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Autore: LadyYuna94    12/10/2021    0 recensioni
Durante l'ultima finale mondiale in Russia che vide i Bladebreakers vincitori, l'avvento del Team delle Tenebre ha gettato nel caos il mondo del Beyblade e non solo, seminando distruzione e morte. Da quel momento, ogni anno un Beyblader chiamato il Prescelto parte con quattro accompagnatori, definiti Guardiani, per un lungo viaggio europeo, il Cammino, che lo vedrà impegnato in dieci match volti a prepararlo a sconfiggere i quattro nemici sovrannaturali. Elena Tornatore, sorella minore del campione italiano Gianni, a dieci anni dalla comparsa dei blader della Morte, intraprende il Cammino scegliendo come suoi Guardiani gli ex campioni del mondo: Takao, Rei, Max e il Professor Kappa e parte alla volta dell'Egitto con il suo inseparabile Beyblade Vulpilyon.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Max Mizuhara, Nuovo personaggio, Professor Kappa, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3:
Rei Kon non era esattamente un tipo da pedinamenti, anzi odiava l’idea di seguire qualcuno, poiché lui stesso odiava la sensazione di avere qualcuno alle calcagna.
Ma oggi aveva dovuto fare uno strappo alla regola, uno strappo decisamente grosso.
Lasciare il suo ristorante, nell’ora di punta, in mano al suo secondo chef era stato un sacrificio decisamente grande per come era fatto lui, ma non aveva potuto fare a meno di uscire di corsa dalla Tana della Tigre Bianca, non appena quella ragazza dai lunghi capelli castani aveva pagato il conto ed era andata via.
Il suo interesse per quella giovane donna era cominciato poco prima quando si era avvicinato per servirle il thè, come faceva con tutti i clienti alla fine di ogni pasto e, senza intenzione alcuna, aveva origliato la conversazione che lei stava avendo al telefono. Rei sapeva di essere stato poco educato in quella circostanza, ma qualcosa in quella conversazione telefonica aveva catturato la sua attenzione. Un nome in particolare, che lui conosceva benissimo.
Pensava, o meglio, sperava di essersi sbagliato, ma ogni dubbio venne fugato quando lei, alzandosi per andare via aveva perso qualcosa dalla borsa e quando lui se ne era reso conto, lei era già uscita dal ristorante.
Rei si era chinato per raccogliere ciò che la ragazza aveva perso e rincorrerla per restituirglielo se necessario, ma quando tra le mani si ritrovò un Beyblade, tenuto quasi come un gioiello, venne assalito da una serie di sensazioni contrastanti e non ebbe più dubbi.
Riuscì a stento a dire al suo staff che usciva e che sarebbe tornato il prima possibile, ma il suo pensiero fisso era ritrovare quella donna e chiederle perché aveva un Bey con sé.
Il giovane chef, come tutti, sapeva che ormai quello sport era bandito da tempo, anzi, forse lui lo sapeva meglio degli altri e si ritrovò a pensare che quella era la prima volta che vedeva o teneva in mano un Beyblade diverso dal suo da dieci anni e la cosa lo aveva fatto sentire più strano del previsto.
Una volta era più che abituato ad avere a che fare con quegli oggetti, anzi, far roteare a tutta velocità la sua trottola in un’arena di gioco era ciò che, da ragazzino, gli aveva dato più soddisfazione di qualsiasi altra cosa, ma quei tempi ormai erano troppo lontani e troppo dolorosi per ricordarli.
Il ragazzo si trovò quasi nei pressi del Colosseo, quando riconobbe da lontano la sagoma della cliente che lui tanto cercava, correre proprio in direzione dell’imponente costruzione.
L’aveva vista guardarsi intorno furtiva e con uno slancio che avrebbe confuso gli occhi di chiunque altro, ma non i suoi abituati a scrutare anche il minimo movimento, quasi come una tigre che osserva la sua preda prima di attaccarla, la ragazza si era intrufolata in un ingresso secondario.
Rei non perse un attimo e si rimise all’inseguimento della misteriosa proprietaria del Bey che aveva in tasca e fece esattamente ciò che aveva fatto lei pochi minuti prima, si intrufolò all’interno del Colosseo e cercò di concentrarsi per sentire suoni o voci che potevano guidarlo attraverso quella specie di labirinto sotterraneo.
Dopo qualche minuto a vagare in quel posto sconosciuto, Rei iniziò a sentire delle voci sempre più vicine, in particolare ne sentì una femminile decisamente agitata, quando ormai si rese conto di essere vicinissimo, si nascose dietro ad un muro per dare un’occhiata e non poteva credere ai suoi occhi: ragazzi di ogni età si sfidavano a Beyblade senza esclusione di colpi, altri si allenavano con gli attrezzi, altri ancora si allenavano a simulare dei lanci. Rei venne preso da una strana euforia, mista ad un’indicibile tristezza che gli strinse lo stomaco in una morsa, facendogli quasi girare la testa. La vista di tutte quelle persone che praticavano lo sport che lui ancora amava, dopo così tanto tempo e che dolorosamente aveva dovuto abbandonare, quella vita spensierata e piena di adrenalina fatta di gare e tornei che aveva vissuto fino a dieci anni prima, lo fecero sentire particolarmente felice, ma arrabbiato al contempo.
Non era mai stato un tipo rancoroso o rabbioso, tutt’altro, era sempre molto calmo e pacato, ma gli ultimi dieci anni lontano da quel mondo che lo aveva reso così grande, avevano trasformato dei lati di lui che ancora oggi faceva fatica ad accettare. Certi giorni ce l’aveva col mondo intero e, a volte, non sapeva bene il perché, o forse lo sapeva troppo bene, ma evitava di pensarci per non stare male.
- Che vuol dire lo hai perso, sei impazzita?!- disse una voce maschile, in tono terrorizzato.
- Significa che non lo trovo, quale parte non è chiara?- rispose di rimando una voce femminile.
Era lei. La ragazza del ristorante, aveva riconosciuto la sua voce dolce, seppur in quel momento stridula per l’ansia.
A Rei si dipinse un sorriso divertito in volto. Sicuramente lei stava cercando il suo Bey come una disperata già da un po’ ormai e lui era lì, ad un passo, pronto a risolvere tutti i suoi problemi.
Se solo fosse stato così facile per tutte le altre cose nella vita. D’altro canto, ricordava bene la sensazione di custodire il Beyblade come fosse la cosa più preziosa nella vita e si sentì un po’ in colpa per non aver restituito prima ciò che non gli apparteneva. Ma Rei era lì non solo per compiere una buona azione: il suo scopo era sapere perché tutti quei ragazzi si affannavano tanto a praticare uno sport che, di fatto, non esisteva più.
- Sono finita, Daitenji mi ucciderà.- sentenziò la giovane donna
- Calmati, magari lo avrai dimenticato a casa- cercò di rassicurarla la voce maschile accanto a lei.
Per parlarle così, doveva essere sicuramente un suo amico, pensò Rei.
- Non me ne separo mai e tu lo sai- ribatté la ragazza
Fu allora che Rei pensò fosse il momento giusto per uscire allo scoperto
- Cercavi questo?-
L’attenzione di tutti i presenti, persino quella dei più lontani nell’ampia stanza, venne catturata da quella voce sconosciuta. Tutti si girarono in direzione della fonte di quella voce, col terrore stampato in faccia.
Alcuni si chiedevano se Rei fosse una spia venuta qui per spifferare tutto alle autorità, altri si chiedevano se veramente erano stati scoperti ed erano in pericolo, altri restavano semplicemente in silenzio, cercando di non muovere nemmeno un muscolo.
La tensione nell’aria si tagliava con un coltello. Nessuno era abituato a vedere facce estranee in quel luogo e il fatto che ce ne fosse una, proprio in quei giorni in cui sarebbe stato scelto il prossimo candidato ad intraprendere il Cammino, non prometteva nulla di buono, anzi alcuni pensavano che fosse addirittura di cattivo auspicio e che dovevano smettere con quello sport che li costringeva a vivere come dei criminali.
Elena trasalì, si girò lentamente riconoscendo la voce, seppur relativamente nuova alle sue orecchie, quella voce da cui sapeva benissimo di essere rimasta affascinata da quando quell’uomo aveva aperto bocca.
Quasi ebbe un mancamento a ritrovarsi lo chef del ristorante dove aveva appena pranzato davanti ai suoi occhi, in quel luogo così sacro per lei, che teneva in mano il suo Bey e lo lanciava a mezz’aria per poi riprenderlo subito, ripetutamente.
Era appoggiato al muro e la guardava con un sorrisetto di sfida, come se aspettasse che lei gli desse delle spiegazioni o dicesse una qualsiasi cosa pur di togliersi da quella situazione.
Era stata beccata, ma Elena non sapeva perché il fatto che fosse stato proprio quel ragazzo a scoprirla la faceva sentire tremendamente fuori posto. Eppure lui non stonava affatto col contesto, non sembrava particolarmente spaventato da quella situazione o a disagio, anzi quasi quasi sembrava goderne dello sguardo smarrito di lei e di tutti i presenti.
- Oh, merda.- riuscì a mormorare Marco, dopo quello che sembrò un tempo infinito.
Elena riprese il controllo di parte delle sue facoltà motorie e mentali e fece una corsa dritta verso quello sconosciuto, spingendolo in un corridoio adiacente quasi in malo modo.
Quando furono soli, con uno spicchio di luce che entrava da una fenditura sul soffitto, Elena fece appello a tutte le sue forze per trovare le parole giuste da dire, ma il filtro bocca cervello era completamente disattivato in quel momento.
- Tu… cosa… cosa ci fai qui? Come sei entrato?- riuscì a dire, sforzandosi di mantenere un tono calmo, per quanto possibile.
- Diciamo che non sei l’unica brava a nascondersi ed entrare furtivamente nei posti...- disse lui con un mezzo sorriso, rigirandosi tra le mani il Beyblade della ragazza, la cui corazza argentea quasi scintillava alla luce del sole che lo colpiva direttamente.
- Che c’è, fai anche il ladro oltre allo chef?- chiese lei, tagliente.
Tutto il disagio e la timidezza che aveva mostrato al ristorante, sembrava essere sparita di colpo. Era come se fosse diventata un’altra persona. E anche lui, era diventato molto più sfacciato, come se la situazione lo divertisse.
- E imprenditore, il ristorante è mio- le disse, di tutta risposta.
Elena in quel momento si ricordò della cosa più importante: quel tizio aveva in mano il suo Beyblade.
Lei fece per allungare una mano per riprenderlo, ma il giovane chef cinese la batté sul tempo, ritraendo il braccio e stringendo la trottola nel pugno, quanto bastava per nasconderla alla vista di lei.
-Non ti ho mica detto che te l’avrei restituito- iniziò lui, in tono mellifluo ed Elena sentì le guance arrossarsi per qualche motivo sconosciuto.
-Senti, non ho tempo per i giochetti, mi è caduto il Bey al ristorante, sei stato carino a riportarmelo e ti ringrazio, ma adesso ridammelo, per favore- rispose lei in tono esasperato e poi tentò di appropriarsi nuovamente di ciò che era suo, ma lui glielo impedì.
La ragazza sospirò rumorosamente e poi prese a mettersi le mani in fianco.
- Non so quali siano i tuoi motivi, ma ti conviene non denunciarci alle autorità, qui c’è gente che lavora duro, gente che si allena da anni per perseguire un nobile scopo. Io non ti permetterò di distruggere tutto, è chiaro?- minacciò lei, sentendosi invincibile per un attimo.
Ma quando lui alzò lo sguardo e quegli occhi dai riflessi dorati scintillarono nel buio, lei si sentì quasi le forze mancare.
- Non farò niente del genere, puoi stare tranquilla. In fondo...- si interruppe subito
- In fondo…?- chiese lei, per farlo continuare
- Una volta giocavo anche io a Beyblade… ed ero piuttosto bravo- ammise con un sorrisetto
Elena venne presa da una strana eccitazione, il fatto che quel tizio fosse carino e anche un blader gli faceva guadagnare decisamente un sacco di punti, aggiungendo anche il fatto che non avrebbe denunciato le loro non proprio legali attività, la faceva sentire molto meglio.
- Ti va una sfida?- chiese lei, entusiasta, ma il ragazzo diventò serio di colpo, quasi un velo di tristezza si posò sul suo sguardo così particolare
- Magari un’altra volta- rispose triste e poi prese la mano della ragazza e gli posò il Bey tra le mani per poi richiuderle dolcemente le dita intorno. Quel tocco così fugace, ma al contempo così intimo, fece avvertire ad Elena un calore inaspettato per tutto il corpo. Lei non lasciava toccare a nessuno il suo Bey, neanche a Marco, ma il fatto che quel ragazzo lo avesse tenuto tra le sue mani per tutto quel tempo e poi glielo avesse restituito in quel modo così dolce, aveva risvegliato in lei delle sensazioni quasi sconosciute.
Il tipo misterioso fece per andarsene, ma Elena si girò e lo fermò
- Aspetta-
Lui le rivolse nuovamente lo sguardo
- Posso sapere come ti chiami?-
- Rei- rispose lui con un sorriso
- Rei… non mi è nuovo sai?- pensò Elena ad alta voce, poi si avvicinò a lui.
- Io sono Elena, piacere di conoscerti- e gli porse la mano che lui, prontamente strinse.
- Senti, ho capito che non sei qui solo per riportarmi il Beyblade, mi sbaglio?- chiese lei, dopo qualche secondo, come se volesse evitare che lui se ne andasse.
- Beccato- rispose Rei, un po’ a disagio
- Già che sei qui vuoi assistere a qualche incontro? Non vuoi disputarne uno, ma almeno resta a guardare… so che vuoi farlo, coraggio- propose lei, dandogli una leggera spallata per scherzo, l’entusiasmo di quella ragazza nei confronti del Beyblade faceva sentire Rei di nuovo quel ragazzino in giro per il mondo a scontrarsi con altri blader e a vincere gare.
- Solo uno- cercò di negoziare lui
Elena sorrise e lo trascinò con sé nella stanza, dove gli altri, vedendo la reazione di Elena a quello sconosciuto, sentirono di potersi fidare, almeno per il momento.

Elena disputò l’incontro più emozionante della sua vita, contro Marco.
Ci mise tutta sé stessa, forse perché Rei la osservava attento seduto sul muretto vicino al campo da gioco. Era come se il suo sguardo la stesse giudicando, non in modo negativo, ricordava un po’ quello del Maestro Daitenji quando osservava periodicamente gli incontri tra i blader che lui allenava personalmente ed era per questo motivo che Elena e Marco si ritrovavano quasi sempre a fronteggiarsi: entrambi erano stati cresciuti e allenati allo stesso modo dal gran Maestro.
Quando il Bey di Elena fece schizzare fuori dall’arena quello di Marco, Rei rimase piacevolmente sorpreso, tanto da farsi sfuggire un breve applauso.
- Sei brava, devo ammetterlo- gli disse lui, quando lei gli andò accanto, rimettendo il filo di caricamento all’interno del dispositivo di lancio.
- Ti è piaciuto? Devo ancora migliorare, lo so- ammise lei, con un sorriso.
Marco, intanto, li osservava corrucciato, come se la vicinanza di quell’avvenente giovane a Elena lo facesse in qualche modo ingelosire. Poi lei quando parlava di Beyblade era come illuminata da una luce particolare: si sarebbe messa a parlare persino con le pietre di quello sport. Per lei, rappresentava tutto. Quella trottola faceva girare tutto il suo mondo.
- Allora, dimmi, come sei finita qui sotto ad allenarti?- chiese Rei, sinceramente incuriosito
- Beh, sai meglio di me che è impossibile farlo da qualsiasi altra parte e questa...- disse guardandosi intorno
- è l’unica alternativa che abbiamo trovato- concluse
- Avete davvero coraggio, complimenti- commentò Rei, ammirato.
- Mi fa tornare in mente tanti ricordi...- aggiunse, riprendendo quello sguardo triste di poco prima
- Come mai hai smesso di giocare?- chiese Elena, curiosa
- E’ una lunga storia- tagliò corto lui, appoggiandosi con la schiena al muretto
- Mi sarebbe piaciuto vederti in azione- confessò lei
- Sai una volta è stata disputata una gara in questa arena, tra un mio amico e un ragazzo di qui… mi pare si chiamasse...- Rei venne interrotto da un ragazzino che si avvicinò veloce ad Elena
- Elena, il Gran Maestro vuole parlarti- disse in fretta
- Certo, vado subito- rispose lei
- Chi è il gran Maestro?- chiese lui con un sorrisetto
- La persona che ci allena tutti i giorni tutto il giorno- ammise lei, con un pizzico di ironia, alzandosi dal muretto. Si mise di fronte a Rei, cercando di trovare parole carine per salutarlo, visto che non sapeva quanto tempo ci avesse messo a discutere con Daitenji e non voleva lasciarlo lì da solo.
- Allora ci vediamo...-
Ma proprio nel momento in cui Rei si stava alzando per salutare la sua nuova amica, una voce anziana alle sue spalle, in tono sorpreso esclamò.
- Rei! Che piacere vederti, ragazzo mio!-
- Signor Daitenji!- Rei quasi non riusciva a trattenere l’emozione. Quello era il motivo per cui aveva rischiato tutto quel giorno, intrufolandosi nei sotterranei del Colosseo, rivedere il suo vecchio mentore.
-Vieni qui, abbracciami!- il tono dell’anziano era decisamente emozionato.
Tutti i presenti rimasero di stucco, cercando di dare un senso a tutto quell’affetto tra il loro venerabile Maestro e quello sconosciuto che si era presentato poco prima.
Elena era quella più sconvolta.

   
 
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