VIII: La Forza – Chiave di volta
«Dov'è
Mu?»
Death
Mask gli scoccò un'occhiata di fuoco e tornò a
fissarsi i piedi. Il silenzio proseguì imperterrito, come se
non fosse mai
stato interrotto.
Aldebaran
serrò i piccoli pugni.
«Dov'è
Mu?»
«Non
lo so e non me ne frega un cazzo» sbottò il Santo
d'oro del Cancro. «E se lo richiedi ti riempio di
botte!»
«Come
se potessi farlo» borbottò Milo, con un filo di
voce.
Death Mask saltò
in piedi.
«Come
ti permetti, moccioso?»
«Sei
solo un bulletto, tutta bocca e niente cervello!»
«Figlio
di-»
«Basta!»
esclamò Aphrodite, mettendosi nel mezzo.
Afferrò Death Mask per le braccia. «Smettila, per
favore.»
«È
colpa loro!» urlò il compagno. «Sono
solo dei
mocciosi del cazzo che non capiscono niente! Shura
è…» Incassò la testa nelle
spalle. «Shura è…»
Si
sfregò gli occhi con il dorso della mano, poi
spinse l'amico da una parte e uscì dalla stanza sbattendosi
la porta alle
spalle.
Il
silenzio scese di nuovo e lo fece in punta di
piedi.
«Perdonatelo»
mormorò Aphrodite. «Non lo intendeva
davvero.»
Aldebaran
incrociò le braccia al petto. Non gli
credeva molto, in fondo Aphrodite prendeva sempre le difese di Death
Mask,
sempre, qualsiasi marachella combinasse. E anche quando cercava di
farlo
ragionare, finiva sempre con il pronunciare quelle parole: "non lo
intendeva davvero". Come se potessero cancellare tutto quello che aveva
fatto.
«Dov'è
Mu?» chiese di nuovo. «Tu lo sai?»
«Perché
lo cerchi, Alde?»
«Perché
è mio amico. E perché è sparito e non
è da
lui.»
Aphrodite
distolse lo sguardo.
«Forse
non tornerà più.»
«Perché?
Questa è casa sua, no? C'è il Gran Sacerdote
qui.»
«Ci
sono voci che girano tra i soldati» sussurrò il
Santo di Pisces, dopo qualche secondo di silenzio. «Dicono
che abbia aiutato il
traditore e che sia sparito per non essere giustiziato.»
«Non
è possibile, Mu non lo farebbe mai! Non
assassinerebbe mai Atena!»
Aphrodite
scosse la testa, ma non disse nulla.
Aldebaran
sentiva la rabbia ribollirgli in corpo. Non
capiva cosa stesse succedendo, niente di tutto quello aveva senso. Mu
non aveva
motivo di andarsene, di abbandonarlo senza dirgli nulla. Erano amici!
Era
l'unico che non avesse mai mostrato timore per la sua altezza, che
avesse
compreso il suo animo gentile.
«Cambia
qualcosa sapere dov'è?» Fu Milo a rompere di
nuovo il silenzio. «Non è qui, è questo
che conta. Non è qui proprio quando sta
succedendo un casino.»
Aldebaran
si accigliò.
«Stai
insinuando qualcosa?»
«No,
solo… Solo che non c'è.»
«Mu
non ha tradito, io ne sono certo. Vedrete, domani
sarà di nuovo qui!»
Nessuno
disse niente e Aldebaran uscì dalla stanza.
Non
ce la faceva più a rimanere lì, con Aiolia che
piagnucolava in un angolo e Camus e Milo con quei musi lunghi che gli
si
addicevano poco. Shura, poi, era barricato nella sua stanza dalla sera
precedente e non parlava con nessuno, neanche con Aphrodite.
Scosse
la testa e la rabbia sbollì a poco a poco. Sembravano
tutti impazziti, a partire da Death Mask che strepitava e cercava di
fare a
botte con chiunque, quasi come se menare qualche pugno lo facesse stare
meglio.
L'assenza di Mu sembrava aver spezzato qualcosa tra loro, o forse era
stata la
morte di Aiolos e la scomparsa di Saga.
Forse
poteva prendere lui il posto dell'amico e
diventare il collante di quel gruppo male assortito. La loro colonna
portante.
Era grosso e forte a sufficienza per poterlo fare.
Si
fermò, la manina appoggiata sulla pietra della
parete.
La
verità era che non voleva quel ruolo. Lui non era
come l'amico, lui non riusciva a trovare le parole giuste e la pazienza
per
placare gli animi e farli andare d'accordo. Era il primo ad avere
bisogno di
sentirsi dire che non c'era nulla di cui preoccuparsi e che tutto
sarebbe
andato bene. Di sentire Mu dirgli che niente di tutto quello che stava
accadendo era reale.
Ma
Mu non c'era e, forse, non ci sarebbe più stato.