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Autore: Mercurionos    11/10/2021    0 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 24 – Il Super Torneo della Leggenda, Parte 2 – Anno 2, 13/18 Termidoro
 
Il sole alto bruciava sulla pelle, ma la forte e scombussolata brezza estiva proteggeva dall’afa inesorabile, onnipresente dominatrice delle pianure che si distendevano attorno alla Capitale. Nappa divaricò i piedi, strisciando le scarpe sulla terra rovente. Si sollevò della polvere. Pugni serrati, puntati contro il loro avversario; ginocchia piegate, petto gonfio, ogni muscolo teso con grinta bellicosa. Attorno al suo corpo tumido l’aria cominciò a danzare, a sfocare la vista, sempre più calda e irrequieta, fin quando non venne spezzata da sottili scariche incolori. Pareva avvolto da un denso strato vetroso, quasi solido.
 
Gipeto, dall’altro lato del terreno, non si scompose affatto. Il terreno già tremolava sotto i suoi piedi a causa del ki sprigionato da Nappa, ma, senza distogliere lo sguardo dagli occhi seri e concentrati del saiyan, il rapace si limitò ad allargare le braccia con un movimento semplice e composto. Il peso dello sguardo di un saiyan pareva non dispiacergli. Dispiegò rapidamente le piume bianche, una dopo l’altra, con tanta eleganza da non disturbare neppure l’aria. Il vento si fece pian piano più sommesso, fin quando non cessò del tutto, e calò il silenzio.
 
Un lampo, e le mani di Nappa s’illuminarono cosparse da un luminoso incendio. Plasma rovente piovve sul terreno, dissipandosi sibilando nella secca sabbia. Attaccò. Torse il busto con immensa forza e trascinò con sé tutto il proprio peso. In un istante fu sopra Gipeto, che rapido incrociò le braccia, pronto a parare. Ma poi, all’ultimo istante, un guizzo animò i suoi lucidi occhi neri: balzò all’indietro, grazie ad una veloce spinta delle ali, e schivò l’impeto del saiyan. E aveva fatto bene, poiché se avesse tentato di parare, probabilmente avrebbe perduto un arto o due.
 
“Ma… ma… Porca miseria!”
“Che c’è, Pump?”
“Il signor Nappa! È sempre stato così forte? È velocissimo! Pensavo di essere almeno più veloce di lui, che è così grosso!”
“Il suo potenziale combattivo è sempre stato altissimo, – spiegò Radish – in caso contrario il re non gli avrebbe affidato l’allenamento di Vegeta.”
“Sì, va bene, ma… È strano, diamine!”
“Nah, non più di tanto. Pensa a me, che ho poco più del tuo potenziale di combattimento e sono quasi alto il doppio di te.”
“E io, infatti, sono più agile!”
“Lo dici soltanto perché è mezzo nudo.”
“Anche quello è strano, Radish!”
 
Nappa ridacchiava mentre spaccava l’aria con i propri pugni: profondi boati esplodevano uno dopo l’altro al passaggio delle sue mani. Gipeto, tra una schivata e l’altra, approfittava sempre per tentare un attacco diretto, vorticava con le piume bianche verso le giunture del colosso ad ogni occasione. Aguzzi fendenti partirono dalle possenti ali dell’uomo, ma i suoi colpi non produssero mai l’effetto desiderato, e così si esaurirono tutti sulla difesa rocciosa del saiyan. Il rapace schivò nuovamente un attacco cercando la distanza, e Nappa reagì lesto, tese due dita sorridendo e tracciò una riga nell’aria di fronte a sé: il terreno sotto ai piedi di Gipeto brillò, cedette e si frantumò, solo per proiettarsi subito verso l’alto trascinato da un’intensa esplosione. Sabbia e terra si sparsero tutt’attorno, e una profonda voragine divise in due il campo di battaglia.
 
Radish e Pump dovettero avvicinarsi, piegarsi un poco in avanti per poter vedere il fondo del fosso scavato in un istante dalla tecnica di Nappa. I turbini d’aria si placarono in fretta e vennero cancellati dalla brezza rinvigorita. La polvere calò sul terreno.
“Benissimo! Bravissimo, professor Nappa!” Gipeto tentava di applaudire, ma il battito prodotto dalle sue piume morbide era poco più di un aggressivo fruscio.
Nappa rise compiaciuto: “Grazie, grazie. Ehi, ragazzi: ce la so ancora fare, che dite?”
Pump annuì con tutta la forza che il suo esile collo riusciva a sprigionare. Radish si limitò a proseguire il proprio plauso ammirante: “Me- me- me lo insegni!”
“Questo qui? – Nappa imitò il gesto compiuto poco prima, sollevando due dita – Allora, praticamente è come l’Esplosione Vulcanica che ti ho insegnato l’anno scorso, poi…”
 
“Ma vi siete rincretiniti completamente?” Vegeta si era palesato alle spalle del suo tutore, accompagnato dal suo rinomato garbo raffinato.
“Ehilà, Vegeta! Sei tornato a guardare?”
“Non sono tornato a guardare, sciocco! Sono tornato a vedere quale imbecille ha fatto saltare in aria il terreno su cui domani si disputeranno le eliminatorie!”
Nappa guardò il terreno ai suoi piedi e rimase qualche istante in silenzio, a pensare. “Ops. Scusami, Vegeta. Non ci ho pensato.” L’uomo parve sinceramente dispiaciuto di aver fatto un torto al ragazzo. Pump lo notò, ma fu subito distratta dalle gentilissime parole del principe: “E voi idioti? Perché non avete fermato questa fesseria?”
“Cosa c’entriamo noi con questa storia?” Radish tentò subito di difendersi.
“Siete stati a guardare senza fare nulla! Non vi siete nemmeno uniti al combattimento!”
“E questo come avrebbe aiutato, scusa?”
“Siete dei saiyan, dannazione! Gettatevi nella mischia quando possibile! Nappa non ha messo a segno neanche un colpo!”
 
Gipetò balzò di fronte al ragazzo all’improvviso. Spaventato, Vegeta indietreggiò e si fece tutto teso.
“E la tua scusa, dunque, quale sarebbe?” Tuonò serio l’uomo.
Vegeta lo squadrò torvo: “Non la seguo.”
“Tu stesso non hai accettato l’invito del professor Nappa, e non hai voluto assistere all’incontro.”
“Tsk. A differenza di questi due principianti, io non me ne faccio nulla di guardare un combattimento poco interessante.” Vegeta girò su sé stesso, e si incamminò verso l’ingresso del N.I.S.B.A.. Gipeto, però, sapeva come attirare la sua attenzione.
 
“Principe Vegeta.”
Si bloccò, un piede ancora a mezz’aria. Elegante quanto silenzioso, il collo di Vegeta ruotò di centottanta gradi sul proprio asse. Radish preparò Bibbia e crocifisso; Pump gettò attorno a sé dell’acqua santa.
“Che c’è ora?” Le sue palpebre ballavano un tango disordinato e coprivano malamente le pupille appuntite e tremolanti.
“Hai ragione, ho permesso che il mio terreno di combattimento, sotto la mia supervisione, venisse danneggiato.”
“Bella scoperta.”
“Bisogna rimediare.”
“Non è un problema mio.” Fece per voltarsi nuovamente.
“Invece è anche un problema tuo, principe Vegeta.”
Il saiyan si voltò completamente verso l’uomo (il collo e il volto rimasero fermi dov’erano): “In. Che. Misura?”
 
“Sei una delle teste di serie del torneo, quindi domani dovrai combattere proprio su questo campo. E, visto che a tuo dire i tuoi compagni hanno contribuito alla distruzione del terreno, propongo che tu ponga rimedio a questo problema.”
“Continuo a non capire cosa abbia…”
“Dovresti dare il buon esempio, maestà.”
Vegeta digrignò i denti con tanta intensità da produrre un’arzigogolata strimpellata di scricchiolii: “E va bene, dannazione! Come diamine pensa però che possiamo riempire quel baratro gigante, sentiamo?”
“È semplice.” Gipeto agitò le mani pennute e, con eccelsa padronanza delle capacità di un personaggio da fumetto comico, generò un paio di pale di metallo dal nulla. Le lanciò a Vegeta, disse soltanto: “Buon lavoro.”, e si congedò sorridendo.
 
Il giorno seguente, Gipeto constatò con gioia che il terreno del club di combattimento della sezione A era stato completamente ripristinato. Notò anche, forse meno orgoglioso dei propri studenti, che qualcuno aveva scritto a caratteri cubitali “CACCA”, bene in grande e pure molteplici volte, nella sabbia rossiccia del terreno. Appena la vide, si affrettò a cancellare ogni traccia di vandalismo prima dell’arrivo dei colleghi. Gli incontri che si sarebbero disputati di martedì erano i primi due turni delle eliminatorie del torneo, scontri che l’anno precedente si erano svolti molto rapidamente, per quanto “rapidamente” si possano disputare un centinaio di incontri tra soldati spaziali in una singola giornata.
 
Gli studenti della sezione A si distinsero come loro solito nei primi incontri, tanto che nessuno di loro venne eliminato il martedì. Il pubblico era aumentato visibilmente durante la giornata, attratto dalla città grazie ai boati, le grida e le esplosioni di energia prodotte dagli studenti impegnati in battaglia. La polvere secca ingombrò l’atmosfera, ma questo non debellò i fiumi di aspiranti spettatori. Dall’alto della torre dei dormitori qualche manipolo di studenti passò la giornata ad assaporare il sole e a osservare le lotte tutt’attorno a loro, pian piano circondati da una sempre più larga corona di persone. Pareva di trovarsi al centro del Mondo, e per certi aspetti era proprio così. L’aria traballava per il caldo, il vento e i colpi sferrati dai combattenti, i quali con il passare del tempo furono sempre più osannati dalla folla, finché il rumore non si fece quasi insopportabile.
 
“Che è successo?”
“Quell’altro è scomparso!”
“Ha vinto il saiyan, allora?”
Il pubblico, confuso, aspettava farfugliando il giudizio dell’arbitro. Era già il secondo giorno di scontri uno-contro-uno, un mercoledì particolarmente caldo e afoso, e il vento del giorno precedente non voleva proprio saperne di presentarsi all’appello. Gipeto guardava oltre le schiere di spettatori, dove era atterrato l’avversario di Vegeta: il poveretto piagnucolava disteso a terra, ancora tremolante per il dolore si teneva la faccia e continuava a rotolarsi qua e là. Il docente allora decretò la fine dell’incontro: “Payapa non è più in grado di combattere! Vegeta accede agli scontri del pomeriggio!” Il pubblico esplose in canti di ammirazione, anche se, e Vegeta se ne accorse subito scagliando sguardi gelidi tra gli spettatori, qualcuno fischiava e canzonava la sua stirpe. Masticò sul nulla, e sparì tra la folla sudato ma per nulla stanco, solo un po’ infastidito.
 
Note dell’Autore:
Ehilà! Grazie per aver letto anche questo capitolo. Sembra che l'editor HTML del sito abbia ripreso a funzionare, per fortuna. Se però preferite lo stile usato per i capitoli precedenti, fatemelo sapere.
È da tanto tempo che non ricevo una recensione o un messaggio in quelli che presto saranno cento capitoli di storia. Caspita, quanto ho scritto. Però vi ringrazio tantissimo per esserci ancora, sono contento di vedere ogni settimana una dozzina di letture sulla fic, e sarei felicissimo di sentire la Vostra Opinione a riguardo.

 
Inoltre… HANNO PRESENTATO PER BENINO IL FILM! Alleluja! C’è Pan. C’è Broly. C’è MISTER SATAN. Film definitivo. E stavolta sembra che non debba riscrivere da capo la fic. Evvai! Ho un gran bisogno di parlarne con qualcuno MA SONO UNA PERSONA SOLA. Se vi va una chiacchierata tranquilla, così magari conosco i miei lettori, non fatevi scrupoli e contattatemi su Facebook, o anche su Twitter. Vi prego. Ho bisogno di confrontarmi con qualche fan di Dragon Ball.

In ogni caso, a settimana prossima! Grazie ancora per avermi seguito fin qui!
   
 
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