Baker Street, dolce
casa
Capitolo 18
John rimase in soggiorno per cinque minuti buoni, cercando di
prepararsi per qualunque cosa sarebbe accaduta dopo.
Non riusciva a ricordare un momento in cui si era sentito
così male per se stesso e per le proprie azioni. Ma poteva rimediare.
Prendendo un ultimo, profondo respiro per calmarsi,
finalmente si tolse le scarpe e la giacca e vagò in fondo al corridoio fino
alla camera da letto di Sherlock.
Non ci fu risposta quando bussò, ma non se ne aspettava una.
Lentamente, spinse la porta per aprirla e poi rimase in piedi per un po',
fissando la figura sul letto mentre il cuore gli si stringeva dolorosamente
nel petto.
Sherlock era sdraiato con le spalle rivolte verso di lui, raggomitolato
stretto, ancora del tutto vestito con il bellissimo abito che stava indossando
prima. Nonostante fosse tanto alto, sembrava incredibilmente piccolo. Respirava
in modo molto lieve e John non era nemmeno sicuro che fosse sveglio.
Come era riuscito a farlo senza rendersene conto? Com'era
riuscito a guardare Sherlock e dire cose così orribili e non rendersi conto di
quanto gli stesse facendo del male?
Incapace di fissarlo più a lungo, lasciò che il suo sguardo
vagasse per la stanza. Atterrò sul comodino, che era quasi del tutto vuoto. A
parte la lampada e un libro sui funghi, c'era appoggiata sopra solo una cosa: la fede
nuziale di Sherlock.
John si fece avanti e la raccolse, rigirando l'anello ancora
e ancora nella sua mano. L'iscrizione era ruvida sotto le dita e la lesse di
nuovo. XXIX-I.
Il suo respiro tremolò.
29-1.
Avrebbe dovuto sapere subito di che cosa si trattava. Il
giorno in cui si erano conosciuti. Era stato proprio lì, per tutto il tempo.
Avrebbe dovuto capire subito, fino dall'ospedale, quando l'aveva visto per la
prima volta.
"Prendilo."
Sorpreso, alzò lo sguardo. Sherlock non si era mosso per niente
e i suoi occhi erano ancora chiusi. Il suo corpo era teso. La sua voce
era orribile: "Non lo voglio più."
John scosse la testa e rimise a posto l'anello:
"No."
Tutto il corpo di Sherlock s'irrigidì ancora di più al suono
della sua voce e John fu sorpreso nel rendersi conto che non lo aveva
riconosciuto dai passi. Dio, questo non andava bene.
"E adesso? – chiese Sherlock – C'era qualcos'altro che
volevi?"
Dalla propria posizione proprio accanto al letto, John poteva
vedere con quanta forza le mani di Sherlock erano serrate attorno a un angolo del
piumone. Le sue nocche erano bianche.
"No, – ribatté in tono dolce – Solo te."
Sherlock avvicinò le ginocchia al petto, facendosi ancora più
piccolo: "Per favore, non essere crudele."
La sua voce era appena un sussurro e il cuore di John si
spezzò in due a quelle parole.
Prima di sapere che cosa stesse facendo, salì sul letto e
trascinò Sherlock verso di sé. Lui non oppose resistenza, chiaramente troppo
sorpreso per elaborare ciò che stava accadendo, e John riuscì ad avvolgerlo tra
le braccia e tenerlo stretto, premendogli il viso nello spazio tra le scapole.
"Mi dispiace. Dio, mi dispiace tanto, non ne hai
idea."
Sherlock non si mosse, immobile e rigido tra le braccia di
John. Il suo respiro arrivava a raffiche superficiali, il suo cuore martellava sotto
la mano di John, troppo veloce per un corpo apparentemente a riposo.
John sospirò: "Non hai mai detto una parola. Io... io non
sono bravo in questo, Sherlock. Sei sempre stato così tanto riservato, che
quando mi hai parlato di te ti ho creduto sulla parola. Cos'altro avrei potuto
fare? Non mi è mai nemmeno venuto in mente, per quanto possa sembrare folle. Suppongo
di non essermi mai considerato un buon partito. Come avrei mai potuto presumere
che tu, fra tutte le persone, saresti stato in disaccordo?"
Sherlock fece un respiro tremante e per un momento John pensò
che avrebbe parlato, ma lui rimase in silenzio. Stava ascoltando, però, e
questo era sufficiente.
"Non ho mai avuto intenzione di ferirti, – sussurrò John
– Ho bisogno che tu lo sappia. Non ho mai voluto nemmeno una volta ferirti in
questo modo. Non sapevo di poterlo fare, a essere sincero. Quando ho saputo del
nostro matrimonio, ero sorpreso. Anche costernato. Voglio dire, suppongo che tu
possa indovinare come mi sembrava. Sposato a mia insaputa, sposato sotto
l'influenza di un qualche composto chimico. Certo non ero felice. E hai
elencato tutti quei motivi, e quanto fosse stato logico e quanto avesse avuto
senso fatto in quel momento e non ho mai pensato di farti ulteriori domande.
Non ho mai pensato nemmeno una volta di presumere che tu avessi un interesse
emotivo in esso. Dio sa che a volte posso essere abbastanza lento ad assimilare."
Sherlock non rispose neanche a questo, ma John pensò di
sentirlo rilassarsi un po'.
"E sono stato così stupido, – continuò – Dopo che sei morto e
ho incontrato Mary, mi sono aggrappato a lei come una persona che sta
annegando si aggrappa a un tronco galleggiante. Lei era tutto ciò che
mi faceva andare avanti. Quindi quando sei tornato, è stato uno shock. Ed è
stato terrificante. E se tu fossi sparito di nuovo? E se mi avessi lasciato di
nuovo dietro? Sapevo che non avrei potuto passarci ancora. Te l'ho detto
l'altro giorno e volevo dire sul serio: io
non posso perderti di nuovo, Sherlock. Così ho cercato di mantenere le
distanze per pura autoconservazione, perché sapevo che se ti avessi permesso di
entrare di nuovo e tu te ne fossi andato, non sarei stato in grado di farcela.
Immaginalo. Stare lontano per evitare di perderti. Che mucchio di stronzate."
Scosse la testa tra sé: "Ero così felice di avere una
scusa per rivederti, per parlarti ancora. Per lasciare andare tutta la rabbia,
il dolore e la paura. Ma non potevo lasciarmi andare del tutto. E ho
continuato a usare Mary come uno scudo. Non era giusto per lei. Non era giusto
né per te, né per me stesso. E lei continuava a spingere e spingere ed ero
riluttante a parlare del divorzio perché, nel profondo, sapevo di essere felice
di avere una scusa per non sposarla. Ma lei continuava a insistere ed io avevo
finito i motivi per rimandare. Lei aveva ragione, dopotutto. Era durato
abbastanza. Mi sentivo rivoltare lo stomaco, quando sono tornato a casa prima.
Le carte sembravano un macigno nel mio cappotto. Non volevo tornare a casa. Non
volevo dirglielo."
Sherlock era completamente silenzioso tra le sue braccia,
teso in un modo un po’ diverso. John poteva quasi sentire l’incredulità che s'irradiava da lui.
Dalla gola di John uscì una piccola risata: "Ricordi
quel tizio alla raccolta fondi che stava flirtando con te? Vederti
sorridergli mi ha ferito più di quanto avrei voluto ammettere con me stesso. Ma
quando sono tornato a casa oggi, avevo già deciso di annullare il matrimonio e
ho trovato Mary a letto con uno sconosciuto, non ho provato nient'altro che
sollievo."
Lui scosse la testa: "Quanto è fuori di testa una cosa
del genere? Mi ci è voluto così tanto tempo per rendermi conto che le volevo
bene solo per lo scudo che mi forniva piuttosto che come persona. Non hai bisogno
di legno a cui aggrapparti, quando hai di nuovo un terreno solido sotto i piedi.
Non posso credere che mi ci sia voluto così tanto tempo per capirlo. Io sapevo,
in fondo, che non avrebbe funzionato. Suppongo che sia per questo che ero così
riluttante a fare pressione sulla questione del divorzio, una volta che tu ed
io stavamo parlando di nuovo come si deve. Più tempo trascorrevo con te,
meno la volevo. Sembrava un’incombenza, come se stessi solo svolgendo il mio
dovere fino a quando non avessi potuto tornare da te. Odiavo chiederti di
firmare quei documenti, ma sapevo che dovevo farlo. Era giusto. Era ciò che ci
si aspettava, anche se lo odiavo. Sono molto bravo a mentire a me stesso, come
avrai notato."
Sherlock allora fece un piccolo rumore, uno che John non
aveva mai sentito prima e che non avrebbe mai voluto sentire ancora. Strinse le
braccia intorno a lui: "Quindi ho una proposta per te e voglio che tu mi
dia una risposta sincera, va bene? E se dirai di no, andrà bene e lo accetterò
e resterò qui e sarò tuo amico se ancora vuoi che lo sia. Ma se sei disponibile,
se pensi di potere avere abbastanza fiducia in me per questo, io voglio dare
una possibilità al nostro matrimonio. Voglio portarti fuori a cena ed essere
scandalosamente civettuolo e tenerti la mano e chiamarti mio marito. Voglio farlo funzionare."
John prese fiato e alla fine si permise di ammetterlo ad alta
voce: "Voglio che funzioni perché ti amo e non voglio perderti mai più."
Sherlock fece di nuovo quel rumore e si voltò bruscamente,
seppellendogli il viso nel petto, mentre le sue dita lasciavano andare il
piumone per afferrargli invece il maglione.
Non c'era niente da fare per John se non avvolgerlo
strettamente con le braccia e tenerlo stretto, seppellendo la faccia tra i capelli
di Sherlock e respirarvi dentro. Era come tornare a casa.
Ricordava come Sherlock si fosse aggrappato a lui
all'ospedale tante settimane prima, quando l'aveva abbracciato, con
quanta forza Sherlock l'aveva tenuto stretto. La desolazione sul suo viso,
quando aveva pensato che qualcuno avesse rubato la sua fede nuziale. La sua
gioia per la loro uscita al museo, la luce nei suoi occhi ogni volta che lo
guardava. Dio, come aveva potuto essere così cieco? Guardando indietro,
era evidente.
Era chiaro dalla reazione di Sherlock che era al di là delle
parole, che non poteva convincersi a parlare anche se sapeva che cosa dire. Si teneva
semplicemente stretto e ci vollero cinque minuti interi prima che John si rendesse
conto che Sherlock stava piangendo. Il suo cuore si spezzò di nuovo.
"Mi dispiace tanto, – sussurrò di nuovo – Vorrei che me
lo avessi detto. Vorrei essere stato più coraggioso e più onesto con me stesso.
Farò di tutto per trattenerti, Sherlock. Di tutto. Ma solo se tu vuoi che io
rimanga. Se questo è troppo, se non puoi farlo di nuovo, non ti biasimerò per
questo. Me ne andrò, se me lo chiederai."
Questo ottenne una reazione. Sherlock gettò una gamba sopra
quelle di John, incastrando i loro corpi il più vicino possibile, e scosse la
testa.
John sorrise: "Va bene. Va bene, amore."
E rimase semplicemente dov'era e si tenne stretto.
NdT
Sorpresa!! Non potevo lasciarvi in sospeso per due settimane e ho fatto di tutto per riuscire a pubblicare oggi. Nonostante ciò, non riuscirò a rispondere alle vostre recensioni, ma sappiate che sono sempre graditissime, soprattutto perché siete fantastiche.
Venendo a questo capitolo… che dire? John finalmente? Beh… ha capito tutto con “solo”… 14? 15? capitoli di ritardo, ma è John Watson, mica Sherlock Holmes! E, comunque, la dichiarazione vale l’attesa, non credete? Inoltre, che gusto ci sarebbe stato se la storia fosse stata di 5 capitoli invece che di 21?
Grazie a chi stia ancora leggendo. Grazie a garfield73 e alla mia infaticabile Beta T’Jill per le recensioni al capitolo precedente.
Ciao ciao.