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Autore: Isidar27    25/09/2021    0 recensioni
Se…
Se Loki fosse uno sguattero dall’animo nobile costretto a subire le angherie di un padre crudele, o una creatura del mare che sogna un principe che abita sulla terra ferma?
E ancora…se Thor fosse non solo un principe, ma un falegname o un giovane che se ne va in giro col suo mantello rosso nel bosco?
Eccovi qua la mia personale versione delle fiabe del mondo rivisitate in chiave Thorki.
Magari qualcuno di voi ne avrà già lette parecchie, ma per me non è così perciò ho deciso di avviare questa raccolta di One-shot e vedere cosa ne esce =)
Per i più curiosi alla fine di ogni capitolo troverete un link che vi porterà alla fiaba originale a cui mi sono ispirata se avrete voglia di leggerla.
Se vorrete leggere questa raccolta vi avviso solo che NON è necessario aver letto le mie precedenti storie perché ogni fiaba è a sé e contiene solo i personaggi MCU.
Solo talvolta nella parte introduttiva potrei richiamare alcuni personaggi delle serie “Trust my Love!” e “Odinson’s secret diaries”.
Non mi resta che salutarvi e augurare a tutti voi buona lettura! =)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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Note d’incipit: Ahoy! Per chi di voi non avesse ancora visto la serie “LOKI”, oltre ad andarla immediatamente a recuperare, sappiate che in questa fiaba ci saranno due personaggi proprio della serie, ma in chiave rivisitata. Ecco, così non mi sento in colpa per eventuali spoiler 😇 Ci vediamo in fondo e buona lettura!

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Per sempre noi

Sul manoscritto l'inchiostro sarò

E mi avrai nero su bianco

Saranno gli occhi o i tarocchi, però

Saprò quello che ancora non so

Quello che ancora non so

Mi dirai di sì o mi dirai di no

Mi dirai di sì o mi dirai di no

 

“Da dove vieni narratore?”

È una domanda che mi sono posta spesso leggendo i racconti di molti. 

Io vengo da una cittadina a nord della Toscana dove la natura è stata generosa. C'è il mare. 

Se ci penso persino d’inverno i miei sensi sono pervasi dal suo profumo di salmastro, dalla sensazione della sabbia bagnata sotto i piedi, dal piacere di sdraiarsi sugli scogli al sole, dalla bellezza di un tramonto riflesso nell’acqua.

E poi nuotare libera nell’acqua salata…Non posso restare troppo lontana dal mare, lo sento parte di me.

Spesso mentre me ne stavo a bagno ho dovuto compiere una scelta.

Guardare in avanti, verso l’orizzonte, immaginando cosa ci potesse essere oltre. Fantasticavo di mille avventure alla scoperta di luoghi nuovi. È domandarsi cosa ti riserva l’ignoto, cosa ti attenda in futuro. 

Ma se mi voltavo vedevo le montagne, ciò che c’è da sempre, i luoghi del passato. 

Quelle montagne verdi racchiudono i luoghi da cui vengono i miei nonni. Da loro arrivano gli aromi della nostra cucina tipica, le fiabe di paese raccontate dai vecchi e gli intriganti boschi che scatenano la fantasia. 

In mezzo a queste montagne c’è un fiume. La sua acqua è limpida, cristallina e gelida. Quel gelo può entrarti fin nelle ossa, ma fin da piccola l’ho sfidato tante volte. 

Mi bastava immergermi nelle sue acque per sentirmi rigenerata nel corpo e nello spirito. 

Lungo quel fiume si trovano more selvatiche grosse come pollici, sambuco, origano fresco da cogliere e mettere a seccare a testa in giù e persino rigogliose piante di fico. Alzando lo sguardo i boschi e  la grandezza di ciò che mi circondava mi faceva sentire tanto piccola, quanto grata di essere nata in una terra del genere.

É proprio vero che le nostre origini sono parte di noi. 

Ora non abito più là, ma ci torno qualche volta e tutto ciò non è scritto a caso tanto per annoiarvi…

Vi voglio raccontare infatti la storia di due, un fratello ed una sorella, che vivevano in luogo simile a quello di cui vi ho già parlato.

C’erano una volta due gemelli. I due, che si chiamavano Loki e Sylvie, avevano perso i genitori troppo presto e già in tenera età imparato a sbrigarsela da soli. Vivevano in una casina ai confini di un bosco di faggi, castagni, betulle e cespugli di piante di ogni varietà su una montagna. 

I due, seppure molto giovani poiché andavano per i quattordici anni, erano molto abili nell’arte della sopravvivenza. 

Sylvie vantava di essere la maggiore per qualche minuto di vita.

Era una giovanetta bionda e ricciuta con gli occhi chiari e un caratterino tutto pepe. Era molto abile a cacciare e a pescare e tra i due fratelli era quella che si preoccupava sempre di calcolare il giusto consumo delle provviste .

Loki, il suo gemello, al contrario di lei aveva i capelli neri, mossi e gli occhi verdi; come nell’aspetto anche nel carattere era diverso dalla sorella.

Era molto abile e paziente con le bestie di casa, la coltivazione dell’orto e d’animo appariva più calmo e pacato dell’altra. 

I due vivevano in una casina davanti cui avevano coltivato un piccolo orto, costruito alla bella e meglio un pollaio per le galline ed un recinto per le capre.

I due fratelli trascorrevano la vita tranquilli e quasi tutto il loro tempo lo passavano insieme andandosene in giro per il bosco o al fiume che attraversava la foresta sotto casa loro. Un giorno come tanti, però, qualcosa nelle loro vite cambiò.

«Schizzami ancora e ti butto in acqua, Sylvie!» minacciò Loki indicando sotto di sé una pozza dal fondo scuro e la cui acqua perciò doveva essere davvero fredda ed alta.

La sorella rise e si asciugò le mani a dei calzoni morbidi che portava «Eddai Loki! Per un po’ d’acqua. È solo l’inizio dell’autunno. Solo poche settimane fa ci sguazzavi nemmeno fossi una trota.»

«Si ma era qualche settimana fa! Adesso l’acqua è molto più fredda.»

«É solo una tua impressione perchè è più freddo fuori.»

«Si come no!» sbuffò il moro aggrappandosi ad una roccia soprastante e salendovi per esporsi bene al sole. Si sedette e lasciò che la sua camiciola si asciugasse perchè in effetti la sorella lo aveva bagnato davvero troppo. 

L’altra lo raggiunse e restò in piedi troneggiando sulla roccia «Ci sono già le prime foglie arancioni. Quest’anno l’autunno arriverà prima credo.» disse osservando attenta gli alberi che circondavano il fiume dove lei e il fratello avevano portato le capre ad abbeverarsi.

«Speriamo solo che l’inverno non sia freddo come lo scorso.» 

«Mmm potrei cacciare un orso magari?»

«Ma dico sei impazzita?»

«Beh dovremo pur coprirci meglio in qualche modo no?» disse lei come fosse la cosa più ovvia del mondo e sedette accanto al fratello che scosse la testa con fare esasperato. 

«Aaah sorellina la tua sconsideratezza ti metterà nei guai prima o poi.»

Lei ridacchiò e gli batté una spalla con la propria «Ti preoccupi per me fratellino?» 

«No, affatto. In effetti senza di te potrei mangiare tutta la marmellata di more che voglio visto che io le raccolgo e io le cucino.»

«Si e ne mangi anche troppa. Dobbiamo stare attenti con le scorte Loki! Lo sai bene.» chiuse gli occhi. 

Solo il gorgoglio dell’acqua di fiume li circondava e le cicale che cantavano. 

Sylvie si sdraiò mettendosi il più comoda possibile sulla roccia sconnessa ed inspirò profondamente «Fiu-fiu-fiuuuu Fiu-fiu-fiu-fiu-fiu-fiuuuuu.»

«Che cosa fischietti?» le domandò il fratello.

«Un motivetto di mia invenzione.» commentò lei «Mi piace stare così al sole in silenzio, ascoltare la natura…e il cinguettio è un modo per comunicare»

«Ah capisco, in effetti sarebbe rilassante se non fossi simile ad una gallina.»

«Ehi!» gli diede un colpetto la sorella. I due risero «Prova tu adesso!»

«Mmm no, magari dopo.»

La sorella si tirò su e lo guardò seriamente «Guarda che lo so che è perchè non sai fischiare. Ci devi almeno provare Loki. Può tornarti utile. Coraggio di che ti vergogni?»

L’altro ci pensò su poi arricciò le labbra. «Fi-fi…fi-fiu»

La sorella lo fissò con vivo interesse «Hai ragione: sei negato.» 

Il fratello le sganciò a sua volta un colpetto così lei si alzò e gli tese la mano «Coraggio fratellino dobbiamo tornare a casa ora o la volpe tenterà di nuovo di mangiarci le galline.»

Loki annuì ed accettò la sua mano «Si hai ragione, ma se si avvicina non tirarle dietro il randello come tuo solito. È pur sempre una creatura del bosco ed è ancora piccola.»

«Ah Loki tu e le creature del bosco. Ci sono animali buoni e animali meno buoni, dovresti saperlo! è così anche con gli esseri umani! Se non sai distinguerlo per gli animali come farai a sapere di chi fidarti nella vita?»

«Guarda che non devi sempre proteggermi da tutto! Saprò badare a me stesso quando andrò nel mondo.»

«Certo certo. Sono sicura che la prima volta lontano da casa mi toccherà venire a riprenderti perchè ti caccerai in qualche guaio!»

«Perfida.»

«Gne gne gne.» 

I due continuarono a ridere e battibeccare tra loro per un po’ e intanto presero un sentiero che dal fiume li avrebbe riportati sulla via di casa. 

Il bosco non era un luogo pericoloso. Non vi erano animali particolarmente feroci in quella zona ad abitarlo e i due vi passeggiavano tranquilli. Però la vegetazione cresceva molto in fretta e i due, anche se oramai conoscevano a memoria la via di casa, avevano inventato un metodo per non perdersi per sicurezza. 

Una volta, per fare uno scherzo al fratello, Sylvie si era nascosta dietro ad un fico mentre lui ne raccoglieva i frutti e lo aveva spaventato sbucandone fuori di colpo. 

Per la paura il fratello aveva istintivamente stretto i frutti al petto schiacciandoli e sporcandosi tutto.

Per vendicarsi Loki aveva atteso il momento buono. Mentre la sorella ronfava su un sasso caldo e concavo lungo il fiume lui aveva immerso la mano nell’acqua e fino sul fondo del fiume. Ne aveva tirato fuori una pasta densa e biancastra con cui aveva praticamente spalmato tutta la faccia della sorella. 

Come fosse riuscito a sfuggire alla sua ira ancora se lo domandava visto che lei si era infuriata tantissimo, ma i due avevano notato che la pasta una volta asciutta brillava leggermente al sole. 

Quando poi si asciugava del tutto diventava come una polvere bianca e brillante. Con quella avevano segnato gli alberi sulla via casa e che fosse giorno oppure notte bastava che un po’ di luce filtrasse dalle chiome per farla brillare. 

I due risegnavano il percorso ogni tanto, soprattutto dopo le giornate di pioggia, e così non si erano mai persi. 

«Allora stasera mangiamo le uova?»

«Se vai così lento la volpe se le mangerà insieme alla gallina.»

«Oh insomma Sylvie, ce l’hai davvero troppo con quella volpe!»

«Mmm magari potrei cacciarla e farci una bella pelliccia calda.»

Il fratello la fulminò con lo sguardo «Non dirla nemmeno per scherzo una cosa del genere. È un pensiero orribile.»

La sorella borbottò qualcosa, ma non aggiunse niente; sapeva bene quanto il fratello tenesse agli animali perciò se ne stette zitta.

Loki intanto si voltò indietro; lo faceva ogni tanto per assicurarsi che le capre ci fossero tutte. Proprio in uno di questi momenti si accorse che una stava prendendo un’altra strada. 

«Vado a recuperarla prima che si perda.»

«Vuoi che andiamo insieme?»

«No tu guarda le altre o ci perderemo pure loro.» disse il fratello che intanto aveva già preso la via per seguire la fuggiasca.

La sorella, che sapeva che Loki aveva tutto sotto controllo, alzò le spalle e continuò a camminare col piccolo gregge. 

Loki seguì la capretta che si inoltrò per un po’ nel bosco e scosse la testa quando la vide fermarsi intorno ad un cespuglio di bacche rosse.

«La solita golosa.» rise e fece per raggiungerla. Mosse qualche passo, ma si accorse che il terreno era pieno di fanghiglia forse dovuta all’umidità del luogo. Avanzò con attenzione, ma purtroppo il piede gli scivolò e il giovane cadde a terra ritrovandosi a scivolare sul terreno. 

Avvenne troppo velocemente per trovare un appiglio a cui aggrapparsi e in pochi secondi Loki percorse diversi metri di schiena. Sbucò su una parete rocciosa e scoperta del monte e per sua fortuna riuscì ad artigliarvisi.

La roccia finiva a strapiombo sul fiume che era davvero troppi metri sotto di lui. Se fosse caduto da quell’altezza sarebbe morto. 

«AIUTO!» gridò mentre cercava disperatamente di risalire, ma la roccia era troppo liscia per potervisi aggrappare a dovere. 

Loki si ferì le mani cercando di risalirla e rischiò di perdere le presa. «Aiuto!»

«LOKI!» gridò Sylvie diversi metri sopra di lui dal bosco. La sorella per fortuna si era fermata non vedendolo tornare e lo aveva sentito gridare. 

«SYLVIE STA ATTENTA!» 

La giovane intanto si guardava attorno per capire come raggiungerlo. Si lasciò scivolare piano sul terreno aggrappandosi da un albero all’altro. 

Quando fu abbastanza vicina al precipizio voleva allungarsi, ma sarebbe stata troppo distante. 

«Devo cercare un ramo a cui farti aggrappare!» gli urlò. 

«Fa presto non resisto!» disse il moro che cercava di tenersi come meglio poteva. C’era del muschio secco sulla roccia e Loki provò ad aggrapparvisi per scivolare di meno, ma quello si sfaldò e gli venne negli occhi rendendogli persino difficile vedere. La sorella intanto tentava disperatamente di scalciare un ramo secco di un castagno e di staccarlo. 

Ci riuscì e tenendosi con un braccio ad un albero allungò il ramo verso il fratello «L-lo devi afferrare Loki!» gli disse con non poca fatica.

Il moro allungò una mano, ma solo le punte delle dita riuscivano a sfiorare il legno. Fece uno sforzo enorme e riuscì ad allungarle quel tanto che bastò per aggrapparvisi.

Con tutta la forza che aveva Sylvie cercò di tirarlo a sé. Strinse i denti e chiuse gli occhi emettendo un grido di fatica. Loki riuscì a guadagnare qualche centimetro sulla roccia e coi piedi si spinse come meglio potè . 

Si ferì il volto strusciandovi contro, ma la paura era così grande che salvarsi era la sola priorità.

Ma l’alberello a cui si teneva Sylvie era troppo debole e cedette un po’ nel terreno rischiando di spezzarsi. 

La ragazza gridò e naturalmente il suo corpo si sbilanciò in avanti. Il ramo scivolò un poco sulla roccia e Loki perse quel poco vantaggio che aveva guadagnato. 

Per un attimo gli sguardi dei due si incrociarono  disperati e pieni di lacrime di paura.

«Loki non ti lascio!» gli gridò la sorella, ma il moro sapeva che presto sia lei che l’alberello avrebbero rischiato di cadere.

Che potevano fare?

Improvvisamente un giovane biondo uscì dalla boscaglia. Senza paura raggiunse la roccia e gridò a Loki «Vengo a prenderti! Lascia il ramo o lei cadrà.»

Sylvie spostò lo sguardo dall’estraneo al fratello «No Loki, se lasci il ramo non potrò tirarti più su.»

Ma già il suo appiglio sembrava voler cedere. Temendo il peggio per la sorella Loki gettò un’occhiata in direzione del biondo e lo vide che già scendeva piano sulla roccia facendo attenzione. 

Si era legato una corda in vita e ora era vicinissimo a Loki.

Si voltò e Loki incrociò i suoi occhi blu e spaventati, ma decisi «ALLUNGA LA MANO CORAGGIO!»

Il moro esitò ancora un istante e gettò un ultimo sguardo alla sorella.

Sembrava lo implorasse di non lasciare la presa tanto era terrorizzata, ma Loki voleva che non le accadesse niente. Lasciò la presa e Sylvie perse la sua sul ramo con un mezzo grido. Quello scivolò tra il moro e il biondo e finì oltre il precipizio spezzandosi tra gli alti sassi del fiume con uno schianto. Loki allungò la mano e il giovane riuscì ad afferrargli il polso. 

«Devi spingerti verso di me. Fidati!»

«Ho paura.» gridò Loki che ormai non sentiva più forza nelle dita dell’altra.

«Fallo e basta!»

Ingoiando la paura Loki chiuse gli occhi e quasi si buttò verso il giovane che lo afferrò stretto per la vita.

Riaprì gli occhi e si rese conto che stavano scivolando entrambi.

«Stringiti forte a me!» disse solo quello. Loki lo guardò mezzo secondo prima che il giovane si desse una spinta coi piedi e staccasse entrambi dall’appiglio del monte. 

Loki gridò e si tenne all'altro che grazie alla spinta fece oscillare entrambi oltre il muro di roccia e  verso un alberello che vi cresceva accanto.

Vi si scontrarono, ma il biondo si aggrappò ai suoi rami facendovi appigliare anche Loki. 

Il cuore del moro batteva all’impazzata ed entrambi ansimavano terribilmente, ma erano salvi.

«B-beh ha funzionato.» commentò lo sconosciuto con una mezza risata.

Loki, ancora troppo spaventato, lo fissò inabile ad emettere una sola parola.

«LOKIIII!» si sentì intanto gridare con disperazione  poco sopra di loro.

«STO BENE! SONO SALVO! ASPETTAMI Lì!» il moro vide che sotto l’albero vi era il terreno fermo così vi saltò. Il biondo tagliò la corda che lo legava e lo imitò in fretta. 

I due risalirono il monte scoprendo che intanto Sylvie era riuscita con fatica a risalire da dove era venuta. La aiutarono a tirarsi su dall’ultimo pezzo di arrampicata e quando tutti si trovarono in salvo lei abbracciò stretta il fratello.

«Credevo saresti morto!» mormorò lei.

«Credevo saresti caduta!» aggiunse lui. 

Si separarono ed entrambi guardarono con urgenza allo sconosciuto. «Hai salvato mio fratello. Non so come ringraziarti.»

Il biondo scosse una mano «H-ho solo fatto…quello che serviva.»

«Chi sei? Da dove vieni?» chiese la ragazza al giovane che doveva avere poco più dei loro anni.

«Mi chiamo Thor. Vengo da est. Stavo andando al villaggio più vicino quando vi ho sentiti.» guardò Loki con apprensione. I loro sguardi si incrociarono un istante. Il biondo gli sorrise «Ti sei ferito il viso. Stai bene?» gli domandò.

A quel sorriso il moro annuì ed abbassò lo sguardo imbarazzato portandosi una mano alla guancia «Si, si non mi serviva aiuto.»

Gli altri due lo fissarono ad occhi sgranati «Ma che cavolo dici Loki? Ancora un po’ e di aiuto ne sarebbe servito a me per raccattarti tra le rocce del fiume! Thor ti ha salvato.»

Si voltò verso il giovane e con tono sicuro gli disse «Io sono Sylvie e l’idiota che aveva tutto sotto controllo è mio fratello gemello Loki.»

Thor ridacchiò divertito mentre il moro sbuffò.

«Vieni a mangiare a casa nostra, è il minimo che possiamo fare per ringraziarti!» aggiunse Sylvie.

Il giovane alzò le mani e voleva rifiutare, ma Sylvie insistette così tanto che alla fine accettò.

Una volta a casa il moro fece per mettere una pentola nel camino e il biondo voleva dargli una mano. L’altro lo lasciò fare, le mani del resto gli facevano ancora male, ma sembrava essersi incupito molto. 

Sylvie allora lo prese un po’ in giro «Scusalo Thor. È solo molto orgoglioso.»

Il moro nemmeno rispose, ma borbottò tra sé e sè. Thor lo guardò e di nuovo sorrise divertito. 

«Vivete soli qui?» 

«Si i nostri genitori sono morti che eravamo piccoli. Siamo solo noi due. E tu Thor? Hai una famiglia o sei in giro per il mondo a cercare fortuna?»

Il giovane scosse la testa «Né l’una, né l’altra cosa ad essere sinceri. La mia sola famiglia è il mio maestro. Vivo con lui da molti anni ormai.» 

«Oh sei un apprendista! E di quale mestiere?» chiese Sylvie interessata.

Il biondo arrossì ed abbassò lo sguardo «Veramente…sono un apprendista ladro.»

Loki si voltò e lo guardò storto mentre Sylvie non batté ciglio.

«Oh, un mestiere ehm…insolito.»

Il giovane sospirò «Purtroppo è quello che mi hanno insegnato. Ma non temete. Non rubo alla povera gente. Prendo solo a chi possiede troppo.»

«Tsk, ma certo.» commentò aspramente Loki tornando a dedicarsi al fuoco nel camino. 

«Come?» domandò Thor.

«Cosa dovresti essere, un ladro gentiluomo? Sei comunque un ladro e anche se ora risparmi chi non ha niente non vuol dire che il tuo sia un mestiere onesto.»

«Beh grazie al mio “mestiere onesto” avevo una corda con cui ti ho salvato la vita!»

«Oh grazie tante! L’hai rubata ad un morto sulla forca magari?»

Thor fece tanto d’occhi e si alzò offeso. «Forse è meglio che me ne vada.»

Il moro si voltò e lo fissò dritto negli occhi.

«Si è meglio prima che ti autoricompensi rubando qualcosa qui.»

Sylvie spostò lo sguardo dall’uno all’altro e quando vide che Thor prendeva la porta andò da suo fratello e gli diede un bel colpetto sulla testa.

«Va là fuori e riportalo qui!»

«Cosa e perché?»

«Temi che ci rubi la marmellata di more? Oh no come faremo a fare colazione l’inverno?!» lo canzonò lei.

«É un ladro Sylvie, è gente disonesta.»

«Ti ha salvato la vita. Il minimo che puoi fare è andarlo a ringraziare e chiedere scusa!»

Il moro sbuffò, ma la sorella lo guardò minacciosa. A quello sguardo Loki ci ripensò: Sylvie sapeva essere davvero vendicativa e non aveva certo voglia di svegliarsi rapato a zero. 

Così uscì di casa. Vide che il biondo stava già per sparire nel bosco e lo raggiunse «Ehi aspetta!» gli gridò dietro.

Thor si voltò, ma era chiaro che fosse ancora offeso «Che vuoi?»

I due si fermarono fronteggiandosi l’un l’altro. Loki prese un respiro e per quanto gli costasse caro abbassò la testa «Scusa.» mormorò.

«Come?»

«Scusa.» disse ancora più piano.

«Non ho sentito.»

«Beh sei sordo forte.» scalciò l’erba sotto i suoi piedi e sbuffò. «Mi dispiace va bene?! Ti sono grato per averci aiutati oggi.»

«Non c’è di che figurati!» sbuffò l’altro e si voltò per andarsene, ma Loki fece un passo in avanti ed aggiunse.

«É che non sono abituato a fidarmi delle persone, mi riesce meglio con gli animali.» si confessò. Il biondo si fermò, ma senza voltarsi. «E tu per di più sei un ladro quindi….ecco non voglio che tu ci faccia del male.»

Thor quindi si voltò e lo guardò tra il ferito e il comprensivo «Io non voglio farvi del male. Sono un ragazzo proprio come te e tua sorella. Volevo solo aiutarti.»

Loki sospirò «Questo l’ho capito. Mi…mi dispiace di averti ferito.»

Il biondo ci pensò su e sorrise nella sua direzione «Va bene scuse accettate.»

Loki annuì e si portò una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio.

Thor lo osservò compiere quel gesto in silenzio e con sorpresa di Loki aggiunse «Ma voglio qualcosa in cambio per averti salvato.»

Loki lo fissò di traverso “Ecco lo sapevo che non c’era da fidarsi” pensò.

Ma il biondo gli si avvicinò e gli sorrise «Voglio un bacio.»

Il moro si sentì avvampare e sgranò gli occhi scioccato «Prego?»

«Hai capito bene, ti ho salvato la vita e mi sei debitore. Perciò voglio un bacio da te.»

«Tsk te lo puoi scordare.» rispose Loki orgoglioso e deciso. 

Ma il biondo sorrise ancora «Non essere così precipitoso. Facciamo così: tornerò tra un mese e allora mi darai il mio bacio.»

«Ti darò un calcio adesso se non te ne vai e un altro tra un mese se ritornerai!»

Il biondo ridacchiò e in risposta si frugò nelle tasche dei calzoni. Ne estrasse una piccola fiala di vetro che conteneva dei pistilli di un rosso intenso. 

«Che cos’è?»

«È una spezia. È molto buona.»

Il moro assottigliò lo sguardo fissandolo indagatore «Ma l’hai pagata spero.»

Il biondo alzò le spalle «Beh è costosissima per solo pochi fili.»

«Allora di certo l’hai rubata!»

«Aaah prendila e basta. E sappi che continuerò a portarti bei doni rubati fino a che non avrò il mio bacio.»

«Cosa? Non accetterò mai né di baciarti né i tuoi doni rubati.»

Thor rise «Li accetterai vedrai.» gli si avvicinò e in un solo passo, quasi avesse volato, si trovò ad un centimetro dalle sue labbra «Certo sempre che tu non voglia darmelo adesso.»

Il moro si sentì avvampare. 

In effetti poteva accettare il dono dell’altro. Avrebbe rotto il vetro e lo avrebbe piantato nella gola del biondo. Si, si poteva fare. Ma l’altro si separò da lui «Ci vediamo tra un mese Loki.» e così dicendo prese la via del bosco e sparì.

Il moro non capì come avesse fatto a scomparire tra gli alberi tanto velocemente, ma ne fu sollevato. Tuttavia si accorse solo allora di stringere qualcosa di freddo in una mano. La aprì e vi trovò la fiala che l’altro gli aveva offerto poco prima. 

Ma come diavolo aveva fatto?!

Rimase incantato a fissarla fino a che sua sorella lo richiamò e lui corse dentro a raccontarle tutto.

 

Un mese passò velocemente e presto Thor si ripresentò alla porta dei due fratelli. Loki lo vide arrivare dalla finestra di casa ed avvisò la sorella.

Lei era rimasta stupita dal racconto del fratello, ma non aveva commentato granché. Solo fatta qualche domanda.

Quando Loki la avvisò però saltò su ed afferrò una scopa che era accanto al camino.

«Ci penso io.» disse rivolta all’altro e dirigendosi alla porta. Come Thor bussò lei impugnò la scopa decisa ed aprì. «Thor bentornato. Stavamo giusto dando una rassettata oggi.» lo salutò con un sorriso a trentadue denti «Entra pure.»

Il fratello la guardò allibito non capendo se la sorella stesse scherzando o se il suo fosse un piano per colpire il biondo una volta in casa, ma quando quella lo fece sedere e gli domandò tranquillamente come avesse trascorso quel mese Loki fece una grande fatica a non urlare di esasperazione.

Uscì di casa diretto all’orto e la sorella ne approfittò per fare due chiacchiere con il nuovo arrivato «E così ti piace mio fratello. Lo avevo capito subito.»

Il biondo ridacchiò ed arrossì «In effetti mi piace molto, ma non credo di piacergli a mia volta.»

«Beh ammetto che domandargli un bacio così su due piedi è stato abbastanza spavaldo da parte tua. Ma sai che ti dico: tu mi piaci Thor.»

«Davvero?»

«Eccome e ti aiuterò con mio fratello. Secondo me anche tu gli piaci, ma non vuole ammetterlo. Però ad una condizione.»

«E cioè?»

«Che anche se ti prenderai quel bacio continuerai a portarci quella spezia che hai dato a mio fratello. Era davvero ottima nella zuppa.»

«Ahah e stavolta ne ho una anche migliore.»

I due risero complici. 

 

Passarono diversi mesi che in breve si fecero anni in cui Sylvie non faceva che elogiare Thor quando non c’era e lasciare da solo il fratello con lui quando invece c’era.

Thor andava e veniva come un fantasma senza mai dare troppi dettagli della sua vita e senza lasciare traccia di sé alle spalle. Letteralmente!

Nemmeno di inverno quando c’era la neve alta. Tempo che facesse pochi passi e già le sue impronte sembravano sparire.

Il giovane veniva a trovarli solo una volta al mese e ogni volta portava a Loki un dono diverso. 

Loki si irritava sempre moltissimo ben sapendo da dove provenissero quei doni, ma gli altri due lo trovavano spassoso. 

Una volta Sylvie e Loki ebbero difficoltà a passare l’inverno e Thor se ne venne con una mucca da latte.

Si offrì inoltre di aiutare i due giovani a costruire una piccola stalla dove farla stare.

A quel punto Loki volle vendicarsi un po’ e gli chiese di costruire non solo la piccola stalla, ma anche una rimessa dove tenere il fieno, i semi e le conserve.

Thor, che ancora non si era arreso con lui, accettò la sfida.

Un giorno di primavera inoltrata, dopo circa tre anni da che si erano incontrati la prima volta, Thor stava lavorando appunto alla rimessa. Stava inchiodando delle mensole alla parete quando qualcuno entrò alle sue spalle. 

Immaginò che fosse Sylvie visto che Loki cercava il più possibile di non dargli considerazione e così non si voltò nemmeno «é venuta bene vero? Chissà se a quel bisbetico di tuo fratello piacerà.»

«Al bisbetico piace molto.» commentò la voce divertita di Loki.

Il biondo si voltò di scatto imbarazzato e vide che in effetti era il moro ad essere appena entrato nella piccola rimessa. Teneva in mano una borraccia. «Ho pensato che avessi sete.» disse passandola al biondo.

Thor la accettò «Ehm grazie.» ma prima di bere avvicinò il naso al beccuccio a sentirne l’odore.

Loki alzò gli occhi al cielo esasperato «Non l’ho riempita di tarassaco, non stavolta almeno.»

«Si l’ultima che l’hai fatto la mia pancia se la ricorda bene grazie!» commentò Thor bevendo mentre il moro ridacchiò divertito. «Allora ti piace?»

«É venuto un gran bel lavoro» 

«Non male per un giovanotto vero?»

«Si, adesso potrò portarci anche tutte le spezie rubate di cui mi hai riempito la casa.» rise il moro.

Thor si asciugò le labbra con poca eleganza, ma rise «Beh non è colpa mia se non mi hai ancora dato quel bacio.»

Loki lo guardò fiero e non ribatté «Io vado al fiume con le capre.»

«Posso venire con te?»

«Devi proprio?» scherzò Loki. Nonostante fosse il bersaglio preferito di Thor e Sylvie si era affezionato al biondo e la sua presenza gli faceva piacere. «Dai vieni.»

Thor lasciò perdere il suo lavoro ed accompagnò il moro al fiume. 

«Dov’è Sylvie?» 

«A caccia. Ha visto dei fagiani credo. Ha detto che stava via tutto il giorno.»

«Mmm capisco.» ridacchiò Thor. Era certo infatti che Sylvie in realtà non avesse visto nessun fagiano. Ogni tanto la ragazza si inventava qualche scusa per lasciarlo solo con Loki e quando tornava gli domandava “E stavolta? Ti ha baciato?” Ma ogni volta restava delusa e doveva inventarsi di non aver trovato niente. 

Probabilmente anche adesso stava dormendo all’ombra di qualche castagno.

I due lasciarono le capre libere tra i sassi lungo il fiume per un po’ e intanto Thor ne approfittò per spogliarsi e fare un bagno. Nel farlo però si sentì osservato. Voltandosi si accorse che Loki aveva immediatamente voltato la testa, ma probabilmente lo stava fissando. 

In fondo non era affatto cresciuto male, ma Loki non lo avrebbe mai ammesso.

Fece finta di nulla. Negli anni i tre avevano spesso fatto il bagno insieme perciò si tenne su solo i calzoni e si immerse. Riemerse dall’acqua schioccando le labbra e scuotendo la testa a destra e a sinistra tanto era fredda.

Si immerse e nuotò come un pesce fino sul fondo avvertendo il freddo sovrastarlo. Aprì gli occhi ritrovandosi davanti l’azzurro intenso dell’acqua e il bianco delle sue rocce sul fondo e marrone di quelle più grandi in mezzo a cui passare. 

Tenne il fiato più che potè e riemerse buttando fuori l’aria. Quell’acqua era freddissima, ma adorava nuotare nel fiume; ogni volta lo faceva sentire bene.

Avvertì ancora lo sguardo di Loki su di sè, ma di nuovo il moro non si fece cogliere in castagna e lo spostò su una cascatina tra le rocce. Stette un po’ a bagno invitando anche Loki, ma per lui l’acqua era ancora troppo fredda per un bagno e preferì rimanere a riva. Quando il biondo uscì gli si sdraiò accanto ad asciugarsi. 

«Ci sono tutte le capre?» chiese ad occhi chiusi.

Il moro si mise a contarle, ma qualcosa non gli tornava «Ne conto nove, ma dovrebbero essere solo otto.» guardò meglio «Ah ecco. Quella marrone non è mia.»

«Da oggi lo è, è il mio regalo di questa volta.» ridacchiò Thor.

Loki scosse la testa esasperato «Sei incorreggibile.»

«Ahaha te l’ho detto: è colpa tua. Sono anni che te lo ripeto » 

«Certo certo….anche se ti avessi baciato anni fa continueresti a portarci doni rubati. A Sylvie fa piacere. E sai che ho ragione.»

Thor ridacchiò e si sollevò aprendo gli occhi su di lui. «In effetti è così. Posso rubare di tutto, ma non posso mentirti. Eppure tu ancora non ti fidi del tutto di me.»

Loki lo guardò e sorrise enigmatico «Ah no?»

«No perchè sai bene, e lo so anche io e anche Sylvie, che ti piaccio, ma che non ti fidi di me.»

Il moro guardò l’acqua cristallina scorrere tranquilla «A volte mi domando cosa vorresti dopo.»

Il biondo lo guardò interrogativo «Dopo cosa?»

«Dopo aver ottenuto un bacio da me.» disse spostando lo sguardo dall’acqua a Thor.

Il biondo lo guardò e nei suoi occhi sembrò dipingersi pura ingenuità «Tutto ciò che vorresti tu, Loki.» abbassò lo sguardo imbarazzato «Sono anni che cerco di convincerti dei miei sentimenti per te, ma io ancora attendo una risposta da te.»

Loki a quel punto sorrise ed in silenzio allungò due dita fino al mento di Thor sollevandoglielo un poco. Il biondo rimase immobile per quel gesto inaspettato e vi rimase ancora di più quando Loki avvicinò le labbra alle sue e senza nessun preavviso le baciò.

Quando Loki si separò da lui Thor si morse le labbra assaporando il sapore che Loki vi aveva lasciato sopra, la sensazione di morbidezza, le sue labbra così fresche. 

E pensò amaramente che quello sarebbe stato il solo bacio che avrebbe ricevuto da quelle labbra  perfette. Lo aveva avuto e non ci sarebbe stato più. 

Loki però lo fissava sensualmente.

«Mettiamo una nuova condizione. Se la smetti di rubare per me ne riceverai altri.» lo sorprese.

Thor rimase a bocca aperta e sorrise «M-ma Sylvie ci rimarrà male.»

«Ahah infatti ho detto rubare per me, ma se vuoi farlo per mia sorella non ti posso trattenere.»

Thor lo fissava stupito «Perchè adesso? Dopo tanti anni.» lo guardò indagatore «Non sarà perché sono il solo ragazzo in circolazione spero?»

«No, ma in effetti sei il solo che mi ha corteggiato all’esasperazione. E tuttavia il fatto che tu non ti sia arreso mi ha fatto capire quanto ci tenessi. Ho pensato male?»

Thor rimase ancora qualche istante nei suoi occhi poi gli passò una mano dietro al collo e gli sorrise «No affatto.» e se lo avvicinò per poterlo baciare di nuovo. 

 

Circa tre anni dopo 

Loki staccò un pomodoro bello maturo dall’orto e poi un altro. Avevano un tale profumo. Ne passò sulle vesti uno piccoletto e rotondo e lo mangiò assaporandone il gusto fresco e saporito. Erano maturati tutti insieme quell’estate e doveva sbrigarsi a raccoglierli se non voleva che i merli vi andassero a banchettare. 

I semi di quel frutto tanto strano glieli aveva portati Thor e lui li adorava, soprattutto con un po’ di cipolla fresca, basilico e foglie di origano appena colte. Vide che Sylvie stava rientrando dalla caccia e portava con sé alcune lepri e anche qualcosa di un po’ più grande.

La sorella infatti era accompagnata da un giovane alto e biondo che rideva e scherzava con lei. 

Loki sorrise nel vederli arrivare e lasciata la cesta sulla porta di casa li raggiunse.

«Guarda che cosa ho trovato sulla via di ritorno a casa fratellino? Il tuo fidanzato.»

Loki incrociò le braccia al petto «Vuoi dire quello che doveva essere qui di buon mattino e invece è arrivato giusto giusto per pranzo.»

Il biondo abbassò lo sguardo «Mi dispiace, ma sai che se avessi potuto sarei venuto prima.»

Il moro sospirò, ma annuì. Thor continuava a tornare da loro una sola volta al mese.

Uno dei motivi per cui Loki era sempre stato reticente verso il biondo era che quello veniva quella sola volta e per il resto del tempo non dava sue notizie. 

Inoltre il biondo non diceva mai dove tornava o perché.

Thor gli aveva assicurato che non dovesse preoccuparsi: Loki era la sola persona del suo cuore e lui tornava dal suo maestro che ancora gli insegnava il mestiere.

“Ci vuole così tanto ad imparare a fare i ladri?” E Thor gli aveva risposto di darsi pazienza, ma il tempo passava e il biondo ogni volta tornava e ripartiva.

«Mi farò perdonare.» Il biondo lo prese per la vita e gli diede un dolce bacio. 

«Mio Dio siete così sdolcinati. Se lo avessi saputo anni fa mi sarei impegnata io perché Loki non ti desse quel bacio» scherzò Sylvie.

I tre risero poi entrarono per pranzare e raccontarsi la loro vita di quel mese. Sylvie ormai era una cacciatrice provetta mentre Loki se la intendeva bene di piante e rimedi curativi e faceva delle ottime marmellate. I due fratelli vivevano ancora insieme ed erano legati come da bambini.

Thor invece raccontò loro del suo ultimo viaggio al villaggio e porse a Sylvie una rete bella spessa che aveva rubato per lei perchè la usasse a caccia.

Dopo pranzo la giovane dichiarò di essere piena ed esausta e se ne andò a fare una passeggiata così Loki e Thor rimasero soli. 

Il biondo si alzò e come prima cosa abbracciò Loki «Mi sei mancato davvero tanto amore.»

«Se rimanessi qui una volta per tutte non ti mancherei così.» ridacchiò l’altro, ma quella finta allegria nascondeva sempre una grande malinconia e Thor lo sapeva bene.

«Ti va di andare anche noi nel bosco? Una passeggiata.» propose il moro.

Il biondo alzò un sopracciglio «Solo una passeggiata?»

«Non è che tutte le volte che ti propongo di andare nel bosco è perché voglio saltarti addosso.»

«Ah si…intendi come quella volta che avevi fatto un fioretto per la Quaresima? Avevi detto che non ti saresti concesso a me durante tutto quel periodo.» gli sollevò il mento incrociando il suo sguardo carico di malizia «E invece quello stesso giorno mi hai implorato di farti mio ben tre volte.»

«Non credo di aver mai detto una stupidaggine simile, probabilmente mi avevi fatto arrabbiare e volevo trovare qualche scusa.»

Il biondo rise e lo baciò sulla fronte dopodiché i due uscirono nel bosco. Passarono davanti a Sylvie che dormiva all’ombra di una grossa quercia con una cordicella di una trappola in mano. Risero notando un leprotto che addirittura le saliva in braccio, ma quella russava talmente tanto che nemmeno se ne accorse.

Camminarono per un po’ e passarono accanto ai rovi carichi di more. Alcune  erano grosse quanto pollici e dolci e succose, altre un po’ più piccole ed ancora asprognole. Loki ne colse qualcuna e la diede a Thor che intanto aveva scoperto dell’origano fresco e ne stava tagliando con un coltello i gambi. 

Il biondo mangiò di gusto le more che Loki gli porgeva e quando ebbe invece abbastanza origano colse un filo d’erba spessa e diede quattro giri al mazzolino. 

«Lo appenderemo in casa vostra a testa in giù. Sai che buon profumo?»

Loki però, sotto lo sguardo del biondo, mangiò una mora un po’ troppo lentamente e un po’ troppo di proposito. Il succo gli bagnò le labbra che si passò con la lingua. 

Thor scosse la testa divertito.

«Lo sapevo io che non sarebbe stata una semplice passeggiata.»

 

Il tramonto arrivava sempre troppo presto. Thor ci pensava mentre stringeva a sé il corpo nudo di Loki seduto di schiena tra le sue gambe. Avevano fatto l’amore nel bosco e anche con una certa foga visto che si era sentita Sylvie urlargli di non svegliare anche i tassi. La giovane del resto aveva un udito finissimo grazie alla caccia e talvolta poteva essere uno svantaggio. 

I due poi erano scesi al fiume dove avevano nuotato e fatto l’amore nell’acqua limpida e cristallina. Poi si erano seduti contro le rocce calde e se ne stavano lì, circondati dai grilli e dall’acqua che scorreva a godersi il poco tempo che avevano insieme.

«Mi manchi già.» disse Thor ad un certo punto.

«Sei ancora qui con me Thor.»

Il biondo annuì e gli pose un bacio sul collo e sulla pelle fresca. Era vero, erano insieme, ma il biondo sapeva che le ore erano troppo poche. Poteva attendere fino all’alba, ma non restava mai di più. 

La cosa peggiore per Loki era che non sapeva dove andasse Thor e non solo. Quando il biondo andava via lui non si svegliava mai. Il biondo doveva essere davvero molto abile e silenzioso e Loki si diceva che in quanto ladro dovesse padroneggiare perfettamente la tecnica. 

Solitamente lui e Thor per non disturbare Sylvie facevano l’amore nella rimessa sulla paglia morbida. Si amavano col solo suono dei grilli a circondarli e avvolti dal buio totale eccezion fatta per i raggi della luna che filtravano da una finestrella a far luce. Ma poi ogni mattina Loki si svegliava e il posto accanto al suo era freddo ormai.

Ogni volta era peggiore della precedente. Si sentiva abbandonato, solo e distrutto e piangeva di dolore. 

Una volta Sylvie lo aveva scoperto in quelle condizioni e da allora la sorella lo raggiungeva ogni mattina dopo che Thor se ne andava. Sedeva accanto a lui e lo stringeva teneramente per tutto il tempo di cui lui aveva bisogno. Non voleva che suo fratello soffrisse, ma non poteva fare di più per aiutarlo.

Per Loki quei risvegli erano terribili.

Sapeva che Thor si tratteneva la notte solo per stare con lui ancora un po’, ma che se si fosse presentato oltre l’alba il suo maestro lo avrebbe punito.

Una volta Loki gli aveva chiesto di portarlo con lui a conoscere questo maestro, ma Thor era rabbrividito e gli aveva detto di non chiedergli mai più una cosa simile. 

Preoccupato da quella reazione del compagno qualche volta Loki aveva tentato di rimanere sveglio tutta la notte, ma il sonno calava sempre sulle sue palpebre e non avvertiva Thor lasciarlo. 

Ma il moro era stanco di non poter stare con l’uomo che amava e per quella notte in particolare aveva studiato un sistema perché non accadesse più.

«Ti va di rientrare? È quasi il tramonto.» propose Loki.

Il biondo accettò, ma quando si furono rivestiti Loki si avvicinò all’acqua del fiume e vi si chinò «Raccolgo un po’ di alghe per il concime dei fiori.» buttò lì a Thor. 

Il biondo non fece troppe domande così il moro immerse una mano in acqua e scavò un po’. Ma anziché alghe raccolse una generosa manciata di sabbia bagnata di quella che lui e Sylvie usavano da ragazzi. La infilò in una piccola sacca di tela e senza farne parola con Thor tornò con lui a casa. 

Quella notte nella rimessa, prima di addormentarsi e col massimo silenzio, Loki si sollevò dall’abbraccio di Thor. Recuperò il sacchetto di tela che aveva nascosto e passò la pasta su tutte le suole delle scarpe del compagno. Poi legò un filo di spago in una piccola fenditura nella porta di legno e legò l’altro capo al suo alluce destro. Infine tornò tra le braccia di Thor per godere del suo calore per il tempo che restava loro.

 

Ad un certo punto della notte Loki avvertì qualcosa tirargli l’alluce. Sbattè appena le palpebre e gli sembrò di avvertire la porticina della rimessa chiudersi. Allungò una mano accanto a sé e si accorse che là dove avrebbe dovuto esserci Thor non c’era nessuno, ma la paglia era ancora calda. Si tirò su di corsa e raggiunse la finestrella. Vide che Thor guardava la rimessa e seppur illuminato solo dai raggi della luna si accorse che il biondo sospirava con malinconia. Poi si voltò e prese la via del bosco. 

Loki infilò di corsa i vestiti ed uscì nella notte. 

Sapeva che Thor aveva un’abilità magistrale nello sparire nel nulla, ma per sua fortuna la polvere del fiume brillava nella notte. 

La seguì silenziosamente e pregò con tutto sé stesso di averne messa abbastanza per raggiungere Thor prima che finisse. 

Se non fosse stato per la polvere si sarebbe arreso perché le impronte del biondo sembravano sparire nel nulla; ma superando un cespuglio di ginepro, dovette fermarsi. Thor era fermo davanti ad un alto faggio. Al centro del tronco vi era un grosso buco. Il biondo vi stava estraendo qualcosa e riempiendo la sua sacca. In effetti non era mai giunto a casa di Loki e Sylvie con della refurtiva con sé e Loki si era domandato spesso dove la tenesse. Probabilmente la lasciava lì fino al momento di doverla recuperare. 

Loki trattenne il respiro pur di non farsi sentire, ma quando ebbe finito Thor prese tranquillamente una via tra gli alberi, ma ormai il cielo aveva iniziato a farsi azzurrino e il moro potè seguirlo abbastanza facilmente. Thor camminò per un’ora buona e Loki si sentiva parecchio esausto quando il biondo arrivò davanti a due tigli cresciuti l’uno a due metri dall’altro. Al di là di questi vi era un’alta parete di edera. Thor passò tranquillamente tra i tigli quindi si guardò intorno e si intrufolò tra le foglie d’edera scomparendo. 

Il moro attese qualche istante per essere sicuro che il biondo non tornasse. Raggiunse i tigli e sbirciò la parete di edera.

Avvertì uno strano suono provenire dalle chiome degli alberi e si distrasse ad osservarle. Che fosse un ronzio? Oppure un brusio? No, impossibile. Non lo ritenne importante e non volendo perdere Thor avanzò raggiungendo la parete di edera e passandovi attraverso.

 

La prima impressione che ebbe quando sbucò dall’altra parte fu di stupore. Oltre le foglie infatti c’era una piccola grotta che si apriva su un giardino. Lì troneggiava una casa con un mulino ad acqua. Tutto intorno il terreno era ben coltivato di ortaggi di ogni specie. 

L’erba attorno era verde e rigogliosa e vi crescevano fiori di ogni varietà e colore. Vi erano alberi da frutto e persino animali.

Alcuni erano semplici conigli o roditori, altri uccelli strani dai colori brillanti, gatti dai lineamenti maestosi, tartarughe grosse quanto una balla di fieno. 

Loki si guardò intorno incredulo.

Già di per sé tanta meraviglia sarebbe stata sufficiente, ma se a quella si aggiungevano una zappa che arava da sola il terreno senza che nessuno la reggesse, un secchio pieno di avanzi che si riversava nella mangiatoia dei maiali e una coperta sotto al portico che si tesseva da sola, si faceva davvero troppa.

Come era possibile tutto quello? Rimase lì come un baccalà e vi sarebbe rimasto per ore probabilmente se Thor, voltandosi, non lo avesse visto.

«Che cosa fai qui?!» chiese con urgenza il biondo raggiungendolo. 

Loki si accorse subito dal suo tono di voce che fosse terribilmente preoccupato, no…era piuttosto…spaventato. 

«I-io ti ho seguito.» si confessò il moro.

«Seguito?! Ma come…io…credevo dormissi.»

«Ho fatto in modo di svegliarmi. Volevo solo vedere dove andavi.»

Il biondo scosse la testa realmente preoccupato e Loki volle andare più a fondo.

«Thor che cosa c’è? Che c’è che ti spaventa tanto?»

«Loki non dovresti essere qui…sei in pericolo…»

«Non lo definirei un pericolo in realtà.» Si intromise una voce alle spalle del moro. Loki si voltò scorgendo un uomo dalla pelle nera, una barbetta ad incorniciargli il mento e vestito con uno strano abito viola. Sembrava avere non più di quarant’anni. Ma quando era arrivato? Non lo aveva proprio sentito.

«Se non vogliamo farlo diventare tale.» aggiunse affabilmente. 

«Maestro Loki voleva solo…»

«Loki? Loki? Loki? Non mi dice niente…. Mm Loki…Aspetta! Sei tu? Sei proprio tu?» il volto di quello si illuminò come fosse realmente interessato al nuovo arrivato «Finalmente! Erano anni che mi chiedevo chi si celasse dietro alle lunghe giornate che Thor passava al villaggio.»

Sia Thor che Loki lo guardarono confusi e il moro domandò «Voi sapevate della mia esistenza?»

«Si beh indirettamente. Questo ragazzone qui si tiene i segreti un po’ troppo stretti, ma anche i segreti sono qualcosa che si può rubare.» rise quello.

Il biondo a quel punto si mise davanti a Loki  «Maestro vi prego. Loki era solo preoccupato per me. Lui, lui non voleva spiarvi…»

«Ah ta-ta-ta-ta.» lo fermò l’altro alzando le mani  «Ammetto che sia una situazione abbastanza delicata. Vedi Loki questo posto è davvero molto segreto e tu…sei venuto senza invito.»

Guardò Thor che sembrava essersi gelato sul posto.

Batté le mani tra loro «Ma d’altra parte voglio premiare l’impegno di averci trovato. Puoi restare anche tu.» dichiarò soddisfatto «Ora scusatemi, ma ho molto da fare. Ti lascio a conoscere il posto Loki. Tanto ti fermerai per un po’, anzi un bel po’!» e così dicendo si diresse al mulino e lasciò i due da soli.

Il moro lo seguì con lo sguardo. Che tizio strano era il maestro di Thor. Si voltò verso il biondo che gli dava le spalle «Che voleva dire?» domandò il moro.

Il biondo si voltò e lo guardò tristemente «Significa che non puoi più andare via di qui.»

 

Thor aveva condotto Loki dentro il grande mulino. C’erano molte più stanze di quelle che potevano sembrare da fuori. Una di queste era di Thor.

Era arredata abbastanza semplicemente. Il biondo fece sedere il moro sul suo letto e prese un respiro «Non ti ho mai raccontato di questo posto perché volevo proteggerti.» iniziò.

«Ma ormai è tardi perciò posso dirti tutto. Una volta avevo una famiglia e un fratello ed una sorella. Vivevamo in povertà in un villaggio ad est di qui. Mio padre era un uomo molto burbero e scontroso, ma lavorava nei campi senza tregua per poterci tenere in vita. Una sera si ubriacò in cantina. Troppo sbronzo per trovare la via di casa trovò riparo dalla notte in una chiesa e domandò per la prima volta a Dio che fare. Non era un uomo molto religioso, ma la fatica era sempre di più, la fame era tanta e noi eravamo troppo piccoli per poterlo aiutare.»

Si mise meglio a sedere ed accompagnò coi gesti il suo racconto. 

 «Il crocifisso gli rispose “Manda tuo figlio a fare il ladro.” Sul momento a mio padre venne un colpo e stava per gridare al miracolo poi si accorse che il sagrestano era nascosto dietro l’altare e se la rideva sotto i baffi. Gliele menò di santa ragione, ma tuttavia l’indomani fuori da casa nostra si presentò l’uomo che hai conosciuto. Si offrì di occuparsi di uno dei figli di mio padre e gli disse che gli avrebbe insegnato a fare il ladro. Mio padre a quella proposta si rifiutò, essendo un uomo onesto, ma l’altro gli promise che avrebbe istruito suo figlio come un gentil ladro. Che avrebbe rubato solo a chi possedeva troppo e nemmeno una briciola di pane a chi non possedeva niente. E così mio padre si convinse e l’uomo scelse me perché ero il più piccolo e quindi poteva istruirmi già dalla tenera età.»

Sospirò.

«Avevo solo otto anni all’epoca, ma il mio maestro mi permetteva di tornare a casa ogni settimana a trovare la mia famiglia e intanto mi insegnava le migliori tecniche di ladroneria, ma non solo quelle.»

Loki lo guardò fissamente «Lui…è uno stregone vero?»

Il biondo annuì «é un ladro stregone. Lui è convinto che la magia sia qualcosa che risiede nell’animo di chiunque, ma solo in pochi sono capaci di risvegliarla. Lui aveva preso me perché potessi crescere come suo apprendista. Rubava ciò che più lo dilettava, cose materiali e non e nessuno poteva mai scoprirlo anche grazie alla sua magia. È capace di mutare forma e di farla mutare a ciò che vuole. Il mio maestro mi fece promettere di mantenere il segreto della magia ed andò avanti così per diversi anni.»

«Quindi anche tu possiedi la magia?»

Thor gli sorrise dolcemente «L’ho risvegliata con i suoi insegnamenti ed è venuta fuori da me. Ci sono voluti anni, ma si la possiedo e la esercito al bisogno.»

Guardò fuori dalla finestra accanto al letto e sospirò.  

«Una sera d’inverno mio fratello e mia sorella maggiori stavano morendo di freddo. Senza  pensarci accesi per loro un fuoco. Capirono che avevo la magia. Lo raccontarono a mio padre che comprese immediatamente che il mio maestro fosse uno stregone. Non voleva più farmi tornare da lui, ma il maestro venne a prendermi. Rivoleva il suo apprendista. Solo schioccando le dita fece perdere memoria di me alla mia famiglia. Per loro non ero più nessuno. Il mio maestro mi impose quindi di non uscire più, solo una volta al mese per andare ad esercitarmi a rubare nei villaggi vicini. Io continuai ad andare al villaggio in cui ero nato, ma ahimè non solo la mia famiglia, nessuno mi riconosceva! E ogni volta c’era una persona la cui indifferenza mi feriva più di tutti.»

Fece una pausa ed ingoiò un groppo in gola.

«Mia madre…vederla era un tremendo colpo al cuore. Speravo che si ricordasse di me, ma non accadeva mai. Così cambiai strada e decisi di dirigermi ad ovest e non tornare mai più nel mio villaggio. Il giorno che accadde ti incontrai. Mi innamorai di te all’istante e mi promisi che non avrei più permesso al mio maestro di portarmi via chi amavo.»

Loki apprese mestamene tutta la storia.

Non avrebbe mai pensato che si celasse un tale segreto dietro alle sparizioni di Thor, né tantomeno che il biondo sapesse usare la magia.

«E perchè non sei mai scappato?»

«Perché quando si passa dai tigli si resta per sempre legati a questo posto. È una sorta di cerchio magico che tiene in sé ciò che vi è dentro e non gli permette di uscire. Solo il mio maestro poteva autorizzarmi ad uscire liberamente. Ma ho sempre temuto che se non fossi tornato per tempo avrebbe indagato e ti avrebbe trovato e fatto del male. Spesso sono stato io a farti addormentare perchè non ti accorgessi che partivo da te.»

Il moro rabbrividì ad un pensiero.

«M-ma Thor quindi come potrò tornare da Sylvie?»

Thor lo guardò tristemente «Mi dispiace, ma non potrai tornarci.»

 

Le prime settimane che Loki passò nella dimora dello stregone quasi non parlo, né mangiò. 

Su suggerimento di Thor fece attenzione a non pronunciare mai il nome di Sylvie.

Il biondo non era sicuro se lo stregone fosse a conoscenza dell’esistenza della ragazza, ma per non farla rischiare era meglio che i due giovani facessero attenzione. 

I giorni però passavano e Loki era sempre più triste e preoccupato e si vedeva troppo bene.

Un giorno il maestro lo trovò da solo al tavolo di legno della cucina del mulino. Senza chiedere permessi si sedette tutto sorridente di fronte a lui.

Tra le mani aveva un mazzetto di tarocchi che iniziò a mescolare allegramente.

«Pensavo Loki: visto che sei qui potremmo conoscerci meglio. Sembri uno che se ne sta molto sulle sue.»

Il giovane lo guardò senza espressione  «Sono una persona molto riservata.» disse privo di tono. 

«Tagli tu?» domandò l’altro indicandogli il mazzo «Conosci i tarocchi? Te li hanno mai letti?»

Loki scosse la testa e l’altro aggiunse «No? Coraggio allora sarà la prima volta. Facciamo qualcosa di facile.»

Il moro allungò la mano destra, ma l’altro disse «Aha non con quella, con la sinistra.»

Loki sbuffò, ma eseguì. Il maestro gli pose tre carte coperte davanti.

«Vedi come avrai capito io non sono un ladro comune.» girò la prima carta, una mezza luna dipinta nel cielo «Ah la luna. Un’infanzia dolce e amara. Sei un animo sensibile e pacato, preoccupato per chi ti circonda. Dicevo: io rubo cose molto preziose e anche cose che non sono cose. »

«Ad esempio?» domandò Loki. 

«Adesso sto rubando il tuo tempo.» sorrise quello.

Loki lo guardò confuso «Ehm perchè stiamo parlando?»

«Più in generale quello che stiamo trascorrendo insieme ed è propriooooo» sfilò una fiala di tasca e Loki osservò che conteneva una polvere violacea e brillante che fluttuava nell’aria «qui. Adesso guarda.»

L’uomo aprì la fialetta ed allungò una mano sul tavolo della cucina. Vi rovesciò un po’ del contenuto e la pelle di quella mano si fece ruvida, fine e grinzosa quasi rattrappita. Era invecchiata.

Loki la guardò ad occhi sgranati e lo stregone rise soddisfatto «Capisci che voglio dire? Chi possiede la magia e sa districarne i segreti può appropriarsi di ciò che vuole, anche del tempo della vita. Ma anche tu pur non possedendo alcuna magia sei molto abile.»

Girò la seconda carta.

 «Gli amanti. Certo ha molto senso in effetti.»

Guardò intensamente Loki e per la prima volta sembrò realmente serio.

«Tu hai rubato una cosa che mi apparteneva, una cosa preziosa di quelle che io adoro avere per me. Riesci ad immaginare cosa sia?»

Loki rimase interdetto e il maestro voltò l’ultima carta. Una persona si chinava ad una fonte e attorno a lei vi era un cielo pieno di stelle «Le stelle. Un meraviglioso futuro. Bene, molto bene.» sorrise lievemente, ma il suo sorriso era enigmatico.

In quell’istante la porta della cucina si aprì e Thor vi entrò portando con sé due secchi d’acqua. Il maestro quindi raccolse le carte e sorrise al moro.

«Cerca di tirarti su Loki. Questo posto è pieno di ogni ben di Dio e puoi goderne quanto vuoi. Ah e Thor: aggiungi anche quelle stelle d’anice che mi piacciono tanto alla lista di cose da prendere.»

Il biondo annuì e il maestro tutto soddisfatto uscì di casa e si diresse in giardino e fino ad un’enorme gabbia di uccellini di ogni specie.

Thor andò a sedersi accanto a Loki. «Che ti ha detto?»

«Una cosa strana.» mormorò il moro ancora soprappensiero. 

Il biondo allora guardò oltre la finestra per accertarsi che il maestro fosse abbastanza distante «Domani andrò al villaggio a ovest per le commissioni. Adesso che il maestro sa che sei qui dovrò sbrigarmi a tornare, ma cercherò di trovare Sylvie.»

Loki fece tanto d’occhi «Davvero?»

«Si la troverò e le dirò che stai bene.» sorrise il biondo. 

Loki si emozionò moltissimo, ma un pensiero lo fulminò.

Pensò alle parole del maestro: forse aveva già dedotto dalla sua malinconia che qualcuno gli mancasse? E inoltre, sapendolo prigioniero, Sylvie non sarebbe  venuta a liberarlo?

Ingoiò amaro e cercò una mano di Thor stringendola. «Non andare da lei. È meglio così.»

Il biondo lo guardò stupito «Ma Loki…»

«Mia sorella verrebbe di corsa a cercarmi e sarebbe in pericolo. Ti prego Thor la voglio proteggere come tu lo volevi con me.»

Il biondo lo guardò gravemente, ma comprese ed annuì.

In giardino lo stregone batteva appena sulle fini barre di ferro della gabbia dei suoi uccellini. Estrasse di tasca le carte del suo mazzo di tarocchi. Le mischiò un po’ e sedendo davanti alla gabbia se ne mise tre davanti. 

Dalle prime due che girò non sembrò particolarmente colpito poiché l’eremita e il mondo erano le sue due carte più familiari. Ma alla terza arricciò le labbra in un’espressione amara «Il giudizio.» sussurrò. Guardò i suoi uccellini e sorrise lievemente «Suppongo non sia così distante.»

 

Le settimane successive le cose cambiarono. Rassegnandosi all’idea di non poter fuggire Loki aveva accettato la proposta dello stregone. Ogni giorno trascorreva ore tra i suoi tesori e aumentava la sua cultura in fatto di animali e piante. Si dedicava poi alla cucina con tutto il ben di Dio dell’orto e degli alberi da frutto a disposizione.

Aveva notato che lo stregone non andava mai oltre il muro di edera. Diceva infatti di non amare più il vedere il mondo, lo aveva girato per anni e visto ogni tipo di luogo tanto che ormai si limitava a stare a casa a studiare come rubare i segreti della vita e del tempo.

Qualcosa doveva averlo imparato visto che dimostrava solo pochi anni in confronto a quanti avrebbe dovuti averne per aver fatto tanta esperienza.

E mentre i giorni passavano Loki quasi si dimenticava di avere avuto una vita al di fuori di quel posto. Poi però Thor tornava al villaggio e quando quell’unica volta al mese si avvicinava sua sorella gli tornava alla mente e lo riportava alla realtà. 

Cinque mesi dopo da che entrambi i giovani erano prigionieri dello stregone Thor si stava dirigendo nuovamente al villaggio.

Passò come sempre nella strada in mezzo al bosco, ma stranamente avvertì un fruscio tra i cespugli.

Si scansò giusto in tempo per evitare quella che doveva essere un tagliola per orsi a terra. Mosse due passi a destra pensando di averla schivata, ma di colpo sentì come lo schiocco di una frusta e si sentì sollevare da terra. 

Era caduto in trappola ad una rete spessa e ben fatta.

Si ricordava di quella rete poiché lui stesso l’aveva rubata. Pensò immediatamente ad un incantesimo, ma…

«Proprio te cercavo.» Sylvie sbucò da dietro un albero.

«Sylvie!» esclamò Thor in un misto di sollievo ed ansia.

«Dimmi dov’è mio fratello.» ordinò lei lapidaria.

«Non posso dirtelo.»  rispose onestamente Thor. «É per il suo stesso bene.»

«Sciocchezze!» esclamò lei minacciosa. Si portò quasi sotto la rete e Thor potè vederla meglio. Il suo volto era stanco e sembrava invecchiato di preoccupazione. «Tu e mio fratello siete spariti senza lasciare tracce. Credi che basti dirmi che è per il suo bene che non sappia dove sia? Che gli hai fatto?!» 

Thor la guardò serio come non mai «Non penserai davvero che gli abbia fatto del male? Sai che lo amo!»

Sylvie fissò lo sguardo nel suo. Era decisa come non mai.

«Allora dimmi dov’è!»

Il biondo sospirò gravemente «Credimi vorrei davvero dirtelo, ma se lo facessi saremmo tutti e tre in grave pericolo. Sylvie siamo cresciuti insieme, credi che non te lo direi se potessi?»

Lei continuò a fissarlo e Thor a quel punto abbassò lo sguardo.

«Ma immagino non sia facile fidarsi di un ladro.»

La giovane rimase in silenzio indecisa ancora per qualche istante poi estrasse un pugnale dalla cinta e si diresse ad un faggio. Con un movimento deciso tagliò la corda tesa che vi era legata e Thor si ritrovò a cadere a terra. Si risollevò scansandosi i resti della rete di dosso e fronteggiò la ragazza che lo guardava con ancora il pugnale in mano.

«Io rivoglio mio fratello Thor. Non importa di niente. È il mio gemello. Io lo sento che qualcosa non va. Perciò non mi interessa se dobbiamo rischiare. Lo rivoglio con me.»

Mentre pronunciava queste parole Thor si accorse che la sua voce appariva lievemente incrinata. E come avrebbe potuto essere diversamente? 

«Ti condurrò da Loki allora, ma devi promettermi di fare quello che ti dirò. Hai capito? Un passo falso e sarà Loki a pagare il prezzo più alto, credimi.»

 

Loki era ai piedi di uno dei due tigli, in attesa. Faceva sempre così quando Thor andava via. Lo aspettava sapendo che sul far del tramonto lui sarebbe tornato.

 E la domanda era sempre la stessa.

“Sei riuscito a vederla?”

 E la risposta era sempre uguale. 

“Non stavolta”.

Per questo quando lo vide sbucare dagli alberi con sua sorella al seguito per poco non cadde. Non sapeva se il cuore gli battesse all’impazzata per il sollievo e la gioia di vederla o per la paura.

«Sylvie.» mormorò.

Lei lo vide e gli corse incontro. Avrebbe voluto avvicinarsi, ma come raggiunse i due tigli si dovette fermare. E lì gli occhi di entrambi i fratelli si riempirono di lacrime. 

«L-Loki.» sussurrò lei. Avrebbe tanto voluto abbracciarlo, ma Thor l’aveva messa in guardia. 

Non poteva superare i tigli o sarebbe rimasta prigioniera per sempre a sua volta e non potevano sperare nuovamente nella misericordia dello stregone. «Ti cacci sempre nei guai.»

Loki sorrise, gli occhi velati dalle lacrime «Si, è vero.»

Thor si avvicinò ai tigli e li superò. Sylvie strinse i pugni a quella vista. Anche lei avrebbe tanto voluto raggiungerli. 

«Thor mi ha raccontato tutto Loki. Ditemi come faccio a tirarvi fuori di qui.»

«Non c’è modo temo.» mormorò Loki amaro.

Thor li osservò entrambi. Erano davvero spezzati perchè non potevano stare insieme. Sospirò. 

«Un modo…esiste.»

I due fratelli guardarono Thor stupiti e lui si affrettò a spiegare.

«Non siete i primi che sono giunti in questo posto a recuperare qualcosa che gli apparteneva. Molti sono arrivati da lontano perché lo stregone restituisse loro ciò che gli aveva rubato. Lui concede loro di passare il cerchio magico in tutta sicurezza e pone a tutti un quesito. Chiede di indovinare in cosa è mutato il bene rubato. Ma se questi non lo indovinano prende loro qualcos’altro che gli appartiene.» un brivido lo percorse, scosse la testa «No, lasciate perdere è una pessima idea.»

«Che cosa Thor? Che cosa vuole?» chiese Loki deciso.

Il biondo alzò le spalle e sospirò  «Solitamente gli anni che gli rimangono da vivere.»

I due fratelli rabbrividirono e Thor aggiunse «Per questo sembra tanto giovane. In realtà lui ruba il tempo che resta ad una vita e lo usa per sé stesso. Per continuare a vivere e scoprire i segreti del mondo e di ciò che c’è oltre.» 

«E nessuno indovina mai ciò che chiede?» domandò Sylvie titubante.

Il biondo scosse la testa «Di quelli che ho visto passare di qui nessuno ci è riuscito. E ne ho visti veramente tanti dissolversi in cenere.»

Calò il silenzio.

«Io lo risolverò.» esclamò Sylvie sicura.

«Cosa? NO!» ribatté Loki preoccupato.

«É troppo pericoloso. Potresti morire.» aggiunse Thor.

«Perché credete che così stia meglio? Non poter stare con voi è come morire ogni giorno. Sei mio fratello Loki e non accetterò di vederti prigioniero per tutta la tua vita.»

«Sylvie ascolta! Non importa se sarò prigioniero, io ti voglio viva!»

La sorella lo guardò decisa. «Io vi libererò e rimarrò in vita.»

Thor si voltò di scatto verso il muro di edera «Dobbiamo andare o la scoprirà.»

Loki guardò implorante lui e poi la sorella «Non farlo ti prego!» 

Ma lei lo fissò dritto negli occhi «Io non ti lascerò mai solo Loki, mai.»

 

L’indomani la giovane tornò ai due tigli. Aveva trascorso tutta la notte in quel bosco a riflettere. Loki e Thor erano dovuti sparire dietro il muro di edera prima che lo stregone si accorgesse che qualcosa non andava. Aveva visto il puro terrore dipinto sul volto di suo fratello; ma era grata che Thor gli avesse rivelato quella soluzione. Non si era data pace per mesi nella speranza di ritrovarli e adesso avrebbe rischiato tutto, persino la sua stessa vita, pur di riaverli con sè. 

Sollevò lo sguardo sui due alberi e prese un respiro. «Esci fuori stregone!» urlò a pieni polmoni rivolgendosi alla parete di edera. 

Per diversi minuti non accadde niente. Poi le foglie si scostarono come mosse da un forte vento per lasciare passare qualcuno. Sylvie si ritrovò davanti quello che era lo stregone che come prima cosa alla sua vista le sorrise gioviale.

«Ma guarda chi ci ha portato il destino. E tu chi sei? Magari la sorella di Loki?» La giovane però non batté ciglio «Si lo sei, avete lo stesso sguardo deciso. Sai tuo fratello non mi ha mai parlato di te. Immagino non volesse farmi sapere della tua esistenza. Ma credo che tu sia disposta a tutto per riaverlo.»

«Rivoglio entrambi. Sia mio fratello che Thor.»

L’uomo annuì «Si se sei qui l’avrai seguito e scoperto il mio nascondiglio. Va bene. Puoi tentare. Ma ti avverto.» e qui si fece serio «Se brucerai la tua occasione mi dovrai in cambio qualcosa.» La giovane annuì decisa e l’altro tornò a sorriderle «Allora puoi passare liberamente.» disse schioccando le dita «Per di qua.» e si incamminò oltre il muro di edera.

La giovane non esitò nemmeno un istante e lo seguì.

Fu colpita dallo stesso stupore del fratello quando si ritrovò nel piccolo regno dello stregone. Quello la invitò a seguirlo fino alla sua casa e si fermò davanti alla porta di ingresso.

«Ho predetto il tuo arrivo. Me lo avevano detto le stelle. Perciò non ero stupito. Potrai riavere sia Loki che Thor, ma a patto che tu sappia riconoscerli. Se così non sarà io li terrò con me e tu mi dovrai un prezzo per il mio tempo. Qualsiasi ti chiederò. Abbiamo un patto?» domandò.

La giovane annuì e lo stregone soddisfatto le disse:

«Guardati attorno, cerca pure ovunque tu voglia. Cerca chi desidera il tuo cuore in qualsiasi cosa ti circondi e quando sarai sicura dammi la tua risposta.»

La giovane non perse tempo e studiò il luogo attorno a sé. Vi erano fiori bellissimi, grossi frutti maturi, animali di ogni specie. Come avrebbe potuto riconoscere suo fratello e Thor? Si morse un labbro. Da sola quell’enigma sarebbe stato davvero difficile da risolvere.

Se ci fosse stato Loki.

Insieme avevano affrontato mille difficoltà, insieme avevano risolto qualsiasi problema e superato qualsiasi inverno. Ma adesso lei sola poteva salvare le persone a cui teneva. 

Tuttavia, seppur lo sembrasse, non era affatto sola.

«Fiu-fiu-fiuuuu Fiu-fiu-fiu-fiu-fiu-fiuuuuu.»

Sentì. 

Si voltò alla ricerca di quel fischio. Lo udì di nuovo.

«Fiu-fiu-fiuuuu Fiu-fiu-fiu-fiu-fiu-fiuuuuu.»

Affinò l’udito come sempre faceva nel bosco durante la caccia e seguì quel suono. 

Veniva da una grande gabbia di uccellini di ogni specie. 

Lì un tordo fischiava e un altro gli stava accanto con la testolina china sulla sua. 

«Fiu-fiu-fiuuuu Fiu-fiu-fiu-fiu-fiu-fiuuuuu.» fischiettò di nuovo quello e Sylvie fu sicura.

Si ricordava di quel motivetto.

«Sono loro.» esclamò felice.

In un attimo e davanti ai suoi occhi i due uccellini volarono fuori dalla gabbia andandosi a posare ognuno rispettivamente su una spalla della giovane. Mutarono aspetto e Sylvie si ritrovò circondata dall’abbraccio di Loki e Thor. 

Li strinse forte mentre le lacrime scendevano copiose dagli occhi di tutti e tre.

Il ladro stregone li raggiunse e li guardò sorpreso. 

«Incredibile. Come ci sei riuscita?»

La giovane, ancora circondata dall’abbraccio degli altri due, lo guardò fiera «Perchè noi tre siamo una famiglia. E chi ti ama non ti lascia mai solo.»

L’uomo annuì con brevi cenni del capo «Ebbene un patto è un patto. Siete liberi. Potete andare via di qui tutti e tre.»

Poi fissò Loki e gli sorrise.

«Ma ricorda. Tu hai qualcosa che rivoglio Loki. E prima o poi avrò voglia di venire a riprendermelo.»

Poi si rivolse a tutti e tre.

«Ma per adesso siete liberi di andare.»

 

Si erano lasciati i tigli diversi metri dietro quando Sylvie chiese a Loki «A che si riferiva lo stregone?»

Loki, che aveva avuto modo di riflettere in quei lunghi mesi, le rispose «Lo stregone ruba solo cose estremamente preziose, non per il loro valore materiale. Non un gioiello perché vale mille scudi, ma per l’affetto che vi legava colui che lo indossava.» si fermò rivolgendosi a Thor «Quando ti ha preso dalla tua famiglia ha rubato loro l’amore che provavano per te e quello che tu provavi per loro. Ogni giorno che hai passato con lui ha potuto godere di questo bene. Ti ha sempre tenuto in suo potere. Ma quando…»

Prese un respiro e la sua voce si riempì di emozione.

«Quando ti sei innamorato di me…è cambiato qualcosa. Io ti ho rubato…»

«Il cuore.» disse Thor come avesse finalmente capito.

Loki sorrise imbarazzato «E devo averlo fatto davvero. Altrimenti non lo vorrebbe indietro.»

I due si sorrisero dolcemente. Sylvie li guardò ed abbassò lo sguardo imbarazzata. Ridacchiò e disse «No, ma prego vi ho appena salvati, ma fate come non ci fossi.»

I due le sorrisero e Loki le prese le mani nelle sue «Me lo avevi detto.»

«Che cosa? Che i bei ragazzi biondi portano guai?» domandò lei facendo una strizzata d’occhio a Thor.

«Che la prima volta lontano da casa ti sarebbe toccato venire a salvarmi. Lo hai fatto davvero.»

Lei gli lasciò le mani; le portò al volto del fratello «Sei il mio fratellino. Ti salverò sempre.»

 

Passarono tre anni. Loki e Thor vivevano felici con Sylvie che aveva voluto costruirsi una casetta per conto suo accanto alla loro.  In quella felicità la famiglia si era quasi dimenticata dello stregone.

I guadagni andavano bene. La ragazza continuava a cacciare, Thor spaccava legna e Loki si occupava di casa e di vendere marmellate, erbe e rimedi naturali. 

Certo c’era da dire che qualche volta Thor e Sylvie si divertivano ad arrotondare i guadagni sfruttando le abilità di Thor. 

Il biondo aveva continuato ad esercitarsi nei suoi incantesimi e sapeva mutare perfettamente aspetto. Una volta era diventato un meraviglioso esemplare di cane da caccia e al fianco di Sylvie era arrivato in città. Vedendolo molti cacciatori si erano offerti di pagarglielo bene, fino a che addirittura un nobile lo aveva voluto per le sue battute di caccia.

Sylvie glielo aveva venduto per molti soldi e una volta sulla carrozza il cane aveva morso il servo alla buona ed era scappato raggiungendo la ragazza che lo aspettava nel bosco. 

I due si erano divertiti moltissimo e ne avevano combinate anche delle altre. Loki naturalmente passava il tempo a rimproverarli, ma finiva sempre che Thor si scusava e la notte lo convinceva a perdonarlo.

Una mattina di sole Loki uscì di casa e diede un bacio a Thor che stava sistemando un buco nella rete del pollaio. 

Negli anni Loki aveva impedito a Sylvie di uccidere la volpe che spesso aveva mangiato le loro galline o le loro uova e quella, anche se vecchia, non si arrendeva e ogni tanto tornava a far visita al pollaio. 

Sylvie era furiosa perchè proprio due giorni prima la volpe aveva ucciso il loro ultimo gallo. Voleva farne una pelliccia, ma Loki glielo aveva nuovamente impedito.

Si diresse nell’orto ormai grande e rigoglioso. Si ritrovò ad osservare una farfalla posata tranquilla su un fiore di patata. Si sentiva felice, innamorato e non riusciva a togliersi dalla testa la notte appena trascorsa. 

Lui e Thor si erano amati con dolcezza e si erano sorrisi felici perché non avrebbero potuto desiderare nulla di più nella loro vita. A un certo punto Thor si era vestito e aveva avvolto Loki nella morbida coperta ottenuta da una delle tante marachelle con Sylvie.

Lo aveva condotto fuori alla luce della luna e gli aveva proposto una cosa. Di diventare suo sposo. Gli aveva donato un anello e quello non lo aveva rubato, ma comprato vendendo la legna spaccata con tanta fatica. 

Loki adesso lo osservava alla luce del sole, era d’oro, la testa era piatta e una pietrina verde vi era incastonata. 

Vedendo spuntare qualcuno dal bosco sperò che fosse Sylvie.

Era uscita per la caccia di buon mattino e quando sarebbe tornata glielo avrebbero detto. 

Sorrise, ma quando la figura si fece più vicina, tremò.

«THOR!» gridò. Il biondo, destato dal suo urlo, guardò nella sua direzione. Loki gli indicò chi stava arrivando. 

Non fu difficile per entrambi riconoscere lo stregone.

Il moro raggiunse il biondo e gli si mise accanto mentre lo stregone li salutava allegramente.

«Ecco i miei ragazzi. Come state?»

«Che vuoi da noi?» chiese diretto Thor.

«Oh dopo tanti anni è così che saluti il tuo vecchio maestro?»

Il biondo lo fissò minaccioso, ma quello aggiunse subito.

«E va bene, sono venuto per quella piccola questione in sospeso con Loki.»

«Non c’è nessuna questione in sospeso.» rispose il moro deciso «Mia sorella ci ha liberati e io e Thor siamo felici insieme.»

«Ed è proprio per questo che sono qui. Vedete mi sento solo nella mia casa e vorrei tanto che Thor tornasse a farmi compagnia.»

D’istinto il moro si pose davanti al biondo «No.»

«Suvvia Loki tutto ciò è inutile. Sono un ladro stregone. Posso riprendermi Thor e farti dimenticare di lui per sempre. Lo sai vero?» si rivolse al biondo «Come ho fatto coi tuoi genitori ricordi?»

Il biondo a quel punto stava per scattare e colpirlo, ma Loki lo trattenne mentre il suo maestro si ritraeva ridendo.

«Non ti permetterò di ripetere quello che mi hai fatto. Ero solo un ragazzo, ma ora sono cresciuto.»

«Oh e vorresti provare a tenerti ciò a cui tieni vero?»

«Si. Perciò ti sfido.»

«Thor come sai sono contro l’uso delle armi.» fece quello alzando le mani.

«Nessuna arma.» scansò gentilmente da parte Loki e fronteggiò l’altro «Mi hai insegnato a usare la magia per qualcosa.» 

Gli occhi dello stregone brillarono «Un duello magico…mmm interessante davvero interessante. E così sia! Iniziamo adesso?»

«No, non qui. Al fiume. Dove non ci sarà nessuno a rischiare di farsi male.»

 

I due uomini si fronteggiavano. Accanto a loro scorreva il fiume. Il suo percorso incontrava una grande pozza naturale di una profondità di almeno tre metri, il fondo era di un blu intenso. Lì una volta da ragazzi Thor e Sylvie vi avevano fatto il bagno d’estate con Loki che invece era rimasto sui sassi. Essendo tanto profonda l’acqua li aveva praticamente congelati. 

Loki si ricordava che sua sorella era uscita dell’acqua con le labbra di un viola intenso e tremando terribilmente. Aveva davvero temuto che si sentisse male o peggio e si era preoccupato moltissimo.

Ma Thor aveva abbracciato la ragazza e detto a lui di non preoccuparsi. 

In pochi secondi lei stava già visibilmente meglio e aveva ringraziato il giovane. 

Solo molti anni dopo Thor aveva confessato loro di aver usato un incantesimo su di lei per scaldarla e così farla riprendere.

In quel momento Loki non provò nemmeno a dissuadere Thor. Il giovane era deciso a difendere il loro amore ad ogni costo e quella era l’unica via. Lo stregone era stato talmente spavaldo da presentarsi alla loro porta e pretendere di diritto di riavere Thor perciò tanto valeva tentare di batterlo ancora.

Il moro quindi si fece da parte e lasciò che i due duellassero. Lo stregone lanciò un incantesimo ad un albero di castagno secco che prese fuoco. Ne invocò le fiamme scagliandole contro Thor. Il biondo richiamò l’acqua dal fiume e la scagliò contro il fuoco e contro l’albero in fiamme. 

Il maestro allora ingrandì l’onda del biondo perchè lo investisse e lo trascinasse via, ma Thor chiamò a sé il vento che la spinse contro lo stregone che cadde nella pozza profonda e gelata. 

Divenne una biscia d’acqua nera, Thor lo seguì tuffandosi e diventando a sua volta una biscia d’acqua, ma screziata.

Nuotarono nell’acqua fredda fino a raggiungere un bordo della pozza. Vi strisciarono riassumendo il loro aspetto umano completamente fradici. 

Il maestro guardò l’ex-allievo indispettito e d’improvviso mutò in corvo. Si sollevò in volo e puntò  ad artigli tesi verso Loki. Il moro, colto alla sprovvista, non potè che pararsi la testa, ma un falco colpì il corvo e lo fece allontanare da Loki. Si sollevarono in volo, ma il volatile nero beccò forte il falco facendolo gemere di dolore. Lo scansò e già stava per scendere in picchiata su Loki quando una freccia lo ferì ad un’ala.

Loki alzò lo sguardo sul bosco e scorse sua sorella; la giovane impugnava ancora la faretra. Doveva aver assistito alle trasformazioni ed aveva colpito lo stregone.

Quello volò via alla bella e meglio.

La ragazza intanto raggiunse il fratello e nello stesso tempo il falco atterrò e si ritrasformò in Thor. Era ferito al torace e sanguinava.

«Dov’è lo stregone?» domandò Loki.

«É ferito.» disse Thor «si sarà andato a nascondere.» digrignò i denti per la ferita. 

«Dobbiamo tornare a casa e medicarti!» disse Sylvie con urgenza.

I tre risalirono il fiume e il bosco fino ad arrivare alla loro casa. Là, che si teneva un braccio ferito, vi era il maestro stregone che li attendeva seduto vicino al pollaio. 

«Un buon colpo, ma non sono ancora sconfitto.» si risollevò e Thor si pose davanti a Loki e Sylvie. 

«Sei ferito!» esclamò Loki preoccupato, ma il biondo era deciso a finirla lì. 

Si mosse verso l’avversario e i due si guardarono decisi. Loki e Sylvie si guardarono non sapendo che fare. 

I duellanti erano feriti e certamente lottando uno dei due sarebbe anche potuto morire.

Poco distante dal pollaio vi erano dei cespugli. Tremolarono lievemente e Loki lo notò. 

Gli venne un’idea, folle, ma era la loro unica possibilità.

«Ehi!» Gridò ai duellanti.

I due lo guardarono e Loki aggiunse «Thor è ferito! Se continuerete così lo ucciderai e avrai perso comunque. Propongo una sfida più accettabile per entrambi.»

«E sarebbe?» Chiese lo stregone.

Loki indicò loro il pollaio.

«Non ci sono galli in quel pollaio. Trasformatevi in galli. Chi canterà più forte avrà vinto il duello.»

Thor guardò il moro sconvolto, ma quello sembrava sicuro e per quanto folle voleva fidarsi del suo compagno. Guardò il suo vecchio maestro e disse: «Io ci sto. È la cosa migliore per entrambi.»

Lo stregone ci pensò su e studiò prima il biondo poi il moro domandandosi dove fosse l’inganno. 

«Butta via la faretra e sarà affare fatto.» gridò a Sylvie.

La ragazza guardò il fratello indecisa, ma lui le rivolse un cenno d’assenso con la testa. Così lei lanciò l’arma lontano da loro.

Lo stregone soddisfatto si rivolse a Thor. In un istante divenne un gallo, grosso, dalle piume brillanti e dall’aria maestosa. 

Prese un bel respiro e cantò forte e sicuro…

Non aveva ancora finito che una vecchia volpe balzò fuori dai cespugli. Gli saltò addosso mordendolo al collo ed uccidendolo all’istante. 

Thor, colto di sorpresa, fece un balzo indietro osservando l’animale che senza pietà metteva fine per sempre alla vita del pennuto trascinandosi poi via la sua carcassa. 

Anche Loki e Sylvie videro la scena.

«D-direi che è morto.» mormorò la ragazza.

«E morto rimane.» aggiunse Loki, incredulo che il suo piano avesse funzionato.

I due raggiunsero Thor che fissava le piume brillanti a terra che erano appartenute all’animale.

«Una vita a rubare il tempo che apparteneva agli altri con l’astuzia. E alla fine ha trovato qualcuno più furbo di lui.» mormorò.

«É finita Thor. Siamo liberi davvero adesso.» gli disse Loki facendoglisi vicino.

Il biondo si voltò a guardarlo e gli sorrise.

Il moro e Sylvie lo aiutarono a sorreggersi perchè la ferita gli faceva davvero male.

Si incamminarono verso la piccola casina «Avevi ragione fratellino.» se ne uscì Sylvie. «Quella vecchia volpe alla fine è stata utile.»

«Visto sorellina?  Per fortuna non ci hai fatto una pelliccia!»

E tutti furono d’accordo.

Fine 

 

Note:

Il ladro e il suo maestro: https://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/il_ladro_e_il_suo_maestro

 

Ahoy! ❤️

Eccomi con questa fiaba un po’ meno nota.

L’incipit invece è tratto da “L’apprendista stregone” di Branduardi che mi ha ispirato questa storia insieme ai luoghi di casa.

Lo giuro, lo giuro ricavarmi del tempo per scrivere è diventato quasi impossibile, ma tengo duro. 

Questo per annunciarvi che per cause a me ignote la mia testa pazza ha ben pensato di immaginarsi una nuova serie/mini serie/vediamo come va sempre thorki, ovviamente, in stile…pirati!

Se pensate che sia una pessima idea e che per me sia venuto il momento della carriera nell’ippica sappiate che ci sto facendo un pensiero. 🤣

Mi impegnerò al massimo anche in fatto di tempi, vediamo cosa tiro fuori da qui a Natale. 

Per il momento un grande abbraccio e…alla prossima storia!

   
 
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