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Autore: Nazuhi    25/10/2021    2 recensioni
L'acqua ormai gli arrivava al polpaccio. Quanto tempo era passato? Un'ora, due? Forse meno. Decisamente meno. Saliva troppo in fretta, schiantandosi contro le sbarre della prigione e sciabordando sulla roccia umida della caverna. Piccoli mulinelli rabbiosi che gli cingevano le gambe come tentacoli di mostri marini.
***
Raccolta di 13 OS il cui filo conduttore sono gli arcani maggiori dei tarocchi. Le storie sono ambientate prima e dopo la Guerra delle 12 Case, e ciascuna vede come protagonista un Gold Saint e il suo rapporto con la morte in senso lato.
[Lievi accenni Milo/Camus e Dohko/Shion]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gold Saints
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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VIII: La Forza – Chiave di volta

 

«Dov'è Mu?»

Death Mask gli scoccò un'occhiata di fuoco e tornò a fissarsi i piedi. Il silenzio proseguì imperterrito, come se non fosse mai stato interrotto.

Aldebaran serrò i piccoli pugni.

«Dov'è Mu?»

«Non lo so e non me ne frega un cazzo» sbottò il Santo d'oro del Cancro. «E se lo richiedi ti riempio di botte!»

«Come se potessi farlo» borbottò Milo, con un filo di voce.

Death Mask saltò in piedi.

«Come ti permetti, moccioso?»

«Sei solo un bulletto, tutta bocca e niente cervello!»

«Figlio di-»

«Basta!» esclamò Aphrodite, mettendosi nel mezzo. Afferrò Death Mask per le braccia. «Smettila, per favore.»

«È colpa loro!» urlò il compagno. «Sono solo dei mocciosi del cazzo che non capiscono niente! Shura è…» Incassò la testa nelle spalle. «Shura è…»

Si sfregò gli occhi con il dorso della mano, poi spinse l'amico da una parte e uscì dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.

Il silenzio scese di nuovo e lo fece in punta di piedi.

«Perdonatelo» mormorò Aphrodite. «Non lo intendeva davvero.»

Aldebaran incrociò le braccia al petto. Non gli credeva molto, in fondo Aphrodite prendeva sempre le difese di Death Mask, sempre, qualsiasi marachella combinasse. E anche quando cercava di farlo ragionare, finiva sempre con il pronunciare quelle parole: "non lo intendeva davvero". Come se potessero cancellare tutto quello che aveva fatto.

«Dov'è Mu?» chiese di nuovo. «Tu lo sai?»

«Perché lo cerchi, Alde?»

«Perché è mio amico. E perché è sparito e non è da lui.»

Aphrodite distolse lo sguardo.

«Forse non tornerà più.»

«Perché? Questa è casa sua, no? C'è il Gran Sacerdote qui.»

«Ci sono voci che girano tra i soldati» sussurrò il Santo di Pisces, dopo qualche secondo di silenzio. «Dicono che abbia aiutato il traditore e che sia sparito per non essere giustiziato.»

«Non è possibile, Mu non lo farebbe mai! Non assassinerebbe mai Atena!»

Aphrodite scosse la testa, ma non disse nulla.

Aldebaran sentiva la rabbia ribollirgli in corpo. Non capiva cosa stesse succedendo, niente di tutto quello aveva senso. Mu non aveva motivo di andarsene, di abbandonarlo senza dirgli nulla. Erano amici! Era l'unico che non avesse mai mostrato timore per la sua altezza, che avesse compreso il suo animo gentile.

«Cambia qualcosa sapere dov'è?» Fu Milo a rompere di nuovo il silenzio. «Non è qui, è questo che conta. Non è qui proprio quando sta succedendo un casino.»

Aldebaran si accigliò.

«Stai insinuando qualcosa?»

«No, solo… Solo che non c'è.»

«Mu non ha tradito, io ne sono certo. Vedrete, domani sarà di nuovo qui!»

Nessuno disse niente e Aldebaran uscì dalla stanza.

Non ce la faceva più a rimanere lì, con Aiolia che piagnucolava in un angolo e Camus e Milo con quei musi lunghi che gli si addicevano poco. Shura, poi, era barricato nella sua stanza dalla sera precedente e non parlava con nessuno, neanche con Aphrodite.

Scosse la testa e la rabbia sbollì a poco a poco. Sembravano tutti impazziti, a partire da Death Mask che strepitava e cercava di fare a botte con chiunque, quasi come se menare qualche pugno lo facesse stare meglio. L'assenza di Mu sembrava aver spezzato qualcosa tra loro, o forse era stata la morte di Aiolos e la scomparsa di Saga.

Forse poteva prendere lui il posto dell'amico e diventare il collante di quel gruppo male assortito. La loro colonna portante. Era grosso e forte a sufficienza per poterlo fare.

Si fermò, la manina appoggiata sulla pietra della parete.

La verità era che non voleva quel ruolo. Lui non era come l'amico, lui non riusciva a trovare le parole giuste e la pazienza per placare gli animi e farli andare d'accordo. Era il primo ad avere bisogno di sentirsi dire che non c'era nulla di cui preoccuparsi e che tutto sarebbe andato bene. Di sentire Mu dirgli che niente di tutto quello che stava accadendo era reale.

Ma Mu non c'era e, forse, non ci sarebbe più stato.

  
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