vita, il padre gli aveva concesso qualche ora di svago, ovviamente sempre con la sua guardia del corpo dietro.
Stava girando per le vie di Parigi quando il suo naso aveva sentito l’inconfondibile odore che solo un vassoio di dolci poteva emanare. Come ammaliato da quell’aroma divino, aveva percorso i pochi passi che lo separavano da quel posto paradisiaco ed era arrivato davanti a quel luogo che molti definivano la migliore Boulangerie di Parigi: era gestita da una coppia molto gentile e di certo esperti nel proprio lavoro. Adrien ricordava ancora il momento in cui aveva varcato la soglia della Boulangerie e i suoi occhi stavano quasi per riempirsi di lacrime davanti a tanta meraviglia: dolci, croissant, torte a tre piani, macaron di tutti i gusti, era morto e quello era il suo paradiso personale. Stava pensando di fare un regalo al padre: aveva deciso di acquistare alcuni dolci, quando dal nulla era sbucata una ragazzina con in mano una cassa di legno piena di mele.

Aveva udito prima il tonfo generato dalla caduta e quando si era girato aveva scorto la ragazza a terra con la cassetta sulla testa e le mele sparse ovunque. Aveva sentito la padrona del negozio scusarsi per la goffaggine della figlia ma per lui quella scena era stata così buffa che non ebbe la forza di trattenersi dal ridere, mentre stava osservando quella ragazza cercare di recuperare tutte le mele cadute.

Si era accorto che una delle mele era vicino ai suoi piedi e si era chinato a raccoglierla per poi porla alla ragazza.
Quando i loro occhi si furono incontrati, era rimasto ammaliato da quello sguardo: potevano esserci occhi più belli di quelli? No, fu la sua rapida risposta: quegli occhi erano bellissimi e lo avevano stregato, come una specie di incantesimo.
Adrien stava osservando le labbra di lei che cercavano di dire qualcosa ma non capì subito dato che la ragazza aveva iniziato a balbettare.

“Gra…grazio…no…gratto..non aspetta..io”

Aveva di nuovo riso a quella sequenza di parole senza senso, infine aveva deciso di venire incontro alla ragazza
“Grazie?” le gote della ragazza si fecero rosse mentre sussurrava un “Si…grazie”.

La mela era stata riposta nella cassetta e lui, dato che era cresciuto con rigide etichette da vero gentiluomo, si era alzato porgendo la mano alla fanciulla per aiutarla a rimettersi in piedi. Lei aveva accettato la mano che le era stata offerta e Adrien aveva percepito come una specie di scossa non appena le loro dita erano venute a contatto.

Chi era quella ragazza? Come si chiamava? Avrebbe voluto chiederglielo ma sapeva che era scortese chiedere il nome a qualcuno senza prima presentarsi.

“Di niente. Io sono Adrien, Adrien Agreste, al vostro servizio Milady” aveva dichiarato, accompagnando il tutto da un inchino.
Di nuovo aveva alzato lo sguardo verso di lei osservandola ridere davanti a quel gesto così teatrale: la sua risata aveva risuonato come il dolce suono di un campanellino.

“Il piacere è tutto mio Adrien, io sono Marinete Dupain-Cheng” Aveva dichiarato la ragazza, mentre si inchinava alzando i lembi di un’immaginaria gonna. 
Marinette, un nome dolce che le calzava a pennello. Un sorriso gli era apparso sul viso: era sicuro che non avrebbe dimenticato quel nome e quel volto molto facilmente.

…………

Come ridestato da quel bel ricordo, Adrien indossò la maschera, uscendo dalla sua camera raggiungendo l’imponente scalinata che separava i piani superiori dal salone. Scese i gradini guardando il salone addobbato a puntino per la festa; c’erano lunghi tendaggi appesi al soffitto, luci che scendevano come una cascata dorata e due immensi tavoli erano stati disposti ai lati della sala e riempiti con ogni ben di dio, mentre vicino alla scalinata era stata disposta l’orchestra. Tutto perfetto, tutto nel puro stile Gabriel Agreste, questo pensò Adrien.

Girò intorno, osservando il grande lampadario dominare il soffitto. Quando abbassò lo sguardo, i suoi occhi andarono a posarsi su uno dei due tavoli del buffet: se non poteva avere la festa che voleva lui almeno si sarebbe rimpiazzato di dolci fino a scoppiare. Deciso, allungò una mano verso un macaron rosso quando sentì un dolore alla mano. Dolorante e anche abbastanza irritato per quel gesto, si voltò verso la persona che aveva osato tanto “Hey..ma cosa..” di solito non provava mai odio verso qualcuno e non era il tipo da portare rancore, ma in quel momento e in quel particolare giorno avrebbe ucciso chiunque lo stesse tenendo lontano dalla sua unica gioia: i dolci!

“Non si tocca niente fino a quando non inizia la festa”, quella voce lo fece girare mentre vedeva colei che lo aveva colpito incrociare le braccia al petto ma con ancora in mano il cucchiaio di legno, di certo l’arma con cui lo aveva picchiato.

Non era molto alta, i capelli erano tenuti in maniera ordinata da un vaporoso chignon. Gli occhi erano due piccole fessure; eppure, Adrien aveva scorto in essi un colore a lui familiare.

“Beh, dal momento che sono il festeggiato e mio padre paga tutto, direi che ne ho pieno diritto” affermò, giusto per far capire a quella persona chi avesse di fronte.

“Non mi interessa se sei il festeggiato e se tuo padre al momento è il mio capo, ci ho messo tutto il giorno a preparare quei macarons, a disporli perfettamente uno sopra l’altro, quindi ora, mio caro festeggiato, lo rimetti al suo posto e aspetti buono buono l’arrivo degli ospiti”

Ah, sì? Così stavano le cose secondo lei? Bene, in quel caso avrebbe tirato fuori la sua arma segreta!

Avvicinandosi alla figura, e costatato che era una ragazza vista la gonna a ruota che indossava, calze nere e ballerine ai piedi, una camicia blu con il colletto bianco ricamato ai bordi e un grembiule che le fasciava la vita andando ad allargarsi fino a metà gamba, Adrien si mise alla sua altezza guardandola diritta negli occhi: ora che li vedeva bene erano identici a quelli di…beh, ci avrebbe pensato dopo, adesso la cosa importante era farle capire chi comandava.

“Vuoi vedere che riesco a convincerti?!” sussurrò vicino al suo viso.

La vide abbozzare un sorriso ma non era certo un sorriso di cortesia, bensì di pura sfida

“Provaci, bel biondino” bene, la ragazza voleva giocare e allora lui avrebbe giocato con lei.

Ovviamente lei non si aspettava certo che la sua arma segreta fosse sfoggiare due grandi, dolcissimi e assolutamente irresistibili occhioni da gatto.

“Ma che...?”

Adrien unì le mani a mo’ di preghiera ma a pugni chiusi e muovendo il didietro a destra ed a sinistra come se da un momento all’altro gli stesse spuntando una lunga coda da gatto. Era certo che lei sarebbe capitolata da un momento all’altro, esattamente come aveva visto fare in quel film “Il gatto con gli stivali” dove un micione tigrato e con due stivali stile moschettiere ai piedi, sfoggiava la stessa identica espressione per ottenere quello che voleva. Gli mancava solo il cappello per essere uguale a quel gatto, forse un giorno avrebbe chiesto a suo padre un cappello simile a quello del film.

La risata della ragazza non tardò ad arrivare –che strano, anche quel suono gli era familiare- mentre la vedeva portarsi le mani alla bocca per non farsi sentire. Assolutamente convinto della sua vittoria, Adrien si rimise in posizione eretta sorridendo a sua volta a quella ragazza.

“Allora, ho vinto?”

“Vinto?” chiese lei, cercando di riacquistare un po' di lucidità e scacciando con il dito una lacrima.

“Il macaron, adesso posso prenderlo!” senza pensarci, si fiondò di nuovo su quel vassoio pieno di deliziosi macaron, agguantandone uno e portandoselo alla bocca.

Gustò quella meraviglia lentamente, accompagnando il tutto con un mugolio di piacere “Mmm…sono deliziosi”

“Ci credo, li ho fatti io”

“Modesta”

“No, professionista, mio caro”

Quella ragazza gli piaceva, nonostante lei sapesse chi aveva davanti a se, non si faceva scrupoli a parlargli con tanta naturalezza e spudoratezza. 

“Di grazia, chi ho il piacere di conoscere?” chiese lui, offrendo alla ragazza un macaron come segno di pace.

“Ti hanno mai detto che è scortese chiedere a qualcuno come si chiama senza prima presentarsi” costatò lei, prendendo il macaron.

Quella ragazza aveva ragione, le buone maniere andavano rispettate, sempre!
Fece un passo indietro, piegando il busto e il braccio destro mentre quello sinistro era ben stesso

“Piacere madamigella, io sono Agreste, Adrien Agreste”. Alzò lo sguardo verso di lei, facendole l’occhiolino. Lei era rimasta immobile, con occhi e bocca sbarrati. Adrien allungò una mano verso quella della ragazza baciandole il dorso e regalandole un sorriso.

“Tu…” fu l’unico suono che sentì uscire dalle labbra di lei prima di vederla sparire verso le cucine della villa.

 
   
 
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