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Autore: Chiara PuroLuce    16/10/2021    8 recensioni
Sabrina è madre di tre figli. L'attività di famiglia è in pericolo, per colpa del marito traditore e rimane solo una cosa da fare per non colare a picco. Così, con il benestare dei figli e il loro appoggio... Cosa accadrà?
Genere: Generale, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                         L’ORO DI FAMIGLIA 
 
                                                            pumpNIGHT 2021 - Prompt 12 – Oro
 
 
«Mamma, perché hai tirato fuori tutto il nostro oro di famiglia?»
 
A domanda lecita, era doverosa una risposta lecita.
Sabrina si preparò a una dolorosa spiegazione. Non poteva mentire ai suoi figli e quindi li aveva convocati in cucina.
 
«Ragazzi, ormai avete venti, venti e venticinque anni e siete abbastanza intelligenti da capire che siamo nei guai» esordì.
 
I due gemelli Francesco e Federico con la sorella Fabiola la guardarono, seri. Da quando il loro padre li aveva abbandonati quattro mesi addietro – per scappare con una ragazzina quasi coetanea loro – le erano stati molto vicino.
A stento Sabrina aveva fatto quadrare i conti e ora… non tornavano più. La loro era una famiglia benestante, ma Luciano, andandosene, aveva svuotato il conto di famiglia e sottratto fondi alla loro azienda di pompe funebri. Bastardo! E ora doveva comunicarglielo.
 
«Quello che non sapete è che vostro padre non solo ci ha lasciato a secco, ma ha pensato bene di defraudare l’azienda.»
 
«Che cooosaaa?» Urlarono all’unisono.
 
«Sì, e per fortuna a sua insaputa avevo fatto degli investimenti vincolati e messo via una parte dei guadagni per le emergenze. Ma non è bastato, a quanto pare. Se vogliamo evitare di chiudere l’attività – e sarebbe un peccato perché va molto bene – dobbiamo sacrificare qualcosa» disse poi indicando il tavolo.
 
«L’oro. Quello ereditato dalla bisnonna e dalla trisavola, tue per fortuna» intervenne la sempre arguta Fabiola.
 
«Appunto. Mi dispiace molto separarmene, ma il vostro futuro è più importante. Siete d’accordo?»
 
Vide i suoi figli pensarci e guardarsi a vicenda, come per farsi coraggio. Era stata fortunata, erano ragazzi con la testa sulle spalle. Mentre i suoi gemelli studiavano – Francesco economia all’università e Federico da necroforo – sua figlia da qualche anno l’aveva seguita sul campo a contatto con le famiglie e ora la sostituiva in quel particolare lavoro. Aveva molto tatto ed era la gentilezza fatta persona.
L’avere messo in pericolo la carriera dei loro figli, le faceva odiare ancora di più quell’essere che aveva sposato, ma non se la sentiva di denigrarlo davanti ai figli. Ci pensavano già da soli. Il gesto insensato del loro padre li aveva profondamente feriti e umiliati.
 
«Quanto varranno?» Chiese Francesco.
 
«Non ne ho idea, prima di farli anche solo valutare volevo parlarne con voi e poi decideremo insieme. Dopotutto non li ho mai esibiti e non credo che lo farò mai quindi perché non usarli per salvare l’azienda. Comunque, da profana, credo che valgano un bel po’, dopotutto sono del 1800, non credo che ci daranno un’inezia.»
 
«Allora è deciso. E valutazione sia» intervenne Federico.
 
«Esatto, che senso ha tenerli a marcire e prendere polvere nelle loro scatole? Se possono servire per riparare, almeno in parte, ai danni che ha fatto quel… quel… sì, insomma, papà» disse Fabiola fremendo di rabbia, cosa inusuale per lei «allora ben venga sbarazzarcene. Ops, scusa mamma, non volevo sembrare insensibile» disse infine.
 
«Hai detto solo la verità, cara. Saranno anche belli, ma è ora di fargli cambiare aria e darli a qualcuno che sappia dare loro il giusto valore. Noi faremo delle foto e ci accontenteremo di quelle. Sono sicura che le mie antenate ne sarebbero ben felici. Ve l’ho detto in più occasioni, che tipe inusuali erano per l’epoca. La trisavola conquistò anche il cuore di un principe russo, lo sapete, vero?» E quando loro annuirono continuò «Quello che non sapete è che lei lo rifiutò per il trisavolo, un semplice Duca al suo confronto. Ma il Principe volle darle un regalo che gliel’avrebbe fatto ricordare per sempre e che, soprattutto, avrebbe ricordato al suo futuro marito, chi era venuto prima di lui.»
 
Poi alzò la teca con la collana di zaffiri e numerose perle a goccia e la mostrò ai figli con orgoglio. Con tanto di certificato di autenticazione allegato – donato dal Principe in persona al padre della trisavola – e di una lettera d’amore donata invece a lei dove spiegava che la collana era sua e che poteva usarla come meglio credeva. Un’esclamazione di puro stupore si levò dai figli.
 
«Oh, cazzo, questa sì che varrà una fortuna, mamma. Da sola potrebbe risollevare la nostra azienda per sempre» esclamò il sempre pratico e analizzatore Francesco. «Per fortuna papà non ha mai saputo della sua esistenza o col cazzo che non ce l’avrebbe rubata.»
 
«Ehi, modera i termini» lo reguardì lei «ringrazia tua nonna per questo. Lei aveva già capito che tipo era vostro padre alla prima occhiata e mi aveva anche messa in guardia, ma io non l’ascoltai. Ha preferito non darmela fino al mese scorso quando le ho detto della nostra situazione attuale.»
 
«Nonna saggia la nostra, dovrò ricordarmi di farle un regalino» disse Fabiola, ridacchiando.
 
«Dicci che anche tutto il resto ha una storia del genere dietro» gli domandò Federico, speranzoso.
 
«Mi spiace deluderti, caro, ma la tua mamma non ha altre storie di così tanto emozionanti e di valore da dirvi. Il resto, lo vedete da voi, è oro bianco, giallo e anche rosso. Ricaveremo una discreta somma anche da questo. Anche se, a dirla tutta, se per la collana ci offriranno una cifra considerevole come credo e spero, questi potremmo tenerli e verranno poi divisi tra di voi.»
 
Sul tavolo, infatti stazionavano diversi anelli, bracciali, orologi d’epoca intagliati e orecchini.
 
«Allora, è deciso. Domani mattina ci terremo liberi tutti – delegheremo i nostri lavoranti di sostituirci per qualche ora, Fabiola, abbiamo solo un paio di cerimonie da seguire dopotutto e cinque salme da preparare – e andremo a fare valutare tutto. Grazie per la comprensione, ragazzi.»
 
Dopo avere ricevuto caldi e confortanti abbracci dai suoi figli, Sabrina mise via tutto e sorrise per la prima volta da mesi.
 
 
                                                                                  ֎֎֎֎֎
 
 
Era andata bene, meravigliosamente bene e chi se lo sarebbe aspettato. Sabrina guardò i suoi figli seduti in macchina con lei, gli occhi sgranati, come i loro.
 
«Em, mamma» esordì Fabiola «e adesso che si fa? Per poco all’orafo non è venuto un infarto quando ha visto la collana e i documenti.»
 
«Ora… bè, ora facciamo come ci ha detto, cerchiamo in rete dove si trova l’ambasciata russa e che Dio ce la mandi buona, ragazzi. Per ora non possiamo fare altro che contattarli e aspettare.»
 
«A Milano» disse Federico «stando alla ricerca google a Milano c’è il Consolato, io direi di chiamare loro che sono anche più vicini o dovremmo andare a Roma. Che faccio, schiaccio?»
 
«Cosa schiacci, scusa? Perché hai messo il vivavo…»
 
«Consolato della Federazione Russa di Milano, come posso aiutarla?»
 
Oh, cazzo, hanno risposto per davvero. E adessooo?
 
«Pronto? Parli pure, la ascolto» insistette la donna all’altra parte del telefono.
 
«S… sì, buongiorno. Mi chiamo Sabrina Ferri» usò il suo cognome da nubile, tanto a loro che importava che fosse cornuta e che era stata mollata «e ho per le mani un oggetto che credo possa interessarvi moltissimo in termini storici. Apparteneva alla Famiglia Reale Russa della prima metà del 1800. Credo sarebbe bello se potesse tornare a casa. Posso fissare un appuntamento con il Console? Al telefono è impossibile comprendere a pieno la portata di quello che devo mostrarvi. Em, non è uno scherzo» specificò alla fine, sperando che le credessero.
 
«Un attimo solo, attenda in linea» disse quella e poi sparì per un po’.
 
Dieci minuti buoni. Pensavano tutti che li avesse mollati lì e fosse andata ad allertare i servizi segreti quando la tizia tornò e gli diede appuntamento per il giorno dopo. Conclusa la telefonata, stettero a fissare il cellulare ora muto per un attimo, in silenzio, sbigottiti e increduli. Il giorno dopo?
Poi esplose la bomba e il viaggio di ritorno fu molto chiassoso.
 
 
                                                                                  ֎֎֎֎֎
 
 
L’incontro andò meglio del previsto e il Console Kuznetsova – dopo averli ascoltati e visionato l’oggetto in questione con la supervisione di diversi personaggi che dissero essere orafi, storici e chi più ne ha più ne metta, in tutto erano una decina di persone – prese in carica la collana con la documentazione e li ricompensò ampiamente. Quando Sabrina vide la cifra sull’assegno per poco non svenne davanti a tutti.
Incredibile. Altro che “piccola ricompensa simbolica per avere riportato in Patria un oggetto dal valore unico per il nostro grande popolo” come aveva detto loro l’uomo, quello era un vero e proprio sogno. Ci potevano campare non solo in quatto, ma in molti di più e per i decenni a venire.
Grazie a quel semplice oggetto, erano salvi. A dirla tutta era stata la sua trisavola ad averli salvati, lei e la sua leggendaria dolcezza – a detta delle donne della sua famiglia – che aveva conquistato il Principe.
 
«Mamma, sei contenta?» Le chiese Fabiola qualche giorno dopo. «La collana è tornata a casa, noi abbiamo il conto in banca rimpinguato per bene e siamo a posto a vita, la nostra attività è salva e abbiamo tenuto tutto il nostro oro. Meglio di così non ci poteva andare. E, cosa ancora più bella e giusta, papà non potrà toccare un centesimo.»
 
Sì, aveva ragione. Finalmente la ruota aveva preso a girare nel verso giusto. In fondo al suo cuore, un pochino le era dispiaciuto rinunciare alla collana che era in famiglia da così tanti decenni e che aveva un valore sentimentale, ma era stata la cosa giusta da fare. E poi era meglio saperla al sicuro nella sua Patria d’origine che tenerla nascosta in casa nella sua bella teca a marcire e prendere polvere.
Il Console aveva invitato la famiglia in Russia non appena fosse stata esposta al Museo Russo di San Pietroburgo e loro avevano accettato. Sarebbe stato bello se un giorno ne fosse stata tratta una storia cinematografica sulla trisavola e non era escluso che accadesse.
Tutta quella storia, nata per caso da una tragedia, aveva fruttato loro una miniera d’oro.
Oro. Come quello che si era salvato dalla vendita e che sarebbe rimasto a loro per sempre in memoria delle sue antenate.
Oro. Come i suoi tre figli che non l’avevano mai abbandonata e che erano il suo orgoglio.
Era incredibile come poteva cambiare la vita in un secondo. Quello prima sei disperata e al verde per colpa di un presto ex marito e quello dopo arriva il riscatto e la pace dei sensi.
   
 
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