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Autore: Florence    07/10/2021    1 recensioni
-Pluto, ci stai dicendo che se non riusciremo nella nostra missione la nostra esistenza futura potrebbe essere compromessa?-
-È molto complicato... quel che è certo è che la nostra realtà non esisterà più, perché nessuno può fermare la collisione con un'altra dimensione che avverrà alla prossima eclisse di luna.-
-E quindi... ? Stiamo per morire?-
-Non è così semplice, Neptune: continuamente le nostre coscienze passano tra una realtà e l'altra senza che noi ce ne accorgiamo nemmeno, questo avviene ogni volta che si incontrano dimensioni molto simili tra loro nel continuum spazio-tempo.-
-E quindi perché stavolta dovremmo preoccuparcene?-
-Perché stavolta stiamo per scontrarci con una dimensione del tutto differente dalla nostra... Dobbiamo "sistemare" gli eventi del passato di quella dimensione affinché non sia tutto perduto.-
-In sostanza, cosa dovremmo fare? Altre battaglie? Scontri epici?-
-No, niente di tutto ciò, Uranus: il vostro scopo è quello di fare innamorare Usagi Tsukino e Mamoru Chiba prima che avvenga l'eclissi di luna.-
-Parli dei nostri sovrani? E qual è il problema: quei due si amano da sempre!-
-Ne sei proprio sicura...?-
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Outer Senshi, Usagi/Bunny | Coppie: Endymion/Serenity, Mamoru/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie, Prima serie
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Capitolo 6
Fiocchi, Pollo Rabbioso & Luci sul passato


Usagi infilò il costume e pensò a cosa mettere nello zainetto per andare sulla spiaggia. Passando davanti allo specchio si voltò sovrappensiero e il riflesso che vide la fece inorridire. Quel brutto costume intero non sarebbe servito a niente e chiunque avrebbe notato al primo sguardo la sua cicatrice rossa e avrebbe iniziato a tempestarla di domande! Usagi infilò al volo una maglia e corse a bussare alla stanza di Makoto e Ami.

-Mako-Chan, ti prego, ho bisogno di te!-, piagnucolò e la trascinò con sé nel bagno.

Si sfilò la maglia e indicò quale fosse il problema, Makoto si sentì morire, perché quello sarebbe stato un lavoro sicuramente lungo e complicato.

-Torno subito-, disse all’amica e corse a prendere delle cose nel suo zaino. Quando la raggiunse, abbassò il coperchio della seggetta del water e si sedette, facendola mettere davanti a sé.

-Adesso, concentrazione! Tu devi fare una sola cosa, Usa-chan: stare immobile- e si preparò a mettere in scena effetti speciali che non aveva idea di come creare.

 

-Mi vergogno, Mako!-, piagnucolò Usagi, dopo un po’ di tempo che erano chiuse in bagno. Gli altri le stavano ancora aspettando di sotto e Makoto stava cercando il modo per riparare ai danni che lei aveva combinato sul suo costume. Non solo in passato aveva messo dei fiocchi gialli per coprire i buchi delle tarme, ma, presa dallo sconforto, prima di partire aveva applicato anche un ingombrante fiocco azzurro all’altezza della ferita, in modo che mascherasse il più possibile la sua pelle, ma quel fiocco non voleva saperne di stare su.

-Sta’ ferma…-, Makoto fece passare l’ago attraverso il lato posteriore del fiocco, per fissarlo meglio al costume rosa, rischiando di pungere Usagi, se si fosse mossa ancora. Per fortuna, come sempre, anche quella volta aveva infilato in valigia il suo piccolo kit di ‘sopravvivenza’, costituito da ago, filo di vari colori, forbici, smacchiatore, penna all’ammoniaca contro le punture di insetti, cerotti e un paio di assorbenti, il tutto contenuto nella sua pochette verde smeraldo, che le aveva cucito sua nonna, tanti anni prima. Era stata lei ad avvicinare la scontrosa e piuttosto violenta nipote Makoto ai piaceri della cucina e delle attività domestiche, compreso il cucito, il ricamo e anche l’arte dell’ikebana. In quel momento, a Makoto mancavano del tulle rigido per far star su il fiocco azzurro sul costume o, in alternativa, una buona idea per aiutare l’amica.

-Non ci sta, non ci sta! Ahi!-, Usagi, prossima alle lacrime, aveva scosso la testa a destra e sinistra, disperata e, muovendosi, si era fatta pungere inavvertitamente.

-Usa-chan, basta adesso!-, Makoto aveva lasciato l’ago penzoloni al costume e aveva stretto Usagi in un abbraccio. Lei era l’unica che aveva assistito alla scena del suo ferimento, poiché era intrappolata al pari suo, poco distante da loro: sapeva che, nella posizione in cui si trovava il mostro, alle spalle di Sailor Moon, l’unico modo per batterlo sarebbe stato correre il reale rischio di ferire anche lei ed era rimasta colpita dall’incertezza di Tuxedo Kamen. L’aveva sempre considerato un potenziale nemico, che non avrebbe esitato a mettersi contro di loro come aveva fatto in passato nel tentativo di arraffare i cristalli dell'arcobaleno, eppure aveva visto chiaramente tremare la sua mano nel momento in cui aveva scagliato la rosa letale. Le si era stretto il cuore, vedendo la disperazione sul volto mascherato dell’uomo, mentre tentava di soccorrere Sailor Moon. 

-Prova uno dei miei costumi, forza-, Makoto colpì con una lieve sculacciata Usagi e la spedì dietro la doccia a cambiarsi. Forse, quel costume blu e viola che aveva comprato ai saldi, poteva essere adatto a coprire la spalla ferita e a farle tornare il buonumore.

-Oh, no!-, Usagi ricomparve tenendo le mani strette al seno, -Mi sta larghissimo!-, disse ancor più mortificata e Makoto si morse la lingua per non averci pensato prima.

-Allora vediamo di sistemare per bene il tuo: vedrai che bel lavoro ne uscirà!-, tentò di sollevarla e recuperò l’ago appeso al fiocco azzurro. Ce la mise tutta, fece e disfece tre volte il fiocco, lo tirò, creò una piccola impalcatura di filo e alla fine il risultato fu soddisfacente.

-Sembrerò un uovo di Pasqua-, commentò Usagi, imbarazzata, ripensando al bikini di Minako, così sobrio nella forma, eppur estremamente sexy: conciata in quel modo non sarebbe mai riuscita a fare colpo su Motoki, accidenti!

Makoto le sorrise: -Dai, che ti sta benissimo! Nessuno penserà una cosa come quella che hai detto, non ti demoralizzare e vedrai che ti divertirai da pazzi su quella spiaggia paradisiaca che abbiamo intravisto prima!-

Usagi ci pensò su un istante, dopo strinse la destra a pugno e, recuperando il suo piglio battagliero, si convinse che il modello del suo costume non doveva essere un problema: -Giusto! Andiamo!-, disse con enfasi, indossando i pantaloncini e una maglietta.

 

-Era ora!-, sbuffò Rei, vedendole finalmente arrivare. Tutti, chi più, chi meno, avevano in mano oggetti per il mare: un materassino gonfiabile, dei teli, degli ombrelloni, varie stuoie, un pallone, perfino secchiello e paletta. La villa di Yuichiro, evidentemente, svelava nuovi ottimi segreti per ogni evenienza.


--- 


-Testolina Buffa, come sei carina! Sembri proprio un uovo di Pasqua!-, esclamò Mamoru, schernendola, non appena Usagi si fu tolta maglietta e pantaloncini.

Un familiare bollore risalì dal petto di Usagi fino alle sue orecchie, rendendola paonazza per l’irritazione.

-E tu sembri un fantasma, invece! Sei bianco come un cencio: esci di casa, qualche volta, invece di fare il topo di biblioteca anche durante l’estate!-, si difese Usagi, guardando di sottecchi Makoto, che iniziò ad elaborare una succulenta vendetta fisica da attuare sul ragazzo che aveva appena mandato all’aria le rassicurazioni che aveva fatto all’amica. Avrebbe potuto attirarlo con una qualsiasi scusa fino al piccolo molo non distante da dove avevano piantato gli ombrelloni e dopo spingerlo in acqua vestito, oppure sostituire la sua crema solare con olio da frittura e dopo non perdere occasione per assestargli amichevoli pacche sulle spalle bruciacchiate, o magari poteva semplicemente buttare in mare i suoi vestiti. Intanto Usagi aveva preso ad inseguire Mamoru per fargliela pagare.

-Hai una faccia… chi vuoi uccidere oggi pomeriggio?-, domandò Ami a Makoto, ripiegando con cura il suo prendisole giallino e riponendolo nella sua borsa di paglia.

-Soltanto un baka che ha appena mandato a monte il mio lavoro degli ultimi quaranta minuti…-, rispose Makoto, incrociando le braccia al petto.

-Mettiti la crema solare…-, le consigliò Ami, iniziando a spalmarsela sulle spalle e sul viso.

-Hai ragione… riacciuffa Usagi e dillo anche a lei, prima che si ustioni correndo dietro alla causa di tutti i suoi mali-, prese dal suo zaino un flacone e versò una cospicua quantità di latte solare sul palmo della mano.

-C’è chi pensa che, invece, Usa e Mamoru sarebbero perfetti insieme-, sussurrò Ami, evidentemente scettica.

-Chi?!-, Makoto si bloccò con la crema ancora non perfettamente spalmata sulle braccia e guardò l’amica con occhi sgranati.

-Beh… Minako, per esempio… ma anche Naru e… Motoki…-

-Motoki???-, se Usagi fosse venuta a sapere una cosa simile del ragazzo per cui aveva (ancora) una cotta, ne sarebbe morta. Fortunatamente, Makoto si era rassegnata alla storia tra Motoki e Reika e la sua infatuazione era stata sepolta sotto una coltre di cenere.

Ami si limitò ad annuire, senza aggiungere altro.

-Dobbiamo ancora contattare Artemis e informarci sulle condizioni di Luna-, riprese la ragazza più alta, ma subito la sua attenzione fu richiamata da una scena che…

-Sono matte!-, Ami si voltò nella direzione verso cui puntava il dito dell’amica e vide Rei e Minako che si stavano placidamente facendo aiutare a spalmare la crema solare da Hiro e Kenzo, proprio come stavano facendo Naru e Umino. Yuichiro, fortunatamente, non si era accorto di niente, perché era stato richiamato all’altro lato della spiaggia per parlare con dei tizi che evidentemente conosceva.

-E voi avete bisogno di aiuto?-, a parlare fu Motoki, apparso alle loro spalle, spaventandole. La sua voce suonò vagamente sarcastica e, senza attendere una risposta, si sedette su una stuoia stesa sulla sabbia, non accennando minimamente a fare quel che aveva proposto. Motoki era un cavaliere e sapeva quando doveva fare cosa e come farlo. 

-Avremmo bisogno di acciuffare Usagi e convincere lei a mettersi la crema, piuttosto-, borbottò Ami, preoccupata per l’amica.

-Naaa, lasciate che lo faccia il nostro amico Mamo!-, fece l’occhiolino alle due ragazze e si allungò disteso al sole, tenendosi sollevato sui gomiti. Per un attimo Makoto fu distratta dai suoi deltoidi e dai bicipiti che, in quella posizione, erano così... Scosse la testa, rossa in viso. Non doveva permettersi quei pensieri!

-Ma cosa dici! L’unica cosa che quel villano potrebbe spalmare su Usagi è benzina! È stato davvero molto maleducato! Usagi ci è rimasta male!-, si sedette anche lei, tenendo le ginocchia al petto e abbracciandole. Poco dopo sussultò per il tocco delicato delle mani di Ami, che le mettevano un altro po’ di protezione sulle scapole, sorridendole.

-Grazie…-, le disse e ricambiando il gesto, fu folgorata da un’idea assolutamente sconveniente, che purtroppo la tentò alla follia. Irresistibile…

-Mamoru! Vieni qua!-, chiamò a gran voce il ragazzo, che continuava a lasciarsi inseguire da un’Usagi infuriata, che brandiva la paletta rosa di plastica minacciosamente. Lui la udì e concluse la sua corsa davanti al loro ombrellone.

-Mamoru… te la sei già messa la crema?-, gli domandò angelicamente Makoto, sbattendo le palpebre. Appariva ridicola perfino a se stessa, ma voleva a tutti i costi perseguire la sua vendetta.

-Veramente… ancora no…-, rispose Mamoru, chinandosi a recuperare il suo flacone e iniziando a strusciare la crema sul torace e le braccia.

-Lascia che ti aiuti io…-, sussurrò Makoto al suo orecchio e lo prese per un braccio, costringendolo letteralmente a stendersi su una stuoia a pancia in giù.

Mamoru era rosso di imbarazzo, Ami lo uguagliava, Motoki assisteva curioso alla scena e Usagi… da lontano osservava, seduta a gambe incrociate al sole, sbattendo la paletta sulla sabbia bianca. Cosa le stesse passando per la testa, nessuno poteva saperlo.

-Ecco… rilassati…-, disse con voce suadente Makoto, mentre percorreva con le mani la schiena del ragazzo, versandovi molto più solare di quello che fosse necessario. Non era affatto da lei fare una cosa simile… toccare un ragazzo… ma in quel momento voleva a tutti i costi schierarsi con la sua amica Usagi e aveva deciso di spingersi fino a quel punto.  Fortunatamente Motoki aveva capito ogni cosa e, senza farsi notare, aveva riempito il secchiello con la sabbia asciutta.

-Ancora un attimo…-, disse Makoto, premendo con la mano sulla nuca di Mamoru, perché non fosse in grado di vedere cosa stava per accadergli e…

-Scherzetto!!!-, gridarono in contemporanea lei e Motoki, nell’istante in cui lui, a tradimento, rovesciò la sabbia sulle spalle appiccicosa dell’amico.

Mamoru vinse l’ostruzione di Makoto e si tirò su di scatto, lasciando che il mucchio di sabbia scivolasse su tutta la schiena unta di crema: aveva tutta la parte anteriore del corpo e metà viso segnato dal contatto con la stuoia, a righine sottili bianche e rosse e la schiena…

-Ah aah aah!!!!-, rise sguaiatamente Usagi raggiungendoli di corsa, -Sembri un pollo!!! Metà alla griglia e metà impanato!!! Mamoru è un pollo! Mamoru è un pollo!-, iniziò ad urlare, richiamando l’attenzione di tutti, compresi gli estranei là intorno, che non riuscirono a trattenere sorrisi divertiti.

-Vieni che ti friggo!-, Usagi riprese ad inseguirlo, mentre lui, furibondo, aveva preso la via del mare.

Quando lui riuscì a raggiungere l’acqua e a far sparire la sua ‘panatura croccante’, pensò di vendicarsi sulla prima persona che fosse a tiro e, con due falcate, tornò sul bagnasciuga, afferrò Usagi per la vita, se la caricò su una spalla come un sacco di patate e, noncurante delle sue urla disperate, la scaraventò in acqua, facendola bere. 

-Sciagurato!-, strillò Usagi, aggrappandosi al suo braccio per riemergere, tossicchiando, -Sei… sei… Mamoru sei soltanto un pollo rabbioso! Cosa c’entravo io?-, era completamente bagnata, i suoi codini ricadevano come funi appiccicandosi alle sue spalle e al petto, gli chignon erano calati e i fiocchetti del costume da ‘uovo di Pasqua’ si erano tutti ammosciati. Lo guardava furente con gli occhi lucidi e il viso rosso, sotto le gocce d’acqua salata.

 

Era adorabile…

 

Mamoru le sorrise, afferrandola per la vita prima che ricadesse da sola in acqua, inciampando nei suoi stessi piedi.

-Tu c’entri sempre…-, le disse e si godette il timido rossore che aumentò di colpo sulle sue guance.

-E adesso… GUERRA!-, esclamò, facendola cadere di nuovo in mare e spingendo sotto l'acqua la testa di Usagi, che si divincolò e riemerse, aggrappandosi alle sue spalle per affondarlo, in una specie di abbraccio.

In quel momento Mamoru si sentì vivo, come non accadeva da secoli. Pensò che non valeva la pena crucciarsi per tutti i suoi problemi, tanto sarebbero stati loro a richiamare la sua attenzione, anche senza cercarli. Constatò quanto fosse bello ridere: la sua ‘batteria di buonumore’ era più carica che mai e il sole splendeva alto in cielo.

Era vivo, era in vacanza e poteva finalmente ridere…

 

-Hai ragione, mi sa-, proferì seria Makoto all’indirizzo di Motoki, incuriosendo sia lui che Ami. Il ragazzo apparve confuso, ma non ebbe bisogno di domandare, che Makoto spiegò.

-Ami mi ha detto quello che pensi di Usagi e Mamoru: beh… penso che tu abbia ragione…-, disse semplicemente, sorridendo serena.

-Dai, che aspettiamo, corriamo anche noi a fare il bagno!-, propose subito dopo, con gli occhi accesi dall’entusiasmo e trascinò con sé i due amici, chiamando anche il resto del gruppo.

Sì, la vacanza stava procedendo alla grande!


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-Usagi… finirai con lo scottarti…-, Motoki, gentile e premuroso come sempre, richiamò all’ordine la sua amica. Unazuki era la sua sorella adorata, ma avere una peperina come Usagi per casa gli sarebbe davvero piaciuto.

-Oh, grazie, grazie, GRAZIE!-, esclamò con trasporto la ragazza, arrotolando quel che rimaneva dei suoi codini in una strana palla in cima alla testa e avvicinandosi a lui, che sbiancò: -Grazie per essere così gentile e carino, grazie! Ecco: spalmami pure!-, concluse Usagi, mettendogli in mano la sua crema solare e sedendosi davanti a lui, dandogli la schiena.

-Ecco… io…-, si era cacciato nei guai da solo, tanto valeva prendersi le proprie responsabilità, non sarebbe certamente morto per quello. In fondo Usagi era solo una ragazzina.

Casualmente, nel mentre che si avvicinava alle sue spalle già lievemente rosa, incrociò lo sguardo di Ami, sconvolta, quello di Makoto, sorpresa, di suo fratello Kenzo, gongolante, gli occhioni celesti di Minako, curiosa, Naru, imbarazzata, il volto di Umino, allarmato, Rei, disinteressata e lo sguardo Mamoru, glaciale.

-Forse è il caso che sia una tua amica a…-

Usagi si spinse indietro con le spalle e le mani di Motoki vennero a contatto con la sua pelle dove già era stata versata un’abbondante quantità di crema bianca: ormai non poteva più negarsi.

-Però, dopo, non cospargere anche me di sabbia, per favore-, mormorò Usagi, rossa in viso per una situazione che aveva cercato con tutta se stessa. Motoki si sentì morire per la gran cavolata che stava facendo: non voleva illuderla, ma perché Usagi non capiva che le voleva bene solo come a una sorellina? Sarebbe stato tutto più facile…

-Tranquilla, basta una panatura al giorno!-, le rispose, sforzandosi di apparire disinvolto.

Com’era piccina Usagi, sotto le sue mani! Spalle piccole e dritte, schiena liscia, vita stretta…

-Anche più su-, gli disse la ragazza, indicando che non aveva unto la base del collo e il culmine delle sue spalle. Motoki si sistemò in equilibrio sui talloni e obbedì, cercando di fare un buon lavoro, toccandola il meno possibile.

-Ehi, cos’hai fatto qua, Usa?-, domandò alla ragazza, notando come dal bordo del costume, proprio dietro a quel fiocchetto azzurro che si era tutto piegato, si vedesse una brutta cicatrice.

-Cosa…?-, Usagi si voltò appena verso di lui con gli occhi lucidi e sognanti, le labbra socchiuse, la voce strascicata.

-Qui… davanti… ti sei ferita?-, insistette Motoki e la sua interlocutrice, sbarrando gli occhi che di colpo divennero vitrei, si rizzò di scatto e, blaterando qualcosa del tipo ‘Niente! Niente, nulla di cui preoccuparsi!’, si allontanò da lui, andando a sedersi proprio in mezzo al piccolo cerchio delle sue amiche.

Motoki sollevò le sopracciglia, sorpreso, strusciò le mani unte tra di loro e riprese a guardare le piccole onde che si spezzavano sulla sabbia, creando una soffice schiuma bianca, evanescente.


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-Se n’è accorto…-, bisbigliò Usagi alle sue amiche, dopo diverso tempo che si era andata a sedere in mezzo a loro, quando erano rimaste sole, stando attenta a non farsi sentire da Naru, che sembrava essersi addormentata sotto l’ombrellone, -Motoki ha visto la mia cicatrice…-, sembrava veramente sconvolta da quella piccola, inutile cosa.

-Se non lo avessi costretto a metterti la crema, non se ne sarebbe accorto-, le fece notare poco gentilmente Rei, stendendosi a pancia in giù e sollevando le gambe, facendole oscillare.

-È per via del fiocco, vipera-, soffiò di rimando Usagi, cercando di tirare su le cocche, affinché tornassero a fare il loro lavoro.

-Hmm… mi sa che era inamidato, Usa… non ci starà più su da solo-, le venne in aiuto Makoto, cercando di sollevare il fiocco, senza successo.

-Se non vuoi che si veda, tieni addosso la maglietta-, le consigliò Ami, pratica.

-… Oppure sciogli i capelli e lasciali cadere davanti-, disse Minako, facendo svolazzare i suoi, colpendone una ciocca col dorso della mano.

- Hai ragione…-, rapidamente, non senza difficoltà, vista la mistura di acqua e sale, Usagi sciolse le sue code e sistemò la lunghissima chioma come le aveva indicato l’amica; -Mi vergogno un po’…-, confessò alle altre ragazze, -Non credo di aver mai tenuto i capelli così, tranne che di notte-, spiegò.

-Lo so, ma sono così belli che è un peccato, sai?-, come già aveva fatto tanto tempo prima, Minako passò le sue mani attraverso la chioma dell’amica; -I miei capelli sono biondi, mentre i tuoi sono fili d’oro-, le disse, facendola sorridere.



 

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Il sole era ancora alto in cielo e quella prima giornata di vacanza era semplicemente perfetta. I maschi avevano iniziato a giocare con un pallone tra la battigia e il mare, schiamazzando e schizzando l’acqua tutto intorno. Perfino Mamoru, il blocco di sale Mamoru si stava divertendo con loro, a discapito del povero Umino, che non ci vedeva nulla con gli occhiali perennemente bagnati di acqua salata.

 -Ci… ci sono due Minako? Ci vedo doppio?-, domandò, prima che una pallonata lo facesse urlare per lo spavento, colpendolo su un fianco.

-Già… hai ragione… Aaargh!-, gli rispose Yuichiro, finendo travolto da Kenzo, che, per parare un quasi goal di suo fratello, si era tuffato di lato, atterrando sul malcapitato.

-Cosa cosa cosa?-, tenendo in ostaggio la palla, Hiro si concentrò sul loro gruppo di amiche, interessato.

Anche Motoki e Mamoru si voltarono: -Ma quella è Usagi, non la vedete? Si è solo sciolta i capelli-, spiegò loro Motoki, riacciuffando il pallone e sentendo il filamento di tungsteno della sua lampadina mentale farsi incandescente.

-Così non potrai più chiamarla ‘Testolina Buffa’, Chiba!-, disse all’amico, lanciandogli il pallone. In risposta ebbe un altro assaggio dello sguardo di ghiaccio che aveva già sperimentato poco prima: -Troverò un altro soprannome, stai tranquillo-, gli disse l’amico, alzandosi il pallone e calciando verso la porta immaginaria coperta da Yuichiro, che non riuscì a pararlo.

“Un altro soprannome…Potrebbe essere… Dunque… Vediamo…”

-Sembra un angelo-, commentò Umino, estasiato, dopo aver trovato il modo di ripulirsi gli occhiali.

-Zitto, tu, che hai già la fidanzata!-, lo rimproverò il cugino, afferrandolo per il collo e strofinando le nocche della mano sulla sua testa. Finirono in acqua ridendo, seguiti a ruota da tutti gli altri.

“Diabolico Angioletto, ecco il soprannome adatto a te, biondina!”, pensò finalmente Mamoru e si tolse la soddisfazione di far bere l’acqua a Motoki, immobilizzandolo per le spalle e vendicandosi per lo scherzo che gli aveva fatto e per quello che gli aveva detto in treno e che ancora frullava tra i suoi pensieri.



 

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Naru si svegliò, sbadigliando accaldata e stringendo gli occhi feriti da tutta quella luce. Ci mise un momento per mettere a fuoco dove si trovasse, poi si sollevò. Le sue amiche erano vicine a lei, e parlottavano sottovoce; in lontananza udiva le voci dei ragazzi, che stavano giocando in acqua.

-Ehi, finalmente ti sei svegliata!-, le disse Usagi, gattonando verso di lei con i capelli che le ricadevano sulle spalle e sul petto.

-Che bella che sei… finalmente ti sei decisa a seguire il mio consiglio-, la voce di Naru era un po’ impastata dal sonno; -Avete un po’ d’acqua, per favore?-, domandò alle altre, che si strinsero nelle spalle, riflettendo sul fatto che, a casa, non solo non avevano niente da bere, ma, sicuramente, neanche nulla con cui cenare.

-Andare al ristorante si esclude-, decretò Rei, facendo notare quanto dovessero essere costosi i locali in un'isola come quella.

-Domandiamo a Yuichiro dove possiamo trovare un negozio di alimentari e andiamo a fare la spesa-, propose Makoto, già su di giri per la voglia di cucinare qualcuno dei suoi manicaretti a tutti.

Raggiunsero i ragazzi e, in breve tempo, si misero d’accordo sull’organizzazione della serata.

 

Pochi minuti dopo, seppur controvoglia, le ragazze si rivestirono, recuperarono le loro cose e si incamminarono a gruppi nelle direzioni indicate da Yuichiro, per foraggiare la dispensa di casa.

 

-Dobbiamo parlare-, disse Makoto di soppiatto ad Ami e Rei, mentre Minako distraeva Usagi e Naru era con loro.

-Lasciate fare a me-, suggerì Rei, con espressione furba.

-Ragazze, è meglio se ci dividiamo: le destinazioni sono il minimarket che si trova a tre chilometri da qui e la gelateria giù in paese. Chi si offre volontaria?-, propose con fare innocente, mordendosi la lingua per non ridere della sua stessa furbizia.

-Io, io, io!-, trillò Usagi, -Io vado alla gelateria e compro due tonnellate di gelato per stasera!-, come volevasi dimostrare.

-Naru, saresti così gentile da accompagnare Usagi e controllare che non si mangi tutto lungo la strada?-, chiese quindi la mora all’unica che non era guerriera Sailor, che accettò senza farselo dire due volte.

-Allora noi andremo al minimarket: siamo in quattro, potremo dividerci il peso della spesa senza problemi, d’accordo?-, concluse Makoto, dando manforte all’amica e ‘liberandosi’ con facilità della presenza di Usagi.

 

Quando furono certe di essere sole, dopo aver cercato un luogo appartato e ombreggiato, le guerriere Sailor utilizzarono il comunicatore di Rei per chiamare Artemis, sperando che avesse buone notizie per loro.

 

Dopo pochi istanti comparve nel piccolo schermo il faccione del gatto e Minako, si affrettò a salutarlo euforica.

La conversazione fu breve, poiché non c’erano novità sulle condizioni di Luna, che ancora miagolava senza riuscire a parlare, né idee su quel che la gatta potesse aver realmente visto sul tetto.

-Come sta Usagi?-, domandò Artemis traducendo il miao-miao della sua amica e Makoto dovette confessare loro la strana paura che aveva colto la loro amica riguardo alla sua cicatrice.

-Miaaaaaaw!-, si arrabbiò Luna, ripensando a quando aveva saputo di quel che era successo in battaglia alla sua protetta. Lei non era presente, non aveva visto la disperazione di Tuxedo Kamen, non si fidava di lui.

-Luna… Tuxedo Kamen ha chiesto a Usagi perdono, dopo averla ferita! E poi le ha detto che… aveva ricordato quello che c’era stato primadi Berillia e… l’ha stretta a sé in maniera…-, Makoto arrossì, rivelando quei dettagli che aveva tenuto nascosti per proteggere la privacy di Sailor Moon.

-Cosa è successo con Berillia? Credo che sia nostro diritto sapere ogni cosa-, chiese con decisione. Le altre la guardarono stupite dalla sua determinazione e vagamente deluse per non aver saputo quei dettagli prima di allora.

Artemis sospirò e lanciò un’occhiata a Luna, che gli permise di raccontare loro ogni cosa che avevano dimenticato o mai conosciuto. Seppero così che tra Sailor Moon e Tuxedo Kamen c’era stato del tenero, che entrambi avevano dichiarato di sentirsi legati l’un l’altra da qualcosa che andava oltre l’attrazione scaturita dalla semplice conoscenza in battaglia e che lui, al pari delle ragazze, aveva dato la sua vita per proteggere Sailor Moon, poco prima che lei riuscisse a sconfiggere la regina cattiva.

-Come le sapete tutte queste cose?-, domandò stupita Minako. Ricordava vagamente di aver ceduto all’attacco del Regno delle Tenebre, ma sentirsi dire che era morta l’aveva spaventata, lasciandole addosso un alone di sbigottimento.

-In realtà non abbiamo una risposta semplice. Forse è stata Usagi, vincendo sul Male, a decidere cosa fare ricordare a tutti noi e cosa tenere per sé. Abbiamo buoni motivi per supporre che nella battaglia finale lei abbia sviluppato un’energia così forte da plasmare il reticolo spazio-tempo e influire sulle coscienze di tutti noi, compresa la sua. È per questo che, finché non si è presentato un nuovo nemico, non ricordavate nulla dei vostri poteri e delle Guerriere Sailor. Pensavamo che Usagi avesse istintivamente rimosso tutti i brutti ricordi e avesse fatto sì che anche voi non foste del tutto coscienti di quel che vi era accaduto, ma, qualche mese fa, la notte seguente a… al suo ferimento, Luna mi confidò di aver vegliato su di lei e di averla sentita parlare nel sonno, di morte, distruzione, delle sue amiche che non c’erano più… Allora abbiamo compreso che si era tenuta tutto dentro, permettendo a voi -a noi- di non essere coscienti della reale entità di quel che era stato sconfitto.-

-In seguito al suo ferimento, però, probabilmente alcuni ricordi sono sfuggiti alla sua volontà e si sono insinuati in ciascuno di noi, pronti a tornare a galla sotto determinati stimoli. È quello che temiamo stia accadendo ancora… Se Usagi l’altra notte non era in bagno, come ha supposto Minako, ma ha avuto a che fare con la misteriosa persona sul tetto, probabilmente non ricorda nulla, ma c’è la possibilità che, lentamente, sogni e paure tornino a colpirla quando più è esposta… e lo stesso può capitare a voi-, Artemis fece una pausa e nessuna delle guerriere osò proferire parola. Una cicala cantava svogliatamente su un albero, il cielo era privo di nuvole.

-Luna ed io siamo giunti alla conclusione che, d’ora in poi, è bene che tutte voi non abbiate più segreti l’una per l’altra e teniate d’occhio Sailor Moon, attente che le ombre che ancora sono dentro di lei non la schiaccino…-, si udì un breve miagolio carico di dolore.

Rei si morse un labbro, indecisa se tradire o meno la fiducia di Yuichiro; infine parlò, spronata dalle parole di Artemis: -Questa notte… ho buoni motivi per credere che sulla nave, stanotte, Usagi abbia avuto un altro incubo-, confessò.

-Cosa intendi? Sii più precisa, Rei!-, la spronò il gatto. Rei sbuffò, perché con quello che stava per dire, avrebbe distrutto il castello di carta delle loro menzogne verso Luna.

-Yuichiro mi ha detto che stanotte è stato svegliato da Mamoru, preoccupato, che aveva tra le braccia Usagi addormentata e non riusciva a svegliarla-, sparò, aspettandosi i ruggiti della gatta.

Il miagolio che seguì, carico di dolore e frustrazione, non ebbe bisogno di traduzioni: la piccola Luna stava male per quello che, pur senza saperlo, stava avvenendo alla sua adorata Usagi.

-Un buon motivo in più per tenerla d’occhio e cercare di capire cosa le sta succedendo, ragazze-, chiosò Artemis.

-D’accordo-, Rei fu la prima a riprendersi dal disagio causato da quelle parole, -Ci penseremo noi a vegliare su Usagi-, rassicurò i gatti con la sua determinazione e cercò conferma delle intenzioni negli occhi delle sue amiche.

-Miaw, miamiamiamiamiameeeeeowwrghhh!-, esclamò Luna, attaccando il muso al sailorofono, tanto che le ragazze videro solo i suoi baffi dritti.

-Ehm… Luna dice che… cito testualmente… ‘Se quel mascalzone di Mamoru si riprova a mettere le mani su Usagi, vi autorizzo ad usare i vostri poteri per colpirlo con un Fascio di Luce, fulminarlo, dargli fuoco e dopo affogarlo!’… perdonatela…-, Artemis coprì le orecchie con le zampe e stese un velo pietoso sulla reazione delle ragazze, interrompendo la comunicazione.

 

-Ma… ha detto tutte quelle cose in un solo miagolio?-, domando Makoto stupita, ricevendo in risposta solo un’alzata di spalle di Minako.

Tutte le ragazze rimasero in silenzio per qualche istante, nessuna abbastanza forte per esprimere quello che turbinava nel proprio cuore.

 

Erano morte.

 

Erano morte e Usagi aveva risolto ogni cosa. 

 

Le dovevano tutto


-Andiamo, dobbiamo comprare un mucchio di cose-, propose Makoto dopo un po’, posando la mano sulla spalla di Rei, ancora scioccata dalle rivelazioni avute, nonostante si fosse mostrata la più reattiva.

-Già-, le rispose la mora e, meste, si avviarono a passo lento verso il minimarket.

“È così difficile vivere due vite ed essere adolescenti”, pensò Minako, ma si impose di non crucciarsi più e si mise in testa al gruppo.



 
   
 
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