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Autore: LorasWeasley    08/10/2021    2 recensioni
AU|Agenti del governo [ushiten | brevi accenni iwaoi]
"Stava mangiando la sua colazione nel silenzio dalla casa quando la sua routine venne completamente stravolta dalla chiamata di un numero anonimo, una chiamata che aveva come mittente la voce di Tendo Satori che pronunciò semplicemente il suo nome con voce roca e tremante."
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tendo Satori, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Promesse'
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Ciao! Eccomi come promesso con l'ultima storia di questa raccolta.
Per chi non ha letto le storie precedenti, se non è interessato a quelle ship, può tranquillamente non farlo.
Ogni storia è una OS singola che si può leggere tranquillamente anche divisa dalle altre.
Si tratta di storie AU dove i personaggi lavorano per il governo, non mi soffermo sui dettagli che nel testo viene spiegato, spero, abbastanza bene.
Buona lettura!
A presto in una nuova storia!
Deh
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Promesse infrante


Quando la sveglia suonó alle sette del mattino, Ushijima si svegliò calmo e riposato.
La sua vita era sempre stata scandita da una perfetta routine e dormire otto ore a notte ne faceva parte. Ogni singola cosa nella sua giornata era stata programmata meticolosamente e mai alcun imprevisto o impegno dell'ultimo minuto riusciva a stravolgerla.
Non era, tuttavia, sempre stato così: c'è sempre un'eccezione per tutto e l'eccezione di Ushijima aveva il nome di Tendo Satori.
Il rosso era quel tipo di persona che quasi a forza si era introdotto nella sua vita, ma che Wakatoshi aveva subito capito di non voler perdere.
Tendo non organizzava mai le sue giornate, decideva all'ultimo minuto se uscire o cosa cucinare per cena, era quel tipo di persona che andava al cinema per poi decidere direttamente sul posto che film vedere, o che portava Ushijima a fare un giro in centro senza prenotare un ristorante, provando il primo disponibile che avesse un tavolo libero per loro.
Era tutto l'opposto di Wakatoshi e i loro stili di vita cozzavano il più delle volte, ma nonostante questo si erano innamorati l'uno dell'altro.
Non c'era giorno che Ushijima si svegliasse guardando l'altro lato del letto vuoto e non pensasse a lui. Ogni giorno non faceva altro che tenere a mente tutti i loro ricordi ripercorrendoli senza mai stancarsi. Perché sapeva che in questo modo Tendo non se ne sarebbe mai davvero andato.
Anche se erano passati tre anni dalla sua morte, il rosso continuava a vivere in lui.
Quella mattina sembrava uguale a tutte le altre: Ushijima si sarebbe alzato, si sarebbe lavato, avrebbe fatto colazione e il suo allenamento mattutino prima di cambiarsi e dirigersi a lavoro.
Stava mangiando la sua colazione nel silenzio dalla casa quando la sua routine venne completamente stravolta dalla chiamata di un numero anonimo, una chiamata che aveva come mittente la voce di Tendo Satori che pronunciò semplicemente il suo nome con voce roca e tremante.
 
Oikawa stava canticchiando mentre posteggiava la sua lussuosa macchina e si dirigeva nel proprio ufficio, salutando tutti i membri del Seijou che incontrava lungo i corridoi.
Erano già due anni che il governo aveva deciso di unire il gruppo del Seijou con quello dello Shiratorizawa. Ogni prefettura del Giappone, infatti, aveva una propria sede che si occupava della protezione del territorio sulla questione dell'antiterrorismo (un esempio era Osaka che aveva gli MSBY oppure Tokyo che aveva il Nekoma), Miyagi era una prefettura particolare perché aveva ben due sedi rivali tra di loro: il Seijou e lo Shiratorizawa. Due anni prima il governo centrale aveva deciso che era troppo dispendioso gestirle entrambe, poiché alla fine facevano le stesse cose. Quindi li avevano uniti. La particolarità consisteva nel fatto che le due sedi erano talmente in contrasto che avevano dovuto mantenere sia Ushijima che Oikawa come capi insieme per evitare una rivolta interna.
Le due squadre lavoravano in aree diverse della sede e, proprio per questo, quando Oikawa entrò nel proprio ufficio e vi trovò dentro Ushijima ad attenderlo, rimase talmente sorpreso da bloccarsi sulla soglia per qualche secondo, chiedendosi se per un qualche oscuro motivo avesse sbagliato stanza.
Quando si assicurò che era il proprio ufficio, si chiuse la porta alle spalle e stava per fare una battuta sprezzante delle sue, si dovette bloccare non appena vide lo sguardo del suo collega.
Il suo corpo s’irrigidì e la sua voce si fece seria mentre chiedeva –Cos’è successo?
Ushijima era sempre stata una persona franca e che arrivava dritta al punto, anche questa volta non fu da meno -Ho parlato al telefono con Tendo.
Oikawa aveva visto poche volte Tendo Satori nella sua vita, questo perché le due agenzie erano state unite un anno dopo la morte del rosso, ma essendo che entrambe lavaronavano nello stesso territorio, Tooru era entrato in contatto con Tendo più di una volta, soprattutto dopo che aveva reso ufficiale e pubblica la sua relazione con Ushijima.
-Tendo è morto- disse serio e pragmatico.
-Lo credevo anche io- rispose Ushijima con il suo solito tono da lavoro, ma Oikawa riusciva a sentire benissimo l'esitazione, il terrore e il dolore che c'erano dietro -ma ho davvero parlato a telefono con lui solo un'ora fa. Hanno finto la sua morte e l'hanno preso e torturato per tre anni. Tre anni, Tooru. Tre anni dove ha sperato che lo andassimo a salvare fino a rendersi conto che l'avevamo abbandonato.
-Come ha fatto a contattarti adesso? Com’è riuscito a scappare?
-Non l'ha fatto, ho parlato con quelli che l'hanno preso. Lui non riusciva a dire nulla oltre il mio nome. Mi hanno detto che hanno provato per anni a fargli sputare il rospo sui segreti nazionali ma che ha sempre resistito... e adesso hanno deciso che così sarebbe stato più utile. Hanno... Proposto uno scambio. 
Oikawa assottiglió gli occhi -Cosa vogliono? 
-Le informazioni top secret della prigione di Izu Ōshima. 
-No. 
-Oikawa- a quel punto la sua voce era risoluta e fredda -non sono qui a chiederti il permesso, sono qui a dirti che sono disposto a lavorare insieme a te per riuscire ad avere una possibilità di non far cadere nelle loro mani quelle informazioni, perché io ho già deciso. 
-Sai che potrei denunciarti, farti arrestare e impedirti di fare questo scambio, vero? 
-Lo so. 
-Perché tutta questa fiducia allora? 
-Sono sempre stato dedito al lavoro, tutta la mia intera vita è stata messa a disposizione per questo paese e questa è una cosa che non si può cancellare facilmente. Ciò nonostante, oggi ho capito che se devo scegliere tra il Giappone e Tendo, lui avrebbe sempre la priorità. 
Oikawa continuò a fissarlo senza dire nulla, Ushijima concluse dicendo -io ti aiuterei se fosse Iwaizumi quello in pericolo. 
Oikawa sospiro afflitto chiudendo gli occhi, la sua mente s’immaginò quella stessa scena al contrario e sapeva benissimo cosa avrebbe fatto. Sapeva anche, quindi, come sarebbe andata quella giornata.
Alzò la cornetta del telefono e cliccó il numero 1 per poi avviare la chiamata interna. 
-Iwa-chan, vieni nel mio ufficio- disse serio alla risposta tempestiva dell'uomo -è arrivato il momento di aiutare quelli dello Shiratorizawa con i loro problemi. 
 
In Giappone non erano legali i matrimoni gay ed era per questo che Wakatoshi e Satori avevano deciso di farlo in segreto. Fu una cerimonia privata per i soli parenti stretti, decisero anche di non sbandierarlo al lavoro, gli altri sapevano già della loro relazione ma non volevano che questo potesse essere “troppo” o considerato poco professionale.
La cerimonia fu semplice e tranquilla e anche se non avrebbe ufficializzato nulla a livello burocratico, era comunque una cosa che volevano fare.
Si scambiarono delle fedi e soprattutto delle promesse.
Fu Tendo a iniziare affermando –Prometto di amarti incondizionatamente, anche se dovessi diventare grasso con tutto il cioccolato che ho iniziato a preparare. Prometto che faremo sesso almeno una volta a settimana così che non ti stancherai facilmente di me! E prometto che troveremo sempre il tempo per noi due, anche quando ci costringeranno a stare a lavoro diciotto ore di fila!
Erano delle promesse particolari, ma erano così tanto da Satori che Ushijima poté solo sorridere rendendosi conto che non si sarebbe mai pentito di quella scelta.
Il castano aveva delle promesse più tradizionali e normali, ma sapeva che Tendo l’avrebbe amato in ogni caso a sua volta, quindi con fermezza disse le sue –Io prometto di restare sempre al tuo fianco. Prometto di prendermi cura di te e di proteggerti da ogni male. Ma soprattutto prometto di amarti ogni singolo giorno della mia vita.
Suggellarono quelle promesse con un bacio, euforici dalla tanta felicità della giornata.
Ushijima non sapeva ancora che solo pochi mesi dopo avrebbe infranto buona parte delle promesse che gli aveva fatto.
 
Per quanto Ushijima avesse mantenuto il controllo mentre parlava con Oikawa, più il tempo passava e più si sentiva male.
Pian piano la consapevolezza che Satori, l’amore della sua vita, era ancora vivo e che aveva passato ben tre anni con la certezza che Wakatoshi l’aveva abbandonato lo faceva sentire male.
Si maledisse per non aver fatto abbastanza, per non aver insistito nel cercare il suo corpo dopo quell’incidente mortale, per aver abbandonato troppo presto l’idea che si fosse salvato.
-Sei un po' pallido- lo fece tornare alla realtà la voce di Iwaizumi –sei sicuro di farcela?
Ushijima si voltò verso il diretto interessato, l’uomo aveva uno sguardo preoccupato in volto, uno sguardo che Wakatoshi conosceva bene, perché era lo stesso che lui usava quando voleva togliere qualcuno da una missione non ritenendolo adatto.
-Sto bene- disse in fretta e risoluto: non l’avrebbero tolto dal caso, avrebbero dovuto usare la forza per farlo e non avrebbero vinto, non con lui in quelle condizioni.
Iwaizumi annuì, probabilmente leggendogli in volto tutto quello che gli passava nel cervello.
-Vuoi ripassare un’altra volta il piano?
Di norma sarebbe stato Ushijima stesso a proporre una cosa simile, voleva sempre che tutto filasse secondo i piani, anche a costo di rendere esasperati i ragazzi dello Shiratorizawa.
In quel momento, tuttavia, non gliene poteva fregare nulla del piano e se doveva essere del tutto sincero non aveva alcuna intenzione di seguirlo. L’unica cosa che voleva fare era andare lì e salvare Tendo dai terroristi, che poi questi prendessero o meno le informazioni che teneva stretto tra le mani non era un suo problema. Si sentiva in pace con se stesso da quel punto di vista perché aveva già avvertito Oikawa, quindi aveva dato modo al governo di trovare una soluzione per recuperarle. Oltre questo, sapeva già che se si sarebbe trovato a dover scegliere tra Tendo e quelle informazioni non avrebbe neanche avuto bisogno di pensare alla decisione. Perché su quello invece non si sarebbe mai perdonato e, qualsiasi cosa avrebbe fatto in futuro, sapeva che non sarebbe stato abbastanza per chiedere perdono a Satori. L’aveva abbandonato e di sicuro Ushijima non lo meritava più, ma allo stesso tempo non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.
Iwaizumi sembrò leggere nuovamente i suoi pensieri, perché sospirò e gli disse piano –lascia stare il piano, occupati solo di lui, avrei fatto lo stesso- poi fece un piccolo sorriso –inoltre non hai bisogno di preoccuparti, la mia squadra è più che competente e non faremo scappare nessuno.
 
Le volte che Ushijima aveva pianto nella sua vita erano state poche.
Anche da piccolo, quando cadeva e si sbucciava un ginocchio, tratteneva le lacrime e stringeva i denti mentre gli veniva disinfettata la ferita. Questo non perché fosse orgoglioso, ma perché sua madre continuava a urlargli di comportarsi da uomo.
Di conseguenza, crescendo aveva sempre trattenuto le lacrime sia quando si faceva male sia quando doveva esprimere i propri sentimenti, più lo faceva e più diventava un’abitudine.
Persino al funerale della tomba vuota di Tendo era rimasto impassibile, urlando e piangendo solo una volta tornato a casa, stringendosi contro il cuscino usato dall’altro che manteneva ancora il suo profumo.
Ciò nonostante, nel momento in cui entrò nel magazzino abbandonato, dove i terroristi gli avevano dato appuntamento, e vide Tendo iniziò a piangere senza più riuscire a trattenersi.
Quello che successe dopo fu confuso e sbiadito, tutto quello che riusciva a vedere e sentire era solo suo marito. I suoi capelli erano stati tagliati cortissimi, il suo viso era sciupato, i suoi vestiti sporchi e delle evidenti cicatrici erano visibili nelle parti del corpo scoperte. Era fin troppo magro, tremava e sussultava, i suoi occhi erano vacui e non sembrò metterlo a fuoco. Ma era vivo e quella era l’unica cosa che importava.
Quando la sua mente registrò che quelle persone, quei mostri, avevano ridotto Tendo in quel modo, si mise in posizione d’attacco pronto per ucciderli tutti. Lui a mani nude contro tutti e dieci armati. Magari non ne sarebbe uscito vivo, ma avrebbe avuto la sua vendetta.
I suoi piani cambiarono abbastanza velocemente quando uno di loro, quello che teneva in piedi Tendo, spinse il rosso in avanti che inciampò e cadde, probabilmente troppo debole per reggere da solo il proprio peso.
A quel punto ogni voglia di vendetta era scomparsa, il suo corpo reagì all’istante e si precipitò in avanti afferrando l’altro uomo prima che toccasse terra.
Sei qui. Sei tra le mie braccia. Sei vivo.
Satori tremava e sussultò nel momento in cui le braccia di Ushijima gli si strinsero contro –Sono io- gli sussurrò a quel punto il castano per calmarlo –Sono io, Satori… sono Wakatoshi… sono qui…
Tendo continuava a non rendersi conto di quello che lo circondava, era ancora perso nella sua testa piena di incubi, nel suo inferno personale. Ushijima aveva studiato abbastanza bene questi tipi di situazioni da sapere che probabilmente l’altro si era creato una nuova realtà per sfuggire a tutto quello che gli avevano fatto.
Nel frattempo quello che succedeva intorno a loro era un qualcosa di quasi totalmente estraneo a Ushijima. Sapeva che a un certo punto aveva dato loro le informazioni nella chiavetta che stringeva nel pugno. Sapeva che questi non li avevano uccisi e sapeva che probabilmente erano andati via. Forse avevano incontrato la squadra di Iwaizumi fuori o forse no, non era qualcosa che gli importava.
Era finito seduto a terra e stava ancora cercando di far capire a Tendo che era al sicuro, che stava bene e che era tutto finito.
Dovettero passare diversi minuti prima che il rosso riuscisse a tornare nel presente. Lo fissò confuso e agitato, poi i suoi occhi si fecero lucidi.
-Wakatoshi…- la sua voce era talmente rauca da far paura.
-Sì, sono io, sono qui!
-Tu… stai piangendo…
Un piccolo sorriso si formò sulle labbra del castano. Quella era una frase così da Satori che fece sgorgare nuove lacrime dai suoi occhi.
Gli baciò la fronte e lo sentì nuovamente tremare e sussultare sotto di lui, per poi chiedere urgentemente –dove sono?
-Sei al sicuro. Ti porto a casa.
-Casa…?
-Sì, casa.
 
Ushijima stava aspettando con finta calma sotto l’arco della porta della loro stanza da letto, in attesa che il medico dello Shiratorizawa, Shirabu, che era stato mandato lì da Oikawa, finisse di controllare Tendo.
-Non c’è quasi nulla che possa fare- concluse infine il più piccolo raggiungendo il padrone di casa.
I due lasciarono la stanza per evitare di svegliare il rosso che si era addormentato, poi Shirabu continuò –Tutte le cicatrici che ha sono di ferite che hanno fatto guarire perché evidentemente non avevano intenzione di lasciarlo morire. Ha segni di punture, ho supposto che sia stato drogato più volte per indurgli delle allucinazioni e magari spingerlo a parlare di quello che volevano sapere da lui. Devi andarci piano, è troppo tempo che non ha una vera concezione di cosa sia reale e di cosa sia frutto della sua immaginazione. Sarà difficile e un processo lungo. Non posso neanche assicurarti che guarirà mai del tutto, devi solo… avere pazienza e provarci giorno dopo giorno.
Ushijima annuì risoluto, sapeva che avrebbe passato anche il resto della sua vita cercando di fargli capire che stava bene e che era al sicuro.
-Ti scrivo una serie di medicinali che potresti fargli prendere se non riesce a dormire o per qualsiasi tipo di altra crisi. Usali solo in casi estremi perché non sappiamo di preciso quante cose gli abbiano dato in questi tre anni e sarebbe meglio per il suo corpo non prendere nulla.
Ushjima annuì anche a quello e, infine, dopo le ultime indicazioni, accompagnò il castano fuori dalla porta dopo averlo ringraziato. Rimasto solo raggiunse la stanza da letto, si cambiò e si stese al fianco del marito.
Più lo guardava e più si rendeva conto che era effettivamente vivo e nel loro letto. Un’immagine che fino a quella mattina sarebbe stata impensabile.
Non seppe dire quanto tempo passò prima che Satori iniziasse ad agitarsi e ad urlare per un incubo.
Si agitò anche lui e mettendosi seduto iniziò a scuoterlo senza troppa forza per farlo svegliare –Satori svegliati, è solo un incubo, svegliati.
Quando Tendo spalancò gli occhi erano iniettati di sangue e lucidi di lacrime.
A Wakatoshi si strinse il cuore nel vedere quella scena e si affrettò a prendergli il volto con le mani per rassicurarlo sussurrando –era solo un incubo, stai bene.
Gli occhi del rosso corsero velocemente a mettere a fuoco tutto quello che lo circondava, per poi dichiarare urgente –Questo non è reale.
-Sì, sì! È reale, sono qui.
-No loro… loro vogliono che lo pensi!- il suo respiro si faceva sempre più veloce in un principio di attacco di panico.
Ushijima pensò velocemente, come poteva fargli capire che non si stava immaginando tutto?
-Chiudi gli occhi- gli sussurrò facendosi più vicino –se non ti fidi dei tuoi occhi, usa gli altri sensi.
Tendo aveva ancora il respiro accellerato, ma fece come gli era stato detto. Wakatoshi quindi si fece ancora più vicino e portò il volto dell’altro vicino al suo collo –Senti questo odore? Te lo ricordi? È il profumo che mi avevi regalato tu. Non ho smesso mai di comprarlo. Lo senti?
Il respiro dell’altro si fece più calmo mentre respirava a fondo. Non rispose, ma il castano sapeva che era già un chiaro segno che stesse andando per il verso giusto.
Spostò nuovamente il suo viso e sussurrò sulle sue labbra –Quante volte ci siamo baciati? Ti ricordi il sapore?
Lo fece piano, non era sicuro che baciarlo fosse qualcosa di giusto da fare, dopo tutti i traumi che l’altro aveva avuto avrebbe sicuramente dovuto aspettare che fosse proprio questo a dirgli che poteva farlo. Ma ne aveva bisogno in quel momento, doveva farlo per entrambi. Era un azzardo, ma era un azzardo che voleva fare.
Tendo rimase impassibile sotto di lui mentre continuava a tremare, ma proprio quando Ushijima stava per staccarsi lui gli si aggrappò alla maglia e lo strinse più forte, rispondendo al bacio mentre iniziava a piangere.
-Sei davvero tu?- mormorò infine distrutto, gli occhi ancora chiusi e il volto nascosto contro il suo petto.
-Sono io, non ti lascerò andare mai più.
-Sei tu- singhiozzò disperato –sei veramente tu!
Pianse per un tempo lunghissimo e Ushijima non poté far altro che abbracciarlo e consolarlo. Si sentiva inutile e sempre più male nel rendersi conto di tutta la sofferenza che stava vivendo, ma non poteva di certo scappare, non poteva arrendersi e doveva solo trovare di volta in volta modi per farli andare avanti, per superare il passato.
-Non permettere che mi facciano ancora male!- urlò disperato alla fine, alzando uno sguardo supplichevole su di lui.
-Non lo faranno. Te lo prometto amore, nessuno ti farà più del male.
Gli baciò la fronte e Tendo sembrò rilassarsi per poi chiudere gli occhi stremato, stringersi ancora contro il corpo dell’altro e tornare ad addormentarsi.
Questa volta Ushijima non avrebbe infranto la sua promessa, anche a costo della sua stessa vita.
 
Quello che successe nei mesi successivi fu caotico e decisivo per la coppia appena ritrovata.
Iwaizumi e la sua squadra erano riusciti a catturare i terroristi, ne erano scappati solo due ma le informazioni delle quali avevano bisogno erano di nuovo al sicuro, quindi non se ne preoccuparono troppo.
Inoltre, il governo centrale decise di intervenire: tre attacchi terroristici in tre prefetture differenti nell’arco di pochi mesi con lo stesso scopo, non era una cosa da poter ignorare. Ci fu una riunione tra le tre agenzie in questione e unendo le informazioni che ognuno di loro aveva scoperto dalla gente catturata, riuscirono a chiudere definitivamente quella storia e trovare chi fosse a capo di tutto.
Ushijima si dimesse, lasciando a Oikawa tutte le responsabilità e la possibilità di gestire sia il Seijou che lo Shiratorizawa, quest’ultimo gruppo accettò il nuovo capo quasi senza problemi perché avevano saputo che era stato Oikawa a prendere la decisione di aiutare Ushijima e salvare Tendo, avevano quindi motivo di fidarsi di lui.
Senza più responsabilità lavorative, Wakatoshi poté occuparsi pienamente di suo marito. Aiutò Tendo giorno dopo giorno a superare quello che aveva passato e a tornare alla realtà dopo gli incubi e gli attacchi di panico. Non faceva altro che dimostrargli tutto il suo amore e quanto fosse grato di averlo nuovamente al suo fianco.
Non era facile, c’erano giorni in cui Tendo stava talmente male da non riuscire né a parlare né a mangiare, ma Ushijima non si arrese mai e rimase sempre al suo fianco, ricordandogli costantemente le cose più importanti: era vivo. Era con lui. Stavano bene.
Con il passare degli anni le cose migliorarono anche se, ovviamente, il rosso non avrebbe mai dimenticato quello che gli avevano fatto, non quando aveva delle cicatrici ben visibili in tutto il corpo che continuavano a riportarlo a quei giorni. Ma poteva finalmente andare avanti e questo era tutto ciò che contava.
  
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