Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: VaniaMajor    10/10/2021    3 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Author’s note: Permettetemi di giustificare questo ritardo. Da agosto ho la cervicale e un braccio fuori uso, perciò ho dovuto limitare al minimo i miei tempi di permanenza davanti al pc. In compenso, ho ben chiaro tutto ciò che accadrà da qui alla fine, perciò…ricominciamo!

 

CAPITOLO 17

BISOGNO DI AIUTO

 

Era calata la notte e la pioggia cadeva ancora, anche se trasformata in una cortina sottile, frusciante tra le foglie della foresta. Gli alberi attorno al tempio erano più neri del buio agli occhi di Sango, che scrutava l’esterno sporgendosi appena oltre lo stipite della finestra. La collina sembrava deserta, inerte dopo essere stata schiaffeggiata dalle intemperie. La Cacciatrice, però, sapeva che così non era. Il tempio era stato circondato e quell’atmosfera era solo la stasi che precedeva un attacco.

«Sono in molti?» chiese una vocetta dietro di lui. Sango si voltò verso Shippo, che stava alle sue spalle torcendosi le manine, con il viso pallido e tirato per la preoccupazione. Si chiese se fosse il caso di mentirgli, poi annuì. Inutile fingere.

«Troppi, per me sola. Per fortuna, con noi c’è anche Kirara. – tentò di addolcire la pillola – Stanno cercando di capire come aggirare i sigilli benedetti del Maestro. È una questione di tempo.»

«Non so come abbia trovato l’energia per creare questa barriera.» borbottò il kitsune, scuotendo la testa con ammirazione e sbigottimento.

«Nemmeno io, ma sto iniziando a imparare che la forza del Maestro non è da sottovalutare.» mormorò Sango, mentre il suo sguardo si spostava più oltre, vicino alla lampada di carta accesa accanto al corpo sdraiato di Miroku. Già…quel monaco era sorprendente.

La Cacciatrice aveva ascoltato il consiglio di Anna e, abbandonati i resti franati del sentiero, si era inoltrata con Kirara e Shippo su per il crinale della collina, sperando di trovare in breve tempo una costruzione in cui rifugiarsi. Miroku, pur se salvato dal potere di Junan, bruciava di febbre e Sango avvertiva il suo calore sprigionarsi a ondate attraverso i loro vestiti bagnati, una cosa che aveva mantenuto viva in lei quella sensazione di panico incombente, di perdita. Non voleva che il monaco morisse in quel modo. Desiderava salvarlo.

Avevano dovuto spostarsi una collina più avanti per trovare qualcosa e il pomeriggio era sprofondato in un crepuscolo cupo quando Shippo aveva individuato la struttura in legno, le cui dorature erano quasi del tutto state mangiate via dalle intemperie. Era un tempio dedicato a una dea dimenticata dei boschi. Sango vi aveva visto volare sopra qualche Saimyosho e, per quanto avesse subito lanciato il suo Hiraikotsu, qualche spia di Naraku era volata via, garantendole che presto sarebbero arrivati altri scagnozzi di Naraku. Lo stesso aveva pensato Miroku, che aveva ripreso coscienza poco prima.

«Dobbiamo proteggere il tempio, altrimenti ci spazzeranno via. La dea del luogo è stata sigillata, la sua aura benefica è quasi scomparsa.» aveva detto con voce debole.

«Non c’è modo di rendere sicuro questo posto.» aveva iniziato a protestare Sango, guardandosi attorno e vedendo come la struttura fosse troppo articolata e cadente per offrire protezione dagli sgherri di Naraku.

«C’è. – aveva detto Miroku, alzando tra le dita un sigillo sacro – Creerò una barriera. Dovrebbe tenere, almeno per un po’. Avverto ancora la presenza della dea che dimorava qui. Se potrà, mi aiuterà.»

«Miroku, ma sei senza forze!» aveva protestato Shippo, preoccupato.

«Se Sango mi dà una mano, ce la farò senza problemi. Riposerò poi» aveva garantito, con un sorriso capace di stringere il cuore della Cacciatrice in una morsa. Lei non aveva protestato. Sapeva che la loro situazione era estrema e aveva riconosciuto nella forza di volontà di Miroku la voglia di combattere fino alla fine. Lo aveva accompagnato e sostenuto in ogni angolo in cui il monaco aveva ritenuto di dover piazzare un pilastro della sua barriera sacra, vedendolo diventare sempre più pallido e pesante contro il suo fianco, ma Miroku era riuscito a terminare il proprio lavoro ed era crollato solo quando aveva potuto stendersi. Sango avrebbe voluto accendere un fuoco per consentire ai loro abiti di asciugarsi, ma nel tempio non c’era nulla e non si poteva uscire dalla barriera. Sospirò.

«Possiamo solo sperare in Anna e in Sesshomaru-sama, Shippo. – gli disse, con un sorriso – Riposa un po’ anche tu, finché è possibile. Io e Kirara resteremo di guardia».

Shippo annuì, anche se pareva poco convinto. In effetti, era più probabile che l’Imperatore di En si precipitasse a cercare il fratello e Kagome. Non avevano molte probabilità che qualcuno si curasse di loro.

Passò del tempo, forse un’ora. Shippo, dopo essersi rigirato più volte sul pavimento in preda agli starnuti e ai crampi della fame, si era finalmente appisolato. Fuori era ancora tutto tranquillo, ma Sango aveva cominciato a sentire fruscii e passi attorno alla casa, segno che gli assedianti avevano mandato qualcuno in avanscoperta per capire quanto fosse sicura e pericolosa la barriera del monaco. La voce di Miroku, poco più di un sussurro, la fece trasalire proprio in uno di questi momenti di ascolto.

«Miroku…Maestro!» disse, correggendosi.

«Chiamami per nome, Sango, ti prego.» le disse lui, chiudendo per un attimo gli occhi. Sango si morse il labbro inferiore, colta sul fatto, e trattenne a stento un inopportuno rossore. Miroku riaprì le palpebre e la guardò. Era pallido, sfinito, ma i suoi occhi violetti erano limpidi e la fissavano con una buona dose di spirito.

«Siamo circondati?»

Sango annuì e il monaco fece un amaro sorriso.

«Combatteremo. Non è una situazione nuova, per me e Kirara» lo rassicurò lei, pratica.

«Lo so. E poi, c’è sempre questo» mormorò lui, alzando appena la mano. La Cacciatrice si ritrovò ad afferrarla con entrambe le sue e a riabbassarla sul petto di lui, non poco stupito da quel contatto.

«No, Miroku, non sarà necessario. – disse Sango con forza, pur senza alzare la voce – Non devi più usare il vortice maledetto. Di questo passo, morirai!»

«Direi che stanotte ne avremo l’occasione senza nemmeno dovercela andare a cercare. Almeno, con il vortice potrei salvarvi…»

«Non dire stupidaggini! Credi che mi farebbe piacere essere salvata a costo della tua vita? O farebbe piacere al piccolo Shippo?! – lo sgridò lei, sbalordendolo – Combatteremo insieme e cercheremo di sopravvivere. Se moriremo, sarà in modo pulito. Quella cosa è una maledizione di Naraku e io non voglio che…»

«…che?» la incalzò Miroku, piano. Per un attimo, sembrò che Sango non volesse finire la frase e il monaco sorprese se stesso per il forte desiderio di udire le ultime parole. La guardò e non si stupì della rivelazione che gli nacque in cuore. Si ritrovò a benedire l’incontro di qualche settimana prima e la portatrice di Shinsetsu che l'aveva reso possibile.

«…che una persona come te resti vittima della Stella di Gake.» finì lei, guardandolo con i suoi franchi occhi castani. Miroku chiuse per un attimo i propri, trattenendo un sorriso di autocommiserazione. Si era aspettato altro, a parte quell’umana preoccupazione? Rimasero in silenzio per un attimo. Vi furono dei cigolii e un tonfo, poi una scarica di luce lontana. Gli yokai dovevano aver tentato di passare dall’altra parte del tempio. Miroku si tirò a sedere con uno sforzo, scrollando il capo.

«Avrei almeno voluto un erede, in questa faccenda…- disse, melodrammatico – D’altra parte, come mi avete ripetuto tu e Kagome-sama, sarebbe crudele mettere al mondo figli solo per vendetta. Forse è giusto che finisca così.»

«Smetti di dire che finirà così! – lo investì Sango, infervorandosi e chinandosi verso di lui – Supereremo questa difficoltà, è solo una nuova battaglia! Sopravvivremo e tu aiuterai Sesshomaru-sama a riunire la Stella di En, e poi…poi troverai una ragazza…e allora…»

«Sango…vuoi davvero che trovi una ragazza?» chiese Miroku, allungando una mano verso il suo viso in fiamme. Lei sembrò perdere la parola. I suoi occhi scuri erano sgranati, allarmati come quelli di una cerbiatta che si è scoperta vulnerabile. Le dita del monaco riuscirono appena a sfiorarle la guancia, ad avvertire la morbidezza e il calore della sua pelle, poi fuori si levò un ruggito tremendo e tutto il perimetro del tempio si illuminò di una luce viola. La barriera era sotto attacco. Con un’imprecazione, Miroku afferrò il proprio bastone e si tirò in piedi a fatica, mentre Sango sollevava Hiraikotsu e Kirara, al suo fianco, si trasformava. Shippo si svegliò con un piccolo grido, spaventato.

«Sono in troppi, cederà. Tenetevi pronti.» li avvisò Miroku.

La barriera risultò ostica da superare. Per quasi un’altra ora, attesero che cedesse sotto l’attacco violento e incessante dei demoni. Grida di dolore e rabbia riverberarono nella notte, riempiendoli di orrore e disgusto. La lunga attesa tese i loro nervi fino allo spasimo, tanto da far quasi desiderare che infine terminasse e avesse inizio la battaglia vera e propria. Alla fine, la barriera cedette proprio sopra di loro. La luce si spense e il tetto venne sfondato con strida di trionfo da due demoni mantide che fecero da apripista agli altri. Hiraikotsu staccò la testa a entrambi e quello fu il principio. Sciamando dalle finestre, dal tetto, sfondando le stesse pareti esterne, i demoni li attaccarono. Protetti nei movimenti da Kirara, che artigliava e mordeva qualsiasi cosa fosse a tiro, i tre cercarono di uscire dal tempio, che ormai si reggeva a stento e rischiava di crollare sulle loro teste. Nel buio, il fuoco fatuo azzurro di Shippo illuminava i loro gesti quel tanto che bastava da consentire di individuare i nemici da abbattere. Sango era una macchina da guerra: Hiraikotsu in una mano e una katana nell’altra mietevano vittime senza sosta, con una velocità e una precisione degne di chi aveva dedicato la vita allo sterminio degli yokai di Gake. Miroku, pur debole, colpiva con il suo micidiale bastone e lanciava scongiuri ancora abbastanza potenti da rendere inoffensivi quanti ne venivano colpiti. Shippo distraeva i nemici con i suoi trucchi, tremante di paura ma deciso a fare tutto ciò che poteva per contribuire. Erano solo in quattro, Kirara compresa, contro un esercito. Per quanto fossero forti, la situazione era drammatica.

La prima a essere colpita fu Sango. I lunghissimi e spessi artigli di un demone talpa che aveva appena colpito con Hiraikotsu riuscirono a eludere la sua guardia. Fecero saltare la protezione dell’armatura dalla sua spalla e la ferirono in profondità nelle vicinanze del collo. Il dolore fu abbastanza forte da farla barcollare e un demone serpente ne approfittò per allungare le sue spire attorno alle caviglie della ragazza. Sango cadde sulla schiena con violenza e il contraccolpo le fece volar via di mano la katana.

«Sango!» gridò Miroku, parandolesi davanti appena in tempo per allontanare due demoni con uno scongiuro e tagliando la coda del serpente con la parte affilata del suo bastone. Kirara gli diede tempo di aiutarla a rialzarsi, ma entrambi barcollavano, sfiniti. Con uno strillo, Shippo fu mandato a sbattere contro la gamba del monaco e perse per un attimo il controllo del suo fuoco fatuo, che si spense, lasciandoli nella tenebra. Miroku, con un'imprecazione, decise di rompere la promessa a Sango e mise mano al rosario che copriva il suo vortice. Fu in quel momento che un ruggito si levò nella notte, seguito immediatamente dalla gigantesca forma di un cane d’argento, il cui manto riluceva fioco anche in quel buio pesto. La sua comparsa gettò nel panico gli attaccanti e fece tirare a Sango e Miroku un tremulo sospiro di sollievo.

«Un’entrata in scena degna dell’Imperatore di En. – mormorò il monaco – Riesci a continuare, Sango?»

«Sì, io…»

«Miroku-sama! Sango!»

La voce che li chiamò era loro estranea, ma forte e femminile allo stesso tempo. Non seppero se stupirsi vedendo Anna e Jaken farsi largo tra i nemici, liberandoli dalla pressione dell’attacco.

«State bene?» chiese la giovane donna, pallida. Emanava una leggera aura viola dalla fronte, dov'era incastonata Junan, e vibrava di energia anche se il viso esprimeva una stanchezza profonda.

«Anna…riesci a parlare?» mormorò Sango, sbalordita. Era come se la vedesse per la prima volta. Finalmente sembrava una persona completa.

«Si può sapere che succede qui?! Tutto questo caos per far fuori due esseri umani?» chiese Jaken, ansimando, a metà tra il seccato e l’impaurito.

«Se sei invidioso di tutte queste attenzioni, Jaken, accomodati pure!» ironizzò Miroku, per poi barcollare vistosamente. Le sue forze erano ridotte a un lumicino.

«Sango, curati la ferita e stai vicina a Miroku. Vi proteggo io. Jaken, guardaci le spalle.» disse Anna, brusca, aprendo le braccia davanti a loro e circondandoli con una barriera simile a quella che aveva salvato i monaci di Ojohi. La sua voce era ancora un po' rauca e impastata, ma decisa.

«Ehi! Non darmi ordini!» sbottò Jaken, poi diresse il proprio bastone Ninto verso un demone che stava piombando loro addosso e ne usò il fuoco, accompagnato da uno strillo terrorizzato.

«Fai quello che puoi senza lamentarti! Non distrarmi!» gli disse Anna, e gli altri furono stupiti di avvertire nelle sue parole vera e propria rabbia.

«Senti chi parla! Da quando hai aperto bocca non hai fatto altro che seccare Sesshomaru-sama!» rimbeccò Jaken, sul piede di guerra. Non poté però esimersi dal fare un salto indietro, uscendo quasi dalla barriera, quando Anna si voltò e gli scoccò uno sguardo con occhi demoniaci che avrebbero gelato il sangue a chiunque. Ottenuto il silenzio, Anna tornò a concentrarsi su quanto stava facendo, mentre Sesshomaru continuava a mietere vittime e a mettere in fuga gli sgherri di Naraku.

L'intervento dell'Imperatore di En, non previsto, pose presto fine all'attacco. I demoni si dispersero o trovarono la morte sotto gli artigli di Sesshomaru. Anna lasciò cadere la barriera, incerta sui piedi. Aveva speso tutte le energie che possedeva e Miroku avvertiva provenire da lei un'aura demoniaca molto debole, quasi pronta a flettersi. Sango, che si era fatta aiutare per applicare erbe e una striscia di stoffa attorno alla ferita al collo, si rialzò in piedi e si guardò attorno, mentre Kirara tornava da lei e le strofinava il muso contro il braccio in segno d'affetto.

«Siamo vivi. Dobbiamo ringraziarvi, avete compiuto un miracolo.- disse la Cacciatrice, con un'occhiata veloce a Miroku, il quale si era seduto per terra e aveva accanto Shippo che gli tastava la fronte per controllare la febbre – Non pensavamo che sareste tornati da noi tanto presto.»

«Sesshomaru-sama non ha...voluto andare...a cercare Kagome e Inuyasha-sama. - disse Anna, rauca e sfiatata, lanciando un'occhiata bruciante alla sagoma del cane d'argento, che sotto i loro occhi si ritrasformò nell'Imperatore di En e iniziò a camminare alla loro volta – Mi ha ascoltato almeno...per quanto riguardava la vostra incolumità.»

«Non è voluto andare...ma perché?!» chiese Sango, sbalordita. Miroku alzò lo sguardo per guardare la neko-yokai, sconcertato.

«I motivi di Sesshomaru-sama non vi devono interessare, ringraziate di avere salva la vita e fatevi i fatti vostri, come ho già detto fin troppe volte a questa donna seccante!» intervenne Jaken, acido.

«Ha detto che fino al mattino dobbiamo dimenticarceli. Nient'altro. - aggiunse Anna, abbassandosi cautamente sulle ginocchia per allungare a sua volta una mano e toccare la fronte di Miroku – Lui non...non ascolta. Sembra di parlare con un muro.»

«Sì, conosco la sensazione. - sospirò il monaco, scostando con gentilezza la sua mano dalla fronte – Anna-sama, dovete riposare, non guarire me o Sango con Junan. Fate la brava, vi state strapazzando troppo.»

«Ma...» tentò di obiettare lei, alzando lo sguardo per interpellare Sango. La Cacciatrice sorrise e scosse la testa, anche se vedere la mano di lei in quella di Miroku, pur se per un istante, le aveva fatto provare la sensazione di un rostro piantato nello stomaco.

«Miroku ha ragione, Anna. Hai fatto più che abbastanza.» le disse con gentilezza, grata alla sorella di Kagome per quell'aiuto insperato. Lei abbassò gli occhi e si arrese alla loro insistenza, anche se di malavoglia, poi fece una smorfia e si portò una mano alla fronte.

«Fa male?» chiese subito Sango, preoccupata, abbassandosi a sua volta per osservare il viso della neko-yokai. La luminescenza di Junan non si era spenta.

«Fa così da quando ho iniziato a discutere con Sesshomaru-sama. Forse...sono troppo arrabbiata.» mormorò lei in risposta, facendo incupire Miroku. Sembrò volesse chiederle qualcosa, ma in quel momento furono raggiunti da Sesshomaru.

«I miei complimenti. - disse l'Imperatore di En, fissandoli con occhi gelidi che trasudavano disprezzo – Due ningen tanto bravi a riempirsi la bocca di eroiche intenzioni ma, a conti fatti, capaci solo di farsi soffiare da sotto il naso ben tre Hoshisaki, mandarne un'altra allo sbaraglio e farsi quasi ammazzare da qualche stupido sgherro di Naraku. È a gente come voi che dovrei affidare la difesa e la purificazione della Stella di En?»

Il rimprovero andò a toccare con perfezione chirurgica il nucleo emotivo e l'orgoglio di Sango e Miroku, che impallidirono. Shippo si lasciò scappare un'esclamazione di protesta addolorata, ma non ebbe il coraggio di affrontare la fredda ira dell'Imperatore di En.

«Ben detto, Sesshomaru-sama!» disse Jaken, alle loro spalle. Fu zittito dal movimento di Anna, che si parò a braccia aperte davanti ai due come se Sesshomaru avesse cercato di colpirli fisicamente.

«Smettetela, li state incolpando ingiustamente! Sango, Miroku e Shippo hanno fatto di tutto per aiutare a salvare Kagome e Inuyasha-sama! - protestò, scossa – Nessuno avrebbe potuto affrontare una simile orda!»

«Io l'ho fatto.» le rammentò lui, gelido.

«Voi non siete umano!» gli gridò lei, alzandosi in piedi con foga, fissandolo con occhi scintillanti di collera. Gli altri trattennero il fiato nel vedere Sesshomaru stringere le labbra in una linea invisibile. Ciò che lei aveva detto, di norma sarebbe stato un punto d'onore per quel demone tanto orgoglioso, ma non si poteva evitare di capire che Anna aveva scelto quelle parole allo scopo di insultarlo per la sua totale incomprensione dei sentimenti e delle difficoltà della natura umana. «Solo un demone potrebbe lasciare il proprio fratello e una ragazza inerme soli nella foresta, di notte, circondati da creature ostili! Solo un demone potrebbe assistere alla nostra preoccupazione senza degnarsi di darci spiegazioni! - continuò lei, sul punto di piangere – Vorrei solo potermi strappare questa dannata, stupida gemma dalla fronte e tornare alla mia vita di prima, dimenticando per prima cosa la vostra faccia!»

«Parla con rispetto di Junan, stupida donna!» esclamò lui, abbastanza forte da farli sobbalzare, sollevando una mano come se stesse per cedere alla tentazione di colpirla. Gli occhi di lei sfavillarono di sfida.

«Non mi fate paura! Mi ero già accorta del vostro disprezzo, ma non temete: anche io sono capace di odiare!» lo provocò. Miroku si alzò di scatto con espressione allarmata, liberandosi dalle mani di Sango e Shippo e utilizzando le poche forze rimaste per mettersi tra i due contendenti, arrivando a osare spingerli a una certa distanza l'uno dall'altra mentre diceva: «Smettetela subito! State rischiando...» esclamò, ma era tardi.

Anna crollò all'indietro con un grido, tenendosi la fronte con entrambe le mani e iniziando a rotolare a terra dal dolore. Sotto gli occhi orripilati di Sango, Shippo e Jaken, le zanne le crebbero in lunghezza e il suo aspetto divenne più ferino, animalesco, come se la componente yokai stesse prendendo il sopravvento nonostante la debolezza estrema. Sesshomaru, di contro, barcollò all'indietro con un movimento sgraziato che non gli era proprio, artigliandosi il petto all'altezza del cuore. Un dolore obnubilante si stava propagando da Chinoo, insieme a una luce dall'aspetto malato. La sua mente era piena di pensieri orribili e senza speranza, di un senso di lutto e sconfitta che aveva provato di rado ma che segnava la sua anima in profondità. Per un attimo fu accecato dalla sua stessa oscurità.

«Il monaco ha ragione. Dovete smetterla, oppure pervertirete Junan e Chinoo ed esse vi uccideranno.» disse una voce di donna, proveniente dai resti crollati del tempio. Si voltarono, stupefatti, per scoprire di essere osservati da una donna splendida, avvolta in una veste di veli, la quale emanava una luce dolce e accogliente che faceva pensare ai raggi del sole attraverso le foglie. I suoi capelli neri e lunghi erano acconciati in modo complicato. I suoi occhi erano bianchi.

«Una Dea!» sussurrò Shippo.

«Ki...Kiokuchi-sama?!» gracchiò Jaken, stupefatto.

Sesshomaru, con grande fatica, spostò lo sguardo sofferente e irato sulla sua vecchia conoscenza. Lei avvertì la sua attenzione e sorrise con mestizia.

«Vi aspettavo, Sesshomaru-sama. Vi avevo detto che prima o poi avreste avuto di nuovo bisogno del mio aiuto.»

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: VaniaMajor