La
traversata in mare è lunga e permette ai Dalì di
approfondire la conoscenza dei
Gonzales, risultati essenziali per la vittoria contro Teresa Perez.
Alle
prime luci del giorno, dopo una nottata di feste e alcool, la Banda si
concede qualche
ora di ristoro.
Ed
è proprio quando i grandi si addormentano, che, al
contrario, i bambini si
risvegliano e cercano attenzioni.
Carmen
Gonzales decide di rendersi utile distraendo i nipotini con dei passi
di danza
che pratica, per i suoi settant’anni e vari acciacchi fisici,
con strabiliante
disinvoltura.
Alba,
amante del ballo, passione di famiglia Jimenez, osserva la nonna,
estasiata da
qualcosa di nuovo e di affascinante.
“Si
chiama flamenco!” – spiega loro l’anziana
gitana, mostrando alcuni movimenti.
In
tale istante, Jorge intona, servendosi solo della sua voce, una melodia
che
accompagna, a ritmo di mani, il dimenarsi della moglie.
Nella
cabina, dove dormono i Dalì, Ivana e Hanna si svegliano per
prime e optano per
raggiungere la zingara e allietarsi guardando la sua danza. Sono
incuriosite e
partecipano subito al momento di svago.
Quei
suoni sono ben noti al mondo intero, data la fama del Flamenco.
Ovviamente questo
vale, soprattutto, per gli spagnoli. Infatti, anche le altre donne non
rinunciano ad una bella lezione e ad apprendere quanto possibile di
quel ballo
affascinante e tipicamente latino.
Così
Lisbona e Stoccolma si uniscono al gruppetto, pronte ad imparare.
Tokyo,
invece, svegliata dal pianto di Santiago, nota immediatamente Nairobi
seduta
sul letto, di fianco al marito, con lo sguardo piuttosto spento.
“Ehi,
che ti prende? Non ti senti bene?”
Agata
scuote il capo, voltando, dal lato opposto, il viso, per non mostrare
alcune
lacrime che insistentemente continuano a bagnarle le guance.
“Amica
mia, credevo fossi felice. Guarda che siamo quasi arrivati alla meta.
Manca
pochissimo ormai”
“Certo
che sono contenta!”
“Come
mai piangi, allora?” – Silene ha dei sospetti,
conosce fin troppo bene quella
che considera una sorella, e ritiene che ad essere responsabile di quel
malumore sia proprio la presenza di Carmen Gonzales –
“E’ per tua madre?”
“Quella
musica, quella danza…cazzo, mi ha riportata indietro negli
anni” – sbotta la
gitana, riferendosi al chiasso udito.
“Vieni,
andiamo in un posto appartato, così mi racconti”
Tokyo
invita Nairobi porgendole una mano, e le due si siedono a pochi passi
dalla
postazione del capitano.
Sole
con la loro intimità, possono finalmente parlare.
“Sfogati,
liberati del peso che ti sta opprimendo! Ti conosco come le mie tasche,
e so
che stai nascondendo, dietro un falso sorriso, la tua
frustrazione!”
“Quella
donna era tra le migliori ballerine del mio quartiere, sai? Incantava
tutti
quando si dimenava a ritmo di musica flamenca. Io ho imparato
ciò che so, solo
guardandola”
“Scommetto
che sei bravissima!”
“Non
ballo più da anni ormai. Ho smesso di farlo quando ho
volutamente rimosso ogni
legame con una famiglia che non mi ha mai amata!”
Guardandola
tanto fragile, la Oliveira le ricorda quanto sia stata in gamba ad
accettare la
richiesta dei bambini.
“Hai
un cuore enorme, amica mia! Hai dato priorità ai tuoi figli,
concedendo loro la
possibilità di conoscere la loro nonna, nonostante ti faccia
più male di quanto
pensassi”
“Da
un lato, vorrei tanto dimenticare e voltare pagina, eppure,
dannazione…faccio
fatica! Sentire la sua voce, e quella di Jorge, tocca corde profonde
che mi
riportano indietro nel tempo” – confessa Nairobi,
amareggiata.
Tokyo
comprende a pieno il sentimento contrastante di Agata, avendo vissuto
anch’essa
una situazione difficile con un genitore che amava ma che era pronta a
“venderla” alla polizia - “Ricordi il
momento in cui ho scoperto della morte di
mia madre? Finsi totale indifferenza”
“Certo
che sì! Poi, però sei esplosa riconoscendo un
dolore che credevi non esistesse.
E questo perché, in fondo, quella era la donna che ti ha
dato la vita, che ti
ha cresciuta, e a cui volevi bene”
“Esattamente.
Guarda la tua situazione da questo punto di vista. Cosa sentiresti
sapendola
perduta per sempre?”
“Il
discorso non è lo stesso, Toky” –
replica Nairobi, cosciente che Carmen
Jimenez, a differenza della signora Oliveira, non agì da
criminale verso sua
figlia.
“Lo
so, dico soltanto di tentare… immagina la scena. Chiudi gli
occhi. Pensa che
qualcuno ti telefoni o ti riferisca della morte di lei. Cosa sente il
tuo cuore
di fronte a ciò? Troveresti risposte importanti, che magari,
ora, credi
impossibili! Io ho finto di fregarmene, ma è durato
poco… non potevo negare chi
fosse mia madre e quanto amore nutrissi nei suoi riguardi, nonostante
tutto!
Sono sicura che per te è lo stesso!”
La
gitana non replica, però decide di seguire il consiglio
dalla compagna di banda.
E lo fa decisa a
confermare la propria
tesi, ovvero che semmai la Gonzales fosse morta, a lei interesserebbe
poco, se
non addirittura nulla.
Appena
serra gli occhi, la prima immagine che focalizza è se
stessa, con delle
valigie, e con Axel, di soli due anni, nel passeggino. La scena
dell’addio ad
un genitore che nascose e coprì i misfatti del marito contro
un bambino
innocente.
“Cosa
vedi?” – le chiede Tokyo, in veste di
psicoterapeuta.
“Qualcosa
che fa male. Malissimo, direi” – commenta Agata,
mentre scene simili scorrono
nella sua testa e si presentano come fulmini a ciel sereno per
ricordarle di un
passato sofferto.
“Basta,
non me la sento di continuare. Vedo solo cose che non dovrei vedere. Le
avevo
cancellate per la mia salute mentale ed emotiva” –
la Jimenez apre gli occhi
proprio allora, scuotendo la testa frastornata dai ricordi.
“Cerca
di fare chiarezza con i tuoi reali sentimenti, amica mia. È
l’unica soluzione
per superare questo tuo disagio” – le dice Silene,
mostrandosi per una volta
più matura di Nairobi, offrendole dei suggerimenti e una
spalla a cui
appoggiarsi in ogni momento.
La
loro chiacchierata intima viene interrotta dall’arrivo di
Stoccolma e Lisbona.
“Che
fate qui, ragazze? Venite, che ci si diverte” –
dice la Gaztambide.
Raquel
appoggia la compagna di squadra. Così, tutte e quattro,
sottobraccio, si
avvicinano al gruppetto femminile, radunato attorno alla gitana che
danza il
flamenco.
E
appena Carmen nota sua figlia, emozionata, le sorride, invitandola ad
unirsi a
lei.
Agata,
combattuta nel darle soddisfazione o porre resistenza, lancia uno
sguardo alle
figlie, che invece sono desiderose di guardarla ballare.
In
pochi secondi, la falsaria si avvicina e comincia a dimenare fianchi,
mani e
piedi, mostrandosi addirittura più brava di sua madre.
Un’esibizione
che incanta tutti.
Sebastiàn,
intento a giocare in disparte con delle macchine telecomandate, si
avvicina
incuriosito e non appena riconosce sua madre e sua nonna danzare, getta
via i
giocattoli e corre verso la cabina dove Bogotà e company
stanno dormendo
profondamente.
“Papi,
vieni a vedere come è bella la mamma che sta
ballando!” – grida, svegliando
bruscamente tutti.
Nairobi,
nel giro di qualche minuto, diventa l’attrattiva della nave.
Nessuno
riesce a distogliere gli occhi dall’arte pura.
E
mentre le due Jimenez seguono una i passi dell’altra,
è la falsaria a lasciare
che la sua mente visualizzi le immagini suggeritele prima da Tokyo.
Tutto
ciò che credeva di non provare verso quella donna, affiora
con prepotenza.
Lei
sta vivendo un momento con una madre, una persona che le ha recato
male, ma che
le ha donato anche attimi di gioia. E i flash di quando trascorrevano
le ore a
danzare, le regalano serenità. Flash che aveva
inconsciamente archiviato.
Immagini
continuano a susseguirsi, e la voce di Jorge e il suo “fare
musica” da
sottofondo, danno a Nairobi la prova che lei è in grado di
chiarire con il
passato.
Avrebbe
impiegato tempo, lo sa…però ad oggi sente di
potercela fare! Può superare il
rancore, ed è decisa a farlo quanto prima!
Sotto
lo sguardo scioccato e piacevolmente colpito dei presenti, al termine
dell’esibizione, madre e figlia si guardano occhi negli occhi
per alcuni
secondi. Poi è la più giovane delle due ad
abbracciare l’altra.
Un
istinto che Carmen sa bene essere frutto della complicità
trovata durante la
danza. Conosce la caparbietà di sua figlia che, giustamente,
non avrebbe
lasciato passare il dolore in un battibaleno. Però quello
è un buon passo in
avanti per sperare in una riconciliazione.
“Grazie
per questo gesto” – le dice la settantenne,
approfittando del casino degli
applausi dei Dalì per esternare la sua riconoscenza.
Nairobi
non risponde con parole e accenna un timido sorriso. Con il cuore
leggero, come
non le capitava da tempo, ormai, la falsaria si allontana dal gruppo,
isolandosi. Presa da un’ingestibile emozione, piange,
sentendosi fortissima, nonostante
le lacrime.
Su
quella nave vuole lasciarsi tutto alle spalle, compreso il rancore
cumulato
negli anni, così da ricominciare da capo la sua vita.
Per
dare inizio a qualcosa di nuovo, sente di dover vivere, per una seconda
volta,
quegli unici attimi felici che ha già vissuto. È
da lì che ha intenzione di
ripartire. E quei momenti di gioia immensa hanno a che fare con
l’amore.
“Devo
ripartire dal SI che ho promesso all’uomo che amo”
– pensa tra sé e sé.
Improvvisamente,
come uno scherzo del destino, è proprio Bogotà a
raggiungerla, cingendole i
fianchi e adagiando il mento sulla sua spalla.
“Amore
mio, sei stata fantastica poco fa. Sappi che da oggi in poi voglio
vederti
ballare il flamenco ogni giorno” – le sussurra,
dandole un dolce bacio sul
collo.
“Da
adesso in avanti vivremo il nostro meritato happy ending”
“Sei
tu il mio happy ending!”
Quell’affermazione
fa arrossire Agata, che avanza, solo allora, la sua proposta -
“Posso chiederti
una cosa?”
“Tutto
quello che desideri” – risponde il saldatore con la
solita smisurata dolcezza.
“Mi
sposeresti per la seconda volta?”
Una
proposta al femminile che spiazza l’uomo, il quale, commosso,
la risponde con
un bacio lungo e caldo, come caldi sono i raggi del sole che si posano
su di
loro e gli ricordano che l’alba è prossima e con
essa è prossima la nuova vita
che li attende.
**************************************
“Siamo
arrivati, Dalì” – comunica il professore
alla sua Banda.
Di
fronte ai loro occhi c’è la terra che li
accoglierà, una realtà, quella della
Thailandia, che ospitò Sergio e Raquel per anni e che i due
dovettero
abbandonare in seguito alla seconda rapina, per ragioni di sicurezza.
Adesso
quella diventa la casa di tutti.
“Chi
sono quelli?” – chiede Ginevra a Tokyo, notando
delle persone ferme a riva, che
sembrano attenderli.
“La
famiglia!” – risponde Silene alla bambina.
Ebbene
sì. Il resto della Banda non presente alla missione di
salvezza a Perth, ha
soggiornato per giorni in quel luogo, in attesa di ricongiungersi con i
parenti.
Impossibile
non notare la presenza di due adulti, appartenenti alla Banda.
“Manila,
Marsiglia! Che gioia rivedervi” – esclama,
entusiasta, Nairobi.
“Finalmente!”
– esclama Stoccolma, riferendosi ai figli a cui corre
incontro. I suoi più
grandi tesori, da cui si è dovuta allontanare giorni prima,
sono una gioia per
gli occhi.
“Siamo
stati lontani poco tempo, però mi è sembrata
un’eternità!”
- singhiozza emozionata, mentre avvolge i due,
tra le sue esili braccia.
Le
presentazioni sono immediate ed è Sergio a identificare la
gente in questione.
“Ora
sì che siamo al completo! Giovani membri, voglio che
conosciate i pezzi ultimi
di questa grande famiglia che è quella dei Dalì!
Partendo da loro …” – i primi
che avanzano, su richiamo di Marquina, sono la prole Ramos.
“Cincinnati?
Sei davvero tu?” – esclama, sconvolto
Bogotà, riconoscendo in un adolescente
quel bambino di soli due anni che al monastero giocava con lui, vestito
e truccato
come un vero membro della Banda.
Lo
abbraccia senza esitare, dandogli una pacca sulla spalla.
“E
questa principessa?” – domanda Nairobi, notando una
bambina all’incirca di sei
anni dai capelli ricci e biondi.
“Lei
è Kiev!” – risponde Denver, fiero della
figlia avuta dalla relazione con la
moglie.
“Non
è difficile immaginare che sia tua figlia. Vi somigliate
tanto” – sostiene Rio,
notando nella solarità della minore il tipico tratto
caratteriale dell’amico.
Infatti,
Kiev non impiega molto a prendere confidenza con persone sconosciute.
Tutto
l’opposto di un altro bambino, nascosto dietro le gambe di
Manila.
“Lui
è Tristan” – spiega Raquel, indicando
suo figlio.
“Ecco
l’esatta fotocopia del Professore” –
commenta Palermo – “Però noto in lui
qualche somiglianza con Andrès!”
“Sempre
il solito nostalgico!” – afferma Helsinki, a tratti
ingelosito dal ricordo di
Berlino e dell’amore del suo fidanzato verso il fratello del
prof.
“Gordo,
io amo solo te! Lo sai già!” – e
così dicendo, Martìn riceve subito il perdono
del serbo.
È
Manila ad intervenire ricordando la fatica di quella settimana, durante
la
quale ha dovuto conquistare la fiducia di Tristan, e gestire Cincinnati
e i
suoi colpi di testa, i pianti di Kiev.
Poi,
però, precisa – “Fortuna che Paula
è stata al mio fianco. Senza di lei, sarebbe
stato complicato”
Paula,
figlia della Murillo, ormai vent’enne è oggetto di
commenti di alcuni figli di
Bogotà che non riescono a non farle complimenti.
E
mamma Raquel, udendo le battutine, interviene ricordando loro -
“Ehi,
ragazzini! Placate l’ormone, vi ricordo che siete in mia
presenza”
“Perdon,
ispettrice” – esclamano in coro Drazen e Yaris, i
diretti interessati dalla
ramanzina.
Tutto
ciò accade mentre Marsiglia, in compagnia del suo labrador
bianco, attira l’attenzione
dei bambini, interessati più al cane che alla sua conoscenza.
“Hai
trovato l’amore, amico?!” – lo prende in
giro Denver, sapendo del legame del
“muto” con il famoso cane rimastogli fedele fino
alla morte.
“Ne
ho trovati tanti!” – risponde l’uomo, non
reagendo allo scherzo, ma mostrandosi
molto più sciolto di anni prima –
“Questo è solo uno dei molti che ho in
casa”
“Mamma,
ne prendiamo uno anche noi?” – chiede Alba alla
falsaria, riferendosi al
cucciolo.
“Ti
piace?” – domanda Marsiglia alla bambina, iniziando
un discorso sull’importanza
di avere un animale domestico e sull’amore che i cani
regalano gratuitamente
agli uomini.
Mentre
ascoltano la conversazione, Sergio torna all’argomento
centrale in seguito alla
domanda posta, curiosamente, da Tokyo.
“Come
mai questo nome, professore? Perché hai scelto
Tristan?”
“Già,
io avrei giurato che avresti dato ad un tuo erede il nome di una
città!” -
riflette Rio, sorpreso.
“E
lo è! Cari i miei Dalì, devo darvi lezioni di
geografia durante la permanenza
qui” – sostiene il capo della banda, spiegando che
quello è l’appellativo di un
arcipelago dell’Oceano Atlantico.
“Per
carità, basta studio, prof! Adesso che siamo liberi,
concediamoci solo
spensieratezza. E direi di iniziare con un bel bagno in mare, chi
è con me?” –
propone Ramos, non intenzionato a dover imparare altre nozioni.
Tra
risate e ritrovata complicità di gruppo, la famiglia
dà inizio alla vita che li
attenderà.
Di
fronte a tanta gioia, Bogotà e Nairobi decidono di
comunicare alla Banda la
lieta notizia.
“Abbiamo
deciso di rinnovare le promesse di matrimonio, quindi…ci
sposeremo, di nuovo,
assieme a voi, con i bambini che faranno i paggetti e le damigelle.
Insomma,
delle nozze da favola” – rivela Agata, emozionata
come fosse la sua prima
volta.
In
quel modo rende partecipe perfino Carmen e Jorge che possono sentirsi
parte di una
grande festa e vivere di un momento speciale a cui, anni addietro, non
parteciparono.
“Io
mi occupo degli addobbi” - dice Stoccolma.
“Io
della musica” – aggiunge Rio.
“No,
ti prego, amico mio! Valuta bene le canzoni, ti supplico”
– commenta Bogotà,
riferendosi ai pessimi gusti di Anibal.
“Io
invece sarò l’addetta al rinfresco”
– afferma, fiera, Raquel, invitando sua
figlia a darle una mano.
E
così, di fronte a un’intera squadra, pronta a
mettersi per l’ennesima volta in
moto, ma per una vicenda finalmente felice, Nairobi e Bogotà
si apprestano a
pronunciare un SI per l’eternità.
INTANTO RINGRAZIO CHI HA SEGUITO LA MIA STORIA, CHI HA RECENSITO E ANCHE CHI HA SOLO LETTO.
UN GRAZIE SPECIALE ALLE MIE DUE AMICHE, SEMPRE PRESENTI, CHE MI HANNO SOSTENUTA SEMPRE... CHICAS DE MI CORAZON, QUESTA FANFICTION E' STATA POSSIBILE ANCHE GRAZIE A VOI! VI VOGLIO BENE
A PRESTO
BESITOS A TODOS
IVY