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Autore: LadyKant    19/10/2021    5 recensioni
A volte quando stai cadendo nel buio hai bisogno di una voce che ti indichi la strada. A volte però la voce è quella sbagliata.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Drago, Gaius, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Entrò nella stanza di Merlin sbattendo la porta ed iniziando a girare intorno al letto come un leone in gabbia. Come diamine si stava permettendo di fargli provare tutto quel casino di emozioni da solo, non era in grado di gestire tutte quelle emozioni, sembrava che si fossero staccate da ogni angolo di lui e ora gli vorticassero nel petto senza sosta, lasciando un’agitazione sottopelle che non lo faceva stare fermo e che sembrava scorrergli nelle vene come un torrente impazzito, senza dargli pace.
 
Quell’idiota si permetteva di starsene lì a dormire, mentre lui impazziva come una bussola senza il suo nord. L’avrebbe pagata cara, non sapeva ancora come, ma tutto questo lo avrebbe pagato. Con le braccia incrociate ed un broncio degno di un bambino si avvicinò al letto e si sedette pesantemente accanto a lui borbottando su stregoni definiti potenti ma che non riuscivano a fare una cosa facile come aprire i dannati occhi.
Continuò a borbottare mentre prendeva posto nel letto, si sedette con la schiena appoggiata alla spalliera del letto e con la mano inizio a giocare pigramente con le ciocche scure di Merlin e mentre lo faceva il suo volto perse ogni traccia di broncio per mostrare una profonda malinconia.
Poteva comandare eserciti, decidere della vita e della morte altrui con una freddezza invidiabile, non permetteva che niente lo scalfisse, ma quel ragazzo aveva il potere di farlo boccheggiare.
Da quando era entrato nella sua vita niente era stato più lo stesso, si era trovato a confrontarsi con un mondo che non aveva mai voluto vedere, con cui non aveva mai dovuto fare i conti, si era accorto che aveva passato anni ignorando i suoi stessi pensieri, seguendo quelli di suo padre, annullandosi, creando muri intorno a sé stesso.
 
Merlin era arrivato come un terremoto e con il tempo aveva fatto crollare tutto, sin dal loro primo incontro lo aveva sfidato, non aveva abbassato la testa ed aveva sostenuto la sua idea fino alla fine.
 
Lui lo aveva mai fatto?
 
Suo padre poi lo aveva messo al suo servizio come valletto personale era stata la fine della vita per come la conosceva.
 
Merlin aveva visto Arthur quando lui neanche sapeva ci fosse. Quando lui neanche sapeva chi fosse.
 
Si rendeva conto che Merlin aveva letteralmente fatto di tutto per farlo uscire allo scoperto, per mostrarlo al mondo, sostenendo che quella era la persona che si meritava di essere.
Per tanto tempo non era sceso a patti con questo, chiudendosi a riccio, allontanando tutto quello che poteva anche solo fargli sospettare di avere un cuore o provare emozioni, di ammettere la paura di mettersi in discussione, di mostrarsi.
 
Merlin aveva scardinato tutto e lui per quanto si fosse opposto aveva iniziato a provare qualcosa. Ci aveva messo anni a capire che l’idea di non provare nulla, quell’idea che lo aveva protetto e dietro cui si era nascosto, forse era sbagliata; forse non era provare nulla, era non saper dare un nome o un temere anche le conseguenze più semplici. Chi avrebbe mai detto che uno nella sua posizione, un Re, avesse queste paure da donnicciola. Ancora oggi a volte, quell’idea che fosse meglio non provare nulla tornava nella sua testa, a volte aveva il sospetto di non provare le cose nel modo giusto, come se dovesse provarle, anche se non riusciva a sentirle davvero. Concedersi di ammettere di provare qualcosa era stato difficile, così come capire che nome dare ai sentimenti, concedersi di provare rabbia anche ingiustificata, imbarazzo, felicità.
La cosa più dura era stata la vergogna.
Concedersi di pensare di provarla verso sé stesso, verso il modo in cui era terrorizzato da questo sentimento perché temere qualcosa, soprattutto sé stesso, andava contro l’idea di impavido guerriero che aveva. Ancora non lo riusciva ad ammettere veramente, era un pensiero che non era pronto ad afferrare, quando osava pensarci sentiva come se dentro gli si scavasse un solco doloroso e non era pronto ad affrontarlo.
 
Senza pensarci si sdraiò e abbracciò Merlin nascondendo il volto tra la sua spalla e il collo, stringendolo disperatamente. L’idea che fosse così vicino ma così irraggiungibile era devastante. Sottovoce chiamò il suo nome aumentando la stretta e sentì la sua voce incrinarsi.
Al diavolo l’essere un Re e il mostrarsi forte, ora voleva solo dare sfogo al suo essere solo un ragazzo disperato e tenere stretta l’unica persona che per lui era speranza e luce.
 
Si era addormentato quando Gaius bussò alla porta e lo ringraziò mentalmente per aver avuto la delicatezza di non entrare in quella stanza, anche se era casa sua. Si ricompose alzandosi in piedi ed andò ad aprire.
 
“Sire ho trovato un modo per contattare il drago, non so se funzionerà, ma dovremmo tentare”
 
Artù annuì. Quando Gaius gli aveva detto del drago era rimasto a fissarlo senza che un pensiero si connettesse nella sua testa, pensò che dopo quella giornata nessuna notizia lo avrebbe mai più sconvolto.
Si era ripromesso di non arrabbiarsi più, era inutile. Ma solo per il momento, quando Merlin sarebbe stato sveglio e di nuovo in salute avrebbe urlato fino a che le corde vocali avessero retto.
Gaius non aveva parlato di un drago qualsiasi, ma si quel dannatissimo drago che era convinto di aver ucciso, lo stesso drago per cui era rientrato a Camelot accolto come un eroe.
 
Invece era stata tutta una presa in giro.
 
E Merlin un Signore dei Draghi! Per l’amor del cielo Merlin! Quello che inciampava nei suoi stessi piedi, che non riusciva a portare un vassoio senza rovesciare qualcosa era non solo un Signore dei Draghi, ma anche l’ultimo e tanto potente da esserlo del Grande Drago.
 
Quanta vita aveva vissuto nella bugia?
Quanto tempo aveva sprecato senza vedere cosa accadesse intorno?
Quanto aveva ignorato chi aveva accanto?
Quanto poco gliene era importato?
Alla fine chi tra lui e Merlin stava dormendo?
 
Gaius aveva tentato di dare spiegazioni ma non era da lui che le voleva e non era il momento giusto.
 
“Va bene, cosa dobbiamo fare”
 
“Dobbiamo andare nel bosco, se avremo successo non scateneremo il panico. E dobbiamo portare Merlin”
 
“Non se ne parla! Non sappiamo né chi né cosa lo abbia attaccato, potrebbe riprovare! Dentro le mura del castello è al sicuro”
 
“Sire, avete ragione, ne sono convinto anche io, ma l’unica cosa a cui il Grande Drago risponderà è il legame con il suo signore”
 
Non aveva scelta.
 
Senza dire una parola si voltò verso il letto e facendo la massima attenzione possibile scostò le coperte da Merlin e lo prese tra le braccia sollevandolo dal letto.
Si incupì constatando come fosse diventato ancora più leggero, erano settimane che riuscivano a fargli ingoiare solo qualche cucchiaio di zuppa e quelle erano le conseguenze.
Lo accomodò meglio che riuscì sentendo la testa di Merlin cadergli sulla spalla, se lo strinse contro più forte. Gli mancava ed averlo così vicino, sentire quel calore addosso era come un colpo di cannone al petto.
Gaius gli si avvicinò e pose una coperta sopra Merlin, lo vide prendersi quel secondo in più per sistemarla mentre guardava il volto addormentato di quello che considerava un figlio; vide i suoi tratti addolcirsi mentre gli faceva una veloce carezza sulla testa e quando alzò gli occhi verso di lui vide tutto il dolore che stava provando. Non se lo meritava. Nessun meritava quello strazio.
Non era il momento per le parole ma cercò di trasmettergli con lo sguardo tutta la speranza che provava nel cuore, la stessa che forse avevano iniziato a trascurare.
 
Seguì Gaius per un corridoio laterale in modo che potessero uscire dal palazzo senza dare troppo nell’occhio, issò Merlin sul suo cavallo e gli si sedette dietro tenendolo stretto. Il medico montò sul suo destriero e si avviarono fuori dalle mura del castello.
Cavalcarono in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri fino a che arrivarono in una radura piuttosto ampia che si apriva nel bosco, il sole stava tramontando e la luce calda faceva quasi brillare alcune rocce che si trovavano nel mezzo di essa.
Artù fece scendere Merlin e dietro indicazione di Gaius lo depose a terra facendogli poggiare la schiena contro ad una delle rocce e si allontanò da lui; dopo averlo tenuto stretto per così tanto tempo non voleva lasciarlo, ma lo fece a malincuore avvertendo subito una sensazione di freddo.
 
“Sire vi prego, nel caso dovessimo avere successo e il Grande Drago arrivasse, non reagite, non attaccate. Non sarà qui per farci del male”
 
Arthur annuì anche se nella sua testa l’idea di un drago che non intende attaccare era inconcepibile.
 
Gaius si avvicinò a Merlin e gli prese delicatamente una mano, vide che la stringeva con affetto. Come poteva essere per il medico vedere il suo ragazzo spegnersi lentamente non riusciva ad immaginarlo. Suo padre non aveva mai mostrato calore nei suoi confronti, sapeva che lo amava, ne era certo, ma quanto avrebbe dato per un momento del genere. Quanto avrebbe potuto essere diverso se avesse ricevuto un calore e un affetto come quello che stava vedendo in quel momento? Quanto avrebbe potuto essere più a suo agio con emozioni e sentimenti se ne avesse ricevuti.
Sua madre non aveva fatto in tempo a conoscerla, ma da come aveva sentito parlare di lei era certo che la sua vita sarebbe stata diversa, sicuramente il suo cuore più caldo, la sua anima meno in tempesta.
Guardano gli occhi di Gaius e il modo in cui stringeva la mano di Merlin si chiese se quello non fosse l’aspetto dell’amore, quello vero, quello puro e disinteressato.
Provò un violento sentimento di invidia e se ne vergognò.
Quanto aveva perso, quanto non aveva avuto, quando vuoto che sentiva in quel momento.
 
Vide Gaius estrarre dalla borsa che aveva portato una piccola ciotola, una fiala e un pugnale.
Tolse il tappo dalla fiala e la fece annusare a Merlin che sembrò non reagire se non per una lacrima che scivolò dagli occhi chiusi che rapidamente il medico raccolse con il bordo della piccola ciotola.
 
“E’ una sostanza irritante, non mi è venuto in mente altro per avere una sua lacrima”
 
Gaius rispose ad una domanda che lui non aveva posto, lo fece con la voce tremante, chiaro segno della preoccupazione che lo stava divorando.
Sollevò la mano di Merlin e fece un piccolo taglio su un dito in modo che alcune gocce di sangue finissero nella ciotola insieme alla lacrima e si alzò in piedi.
Guardo per un attimo verso di lui come se chiedesse un’approvazione, Artù annuì per istinto senza neanche sapere a cosa stesse acconsentendo.
Il medico portò l’attenzione sulla ciotola e iniziò a mormorare delle frasi che Artù non capì, piano piano il tono della sua voce si alzò e il Re si rese conto che era la stessa frase ripetuta ma in una lingua a lui sconosciuta.
Stava facendo un incantesimo.
 
Tutte le leggi di Camelot che suo padre aveva così strenuamente difeso erano state infrante dalle persone a lui più vicine, era sollevato che non fosse più in vita per vederlo.
Avrebbe dovuto fare dei cambiamenti una volta che tutta questa situazione sarebbe stata risolta, sempre che riuscissero nella loro impresa.
Il tono di Gaius crebbe sempre di più fino a che l’incantesimo fu urlato verso il cielo, i suoi occhi ebbero per un momento la stessa luce dorata che aveva visto in quelli di Merlin.
Lo vide respirare affannosamente come se avesse compiuto un grande sforzo senza mai smettere di fissare in alto, lui fece lo stesso con trepidazione.
 
Non seppe dire quanto tempo era passato, ma Gaius si voltò verso di lui con un’espressione affranta

“Mi dispiace Sire, solo un Signore dei Draghi può evocare un drago, credevo di aver trovato l’incantesimo giusto”
 
Artù lo fissò. Non era possibile, quella era la loro unica possibilità. Guardò Merlin abbandonato contro la roccia e sentì lo sconforto invaderlo rapidamente.
Non fece in tempo a pensare a qualcosa da dire che un rumore in lontananza catturò la sua attenzione e il suo sguardo scattò verso l’alto, così come quello di Gaius.
Quello che provò quando vide un enorme drago volare verso di loro fu paura…e speranza.
Nonostante tutto il primo istinto fu di portare la mano all’elsa della spada ed estrarla, Excalibur ben salda nella sua mano gli dava la sicurezza per affrontare quella situazione impossibile, l’unica cosa concreta e stabile in quel momento.
Gaius lo guardò di sfuggita facendogli cenno di non muoversi.
Il drago si posò davanti a loro, enorme, maestoso, gli enormi occhi gialli che sembravano leggergli dentro.
Artù non sapeva cosa fare, non aveva mai visto una creatura così grande e mai così da vicino, l’unica volta che lo aveva visto, quel drago era in volo sopra di loro e lui era convinto di averlo abbattuto.
 
“Hai usato il legame tra un Drago e il suo Signore per chiamarmi Gaius, trovarti qui con il figlio del mio carceriere conferma la gravità di quanto avevo già avvertito”
 
Il drago parlava.
Il drago conosceva Gaius.
 
Artù rimase impietrito, non riusciva a smettere di stringere Excalibur in modo spasmodico. I pensieri si rincorrevano tra di loro talmente veloci che non riusciva a fare nulla se non rimanere immobile.
 
“Non ti avrei chiamato se non fosse grave Kilgharrah, si tratta di Merlin”
 
Il drago aveva già smesso di osservarli e stava guardando il mago seduto a terra.
 
“È successo nelle miniere vicino ai monti di Andor, il mago con cui stava combattendo si è dissolto prima che l’incantesimo di Merlin lo colpisse”
 
Il grande drago lo guardò prima di riportare la sua attenzione sul ragazzo steso a terra. Fece qualche passo avvicinandosi, il muso arrivò quasi a sfiorare Merlin.
Artù sentì il panico invaderlo e si avvicinò a loro con la spada in mano pronto a combattere l’enorme animale.
Il drago non lo guardò neppure
 
“Posa l’arma giovane Pendragon, non ti servirà”
 
“Allontanati da lui, mostro!”
 
Lo urlò con tutto il fiato che aveva in corpo ponendosi tra Merlin e l’immenso drago.
 
“Tu, figlio di Uther Pendragon, difendi uno stregone, un signore dei draghi, un figlio della Magia”

“Non te lo ripeterò, allontanati da lui! Ora!”
 
Gaius gli si avvicinò e gli posò una mano sul braccio, invitandolo ad abbassare la spada, il suo sguardo era severo.

“E’ un drago Gaius! Il maledetto drago che ha attaccato Camelot! Come puoi essere così tranquillo!”
 
“Kilgharrah non è un nemico Sire, Vi prego, abbassate l’arma”
 
“Giovane Re, non sono qui per attaccare e anche se ne avessi intenzione non potrei farlo, l’ordine che mi è stato dato dal mio signore non me lo permette”
 
Il drago si voltò e lo fissò.
 
“Il momento per parlare verrà, ma ora devi fare attenzione. Il tuo destino è legato a quello del giovane mago, il fato ha intrecciato le vostre vite da molto prima che i tuoi antenati nascessero; sei destinato a costruire il più grande regno di pace, libertà ed uguaglianza che il mondo vedrà mai, ma quello che sta accadendo ora potrebbe impedirlo, portando invece secoli di guerre e morte”
 
Gaius fece pressione sul braccio dove aveva posato la mano e in silenzio invitò nuovamente il Re ad abbassare l’arma, lui lo fece ma senza mollare mai la presa su Excalibur.
 
“Tu ed il giovane stregone siete due lati di una stessa medaglia, senza di lui il fato che ti attende non potrà compiersi, ma lui è talmente lontano che non riesco quasi ad avvertirlo, perso in un mondo di ombre”
 
Artù poteva sentire il suo sangue gelarsi nelle vene.
 
“Cosa vuol dire perso, lui è qui! Aiutaci a svegliarlo, lui è il tuo padrone! Salvalo!”
 
“Non obbedisco a te, Re di Camelot, ma solo al giovane mago. Non posso fare quello che mi chiedi, non posso salvarlo neanche se potesse chiedermelo”
 
Era finita dunque?
Se neanche il drago poteva fare nulla cosa restava?
Guardare Merlin consumarsi fino a che il suo cuore avesse smesso di battere?
E poi cosa ne sarebbe stato di lui?
Sarebbe stato solo, ancora, ma con un cuore che poteva soffrire, un’anima che poteva dilaniarsi.
Non avrebbe retto tutto quel dolore. Non ancora. Non di nuovo. Non più.
Davanti agli occhi gli passarono immagini di un futuro senza Merlin, un futuro dove la felicità sarebbe stata solo un ricordo, dove si sarebbe annullato in attesa che i giorni passassero verso una fine che avrebbe posto fine allo strazio che avrebbe vissuto ogni giorno.
 
Si avvicinò al drago, la spada in mano ma puntata verso terra, la stretta sull’elsa forte, il suo unico appiglio ad una realtà in cui tutto era stato stravolto.
 
“Per favore, salvalo”
 
Il drago si voltò a fissarlo
 
“Non posso”
 
La morte di Merlin prese forma nella sua mente, cruda, violenta, insostenibile.
Puntò la spada in avanti sul terreno e si appoggiò su di essa per non crollare a terra.
Gli venne in mente che diversi anni prima, quando si era accorto di iniziare a provare altro dall’apatia era stato male. Non era abituato ad ascoltarsi, a sentirsi, a vedersi e in quel momento aveva maledetto Merlin, aveva pensato di mandarlo via, a volte aveva sperato che morisse. Si vergognava di quel pensiero ora, ma nel momento in cui questo era nato era solo una via di fuga per tornare quello di prima, quello che si vantava di non provare nulla, quello che non aveva bisogno di nessuno perché tanto nessuno ha bisogno di lui.
 
Ora avrebbe dato la sua vita per salvare quella di Merlin
Non era possibile tutto quello che stava accanendo.
Non stava succedendo.
Non a Merlin
Non a lui
Non a loro
Al diavolo il destino, il fato, il resto del mondo, niente aveva più senso.
 
“Non posso salvarlo giovane Re, ma la sua ancora può farlo”
 
Artù sollevò la testa di scatto.
Ancora? Era già stato chiamato così, come poteva saperlo quel drago? Voleva dire che poteva salvarlo?
 
Guardò Gaius in cerca di risposte, ma l’espressione che vide era la stessa che gli aveva visto in volto quando erano a casa sua e lui aveva finito di raccontare cosa era accaduto nelle miniere.
Sembrava stesse di nuovo guardando gli inferi.
 
“La magia che ha colpito il giovane stregone è antica e potente, così come il luogo dove tutto è avvenuto. La strada per salvarlo passa dal cuore della magia, tra ombre e inganni, nello stesso luogo dove lui è perso”
 
“Sono stati i Catha vero? Solo loro hanno questo genere di conoscenza, solo loro hanno questo genere di brama”
 
Gaius aveva parlato senza sollevare la testa, il tono sembrava quello di una condanna a morte.
 
“Solo un sacerdote Catha poteva avere accesso alla magia di quei luoghi, solo la loro conoscenza è in grado di sapere come prendersi la magia di Merlin”
 
Artù li guardava senza capire cosa stesse accadendo.
 
“Gaius? Si può sapere di cosa state parlando?”
 
L’anziano medico guardò il grande drago per minuti interi senza parlare, poi si voltò verso di lui ed iniziò a parlare.

“I Catha erano un popolo molto importante centinaia di anni fa, un popolo dedito alla conoscenza, alla cultura, allo studio. Avevano conosciuto la magia, l’avevano studiata ed avevano imparato a padroneggiarla con il solo scopo di aiutare gli altri e prendersi cura di quello che li circondava. Con il tempo e lo studio il loro potere aumentò sempre di più e più cresceva più ne venivano ammaliati e il loro scopo diventò unicamente quello di accrescerlo. Nel corso delle generazioni vennero prima venerati al pari degli Dei, poi additati come demoni ed infine stregoni. Crearono un tempio nei tempi antichi, nello stesso luogo dove ora sorgono le miniere, un posto dove convogliare le antiche energie, un luogo che in seguito venne distrutto e dato alle fiamme. I Catha si annientarono tra di loro, alcuni scapparono, altri furono eliminati ai tempi della grande purga. Erano diventati troppo potenti, maestri nelle arti mentali, in grado di usare magie crudeli ed infime al fine di ottenere quello che volevano”
 
“Quindi hanno fatto un incantesimo a Merlin per rubargli la magia? Lui ha sconfitto quel mago prima che potesse scioglierlo, per questo non si sveglia?”
 
“No giovane Pendragon, lo stregone non è stato sconfitto”
 
“Sire ricordate di aver detto che lo stregone si è dissolto un attimo prima di venire colpito?”
 
Arthur annuì, l’espressione grave di Gaius gli fece correre un brivido lungo la schiena
 
“Lo stregone non è morto, il tipo di incantesimo che ha compiuto era stato menzionato in alcuni testi molto antichi e anche in quelli si dubitava che fosse possibile da compiere. Solo uno dei Catha avrebbe potuto avere la conoscenza per trovarlo ed applicarlo. Voleva la magia di Merlin, sapeva quanto fosse potente ed unica”
 
Gaius si sedette sopra una roccia accanto a Merlin e gli posò una mano sulla spalla.
Non l’aveva mai visto così e gli fece stringere il cuore vedere il dolore e la rassegnazione su ogni suo tratto.
 
Fu il drago a continuare per lui.
 
“Lo stregone ha dissolto il suo corpo materiale per diventare pura energia, un tutt’uno con la sua magia. In questo modo ha potuto colpire come nessuno aveva mai fatto. Non è morto, sta continuando ad agire anche ora perché si trova nella magia di Merlin, nel suo corpo, nella sua mente”
 
Artù guardò Merlin come se si aspettasse di vedere in lui i segni visibili di quello che gli era stato detto, ma non era cambiato nulla, era ancora appoggiato alla roccia, la testa abbandonata dolcemente come se dormisse.
 
“Lui ha affrontato quello stregone per tutto questo tempo, lo sta facendo ancora?”
 
“Non possiamo sapere cosa stia succedendo nella mente di Merlin, né in quale modo stia agendo per raggiungere il suo obiettivo. Sento il legame con il giovane stregone farsi sempre più sottile, sta quasi svanendo. Il tempo a sua disposizione non è molto. Sta rinnegando la sua magia, se la abbandonerà volontariamente la sua vita cesserà immediatamente”
 
“Perché dovrebbe abbandonarla? Gaius ha detto che per lui è come la vita stessa”
 
“A volte non è la nostra vita la cosa a cui teniamo di più”
 
Quello che aveva sentito era surreale, lui era solo un uomo, come poteva sconfiggere qualcosa di così potente, cosa aveva a che fare lui con tutto quello?
 
“L’anima di Merlin e la tua sono legate giovane Re, posso intuire i dubbi che ti invadono la mente, ma solo tu puoi fare in modo che il destino per cui siete nati si compia”
 
“Cosa devo fare?”
 
Il drago non aveva mai smesso di fissarlo.
 
“Lo devi raggiungere”
 
Gaius scattò in piedi e si mise davanti al Re,

“No! Quello che gli chiedi di fare è impossibile”
 
Artù vide Gaius tremare davanti a sé, era terrorizzato da quello che il drago aveva detto. Lui non lo era. La sola possibilità che esistesse un modo per salvare Merlin aveva messo a tacere ogni dubbio, paura o pensiero che gli aveva dato il tormento nelle ultime settimane.
 
“Lo farò”
 
Gaius si voltò e gli mise entrambe le mani sulle spalle.
 
“Sire no! È troppo pericoloso, non sappiamo cosa incontrerete, una magia di questo tipo è sconosciuta e potente e Voi siete troppo importante per Camelot!”
 
“Camelot è solo un luogo, un’idea. Sono le persone che la rendono quella che è, non il loro Re. Non c’è niente che tu possa dire per fermarmi, ora che so che esiste un modo per salvarlo non intendo perdere tempo”
 
Il Re prese le mani di Gaius tra le sue e le strinse delicatamente.
 
“Devo salvarlo Gaius, so che puoi capirmi”
 
Niente lo avrebbe fermato, avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare Merlin, così come sapeva che a parti inverse sarebbe stato lo stesso. Il suo regno, il suo popolo, sarebbero andati avanti anche senza di lui, ma lui non poteva restare ancora da solo, non poteva sopportare ancora quel vuoto nel petto, quella costante sensazione di mancanza.
 
Strinse ancora le mani di Gaius e poi le lasciò voltandosi verso il drago.
 
“Cosa devo fare”
 
“Posso condurti nella mente del giovane mago, ma cosa incontrerai non lo so dire. Vedrai e sentirai cose che potrebbero non essere reali, il tuo legame con il giovane stregone è la sola cosa sui cui dovrai contare.
Devi trovarlo e impedirgli di abbandonare la sua magia”
 
Arthur annuì deciso, ogni parte di lui era pronta.
 
“Devi essere sicuro Artù Pendragon, anche per me non esiste modo di salvarti, così come non posso fare per il giovane mago. Una volta compiuto l’incantesimo non mi sarà possibile scioglierlo, l’unico modo per uscirne sarà la magia di Merlin”
 
Chiuse gli occhi, respirò a fondo.
 
Non aveva bisogno di pensarci, la sola cosa che era importante era Merlin.
 
Non lo avrebbe lasciato solo, proprio come Merlin non aveva mai lasciato lui.
 
Se lo sarebbe ripreso e sarebbero tornati insieme
Forse invece sarebbero morti insieme
Insieme nonostante tutto.
 
“Sono sicuro”
 
Gaius lo guardò addolorato, ma non disse nulla.
 
“Siedi accanto al mago, giovane Re”
Artù fece come gli era stato detto, si sedette accanto a Merlin e gli prese la mano.
 
“Sto venendo a prenderti”
 
Lo sussurrò all’orecchio del mago, mentre nella sua mente lo stava implorando di resistere.
 
Guardò Gaius e gli promise che lo avrebbe riportato a casa.
 
Fece un cenno di assenso al drago e pochi secondi dopo fu come se qualcosa lo avesse colpito talmente forte da stordirlo.
 
Aprì gli occhi a fatica e si rese conto di non essere più nella radura, era solo, circondato da una nebbia fitta, un freddo glaciale che penetrava nelle ossa, nell’anima, nei pensieri.
 
Si alzò in piedi ed urlò il nome di Merlin con quanto fiato aveva in gola.
 
Quando l’eco del suo grido scemò era ancora solo, niente era cambiato.
 
“Non saresti dovuto venire”
 
Si girò di scatto, due occhi blu lo stavano fissando.
 
Poi fu il buio.
  
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