Dodicesima e ultima parte
Wise
man said just raise your hand
And reach out for the spell
Find the door to the promised land
Just believe in yourself
Hear this voice from deep inside
It's the call of your heart
Close your eyes and you will find
The way out of the dark…
(“Send
me an angel” – Scorpions)
Re Henry non aveva mai considerato veramente
pericoloso il ragazzo che adesso stava in piedi di fronte a lui, sapeva che era
un animo semplice e che aveva buon cuore, perciò già prima di iniziare ad
interrogarlo riteneva che fosse innocente e che meritasse, finalmente, la
libertà. Tuttavia, prima di concedergli quella dispensa tanto importante,
doveva essere sicuro oltre ogni
ragionevole dubbio.
“Edward, da quanto tempo abiti con Sir
Richard Pole e la sua famiglia?” gli domandò.
Il giovane esitò, ma poi pensò che la verità
fosse la cosa migliore da dire.
“Dallo scorso settembre, Vostra Grazia, poco
tempo dopo essere stato liberato” rispose.
Il Re si ritrovò suo malgrado a sorridere,
divertito da quella risposta schietta e anche da un’altra cosa…
“Dunque quando, alcuni mesi fa, la Regina
Elizabeth venne qui con le sue guardie a cercare te e Perkin Warbeck, tu c’eri,
non è così?”
Edward non sapeva se avesse detto la cosa
giusta o quella sbagliata, ma ormai era in ballo e doveva proseguire su quella
strada.
“Io credo tuttora che quel giovane sia mio
cugino Richard, tuttavia lui non è mai stato qui, neanche per un momento”
replicò. “Io invece c’ero, sì, ma Sir Richard mi fece nascondere perché… perché
Lisa… la Regina non voleva solo parlarmi come state facendo voi, lei voleva
riportarmi in prigione e poi farmi uccidere e io avevo paura!”
Erik lanciò uno sguardo disperato a Sir
Richard, ma il gentiluomo gli fece cenno di non preoccuparsi: era un bene che
Edward si mostrasse anche spaventato e fragile, doveva essere se stesso,
altrimenti Re Henry non gli avrebbe creduto dopo, quando avrebbe dovuto
addomesticare la verità.
“Io non voglio farti alcun male, Edward, e
anzi sono disposto a firmare un atto che ti renderà libero, se sarò certo che
tu non rappresenti un pericolo per il mio trono e per i miei figli” dichiarò il
sovrano.
“Lo so, è per questo che ho accettato di
parlarvi mentre mi sono nascosto quando è giunta la Regina” fu la risposta
ancora più diretta e sincera del giovane.
“Edward, tu sai chi ti ha fatto liberare? È
stato Sir Richard su richiesta di tua sorella?” domandò ancora Re Henry, senza
lasciare al ragazzo il tempo di riordinare le idee. Ma Edward si aspettava
questa domanda e sapeva che era proprio quello il punto cruciale, che un suo
errore in quel momento avrebbe potuto riportarlo in prigione o peggio e che…
che sarebbe costato la vita a Erik, a Maggie, a tutte le persone che amava.
Doveva essere forte, ora toccava a lui proteggere Erik e Maggie come loro lo
avevano sempre protetto!
“Io non so chi fossero gli uomini che hanno
liberato me e Richard, non li conoscevo, non li avevo mai visti” affermò con
decisione, e in effetti non mentiva, perché fino alla notte della sua
liberazione lui non aveva mai visto né conosciuto Erik! “Richard invece li
conosceva, erano suoi amici che volevano liberarlo per farlo diventare Re,
parlavano di queste cose durante la fuga, però Richard non voleva coinvolgermi.
Disse ai suoi amici che io non c’entravo niente con queste storie di complotti
e che volevo soltanto tornare a casa, così mi portarono qui in Galles, da
Maggie.”
La storia era perfettamente plausibile e, del
resto, Sir Richard e Erik avevano spiegato chiaramente a Edward che quella
sarebbe stata davvero la scelta di suo cugino, se avesse organizzato lui la
fuga.
“Hai parlato con Warbeck… insomma, Richard,
come lo chiami tu, avete parlato durante la fuga? Ti ha spiegato cosa intendeva
fare e chi fossero gli uomini che vi avevano liberato? Stavano veramente cospirando
per metterlo sul trono?” insisté Re Henry. Ancora una volta erano quelli i
fatti essenziali, doveva comprendere se esisteva ancora un complotto per
rovesciarlo dal trono e se Edward e i Pole vi erano in qualche modo coinvolti.
Il ragazzo sembrava troppo ingenuo per aver realmente cospirato con i
sostenitori degli York, ma Lady Margaret poteva essere una di loro e, in quel
caso, anche Sir Richard ne sarebbe stato al corrente.
“Richard non ha parlato molto con me, parlava
soprattutto con i suoi amici, e poi io ero stanco e spaventato e ad un certo
punto mi sono addormentato mentre ero a cavallo con uno degli uomini che ci
avevano liberato” disse Edward, e ancora una volta quello che diceva era in
buona parte vero, perché era così che aveva fatto mentre Erik lo portava in
Galles! “Quindi non so cosa volessero fare. L’unica cosa che so è che Richard
ha detto ai suoi amici di portarmi qui, perché io non c’entravo nulla con il
trono o la corona e non volevo altro che tornare a casa e avere tanti cani,
cani mansueti, che non mordono. Ecco, ora che ci penso, i cani non li ho ancora
avuti, a dirla tutta…”
Erik aveva le lacrime agli occhi e avrebbe
desiderato moltissimo gettarsi sul suo dolce Teddy e prenderlo tra le braccia,
stringerlo forte a sé e proteggerlo: quelle risposte erano verosimili, erano in
parte vere, erano così inconfondibilmente da
Teddy che l’uomo si sentiva davvero fiero di lui, stava facendo tutto
quello che gli avevano chiesto e ancora di più. Non essendo capace di mentire, Edward
stava mettendo più dettagli possibile che riguardavano la sua vera personalità,
come il desiderio di avere un cane o più, in modo che Re Henry non si
accorgesse di quando ometteva qualcosa. Era veramente fiero di Edward per ciò
che stava facendo e si rese conto in quel momento che, nonostante tutto ciò che
gli aveva detto e ripetuto la sera prima, in fondo al cuore albergava sempre il
timore che potesse cedere, che non ce l’avrebbe fatta. E invece il ragazzo li
stava stupendo tutti comportandosi semplicemente… da se stesso!
“Beh, immagino che prima o poi Sir Richard e
Lady Margaret ti regaleranno i cani che desideri” commentò il Re, ridacchiando.
Ma davvero Elizabeth aveva fatto di tutto per uccidere quel poverino, un
ragazzo così semplice e buono che non sapeva nemmeno da che parte cominciasse
una cospirazione? “Dunque Warbeck… Richard, insomma, ti ha fatto portare qui
dai suoi uomini e poi è partito subito oppure è rimasto qualche giorno qui dai
Pole? E ti ha detto dove sarebbe andato?”
“No, non si è fermato nemmeno pochi minuti
anche se era notte e penso che anche lui fosse stanco come me. Ha detto che io
sarei stato al sicuro in campagna con la mia famiglia e che anche lui sarebbe
stato bene perché aveva tanti amici in Scozia che lo avrebbero protetto”
rispose Edward, e questo era vero, poteva ammetterlo perché Re Henry sapeva già
che Richard si era alleato con gli Scozzesi.
“Quindi lui è in Scozia, adesso?” lo mise
alla prova il sovrano.
Edward si tormentò le mani, indeciso, poi
pensò che avrebbe comunque fatto meglio ancora una volta ad essere sincero.
“Io credevo di sì, ma Maggie mi ha detto che
in realtà è andato a vivere in Borgogna con sua moglie e suo figlio e che non
vuole più avere guai, vuole vivere tranquillo come faccio io” replicò. “Ma voi
questo lo sapete già, Vostra Grazia, perché siete stato voi a dare questa
notizia a Maggie, quindi perché lo avete chiesto a me?”
Ingenuo ma impertinente come da bambino,
pensò Re Henry, lasciandosi sfuggire una mezza risata.
“Volevo metterti alla prova” ammise, “e
vedere se mi avresti detto la verità. Sei un bravo ragazzo, Edward, per cui ti
farò un’ultima domanda prima di firmare la dispensa che farà di te un uomo
libero. Sei stato sincero con me e adesso ti chiedo: cosa ne pensi del Regno
dei Tudor? Hai detto che non desideri la corona per te, ma ritieni ancora che
io sia un usurpatore e che sul trono ci dovrebbe essere un Plantagenet, un Re
della casata degli York?”
Nessuno si aspettava quella domanda. Maggie
impallidì e trasalì, guardando il marito che, però, non poté rassicurarla perché
Edward non era stato preparato per quello, lui ed Erik avevano ripetuto al
ragazzo quale doveva essere la versione dei fatti da raccontare al Re ma non
avevano pensato che il sovrano avrebbe potuto chiedergli se riteneva che lui
fosse un usurpatore! Se Maggie era terrorizzata, Erik era un fascio di nervi,
gli occhi gli saettavano per la stanza cercando un diversivo, qualcosa che
potesse dire o fare per interrompere il Re e, possibilmente, fargli dimenticare
quella domanda.
Invece, con grande stupore di tutti, prima
che chiunque potesse intervenire fu lo stesso Edward a rispondere, a testa alta
e guardando in faccia il sovrano.
“Io sono un Plantagenet e non posso rinnegare
i miei zii che sono stati Re, anche se adesso voi li ritenete traditori” disse,
serio. “Comunque so che sul trono siede comunque una Plantagenet, mia cugina
Lisa, e… e in realtà è stata lei a volermi fare del male, è lei che ha cercato
di farmi giustiziare, non voi. Quindi, se devo dire quello che penso davvero…
penso che forse i Plantagenet, ormai, non siano più i migliori sovrani
possibili. Forse avrebbe potuto esserlo Richard, ma ha scelto un’altra vita
così come ho fatto io e allora… è probabilmente giusto che sia una nuova
dinastia a regnare sull’Inghilterra. Questo, comunque, non toglie niente alla
grandezza dei Re Plantagenet del passato di cui io sono e sarò sempre fiero.”
Maggie era diventata sempre più pallida mano
a mano che Edward parlava. Anche Erik aveva stretto i pugni e la mascella,
temendo che questa volta il ragazzo fosse stato fin troppo sincero. Re Henry avrebbe potuto considerare tradimento
la devozione di Teddy alla sua famiglia? Lo avrebbe fatto di nuovo incarcerare…
o peggio? La tensione nel salotto era palpabile.
Re Henry fissò a lungo Edward, il suo sguardo
orgoglioso e sereno, il suo volto di ragazzino, riflettendo sulle sue parole.
Certo Elizabeth avrebbe voluto considerarle le parole di un traditore
pericoloso per la corona, dimenticando di essere lei stessa una Plantagenet, ma
Edward… Edward aveva solo voluto sottolineare quanto amasse la sua famiglia e
quanto fosse fiero dei suoi antenati, che comunque non comprendevano soltanto
Richard III (che per la famiglia Tudor era considerato effettivamente un usurpatore), ma anche grandi Re come
Henry I e Edward III (sì, come nomi non erano il massimo dell’originalità!).
Anche Re Henry avrebbe desiderato che, un domani, i suoi discendenti
ricordassero la dinastia Tudor con la stessa fierezza e lo stesso affetto con
cui adesso Edward parlava della sua dinastia. Alla fine di quella lunga
riflessione, il sovrano sorrise al giovane.
“Molto bene, Edward, apprezzo ancora una
volta la tua sincerità e ammiro l’amore e la lealtà verso la tua famiglia che
in passato ha dato grandi sovrani all’Inghilterra, come spero adesso di poter
fare io” disse. Poi prese il documento che aveva portato con sé e, alzatosi in
piedi, si diresse verso il tavolo per firmarlo davanti a tutti. “Questa è la
dispensa regale che ti consente, da oggi in poi, di essere libero e di poter
vivere la tua vita senza più dover temere niente. Sarai sotto la tutela di Sir
Richard Pole, che è un mio leale suddito, quindi so che non dovrò preoccuparmi.
Naturalmente non potrai più essere chiamato Conte di Warwick, dovrai rinunciare
a qualsiasi titolo per non creare aspettative nei sostenitori degli York…”
“Ah, ma per questo non c’è problema, Vostra
Grazia, a me non interessano i titoli, voglio solo essere Teddy Ols…” iniziò a
dire Edward con grande entusiasmo, al che Maggie pensò bene di intervenire.
“Sì, come vi avevo già spiegato altre volte,
Vostra Grazia, Edward non vuole più essere considerato da nessuno un potenziale
erede al trono, vuole solo essere Teddy, come lo chiamiamo noi di famiglia, e vivere in pace e serenità con noi.”
“D’ora in poi potrà farlo” sorrise Re Henry,
consegnando la dispensa a Sir Richard. “Questo documento attesta che il Re d’Inghilterra
non considera Edward Plantagenet un pericolo per la corona e ordina la caduta
immediata di qualsiasi accusa. Edward, sei libero di vivere con la tua famiglia
e… beh, lascia che ti dica che sei fortunato, perché avrai vicino delle persone
che ti amano e che si prenderanno cura di te. In fondo, almeno in questo, sei
stato molto più fortunato di me…”
Re Henry pensava infatti che sua madre lo
aveva allevato nell’odio e nell’ambizione, arrivando perfino ad uccidere pur di
farlo Re, e adesso sua moglie Elizabeth stava facendo la stessa cosa per
assicurare la corona al loro figlio maggiore Arthur. La sua non era una
famiglia serena e piena di amore come invece era quella di Edward…
Sir Richard e Maggie si profusero in ringraziamenti,
la giovane donna aveva le lacrime agli occhi; Edward porse i suoi omaggi al Re
con una dignità da discendente dei
Plantagenet che ancora una volta fece sorridere Re Henry che, alla fine dei
saluti di rito, radunò la sua scorta e montò a cavallo per far ritorno a Londra,
soddisfatto. Era convinto di aver agito nel modo migliore e che, così, non ci
sarebbero state altre rivendicazioni da parte dei sostenitori degli York, a
meno che non venisse fuori qualche altro presunto Richard… ma di quello si sarebbe occupato se e quando fosse
avvenuto. Ora poteva dedicarsi completamente al governo dell’Inghilterra e al
prossimo fidanzamento tra Arthur e Caterina d’Aragona.
Nella tenuta dei Pole si fece grande festa,
un vero e proprio banchetto per celebrare la liberazione di Edward che,
finalmente, poteva vivere con la sua famiglia alla luce del sole, senza più
doversi nascondere. Era ormai la fine di febbraio e il clima stava migliorando,
presto Edward e Erik avrebbero potuto godere della loro casetta e del giardino
e riprendere a fare le loro passeggiate nei prati e nei boschi senza più temere
brutte sorprese. Sir Richard promise a Edward che, all’inizio della primavera,
gli avrebbe finalmente regalato il cucciolo che desiderava da tanto tempo (e
che era l’unica cosa che ancora mancava alla felicità totale e completa di
Teddy!). Trascorsero insieme tutta la serata in un clima di gioia e
spensieratezza che da troppo tempo, ormai, non conoscevano più.
Maggie rivelò finalmente una notizia che lei
e il marito avevano voluto tenere segreta in tutto quel periodo, perché non
preoccupasse Edward e non influisse sulle decisioni del Re (e soprattutto sull’umore
di Elizabeth, che ormai sembrava essere diventata la nemica numero uno della
cugina!): aspettava un bambino che sarebbe nato alla fine del mese.
“E come lo chiamerai?” domandò subito Edward,
con aria inquisitoria.
“Beh, noi… pensavamo di chiamarlo Arthur,
ecco” rispose Maggie. “In fondo adesso dobbiamo molto al Re, ti ha ridonato la
libertà, ti ha restituito a noi!”
“Ah, sì, certo” commentò il ragazzo, non del
tutto convinto. “Me lo aspettavo…”
Meno male che Re Henry non aveva assistito a
quella scena, forse avrebbe potuto ripensare alla firma sulla dispensa!
Dopo la bellissima serata (a parte il piccolo
screzio riguardante il nome del prossimo figlio di Sir Richard e Maggie!), Erik
e Edward tornarono alla loro casetta e si ritirarono in camera da letto. Erik
era così felice che pensava di sognare e non riusciva ancora a credere che
fosse tutto vero, che lui e Edward sarebbero stati per sempre insieme, che
nessuno gli avrebbe più fatto del male né glielo avrebbe portato via. Lo
strinse forte a sé, nel letto, per convincersi che era tutto reale, che il suo
Teddy, la sua luce, il suo piccolo sole, era con lui e non si sarebbero
separati mai più.
“Sei stato bravissimo, Teddy” gli disse, con
dolcezza, accarezzandogli il viso e i capelli. “Sapevo che mi avresti reso
fiero, ma tu sei stato ancora più forte e coraggioso di quanto mi aspettassi.”
“È stato facile, in realtà” minimizzò il
ragazzo, abbracciando felice il suo uomo. “Ho pensato per tutto il tempo che
dovevo fare il bravo ed essere forte perché era l’unico modo per poter stare
con te per sempre. Capivo che, se il Re avesse avuto dei sospetti, non solo io
ma anche tu avresti rischiato la vita e io… io non potevo permetterlo!”
“Ora
staremo davvero insieme per sempre, Teddy” mormorò Erik, avvolgendo nelle sue
braccia protettive il suo ragazzino e baciandolo a lungo e dolcemente. Voleva
fargli sentire che lui era lì e che non lo avrebbe mai lasciato solo, gli baciò
le guance, le palpebre, i capelli, gli angoli della bocca. Sentì le labbra del
ragazzo schiudersi dolcemente come un fiore per accogliere i suoi baci e si
perse in quella tenerissima intimità. Lentamente e naturalmente i loro corpi si
allacciarono insieme con una tale spontaneità che sembravano creati proprio per
quello. Tutto fu tenero, unico e meraviglioso fino a diventare perfetto, a
scacciare ogni paura e angoscia lasciando solo la luce dell’amore che li
avvolgeva come un manto protettivo.
Erik era venuto da
lontano, ma ora aveva trovato la sua vera casa. Teddy aveva trascorso lunghi anni
in prigione che lo avevano devastato, ma ora era libero e poteva vivere una
nuova vita piena di gioia e di amore. Il destino li aveva scelti per donare
loro questo amore speciale: erano nati per stare
insieme, erano al mondo per rendersi felici, e nessuna paura e nessun dolore li
avrebbe mai più sfiorati.
FINE