La prima volta che vi siete incontrati, è stato in un luogo che non era casa per nessuno di noi.
Marya e Wylan cercavano di ritrovare i propri ricordi di luce in mezzo alle macerie di una casa dove il dolore aveva soffocato l’infanzia.
Io e te, pa’, eravamo solo macchie di disagio che un cameriere avrebbe volentieri spazzato via assieme alla cenere del camino. Io con le dita a percorrere febbrili le impugnature delle mie pistole, tu con un cappello a rotearti fra le mani.
Le hai fatto una riverenza goffa e lei non ha riso.
Ha sorriso, però, e Wylan con lei.
***
La prima volta che lei ha giocato coi tuoi colori, diceva di volermi fare un ritratto.
Era tutto sbagliato, in quel ritratto pieno di rosso e spalle troppo larghe, ma lei ha sorriso e si è data della sciocca, dicendo che in qualche modo ci somigliamo tanto e che comunque era lo sfondo ad essere sbagliato, perché io non sono fatto per stagliarmi su una tenda di broccato.
Wylan l’ha accompagnata a riposare, temendo fosse uno di quei giorni in cui la nebbia sapeva tornare a riempirle il cuore.
Nel suo sguardo c’erano solo cieli limpidi.
***
La prima volta che ci ha accompagnato a Cofton, credevo si sarebbe portata dietro lo stesso disagio che io e te, pa’, avevamo provato in una villa di mercanti.
Invece lei non s’è scomposta neppure quando un tafano l’ha punta sul viso: ha passato giorni a ridere e a sporcarsi le gonne di fango e polvere di jurda.
Ti ho visto sorridere come quando sorridevi con la mamma, e ho conosciuto solo rabbia. Perché è la mamma di Wylan, ed è tutto sbagliato. Perché le voglio bene, ma non è lei, e se tu hai amato i colori sgargianti della mamma, come puoi sorridere al grigio di Marya?
***
La prima volta che mi sono concesso di guardarvi – guardarvi per davvero – ho visto i colori.
Niente cieli zemeni così azzurri da ferire gli occhi. Niente campi di jurda ad ammiccare sotto il caldo sole estivo, niente sorrisi bianchissimi come nuvole leggere.
Marya è la nebbia d'autunno. Occhi velati come bruma al mattino, fili d'argento fra capelli di miele come tele di ragno a raccogliere rugiada.
Marya è una zolla di terra non arata, una rete di crepe pronta ad andare in pezzi a ogni pressione.
Tu sei un contadino, pa', sai vedere il germoglio dove altri vedono solo una zolla da frantumare.
Note:
Onestamente, mi sono ripetuta mentalmente moltissime scuse e giustificazioni per cercare di spiegare questa scelta, ma ora mi trovo a dire che no, non ho proprio voglia di dovermi giustificare.
Sono pienamente consapevole di tutte le problematiche legate a una simile coppia, e magari prima o poi scriverò davvero la "versione estesa" di questa storia (nella mia testa si chiama la Blackjessamine Cut, sappiatelo) e lì quelle problematiche le sfiorerò tutte, ma qui voglio limitarmi a dare spazio a un rapporto che mi si è presentato alla mente dalla prima apparizione di Colm nei libri, quando ancora non avevo la minima intenzione di scrivere alcunché non solo su di loro, ma proprio su questo fandom in generale.
Niente, nella speranza di non avervi turbato troppo, ringrazio chiunque abbia speso un po' del suo tempo per questa mini-raccolta (e sì, nelle note del primo capitolo parlavo di una conclusione più discorsiva, ma onestamente trovo più incisivo questo secondo capitolo mantenendolo composto di sole quattro drabble).
Un abbraccio!