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Autore: Ivy001    27/09/2021    1 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Come mai siamo venuti fino a qui?” – chiede, confuso, Sebastiàn agli adulti.

I bambini, infatti, sono spaesati e Santiago, svegliatosi bruscamente a causa di un incubo, piange e cerca i genitori, stretto tra le esili braccia di Alba, la maggiore tra loro , attenta come fosse una mammina. Un istinto materno, il suo, ereditato, evidentemente, da Nairobi e ora messo in mostra in veste di cugina premurosa.

Le piace comportarsi da mamma chioccia, abituata al modo che Agata ha di amare i suoi figli e proteggerli dal mondo.

“Anche se siamo insieme agli adulti, sappiate che vi proteggerò sempre e comunque!” – disse Alba ai fratellini durante il tragitto che li conduceva precisamente al porto dove si trovano adesso.

Alla domanda posta da Seba è Carmen Johnson a rispondere, cercando la maniera adeguata per informarli sulla imminente partenza - “Tesoro, questa nave, su cui salirete non appena arriveranno tutti, vi porterà in un posto nuovo, bello, dove potrete vivere per un po' di tempo”

“Dobbiamo andare via da Perth?” – esclama Sebastiàn, a occhi sgranati.

“Io non voglio andarmene! Questa è casa nostra” – interviene, decisa, Alba – “Io ho le mie amiche qui. Ho il mio corso di danza, la mia scuola, la mia camera…”

“E io ho la scuola di calcio!” – aggiunge, ancora, il maschietto.

“Lo so, però… è necessario lasciare l’Australia quanto prima! E sicuramente anche in un altro posto, costruirete nuove amicizie e imparerete tante cose nuove” – anche Adam prende parola e lo fa per convincerli che, in fondo, si può conoscere gente e scoprire passioni anche altrove.

A quel punto, Ginevra, rimasta in silenzio per tutto il tempo, guarda i nonni e, con il magone, sapendo che partire implica allontanarsi da tutto e, specialmente, da tutti, domanda ai Johnson – “Dovrò dire addio anche a loro?” – e li indica.

I Gonzales sono consapevoli che purtroppo è ciò che accadrà: perderanno la nipotina tanto adorata, e, con lei, anche Alba e Seba, e ovviamente non avranno più occasione per recuperare il rapporto con Agata.

“Io voglio che vengano con me, altrimenti rimarrò qui e vivrò con loro” – la proposta di Ginny sembra quasi un ultimatum. O Carmen e Jorge partono con i Dalì, o è la bambina a non avere la minima intenzione di salire a bordo.

E i due anziani sono piacevolmente colpiti dall’affetto che quella baby gitana nutre nei loro riguardi. Eppure sanno che, in un momento tanto rischioso per l’intera banda dei Dalì, è prioritaria la fuga, e quella fuga non li tiene in conto.

Messi da parte i suoi desideri, la settantenne Jimenez, interviene per distogliere Ginny da tale idea - “Potrai scriverci delle lettere, mi amor. Io le leggerò e ti risponderò. Rimarremo sempre in contatto. Non devi temere, non perderai né me né nonno Jorge”

Con tutta la fatica possibile ed inimmaginabile, Carmen trattiene le lacrime, e si mostra serena dell’addio ai nipoti.

Ginevra, invece, intuisce subito che la scelta di rimanere a Perth non è decisione di sua nonna, ma delle circostanze e soprattutto di sua madre. Percepisce, guardando la gitana negli occhi, quanto soffre. Così, accarezzandole il volto, le chiede - “E’ mamma che non vuole? Perché non ti vuole bene quanto te ne voglio io?”

E di fronte a tale interrogativo, l’anziana apre il suo cuore – “Le ho fatto tanto male, e quando è una madre a fartene, difficilmente lo si dimentica. Perciò, è meglio per il bene di tutti, che io rimanga qui con Jorge. Ma, te lo ripeto, mi amor… ti scriverò ogni giorno”

La bambina annuisce, dispiaciuta, abbassando poi il capo. A quanto pare, da sola non può cambiare decisioni già prese dai grandi.

“Credo sia giunto il momento di andare” – dice Adam, notando alcune auto giungere nella loro direzione – “Arriva qualcuno dei nostri”

Quell’improvviso sopraggiungere di alcuni Dalì, affretta i saluti, rendendo ancora più doloroso dirsi addio.

“Prima che andiate, vorrei che ciascuno di voi avesse un mio ricordo” – precisa la Jimenez, richiamando a sé tutti e tre i bambini, il sangue del suo sangue, la sua più grande fonte di orgoglio.

La prima a cui si rivolge è la maggiore.

“Questo bracciale mi piacerebbe fosse il simbolo di una relazione che avrei voluto instaurare anche con te, mia bellissima Alba. Ti guardo e noto in te una dolcezza e una premura che solo la mia Agata ha. Che buffa la vita, adesso che vi ho conosciuti e che avrei potuto vivervi e amarvi come meritate, siamo costretti a separarci. Ho sentito, poco fa, che segui un corso di danza. Quindi, come me, ami ballare. Scommetto che ci saremmo divertite un mondo, io e te, con il flamenco”

“Potremmo sempre farlo, se parti con noi” – anche la primogenita di Nairobi e Bogotà, adesso, come Ginevra, sogna di non dividersi da un pezzo di famiglia che vorrebbe scoprire.

La speranza dipinta sui volti dei bambini rende ancora più complicato, per nonna Jimenez, doversene separare.

“Sapete bene che non è possibile, però, anche se saremo lontani, mi avrete vicina ogni giorno!”

“Uffa, però” – commenta, cupo, Sebastian – “Non possiamo lasciare Perth e lasciare voi, adesso che vi abbiamo conosciuti e che iniziavamo a volervi bene”

Ed è a lui che la gitana si rivolge in quell’istante.

“Vorrei conservassi questo, tesoro mio” – gli cede un portachiavi, alla vista alquanto vecchio, ma fortemente simbolico – “Quando entrerai nella vostra nuova casa, mi piacerebbe pensassi a me. E questo che stringi ora tra le mani, che era di tua madre, oggi è tuo!”

“E’ un…un fiore?” – chiede, confuso, il piccino.

“Il simbolo della comunità gitana, mi amor! Sii sempre fiero delle tue radici.”

Incuriosito dal significato e dalla storia di un gruppo a cui appartiene per sangue materno, Sebastiàn fissa il suo regalo e lo ammira come ammirerebbe un pallone di calcio, il suo sport preferito.

A quel punto la settantenne si volta verso Ginny.

“A te non posso non regalare questa collana. La tua forza, la tua intelligenza, e la tua dolcezza, ti rendono una bambina unica e speciale” – sorridendole, con una tenera carezza sul viso, si priva di una collana e la cede alla nipote.

“Questo ciondolo custodiva il mio legame con Agata. Adesso custodisce il mio con te”

Tra le lacrime, versate a fiumi, e tanti abbracci, nonna e nipoti vivono il loro primo momento come famiglia. E Jorge, commosso, attira l’attenzione dei Johnson.

Carmen prova tenerezza per quell’uomo, visibilmente poco in forma, le cui rughe sono il segno tangibile di un passato fatto di errori, di dolore e di azioni indicibili. E, adesso, è il viso bagnato dal pianto a redimerlo e mostrare il suo reale pentimento, nonché la voglia di ricominciare.

È proprio la donna, rivolgendosi ad Adam, a suggerire – “Forse se anche loro partissero, potrebbero recuperare gli errori commessi, e vivere gli ultimi anni circondati dall’amore. Quei bambini hanno bisogno dei nonni, e i nonni sono il cuore di una famiglia. Sono convinta che Alba, Sebastiàn e Ginevra vivrebbero meglio il distacco da Perth”

“Non è me che devi convincere me, tesoro. Nairobi temo non accetterà mai sua madre”

Nel frattempo, il gruppetto viene raggiunto da parte della Banda appena giunta.

Helsinki e Palermo, seguiti dai figli di Bogotà, salutano i presenti, ringraziandoli del lavoro svolto.

Tra questi c’è anche Axel, subito notato sia dai Gonzales che da Ginevra.

Ed è alla sua sorellina che il ragazzo dona un sorriso carico di tenerezza.

Alba, posizionata di fianco alla sorellina minore, la prende per mano.

“Fidati di lui” – le sussurra all’orecchio.

Facendosi forza della presenza di chi le vuole bene, la bambina alza la testa e incontra gli occhi di Axel, e dopo un’iniziale titubanza risponde a quel sorriso con uno, più timido.

Un inizio che fa ben sperare nella costruzione di un rapporto fratello-sorella.

“Avete novità degli altri?” – domanda Adam ai due storici Dalì.

“Il professore ha dato comunicazioni. Stanno arrivando, è questione di minuti” – comunica Palermo – “Iniziamo a caricare la roba sulla nave, ok?” – dice il serbo, indicando ai sei ragazzi il da farsi.

Ai piccoli non rimane che guardare la triste realtà.

Valigie, ricordi, oggetti vari, tutto viene condotto sul mezzo con cui diranno addio alla loro vita, alla loro identità.

Si tengono per mano mentre, con la coda dell’occhio, scorgono la disperazione dei due anziani alle loro spalle.

“Dobbiamo convincere la mamma” – decide Alba, non più intenzionata a rinunciare all’affetto del suo stesso sangue.

“Sono d’accordo!” – esclamano in coro i gemelli.

E mentre complottano, a modo loro, il da farsi, gli adulti si occupano dei lavori pesanti.

“Fatto! Possiamo iniziare a salire!” – dopo qualche minuto è Drazen a riferire che è tutto pronto.

“Perfetto, forza bambini. Venite, vi aiutiamo noi” – dice Berrote, porgendo la mano ai figli di Nairobi e Bogotà.

Spiazzato dalla loro resistenza, si guarda, stranito, con il compagno, postogli di fianco.

“Pensaci tu, magari sei più dolce di me” – gli sussurra, occupandosi dei saluti ai Johnson.

Così Mirko, con il suo atteggiamento da zio coccolone, si piega sulle ginocchia, all’esatta altezza dei minori e, premurosamente, si informa sul loro stato d’animo.

“Non abbiate paura. Vivremo tutti insieme, e ci conosceremo. Vi insegnerò tanti giochi e tante canzoni serbe!”

Eppure neanche la proposta di “stare tutti insieme” rende felici i minori.

Quindi Helsinki indaga, domandando, preoccupato - “Cosa succede? Perché non volete salire sulla nave?”

“Possiamo aspettare mamma e papà? Abbiamo una richiesta da fargli” – a prendere parola è proprio Ginevra, su accordo con i fratelli. Nessuno più di lei ha il carattere per imporsi sui grandi. E lo zio Helsi accetta, seppure sospettoso che l’idea dei bambini riguardi i signori Gonzales, dai quali non si separano neppure fisicamente.  

“Allora? Che ti hanno detto?” – gli domanda Palermo, guardandolo avanzare nella sua direzione, senza aver concluso nulla.

E il serbo rivela i suoi dubbi – “Temo che a Nairobi non farà piacere, però ci troveremo di fronte a una resistenza in versione baby”

“Eh?” – esclama, confuso, Martìn.

Ma in quel preciso momento il clacson di un’automobile, seguita da un’altra, li avverte dell’arrivo della rimanente Banda.

Scesi in tutta fretta dai mezzi, i Dalì raggiungono il resto della famiglia.

Agata si getta, senza esitazione, sui suoi bambini che si avvinghiano a lei.

Bogotà abbraccia uno ad uno i suoi ragazzi ormai divenuti uomini e donne fortissimi.

Tokyo e Rio possono riempire di baci il loro Santiago che trova calma e serenità tra le braccia materne.

“Andiamo via, sbrighiamoci. È rischioso perdere altro tempo, la polizia è giunta fino alla villa!” – comunica Sergio agli amici, invitando le donne a muoversi per prime.

“Fortuna che non troverà più nulla! Ci siamo mossi con anticipo” – precisa Carmen Johnson.

Salutati i loro alleati australiani, Stoccolma, Hanna, Ivana, Lisbona, Tokyo, una sostenuta all’altra, salgono a bordo della nave.

“Nairo, tocca a te! Cosa aspetti?” – è proprio Silene a richiamare l’amica.

“Arrivo” – risponde, dando priorità alla voce dei suoi figli che, la supplicano di esaudire un loro desiderio.

“Vorremmo i nonni con noi! Ti prego, non dirci di no” – la richiesta viene proprio dalla voce di Ginny, bambina che Agata ha rischiato di perdere per sempre a causa della follia di una pazza e delle sue stesse fissazioni psicologiche.

Gli occhi dei suoi tre tesori la pregano disperatamente, le chiedono di perdonare, di dare a Carmen e Jorge una seconda chance.

“Noi non vogliamo perderli!” – interviene anche Seba.

“Sono parte della famiglia” – aggiunge Alba.

Nairobi, in silenzio, avverte la vicinanza di Bogotà, che prendendola per mano, offrendosi da spalla per ogni decisione che prenderà, dice - “Se non te la senti, non sei costretta a farlo. Agisci seguendo il tuo cuore”

Sono i Gonzales, rimasti in disparte, a notare la gitana avvicinarsi, improvvisamente e con l’aria sofferta.

“Ci sei venuta a dire addio?” – domanda Jorge, mentre avvolge la moglie tra le sue braccia, pronto a sostenerla da saluti dolorosi.

“Mi amor, perdonami” – con occhi colmi di lacrime, Carmen Jimenez mostra i segni di un pentimento che ha scontato, e che sconta ancora oggi.

Spiazzando tutti, dopo un lungo e profondo respiro, come a voler buttare fuori la sua frustrazione, la falsaria comunica qualcosa di sconvolgente – “Voglio che veniate con noi! I miei figli hanno bisogno di voi…”

“Cosa? Dici sul serio?” – esclama, sconvolta, Carmen, con il cuore a mille.

Cerca di avvicinarsi a lei per abbracciarla, però è quest’ultima a tirarsi indietro – “Non ho parlato di perdono. Diciamo che devo ai miei bambini un po' di felicità”  

L’euforia e i pianti si susseguono tra i Gonzales e i nipotini.

E mentre la Jimenez osserva la scena di gioia, sale a bordo, retta dalla mano di suo marito, ricevendo l’approvazione di molti amici che si complimentano per la sua forza e per il coraggio di aver messo da parte il proprio orgoglio e la propria sofferenza, per il bnene dei bambini.

“So quanto sia duro per te, mamma! Lo sarà anche per me, però non voglio precludermi nulla, magari imparerò a perdonarli, con il tempo. Questa è la seconda opportunità che meritano” – anche Axel pare aver messo da parte ogni forma di rancore.

Sapere di rischiare la vita, prigioniero di Teresa Perez, l’ha aiutato a comprendere quanto le cose possano cambiare nel giro di minuti, di secondi, di attimi che non torneranno più.

“A questo punto, vale la pena vivere il presente, non lasciando che il passato possa interferire ancora e ancora, recando solo ed esclusivamente dolore. E tu sei stata brava nel prendere la giusta decisione, sono fiero di averti come madre”

Emozionata dalle parole del suo primogenito, la Jimenez lo stringe a sé, scoppiando in un lungo pianto, accettando, così, delle presenze poco gradite al suo cuore ma che forse l’aiuteranno a mettere un punto ai cattivi ricordi.

Bogotà, di fianco alla moglie, ascolta il discorso di Axel e ripensa al suo ruolo di padre. Sbagliò tanto nella vita, con i suoi sette figli, eppure loro non hanno esitato a correre in suo soccorso alla prima occasione.

E il primo pensiero vola al maggiore, Yerevan, un ventisettenne invaghitosi, senza volerlo, della donna sbagliata.

“Dovrei fare la stessa cosa con Emilio! Meriterebbe la seconda opportunità...” – sostiene, con un filo di voce.

Sentire quel nome fa trabalzare la Jimenez, ancora in colpa per quanto accaduto con quel ragazzo.

“Stavo pensando a lui; mi ha dato una seconda chance come genitore, ed io…cazzo, io ho più di cinquant’anni. Dovrei comportarmi da adulto che riconosce l’errore del figlio e lo perdona…invece, ho ragionato da adolescente a cui hanno rubato la fidanzata”

“Ti sei sentito tradito, è normale reagire così! Però è anche vero che quel ragazzo ha sofferto dell’assenza di amore, e merita di riceverne. Soprattutto da te che sei il suo modello di vita!” – aggiunge la gitana, accoccolandosi al petto del marito, tentando di intervenire, spezzando una lancia a favore del figliastro.

Prima che la nave gettasse l’ancora, il saldatore chiede ai Dalì un ultimo favore.

Scende rapidamente, raggiungendo i Johnson, prossimi ad andare via.

“Aspettate!” – grida, correndogli incontro.

“Cosa succede?” - domanda preoccupato Adam, appena salito su una delle automobili lasciate nei parcheggi dai Dalì.

“Vorrei mi faceste un piacere” – e così spiega alla coppia di amici le sue intenzioni, con parole brevi e concise.

Sotto lo sguardo confuso e sospettoso dei compagni di banda, Bogotà risale a bordo della nave.

“Ora possiamo andare!” – comunica, sedendosi di fianco a Nairobi.

Scruta la situazione notando le singole coppie appartarsi per godere di minuti di relax e di intimità. Poco distante dalla postazione che occupa assieme a sua moglie, guarda, fiero la sua numerosa prole e, dando un dolce bacio sul collo della gitana, confessa – “Non potevo sognare un futuro più roseo di questo. E se accadrà quanto spero, avrò realizzato ogni mio sogno”

“Ti riferisci ad Emilio? Cosa hai detto ai Johnson?”

“Rivoglio mio figlio con me, e loro faranno da tramite”

La partenza è immediata e la grande squadra del professore si allontana, in mare, pronta ad una nuova avventura, una nuova copertura, una nuova speranza di salvezza.

 

   
 
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