Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pampa98    19/10/2021    2 recensioni
[Storia scritta per la #JBWeek2021]
Pre-serie: Robert allontana Jaime dalla Guardia Reale e Tywin non si fa sfuggire l'occasione per trovargli una moglie.
Questa raccolta sarà composta da sette storie che percorrono l'evolversi del rapporto di Jaime e Brienne come marito e moglie. I titoli dei capitoli si riferiscono al tempo trascorso dal giorno delle nozze.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Day 2: Violet

25 GIORNI DOPO



 

Sentì bussare alla porta e si alzò per andare ad aprire. Tutto si sarebbe aspettata di vedere, meno Jaime Lannister con un mazzo di fiori tra le mani.
«Che stai facendo?» chiese.
«Non posso venire a trovare mia moglie, dopo giorni che non la vedo?» ribatté lui. Brienne era ancora confusa per quell’apparizione improvvisa – e per il fatto che l’uomo non sembrasse del tutto in sé – ma cercò di ricomporsi e si fece da parte per permettere a Jaime di entrare.
«Per te.» Jaime le porse un mazzo di violette e gigli. «Purtroppo non ci sono rose blu da queste parti, ma il significato di questi fiori dovrebbe avere qualcosa a che fare con la purezza e la sincerità, se ricordo bene, perciò si addicono comunque a te.»
Brienne li prese e la sua confusione non fece che aumentare.
«G-Grazie» disse. «Non dovevi disturbarti.»
«Lo so» rispose Jaime, sedendosi sul bordo del letto, «ma mi andava comunque di farlo.»
Brienne si aspettò che le dicesse qualcosa, perché era andato a farle visita per esempio, ma quando il silenzio iniziò a protrarsi troppo a lungo, decise di tenersi occupata cercando un vaso per quei fiori.
«Conosci Ned Stark?» le chiese Jaime, all’improvviso.
Brienne scosse la testa, mentre inseriva il mazzo che aveva tra le mani in un vaso appena riempito d’acqua.
«Non ne ho ancora avuto il piacere.»
Jaime rise.
«Normalmente direi che non è un piacere conoscere quell’uomo, ma forse per te lo sarebbe. Il vostro cervello funziona nello stesso modo: giudicate senza nemmeno conoscere la verità.»
«Che vorresti dire?»
«Dimmi, tu ti sei mai trovata a dover compiere una scelta dalla quale sarebbe dipeso il futuro di centinaia di persone? A dover vedere tutte le tue certezze e le tue speranze crollare come un castello di carte?»
All’improvviso il motivo di quella visita le fu chiaro. L’ultima volta in cui si erano parlati avevano avuto l’ennesimo scontro per le vili azioni di Jaime e lui si era nascosto dietro a una maschera di spavalderia, come se il suo gesto fosse qualcosa di cui andare fiero. Accadeva sempre, ormai Brienne si era abituata, ma evidentemente in quell’occasione era accaduto qualcosa di diverso perché non aveva visto Jaime per giorni dopo quell’evento.
Una parte di lei era davvero curiosa di ascoltare le scuse con cui si sarebbe difeso: fino a che punto poteva spingersi Jaime Lannister per giustificare l’ingiustificabile?
«No, mio signore» rispose Brienne, fronteggiandolo senza timore. «Non mi sono mai trovata a dover fare una scelta simile, ma riesco comunque a immagine con chiarezza come avrei agito.»
«Oh, ne sono sicuro» la canzonò Jaime. «Avresti fatto la cosa onorevole.»
«Naturalmente. È ciò che fanno i veri cavalieri.»
Jaime rise, un suono strozzato che portò Brienne a chiedersi se l’uomo fosse ubriaco. «È ciò che farebbero i cavalieri delle ballate. Saresti sorpresa di scoprire come sono nella realtà.»
«So che esistono anche cavalieri come te» ribatté Brienne, «ma fortunamente tu sei un’eccezione.»
«Fortunatamente, hai ragione. Troppi me sarebbero un problema.»
Si passò una mano sul volto: sembrava stanco e sfinito. Forse continuare a mentire anche a se stesso faceva male. Brienne ricordò di cosa l’aveva accusata poco prima e ripensò a una frase che le aveva detto suo padre quando era bambina: “Ognuno ha la sua verità. Se vuoi avere il quadro completo, devi ascoltare ogni campana.”
«Raccontami.»
Jaime aggrottò le sopracciglia.
«Cosa?»
Brienne prese una delle sedie attorno al piccolo tavolino vicino al camino e la mise davanti a Jaime, sedendosi per poterlo guardare dritto negli occhi mentre parlava.
«Hai detto che giudico senza conoscere la verità. Allora raccontamela, questa verità.»
Jaime sembrò sorpreso per quella richiesta e restò a lungo in silenzio, portando Brienne a credere che non ci fosse nessun’altra verità da conoscere. Poi iniziò a parlare. E il castello di carte che racchiudeva tutte le sue certezze crollò a ogni parola.

 

Jaime parlò a lungo. Il Sole era già tramontato quando finì di raccontare la sua storia e un silenzio carico di stupore calò su di loro.
«Forza, di’ qualcosa, donzella» sbottò Jaime, dopo che Brienne era rimasta troppo a lungo in silenzio. «Maledicimi o baciami, ma non stare a fissarmi con quell’espressione imbambolata.»

«Se…» La sua salivazione si era azzerata ed ebbe bisogno di sforzarsi per riuscire a parlare. «Se quello che dici è vero, perché è la prima volta che sento questa versione?»
«Perché nessuno ha pensato di mettere in dubbio le parole dell’onorevole Stark.»
«Né tu le hai confutate, però» gli fece notare Brienne.
Jaime si strinse nelle spalle.
«Non mi avrebbe creduto nessuno o, semplicemente, non avrebbe avuto importanza.» Si alzò in piedi, ma Brienne non lo imitò. Non era certa della stabilità delle sue gambe in quel momento. «Se ancora mi credi un uomo crudele e disonorevole, va bene. Forse avresti ragione a farlo. Ma almeno ora sai cos’è accaduto quel giorno.»
Si diresse verso la porta, ma non l’aprì. Si voltò verso di lei e parlò di nuovo.
«Ho passato questi tre giorni a riflettere sulla possibilità di raccontarti la mia versione e su come farlo. Saresti stata l’unica a conoscerla – sei l’unica. Ho fatto lavorare troppo il cervello e troppo poco il mio corpo. Domattina sarò al nostro posto. Mi farebbe piacere trovarti lì.»
Le rivolse un inchino di commiato e aprì la porta.
«Sei stato sincero» disse Brienne, e le sue parole fermarono Jaime sull’uscio. Si alzò in piedi e mosse qualche passo verso di lui. «Io… Io ti credo.»
Jaime sgranò gli occhi e Brienne vide un uomo buono dietro quella distesa verde. Le sorrise, con gentilezza per la prima volta, e Brienne sentì la terra scomparire sotto i suoi piedi.
«D-Domani ci sarò» disse, cercando di mostrarsi indifferente all’espressione di Jaime. «Anch’io non ho avuto modo di allenarmi, in questi giorni.»
«Oh, in tal caso dovrò andarci piano con te, donzella.» Il sorriso divertito e sbruffone di Jaime era di nuovo sul suo volto, ma la nuova luce che lo illuminava nella mente di Brienne la portò a provare un moto di affetto per quell’espressione.
«Sei fuori allenamento anche tu, ser» rispose Brienne, lasciando che un sorriso di sfida facesse capolino anche sul suo volto. «Sarà una sfida equa.»
Jaime rise di gusto, scuotendo la testa.
«Credici, se così ti aggrada. Ma domani non prendertela troppo quando perderai.»



 
   
 
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