Cap. 7: Skeleton
I have wasted my time
Dwelling in the shadows from the past
In the front seat, did you hear my heartbeat?
Forward to the future I must move on, I will let go
To the future that's where I will soar
Higher, higher, higher, higher, higher
So I can face it and I will chase it
I will embrace it
You can't outrun your skeleton
No way, no way
You can't outrun your skeleton
No way, no way…
(“Skeleton” – Dolores O’ Riordan)
“Ragazzino, non hai ancora capito che il tuo
ruolo di schiavo da letto non
contempla affatto che tu mi dica cosa devo o non devo fare?” disse quella sera
stessa Erik a Tiago, mentre nella sua camera si accingeva a spogliarsi e a
mettersi a letto. Il giovane spagnolo voleva parlargli prima che succedesse
tutto quanto perché sapeva benissimo che, se lo avesse preso e avesse iniziato
a stringerlo e toccarlo, poi lui non
sarebbe più stato in grado di mettere in fila due parole di senso compiuto.
Perciò aveva cercato di spiegargli che non doveva fidarsi di Ingrid, che lei
era ancora più pericolosa di Harald stesso perché lo odiava da anni, aveva un
antico rancore verso di lui e poi era pure una strega!
“Lo so che non ho il diritto di dirti quello
che devi fare o meno, ma ho il dovere di
proteggerti. Visto che per te sono comunque uno schiavo, gli schiavi non sono
forse obbligati a proteggere i loro padroni?” ribatté Tiago, cercando di
trovare una sorta di compromesso. Andava bene tutto purché Erik si decidesse a
starlo a sentire una buona volta! “Se non mi vuoi credere allora vieni con me e
vedrai con i tuoi occhi che Ingrid è una strega, così come l’ho vista io. Dopo
che avrai visto quello che è capace di fare, allora potrai decidere se vuoi
davvero rischiare di fare accordi con lei.”
Erik, a dirla tutta, voleva più che altro
portarsi Tiago a letto e goderselo per buona parte della notte, finché non
fosse stato abbastanza appagato e sazio da addormentarsi… tuttavia c’era anche
la possibilità che il ragazzino spagnolo dicesse la verità, Ingrid in fondo era
una schiava e da quella gente ci si poteva aspettare di tutto. E poi almeno si
sarebbe zittito una buona volta e gli avrebbe lasciato fare tutto quello che
voleva, tanto ormai Erik aveva capito fin troppo bene che Tiago era ben felice
di compiacerlo e soddisfarlo e che la cosa piaceva un sacco anche a lui. Così
si decise a seguire il ragazzo, che lo condusse attraverso il bosco fino al
luogo in cui Ingrid faceva i suoi malefici, la piana della battaglia contro i
Rus’ che, probabilmente proprio per il grande spargimento di sangue che vi era
avvenuto, era un luogo particolarmente potente per i rituali oscuri.
Nascosti in mezzo ai cespugli, Erik e Tiago
videro quindi Ingrid, vestita succintamente come la volta precedente, che
ballava e ripeteva strane litanie attorno al fuoco, dipinta di bianco e nero
sul volto e sul corpo. Non c’era alcun dubbio, il ragazzino aveva detto il
vero, quella Ingrid era una strega. Chissà se Harald lo sapeva e l’aveva
sposata lo stesso?
Per tutto il tragitto di ritorno Erik non
disse una parola, impegnato com’era a riflettere sulla questione che adesso
cambiava decisamente aspetto. Sarebbe stato veramente rischioso accordarsi con
Ingrid oppure avrebbe giocato a suo favore? Avrebbe potuto sempre ricattarla,
dicendole che l’avrebbe denunciata a Bjorn e Gunnhild se non avesse fatto ciò
che voleva lui e, a quel punto, altro che Regina dei Norreni! Avrebbe dovuto
ringraziare se non l’avessero cacciata da Kattegat o addirittura bruciata su
una pira…
“Insomma, io lo dico per il tuo bene, lo sai”
continuava a ripetere Tiago, sebbene Erik non ascoltasse neanche una parola. “Ingrid
è una strega e, cosa ancora più grave, ti detesta. Potrebbe usare la sua magia
per farti del male o persino per ucciderti. Ora capisci perché non dovresti
nemmeno avvicinarti a lei?”
Peccato che, al contrario, l’idea che si era
fatto Erik della situazione fosse del tutto diversa da ciò che Tiago si era
aspettato! Infatti, quando giunsero alla dimora regale, l’uomo disse al giovane
spagnolo di andare a dormire nella sua stanza, perché intendeva attendere il
ritorno di Ingrid per parlare con lei.
“Ma… ma allora non mi ascolti proprio!”
trasecolò Tiago, avvilito. “Ti ho detto che è molto pericolosa e che ti odia,
ti ho anche mostrato che è davvero una strega e ti ho avvertito di starle il
più lontano possibile e tu vai proprio nelle sue stanze per incontrarla?”
Erik era seccato. Afferrò Tiago per un
braccio e lo scrollò in malo modo.
“Ti ho già detto e ripetuto di smetterla di
darmi consigli o di dirmi cosa dovrei fare secondo te!” esclamò con durezza.
“Lo vuoi capire o no che sei solo uno schiavo
da letto e che mi servi soltanto per quello scopo? Non hai alcun diritto di
parlarmi con tanta arroganza, l’unica cosa che devi fare è obbedirmi! Vattene
nella tua stanza e restaci, stanotte non avrò bisogno di te!”
Tiago era mortificato e addolorato, ma
soprattutto era preoccupato per quell’uomo che pure lo stava trattando come se
fosse un oggetto.
“Vuoi davvero andare da lei e… addirittura
passarci la notte?” mormorò. Lo spaventava l’idea di Erik solo e vulnerabile
nella stanza di quella strega che, col favore dell’oscurità, avrebbe potuto
vendicarsi su di lui come desiderava.
Tuttavia Erik non condivideva affatto i suoi
timori, anzi un sorriso beffardo gli si disegnò sulle labbra.
“Ah, ecco qual è il problema: non ti piace
l’idea che non trascorra la notte con te” sibilò. “A quanto pare il tuo ruolo
di schiavo da letto ti soddisfa così
tanto che non sopporti che io prenda il mio piacere altrove. Beh, non
preoccuparti, comunque sia saprò dove trovarti quando avrò di nuovo bisogno di
te. Nel frattempo, non mi scocciare!”
E, senza tanti complimenti, gli voltò le
spalle e lo lasciò solo nel corridoio, dirigendosi verso le stanze della Regina
dei Norreni.
Tiago, rimasto solo, deluso e umiliato, sulle
prime non poté fare altro che obbedire e recarsi tristemente nella sua stanza.
Provò a mettersi a letto, chiuse gli occhi, si sforzò di non pensare più a
quello che aveva visto fare a Ingrid, alle parole cattive che gli aveva detto
Erik. Il cuore gli doleva e gli impediva di prendere sonno, eppure non era
tanto lo strazio che sentiva per se stesso, quanto la preoccupazione per l’uomo
che, nonostante tutto, amava. Trascorse un tempo che gli parve infinito a
girarsi e rigirarsi tra le lenzuola, cercando in tutti i modi di rilassarsi e
di addormentarsi, ma era come se una spada gli lacerasse le viscere e immagini
spaventose lo tormentavano. Vedeva Ingrid che fingeva di ascoltare le proposte
di Erik, che gli si avvicinava dandogli ad intendere che era d’accordo con lui…
per poi accoltellarlo alle spalle e trafiggerlo più e più volte.
No, no, non mi importa cosa mi ha detto Erik e cosa pensa
di me, io non posso lasciare che Ingrid gli faccia del male! Se lui non vuole
difendere se stesso allora ci penserò io, non lo lascio solo, non posso…
Si alzò dal letto, si rivestì velocemente e,
silenzioso, uscì dalla sua camera per dirigersi verso le stanze di Ingrid.
Chissà se era già tornata, chissà che rituali terribili aveva compiuto… e Erik
aveva visto tutto eppure non voleva rendersi conto del pericolo che correva! Il
ragazzo, muovendosi leggero e con passo felpato, raggiunse la camera della
Regina senza incontrare nessuno, avvolto dal mantello dell’oscurità. La sua
figuretta minuta non dava nell’occhio e nessuno si accorse di lui quando,
trovando la porta della stanza socchiusa, si infilò dentro per poter guardare e
ascoltare… e intervenire se fosse stato necessario.
Ingrid era tornata probabilmente da qualche
tempo e adesso era semisdraiata sul suo letto, guardando Erik con
un’espressione ambigua sul volto. L’uomo era in piedi davanti a lei, con
indosso soltanto i pantaloni, e stava parlando.
“Harald è partito per il Wessex e
probabilmente non farà mai ritorno” diceva lui. “Ora tu sei la Regina dei
Norreni e puoi governare la capitale, ma io voglio essere il Re, al tuo
fianco.”
“Cosa ti fa pensare che io potrei accettare
un simile accordo?” domandò la donna.
“Ti ho vista stanotte, ti ho vista sul campo
di battaglia dove i Norreni hanno sconfitto i Rus’. Sei una strega e, se non mi
concedi tutto quello che desidero, ti denuncerò a Bjorn e a Gunnhild e poi
anche al popolo di Kattegat e di Tamdrup, se necessario. Pensi che accetteranno
di essere governati da una strega?”
Il volto di Ingrid si irrigidì, ma lei
mantenne il sangue freddo.
“Dunque mi hai spiata e adesso sai tutto. Che
cosa vuoi da me?” domandò.
“Te l’ho già detto” affermò Erik,
avvicinandosi di qualche passo al letto. “Voglio essere Re, e tu sarai la mia
Regina. Se accetti non dirò mai niente dei tuoi poteri e potremo governare
insieme su tutti i Norreni.”
“Sei certo di voler sposare una strega? Non
hai paura?” chiese Ingrid con un sorriso gelido sulle labbra.
“No, anzi, penso che sarebbe molto eccitante”
rispose Erik, avvicinandosi ancora.
Tiago, nascosto nell’ombra, era raggelato dal
terrore. Cosa avrebbe fatto Ingrid? Com’era possibile che Erik non si
accorgesse del pericolo che incombeva su di lui? E, in fondo al suo cuore,
c’era anche un’altra domanda che lo torturava e che il ragazzo fingeva di
ignorare: cosa ne sarebbe stato di lui se Erik avesse davvero sposato Ingrid e
fosse partito con lei per la capitale?
“Va bene, allora, come desideri, governeremo
insieme” concluse la Regina, sorridendo adesso con fare invitante e scostando
le lenzuola. “Per me sarà più facile ripresentarmi come Regina dei Norreni se
avrò un uomo al mio fianco, non è giusto ma è così che funziona, io non sono
una shieldmaiden come Lagertha o
Gunnhild e il popolo non mi accetterebbe facilmente. Vieni a letto, dunque, mio
Re.” *
Tiago restò a guardare finché riuscì a
sopportare quello che vedeva: da una parte vedere Erik a letto con Ingrid lo
lacerava fin nel profondo, ma aveva troppa paura che lei potesse
improvvisamente aggredirlo e, magari, tagliargli la gola per decidersi ad
andarsene. Tuttavia non accadde niente di quello che il giovane spagnolo temeva
e lui, quando comprese che per quella notte non sarebbe accaduto altro, si
ritirò silenziosamente e con il cuore in pezzi. Tornando verso la sua stanza
continuava a tormentarsi, convinto che Ingrid, comunque, stesse solo fingendo e
che prima o poi avrebbe manifestato le sue vere intenzioni… ma non era soltanto
quello a distruggerlo. Si raggomitolò nel letto, sentendosi gelare dentro, e
solo dopo molto tempo cadde in un sonno agitato e inquieto, pieno di incubi e
visioni agghiaccianti.
La mattina dopo il ragazzo si destò
prestissimo, sfinito dopo una notte di angoscia, si preparò in fretta e uscì
dalla stanza, sperando di incontrare qualcuno. Sebbene fosse primo mattino,
c’era già movimento nella dimora regale e lui non avrebbe certo potuto
intrufolarsi nuovamente nella stanza di Ingrid per vedere se Erik era ancora
sano e salvo. Tuttavia sapeva che, se gli fosse accaduto qualcosa nella notte,
ci sarebbe stata agitazione, si trattava pur sempre di uno degli uomini di fiducia
di Bjorn. Stava ancora vagando senza una meta precisa quando si trovò di fronte
Ivar e Aethelred.
“Buongiorno, Tiago” lo salutò gentilmente il
Sassone. “Hai un’aria stanca, ti senti bene?”
“Io… buongiorno” rispose il ragazzo,
trasalendo. “Sì, sto bene, ho dormito male stanotte, mi passerà.”
Ivar e Aethelred si scambiarono uno sguardo
perplesso, poi fu di nuovo il Principe a rivolgergli la parola.
“Io e Ivar ci siamo alzati presto perché
abbiamo deciso di raggiungere il villaggio di Lagertha e passare là la
giornata. È molto tempo che non ci andiamo e volevo assicurarmi che fosse tutto
a posto. Vuoi venire con noi? Ora che Harald è partito non devi più fare la spia e magari ti farebbe bene occuparti
di qualcosa di diverso, al villaggio ci sarà di sicuro qualcosa da fare e poi
potrai rimanere a pranzo con noi e con Lagertha. Che ne dici?” gli propose
Aethelred.
Tiago era commosso dalla gentilezza del
giovane Sassone, ma non voleva allontanarsi dalla dimora regale, era troppo in
ansia per Erik e voleva continuare a tenere d’occhio Ingrid. Scosse il capo,
sforzandosi di sorridere.
“Ti ringrazio, Aethelred, ma ho diverse
commissioni da sbrigare qui, magari verrò la prossima volta, mi farà piacere
rivedere la Regina Lagertha, è sempre stata così gentile con me” rispose,
sfuggendo lo sguardo dei due giovani.
“Come vuoi, allora ci vediamo stasera”
concluse Aethelred.
Allontanandosi insieme a Ivar, tuttavia,
Aethelred non era affatto tranquillo e, non appena si trovarono fuori dalla
dimora regale, ne parlò al compagno.
“Ivar, ma cosa sta succedendo a Tiago? Non è
il ragazzo di sempre, mi sembra sciupato e credo che qualcosa lo tormenti”
disse. “Tu, che sai sempre tutto di tutti, sei per caso venuto a sapere
qualcosa?”
“Hai ragione, anch’io ho notato che Tiago si
comporta in modo strano da giorni e che sembra sempre stanco e preoccupato, ma
non ho idea di cosa lo tormenti” rispose il giovane vichingo. Sapeva bene che
Aethelred diceva il vero e che, in condizioni normali, lui avrebbe avuto sotto
controllo tutto quello che accadeva a Kattegat… ma quello non era un periodo
facile per lui, continuava a pensare alla spedizione di Harald e sentiva che
una parte di sé non era del tutto soddisfatta. Per questo non si era
interessato più di tanto a Tiago e a ciò che poteva averlo turbato. “Forse
l’impegno di spiare Harald è stato troppo gravoso per lui, ma Harald è partito
da giorni, ormai… Vuoi che mi metta io a fare la spia per scoprire qualcosa in più?”
Aethelred rise e vederlo così spensierato e
dolce acuì i sensi di colpa di Ivar.
“No, no, lascia perdere, se c’è qualcosa che
non va lo scopriremo comunque. Ed è un bene che Harald non sia qui a tramare,
così noi possiamo goderci un giorno insieme al villaggio di Lagertha senza
doverci preoccupare di niente” replicò il Sassone. “Senti, lo so che Lagertha
non ti piace, ma non è veramente per lei che voglio andare al villaggio, in
realtà è per te che voglio farlo. Ho pensato molto a quello che mi hai detto
qualche sera fa, al fatto che qui non riesci a sentirti utile e accettato e che
per questo saresti voluto partire anche tu… Mi dispiace che Bjorn non si fidi
di te e non ti affidi compiti importanti come meriteresti, ma vedrai che prima
o poi si accorgerà di quanto puoi essere prezioso per lui con la tua arguzia e
la tua intelligenza. Intanto abbiamo una giornata tutta per noi, speravo che ti
avrebbe fatto piacere…”
Il tenero affetto di Aethelred scaldò e al
contempo straziò il cuore di Ivar. Non si meritava un compagno così dolce e
innamorato, lui gli stava nascondendo i suoi veri pensieri e Aethelred, al
contrario, pensava solo a farlo stare bene e a distrarlo. Forse era vero, lui
era soltanto un mostro e non sapeva amare, avrebbe finito per ferire e distruggere
anche il suo dolce Principe…
“Certo che mi fa piacere” disse, stringendo a
sé il giovane Sassone. “Insieme a te posso sopportare tutto, anche di dover
parlare con Lagertha!”
Dissimulando con l’ironia quello che non
poteva davvero svelare, avvolse Aethelred in un abbraccio pieno di calore e di
intensità e lo baciò a lungo, sperando di dissolversi sulle labbra morbide del
suo compagno e di dimenticare ogni altro brutto pensiero. Nel bacio languido e
profondo che unì i due giovani, Tiago venne ben presto dimenticato… almeno per
quel giorno.
Ma la storia era ancora soltanto all’inizio.
Fine capitolo settimo
* Le scene di Erik che scopre Ingrid che compie rituali stregoneschi
e che poi la ricatta imponendole di prenderlo come suo Re sono anche nella
serie TV, anche se, ovviamente, non c’è Tiago e i dialoghi sono un po’ diversi.
Il concetto tuttavia è questo: Erik è talmente ambizioso da non rendersi conto
che Ingrid lo sta ingannando per avere l’occasione di vendicarsi di lui.