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Autore: LadyKant    04/10/2021    5 recensioni
A volte quando stai cadendo nel buio hai bisogno di una voce che ti indichi la strada. A volte però la voce è quella sbagliata.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Drago, Gaius, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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L’unica cosa che lo teneva ancorato alla realtà era la sua corona; il peso e il freddo che sentiva sulla testa erano ciò a cui si aggrappava per non perdere il filo del discorso che stava avvenendo attorno a lui.
La situazione ai confini nord di Camelot era sempre stata delicata, si trattava di una zona isolata, il terreno arido impediva di far sorgere insediamenti e l’area era diventata facile meta di banditi e fuggitivi; spesso gli ultimi villaggi prima di quella terra abbandonata subivano saccheggi e proprio a causa di questo i rappresentati di questi erano stati chiamati dal Re per trovare una soluzione.
Era un problema serio da risolvere, ma i suoi pensieri scappavano sempre verso quel letto dal quale il suo servitore non si muoveva da due settimane.

Le immagini di quel giorno gli scorrevano davanti senza sosta, in lui nascevano sempre più domande e la mente si perdeva in un altalenarsi di rabbia, gratitudine, paura e ansia, lasciandolo incapace di muoversi.
Si sentiva prigioniero di sé stesso, immobile, proprio come lo era Merlin.
 
Ma non era il momento per pensarci, strinse con forza il bordo del tavolo aggrappandosi alla solida consistenza del legno, il pollice che si muoveva avanti e indietro avvertendo la ruvidità del materiale lo teneva focalizzato sulla discussione che stava avvenendo, ora doveva rimanere concentrato. Per le ore seguenti si fece violenza per escludere ogni altro pensiero, i delegati dei paesi se ne andarono con l’accordo di avere un distaccamento fisso di una pattuglia di Camelot nei pressi dei confini in modo che potessero proteggere i villaggi. Appena le porte della sala del trono vennero chiuse, si concesse un minuto abbandonandosi sul trono, lasciò cadere il capo all’indietro e chiuse gli occhi. Solo un istante pensava, solo un momento.
 
Un timido bussare lo riportò alla realtà, esalò un sospiro stanco ed aprì gli occhi rimettendosi in posizione composta. All’invitò ad entrare risposte un servitore che si fece avanti con un profondo inchino.
 
“Perdonate il disturbo Maestà, il medico di corte ha chiesto di poter parlare con Voi appena possibile”
 
“Grazie, puoi andare, andrò da lui personalmente “
 
Aspettò di vederlo uscire prima di scattare in piedi nervosamente e dirigersi verso le stanze del cerusico.
Si impedì di pensare al motivo per cui voleva vederlo mentre andava sempre più veloce.
Aprì la porta senza nemmeno bussare, non si era reso conto della fretta con cui era entrato, se non quando vide il medico sussultare, prima di inchinare brevemente la testa verso di lui.
 
“Cosa è successo? Si tratta di Merlin? “
 
“Sì Sire, ma non riguarda il suo stato attuale, quello purtroppo rimane invariato”
 
Arthur vide la desolazione sul volto dell’anziano cerusico, sembrava invecchiato nelle ultime settimane, si stava dedicando a cercare una soluzione consultando ogni libro su cui riusciva a mettere le mani ed era sicuro che avesse provato a fare ricorso anche a quelle arti che in gioventù aveva dovuto abbandonare.
Se per lui Merlin era importante, per quell’uomo era il figlio che non aveva mai avuto e l’impotenza di fronte a quella situazione lo stava visibilmente segnando.
 
“Ho bisogno che mi raccontiate nei dettagli quello che è successo, ho trovato qualcosa durante le mie ricerche, ma per esserne certo devo avere più dettagli possibili.”
 
“Gaius ti ho già detto come è andata, cosa vuoi che ti dica di più!”
 
“Maestà per favore...”
 
A cosa poteva servire parlarne ancora, non era già abbastanza frustrante tutta quella situazione? Guardò Gaius negli occhi e vide riflesso il suo stesso stato d’animo, lo stesso sconforto. Annuì e si avvicinò al tavolo sedendosi pesantemente sulla sedia, mise i gomiti sul tavolo e nascose il viso tra le mani. Si tolse la corona con un gesto di stizza e l’appoggiò sul tavolo, in quel momento non era un Re, non era un capo, ora era solo Arthur, solo un uomo.
 
“Cosa vuoi sapere? “
 
“Quello che è accaduto alla fine Sire, Vi chiedo di essere il più specifico possibile per favore”
 
Era difficile parlarne, quella giornata aveva stravolto la sua vita in un modo con cui ancora non era venuto a patti, era dilaniato da sentimenti contrastanti a cui cercava di non cedere del tutto perché la priorità era svegliare Merlin, il resto per un po’ poteva ancora aspettare.
 
“Non so cosa dirti Gaius, da quando siamo finiti in acqua è tutto confuso”
 
“Ripartiamo da lì allora, prima che finiste in acqua”
 
Arthur fece un profondo respiro prima di iniziare a parlare.
 
“Eravamo nei tunnel di quella miniera abbandonata che avevamo individuato con te, stavamo seguendo una delle galleria quando Merlin mi ha gettato a terra mentre stavamo camminando, aveva visto arrivare un…un…incantesimo…“
 
Si fermò un momento, non era ancora venuto a patti con quell’aspetto, si rese conto di avere la mascella talmente contratta da fare male e di aver smesso di respirare solo quando la mano del cerusico si appoggiò delicata sul pugno che stava stringendo.
 
“E’ stato colpito ad una gamba e ha urlato. Gaius, quell’urlo è stato…”
 
I pugni si strinsero ancora di più, così come la stretta del cerusico che però non parlava, osservava e aspettava in silenzio.
 
“Ho cercato di alzarmi ma quell’idiota continuava a volermi tenere a terra, mi spingeva giù cercando di coprirmi con il suo corpo mentre intorno a noi piovevano questi dardi che sembravano brillare... poi ha urlato ancora, ma non era dolore, o meglio non solo, credo abbia detto qualcosa ma non ho capito, poi quelle cose hanno smesso di cadere e l’ho sentito lasciarsi andare, sembrava un burattino a cui avevano tagliato i fili. Non sapevo cosa fare, l’ho scosso ma non succedeva nulla, solo dopo qualche istante l’ho sentito gemere e l’ho spostato da me sdraiandolo a terra sulla schiena. Non credo avesse capito che era finita, continuava a stringermi come se ne dipendesse della sua vita, sembrava confuso, penso fosse stordito dal dolore. Mio dio Gaius, avresti dovuto vedere come era ridotta la sua gamba, non avevo mai visto nulla del genere “
 
A quel punto Arthur non poté impedirsi di abbassare la testa, sopraffatto da quello che stava provando, il senso di colpa era un peso sul petto che lo soffocava, l’ansia un gelo che lo paralizzava, la vergona verso sé stesso gli bruciava sotto pelle e la rabbia verso quel ragazzo che non aveva pensato nemmeno un secondo prima di rischiare la vita per lui si alternava a quella verso sé stesso per non essere stato in grado di fare di più.
 
“Ricordo quel boato incredibile, non ho capito cosa fosse finchè non ho visto quel muro d’acqua e rocce venire verso di noi, ho pensato solo che saremmo morti e ho guardato Merlin. Lui…Lui stava guardando l’acqua, poi ha voltato la testa verso di me e...”
 
Di colpo scattò in piedi, quello era il momento in cui era cambiato tutto.

Gaius lo guardò camminare nervosamente avanti e indietro per la piccola stanza, sapeva che prima o poi avrebbero dovuto parlare di quello. Appena li avevano trovati Artù aveva raccontato a lui quella parte in pochissime parole, come se fosse stato vissuto da qualcun altro, ricordò di aver provato a parlare ma il Re lo aveva fatto tacere puntandogli un dito contro e ordinandogli di pensare solo a curare Merlin.
Non se l’era presa, per una persona abituata a diffidare dalla magia, quello che doveva aver vissuto doveva essere stato sconvolgente. Ma ora doveva sapere.
 
“Maestà mi rendo conto che quello che avete scoperto vi abbia sconvolto ma…”
 
“Sconvolto? Sconvolto Gaius? Lui ha…Lui è…dannazione mi ha mentito per anni! Tu mi hai mentito per anni! Non so neanche chi sia la persona in quella stanza!”
 
Gaius rimase impassibile di fronte alle urla del Re.
 
“Sapete chi è Merlin. Chi è per voi. Quello che avete visto non cambia la persona che è, lui è lo stesso, i suoi sentimenti lo sono, la sua anima lo è”
 
“E’ un maledetto stregone! Come diamine fai a dire che non cambia nulla!”
 
“Non cambia e lo sapete anche Voi”
 
“E’ un bugiardo!”
 
“Vi ha mentito è vero, come vi ho mentito io. Ci sono cose che vi sono state taciute per proteggere Voi, il vostro destino e Merlin stesso. Lui odiava avere segreti con Voi, mentirvi era qualcosa che non sopportava, molte volte avrebbe voluto dirvelo, anche contro il mio consiglio e nonostante il mio affetto per Voi non mi pento di avergli consigliato di tacere, non eravate pronto. Quel ragazzo ha messo da parte la sua vita per Voi e l’ha fatto senza pensarci e con il cuore in mano perché tiene a voi più di quanto non si possa credere, specie per uno nella sua posizione. Non dirò a voi cosa fare, non vi dirò di non essere in collera e non parlerò a nome suo. Vi chiedo solo di dirmi cosa ricordate altrimenti tutto questo non ha senso, andate in quella stanza e ponete fine a tutto”
 
Artù lo guardò stringendo i pugni, tutte le emozioni che gli si agitavano dentro non sapeva gestirle, non sapeva riconoscerle, sentiva solo un enorme buco in mezzo al petto e una rabbia che gli scorreva come lava nelle vene. Si girò e colpì il muro con un pugno, il dolore gli percorse il corpo come una scossa e su quello si concentrò. Sarebbe venuto il momento per le spiegazioni, per le urla e per tutto quello che ne sarebbe derivato, ma non era quello il momento. Non voleva che Merlin morisse, mai l’avrebbe mai voluto, doveva svegliarsi e poi niente gli avrebbe impedito di tirargli un pugno, metterlo alla gogna e nelle prigioni finché non si fosse sentito soddisfatto, poi gli avrebbe concesso di parlare.
 
“Pensavo non capisse cosa stesse accadendo, poi però ha guardato quello che stava arrivando e poi me con uno sguardo disperato. Mentre l’acqua ci stava per colpire mi sono abbassato su di lui per proteggerlo e l'ho sentito dire delle parole e i suoi occhi…i suoi occhi…sono diventati dorati. L’acqua che avrebbe dovuto colpirci non l'ha fatto, eravamo avvolti in una luce calda che ci proteggeva, la stessa che vedevo brillare nei suoi occhi “
 
Gaius si avvicinò al Re e gli prese la mano tra le sue, voleva bene a quel ragazzo, lo aveva visto crescere ricercando l’approvazione di un padre che metteva la sicurezza del regno prima di tutto, nascondendo insicurezze e paure dietro ferocia e crudeltà. Aveva visto quel ragazzo trincerarsi dietro un muro di arroganza e freddezza per rispecchiare le aspettative di un uomo che pur amandolo, non era mai stato in grado di dimostrarlo nel modo in cui un figlio ne ha bisogno. Aveva visto quel muro iniziare ad incrinarsi dopo che Merlin era entrato al suo servizio e l’aveva visto crollare negli anni seguenti. Erano davvero due lati di una stessa medaglia, due persone che insieme riuscivano a scacciare le ombre e rendersi una versione migliore.
Non mollando la presa sulla mano lo tirò verso il tavolo dove iniziò a pulire l’escoriazione che si era procurato.
 
“ Cosa è accaduto poi?”
 
Arthur ricordò di aver fissato quegli occhi dorati senza che il suo cervello recepisse la situazione, rifiutando la chiara realtà che si trovava davanti. Merlin non aveva mai staccato lo sguardo da lui e poteva vedere chiaramente il terrore che provava.
Si era allontanato da lui come se scottasse, sguainando la spada e puntandogliela al petto, guardando quel volto così conosciuto ma che mai gli era sembrato così estraneo, continuando a ripetersi che non era possibile.
Si guardò intorno, il nero dell’acqua scorreva con una violenza inaudita, la luce intorno a loro li illuminava dolcemente.
Merlin continuava a fissarlo con uno sguardo disperato.
 
Non sapeva dire quanto rimasero in quella posizione, cercando negli occhi dell’altro risposte a domande non formulate, la spada tremava leggermente appoggiata al collo di Merlin.
 
Si riscosse quando sentì delle gocce d’acqua sul viso, alzò la testa e vide che la luce che li proteggeva tremava, spostò lo sguardo su Merlin e vide che tremava nello stesso modo, la fronte aggrottata per lo sforzo e per il dolore. Negli occhi un dolore ancora maggiore.
 
Non sapeva cosa fare, non gli era mai successo di dover puntare la sua arma contro una persona a cui teneva, men che meno contro l’unica persona a cui aveva aperto il suo cuore, l’unica che non si sarebbe mai aspettato potesse tradirlo.
 
Dagli occhi di Merlin continuavano a scendere lacrime silenziose, perso nei suoi pensieri non si era nemmeno reso conto che avesse iniziato. Lo vide cedere per un secondo, lo stesso in cui un po’ d’acqua entrò e li bagnò entrambi, facendogli riaprire gli occhi, guardarsi intorno e tornare a fissarlo. Non riusciva a parlare, non riusciva a muoversi, non riusciva a capire quale emozione fosse più forte in quel momento, non riusciva a staccare gli occhi da quelli di Merlin.
 
Quando altra acqua entrò, vide gli occhi di Merlin stringersi come se stesse facendo uno sforzo enorme.
Lo senti sussurrare un flebile “mi dispiace” prima di mormorare qualche parola a lui incomprensibile.
In un istante la luce smise di proteggerlo e venne portato via dalla corrente senza opporre resistenza, senza staccare gli occhi dai sui.
 
Artù rimasto pietrificato. Tremava più forte, gli occhi sgranati, incapace di pensare.
La luce lo stava proteggendo ancora nonostante fosse solo.
Solo.
Si guardò lentamente intorno. Tutto tremava in lui, le sue mani, il suo cuore, la sua anima.
L’acqua scorreva impetuosa tutt’intorno a lui, ne sentiva il frastuono e ne vedeva la potenza tramite quella poca luce che arrivava dalla luce che lo avvolgeva.
Era solo.
Sentiva il costante rombo dell’acqua, bloccato nel posto sicuro che Merlin aveva creato e lasciato per lui, non ci vide più ed iniziò ad urlare fino a che la gola gli fece male.
Era costretto in quel punto, un passo in avanti e sarebbe stato travolto da quel mare nero che vedeva scorrere impazzito.
Urlò ancora.
Lasciò la spada e crollò sulle ginocchia, il peso dell’impotenza lo schiacciava.
Ancora una volta si trovò a non sapere quanto tempo fosse passato, si sforzò di distaccarsi dalle sue emozioni e trovare una soluzione ma fu impossibile. Non sapeva come uscire da lì e più il tempo passava più le domande diventavano assillanti. Il chiedersi perché gli avesse mentito per tutto quel tempo diventò quasi secondario di fronte al dolore che gli causava il sapere che non era stato meritevole della fiducia di Merlin. Non gli avrebbe mai fatto del male, non l’avrebbe allontanato, loro erano qualcosa che non poteva essere descritto, una parola ancora non coniata, un legame che andava oltre ogni cosa conosciuta. Ed era normale, chiaro, ovvio. Come poteva non esserlo? Lui ne era certo, lo sapeva da sempre e nel profondo, sentiva quella certezza quasi fosse qualcosa di concreto che poteva toccare.
Non aveva mai dubitato che per Merlin fosse lo stesso, ovvio come lo era per lui. Ma si era sbagliato. Era strana la sensazione che dava questa scoperta, sembrava di essere feriti da una lama sottile che non si ferma mai, sapere che le certezze che per lui erano le fondamenta della sua vita non erano le stesse per Merlin lo facevano rimanere senza fiato.
Dava per scontato che la fiducia e la presenza l’uno per l’altro fosse eterna e immutabile, che nulla avrebbe mai potuto dividere le loro strade. Loro due, nonostante tutti, nonostante tutto.
Solo in quel momento realizzò quanto fosse infantile come pensiero, niente è immutabile, niente è scontato. Pensare che una persona ci starà accanto per sempre qualsiasi cosa noi facciamo è molto egoista e quando si chiese cosa avesse fatto per guadagnarsi il diritto di avere questo pensiero non trovò una risposta.
Cosa aveva dato lui a Merlin? Non lo sapeva, non trovava una risposta.
Perché si era sacrificato per lui, perché non mollava mai il suo fianco, perché lo considerava degno di tutto questo, perché non se ne andava come tutti, perché non capiva che dentro di lui non c’era la luce che diceva di vedere, perché non capiva che per quanto si sforzasse niente lo toccava nella maniera corretta, perché non lo lasciava solo come si meritava, perché non sapeva cosa provava ma l’idea di perderlo era così insopportabile.
Perché ancora lo stava proteggendo.
La sua mente divisa tra testa e cuore, bugie e amore, luce e buio.
Non poteva rimanere ancora lì, sarebbe impazzito, doveva trovarlo e ogni cosa sarebbe stata rimandata una volta tornati a casa, perché sarebbero tornati insieme.
Si stupì di questo suo pensiero dopo quelli precedenti.
Forse una volta passata la rabbia avrebbe provato a capire.
Per il momento si aggrappò all’idea che la luce che lo avvolgeva fosse legata a Merlin e il vederla significava che era vivo. Non sapeva se le cose fossero così ma era l’unica idea che trovava accettabile. Continuò a ripeterselo come un mantra per tutto il tempo in cui rimase imprigionato in quel punto.
Sfiorò la luce e la sentì calda e vibrante, ma per quanto facesse non riusciva ad oltrepassarla, aveva pensato di colpirla con Excalibur, ma se avesse funzionato si sarebbe trovato sommerso dall’acqua e non sapeva se quel gesto avrebbe ferito Merlin.
 
“Non ne potevo più Gaius, non so quanto tempo fosse passato, forse ore, avvolto in quella luce calda ma sommerso dall’acqua e dal frastuono. Ad un certo punto l’acqua si è calmata ed il livello è sceso velocemente, mi sono alzato, ho estratto la spada e mi sono guardato intorno ma non c’era niente, poi ho avvertito una presenza alle mie spalle, di colpo non avevo più forze e sono crollato a terra, ma prima che mi fosse impossibile tenere gli occhi aperti ha detto qualcosa del tipo “Eccola qui la sua ancora”, poi più niente, credo di essere svenuto"
 
“L’altra volta non avevate detto che avesse parlato”
 
Artù vide Gaius aggrottare la fronte e ripetere la parola “ancora” tra sé e sé, come se stesse cercando di ricordare qualcosa.
 
“L’ho ricordato ora, è importante?”
 
“Non ne sono sicuro, continuate per favore”
 
“Quando ho aperto gli occhi l’ho fatto a fatica, mi sentivo prosciugato da ogni forza, non riuscivo a tenere gli occhi aperti e vedere chiaramente. Ci ho messo un po’ a tornare vigile, sentivo delle voci ma erano lontane e a tratti delle esplosioni che mi facevano chiudere gli occhi, la luce era troppo intensa. Poi c’è stato silenzio. Sono riuscito a mettermi seduto e mi sono guardato intorno. Ho visto Merlin. Era seduto con le spalle alla parete di roccia, la gamba ferita era stesa a terra, il viso era per metà coperto di sangue e guardava fisso davanti a sé.
C’era un uomo.
Si stava avvicinando a lui lentamente, gli stava parlando ma non so cosa gli dicesse, erano troppo lontani. L’ho visto indicare verso di me e quando Merlin mi ha visto ha sgranato gli occhi terrorizzato e ha provato ad alzarsi ma non ce l’ha fatta, io ho provato a fare lo stesso ma non ci sono riuscito, non ne avevo le forze. Ho chiamato Merlin ma lui stava guardando davanti a sé, aveva alzato le braccia e una luce accecante era nata dalle sue mani e si stava scontrando contro una luce uguale nata dalle mani di quell’uomo.
Era potenza pura Gaius, nonostante fossi distante, la forza e il calore di quell’energia si avvertivano.
Sembravano alla pari ma ad un certo punto l’uomo mi ha guardato con un ghigno che sembrava divertito, poi la sua luce si è affievolita e lui si è dissolto mentre l’energia di Merlin lo avvolgeva prima di svanire a sua volta. Quando ho guardato verso Merlin lui non si muoveva e aveva già chiuso gli occhi"
 
Gaius lo fissava con occhi sbarrati, la sua voce tremava mentre gli porgeva una domanda.
 
“Si è dissolto prima che Merlin lo colpisse? Siete sicuro?”
 
“Io…sì credo di sì. Ma che vuol dire?”

“Sire siete sicuro?”
 
Arthur si prese qualche secondo per rivedere la scena nella sua mente.
 
“Sì sono sicuro”
 
Gaius lo fissò con uno sguardo inorridito e guardò la porta della camera di Merlin come se vi stesse vedendo le fiamme degli inferi.
 
“Cosa succede Gaius?”
 
L’anziano non rispose, continuò a fissare la porta con gli occhi sbarrati e il fiato corto. Artù gli prese e le spalle e le strinse.

“Gaius. Parla. Che succede?”
 
L’uomo volse la testa e lo guardò negli occhi, sbattè le palpebre un paio di volte e sembrò riacquisire il controllo. Strinse la mano del re sulla sua spalla e lo guardò con un dolore negli occhi che straziava l’anima.
 
“Ho bisogno di parlare con qualcuno, devo trovare un modo per contattarlo, non so neanche si possa fare, solo Merlin era in grado di farlo”
 
Si stava alzando ma il Re lo tenne seduto.
 
“Chi devi contattare? Dimmi cosa sta succedendo”
 
Vide Gaius serrare le labbra ed evitare il suo sguardo. Strinse più forte la stretta sulle sue spalle e ripeté la domanda. Ancora silenzio.
 
“Gaius parla!”

“Sire vi prego, lasciatemi occupare di questo, poi vi racconterò ogni cosa”
 
“No! D’ora in poi mi dirai ogni cosa. Voglio sapere cosa succede e lo voglio sapere ora”
 
Il medico chiuse gli occhi e dopo qualche istante chinò il capo annuendo leggermente, Artù lasciò la presa e incrociò le braccia al petto. L’espressione di Gaius era talmente seria che il Re si chiedeva cosa potesse essere peggio di scoprire che la persona a cui più teneva gli aveva sempre mentito, di averlo visto combattere con un altro stregone, vincere e non aprire più gli occhi.
 
“Vi prego solo di ascoltare e poi di lasciarmi andare. Se quello che temo è vero non abbiamo molto tempo, Vi prego fatemi cercare un modo per parlare con chi devo, fatemi avere delle risposte per Voi così da poter salvare Merlin, poi potrete fare di me quello che volete”
 
Artù deglutì di fronte a questa premessa, i muscoli tesi e un rivolo di paura che gli corse lungo tutta la schiena. Fece un cenno di assenso col capo.
 
“Merlin non ha studiato la magia, è nato con essa, è parte di lui come per me e per Voi il sangue che ci scorre nelle vene. Lui è unico, si dice che sia destinato ad essere il più grande mago che abbia mai camminato e mai camminerà su questa terra, in lui c’è l’essenza stessa della magia.”
 
Gaius si fermò un secondo di fronte agli occhi sgranati del Re.
 
“So che sembra incredibile, ma dovete credermi, il suo nome e il Vostro sono stati scritti insieme nelle trame del destino. Siete destinati a costruire il più grande regno di pace che il mondo vedrà mai, siete descritti come due lati della stessa medaglia ed il fatto che siete qui ad ascoltare e Merlin sia steso nella sua stanza mi fa credere che questo sia l’inizio di quanto è stato annunciato.”
 
Artù ascoltava incredulo. Merlin il più grande mago di tutti i tempi? Merlin? Unire l’idea del suo imbranato servitore a quella che Gaius stava descrivendo sarebbe stata impossibile se non avesse visto Merlin in quelle miniere. Era davvero stato tanto cieco? Ma come poteva immaginarlo. Riconsiderando quello che era successo negli anni sono questa nuova luce poteva vedere che c’erano stati tanti segnali che non aveva colto, parole lasciate in sospeso, momenti persi.
 
“Chi ti ha detto tutto questo? La stessa persona a cui volevi rivolgerti?”
 
“Sì Sire”

“E chi sarebbe? Un altro stregone immagino”
 
“No Sire, non lo è. Ho bisogno di rivolgermi a qualcuno la cui conoscenza è millenaria, qualcuno che tiene a Merlin e che spero ci possa aiutare”
 
“Millenaria?”
 
“Sire sto parlando del grande drago”
 
  
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