Prompt:
Family
Personaggi:
Maria Robotnik, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto:
post Shadow the Hedgehog
Genere: Malinconico
Numero
Parole: 497
Oramai
era fermo a fissare il monumento da una buona mezzora, gli
occhi scorrevano sui nomi incisi della pietra tombale.
Un
monito, dicevano, per evitare che le nuove generazioni
commettessero lo stesso sbaglio: una colonia spaziale, una follia. Una
leggenda
metropolitana, diceva la popolazione: esperimenti su un satellite, pura
fantascienza. Uno specchietto per le allodole, si vociferava nelle sedi
del
governo.
Nessuno
era a conoscenza della verità, tranne lui, superstite di
quella tragedia. Il solo essere che cinquant’anni prima
sarebbe dovuto morire,
era lì, vivo, a leggere i nomi di scienziati, tecnici,
soldati…padre e sorella,
caduti durante l’assalto militare.
Maria
avrebbe apprezzato tanto quel pianeta che continuava ad
osservare dalle vetrate panoramiche. Avrebbe adorato i fiori, i colori,
il
correre sull’erba a piedi scalzi. Sarebbe viva, se lui non
fosse mai stato
creato.
Avrebbe
potuto preparare ancora i biscotti con le gocce di
cioccolato, e si sarebbe divertita nel fare i pacchetti regalo, per poi
darli a
Gerarld, il suo adorato nonno. Se solo non fosse nata malata.
Il
destino aveva una pessima ironia: lui era stato creato per
essere la cura e invece la sua sola esistenza aveva causato morte,
distruzione,
dolore…ma era vivo, e aveva fatto una promessa.
Fece un
mezzo sorriso nel ricordare che le ultime parole di Maria
erano state la chiave per incontrare la sua nuova famiglia. Almeno
così piaceva
definirla a Sonic: quel faker aveva fatto di tutto per cercare di
toglierlo dal
suo isolamento. Molte volte questo suo insistere li aveva fatti venire
alle
mani, eppure il blu era la persona con cui aveva stretto un legame
forte come
quello con Maria. Nonostante si punzecchiassero e si azzuffassero
sempre, l’uno
in cerca di primeggiare sull’altro, a modo loro si volevano
bene.
Shadow
arrossì leggermente quando ammise a sé stesso la
cosa; mai
l’avrebbe detto a qualcuno.
Era
passata un’ora da quando si era fermato a raccontare al
monumento quello che gli era successo dopo il fatidico giorno, e il
cielo stava
iniziando ad ingrigirsi, l’aria a farsi pungente. Forse era
arrivato il momento
di andare, ma prima aveva ancora qualcosa da fare.
Recuperò
dalla borsa militare un sacchetto azzurro, legato da un
nastrino rosa. Lo soppesò tra le mani, chiedendosi il senso
di quello che si
accingeva a fare. Tutto sommato ai morti non serviva niente di
materiale…però
gli era piaciuta l’usanza di alcune culture per i riti
funebri. Faceva sentire
la presenza dei cari che non erano più al mondo, come se ci
stessero ancora
accanto.
Cercò
di parlare, ma la voce era rotta da quei pensieri. Prese un
respiro fondo, per poi dire con voce tremante:
«Maria.
Padre. Io so di non essere il miglior pasticcere della
Terra, ma avevamo detto che quando saremmo venuti sul pianeta avremmo
preparato
insieme i biscotti al cioccolato, così io…ho
pensato di portarvene qualcuno.»
Detto
questo appoggiò il sacchetto ai piedi del monumento, vicino
ai fiori freschi che erano stati lasciati in quei giorni. Per lui,
quello era
il primo anniversario dell’incidente.