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Autore: Florence    09/10/2021    1 recensioni
-Pluto, ci stai dicendo che se non riusciremo nella nostra missione la nostra esistenza futura potrebbe essere compromessa?-
-È molto complicato... quel che è certo è che la nostra realtà non esisterà più, perché nessuno può fermare la collisione con un'altra dimensione che avverrà alla prossima eclisse di luna.-
-E quindi... ? Stiamo per morire?-
-Non è così semplice, Neptune: continuamente le nostre coscienze passano tra una realtà e l'altra senza che noi ce ne accorgiamo nemmeno, questo avviene ogni volta che si incontrano dimensioni molto simili tra loro nel continuum spazio-tempo.-
-E quindi perché stavolta dovremmo preoccuparcene?-
-Perché stavolta stiamo per scontrarci con una dimensione del tutto differente dalla nostra... Dobbiamo "sistemare" gli eventi del passato di quella dimensione affinché non sia tutto perduto.-
-In sostanza, cosa dovremmo fare? Altre battaglie? Scontri epici?-
-No, niente di tutto ciò, Uranus: il vostro scopo è quello di fare innamorare Usagi Tsukino e Mamoru Chiba prima che avvenga l'eclissi di luna.-
-Parli dei nostri sovrani? E qual è il problema: quei due si amano da sempre!-
-Ne sei proprio sicura...?-
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Outer Senshi, Usagi/Bunny | Coppie: Endymion/Serenity, Mamoru/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie, Prima serie
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Capitolo 8
Soprannomi, Teorie & Le Crononaute


Tre chili e quattrocento grammi di gelato: Usagi aveva comprato tre chili e quattrocento grammi di gelato! Motoki e Mamoru non volevano crederci, né volevano credere alla folle cifra indicata sullo scontrino che lei aveva pagato e che sarebbe stata prelevata dalla cassa comune. Avevano trovato lei e Naru sedute all’ombra di un alberello al centro della piazzetta della gelateria e le avevano invitate a tornare a casa con loro. 

Si erano allontanati in fretta dal centro dell’abitato, rallentando l’andatura appena le case avevano iniziato a diradarsi.

 

-E così non volevano darvi i gusti bubble chewing-gum e frizzomenta… proprio dei cattivoni!-, Motoki, affrettando nuovamente il passo, cercò di far conversazione con Naru. Si erano parlati pochissime volte e, da quando la ragazza si era messa con Umino, le occasioni di scambiarci due chiacchiere erano diminuite drasticamente. I primi tempi, Usagi usciva sempre con lei e ogni volta si presentava alla sua Sala Giochi; in seguito, dopo aver conosciuto Ami, Makoto, Rei e Minako, aveva un po’ allentato i rapporti con Naru, pur rimanendone sempre amica.

-In realtà quei gusti li voleva prendere Usagi…-, confessò al ragazzo, arrossendo e specificando che comunque, quelli della gelateria avevano davvero avuto un comportamento molto strano.

-Spiegami come avete fatto a perdervi-, la stuzzicò Motoki, passando sull’altra mano il pesante sacchetto pieno di gelato che le due avevano acquistato. Il suo scopo era lasciare il più possibile da soli Usagi e Mamoru: si era prefissato una meta e voleva condurvi i due amici per mano; dopo aver visto e saputo quelle cose sulla ragazza, si era ancor più convinto che il carattere forte e serio del suo amico fosse quello che ci voleva, al di là dei suoi propositi da agente matrimoniale.

Naru iniziò il suo racconto, fatto di improbabili soste alle bancarelle dei dolciumi e alle boutique di abbigliamento; sforzandosi di ascoltarla, Motoki lanciò uno sguardo a Usagi e Mamoru, che procedevano dietro di loro.


-Quel cerotto te lo dovevano mettere sulla bocca!-, osservò Usagi, con una punta di divertimento a scolorire il sarcasmo che voleva mostrare nei confronti del suo più acerrimo amico.

-Spiacente… fosse stato per me, lo avrei evitato. Era meglio conservarlo per le tue ginocchia: mi domando come abbia fatto finora a non inciampare e sfracellarti al suolo, come tuo solito!-, le rispose il ragazzo, osservando come fossero lunghi i capelli di Usagi, in quel momento che ancora li aveva sciolti.

-Cosa guardi?-, gli domandò lei, quasi ringhiando.

Mamoru sorrise, sentendo il malumore diradarsi come la nebbia al mattino.

-Mi chiedevo cosa ti abbia spinta a sciogliere i tuoi odango: in questo modo non posso prenderti più in giro-, rispose candidamente, cercando di portarla a rivelargli quello che Motoki sosteneva.

Non gli sfuggì come le guance di Usagi si tinsero rapidamente di rosso, acuendo il colore con cui il sole stava inondando ogni cosa. I capelli della ragazza, sotto quella luce, sembravano accendersi di riflessi ramati.

-Erano… erano bagnati… perché qualcuno dotato di estrema intelligenza mi aveva buttata in acqua!-, gli rispose, facendogli la linguaccia. Affrettò il passo e inciampò in un rigonfiamento del suolo.

Prima che potesse cadere a terra e sbucciarsi le ginocchia, come aveva preventivato Mamoru prendendola in giro, sentì le sue braccia forti afferrarla e impedire che si facesse male. Ricordò che anche quel pomeriggio, in acqua, era avvenuta una cosa simile e, di nuovo, senza capirne il motivo, sentì il suo viso avvampare.

-Attenta, Testolina… Ah, lo vedi? Così mi togli tutto il divertimento!-, le disse il ragazzo, staccando le mani da lei e assumendo l’espressione che aveva ogni volta che stava per dirne una delle sue: -Come sempre avevo ragione: non sei capace neanche di stare in piedi da sola, diabolico angioletto!-

Usagi guardò sorpresa il suo interlocutore, poi voltò lo sguardo, rallentando l’andatura.

Perché l’aveva chiamata così? Cosa significava?

-È tardi, muoviti, lumaca-, le disse subito dopo Mamoru, con voce vagamente sostenuta.

Usagi zompettò al suo fianco, decisa a restituirgli pan per focaccia e tornò a pungolarlo sul perché di quel cerotto, pensando che diabolico angioletto fosse comunque ben più carino di lumaca o Testolina Buffa, nonostante non ne capisse il motivo.

-Non mi hai ancora detto cosa ti sei fatto sulla faccia: hai fatto a cazzotti con lo specchio, forse?-, le faceva caldo al collo, non era abituata a tenere i capelli sciolti. In fondo aveva rimesso la t-shirt, poteva tranquillamente tornare a legarli, senza che ci fosse il rischio di mostrare la cicatrice sulla sua spalla. Per il giorno dopo, invece, avrebbe avuto nuovamente difficoltà.

-Mi sono tagliato-, rispose caustico il ragazzo, guardando avanti a sé. Usagi si immaginò una scena che la fece sghignazzare da sola.

-Cosa c’è da ridere, svampita?-, domandò Mamoru, guardandola torvo.

-Io sarò svampita, ma se fossi in te e avessi il buonsenso di cercare di togliermi la vita, non sbaglierei mira così stupidamente!-, disse, regalandogli una linguaccia. Odiava quando le facevano notare che fosse svampita; lei non era svampita, era Sailor Moon e non sarebbe stato certamente un baka capitato sulla sua strada a farle dubitare della sua serietà.

-Non volevo togliermi la vita-, sibilò Mamoru, -Stavo semplicemente facendomi la barba-.

Mamoru pensò a quanto Usagi facesse su di lui un effetto stimolante, capace di far tornare un po’ di verve alla sua vita e al contempo fosse irritante, con quelle esternazioni di pura infantilità. Odiava quando si scherzava su cose serie come quella che lei aveva appena toccato e non era in vena di stare al gioco. Se era vero che lei era stata ferita, se quello che Motoki aveva visto corrispondeva alla realtà, che se la sbrigasse lui a comprenderne causa, complicazioni ed effetti!

Si avvicinò al suo amico e a Naru e si unì alla loro conversazione.

-Come fai a sopportare da così tanti anni una svampita come Usagi?-, domandò a Naru, facendo in modo che la  diretta interessata sentisse come l’aveva chiamata e si rodesse un altro po’ per la rabbia.

-Usagi è la persona più dolce e altruista che conosca, Mamoru. È eccentrica, a volte, è vero, ma è sempre piena di entusiasmo e allegria: è una ragazza splendida ed è la migliore amica che avrei mai potuto desiderare!-, gli rispose Naru, voltandosi ad aspettare Usagi che si era fermata per farsi la coda ai capelli, in tutta fretta.

Mamoru alzò le sopracciglia, sorpreso dalla descrizione fatta della ragazza e, involontariamente, incrociò lo sguardo di Motoki, che sorrideva serafico.

-Non. Dire. Una. Sola. Parola-, lo minacciò e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni.

 

Mamoru che si faceva la barba

Usagi si costrinse a non pensare ancora a quella scena particolarmente sensuale di uno dei suoi attori preferiti che, in una puntata vista e rivista del telefilm in cui era protagonista, si radeva allo specchio, a torso nudo, ancora bagnato per la doccia, quando entrava nel bagno la bella vampira che si era innamorata di lui e che…

“Sciocca, Usa! Mamoru è solo un baka!!!”, arrossì per le immagini che la sua fervida fantasia aveva creato in un istante nella sua testa: la stessa scena del telefilm, con Mamoru Chiba al posto del protagonista e una bella vampira bionda con i codini…

Nonostante ciò, Usagi non aveva mai neanche lontanamente pensato a lui, Motoki o gli altri che si facevano la barba… eppure, alla loro età, doveva pur essere una cosa normale… Aveva immaginato Motoki che entrava nella doccia, lasciando cadere il telo che lo copriva alle sue spalle oppure Tuxedo Kamen che si toglieva maschera e mantello e si scioglieva il cravattino… ma mai che i maschi con cui aveva a che fare si potessero fare la barba.

Era una cosa… come dire… privata

Suo padre usava un rasoio elettrico e, di solito, faceva delle buffe smorfie allo specchio, canticchiando canzoncine sciocche… era quanto di meno eccitante poteva immaginare… ma Motoki… o quel bel figliolo di suo fratello… o Hiro… o persino… il baka  che si radevano… 

 

-Usagi! Dai, sbrigati!-, la voce di Naru la riportò con i piedi sulla terra. Corse verso di lei, raggiungendoli in prossimità del cancello della casa di Yuichiro.

-Finalmente!-, esclamò trafelata e si infilò in casa prima che qualcuno potesse fermarla.

 

-Cos’hai detto a quella povera ragazza per farla arrossire a quel modo?-, domandò Motoki a Mamoru, entrando in casa e consegnando il gelato a Yuichiro, che dovette litigare non poco con la cella del congelatore, troppo piccola per le dimensioni della scatola.

Mamoru ci pensò su e non trovò nulla di così strano che avesse detto alla ragazza, per farla arrossire.

-Parlavamo di come mi sono fatto il taglio… volevo arrivare a farmi dire qualcosa sulla sua ‘ipotetica’ cicatrice-, spiegò all’amico.

-Le hai detto che ti stavi facendo la barba?-, domandò questi, guardandolo torvo.

-Sì… anche se lei ha costruito una storia tragica e…-

-Allora ho capito perché aveva quella faccia…-, disse Motoki, interrompendolo, e lo lasciò lì, in cucina, senza dargli spiegazioni, andandosene via col sorriso di chi la sa lunga.

Mamoru non comprese le sue parole, osservò Yuichiro lottare con una confezione di carne surgelata e scosse la testa.


--- 

-È quasi pronto!!!-, esclamò Makoto, raggiante per essere finalmente riuscita nel suo scopo: cucinare a Motoki il suo famoso curry di verdure.

Oltre a quello, insieme a Rei e le altre, aveva preparato una bella insalata mista, più estiva del curry e sulla griglia stava finendo di cuocere un bel pescione acquistato a peso d’oro. Tacitamente, tutte avevano stabilito che, dal momento che avrebbero risparmiato sulle spese del campeggio, grazie a Yuichiro, avrebbero potuto indulgere su altri piccoli piaceri.

Hiro e Kenzo, armati di forchettoni e palette di metallo, seguivano la cottura del pesce sulla brace preparata da Yu e tossivano, affumicati.

-Lasciate fare a me…-, disse loro gentilmente Makoto e Kenzo, l’unico che l’avesse mai battuta a braccio di ferro, uno verso il quale sentiva di dover portare rispetto, le fece un bel sorriso.

-Resto con lei-, disse a Hiro e Makoto sentì il cuore battere all’impazzata, rischiando di cuocersi una mano, invece del pesce.

-Sei molto brava-, le disse il ragazzo, facendola arrossire.

Qualcuno accese lo stereo in salotto e la musica si diffuse fino al patio, dove era stata allestita la tavolata, sotto ad un cielo di stelle.

Naru e Usagi, le ultime a essere pronte, raggiunsero gli altri dopo essersi fatte una doccia e aver cambiato i vestiti. 

Yuichiro e Rei discutevano borbottando sulla posizione delle posate occidentali attorno ai piatti che stavano disponendo sulla tavola, sorridendo. Hiro si unì a loro e disse la sua, facendoli ridere allegramente.

Umino andò incontro alla sua ragazza e le donò un fiore strappato da uno dei vasi della villa: Naru, emozionata dallo sforzo fatto da Umino con le lenti, complice la musica, la sera, la brezza carica di profumi che risaliva dal mare, lo abbracciò e, per la prima volta lo baciò sulle labbra davanti a tutti.

 

-Come sono carini…-, si lasciò sfuggire, sognante, Ami parlando a Motoki, mentre guardavano il mare dalla balaustra del terrazzamento che dava sul giardino, poco più in alto degli altri.

-Già… sono proprio carini… tutti-, constatò, guardandosi intorno alla ricerca di Mamoru e Usagi: stavano entrambi con i gomiti appoggiati alla ringhiera, molto distanti tra loro, ammirando lo spicchio di luna che sorgeva sul mare. Fece cenno ad Ami di girarsi nella loro direzione e proseguì: -Tutti… tranne quei due-, sospirò, perché il suo progetto non stava avendo successo.

La gonna leggera del vestitino di Usagi svolazzava alla brezza e le sue code seguivano lo stesso movimento. Mamoru guardò l’ora sul suo polso e si voltò dall’altra parte.

-Non crucciarti: io credo che se quello che sostieni è vero, devi lasciar loro del tempo-, disse Ami, guardando il biondo: -Anche se… sinceramente non penso che sia Mamoru ad interessare alla nostra amica…-, lasciò cadere la frase, sottintendendo che fosse proprio lui l’oggetto dei desideri di Usagi.

-Li hai visti oggi al mare, no? Forse non hai osservato attentamente il modo in cui Mamoru ha guardato Usagi mentre piangeva disperata, stamattina, oppure come lei è arrossita, poco fa, mentre tornavamo a casa e io chiacchieravo con Naru. Quello che penso è che non ne siano consapevoli, ma che entrambi provino molto affetto nei confronti l’uno dell’altra. E azzarderei anche attrazione fisica. Mamoru è un testone e, non so per quale motivo, si comporta come se il suo cuore fosse già impegnato da qualcun’altra, così come Usagi è convinta di… amare… me. Io dico che quello che possiamo fare per loro è metterli davanti all’evidenza delle cose, in modo che lo capiscano da soli-, spiegò Motoki, torturandosi le mani.

Ami gli sorrise benevola: era conquistata dalla dedizione che il giovane mostrava nei confronti dei loro amici e del progetto che si era prefigurato per loro.

Lo sfiorò su un polso, trattenendosi dal fargli una carezza che avrebbe potuto essere fraintesa: stava scoprendo un nuovo amico che teneva così tanto a Usagi ed era fiera di lui. Nient’altro.

-Spero che tutto si sistemi come dici tu. Sarebbe bello poter vedere tutti… felici-, disse, abbassando lo sguardo.

Motoki guardò la luna, eterea e di una bellezza struggente.

-E tu?-, domandò ad Ami, dopo qualche istante di silenzio.

Lei lo guardò confusa: -Io…?-

-Si: non hai anche tu un… sogno romantico, Ami?-, le chiese, senza vergogna.

La ragazza arrossì e si strinse nelle spalle. Sapeva che era maleducazione non rispondere alle domande che le venivano poste e stava cercando le parole migliori per esprimere quello che voleva dire.

-Io… Non voglio rinunciare all’amore, se è questo che intendi, ma per adesso preferisco investire le mie energie in altro… Nello studio, per esempio… Vorrei tanto essere ammessa a un buon college e occuparmi di quello che mi interessa e…-

-Come Reika!-, sbottò Motoki, dandole le spalle e stringendo i pugni. Ami si stupì per la sua reazione e non seppe cosa dire.

Il ragazzo tornò a guardarla serio: -Non lasciare che lo studio, l’egoismo di fare qualcosa solo per te stessa, possa allontanarti dalle persone che ami… Non fare come…-, inspirò e la guardò negli occhi, due smeraldi colmi di dolore, -Non fare come Reika che ha rinunciato a tutto, per seguire le sue ambizioni…-, buttò fuori l’aria con un sospiro e si passò una mano tra i capelli.

Ami rimase di sasso: -Vuoi dire che tu e lei…-, non terminò la frase, perché Motoki le prese le mani nelle sue.

-Non dire niente a Usagi, per favore… non voglio che si illuda che adesso che io… che lei… Non voglio che si faccia delle speranze di lei… e io…-

Ami non seppe cosa dire, dispiaciuta per la scoperta e per il modo categorico nel quale le era stato detto di non parlare alla sua amica. 

-Quindi è vero che stai montando questo castello in aria tra Usagi e Mamoru solo perché vuoi liberarti di lei-, constatò delusa.

Motoki lasciò le sue mani e abbassò lo sguardo.

-No-, disse mesto, -Io credo davvero che Mamoru provi qualcosa per Usagi e spero che anche lei capisca che tutti i loro bisticci derivino proprio da questa attrazione reciproca. Vorrei tanto poter ricambiare quello che Usagi prova per me, ma non posso: posso solo sperare che anche lei sia felice, come lo sono stato io… finché è durata-, concluse e si allontanò.

Ami rimase sola, pensando alla sofferenza di Motoki, alla grande incognita su Mamoru e Usagi e anche al suo futuro. Da sotto le voci di Makoto e Rei iniziavano a chiamare tutti per la cena.

Veramente voleva dedicarsi anima e corpo allo studio e lasciar passare quegli anni di spensieratezza che non sarebbero mai più tornati? Era pronta a rinunciare ai sogni d’amore che tanto parevano allietare e confortare e sue amiche, solo per un titolo accademico?

Sospirò e scosse la testa: non aveva senso programmare il proprio futuro, l’amore sarebbe arrivato quando meno se lo fosse aspettato.


Si trattava solo di aspettare.


--- 

 

-Signore e signori, eccomi qua!-, annunciò a gran voce Minako, raggiungendo gli altri a tavola e sfoggiando il primo di una lunga serie di abitini estivi che lasciavano non molto all’immaginazione.

Hiro e Kenzo si scambiarono un’occhiata, Umino fu tentato di strusciarsi gli occhi, ricordandosi all’ultimo istante che portava le lenti, a Yuichiro cadde la paletta per il pesce di mano e si guadagnò un’occhiataccia di Rei, Mamoru e Motoki interruppero la loro conversazione.

-Non ti avevamo notata…-, disse con voce spenta Usagi, sventolandosi con un tovagliolo, invidiosa del suo abitino leggero. Si sentiva strana, avrebbe voluto comportarsi in maniera spensierata come al solito, scherzare con tutti, fare la sciocchina con Moto-chan, bisticciare con Rei e con Mamoru, eppure c’era qualcosa che non andava, come uno strascico della sensazione provata la mattina precedente, dopo essersi svegliata in lacrime.

Alzò gli occhi al cielo, pentendosi del sarcasmo usato con Minako e vide la luna, lievemente offuscata da una nuvola bassa.

“Che sia colpa tua? Puoi influenzarmi così tanto, luna?”

Prese le bacchette e iniziò a piluccare il suo pesce, accompagnandolo da minuscoli bocconcini di curry.

-Che ti prende?-, le domandò Rei dopo un po’, parlandole piano, in modo che non le sentisse nessuno. Era seduta tra Usagi e Yuichiro, ma davanti a lei c’era Hiro: nonostante la piacevole distrazione, si era accorta dell’apatia di Usagi.

-Nulla… non preoccuparti, Rei-, le rispose Usagi, facendole un sorrisone e infilandosi in bocca una cucchiaiata bollente di curry, che la fece urlare e cercare l’acqua, tra le risate collettive.

-Prendi, Testolina Buffa!-, le disse Mamoru, passandole il bicchiere che le aveva appena versato. 

Erano seduti vicino per chissà quale strano scherzo ordito dai loro amici, o dal destino. Mamoru le sorrise, allegro, guardandola bere e Usagi, sentendo che stava di nuovo arrossendo, non riuscì a far altro se non aprirsi a sua volta in un sorriso ristoratore.

-Grazie Mamo-chan-, gli disse, meravigliando tutti per il modo in cui l’aveva chiamato. Le era venuto così, senza pensarci, era carino.

-Prego… Usako-, rispose lui, stupendo per primo se stesso per il soprannome inventato, chissà come gli era venuto. I due risero, senza un perché, contagiando tutti e riaccendendo la serata. 

 

Seduti ai due lati opposti del tavolo, Ami e Motoki si scambiarono un’occhiata più loquace di mille parole.

“Mi sa che, in fondo in fondo, hai ragione, Motoki”, pensò Ami, sorridendo e scuotendo distrattamente la testa.


Dal porto giunse il richiamo allegro dell’ultimo traghetto della sera che attraccava sull’isola: imitandone il suono, Usagi portò in tavola l’enorme vasca di gelato che aveva acquistato a caro prezzo.

-All’arrembaggio!-, esclamò e affondò il cucchiaio nel dolciume tanto amato.


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Dopo la cena, i maschi si offrirono per sparecchiare la caotica tavolata e lasciarono alle ragazze la scelta di quel che avrebbero fatto prima di andare a letto.

-Facciamo un gioco!-, propose con enfasi Minako, chiamò anche i ragazzi e, tutta presa dall'euforia, sillabò: -Obbligo o verità!-

Fu accolta da un coro unanime di proteste, troppo pericoloso quel gioco, troppo noioso, troppo crudele, troppo. Minako sbuffò e se ne andò a esplorare il salotto della villa, guardò con distrazione i libri e i soprammobili, poi scoprì un enorme porta CD in legno e acciaio.

 

Ami fu la prima a salutare il gruppo, chiudendosi in camera per terminare alcuni esercizi di trigonometria che non le erano riusciti il pomeriggio in spiaggia, consigliando alle amiche di fare altrettanto. Alla sua proposta, incredibilmente, non solo le dirette interessate storsero la bocca, ma anche Umino, gli altri ragazzi, perfino lo studente modello Mamoru.

 

-Allora, Mamo-chan, che mi racconti di bello?-, lo schernì Motoki, andando a sedersi vicino a lui in giardino, -Come sta la tua cara Usako?-, sapeva di apparire un po’ troppo sarcastico, ma Motoki era entusiasta della piega inattesa che aveva preso l’affaire ‘Chiba-Tsukino’ e non voleva rinunciare ad alcuna piccola soddisfazione.

Mamoru alzò gli occhi al cielo e aprì le braccia sulla spalliera del divanetto di vimini.

-In effetti è un po’ strana-, iniziò, sorprendendo l’amico che non si aspettava che gli rispondesse, -Penso ci sia qualcosa che la turba, ma non saprei assolutamente dirti cosa, anche perché le ci vuole un istante a tornare l’allegra, sbadata, svampita, pasticciona bambina di sempre-

Motoki guardò Mamoru, pensando se fosse il caso di proseguire nel discorso, ma fu interrotto in ogni proposito da Rei, che andò a sedersì vicina a loro.

-Non sono normali!-, commentò, riferendosi al resto del gruppo che ancora non li aveva raggiunti: in cucina, Kenzo e Makoto sembravano flirtare, chiacchierando sommessamente mentre asciugavano i piatti rigovernati; Hiro, Minako e Usagi, invece, ballavano come tre tarantolati sulle note allegre di "The Rhythm of the Night", ridendo fatuamente. Yuichiro, intanto, armato di spugna, si applicava alla perfetta ripulitura del tavolo dove avevano cenato e delle sedie.

-Quello lì, poi, è un maniaco!-, chiosò la ragazza, indicandolo con la mano aperta, scuotendo la testa rassegnata.

-Uno come lui mi sarebbe utile per ripulire la sala giochi a fine giornata!-, scherzò Motoki, deciso a sfruttare le informazioni in possesso di Rei. Mamoru, intanto, si guardava intorno vagamente a disagio. Forse la presenza della ragazza con la quale era uscito alcune volte lo innervosiva: in effetti, Mamoru sembrava essere quasi sempre a disagio in presenza di esponenti del gentil sesso, esclusa Usagi, con la quale invece sapeva eccome rilassarsi come un ragno e divertirsi a farla arrabbiare.

-Andiamo a ballare anche noi?-, propose il biondo, con il solo scopo di assistere alla reazione disgustata del suo amico, che non si fece attendere: Mamoru storse il naso, girò lo sguardo all’indietro e si alzò, andando a cercare un posticino più tranquillo in giardino.

 

-Certo che il tuo amico è proprio strano-, constatò Rei, -È uno dei migliori esemplari di questo zoo…-, commentò sarcasticamente, alzando le sopracciglia.

Motoki sorrise, -Eppure mi pare che in passato non hai disdegnato la sua compagnia…-, le fece notare, pungolandola e divertendosi a vederla arrossire alla debole luce della luna.

Rei si strinse nelle spalle e prese a giocherellare con una ciocca dei suoi lunghi capelli corvini, guardando un punto indistinto a terra, davanti a sé.

-Non volevo…-

-Hai ragione è che…-

Rei e Motoki parlarono insieme e la curiosità vinse sulla titubanza del ragazzo che ‘cavallerescamente’, lasciò parlare la sua interlocutrice.

Rei sorrise timidamente e proseguì: -Dicevo… hai perfettamente ragione, ma già all’inizio Mamoru aveva la testa altrove… Ammetto di essere stata io a ‘creare’ la condizione per… ahem… accalappiarlo… eppure… Insomma, dal momento che aveva accettato di uscire con me, pensavo di interessargli… almeno un pochino. Invece lui è sempre parso pensare ad altro, oppure sembrava sulle spine. A volte pensavo che se la sarebbe data a gambe levate non appena avesse potuto-, Rei guarò Motoki: non era triste per come era finita la storia, piuttosto delusa dal non aver capito cosa l’avesse fatta estinguere.

-Insomma, non è mai stato ‘limpido’, con me. Un po’ come fa ora: uno va in vacanza con l’unico scopo di spegnere la testa e divertirsi, lasciarsi un po’ andare, e lui che fa? Niente… la sua testa è sempre altrove: parla, ma non comunica; ride, ma non ridono i suoi occhi; sembra sempre seccato…-, Rei fece una pausa, muovendo le mani come a dare forma a un’idea che non riusciva a concretizzarsi. Motoki si sentì in dovere di dire qualcosa, ma la mora lo precedette.

-A volte penso che Usagi abbia ragione a dire che l’unico motivo per cui Mamoru Chiba è stato creato sia per prendere in giro lei: solo quando sono lì che si becchettano e lui la prende in giro e la fa mortificare, Mamoru sembra essere padrone della sua volontà. Sembra vivo solo quando pungola Usagi… ti sembra possibile?-, domandò, esasperata, spostando la sua attenzione su Yuichiro, che stava uscendo con la scopa, per togliere la sabbia accumulata sulla soglia della portafinestra. Lo guardò e scosse la testa, pensando di essere davvero capitata in una casa di pazzi. 

Motoki ci pensò su: dire quello che pensava alla ragazza, che in passato aveva fatto un pensiero su Mamoru o no? Sospirò e prese una decisione.

-Sì, mi sembra possibile, perché anche io l’ho notato-, sparò, attirando la totale attenzione di Rei. La ragazza lo guardava con occhi enormi, trattenendo il respiro, come se stesse per assistere a una strana manifestazione metafisica. Voleva sapere qualcosa di più, chiaramente, ma Motoki decise che, certi pesci, era più facile pescarli dando loro tantissima lenza…

-Spiegati meglio-, chiese la mora, sulle spine. Motoki fece spallucce e non disse altro: avrebbe potuto sentire gli ingranaggi del cervello di Rei cigolare, sforzandosi di trovare da sola una risposta alla sua stessa domanda. 

Per quale motivo l’unica interazione che non desse noia a Mamoru era quella con Usagi, al solo fine di prenderla in giro e rimbrottarla a ogni piè sospinto? A volte Rei guardava il ragazzo e sorrideva, perché anche lei avrebbe detto le stesse cose alla sua amica, anche lei l’avrebbe sgridata, anche lei avrebbe fatto notare certe ‘pecche’, che, in qualche modo, la facevano apparire inferiore a lei… Era come se Mamoru ragionasse con la sua testa, con la testa di una…

 

‘Non può essere…’

 

-Vuoi… vuoi dire che… Mamoru… lui è…-, gli occhi viola non erano più enormi, erano immensi. Motoki capì che c’era qualcosa che non andava… che cosa stava cercando di domandargli Rei, con una faccia così sconvolta e muovendo le mani in maniera disordinata e vagamente allusiva? Forse non era il solo ad aver avuto quell’intuizione, allora!

-Te ne sei accorta anche tu?-, domandò speranzoso di non dover essere il primo a mettere in giro voci sul conto dei suoi due migliori amici, ma il volto di Rei, che stava virando dallo sconvolto all’attonito, non lo confortò.

-Accorta di… Cioè, mi stai dicendo che Mamoru non è voluto stare con me, che è sempre al tuo bar a chiacchierare con te, che prende in giro ‘una ragazza’, perché lui… insomma… preferisce stare con te che con le ragazze???-, domandò d’un fiato, dando voce alla minore delle forme con le quali avrebbe potuto esprimere il concetto.

Motoki raggelò: cosa aveva capito Rei? Il suo viso sconvolto dovette dare la forza alla moretta, grande lettrice di manga di ogni natura, anche quelli teoricamente vietati ai minori, la quale in pochi attimi sembrò elaborare nella sua testa una teoria degna di un film equivoco.

-Mi stai facendo capire che tu non sei in vacanza con la tua ragazza, che Mamoru è qua con te, che lui  non mi ha voluta e che sembra una ragazzetta isterica con Usagi perché lui… perché tu… Oh Mio Dio!!! Voi due siete… OH MIO DIO!-, Rei aveva iniziato ad urlare, attirando in un batter d’occhio Yuichiro.

-Che sta succedendo qua?-, domandò il ragazzo con faccia truce.

Rei schizzò in piedi e si allacciò al suo braccio. Yuichiro pensò che in fondo non gliene importava affatto di quel che stava succedendo lì, perché qualunque cosa fosse stata, aveva sortito l’effetto di fare avvicinare la sua Rei…

-Eh eh… niente, caro Yu… Andiamo… ti aiuto a pulire il salotto… Andiamo, lasciamo da soli Motoki e Mamoru!-, e così dicendo, trascinò via il suo amico sognante.

Motoki si schiaffeggiò da solo e si lasciò scivolare sul divanetto.

-Ma cos’hanno nella testa queste ragazzine?!-, si lagnò e spostando la mano e riaprendo gli occhi rivolti al cielo, trovò il faccione di Mamoru, a pochi centimetri da lui, che lo guardava perplesso.

-Ahh!-, Motoki si tirò su di scatto, -Mi hai fatto paura!-, si tenne il cuore con la mano, ancora sconvolto dal misunderstanding con Rei.

-Cos’hai fatto a quella piccola tigre?-, gli domandò il ragazzo, giocherellando con un fiorellino di gelsomino colto dalla siepe poco lontana.

Fiorellino.

Di gelsomino.

 

Fiorellino.

 

Motoki fece lavorare alacremente le sue meningi, cercando ogni indizio che fugasse i sospetti di Rei; dopo passò all’attacco frontale.

-A te piacciono le ragazze, vero Mamoru?-, domandò, sentendo il terreno sgretolarsi sotto ai piedi: non solo la sua folle campagna pro ‘Chiba-Tsukino’ sarebbe miseramente crollata, ma avrebbe iniziato ad avere dubbi sulla sua amicizia con il ragazzo.

Mamoru si sedette vicino a lui, stupito e perplesso dalla domanda postagli. Se gli piacevano le ragazze? Beh, sicuramente. Ma tra piacere e interessarsi a qualcuna in particolare, c’era di mezzo l’oceano in tempesta nel suo cuore, che lo spingeva in più direzioni contrastanti, alla continua ricerca di un porto.

-A me sì, perché?-, rispose candidamente, senza capire la sua domanda.

-E allora perché non ti sei fidanzato con Rei?-, Motoki stava sulle spine, quasi aggrappato al bracciolo del divanetto, dalla parte opposta a lui. Mamoru sbuffò, ancora una volta si finiva a parlare di lui e delle sue storie d’amore.

-Senti, Furu, con Rei non è andata perché non eravamo compatibili, ok? Lei è una ragazza forte e determinata, io sono un ragazzo forte e determinato: messi insieme avremmo finito per litigare ogni tre secondi. È carina, senza ombra di dubbio, ma non faceva per me. E poi… non mi faceva sentire vivo… Sei soddisfatto, adesso?-, sembrava arrabbiato, ma a Motoki non interessò, felice di aver udito quelle parole, si rilassò un pochino. Volle però un’ulteriore conferma, una di quelle da Bar Sport

-Chi ti sembrava più carina delle nostre amiche, in costume?-, chiese candidamente e Mamoru gli riservò un’occhiataccia.

-Ma che ti prende, Motoki? Vuoi o non vuoi Reika? E allora perché fai questi discorsi?-, il biondo si accorse dello scivolone e tentò di raddrizzare il tiro.

-Eh, infatti, io chiedevo a te! Per me sono tutte come Unazuki… come sorelline! Invece per te…-, gli diede di gomito e strizzò l’occhio. Sapeva di apparire come un maniaco, ma doveva avere la conferma ai dubbi che Rei gli aveva messo in testa.

-Lo sai? L’aria di mare ti fa seriamente male, Motoki… Bastava che ti svagassi, in vacanza, non che rincretinissi del tutto!-, Mamoru fece per alzarsi, ma fu trattenuto per il polso.

Lo sguardo che l’amico gli rivolse, era tutto tranne che cretino.

-Seriamente, Mamoru: tu hai bisogno di una ragazza e io ti aiuterò a trovare quella perfetta per te!-, esclamò stringendo l’altro pugno, determinato come un bulldozer. No, Rei si sbagliava, sicuramente. Ne era più che certo, così come era certo che avrebbe portato a termine il compito che si era prefissato.

Mamoru sentì il sangue ribollire nelle vene: gli ci mancava solo l’aiuto di Motoki per trovare la terza ragazza che lo avrebbe confuso ancora di più, allora sì che avrebbe preferito farsi frate di clausura! Decise di essere convincente e vuotò il sacco. Una volta per tutte.

-Non ho bisogno del tuo aiuto: ci sono già ben due ragazze che mi interessano e con le quali… c’è stato qualcosa. Devo solo capire quale delle due amo davvero e non voglio che tu faccia niente per confondermi ancora!-, detto ciò, si alzò e rientrò in casa, dando la buonanotte ai presenti e chiudendosi in camera.

Motoki non lo seguì, basito dalla risposta e quanto mai determinato a indagare ancora su quel che aveva appena scoperto: Mamoru Chiba con ben due ragazze? Il ‘pezzo di legno’ che vagava quotidianamente nel suo bar, snobbando ogni occhiata languida e dribblando le sue ipotetiche corteggiatrici, con ben due ragazze? 

Il mondo sembrava girare davvero al contrario…

-Eppure ce la farò, che tu sia d’accordo o meno…-, minacciò rivolto al cielo e si decise a raggiungere gli altri.




 

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-Siete pronte?-, Pluto volle essere certa che le sue compagne avessero compreso l'importanza della loro missione.

-Noi due siamo nate pronte!-, Uranus mostrò i bicipiti, stringendo i pugni ai lati della testa.

-Avete preso tutto l'occorrente?-, Venus controllò ancora una volta nella sacca che quella spaccona stava per chiudere.

-Penna lunare, bikini, abiti anni novanta, soldi in valuta dell'epoca, documenti falsi… Possiamo andare-, Michiru fece l'elenco sentendo troppi occhi puntati su di sé.

Mercury si scambiò uno sguardo veloce con Pluto, poi si rivolse alle due volontarie, -Avete ben chiaro quello a cui state andando incontro?-

Uranus piantò gli occhi nei suoi: -Ci è tutto chiaro: o riusciamo a fare innamorare quei due entro l'eclisse, oppure siamo tutti spacciati.-

Mercury sospirò, sentiva un peso enorme sulla coscienza, avrebbe dovuto parlare più chiaramente. 

Pluto posò una mano guantata sul suo braccio e con lo sguardo la pregò di rimanere in silenzio. Avrebbe dovuto essere lei ad andare, era l'unica che non avrebbe avuto conseguenze da quella situazione al limite dei comprensibili concetti della fisica, ma doveva rimanere lì e controllare da lontano l'evoluzione della missione. Quella era un'osservazione che nessun computer di Mercury avrebbe potuto elaborare.

 

-Bene, trasformatevi adesso-, Venus volle controllare che le loro coperture fossero  efficaci. In un bagliore le divise Sailor scomparvero e lasciarono il posto alle versioni diciannovenni delle loro colleghe.

-Perfette-, commentò e si tenne per sé quello che pensava davvero di Uranus.

Lei si tastò il petto e alzò gli occhi al cielo, Michiru le sorrise in modo sbarazzino.

 

-È ora-, decretò Pluto e le scortò fino al portale del Tempo.

 

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