Baker Street, dolce casa
Capitolo 16
Nella testa di Sherlock non
c'era altro che un vuoto abbagliante.
Riuscì
a malapena a non crollare finché non sentì John andarsene prima di barcollare attraverso
la porta del bagno e iniziare a vomitare. Vomitò e vomitò fino a quando non gli
rimase più nulla nello stomaco, fino a quando il suo corpo non corrispose al vuoto che
aveva nella testa e il respiro gli sfuggì in brevi raffiche disperate.
Era
arrivato così vicino... così dolosamente, angosciosamente vicino.
"Voglio essere sposato con qualcuno che mi ami,"
aveva detto John e Sherlock, senza pensarci, aveva aperto la bocca... e poi
John aveva continuato: "Qualcuno che
io possa ricambiare."
Certo.
C'era quello. Si era sinceramente dimenticato, o si era permesso di
dimenticare, o almeno aveva messo da parte il pensiero, che John non lo amava,
che John poteva apprezzarlo e trovarlo piacevole e considerarlo bello, ma
ancora non lo amava. Perché non era
così e non era mai stato così e
Sherlock era stato stupido a pensare che lo fosse, o che mai avrebbe potuto
esserlo.
E
pensare che per un momento aveva creduto che John avrebbe detto che aveva
cambiato idea. Che era ora di smetterla con quella farsa e ammettere che il
sentimento era reciproco e che lui non voleva davvero Mary, dopotutto.
I
complimenti, lo sforzo che John aveva fatto per passare del tempo con lui, ogni
sguardo e ogni parola gentile che aveva detto... era stato tutto un mezzo per
raggiungere un fine. E lui era stato davvero così stupido da pensare che John
avesse mai voluto altro che lui firmasse quelle dannate carte. 'Che sciocco da parte sua.'
Cercò
a tentoni il telefono e al secondo tentativo riuscì a sbloccarlo. Ci volle tempo
prima che lui riuscisse a costringere le proprie mani tremanti a scrivere un messaggio e
poi si limitò a fissare lo schermo per un po' prima di ricordarsi che doveva
anche inviarlo.
Alla
fine lo fece.
E
poi si accasciò contro il muro e cercò intensamente di non pensare e in modo ancora
più disperato di non provare sentimenti.
*****
John
arrivò nell'appartamento che condivideva con Mary un'ora dopo, con una
sensazione di malessere nello stomaco. Sapeva di aver in qualche modo
ferito Sherlock con la propria insistenza sul divorzio, sebbene Sherlock davvero
non avrebbe dovuto essere sorpreso. Sapevano entrambi che sarebbe successo.
Entrambi erano d'accordo che erano amici e che avrebbero continuato a essere
amici, quindi quale era il problema?
Sherlock
non poteva onestamente pensare che John sarebbe stato felice di andare avanti
come stavano facendo, giusto? Anche se lui lo fosse stato, Mary sicuro come
l’Inferno non lo era. E lui l'avrebbe sposata. Ora lui poteva sposarla.
Il
pensiero avrebbe dovuto riempirlo di gioia e felice anticipazione, ma tutto ciò che provava
era una sorta di vuoto che non era del tutto in linea con ciò che supponeva che
avrebbe dovuto provare. Ma chi lo sapeva? Forse tutte le persone si sentivano
così, quando stavano per sposarsi. Forse era solo nervosismo.
John
sbuffò a se stesso.
No,
era ora di affrontare i fatti: lui non voleva sposare Mary. Non voleva tornare
in quell’appartamento e doverlo chiamare casa.
Sposare
accidentalmente il proprio migliore amico era stato ridicolo, ma almeno aveva avuto
un senso. C'era stato un processo di pensiero logico lì e una solida base di
amicizia reciproca. Ciò era molto di più rispetto alla maggior parte dei
matrimoni. Non voleva che il suo matrimonio con Mary finisse per essere come
la maggior parte dei matrimoni. Voleva che non succedesse.
Quando
raggiunse la porta di casa, aveva deciso di parlarne con lei quella sera. Sì,
era un cambio di rotta un po' brusco, ma John non era il tipo di persona che si
fermava una volta che aveva preso una decisione. Era così che era finito in quel
pasticcio in primo luogo, con la sua proposta frettolosa, alimentata da
sentimenti feriti. Quella non era una base appropriata per un matrimonio e lui
avrebbe sistemato la cosa.
Salì
le scale ed entrò silenziosamente nell'appartamento. Mary era andata a sdraiarsi con un’emicrania,
quando era andato via, e stava di sicuro sonnecchiando. Si tolse le scarpe
senza far rumore, sollevò il proprio cappotto e si bloccò. C'era già una giacca
sul gancio. E non era sua.
Qualcosa
di freddo gli corse giù lungo la schiena.
Percorse
in punta di piedi il corridoio verso la camera da letto, prese due respiri di incoraggiamento
e spalancò la porta con un solo colpo secco.
Mary
e il suo amante caddero quasi dal letto.
John
li fissò senza parlare, mentre si affrettavano a coprirsi, l'uomo che sembrava
sorpreso e imbarazzato e poi spaventato e Mary che appariva come se la sua vita
stesse deragliando davanti ai suoi occhi.
John
annuì una volta, bruscamente: "Non datevi la pena di alzarvi. Non vorrei
interrompere. Prenderò solo alcune delle mie cose e mi aspetto che ve ne siate
andati quando tornerò a casa. Puoi lasciare il tuo anello sul tavolo della
cucina. dato che non ne avrai più bisogno."
Mary
ritrovò la voce: "Oh, non ti azzardare a fare lo sprezzante con me, John!
Pensi che mi sia piaciuto sapere che uscivi e ti scopavi quel tuo strambo
marito ogni volta che ne avevi la possibilità?"
John
rise, aspro e privo di senso dell'umorismo: "Vedi, non l'hai mai capito,
vero? Non l'ho mai baciato. Non abbiamo scopato. È solo il mio migliore amico.
Il cielo sa perché ci siamo sposati, ma comincio a pensare che sia stato un
matrimonio migliore di quello che il nostro avrebbe potuto sperare di essere. –
fece una pausa – Aveva firmato, a proposito. Non che importi adesso. In realtà
stavo per dirti che avrei annullato il nostro matrimonio. Addio, Mary."
E
si voltò e tornò dritto fuori dalla porta.
*****
Lestrade
irruppe dalla porta quarantacinque minuti dopo che il messaggio di Sherlock era
arrivato sul suo telefono: "Sherlock? Sherlock, dove sei? Ma che cazzo, se
sei andato da qualche parte…"
E
poi entrò in bagno, ancora senza fiato per la folle corsa su per le scale:
"Merda. Sherlock? Riesci a sentirmi?"
Occhi
vuoti lo fissarono, ma Sherlock respirava e sbatté le palpebre finché non rimise a fuoco lo sguardo.
Greg
cadde in ginocchio accanto a lui: "Va bene, va bene. Che cos'hai preso?
Quanto? Rispondimi!"
Dio,
aveva sperato di non dover mai più trovare Sherlock in quelle condizioni.
"Niente,"
gracchiò Sherlock dopo troppo tempo.
"Niente,
– ripeté Lestrade, la voce piatta per l'incredulità – Non hai preso
niente?" "Non avevo niente," ribadì Sherlock. Alzò le braccia e
Lestrade dovette prima slacciare i gemelli e i bottoni in modo da poter
spingere indietro le maniche della giacca e della camicia. Nessun segno di ago.
Beh, nessuno nuovo, solo le cicatrici di anni prima. Sherlock era così pallido
che si stagliavano a malapena contro la pelle.
"Che
cosa diavolo è successo?"
Sherlock
lasciò ricadere svogliatamente le braccia e non sussultò nemmeno quando il suo
polso ossuto sbatté contro le piastrelle del bagno: "Ho firmato."
Lestrade
aggrottò la fronte: "Bene. Non faremo questa conversazione sul pavimento
del tuo bagno. Andiamo. Su, alzati."
Sollevò
Sherlock e gli avvolse un braccio intorno alla vita, felice di scoprire che lo
stronzo allampanato era almeno in grado di stare in piedi da solo, anche se
tremava. Riuscì a riportare Sherlock nella sua stanza e lo depose sul letto:
"Bene. Parla con me. Che cos'hai firmato?"
E
Sherlock lo guardò con occhi troppo grandi per il suo viso. Sembrava perso e
dolorosamente giovane: "I... i documenti del divorzio. Ho firmato i
documenti del divorzio."
Greg
lo fissò: "Che cosa? Pensavo che non volessi farlo? Lui, non lo so... ti
ha costretto? Perché francamente, devi allontanarti da un tizio che…"
"No,
– lo interruppe piano Sherlock – No, non mi ha costretto. Solo... mi ha fatto
capire che non c'era motivo di resistere."
Lestrade
si sedette sul bordo del letto. Bene, cazzo. Che cosa avrebbe dovuto farci con
quello? Ma nel profondo non poteva fare a meno di gonfiarsi di caldo orgoglio. Che
Sherlock avesse contattato lui, tra tutta l'altra gente, gli faceva pensare
che forse questa amicizia non fosse del tutto unilaterale, dopotutto.
"Va
bene, – disse – Quindi hai appena firmato i documenti per il divorzio che non
volevi firmare. Che cosa ti ha fatto cambiare idea?"
Sembrava
che Sherlock stesse per piangere, il che era più orribile di quanto Lestrade
potesse mettere in parole in modo semplice: "Lui... lui ha detto che
voleva essere sposato con qualcuno che lo amasse."
Lestrade
sbatté le palpebre: "Ma io pensavo…"
Sherlock
parlò proprio sopra di lui, con un pericoloso tremolio nella voce: "E poi
ha detto che voleva essere sposato con... con qualcuno che lui... avrebbe
potuto ricambiare."
‘Bene, – pensò Lestrade – Merda.'
All'improvviso,
la tentazione di imbrogliare e cercare quello che ora era l'ex marito di
Sherlock era quasi troppa. Voleva trovare quel bastardo e scambiarci una parola
o due. Ma prima doveva prendersi cura di Sherlock.
*****
John
era rintanato in un pub vicino all'appartamento suo e di Mary – beh, ex
appartamento, ora – fissando in modo cupo il bicchiere mezzo vuoto, quando gli
squillò il telefono.
Per
un momento, pensò di ignorarlo, ma poi si rese conto che era Lestrade. Avrebbe
potuto esserci un caso. Proprio la cosa giusta per distrarlo ora.
"Sì?"
"John,
hai un'ora o giù di lì? Dobbiamo parlare. È importante."
Lestrade
sembrava teso, con la voce più roca del solito.
Ciò
mise subito John in allarme: "Certo. Che cos'è successo?"
"Si
tratta di Sherlock."
John
mollò la pinta non finita.
*****
"John,
è bello vederti," esordì Lestrade, dandogli una pacca sulla spalla quando
John raggiunse il tavolo nel pub in cui Lestrade aveva chiesto di incontrarlo.
Aveva già due pinte davanti che lo aspettavano.
John
non poté fare a meno di sorridere alla vista: "Lo stesso è per me, Greg. E
anche un tempismo fantastico. Sto avendo un giorno infernale."
Greg
fece una smorfia: "Spero di non averti allontanato da niente di
importante."
"Nah.
Stavo per annegare i miei dispiaceri. Tanto vale farlo in compagnia, eh? Che
sta succedendo? Sherlock sta bene?"
Non
si era permesso di provare paura durante il tragitto – se fosse stato qualcosa
di serio, una situazione di vita o di morte, Lestrade non avrebbe chiesto di
incontrarlo in un pub.
Il
DI sospirò: "Lui... davvero davvero non sta bene. John... quanto ne sai di
questo suo marito? Dell'intero matrimonio, in realtà."
John
aggrottò la fronte. Non era quello su cui aveva pensato che sarebbe stata quella
conversazione: "Io… non molto, ad essere sincero. Per quanto ne so, è un matrimonio
di convenienza. Non è... non è quello che tu o io ci aspetteremmo che un
matrimonio dovrebbe essere. – fece una pausa, riflettendo – Non credo che sia
mai stato... beh, consumato, suppongo. Perché me lo chiedi?"
Lestrade
sembrava cupo: "Mi ha mandato un messaggio circa tre ore fa."
Tese
il telefono per mostrare a John lo schermo. Sherlock aveva inviato una sola
parola.
"Paladino? Che cosa dovrebbe
significare?"
"È
un codice, – disse Lestrade, mettendo in tasca il telefono – Gli ho fatto
promettere di usarlo se stava per avere una ricaduta. L'ha usato solo una
volta, anni fa, e quando sono arrivato sono riuscito a impedirgli di andare in
overdose. Quindi puoi immaginare la mia reazione quando l'ho ricevuto oggi. Onestamente
non so proprio come ho fatto ad arrivare a Baker Street senza avere un
incidente."
Il
sangue di John si raggelò a quelle parole: "Sta bene?"
"Fisicamente,
sta bene, – lo rassicurò Lestrade in fretta – L'ho trovato sul pavimento del
bagno. Era stato molto male, ma penso che sia stata più una reazione emotiva
che qualcosa di fisicamente sbagliato con lui. All'inizio era del tutto catatonico,
mi ci è voluto un po' per convincerlo a parlare con me. Ma non aveva preso
niente. Ha detto che non aveva niente nell'appartamento, che onestamente credo
sia l’unico motivo per cui non l'ho trovato con un ago nel braccio."
La
sensazione di malessere che John aveva portato con sé per tutto il giorno si
intensificò: "Greg..."
Lestrade
si pizzicò il ponte del naso e sospirò: "Quindi, ovviamente, gli ho
chiesto che cosa diavolo fosse accaduto e ha risposto che aveva appena firmato
i documenti del divorzio."
John
si bloccò.
Lestrade
lo guardò in faccia, vi lesse sorpresa e la fraintese: "Sì. Anche io ero
sorpreso. So che non voleva. Me l'aveva detto lui stesso. Ne abbiamo parlato
due volte. Immagina questo, convincere Sherlock a parlare della sua vita
privata due volte di seguito. E a me, tra tutte le persone. – scosse il capo – Comunque,
sapevo che non voleva. Quindi, naturalmente, quando ha detto che aveva firmato,
mi sono preoccupato. Ho pensato che potesse essere stato costretto, nel qual
caso, sai, tanti saluti al ragazzo, non lasciare che
la porta ti colpisca mentre esci. Ma Sherlock ha negato, ovviamente. Ha detto
che non era stato così."
"Allora
perché ha firmato?" chiese John, perché ormai se lo stava chiedendo da ore.
"A
quanto pare il suo caro marito, – Lestrade
sputò la parola come se fosse veleno – gli ha detto che voleva stare con
qualcuno che amava. Immaginalo! Guardare il tuo maledetto coniuge e dirgli in
faccia che non solo non lo ami, ma anche che vuoi qualcun altro invece. Lui è...
beh. Sono sicuro che puoi immaginare."
John
sbatté le palpebre. Non poteva essere vero.
"Pensavo... pensavo che fosse per comodità, – riuscì a dire – Lui non… non ha mai
detto..."
Lestrade
scosse la testa: "Maledizione, davvero non te ne ha mai parlato? Beh, immagino
che lui non abbia voluto affrontare qualcosa di così pesante, mentre stavate
ancora ricostruendo la vostra amicizia. John, il povero stronzo è perdutamente
innamorato. Lo è da un bel po' di tempo, se me lo chiedi. E non sta gestendo
bene tutto questo."
John
fissava e fissava e fissava: "No, – gracchiò infine – Non può
essere."
Il
DI gli lanciò uno sguardo: "John, conosco Sherlock da otto anni ormai.
Potrei non sapere molto su di lui, ma è... è molto diverso dalla persona che
era. E ammetto di essere rimasto sorpreso quando ho saputo di questo suo
matrimonio. – sorrise in modo storto – Ho sempre pensato che ci saresti stato
solo tu, a essere onesti."
John
lo fissò con aria ottusa. Si sentiva come se fosse stato ripetutamente bastonato
sulla testa: "Che cosa?"
"Beh,
era abbastanza ovvio, no? Devi averlo saputo, – ribatté Lestrade – Dio, il modo
in cui era solito guardarti. Non sono Sherlock Holmes, ma posso dedurre quando
qualcuno si è innamorato, John. Quindi sentire che se n'era andato e si era
sposato con chi cazzo sa chi è stata un po' una sorpresa. Scoprire che in
realtà ama il tizio, ancora di più. Non ha mai guardato due volte chiunque non
fossi tu. Perché pensavi che tutti credessimo che voi due steste insieme? Diavolo,
anche Anderson se n'era accorto. Sherlock era davvero così evidente riguardo a quello, John."
John
scosse la testa: "Questo è... cazzo."
Lestrade
gli lanciò uno sguardo di pietà: "Ascolta, so che non ti sono mai piaciute
queste speculazioni, ma non erano così del tutto infondate. Quindi suppongo di
capire perché non ti abbia parlato di suo marito, a causa della vostra storia,
o meglio a causa della mancanza di essa. Ma sta soffrendo davvero molto. Ed io
non posso aiutarlo a superarlo. Ha bisogno di te."
John
sollevò in modo molto lento la propria pinta, ne inghiottì la maggior parte in
diversi lunghi sorsi e poi abbassò la testa sugli avambracci.
"Ti
giuro, Greg, che sono l'ultima persona in assoluto che lui vuole vedere in
questo momento."
NdT
Capitolo pieno di sorprese, in cui Gregory Lestrade fa la parte del leone.
Spero che nessuno pianga l’uscita di scena di Mary.
Greg, invece, è pieno di umana comprensione e di sorprendenti rivelazioni.
Finalmente!
Grazie per le recensioni. Vi garantisco che sono di grande incoraggiamento.
Ciao ciao.