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Autore: Mary Black    12/10/2021    2 recensioni
Lo straniero dagli occhi verdi ricorda perfettamente la prima volta in cui l’ha vista – abbandonata sul prato, il vestito bianco schiuso come una corolla attorno alle gambe snelle, il grembo inondato di fiori, le dita graffiate.
Il suo nuovo amico, il vicino dalla mente acuta e i capelli ramati, si torce le mani al suo fianco. Quel fratello solitario che si ritrova ha un’espressione ostile incisa nei lineamenti duri e macina disprezzo ad ogni sbuffo. [...]
Lei sospira. Un respiro svagato, un po’ tremulo. Le sue ciglia dorate sbattono piano, il sole le fa scintillare.
Le sue dita sottili si adoperano, ostinate, attorno ai fiori. Scivolano, impacciate, sgraziate, su una corona di petali sgualciti. Perdono il filo e ricominciano, instancabili – lui si chiede se lei non stia semplicemente cercando di ricordare, ricordare come si fa a intrecciare i fiori, ricordare come si fa a ritrovare la strada in una realtà fatta di riverberi infiniti e fruscii di narcisi bianchi.
[Gellert/Ariana, Gellert/Albus]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Eccedentesiast

chi nasconde il dolore dietro il sorriso


Ogni tanto Gellert lascia cadere qualche domanda, ma Albus non ne parla volentieri, il volto che si tramuta in pietra solo a sentire il suo nome, così lui non insiste – ma la curiosità brucia sotto pelle, lo tiene sveglio la notte mentre pensa a quel viso squisito totalmente inespressivo, ai capelli biondi come miele, a quelle gambe che spariscono sotto la gonna cosparsa di petali squarciati, e vuole sapere, deve sapere, che cosa ti è successo mio fiore divelto?
Gellert non è abituato a non cedere ai propri capricci, non è abituato a non avere ciò che vuole. Guarda Albus e vorrebbe scoperchiargli il cranio per strappargli l’unico pensiero, l’unico ricordo, l’unico segreto che non sembra disposto a cedergli.
Gellert usa persuasione, lusinghe, carezze – un repertorio collaudato metà lascivia metà tortura, tra uno scoppio di risa e un bacio sul collo lasciato cadere quasi per caso, nemmeno deve fingere, ama il modo in cui il suo compagno vibra sotto le sue dita, quel sorriso sfibrato che nasconde il dolore.
Albus trema ma non cede, e il sorriso di Gellert è sempre un po’ più acuminato.
È un’estate in rovina, che si snoda tra progetti di immortalità e la comunione con un’anima con cui Gellert spera di vivere per sempre – ma la notte nei suoi pensieri c’è la bambina spezzata col viso impassibile e le dita piene di lividi, la bambina misteriosa che squarcia i narcisi bianchi, soltanto narcisi bianchi.

Gellert non sa resistere, così un giorno si avvicina ad Albus e chiude il libro che lui tiene tra le mani – il suo compagno trema e solleva gli occhi azzurri sul suo viso, Gellert pensa che detesta quegli occhiali (sono una finzione, una barriera, e lui deve avere tutto di Albus, tutto quanto), così glieli sfila di dosso senza esitazione.
“Voglio sapere che cos’è successo ad Ariana.”
Albus s’irrigidisce, esita. Il suo sguardo si allontana dallo straniero dagli occhi verdi e vaga per la stanza, ma non può fare a meno di precipitare di nuovo su di lui quando intuisce che sta indossando i suoi occhiali.
“Cosa stai facendo?”
Mein Gott, Albus, sei praticamente cieco.”
“Gellert.”
“Cosa c’è?”
Il sorriso dello straniero è abbagliante, l’espressione severa di Albus si scioglie appena.
“Sii serio.”
“Pensavo avessimo bandito i discorsi seri” allude Gellert, come fosse un caso, ma i suoi occhi verdi come un’aurora boreale lo inchiodano, “Altrimenti mi diresti ciò che voglio sapere.”

Albus tace, sconfitto – ha il suo sorriso nascondi-dolore sul volto, ma sembra più che stia piangendo.
A Gellert fanno male le labbra dal piacere lacerante che prova nel vederlo cedere, a lui, come ogni volta – come sempre.
“Come posso pensare di condividere con te il mio grande progetto, se non ti fidi di me nemmeno abbastanza da raccontarmi qualcosa di così importante?”
Albus sospira – non vuole cedere, non vuole disseppellire tutto quel marciume, il dolore si nasconde dietro un sorriso, sua madre gliel’ha insegnato quando a cinque anni si è scorticato un ginocchio giocando sulla riva del fiume e lui non l’ha mai dimenticato.
Gellert soffoca l’impazienza affondandosi i denti nelle labbra – lo sguardo di Albus precipita sulla sua bocca – e gli afferra le mani.

La pelle di Albus è liscia, fredda – ha sempre le mani fredde. Albus sorride, incerto ­– per nascondere il dolore?

“Come posso pensare di affidarti la mia vita, se non credi in me?”
Gli occhi di Gellert sono sgranati e verdissimi e commoventi. Albus trema, trema, trema, ma il suo volto resta impassibile come quello della sorella che non ama affatto.
“Io credo in te, Gellert, tu sei...”

Irresistibile.
“Dimostramelo.”
“Gellert...”
“Albus.”
Lo straniero quasi non sa dire d’averlo deciso, quando allontana con uno scatto le dita dalle sue. Un lampo di dolore attraversa lo sguardo di Albus, sostituito dalla confusione, quando quelle mani pallide gli si chiudono contro le guance.
La bocca di Gellert gli si schianta addosso, divora quel sorriso cortese che gli hanno insegnato a incidersi sul viso quando qualcosa fa male, e Albus ha a malapena il tempo di sussultare prima di trovarsi a stringerlo a sua volta.
Gellert si separa da lui col respiro corto – guarda la sua bocca arrossata e sa d’averlo baciato perché lo voleva, ma sa anche che per la bambina spezzata e il suo mistero niente sarebbe un prezzo troppo alto, niente di niente, ed è un pensiero che lo fa impazzire.
Albus sorride di un sorriso pulito, limpido – niente ombre, niente urla.
Lo straniero pensa che lo preferisce quando è meno radioso, quando la finzione gli sporca il viso – perché lui la riconosce, lui la scova, lui lo sa che sorride per nascondere il dolore, e lui ama essere l’unico in grado di capirlo.
“Te lo racconterò” concede Albus, sfiorandogli la tempia con la punta delle dita.
Gellert crolla il capo contro il suo polso e respira il suo odore, ad occhi chiusi – nei suoi ricordi, la bambina spezzata sorride, trucidando i narcisi.

 

 

 

 

Note dell’Autrice
Eccomi di nuovo qui! Intanto ringrazio tutti voi che state seguendo la mia storia, mi rendete felice.
In questo capitolo, tutto dedicato alla Grindeldore, si delinea meglio il rapporto tra Albus e Gellert, fitto di ombre e dubbi come loro: Gellert ha baciato Albus perché lo voleva, ma anche perché sa di esercitare meglio il suo ascendente su di lui così, e vuole sapere cos’è successo ad Ariana ad ogni costo. Ve lo dirò, ma dovrete pazientare!
Ah, “Mein Gott” in tedesco è “Mio Dio”.
A venerdì!

Mary

 

 

 

 

  
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