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Autore: Ivy001    30/09/2021    1 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La traversata in mare è lunga e permette ai Dalì di approfondire la conoscenza dei Gonzales, risultati essenziali per la vittoria contro Teresa Perez.

Alle prime luci del giorno, dopo una nottata di feste e alcool, la Banda si concede qualche ora di ristoro.

Ed è proprio quando i grandi si addormentano, che, al contrario, i bambini si risvegliano e cercano attenzioni.

Carmen Gonzales decide di rendersi utile distraendo i nipotini con dei passi di danza che pratica, per i suoi settant’anni e vari acciacchi fisici, con strabiliante disinvoltura.

Alba, amante del ballo, passione di famiglia Jimenez, osserva la nonna, estasiata da qualcosa di nuovo e di affascinante.

“Si chiama flamenco!” – spiega loro l’anziana gitana, mostrando alcuni movimenti.

In tale istante, Jorge intona, servendosi solo della sua voce, una melodia che accompagna, a ritmo di mani, il dimenarsi della moglie.

Nella cabina, dove dormono i Dalì, Ivana e Hanna si svegliano per prime e optano per raggiungere la zingara e allietarsi guardando la sua danza. Sono incuriosite e partecipano subito al momento di svago.

Quei suoni sono ben noti al mondo intero, data la fama del Flamenco. Ovviamente questo vale, soprattutto, per gli spagnoli. Infatti, anche le altre donne non rinunciano ad una bella lezione e ad apprendere quanto possibile di quel ballo affascinante e tipicamente latino.

Così Lisbona e Stoccolma si uniscono al gruppetto, pronte ad imparare.

Tokyo, invece, svegliata dal pianto di Santiago, nota immediatamente Nairobi seduta sul letto, di fianco al marito, con lo sguardo piuttosto spento.

“Ehi, che ti prende? Non ti senti bene?”

Agata scuote il capo, voltando, dal lato opposto, il viso, per non mostrare alcune lacrime che insistentemente continuano a bagnarle le guance.

“Amica mia, credevo fossi felice. Guarda che siamo quasi arrivati alla meta. Manca pochissimo ormai”

“Certo che sono contenta!”

“Come mai piangi, allora?” – Silene ha dei sospetti, conosce fin troppo bene quella che considera una sorella, e ritiene che ad essere responsabile di quel malumore sia proprio la presenza di Carmen Gonzales – “E’ per tua madre?”

“Quella musica, quella danza…cazzo, mi ha riportata indietro negli anni” – sbotta la gitana, riferendosi al chiasso udito.

“Vieni, andiamo in un posto appartato, così mi racconti”

Tokyo invita Nairobi porgendole una mano, e le due si siedono a pochi passi dalla postazione del capitano.

Sole con la loro intimità, possono finalmente parlare.

“Sfogati, liberati del peso che ti sta opprimendo! Ti conosco come le mie tasche, e so che stai nascondendo, dietro un falso sorriso, la tua frustrazione!”

“Quella donna era tra le migliori ballerine del mio quartiere, sai? Incantava tutti quando si dimenava a ritmo di musica flamenca. Io ho imparato ciò che so, solo guardandola”

“Scommetto che sei bravissima!”

“Non ballo più da anni ormai. Ho smesso di farlo quando ho volutamente rimosso ogni legame con una famiglia che non mi ha mai amata!”

Guardandola tanto fragile, la Oliveira le ricorda quanto sia stata in gamba ad accettare la richiesta dei bambini.

“Hai un cuore enorme, amica mia! Hai dato priorità ai tuoi figli, concedendo loro la possibilità di conoscere la loro nonna, nonostante ti faccia più male di quanto pensassi”

“Da un lato, vorrei tanto dimenticare e voltare pagina, eppure, dannazione…faccio fatica! Sentire la sua voce, e quella di Jorge, tocca corde profonde che mi riportano indietro nel tempo” – confessa Nairobi, amareggiata.

Tokyo comprende a pieno il sentimento contrastante di Agata, avendo vissuto anch’essa una situazione difficile con un genitore che amava ma che era pronta a “venderla” alla polizia - “Ricordi il momento in cui ho scoperto della morte di mia madre? Finsi totale indifferenza”

“Certo che sì! Poi, però sei esplosa riconoscendo un dolore che credevi non esistesse. E questo perché, in fondo, quella era la donna che ti ha dato la vita, che ti ha cresciuta, e a cui volevi bene”

“Esattamente. Guarda la tua situazione da questo punto di vista. Cosa sentiresti sapendola perduta per sempre?”

“Il discorso non è lo stesso, Toky” – replica Nairobi, cosciente che Carmen Jimenez, a differenza della signora Oliveira, non agì da criminale verso sua figlia.

“Lo so, dico soltanto di tentare… immagina la scena. Chiudi gli occhi. Pensa che qualcuno ti telefoni o ti riferisca della morte di lei. Cosa sente il tuo cuore di fronte a ciò? Troveresti risposte importanti, che magari, ora, credi impossibili! Io ho finto di fregarmene, ma è durato poco… non potevo negare chi fosse mia madre e quanto amore nutrissi nei suoi riguardi, nonostante tutto! Sono sicura che per te è lo stesso!”

La gitana non replica, però decide di seguire il consiglio dalla compagna di banda. E lo fa  decisa a confermare la propria tesi, ovvero che semmai la Gonzales fosse morta, a lei interesserebbe poco, se non addirittura nulla.

Appena serra gli occhi, la prima immagine che focalizza è se stessa, con delle valigie, e con Axel, di soli due anni, nel passeggino. La scena dell’addio ad un genitore che nascose e coprì i misfatti del marito contro un bambino innocente.

“Cosa vedi?” – le chiede Tokyo, in veste di psicoterapeuta.

“Qualcosa che fa male. Malissimo, direi” – commenta Agata, mentre scene simili scorrono nella sua testa e si presentano come fulmini a ciel sereno per ricordarle di un passato sofferto.

“Basta, non me la sento di continuare. Vedo solo cose che non dovrei vedere. Le avevo cancellate per la mia salute mentale ed emotiva” – la Jimenez apre gli occhi proprio allora, scuotendo la testa frastornata dai ricordi.

“Cerca di fare chiarezza con i tuoi reali sentimenti, amica mia. È l’unica soluzione per superare questo tuo disagio” – le dice Silene, mostrandosi per una volta più matura di Nairobi, offrendole dei suggerimenti e una spalla a cui appoggiarsi in ogni momento.

La loro chiacchierata intima viene interrotta dall’arrivo di Stoccolma e Lisbona.

“Che fate qui, ragazze? Venite, che ci si diverte” – dice la Gaztambide.

Raquel appoggia la compagna di squadra. Così, tutte e quattro, sottobraccio, si avvicinano al gruppetto femminile, radunato attorno alla gitana che danza il flamenco.

E appena Carmen nota sua figlia, emozionata, le sorride, invitandola ad unirsi a lei.

Agata, combattuta nel darle soddisfazione o porre resistenza, lancia uno sguardo alle figlie, che invece sono desiderose di guardarla ballare.

In pochi secondi, la falsaria si avvicina e comincia a dimenare fianchi, mani e piedi, mostrandosi addirittura più brava di sua madre.

Un’esibizione che incanta tutti.

Sebastiàn, intento a giocare in disparte con delle macchine telecomandate, si avvicina incuriosito e non appena riconosce sua madre e sua nonna danzare, getta via i giocattoli e corre verso la cabina dove Bogotà e company stanno dormendo profondamente.

“Papi, vieni a vedere come è bella la mamma che sta ballando!” – grida, svegliando bruscamente tutti.

Nairobi, nel giro di qualche minuto, diventa l’attrattiva della nave.

Nessuno riesce a distogliere gli occhi dall’arte pura.

E mentre le due Jimenez seguono una i passi dell’altra, è la falsaria a lasciare che la sua mente visualizzi le immagini suggeritele prima da Tokyo.

Tutto ciò che credeva di non provare verso quella donna, affiora con prepotenza.

Lei sta vivendo un momento con una madre, una persona che le ha recato male, ma che le ha donato anche attimi di gioia. E i flash di quando trascorrevano le ore a danzare, le regalano serenità. Flash che aveva inconsciamente archiviato.

Immagini continuano a susseguirsi, e la voce di Jorge e il suo “fare musica” da sottofondo, danno a Nairobi la prova che lei è in grado di chiarire con il passato.

Avrebbe impiegato tempo, lo sa…però ad oggi sente di potercela fare! Può superare il rancore, ed è decisa a farlo quanto prima!

Sotto lo sguardo scioccato e piacevolmente colpito dei presenti, al termine dell’esibizione, madre e figlia si guardano occhi negli occhi per alcuni secondi. Poi è la più giovane delle due ad abbracciare l’altra.

Un istinto che Carmen sa bene essere frutto della complicità trovata durante la danza. Conosce la caparbietà di sua figlia che, giustamente, non avrebbe lasciato passare il dolore in un battibaleno. Però quello è un buon passo in avanti per sperare in una riconciliazione.

“Grazie per questo gesto” – le dice la settantenne, approfittando del casino degli applausi dei Dalì per esternare la sua riconoscenza.

Nairobi non risponde con parole e accenna un timido sorriso. Con il cuore leggero, come non le capitava da tempo, ormai, la falsaria si allontana dal gruppo, isolandosi. Presa da un’ingestibile emozione, piange, sentendosi fortissima, nonostante le lacrime.

Su quella nave vuole lasciarsi tutto alle spalle, compreso il rancore cumulato negli anni, così da ricominciare da capo la sua vita.

Per dare inizio a qualcosa di nuovo, sente di dover vivere, per una seconda volta, quegli unici attimi felici che ha già vissuto. È da lì che ha intenzione di ripartire. E quei momenti di gioia immensa hanno a che fare con l’amore.

“Devo ripartire dal SI che ho promesso all’uomo che amo” – pensa tra sé e sé.

Improvvisamente, come uno scherzo del destino, è proprio Bogotà a raggiungerla, cingendole i fianchi e adagiando il mento sulla sua spalla.

“Amore mio, sei stata fantastica poco fa. Sappi che da oggi in poi voglio vederti ballare il flamenco ogni giorno” – le sussurra, dandole un dolce bacio sul collo.

“Da adesso in avanti vivremo il nostro meritato happy ending”

“Sei tu il mio happy ending!”

Quell’affermazione fa arrossire Agata, che avanza, solo allora, la sua proposta - “Posso chiederti una cosa?”

“Tutto quello che desideri” – risponde il saldatore con la solita smisurata dolcezza.

“Mi sposeresti per la seconda volta?”

Una proposta al femminile che spiazza l’uomo, il quale, commosso, la risponde con un bacio lungo e caldo, come caldi sono i raggi del sole che si posano su di loro e gli ricordano che l’alba è prossima e con essa è prossima la nuova vita che li attende.

**************************************

“Siamo arrivati, Dalì” – comunica il professore alla sua Banda.

Di fronte ai loro occhi c’è la terra che li accoglierà, una realtà, quella della Thailandia, che ospitò Sergio e Raquel per anni e che i due dovettero abbandonare in seguito alla seconda rapina, per ragioni di sicurezza.

Adesso quella diventa la casa di tutti.

“Chi sono quelli?” – chiede Ginevra a Tokyo, notando delle persone ferme a riva, che sembrano attenderli.

“La famiglia!” – risponde Silene alla bambina.

Ebbene sì. Il resto della Banda non presente alla missione di salvezza a Perth, ha soggiornato per giorni in quel luogo, in attesa di ricongiungersi con i parenti.

Impossibile non notare la presenza di due adulti, appartenenti alla Banda.

“Manila, Marsiglia! Che gioia rivedervi” – esclama, entusiasta, Nairobi.

“Finalmente!” – esclama Stoccolma, riferendosi ai figli a cui corre incontro. I suoi più grandi tesori, da cui si è dovuta allontanare giorni prima, sono una gioia per gli occhi.

“Siamo stati lontani poco tempo, però mi è sembrata un’eternità!”  - singhiozza emozionata, mentre avvolge i due, tra le sue esili braccia.

Le presentazioni sono immediate ed è Sergio a identificare la gente in questione.

“Ora sì che siamo al completo! Giovani membri, voglio che conosciate i pezzi ultimi di questa grande famiglia che è quella dei Dalì! Partendo da loro …” – i primi che avanzano, su richiamo di Marquina, sono la prole Ramos.

“Cincinnati? Sei davvero tu?” – esclama, sconvolto Bogotà, riconoscendo in un adolescente quel bambino di soli due anni che al monastero giocava con lui, vestito e truccato come un vero membro della Banda.

Lo abbraccia senza esitare, dandogli una pacca sulla spalla.

“E questa principessa?” – domanda Nairobi, notando una bambina all’incirca di sei anni dai capelli ricci e biondi.

“Lei è Kiev!” – risponde Denver, fiero della figlia avuta dalla relazione con la moglie.

“Non è difficile immaginare che sia tua figlia. Vi somigliate tanto” – sostiene Rio, notando nella solarità della minore il tipico tratto caratteriale dell’amico.

Infatti, Kiev non impiega molto a prendere confidenza con persone sconosciute.

Tutto l’opposto di un altro bambino, nascosto dietro le gambe di Manila.

“Lui è Tristan” – spiega Raquel, indicando suo figlio.

“Ecco l’esatta fotocopia del Professore” – commenta Palermo – “Però noto in lui qualche somiglianza con Andrès!”

“Sempre il solito nostalgico!” – afferma Helsinki, a tratti ingelosito dal ricordo di Berlino e dell’amore del suo fidanzato verso il fratello del prof.

“Gordo, io amo solo te! Lo sai già!” – e così dicendo, Martìn riceve subito il perdono del serbo.

È Manila ad intervenire ricordando la fatica di quella settimana, durante la quale ha dovuto conquistare la fiducia di Tristan, e gestire Cincinnati e i suoi colpi di testa, i pianti di Kiev.

Poi, però, precisa – “Fortuna che Paula è stata al mio fianco. Senza di lei, sarebbe stato complicato”

Paula, figlia della Murillo, ormai vent’enne è oggetto di commenti di alcuni figli di Bogotà che non riescono a non farle complimenti.

E mamma Raquel, udendo le battutine, interviene ricordando loro - “Ehi, ragazzini! Placate l’ormone, vi ricordo che siete in mia presenza”

“Perdon, ispettrice” – esclamano in coro Drazen e Yaris, i diretti interessati dalla ramanzina.

Tutto ciò accade mentre Marsiglia, in compagnia del suo labrador bianco, attira l’attenzione dei bambini, interessati più al cane che alla sua conoscenza.

“Hai trovato l’amore, amico?!” – lo prende in giro Denver, sapendo del legame del “muto” con il famoso cane rimastogli fedele fino alla morte.

“Ne ho trovati tanti!” – risponde l’uomo, non reagendo allo scherzo, ma mostrandosi molto più sciolto di anni prima – “Questo è solo uno dei molti che ho in casa”

“Mamma, ne prendiamo uno anche noi?” – chiede Alba alla falsaria, riferendosi al cucciolo.

“Ti piace?” – domanda Marsiglia alla bambina, iniziando un discorso sull’importanza di avere un animale domestico e sull’amore che i cani regalano gratuitamente agli uomini.

Mentre ascoltano la conversazione, Sergio torna all’argomento centrale in seguito alla domanda posta, curiosamente, da Tokyo.

“Come mai questo nome, professore? Perché hai scelto Tristan?”

“Già, io avrei giurato che avresti dato ad un tuo erede il nome di una città!” - riflette Rio, sorpreso.

“E lo è! Cari i miei Dalì, devo darvi lezioni di geografia durante la permanenza qui” – sostiene il capo della banda, spiegando che quello è l’appellativo di un arcipelago dell’Oceano Atlantico.

“Per carità, basta studio, prof! Adesso che siamo liberi, concediamoci solo spensieratezza. E direi di iniziare con un bel bagno in mare, chi è con me?” – propone Ramos, non intenzionato a dover imparare altre nozioni.

Tra risate e ritrovata complicità di gruppo, la famiglia dà inizio alla vita che li attenderà.

Di fronte a tanta gioia, Bogotà e Nairobi decidono di comunicare alla Banda la lieta notizia.

“Abbiamo deciso di rinnovare le promesse di matrimonio, quindi…ci sposeremo, di nuovo, assieme a voi, con i bambini che faranno i paggetti e le damigelle. Insomma, delle nozze da favola” – rivela Agata, emozionata come fosse la sua prima volta.

In quel modo rende partecipe perfino Carmen e Jorge che possono sentirsi parte di una grande festa e vivere di un momento speciale a cui, anni addietro, non parteciparono.

“Io mi occupo degli addobbi” - dice Stoccolma.

“Io della musica” – aggiunge Rio.

“No, ti prego, amico mio! Valuta bene le canzoni, ti supplico” – commenta Bogotà, riferendosi ai pessimi gusti di Anibal.

“Io invece sarò l’addetta al rinfresco” – afferma, fiera, Raquel, invitando sua figlia a darle una mano.

E così, di fronte a un’intera squadra, pronta a mettersi per l’ennesima volta in moto, ma per una vicenda finalmente felice, Nairobi e Bogotà si apprestano a pronunciare un SI per l’eternità.

IL PROSSIMO SARA' IL "THE END" CHE SPERO VI PIACERA'!
INTANTO RINGRAZIO CHI HA SEGUITO LA MIA STORIA, CHI HA RECENSITO E ANCHE CHI HA SOLO LETTO.
UN GRAZIE SPECIALE ALLE MIE DUE AMICHE, SEMPRE PRESENTI, CHE MI HANNO SOSTENUTA SEMPRE... CHICAS DE MI CORAZON, QUESTA FANFICTION E' STATA POSSIBILE ANCHE GRAZIE A VOI! VI VOGLIO BENE
A PRESTO
BESITOS A TODOS
IVY
   
 
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