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Autore: Florence    23/10/2021    1 recensioni
-Pluto, ci stai dicendo che se non riusciremo nella nostra missione la nostra esistenza futura potrebbe essere compromessa?-
-È molto complicato... quel che è certo è che la nostra realtà non esisterà più, perché nessuno può fermare la collisione con un'altra dimensione che avverrà alla prossima eclisse di luna.-
-E quindi... ? Stiamo per morire?-
-Non è così semplice, Neptune: continuamente le nostre coscienze passano tra una realtà e l'altra senza che noi ce ne accorgiamo nemmeno, questo avviene ogni volta che si incontrano dimensioni molto simili tra loro nel continuum spazio-tempo.-
-E quindi perché stavolta dovremmo preoccuparcene?-
-Perché stavolta stiamo per scontrarci con una dimensione del tutto differente dalla nostra... Dobbiamo "sistemare" gli eventi del passato di quella dimensione affinché non sia tutto perduto.-
-In sostanza, cosa dovremmo fare? Altre battaglie? Scontri epici?-
-No, niente di tutto ciò, Uranus: il vostro scopo è quello di fare innamorare Usagi Tsukino e Mamoru Chiba prima che avvenga l'eclissi di luna.-
-Parli dei nostri sovrani? E qual è il problema: quei due si amano da sempre!-
-Ne sei proprio sicura...?-
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Outer Senshi, Usagi/Bunny | Coppie: Endymion/Serenity, Mamoru/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie, Prima serie
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Capitolo 22
Full Moon Party, Tutta la verità & Scontro dimensionale

 

 

 

Quando aveva aperto la sua casa agli amici di Tokyo, Yuichiro Kumada non avrebbe mai pensato di lasciarla in uno stato meno che perfetto. Aveva programmato da giorni in ogni dettaglio come riuscire a ripristinare ogni stanza  nelle condizioni in cui l'avevano trovata, avrebbero tolto la biancheria la sera prima e per l'ultima notte avrebbero dormito nei loro sacchi a pelo, facendo nel primo pomeriggio tutte le lavatrici che fossero state necessarie. La cena sarebbe stata a base di pizza e il giorno dopo la colazione l'avrebbero fatta al bar del porto, dopo aver lavato per terra e pulito i bagni, prima di chiudere. Yuichiro, unico tra tutti, non sarebbe riuscito a rispettare la sua punizione del giorno prima, anche perché il gruppo di ragazzi che si era portato a casa era molto più coscienzioso di quello che a una prima occhiata si sarebbe potuto dire: nessuno dei suoi ospiti avrebbe mai pensato di non pulire e sistemare il luogo che li aveva accolti con tanta generosità.  

 

-Dai Yuichiro, la vuoi aprire quella porta!?-, Kenzo era seccato. D'accordo aver avuto a che fare con misteriosi intrusi, influenze mistiche, compagni di vacanza particolari e dalle mille sorprese, d'accordo anche non essere riuscito a concludere nulla con tutte quelle ragazze libere che avevano a disposizione, d'accordo infine aver assistito alla rinascita di Mr Depressione, suo fratello Motoki, ma dover stare in attesa davanti a una porta chiusa per colpa di un bonzo che d'un tratto aveva perso quel poco di cervello che sballonzolava nel suo cranio per un attacco di indecisione, quando lui doveva correre in bagno, quello no, non gli andava proprio.

 

Rei sfiorò con la mano quella di Yuichiro, gli prese le chiavi, quando lui si decise a lasciargliele, le infilò nella toppa e aprì, finalmente.

-Coraggio Yui, quando vorrai potrai tornare qua e fare un salto nel passato. Quando vorrai, io ti accompagnerò-, gli disse. L'amore faceva bene alla sacerdotessa, l'aveva resa molto più dolce e paziente. L'aveva cercato nelle sue divinazioni, l'aveva inseguito per anni, aveva viaggiato fino a Kakeroma per scoprire che la metà della sua mela viveva già sotto il suo stesso tetto.


Era arrivata l’ora dei preparativi promessi.

I ragazzi si concessero un pasto frugale tra una lavatrice e l'altra, svuotando il frigorifero e ripulendo le credenze, mangiando in piedi, ciascuno quando aveva un attimo libero. Passarono l'aspirapolvere in salotto e iniziarono a spolverare, Makoto e Motoki si misero con grande impegno a sistemare ogni piccolo angolo della cucina moderna in cui avevano preparato i loro piatti e le loro torte; le ragazze impiegarono una gran cura nel far splendere i bagni della Villa, stando ben attente a non lasciare in giro nemmeno uno dei loro lunghi capelli; il divano del salotto fu spolverato e i cuscini sprimacciati. Perfino la mansarda, regno dell'ultimo erede maschio della famiglia, fu fatta tornare ai suoi fasti con una bella rinfrescata da parte di Rei. Mamoru, Hiro e Kenzo si occuparono del garage: spazzarono via ogni traccia di sabbia e lustrarono le motociclette, lo scooter e gli altri mezzi che erano divenuti parte del loro gruppo vociante. Tutto era in perfetto ordine, fatto salvo il monte di zaini stracolmi che troneggiava nell'atrio, ma l'umore di tutti, anche di quelli più gaudenti, era sotto le scarpe.


Dopo tutto il gran da fare per sistemare la villa e preparare le loro cose per la partenza dell’indomani, rimaneva fuori soltanto il necessario per quella serata che avrebbero passato a casa. Era ancora giorno e il sole splendeva inondando la casa di allegria, eppure tutti si sentirono un po’ come Yuichiro, colto dal panico davanti alla porta di casa.
La nostalgia e l’indecisione stavano mordendo allo stomaco anche altri giovani della compagnia, Umino, per esempio. 

Era il ragazzo più piccolo del gruppo e gli eventi di quella settimana lo avevano travolto, facendolo diventare improvvisamente un uomo. Se ne stava sulla porta della camera che aveva condiviso con gli altri ragazzi con le sue cose in mano, indeciso sul da farsi, se trascorrere l’ultima notte con loro, oppure correre da Naru, che aveva suggellato un patto d’amore con lui.
Lui, proprio lui! Quello che aveva sempre pensato che allo scoccare dei suoi diciotto anni avrebbe organizzato una cerimonia privata nella sua cameretta con la quale si sarebbe sposato con i suoi occhiali e i libri di inglese, lui che aveva rinunciato all'amore all'ennesimo rifiuto di Usagi, tre anni prima, proprio lui era stato l'unico a farsi una vera vacanza in cui aveva avuto al suo fianco, in ogni momento, la ragazza migliore del mondo, la sua dolce Naru.

Usagi lo vide mentre stava uscendo dal bagno, strinse le labbra e bussò alla porta di camera sua. Ex camera sua.

-Avanti-, rispose Naru e si meravigliò quando la sua amica si mostrò a lei.

-Sono venuta a prendere le mie cose-, annunciò Usagi. Aveva completamente accolto la richiesta di Naru di permetterle di passare l'ultima notte con Umino, quindi aveva preparato lo zaino buttandoci dentro tutto alla rinfusa e si apprestava a salutare il suo primo nido lontano dalla famiglia. In mano, come fosse stata una reliquia preziosa, teneva la conchiglia che le aveva regalato Mamoru.

Naru l'abbracciò, doveva molto a Usagi e alla sua stoica riservatezza per quel sacrificio che le aveva chiesto.

-Dove dormirai stanotte?-, le chiese tenendo le mani sulle sue spalle e guardando gli occhi tristi.

-Ormai sono abituata alla stanza degli ospiti-, le rispose e le regalò un sorriso. Quella notte l'avrebbe passata da sola.


Rei e Yuichiro, Makoto e Motoki furono più discreti e a nessuno dei quattro venne in mente di darsi alla pazza gioia o di organizzarsi per un'ultima notte di passione conclamata. 

Entrando in camera, i due ragazzi trovarono Mamoru disteso con la testa affondata nel cuscino.

-Non ti prepari?-, gli domandò l'amico più intimo, ma lui non gli rispose.

-Dai, non finisce il mondo stanotte!-, scherzò: cosa c'era di così difficile nell'accettare che, Kakeroma o Tokyo che fosse, avrebbe comunque potuto continuare quello che aveva iniziato lì?

-Stanotte legami a questo letto-, gli rispose attraverso l'imbottitura.

-Ho visto la tua amica che scendeva con tutte le sue cose nella stanza di sotto… forse era un invito per te?-, Mamoru sollevò un poco la testa, lo fulminò con lo sguardo da un occhio solo.

-Legami a questo letto-, ripetè.

 

Yuichiro prese lo slancio e si buttò accanto al moro, facendolo sobbalzare: -Coraggio Ulisse! A Kakeroma non ci sono sirene!-, lo tirò per un braccio, -Adesso vieni a fare qualcosa di utile-, ordinò, riuscendo a strapparlo al suo rifugio.

Motoki notò come l'amore, coltivato, sperato o improvviso, fosse un balsamo per tutti i possibili tipi di malati di cuore.



 

Si riunirono tutti al piano terra, sfogliando il menù delle pizze sovrappensiero.

Rimasero per un po' in attesa, zitti zitti, prima di chiamare la pizzeria e ordinare la consegna a domicilio per quella sera. Qualcuno controllò che i biglietti della nave e del treno fossero a posto, qualcun altro si chiuse nel suo silenzio.

 

Fu proprio il più sguaiato, quello più strafottente e infantile che, spallottolando le sue cose del mare ancora umide per sistemare lo zaino che ancora non aveva preparato, trovò quel volantino che aveva raccolto sulla spiaggia, lo esaminò con attenzione e diede a tutti l'ultima possibilità di riscatto per quella vacanza.

 

Fu Hiro a permettere la magia.

 

-Full Moon Party-, annunciò con voce stentorea sovrastando tutti dal culmine della rampa di scale, -Sconto del dieci per cento sulla cena, discoteca Sahara-, fece una pausa.

-Stasera andremo lì, che vi piaccia o no. Fanciulle, fatevi belle!-



 

---

 

Setsuna prese la penna lunare e la strinse al petto: se fosse stata fortunata, avrebbe potuto rivedere il suo Re in panni civili ancora una volta, dopo tutto sarebbe cambiato.

Declamò il suo desiderio e si ritrovò abbigliata di tutto punto come una cameriera del Sahara: la divisa era imbarazzante… poteva rimanere con il bikini e sarebbe stata pressoché la stessa cosa, solo che, sulla minuscola minigonna di ordinanza, oltre a un grembiulino c'era attaccato il tesserino che le avrebbe garantito l'accesso sicuro al locale.

Si fece accompagnare lì da Haruka a Michiru e si attese che le sue speranze fossero esaudite.

Le altre due, come da piani, rimasero in auto al buio nel parcheggio. Avrebbero saputo come ammazzare il tempo.

 

---

 

Usagi non credeva possibile che il destino le avesse offerto un'ultima possibilità di stare così vicina a Mamoru, sulla moto dietro a lui. Quella ragazza procace che aveva incenerito a distanza sulla spiaggia, quella mattina, in fondo era stata utile e aveva permesso loro di venire a conoscenza della festa verso cui stavano dirigendosi. Non era il concerto tanto atteso, ma forse era stato meglio così. Quando la moto partì, si strinse al ragazzo sforzandosi di imprimere nella memoria quel contatto e lo abbracciò fino a strizzarlo, infischiandosene se lui fosse stato d'accordo. A Tokyo le sarebbe rimasta soltanto la speranza di incontrare Tuxedo Kamen, se mai fosse stata in difficoltà nelle vesti di Sailor Moon, quindi in una vita che non riusciva a completarla.

Rifletté sul fatto che sentisse come la mancanza di un tassello che legasse tra loro le sue due identità,  uno spunto per giustificare l'esistenza di Sailor Moon nella sua vita di Usagi Tsukino. Forse, se fosse riuscita a sentirsi completa, gli incubi l'avrebbero abbandonata e le sue tribolazioni amorose si sarebbero stabilizzate su un sentiero univoco.

Aprì il palmo della mano sinistra e lo lasciò scivolare fino al petto del ragazzo, sentendo i suoi movimenti nel governare la motocicletta, con il cuore che batteva sotto la camicia sottile.

La discoteca verso cui erano diretti si trovava dalla parte opposta dell'isola, quindi avrebbe avuto modo di rimanere a contatto con Mamoru per diverso tempo. Chiuse gli occhi e si disse che al ritorno avrebbe potuto ripetere quell'abbraccio una volta ancora, sentendosi un po' più tranquilla. Poi sarebbe andata a letto da sola e quando avesse chiuso gli occhi si sarebbe resa conto che era stato tutto un sogno. La vita avrebbe ripreso normalmente.

Sarebbe tutto finito, quello che l'avrebbe aspettata dopo, lo avrebbe vissuto come aveva sempre fatto, un passo alla volta.

L'angoscia la attanagliava allo stomaco chilometro dopo chilometro, sentendo sempre più vicina una meta che non avrebbe mai voluto raggiungere. 

 

Quando arrivarono al locale, la fortuna volle che casualmente ad accoglierli ci fosse di turno proprio la cameriera dai capelli lunghi e il rossetto magenta, estremamente conturbante nella divisa fornita dalla proprietà del locale. Usagi si guardò: lei aveva indosso il suo abito bianco un po' sgualcito e delle scarpette rosse che ancora non aveva mai calzato. Le sarebbe seccato portarle "a farsi una vacanza", quindi aveva preso coraggio e le aveva messe, anche se avevano il tacco un po' troppo alto per i suoi modi goffi.

Le sue amiche le avevano offerto i loro vestiti migliori, certe che un aiutino non avrebbe fatto male, data la conclamata imbecillità di Mamoru, ma lei aveva rifiutato. A cosa sarebbe servito? Erano tutti convinti che alla fine lei e Mamoru si sarebbero messi insieme, ma nessuno ancora aveva capito la tempesta che si agitava dentro di lei.

 

Setsuna, questo il nome sul cartellino della cameriera, parve illuminarsi quando avvistó Mamoru nel loro gruppo in coda per entrare. Lo salutò con la mano, Usagi strinse i denti e poi constatò quanto fosse sciocca. 

-Non ci sarà mai posto, dovevamo prenotare-, bofonchiò Yuichiro, che ben conosceva quel genere di party, ma fu smentito proprio da Setsuna, che aveva loro riservato un ampio tavolo un po' defilato. 

-Lo sapevo che sareste venuti!-, pronunciò a Mamoru, quando le passò accanto e gli sorrise. A Usagi non sfuggí.

 

Il menù prevedeva cibo da fast food, Setsuna arricciò il naso portando i piatti ai ragazzi, quello non era cibo adatto ai reali del suo mondo! Li osservò mentre spizzicavano le patatine fritte, quando un omone alto e grasso la richiamò al dovere. C'era un altro tavolo da servire e quella cameriera stava battendo la fiacca!

Tornò da loro in tempo per servire le bevande: Usagi aveva ordinato un Virgin Mohjito: lei le stava portando, a tradimento, un cocktail leggermente alcolico, ma aveva bisogno che la ragazza sorridesse un po'. Non servì a niente.

 

Usagi aveva lo stomaco chiuso, del suo piatto aveva mangiato sì e no due crocchette fritte, poi lo aveva offerto agli altri. Aveva preferito nascondersi dietro all'ombrellino della bevanda che aveva ordinato, anche se, indiscutibilmente, il Mohjito analcolico del bar sulla spiaggia era più buono di quello. Le girava la testa e sentiva un po’ di nausea fare capolino alla bocca dello stomaco. 

All'altro capo del tavolo, Mamoru stava in silenzio, con una coca Cola in mano, anche lui non aveva affatto fame. Se ci aveva visto giusto, quello era un posto dove sballarsi e gli schiamazzi provenienti dai tavoli vicini parevano confermare la sua teoria. Non era un posto per ragazzine di sedici anni, aveva sbagliato a fidarsi di quella sconosciuta e acconsentire di portarle là. Il caos che aumentava, la gente che continuava ad arrivare come se tutta l'isola si fosse riversata in un solo posto: era il luogo perfetto per sentirsi soli pur stando al centro del divertimento, travolti dal frastuono che nelle orecchie diventava silenzio. 

Guardò uno a uno i suoi amici: incoscientemente avevano lasciato che le ragazze ordinassero bevande alcoliche, ridevano e chiacchieravano come se fossero stati entusiasti di essere lì, ma come potevano essere così spensierati? Forse era lui che non riusciva a capire cosa significasse avere vent'anni, l'unico a sentirsi costantemente inadatto in mezzo ai suoi coetanei. Provò la stessa sensazione di poche sere prima, quando erano stati raggiunti dai due fratelli che li avevano ammaliati e travolti. Si sentiva estraneo a tutta quella ricerca di socialità e di divertimento a tutti i costi.

Perfino Ami pareva a suo agio in quel posto, nonostante avesse rifiutato le avances di Hiro, che aveva provato a bussare a tutte le porte e nessuna gli aveva aperto. 

Si decise a guardare dall'altra parte del tavolo, perché, così gli pareva, in mezzo alla confusione c'era un'altra persona che si era chiusa nel silenzio. Incrociò lo sguardo con lei, la raggiunse e le parlò vicino all'orecchio. Usagi si alzò senza obiettare e andò dietro a lui senza sapere dove l'avrebbe portata. Avrebbe seguito Mamoru all'inferno senza battere ciglio, sapendo che non l'avrebbe mai lasciata sola.

 

-Ve ne andate senza pagare?-, osservò Umino e Naru gli assestò una gomitata tra le costole. Mamoru tornò sui suoi passi, prese il portafoglio e lasciò sul tavolo una banconota che sarebbe bastata per saldare il conto dell'intero tavolo e anche per diverse bevute dopo.

-Se non se lo prende Usagi, quello me lo prendo io-, esclamò Minako, e fu fulminata da praticamente tutti i commensali.

Quando tornò la cameriera con il conto, non trovò l'unico che volesse incontrare almeno una volta ancora. Abbassò gli occhi, sconsolata: non avrebbe più rivisto il viso dell'unico che le avesse mai fatto battere il cuore dalla notte dei tempi.

 

---

 

-Quanta confusione c'è qua-, Usagi dovette fare lo slalom tra gente che ballava e altri che intonavano cori ubriachi. Si sentiva del tutto estranea a quel luogo.

-Andiamo in spiaggia-, propose Mamoru e la condusse per mano. Si tolsero le scarpe e affondarono i piedi sulla sabbia fredda, c'era solo una Luna già corrosa a illuminare quel posto, dietro di loro le luci psichedeliche del Sahara sembravano già un ricordo lontano. La musica giungeva ovattata.

-Non ti piace questo posto, eh?-

-No… non è che non mi piaccia, sono io che sono sbagliata in questo momento…-, ammise la ragazza, guardando a terra.

Mamoru sollevò gli occhi al cielo, -Lo vuoi capire che tu non sei mai sbagliata?-, l'ammirazione superava l'esasperazione, -Perché dici così?-, le piantò gli occhi negli occhi.

Usagi tentennò, si stava rendendo ridicola.

-Naru, Rei, Makoto… loro sono felici, hanno… hanno finalmente trovato qualcuno che le ami, e sono convinta che a Minako vada bene così e anche ad Ami, li hai visti i loro sorrisi, come si sentivano a loro agio? Io… io non riesco più a stare bene, mi sento sempre inadeguata… mi sento spezzata a metà.-

Mamoru la guardava e ogni parola che usciva dalla sua bocca la sentiva sua; parlò per lei, -È come se la felicità fosse qualcosa di irraggiungibile, ti avvicini, senti che è lì, ma non arrivi mai ad afferrarla, vero? Perché una parte di te non può essere felice, perché quella parte anela a qualcosa che sai che non potrai mai avere…-

Usagi sentì di potersi spingere oltre, comunicare col cuore in mano le sue paure a quel ragazzo a cui il cuore, ne era quasi certa, lo avrebbe donato a occhi chiusi.

-E poi mi sento brutta, ridicola, sbaglio sempre a comportarmi quando sono con gli altri, finisco per cacciarmi nei guai e rovinare sempre tutto-, stava mettendo il broncio, era così carina. Mamoru le fece una carezza.

-Tu sei la Testolina Buffa più bella che ci sia-, le disse, facendole sollevare il mento con il tocco della sua mano, -E non è vero che rovini tutto: tu porti l'allegria, sempre.-

Usagi si rabbuiò, -Non voglio essere un clown, allora. Vorrei fare girare la testa ai ragazzi come… come una principessa…-, portò le mani al volto, -Oddio Mamoru, ma che sto dicendo!?-

Non ebbe risposta, lui la strinse in un abbraccio, le coprì con la mano la testa in modo che lei l’appoggiasse al suo petto.

-È questo che fai tu ai ragazzi-, le disse mentre il suo cuore batteva all'impazzata.

-Mamo… io…-

-E quando dico che sei la Testolina Buffa più bella che ci sia, intendo che tu sei bella, Usako, tu mi piaci da impazzire…-, il suo cuore fece una capriola, sotto l'orecchio di Usagi.

Rimasero immobili, il battito veloce di quel cuore grande la faceva stare bene, la faceva sentire… completa!

-Anche tu mi piaci da impazzire, Mamo-, disse dopo un po', -io credo che…-

-Aspetta-, la fermò, posò la mano sulla sua spalla, -devo chiederti una cosa, Usako.-

Il cuore prese a batterle all'impazzata, oddio, cosa voleva chiederle Mamo-Chan?

-Stamattina, tu dormivi e io ti guardavo, eri bellissima, sembravi un angelo, stavi sognando.-

-È che quando sto con te io…-

-Aspetta-, la bloccò ancora, il suo piccolo cuore stava impazzendo, -Tu sognavi, e mentre sognavi hai detto un nome…-

Usagi lo guardò, cosa aveva detto, aveva rovinato tutto…?

 

-Hai detto "Endymion": chi è Endymion, Usako?-.

 

Le sue pupille si fecero piccole, il cuore perse un battito.

-Endymion-, sussurrò. Si allontanò da lui e si voltò portando le mani strette al petto, come a contenere un'emozione fortissima.

Endymion… quello era il nome del principe dei suoi sogni, dell’uomo che si era sacrificato per permettere a lei di vivere. Forse… forse stava sbagliando tutto, perché per un attimo nel cuore sentì che era lui quello che amava, lui a cui si donava ogni notte.

Lui, che avrebbe ritrovato per amarlo per sempre, lo aveva promesso. Tutto il resto non contava più.


-È importante, Usako…-, la spronò Mamoru.

 

Cosa ci faceva su quella spiaggia con Mamoru, lei doveva ritrovare Endymion! 

Tutto divenne nero, all'improvviso il respiro non le portava aria, sentiva la fronte bruciare. Tremava.

-Usako… che ti succede?-, Mamoru si avvicinò a lei, cercò di posare le mani sulle sue spalle, ma lei si ritrasse: ormai aveva capito. Quello doveva essere il nome del ragazzo di cui lei era innamorata e lui glielo aveva appena riportato alla mente, rovinando tutto.

 

Un boato ruppe il silenzio, in alto, sopra di loro, si accese un enorme fuoco d'artificio.

-... devo… andare...-, Usagi si scusò e scappò via tra i bagliori colorati che tingevano il cielo, illuminando a sprazzi la sua fuga, finché Mamoru non la vide più.

 

---

 

-Sono bellissimi-, Motoki strinse un po' di più Makoto, i suoi capelli gli solleticavano il viso. Si sentiva bene, non avrebbe mai pensato di riuscire a superare la disperazione per l'abbandono di Reika e invece, dopo tanto tempo, si sentiva in pace, al posto giusto. Makoto ruotò la testa indietro, fino a raggiungere il viso del giovane che la teneva stretta alle sue spalle: non aveva mai provato un'emozione così intensa, non con il suo senpai alle scuole medie, né con nessun altro degli innumerevoli ragazzi che aveva creduto di amare in passato. Lo baciò su uno zigomo, era tutto perfetto.

 

Ami li guardava da breve distanza, era riuscita a occupare un posto strategico da cui poter osservare l'eclisse di luna e quei fuochi d'artificio stavano creando l'atmosfera migliore.

-Quanto manca?-, gli domandò Kenzo, seduto vicino a lei.

-La totalità dell'eclisse ci sarà tra circa quaranta minuti, la luna è appena entrata nel cono d'ombra-, rispose la ragazza, non aveva bisogno di consultare alcun dato, li conosceva tutti a memoria.

-Quante cose sai, Ami-, ammise il giovane, ammirato. Non aveva mai pensato che una ragazza studiosa e seria come lei potesse essere più affascinante di una qualunque coetanea che si stava dimenando in pista. Ami gli sorrise, non aveva un filo di trucco quella sera, era bella così.

-Dovremmo avvertire gli altri, Rei e Usagi non volevano perdersela-, si guardò attorno, ma scorse solo la prima, che stava in disparte con Yuichiro a guardare i fuochi d'artificio.

-C'è Hiro laggiù, guarda, con Minako-, avevano messo un lento e i due ragazzi stavano ballando insieme. -E bravo Hiro!-, esclamò Kenzo, sussultando per un'esplosione più forte. 

Quando la musica terminò, videro uscire mano nella mano dalla pista da ballo Naru e Umino, che li avvistarono e raggiunsero, -Quanto manca?-, domandò la ragazza e il suo cavaliere anticipò Ami nel risponderle.

-No, Umino, mancano per l'esattezza trentaquattro minuti e venti secondi-, lo corresse Ami, lui estrasse dalla tasca un foglio ripiegato e lesse, controllò il suo orologio e annuì, -Trentatré minuti adesso-.

-Guardate, sembra che l'abbiano morsa!-, esclamò Naru, puntando il dito sul disco lunare.

-Dobbiamo avvertire gli altri-, ripeté Ami e Kenzo si offrì di andare a chiamare quelli che riusciva a vedere. Tornò poco dopo con Makoto, Motoki, Rei e Yuichiro, mentre i giochi pirotecnici cessavano.

-Qualcuno sa dove sia Usagi?-, Rei l'aveva cercata nei dintorni, ma la confusione e il buio non le avevano permesso di trovare l'amica.

Ami era elettrizzata, il cono d'ombra avanzava rapidamente, si consultò con Umino su alcuni calcoli statistici che aveva fatto, Naru era seduta accanto a lui, gli sfilò gli occhiali, li pulì per bene con la stoffa della sua gonna e glieli rese.

-Quello è Mamoru?-, Yuichiro sbadigliò, intravedendo l'amico che si si faceva largo tra la folla, Motoki lo chiamò a gran voce, sbracciandosi perché li vedesse.

Aveva una faccia da funerale.

-Ci vediamo a casa-, disse Mamoru senza aggiungere altro, avvisando così di non aspettarlo quando sarebbero venuti via da lì.

-E Usagi dov'è?-, gli chiese Makoto, ma lui era già sparito.

-Lo starà aspettando fuori-, liquidò il problema Hiro, concentrandosi su Minako, ma fu proprio lei a scorgere, sulla spiaggia, Usagi. Vagava da sola, sembrava sperduta, Motoki si offrì di andare a prenderla.

Vide che teneva in mano le scarpe, sembrava avesse pianto. Il ragazzo sospirò, rassegnato. Se neanche una serata come quella era riuscita a compiere la magia tra lei e Mamoru, lui non avrebbe saputo cosa altro fare.

-Cos'è successo?-, la fermò posando le mani sulle sue spalle. Usagi lo guardò senza rispondere; -Mamoru è andato via, pensavamo foste insieme-, Motoki vide il terrore dipingersi sul volto della ragazza, le scarpe le caddero di mano, la bocca si aprì in un'espressione incredula.

-Devo andare da lui-, disse d'un fiato, correndo verso l'uscita del locale.

Motoki non provò nemmeno a fermarla, raccolse le scarpette rosse e tornò dagli amici.

 

---

 

Maledizione…

La moto non partiva, Mamoru riprovò altre volte e sentì la batteria fare il suo dovere, ma il motore non si accendeva. La rimise sul cavalletto, tolse il casco e iniziò a correre.

Aveva rovinato tutto con quella domanda, l'aveva fatta scappare. Gli era parso di aver visto Usagi camminare nella direzione dell'uscita della discoteca, era sola, sconvolta per le sue parole, era soltanto colpa sua. Doveva trovarla, tranquillizzarla, chiedere il suo perdono e poi lasciarla andare via dalla sua vita. 

Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile, ma evidentemente quel nome non apparteneva a lui. 

Ormai era sicuro che Endymion fosse il nome della persona per cui Usagi soffriva, quel misterioso ragazzo che le aveva dato il primo bacio e che, in quella notte in cui la Luna stava scomparendo sotto ai suoi occhi, lei aveva ricordato per colpa delle sue parole. Probabilmente si era sentita in colpa, come se stesse per tradirlo ed era scappata lontano.

 

Endymion non era lui, non c'entrava nulla con i suoi incubi.

 

Si diresse correndo verso la strada che arrivava al "Sahara", quella sciocchina era capace di fare l'autostop e rimediare un passaggio da qualche sconosciuto, pur di allontanarsi da lui. Doveva metterla al sicuro prima che le accadesse qualcosa di brutto.

In lontananza, lungo la strada, vide una figura che camminava svelta allontanandosi da lì, -Usako!-, urlò con tutta la forza  che poteva avere, -Usako fermati!-

Affrettò il passo, -Usako!-, chiamò ancora, ma qualcosa, o qualcuno, lo travolse facendolo rotolare al bordo della strada.

Aveva sbattuto la testa e la spalla, sentiva il sangue in bocca, ma non c'era nessuno lì intorno. Si rimise in piedi, in posizione di difesa, mentre la ragazza che stava seguendo sparì alla sua vista, svoltando oltre una curva in lontananza.

-Usako!-, gridò un'ultima volta la sua disperazione, poi fu di nuovo colpito e ricadde a terra.

-Chi sei?-, ringhiò, -fatti vedere bastardo!- Una figura longilinea si parò di fronte a lui, la luce della luna stava scomparendo, le ombre si confondevano con l'oscurità.

-Ci si rivede, Mamoru-, era la voce di una donna, si avvicinò e allora lui la riconobbe.

 

---

 

Usagi era riuscita a sfondare la barriera umana di persone vocianti e avvicinarsi all'uscita del locale, aveva sentito fischi rivolti a sé, mani che avevano provato a toccarla, qualcuno le aveva tirato i capelli fino a farle male, qualcun altro aveva pestato i suoi piedi nudi.

-Fatemi passare-, aveva continuato a gridare, -Fatemi passare vi prego-, le lacrime rigavano il suo viso, aveva spinto schiene, si era staccata di dosso qualcuno che la voleva abbracciare e finalmente si era ritrovata catapultata all'esterno della discoteca.

Aveva corso fino al parcheggio dove avevano lasciato le moto, quella di Mamoru era sempre lì, il casco del ragazzo era a terra, rotolato chissà come. Doveva essere ancora nei paraggi, chiamò il suo nome, fece un giro su se stessa guardando in ogni angolo, Mamoru non c'era e a lei girava ancora di più la testa.

-Ehi, va tutto bene?-, una donna la fermò mettendole la mano su una spalla, Usagi la riconobbe: era la cameriera che aveva fatto gli occhi dolci a Mamoru.

-No! Devo trovarlo, devo… io devo andare!-

-Se cerchi il tuo ragazzo, l'ho visto andar via di corsa verso il paese proprio pochi attimi fa-, disse la cameriera. Usagi le prese le mani, -Grazie! Grazie!-, esclamò e si mise a correre in quella direzione.

Lei la stava pugnalando alle spalle, dopo aver tramato con le sue colleghe per tutto il giorno, constatò Setsuna: la Regina invece aveva speso un attimo del suo tempo prezioso per ringraziarla.

Strinse i denti consapevole che tutto quello che stavano facendo le avrebbe rese indegne di mostrarsi di nuovo al suo cospetto e si affrettò a raggiungere Sailor Uranus.


Usagi vide in lontananza Mamoru cadere a terra e cercare di rialzarsi pulendosi un angolo della bocca, ma un'ombra scura lo attaccò, spingendolo verso il precipizio sottostante alla strada.

No!

-Mamo!!!-, corse più veloce che potè urlando il suo nome, sentendo il fuoco nelle gambe e si fermò quando credette di aver raggiunto il punto in cui aveva visto sparire il ragazzo.

-Mamoru!-, gridò ancora, scavalcando il guard rail sulla sinistra, Mamo non c'era, era troppo buio, sentì l'orrore avvilupparla, il fiato spezzarsi.

 

-Usagi-, un fruscio familiare alle sue spalle le fece drizzare i peli sulla schiena, un profumo intenso di rose accompagnò l'ultima persona che avrebbe pensato di incontrare a Kakeroma.

 

Il suo cuore sussultò nel trovarsi davanti proprio lui: -Tuxedo Kamen!?-, non era possibile.  Cosa ci faceva lì e come conosceva il suo nome?

-Usagi stai bene?-, era come se lui, invece, sapesse di trovarla lì; quando le strinse le mani sulle braccia le sentì tremare.

-Cosa… Cosa ci fai tu qui?-, domandò affranta, ma era così bello rivederlo dopo tanto tempo che non aspettò la risposta e si gettò tra le sue braccia. Aveva bisogno di un conforto immediato di un… si sentì sollevare di peso: Tuxedo Kamen aveva schivato un colpo, si spostò di diversi metri dal punto in cui l'aveva incontrato, tenendola tra le sue braccia. 

-No! Riportami lì!-, strillò Usagi disperata, arpionò le spalle di Tuxedo Kamen e si voltò a guardare dietro di lui. 

La fuga terminò poco più avanti a un lato della strada, -Calmati, stai tranquilla Usagi, non puoi tornare là. Rimani qui per favore-. Il giovane mascherato si guardò a destra e a sinistra per accertarsi di essere riuscito a seminare chi l'aveva attaccato, quindi aprì le braccia, per lasciarla libera. -Devi nasconderti-, le disse facendole una carezza, non fu in grado di resistere ancora e la strinse di nuovo a sé.

 

Per i primi istanti Usagi si sentì sulla Luna, dimenticò che Tuxedo Kamen non poteva conoscere il suo nome, che importava chiedersi come fosse comparso così lontano da Tokyo. Finalmente era accanto a lei e immediatamente quel senso di vuoto mai sopito che bucava costantemente nel suo animo parve svanire. Ogni volta che lo incontrava, ogni volta che la salvava, sentiva una profonda emozione scaturire dentro di sé, una sensazione che la faceva sciogliere per qualche attimo e poi le donava più forza, più coraggio. E il languore per quello che era stato tra loro e che lei desiderava così tanto ogni volta tornava a galla. "Speriamo che oggi mi dica che mi ama! Speriamo che oggi mi baci ancora!" , pregava tutte le volte. Si rese conto che Tuxedo Kamen non l'aveva mai abbracciata così prima di allora… solo Mamo l'aveva fatto.

 

Mamo!

 

Usagi respinse con le mani il petto di Tuxedo Kamen per sciogliere l'abbraccio, doveva andare da Mamoru, doveva salvarlo! La luna era coperta dall'ombra quasi completamente, rimaneva poca luce: se il suo Mamo  fosse stato disperso in mare o sulla scogliera non avrebbe potuto vederlo, se non avesse fatto in fretta.

-Mamoru!!!-, urlò con tutto il fiato che aveva in gola, -Lasciami andare da lui!-

Tuxedo Kamen la guardò esterrefatto, Usagi stava cercando proprio lui, era terrorizzata per averlo perso. Dolce Usako!

-Mamoru sta bene, resta qua al sicuro, Usagi!-, la implorò. 

-No! Lui è… l'hanno colpito, io l'ho visto, è caduto dalla scogliera!-, le lacrime le bagnavano il viso, lottava per essere lasciata libera.

-Fidati di me, lui sta bene-, ripeté l'uomo mascherato, non voleva che Usagi corresse altri pericoli. Mamoru aveva messo a rischio la sua identità per affrontare quella dannata avversaria che lo aveva sbalzato giù ed era riuscito a trasformarsi nel suo alter ego un attimo prima di farsi seriamente male, sfruttando la forza che la trasformazione ogni volta gli donava per mettersi in salvo.

Usagi smise di divincolarsi, lo guardò e avvicinò la mano tremante al suo viso 

Se lo avesse smascherato lui non avrebbe saputo più che fare.

 

-Perdonami-, un filo di voce uscì dalla bocca rosa di Usagi, -Perdonami Tuxedo Kamen, io devo aiutare Mamoru, perché io lo…-, fece scivolare la mano, quella era l'ultima carezza per un uomo che aveva amato per tanto tempo, ma che non le apparteneva più. Si staccò da lui. -Perdonami-, gli chiese ancora, quindi frugò nella tasca e prese qualcosa, sollevandolo in alto davanti a sé.

 

---

 

-Ci stanno mettendo troppo, maledizione!-

-L'eclisse è quasi completa, dobbiamo intervenire adesso!-

-Ferme, guardate…-

Neptune indicò qualcosa oltre la siepe che le nascondeva alla vista dei due futuri sovrani, una luce intensa illuminò la strada buia. Sailor Moon era apparsa loro.
Uranus incrociò le braccia al petto e stirò le labbra in un sorriso obliquo: -Alla buon'ora!-, commentò.

 

---

 

-Sailor Moon...!?-, Tuxedo Kamen balbettò esterrefatto: Usagi, la sua Usako, in un lampo di luce e colori si era trasformata davanti ai suoi occhi. Lei era… era Sailor Moon!

-Tuxedo Kamen, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, per esserci sempre stato… Grazie per avermi fatta sognare, grazie per avermi fatto scoprire cos'è l'amore. Ora devo andare da lui-, Sailor Moon gli donò un ultimo sorrise e si diede la spinta per saltare lontano.

Lui la prese per un polso e la fermò, tirandola a sé, piantò gli occhi nei suoi, vide che luccicavano. 

-Perché?-, un sussurro, -Perché vuoi andare da lui? Ti ho detto che Mamoru è in salvo...-, la voce calda tremava, la mano che la tratteneva anche.

Sailor Moon abbassò la testa. La risposta ormai era impressa nel suo cuore.

-Perché io lo amo-.

 

---

 

-Ami!-, Rei si alzò in piedi, Makoto e Minako ebbero lo stesso impulso.

-Andiamo-, Ami accolse l'invito. Stava accadendo qualcosa di più importante che non osservare la Luna venire coperta totalmente.

-Ma va ne andate proprio ora?-, Umino si voltò verso le ragazze, non riusciva a capire. 

Motoki invece intuì e si alzò di scatto, fermando Makoto.

-Stai attenta-, le disse soltanto e la baciò sulle labbra.

-Non ci seguite e stai in guardia-, gli rispose e fu sicura di aver fatto la scelta giusta.

 

---

 

-Lasciami andare, Tuxedo Kamen!-, Sailor Moon implorò il giovane che la tratteneva per il polso.

-Ridillo-, la voce del suo salvatore risuonò roca, il volto teso. 

-Ti prego!-, lo avrebbe colpito se non le avesse permesso di correre da Mamoru, -Lascia che lo salvi…-, ma lui la tirò a sé, invece di liberarla.

Perché… perché le stava facendo questo?

Non riuscì a opporre resistenza, si ritrovò allacciata a lui che la cingeva alla vita con un braccio. Le prese una mano e se la portò al cuore aperta sulla stoffa lucida del suo smoking magico.

-Ridillo, ti prego…-

Sotto il suo guanto, sotto il costume elegante che lui indossava, il cuore di Tuxedo Kamen batteva all'impazzata. Era un ritmo familiare, un ritmo che la fece sussultare. Si ritrovò a pochi centimetri da lui, osservò nella penombra quel profilo che aveva sognato per tanto tempo, la bocca su cui aveva fantasticato dopo ogni battaglia. 

Doveva correre da Mamoru, ma quel battito così familiare la fece indugiare… la mano si mosse senza che lei pensasse, si avvicinò alla maschera di Tuxedo Kamen. Gli aveva rivelato la sua vera identità, ora avrebbe scoperto chi fosse la persona che l'aveva tenuta legata al suo cuore per tutto quel tempo.

 

Lo sai già chi è.

 

Prese il bordo della maschera e la fece cadere a terra. 

Era il blu che immaginava. 

Sospirò di sollievo, gli sorrise, la mano si aprì in una carezza su quel volto, il suo cuore era calmo.

 

-Perché io ti amo-, sussurrò.

 

---

 

-Dobbiamo fare qualcosa?-, Uranus era confusa, Michiru rimaneva sulle spine, mancava ancora l'ultimo passo da compiere, la luna stava scomparendo. Non fece in tempo a voltarsi verso Sailor Pluto che lei decise per tutte e tre.

-Tifone di Crono!-, non riuscirono a fermarla, ormai la Guardiana del Tempo aveva indirizzato il suo potere sui loro futuro sovrani.

 

---

 

-Mamo-

Tuxedo Kamen, Mamoru, la strinse in un abbraccio forte e calmo come le onde del mare in quella notte di bonaccia. Sailor Moon alzò lo sguardo verso di lui, toccò il suo viso con la punta delle dita. Era un sogno…

Mamo-Chansei sempre stato tu...

Si concentrò e ritornò a essere soltanto Usagi: era stata lei a riconoscerlo, suo il cuore che senza poteri magici aveva battuto per lui. Voleva essere se stessa, voleva che lui la accettasse per quel che era, una sbadata, pasticciona Testolina Buffa innamorata di lui. Non voleva essere Sailor Moon in quel momento.

Il giovane la imitò e il lungo mantello rosso e nero scomparve.

-Usako-, il sorriso sincero, gli occhi scintillanti, la sua Usako era Sailor Moon, era lei dunque che amava da anni, senza saperlo!

Prese il suo viso tra le mani, non riusciva a contenere tutto quello che scoppiava nel suo petto.

-Usako io ti…-

Lo spostamento d'aria li raggiunse prima del bagliore nell'attimo in cui la luna scomparve. Usagi si voltò di scatto, tutti i suoi sensi immediatamente all'erta. Vide con sconcerto una enorme sfera di energia dirigersi verso di loro, verso il suo Mamo, non poteva accadere, non in quel momento, non a lui! Non poteva perderlo.

Gli si parò davanti.

 

Sarò io a salvarti in questa vita, Endymion!

 

Il pensiero esplose veloce nella sua testa: aveva compreso. Un bagliore squarciò la sua fronte e apparve uno spicchio di luna luminoso, come per magia il suo abito bianco divenne più lungo, davanti a lei comparve un fiore fatto di cristallo. Avrebbe dato la vita per salvare quella dell'uomo che amava.

 

-Serenity, no!-, urlò Mamoru e la sua camicia di lino divenne un'armatura, al suo fianco comparve una spada, istintivamente la brandì. Serenity… era quella la verità allora.

 

Sailor Pluto alzò la mano che stringeva il suo talismano e deviò il colpo, che si spense nell'aria.

 

Davanti a loro, Usagi e Mamoru videro avvicinarsi tre donne che vestivano i panni delle guerriere Sailor, si inginocchiarono al loro cospetto. Le riconobbero: erano Michiru, la cameriera della discoteca e Haruki. Quindi era davvero una donna.

 

-Finalmente vi siete risvegliati!-, il tono di Setsuna era pieno di devozione, -Non vi avrei mai colpiti, volevo solo mettervi un po' di paura-, spiegò.

I due giovani le guardavano senza capire, addosso a loro due abiti che avevano già visto nei loro sogni, nei loro cuori una consapevolezza a cui era difficile arrendersi immediatamente.

-Voi siete le reincarnazioni della Principessa Serenity del Regno della Luna e del Principe terrestre Endymion-, Sailor Pluto si godette le espressioni stupite dei due, fece una pausa; -Voi siete i futuri sovrani della Terra, sotto la vostra guida questo pianeta vivrà un lungo periodo di pace e prosperità, ma era necessario che manifestaste le vostre reali identità adesso, perché questo futuro possa avvenire-.

Alle loro spalle comparvero d'improvviso le altre guerriere Sailor.

-Che sta succedendo qua?-, tuonò Jupiter.


-Inchinatevi a Serenity, Principessa della Luna e al suo principe Endymion!-, ordinò una ragazza dai biondi capelli corti vestita alla marinara.

-Che cosa?-, Sailor Mars esclamò a bocca aperta. Le tre donne si divisero, aprendosi come un sipario: inginocchiati dietro di loro c'erano Usagi e Mamoru, abbracciati quasi a proteggersi l'un l'altra.

Lui fece un cenno col capo per spronarla e Usagi si alzò in piedi: era vestita diversamente da poco prima, aveva un'espressione solenne, irradiava luce, emanava potere. Le sue amiche videro una sottile falce di luna che brillava sulla sua fronte e capirono, un velo cadde e liberò i loro ricordi. Una a una si inginocchiarono di fronte alla loro dolce, pasticciona Usagi, la principessa che avevano a lungo cercato. Mamoru, accanto a lei, indossava un'armatura, era lui il principe dei sogni di Usagi e non lo aveva capito nessuno.

-Il vostro compito è quello di proteggerla e aiutarla a combattere contro le forze del male, fino a quando il suo destino sarà compiuto e lei verrà incoronata Regina-, spiegò la ragazza vestita come loro, quella con i capelli mossi.

-Chi siete?-, Sailor Mercury si sentiva confusa, come se avesse già visto quelle donne.

-Siamo guerriere Sailor, proprio come voi, proveniamo dal futuro e siamo venute fin qui per… dare una spinta a quei due-, quella con i capelli più corti indicò con il pollice Usagi e Mamoru, sorrise con un ghigno.

-Haruki!?-, squittì Venus, tappandosi la bocca nell'istante in cui parlò. 

Lei fece un occhiolino, -Sailor Uranus, per l'esattezza. Il mio vero nome è Haruka e, mi dispiace deludervi fanciulle, ma sono una ragazza.-

-Io sono Sailor Neptune-, le altre riconobbero immediatamente Michiru.

-E io sono Sailor Pluto, la Guardiana della Porta del Tempo, e... vi ho servito la cena poco fa-, sorrise loro la più alta delle tre.

Makoto, Ami, Minako e Rei le guardavano a bocca aperta, incredule per quello che avevano appreso, frastornate per tutte quelle rivelazioni.

-Guardate!-, esclamò Sailor Jupiter: la Principessa chiuse gli occhi e in un bagliore tornò a essere Usagi. Si accasciò priva di sensi, in quel momento anche Mamoru tornò al suo aspetto e la strinse a sé prima che potesse cadere a terra.

-Ti amo Usako-, mormorò e crollò su di lei.

 

Un debole spicchio di luna fece capolino vincendo l'ombra che l'aveva oscurata, Sailor Mercury alzò gli occhi al cielo in un muto stupore.

-Ce l'abbiamo fatta!-, Sailor Pluto guardò le sue compagne, il loro futuro sarebbe stato salvo.




 

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In un altro tempo, in un altro spazio…



 

La sala delle cerimonie del palazzo era gremita di gente, tutti con il naso all'insù ad ammirare, oltre le altissime vetrate di cristallo, la Luna nel culmine dell'eclissi.

-Quando torna fuori la Luna, mamma?-

-Tra pochi istanti, Piccola Lady-, la Regina stava con la sua famiglia e i più alti dignitari di corte in una posizione rialzata: avevano fatto allestire un palco reale per l'occasione. Teneva le mani sulle spalle della figlia ed era inquieta, il brusio sotto di lei la infastidiva ancora di più. Nonostante non lo desse a vedere, anche lei stava sulle spine, attendendo che l'ombra se ne andasse il più rapidamente possibile. Aveva come un brutto presentimento, come se quella rarefatta felicità che si godeva a Crystal City fosse destinata a dissolversi. Sollevò una mano dalla spalla della figlia e cercò quella del Re, la bambina si allontanò per schiacciare il naso contro la vetrata.

-Dove sono le altre?-, domandò sottovoce la Regina al suo Re, ma l'uomo non ebbe una risposta da darle. Erano già alcuni giorni che le Guardiane Sailor si facevano vedere sporadicamente in giro e solo se espressamente chiamate. 

Serenity aveva cercato la Guardiana della Porta del Tempo il giorno stesso e non era stato possibile trovarla. Su quel palco erano solo loro tre, Sailor Saturn e il Primo Ministro

Strinse la mano del marito. Aveva paura.

 

Nell'attimo in cui tutta la Luna fu oscurata e si tinse di rosso, le persone nella sala lanciarono urla e commenti entusiasti: l'eclissi totale rimaneva pur sempre un evento spettacolare. Ma il quel momento, avvenne qualcosa.

 

Fu avvertito un lieve tremore e la sensazione fu come di essere colpiti da un'onda invisibile che fece sussultare chiunque avesse sensibilità sufficiente. I più non si resero conto di nulla, ma la Regina percepì uno strappo nella trama dello spazio-tempo. Non riuscì ad aprire bocca, voltandosi verso il suo Re, che furono investiti da quell'onda misteriosa. Entrambi chiusero gli occhi.

 

Era la fine?

 

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