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Autore: ShanaStoryteller    27/10/2021    2 recensioni
Durante il loro secondo anno, Harry e Draco scoprono di essere anime gemelle e fanno del loro meglio per tenere la cosa segreta.
Il loro meglio non è abbastanza.
-
“Stai cercando di farti uccidere, Potter?” disse strascicato Malfoy, camminando altero con grandi falcate. Veloce lui stesso come una serpe, allungò il braccio e afferrò l’animale appena sotto la testa. Questi si dimenò nella sua presa, ma non poteva più mordere nessuno. “Questo è un serpente velenoso e dubito che qualcuno abbia un bezoar con sé.”
Harry lo fulminò con gli occhi. Aprì la bocca e sentì l’inizio di una frase nella lingua dei serpenti scivolargli dalle labbra, e non era ciò che voleva, che senso aveva insultare Malfoy se non poteva capire quello che stava dicendo-
Malfoy sgranò gli occhi e schiaffò una mano sulla bocca di Harry. “Potter, che diavolo-“
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Il Torneo Tremaghi: Parte Cinque

 

 

 

Draco sentiva ancora gli sguardi della gente che lo fissavano e lo odiava.

I campioni erano finalmente in fila per ricevere i loro punteggi. Gli ostaggi erano dietro di loro, tranne Gabrielle, che rifiutava di separarsi dalla sorella.

I giudici stavano cercando di ricomporsi. Stavano facendo del loro meglio per fingere che Fleur non avesse appena cercato di ucciderli e Harry non fosse stato accompagnato a riva dal principe dei sirenidi. Alcuni ci stavano riuscendo meglio di altri.

Viktor era tornato per primo con il suo ostaggio, e solo con ferite superficiali, quindi gli furono assegnati più punti di tutti, e Cedric ricevette un punteggio di poco inferiore, quindi erano in parità al primo posto. Harry era tornato con il suo ostaggio, anche se dopo il tempo massimo, quindi il suo punteggio era decente. Tutti esitarono prima di annunciare il risultato di Fleur. Maxime le conferì gli stessi punti di Harry per premiare la sua dimostrazione di potenza, ma tutti gli altri le diedero un punteggio basso.

Tranne Silente.

Silente le assegnò un punteggio perfetto per lealtà incrollabile, determinazione e dedizione ai propri cari.

Draco fu quasi tentato di odiarlo un po’ di meno.

Millie si chinò verso di lui e gli sussurrò all’orecchio. “Non è che svieni appena ti alzi, vero?”

Avrebbe voluto offendersi, ma considerando che Millie lo aveva acchiappato mentre perdeva i sensi per ben due volte, era quasi una domanda comprensibile. “No, non essere ridicola. Ho usato principalmente la magia di Fleur, in ogni caso.” In realtà era stanchissimo e voleva solamente raggomitolarsi nel suo letto e dormire; ma stava bene, era una sensazione abbastanza facile da ignorare.

“Oh, tranne per quel Protego iniziale potente abbastanza da schermare svariati presidi da una mezza Veela incazzata nera.” Disse Blaise.

Draco si girò verso di lui, tradito. “Dovresti essere dalla mia parte!”

“Sono sempre dalla tua parte.” Sospirò lui. “Sfortunatamente.”

“Dovremmo andarcene ora, prima che tu venga assalito da una folla che fa domande a cui non vuoi rispondere.” Disse Pansy.

Ci pensò su. “Se scappiamo non me le faranno?”

“No.” Disse lei. “Ma potrai evitarle per un po’.”

“Andata.” Disse, quasi prima che avesse finito di parlare. “Leviamoci di torno.”

I presidi delle scuole erano impegnati in un discorso che riguardava l’unità e il duro lavoro o roba simile. Tutto quello che importava a Draco era che gli avrebbe permesso di squagliarsela prima che gli altri potessero muoversi. Quasi si aspettò di dover spingere via la gente per poter scendere dagli spalti, ma non fu necessario. Tutti si fecero silenziosamente da parte, così che lui e i suoi amici potessero facilmente scendere e andarsene, tornando al castello. “È stato strano.” Disse Pansy.

Millie fece una risata nasale. “Gli ha appena salvato la vita. Il minimo che possono fare è togliersi di mezzo.”

“Non gli ho salvato la vita.” Disse con sprezzo mentre entravano nel castello. “Non essere drammatica.”

Blaise e Pansy fecero un pessimo lavoro a trattenere le risate, mentre non aveva mai visto Millie così offesa. “Io sono drammatica? Io?”

“Dovresti lavorarci, è così poco sofisticato.” Disse, ed era fortunato che Millie gli volesse così bene da non strangolarlo.

Erano quasi arrivati alla Sala Comune di Serpeverde, quando una voce severa lo chiamò. “Signor Malfoy! Una parola, se non le dispiace.”

Si congelarono sul posto. Avrebbero potuto ignorarla, ma li avrebbe seguiti e Draco non voleva prolungare la conversazione più del necessario. Si girò sui tacchi e incrociò le mani dietro la schiena, in caso le notasse tremare. Era un tremolio talmente lieve che nessuno l’aveva notato, ma non voleva tentare la sorte con la McGonagall.

Desiderò essere un drogato d’adrenalina come la sua anima gemella. Harry godeva di cazzate come quella, mentre nel suo caso lo lasciavano sempre nauseato e stanco.

“Sì, professoressa?” Disse. “Posso aiutarla?” Era più rassicurato di avere i propri amici alle spalle di quanto volesse ammettere.

Lei lo guardò da sopra gli occhiali e, solo per una volta, Draco volle sapere cosa stesse pensando. “Quello che ha fatto poco fa è stato molto coraggioso, signor Malfoy.”

“Coraggioso?” Sputò, come se fosse una parolaccia. “Non sono uno dei suoi dannati leoni!”

Non sembrava arrabbiata. Piuttosto, quasi divertita. “Sarei una donna molto ottusa se pensassi che solo i miei Grifondoro possano essere coraggiosi. Anche cieca, direi. Signor Malfoy, per i suoi riflessi pronti, incantesimi eccezionali e coraggio, assegno a Serpeverde cento punti della Casa.”

“Preferirei di no.” Disse, prima che potesse pensarci meglio, e avvampò in viso. “Voglio dire-“

“Buona serata, signor Malfoy.” Disse, quasi con gentilezza. Poi fece un cenno alle persone dietro di lui. “Signor Zabini, signorina Parkinson, signorina Bulstrode.”

“Professoressa.” Risposero in coro. Poi, non appena lei si girò, trascinarono Draco nella Sala Comune.

 

-

 

Harry si struggeva per sapere cosa fosse successo a Draco. Dal modo in cui le persone lo stavano guardando, era ovvio che fosse successo qualcosa. Lo notò sgattaiolare via dagli spalti assieme agli altri e non potevano incontrarsi quella notte, sebbene lo volesse, e voleva sapere che diavolo stava succedendo.

La Seconda Prova si concluse e tutti furono liberi di tornare al castello, tranne per i campioni, che dovettero dirigersi in infermeria. Fleur stava ancora piangendo e Harry aveva scoccato a Cedric e Viktor occhiate inquisitorie, ma si erano limitati a scuotere la testa. Grazie ad Akeakamai Harry era illeso, a differenza di tutti gli altri, il che significava che poté tornare alla Sala Comune prima di loro.

Era appena uscito dall’infermeria quando vide qualcuno che lo aspettava. Neville era appoggiato contro il muro, le braccia incrociate e l’espressione cupa. “Ehi.” Lo salutò Harry, confuso. “C’è qualcosa che non va?”

Neville gli marciò incontro e gli piantò un dito nel petto. Era la cosa più aggressiva che Harry gli avesse mai visto fare e fu troppo sorpreso per esserne irritato. “Che diavolo sta succedendo tra te e Zabini?”

“Uh. Niente. Perché?” Chiese. Pensavano che avesse una tresca con Blaise? Meglio lui che Draco.

Neville strinse gli occhi. “Avevi due palline di Algabranchia. Io ne ho presa una dalle scorte della Sprout e so che Zabini ne ha presa un’altra. Pensavo che fosse per Fleur, ma lei non ne aveva neanche una e tu ne avevi due. Perché Zabini sta rubando ingredienti per te?”

“Uhm…” Disse, la testa che gli girava, sforzandosi di inventare una ragione credibile che non avesse a che fare con il loro essere amici. “Ricatto?”

Neville lo fissò per un lungo momento, per niente impressionato. “Di solito non fai così schifo a mentir. Potrò anche essere un codardo, ma non sono un idiota. Dimmi la verità!”

“Neville!” Disse Harry, genuinamente arrabbiato per la prima volta in quella conversazione. “Non dire così, non sei un codardo!”

“Non era quello il punto.” Rispose debolmente, ma Harry non voleva ignorare quella questione.

“Sei un Grifondoro! Hai cercato di fermarci al primo anno anche se non volevi e l’anno scorso hai affrontato il tuo Molliccio e l’hai sconfitto e hai chiesto a Ginny di andare al ballo, che è la cosa più coraggiosa che io abbia mai visto fare, è terrificante-“

Neville lo interruppe mettendogli una mano sulla bocca. Non sembrava più arrabbiato. Era esasperato, ma sorrideva, quindi Harry immaginò che fosse una vittoria. “Grazie. Ma sono serio. Che sta succedendo?”

Harry gli tirò via la mano dalla bocca e guardò il corridoio. Sembrava che fosse deserto, ma Draco lo avrebbe ammazzato se ne avesse parlato così allo scoperto. “Senti, ti dirò tutto. Ma domani, ok? Non qui.”

Pensò che la faccenda fosse conclusa, ma Neville esitò. “Non devi dirmelo se non vuoi. Ero solo preoccupato perché Zabini è un Serpeverde ma, beh, hanno fatto quella festa e Malfoy ci ha protetto tutti da Fleur.” Draco aveva fatto cosa? “Ma se mi dici che non c’è nulla di cui preoccuparmi, allora non mi preoccuperò. Hai sempre avuto i suoi segreti, Harry. Non volevo farmi i fatti tuoi.”

“È ok.” Disse con trasporto. Anche se Neville fosse stato un codardo – e non lo era – compensava con la sua cavalleria. “Hai colto una cosa scollegata prima e poi avresti capito anche il resto. Tanto vale dirti tutto. Domani, okay?” Gli diede una pacca sulla spalla, andandosene senza aspettare una risposta.

Doveva proprio trovare Ron e Hermione e capire cosa si era perso mentre era sott’acqua.

Se fosse passato per il corridoio principale, non sarebbe mai riuscito a tornare alla Sala Comune. Sarebbe stato investito da altri studenti ansiosi di sentire cos’era successo nel lago. Hermione aveva la mappa della Chimera, ma era ok, i corridoio non erano come le scale. A loro non piaceva cambiare.

C’era un passaggio stretto su cui bisognava bussare in un particolare ordine per averne l’accesso. Era quasi certo che tutti gli insegnanti ne fossero a conoscenza, ma per ora aveva beccato solo i Capi della Casa usarlo; e immaginò che fossero tutti troppo presi a tenere sotto controllo i loro studenti per trascinarsi in quel passaggio, visto che era la seconda prova era appena finita.

Si era sbagliato. Ovviamente.

Li sentì, prima di vederli. Se avesse corso, l’avrebbero beccato, ma se stava lì fermo lo avrebbero beccato comunque. Poteva sentire dei passi. Qualsiasi cosa stesse per fare, doveva farla in fretta. Puntò la bacchetta su sé stesso e lanciò: “Supernatet!” Fluttuò lentamente in su finché non arrivò al soffitto del passaggio. Fintanto che nessuno dei due avesse alzato lo sguardo, avrebbe dovuto essere al sicuro.

Sarebbe stato un problema scendere.

“-devi delle scuse!” Disse McGonagall, finalmente la sentiva chiaramente. Ancora non riusciva a vederla. “Non avresti mai dovuto permettere che quell’assurdità ridicola con gli elfi domestici accadesse.”

“Non pensavo che l’avrebbe fatto davvero.” Disse Silente, sembrando quasi irritato. Harry sussultò per la sorpresa. Era così che Silente parlava quando era con altri adulti? Sembrava quasi umano. “A questo punto, credo che il giovane signor Malfoy non mi crederebbe nemmeno se gli dicessi che il cielo è azzurro.”

“Perché mai? Sei così trasparente e onesto.” Disse seccamente McGonagall, e stavano passando proprio sotto di lui in quel momento. Harry dovette mordersi le nocche per impedirsi di ridere. Silente sospirò e il cappello di McGonagall volò via dal suo capo. Lei allungò una mano e l’afferrò prima che potesse allontanarsi troppo, per poi calcarselo di nuovo in testa. “Seriamente, Albus, comportati da adulto. Solo perché hai giudicato male uno studente! Non è la prima volta e non sarà l’ultima.”

“Quando sbaglio a giudicare il carattere di qualcuno, finiamo per avere un nuovo signore oscuro.” Disse lui, greve.

Erano nuovamente fuori dal suo campo visivo, ma Harry era quasi certo che il lieve tonfo che sentì fosse McGonagall che dava uno scappellotto a Silente. Il sibilato e offeso “Minerva!” che seguì praticamente lo confermò.

Quello era il giorno più bello della sua vita.

“Smettila di fare il melodrammatico.” Disse McGonagall, la voce sempre più fievole mentre continuavano ad allontanarsi da lui. “Per quello abbiamo il signor Potter e il signor Malfoy.”

 

-

 

Harry sbucò fuori dal passaggio sullo stesso piano della sua Sala Comune, ma esitò. Non sarebbe mai riuscito ad arrivare al suo dormitorio senza venire bloccato e obbligato a sputare tutti i dettagli della Seconda Prova. Non gli dava così fastidio, se non fosse che voleva parlare con Ron e Hermione da soli prima che con chiunque altro.

“Psst!”

Sbatté gli occhi e si girò. George stava gesticolando da dietro un arazzo, completamente nascosto tranne per la testa e un braccio. “In nome di Merlino, che stai facendo?”

George sospirò. “Ti spiace venire qui e basta? Diamine.”

Sparì dietro l’arazzo, ma la sua figura non risaltava da dietro il tessuto. Non c’era nessun segno che un diciassettenne si stesse nascondendo dietro quell’arazzo. Harry si avvicinò e cautamente sollevò un bordo.

Due paia di mani spuntarono fuori, afferrandolo e tirandolo dentro. Ebbe la sensazione di passare attraverso qualcosa che sembrava fin troppo gelatina, per poi sbucare fuori dall’altra parte.

Si trovava in una piccola stanza, grande forse un quarto delle loro aule. C’era una singola scrivania impostata come un laboratorio di pozioni, due divani fin troppo imbottiti che cozzavano fra loro e i muri ricoperti da schizzi, piani scritti a mano e liste di ingredienti.

“Questo posto non è sulla mappa!” Disse.

Fred e George lo affiancavano, mentre Ron e Hermione sedevano sui divani.

“Invece sì, ma sulla mappa risulta solo come uno sgabuzzino. L’abbiamo fatta noi.” Disse Fred, orgoglioso. “Non la conosce nessuno a parte noi! Beh, e Lee, ovviamente. E ora voi.”

“E Angelina.” Aggiunse George, dando una gomitata al fratello.

Fred s’incupì e lo sgomitò di rimando, facendolo cadere sul divano vuoto. George si girò così da cadere di lato, steso sul fianco e col dorso della mano sulla fronte in posa come una modella pinup. “Che irruenza!”

“Ragazzi.” Sospirò Ron. “Possiamo concentrarci? Per favore?”

“Cos’è successo con Fleur?” Chiese Harry, spingendo George finché non alzò le gambe, permettendogli di sedersi. Lui le abbassò di nuovo in modo che fossero appoggiate su quelle di Harry, ma non gli diede fastidio, quindi non cercò di fargliele spostare. Fred scelse l’opzione più semplice e si sedette vicino a Ron sull’altro divano.

“Ci arriveremo.” Disse Hermione. “Cos’è successo lì sotto? Il principe ti ha fatto un cenno!”

La fissò. “Sì? Era solo un cenno.”

Fred disse: “Amico. Quello era il principe Akeakamai.”

Quand’è che la gente capirà che non aveva idea di cosa stessero parlando? “Okay. È… importante?”

I gemelli emisero un lamento. Hermione sembrava scandalizzata. Fu Ron a dire: “C’è solo un principe dei nove mari-“

“Sette.” Lo interruppe Harry. “Ci sono sette mari.”

“Sette mari babbani.” Lo corresse Hermione. “Ce ne sono altri due non rintracciabili dai babbani. Uno di questi è gcollegato al Lago Nero.”

Che diavolo… Nove mari? Diamine.

Ron alzò gli occhi al cielo. “Come stavo dicendo, il principe Akeakamai è l’unico figlio della regina Teuila e della regina Kalama. È molto importante. I babbani hanno rovinato gran parte dei loro sette mari, quindi le regine sono sparite da circa cinquant’anni per cercare di rimediare a quel casino. Nel frattempo, il principe Akeakamai è stato il reggente dei due mari non rintracciabili e la figura diplomatica a capo dei sirenidi per questo periodo. Le regine non si fanno vive a meno che non ci sia qualcosa di veramente grave.”

“È figlio di due regine?” Chiese Harry. I Weasley annuirono e basta.

Fortunatamente, Hermione capì cosa stesse chiedendo. “Teuila lo ha portato in grembo, ma è il figlio biologico di Kalama e un nobile tritone sconosciuto dalla tribù di Teuila.”

Cercare di capire la logistica di quell’affare gli fece venire il malditesta. “Okay, quindi è un principe. Del mare. Tutti e nove. Continuo a non capire quale sia la grande notizia?” Fece una pausa. “Aspetta, cinquant’anni? Quanti anni ha?” Sembrava giovane, forse sulla ventina, ma non tanto più vecchio di Harry.

“Il principe Akeakamai ha più di trecento anni.” Disse Fred. “I sirenidi non invecchiano come noi. Le regine hanno entrambe più di mille anni.”

“La grande notizia è che gli piaci. A lui non piacciono le persone. I sirenidi non apprezzano maghi o babbani.” Spiegò George. “Sono ancora sorpreso che abbiano deciso di dare una mano con il Torneo. Silente deve avergli dato qualcosa che volevano, ma non ho idea di cosa possa essere.”

“Ora dicci che è successo.” Pretese Ron, interrompendo il fratello prima che potesse partire per la tangente. I gemelli erano molto bravi a distrarsi, specialmente George.

Harry sospirò. “Okay. Ma poi mi dovete spiegare tutto quello che ho perso, inclusi Draco e Fleur.”

Nessuno protestò, quindi iniziò a parlare.

 

-

 

La prima cosa che Draco fece fu schiacciare un pisolino perché aveva usato una magia parecchio complicata ed era esausto. Quando si svegliò, sentiva tutto il corpo pesante. Gli sembrava di avere le ossa fatte di piombo. “Winky.” Sbadigliò e ci fu uno schiocco familiare. “Per quanto ho dormito?”

“Tre ore e venti minuti.” Rispose lei, pronta. “Meglio non dormire ancora prima di stanotte. Padron Draco non avrà tempo di completare un altro ciclo del sonno e incontrarsi con i suoi amici prima della festa, altrimenti.”

“Festa?” Ripeté Draco, imponendosi di rotolare sulla schiena invece di soffocarsi da solo col cuscino.

Winky schioccò le dita e una spessa e decorata lettera d’invito si librò in aria davanti a lui. Draco strinse gli occhi, aspettando che la sua vista si schiarisse.

Era scritto con lettere spesse e squadrate: Durmstrang invita i propri colleghi studenti a godersi una notte di quieto relax in celebrazione della Seconda Prova. Per cortesia, presentatevi non prima della mezzanotte.

Abbaiò una risata. Beh, almeno capivano il concetto di negazione plausibile.

Aveva la pelle appiccicosa per il sudore secco e si sentiva troppo accaldato. Si ricordava vagamente di aver avuto freddo mentre scivolava nel letto, ma quella sensazione era sparita da tempo. “Fleur ci sarà?”

“Winky non lo sa.” Rispose l’elfa. “Posso andare e chiedere alla signorina Delacour.”

“No, fa niente, era una domanda stupida.” Si alzò e iniziò a togliersi i vestiti. Questi svanirono non appena toccarono terra, ed era abbastanza sicuro che fosse opera di Winky, anche se non l’aveva vista muoversi. Voleva farsi una doccia, ma non voleva perdere altro tempo; quindi si lanciò addosso un incantesimo Gratta-E-Netta e corse a frugare tra i cassetti. Lì da qualche parte c’era un paio di jeans  che erano fin troppo piccoli e sua mamma voleva buttare via, ma Draco non gliel’aveva lasciato fare. Gli facevano un culo fantastico. “Vado a parlarci io.”

“I suoi amici vogliono parlare con lei!” Disse lei.

Dovette stendersi sul letto per riuscire a tirare su la zip, ma ne valse la pena. Sembrava che glieli avessero dipinti addosso, quei jeans. “Vedrò Pansy e Blaise più tardi e comunque non posso parlare con nessuno degli altri stanotte.”

Dov’era quella dannata canottiera? Harry era arrossito l’ultima volta che l’aveva indossata. Voleva vedere se sarebbe successo di nuovo. La trovò in fondo all’armadio e se la infilò. Era un Malfoy. Poteva indossare qualsiasi colore gradisse, incluso il rosa. “È importante!” Insistette Winky.

Annuì, ficcandosi la bacchetta nella tasca sul fianco che aveva creato apposta. Qualcuno avrebbe dovuto informare Harry che anche i maghi producevano jeans, così che smettesse di mettersi la bacchetta nella tasca posteriore. “Grazie. Ci parlerò più tardi. Davvero.”

Draco lasciò il dormitorio, Winky alle calcagna. “Padron Draco! Sto dicendo-“

Spinse la porta della Sala Comune, aprendola. Quella che sembrava essere l’intera Casa di Serpeverde era lì e tutti si girarono a fissarlo non appena fece il suo ingresso. “Uh.”

“-che la stanno aspettando.” Finì lei, sospirando. Gli diede un colpetto alla caviglia, prima di sparire con uno schiocco.

Beh. Aveva cercato di avvertirlo.

“Buonasera a tutti.” Disse, alzando un sopracciglio. “Mi sono perso l’annuncio di una riunione della Casa?”

“Sei tu la ragione della riunione della Casa.” Disse seccamente Cassius. “Come al solito.”

Draco sbatté gli occhi, arricciando il naso. Non aveva causato nessun’altra riunione della Casa. Giusto?

Blaise e Pansy fecero una risata nasale, come se sapessero cosa stava pensando. Aveva bisogno di amici migliori.

“Ci stavamo nascondendo qui finché non ci avessi detto la linea d’azione per la festa.” Disse Millie, acciambellata all’angolo del divano con uno dei suoi libri. Aveva incantato la copertina in modo da farlo sembrare un libro di storia magica, ma Draco sapeva che era un altro dei suoi libri babbani.

“Linea d’azione per la festa.” Ripeté, come per riuscire a dargli un senso. “Cosa?”

“Cosa diremo quando la gente ci chiederà dello scudo?” Chiese Daphne, esasperata. “Abbiamo tutti sogghignato o lanciato fatture mentre tornavamo qui, ma alla lunga non basterà.”

Flint ghignò. “Certo che sì, invece. Penso che sia un piano fantastico.”

Pansy si girò per fulminarlo e lui alzò le mani in segno di resa. Era incredibile. Draco non aveva mai visto Flint abbassare la cresta così velocemente prima.

Si passò una mano tra i capelli. “Dite che stavo proteggendo Fleur e basta, sanno tutti che siamo amici. Se avesse ucciso i giudici – o gli studenti – sarebbero stati cazzi amari. L’ho fatto per Fleur.”

Era la verità. Tutti quei giudici avrebbero dovuto essere più intelligenti e in grado di proteggersi da soli. Lui voleva solo assicurarsi che la sua amica non finisse nei casini.

Perché sentiva di stare ancora mentendo?

Blaise batté le mani. “Avete sentito tutti? Draco ha usato gli scudi per proteggere Fleur, non i giudici e nemmeno noi. Se qualcuno insiste, sogghignate e affatturateli.”

“È un pessimo consiglio.” Disse stancamente Millie, ma stavano ridendo tutti.

La gente aveva iniziato ad allontanarsi, lasciando la Sala Comune o tornando ai propri dormitori. Draco era ancora parecchio scombussolato che si fossero presi la briga di ricevere la versione “ufficiale” da lui.

“Vado da Fleur.” Disse, tirando i capelli di Millie mentre passava e soffiando un bacio a Pansy e Blaise.

“Io vado a dormire un po’.” Disse Blaise, sbadigliando. “Ci vediamo stanotte.”

Li salutò con la mano prima di uscire dalla Sala Comune.

Quando Draco uscì dal castello, fu colpito da una corrente d’aria gelata. Appellò dal suo armadio una giacca spessa e su misura, che non donava per nulla al resto del suo outfit. L’avrebbe fatta sparire non appena sarebbe tornato dentro.

Camminò verso la carrozza di Beauxbatons e, sebbene potesse entrare per conto proprio, gli sembrava troppo da maleducati - per non dire probabilmente non necessario - e così si limitò a bussare.

Per una manciata di lunghi momenti, non successe niente. Stava pensando di ritentare quando la porta si aprì per rivelare una ragazza bassa e corrucciata, con la pelle color caffellatte e una sciarpa appuntata e stretta sulla sua testa. “Che vuoi?” Gli abbaiò in francese, mordendo la fine di ogni parola come se fosse una parolaccia.

Draco fu quasi colpito.

Voglio vedere Fleur.”

Lei fece per sbattergli la porta in faccia e Draco si affrettò a ficcare il piede in mezzo per impedirglielo. La ragazza stava chiaramente calcolando se valesse la pena di maledirlo.

Per favore. Voglio solo assicurarmi che stia bene.” Promise.

Lei continuò a fissarlo, poi disse qualcosa in una lingua che non era il francese. Forse era arabo, ma lui non parlava arabo.

Perché non c’era mai una Patil nelle vicinanze quando serviva? Sapeva che sia Padma che Parvati lo parlavano. O almeno, lo leggevano.

E sia.” Disse, parlando nuovamente in francese. “Ma se le dai fastidio evocherò la tua appendice fuori dal tuo corpo e la farò mangiare al mio gatto.

Era una minaccia non letale e specifica abbastanza che le credette, ed era un’immagine mentale talmente disagevole che gli fece venire la nausea, anche se sapeva che non gli avrebbe fatto poi così male. Era la minaccia migliore che avesse mai ricevuto. “Non penso che la mia appendice sia halal.

Non la mangerei io, quindi non m’interessa.” Gli aprì del tutto la porta, facendosi da parte per lasciarlo passare. “Mi chiamo Saida. Piacere di conoscerti.

Era palese che non pensava per niente che fosse un piacere conoscerlo. Draco decise che era la sua nuova persona preferita.

L’interno della carrozza era molto più grande di quello che sembrava da fuori. Conteneva più di cento stanze per gli studenti, una cucina e una sala comune. Saida lo condusse per corridoi serpentini e Draco salutò con la mano le persone che conosceva – che erano la maggior parte degli inquilini, in realtà. Per sua solita fortuna, era stata invece Saida ad aprire la porta.

Arrivarono a una porta alla fine di uno dei corridoi. Saida lo squadrò dalla testa ai piedi, si chinò più vicino e disse “Non fare lo stronzo.” con un inglese dal forte accento prima di andarsene.

Ottimo consiglio. Non ne avrebbe fatto per niente tesoro.

L’incantesimo di chiusura sulla porta di Fleur era troppo complicato per un semplice Alohomora, ma gli incantesimi erano la sua specialità. Rispedì la giacca nel suo armadio, visto che gli stava davvero rovinando il look, si ficcò nuovamente la bacchetta nei jeans e aprì la porta di Fleur con un calcio.

Fu accolto da una bacchetta puntata alla faccia. Si limitò ad alzare un sopracciglio. “Tesoro, come hai potuto?”

Gabrielle era seduta sul letto di sua sorella, annaspando in una maglia a maniche lunghe che doveva essere di Fleur. Sorrise e lo salutò con la mano.

Le spalle di Fleur crollarono e lei lanciò la bacchetta sulla cassettiera. A differenza di Hogwarts e Durmstrang, tutti gli studenti di Beauxbatons avevano le loro stanze private. La sua era ricoperta da vestiti con una toeletta da trucco disordinata e una libreria ricolma di spessi tomi. Tranne per i libri, gli ricordava la stanza di Pansy. “Che ci fai qui?”

“Vieni alla festa, stanotte?” Chiese, vedendosi costretto a – letteralmente – saltare oltre una pila di vestiti sporchi. “Sai, per qualche ragione avevo sempre pensato che tu fossi una maniaca dell’ordine.”

Dovresti vedere la sua stanza a casa.” Disse Gabrielle. “Fa spavento.”

E quella no? Come poteva essere peggio, a casa sua? Che pensiero terrificante.

“Penso di essermi messa abbastanza in imbarazzo per un solo giorno.” Disse lei stancamente. “Come sei entrato qui?”

“Saida mi ha fatto entrare. Che problemi ha, comunque?” Rimbalzò sul letto quando si sedette vicino a Gabrielle. Fleur arrossì e ci mise un secondo di troppo per rispondergli. “Merlino. Stavate insieme?”

“No!” Esclamò lei.

Gabrielle fece una smorfia. “Sì invece.

Draco era incredibilmente grato di non avere fratelli che spiattellavano i suoi affari. Era felice che gli altri li avessero, però.

“Non conta.” Insistette Fleur. “Avevamo tredici anni. Non la si poteva neanche considerare una relazione.”

Gabrielle sembrò confusa. “Hai imparato l’arabo per lei.”

Mama voleva che imparassi un’altra lingua e Saida si è offerta di aiutarmi a studiare! Tutto lì.” Insistette lei.

Draco non le credette neanche per un secondo. “Allora, perché vi siete lasciate?”

Fleur si rabbuiò e incrociò le braccia, stringendo gli occhi. Poi sospirò e si alzò i capelli, girandosi per mostrargli un cerchio nero sul retro del collo. “Ho un marchio. Lei no. A me non interessava – non mi interessa nemmeno adesso – perché chissà quando troverò la mia anima gemella? O se la incontrerò mai. Non voglio vivere la mia vita basandola su una possibilità. Ma lei non voleva correre il rischio.” Scosse la testa. “Non importa. Eravamo piccole e siamo ancora amiche. Ora, Draco, cosa vuoi?”

“Voglio che tu venga alla festa stanotte, e che non ti nasconda solo perché hai cercato di uccidere tutti.” Disse. “Non ha importanza. Avevano preso tua sorella, hanno avuto quello che si meritavano. E poi, ti ho impedito di fare alcunché d’interessante, quindi tutto quello che hai fatto è stato mostrare perché sei stata scelta per questo torneo. Capirai, che gran cosa.”

Fleur si strofinò gli occhi. Se avesse cominciato a piangere, Draco se la sarebbe dato a gambe. Non sapeva per certo se Saida fosse sul dare in pasto la sua appendice al suo gatto, ma non voleva scoprirlo. “Grazie per quello che hai fatto. Non me lo sarei mai perdonata se avessi fatto del male a qualcuno.” O se avesse ucciso qualcuno.

“Ordinaria amministrazione.” Disse, sbrigativamente. “Se volessi davvero ringraziarmi, non mi forzeresti a sopportare un’intera nottata tutto da solo a una festa. Ti immagini che scena patetica? Io che bevo da solo in un angolino, senza nessuno con cui parlare.”

“Giusto, sei così silenzioso e facile da ignorare. Posso proprio capire che per te sarebbe un problema.” Disse. “Gabrielle tornerà a casa domattina, non dovrei lasciarla da sola.”

Gabrielle arricciò il naso. “Passerò la notte esplorando la carrozza. Vai alla tua stupida festa, non mi interessa. Tornerò comunque tra qualche mese per vedere la terza prova.”

Draco sorrise. “Hai finito le scuse, Delacour. Sembra che tu debba arrenderti e divertirti un po’.”

“Sei una peste.” Lo informò lei, ma stava sorridendo, che era il suo obiettivo sin dall’inizio.

“Dimmi qualcosa che non so.” Occhieggiò la sua stanza disastrata. “Hai qualcosa da mettere, qui? Come fai a trovare i vestiti? Sai che ho un’elfa domestica, sono sicuro che sarebbe felice di aiutarti.”

“So benissimo dove sono le mie cose!” Insistette Fleur. Draco non le credeva per niente.

Mancavano ancora un paio di ore alla festa, che era più o meno il tempo che pensava di impiegare per riuscire a trovare un outfit in mezzo a tutto quel casino.

 

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Harry era quasi sollevato di dirigersi verso la nave di Durmstrang, anche solo perché significava che sarebbe riuscito a prendersi una pausa dal rispondere a domande sulla seconda prova. Gli sembrava di aver già raccontato la storia una dozzina di volte solo ai Grifondoro.

Sgattaiolarono fuori in base al loro anno, quindi quelli del quarto uscirono tutti insieme. Neville stava facendo egregiamente finta che non fosse cambiato nulla. Presero l’uscita delle serre e camminarono dietro la capanna di Hagrid, dirigendosi verso il lago. Quando si avvicinarono alla sponda, Harry esitò. La nave era nel bel mezzo del lago e le barche che avevano usato quelli del primo anno erano tutte attraccate dall’altra parte. “Come facciamo ad attraversare?”

Hermione alzò gli occhi al cielo e tirò fuori la bacchetta. “Glacius!”

Un sentiero di ghiaccio si protese dalla riva, attraversando il lago, per poi elevarsi in una rampa di scalini che portavano alla nave. “State attenti, si scivola. E non durerà a lungo.”

“È un bene che tu abbia esperienza nel raggiungere la nave.” Disse Parvati, e Lavanda fallì miseramente nel mascherare il suo risolino con un colpo di tosse.

Harry lanciò uno sguardo verso Ron, ma lui si limitò a scrollare le spalle e alzare gli occhi al cielo. Avrebbero dovuto parlare di quella situazione, prima o poi, ma dubitava che l’avrebbero mai fatto veramente.

La nave sembrava deserta mentre s’incamminavano sul lago. Harry scese dalle scale di ghiaccio di Hermione e salì a bordo e l’ambiente intorno a lui tremò come una massa di calore. Quando si dissipò, l’ondata di rumore quasi lo soffocò. C’era una qualche sorta di musica pulsante e una canzone in una lingua che non riconosceva.

La nave era ricolma di studenti, gente che rideva e beveva. Erano ancora tutti fuori, ma non appena era salito sulla nave aveva sentito calduccio come se fosse nella Sala Comune. Una studentessa di Durmstrang si avvicinò con un vassoio di bevande fumanti. “Ciao.” Disse lei, spingendo nelle loro mani una di quelle tazze fumanti. “Non cadete nel lago, non vi salveremo. Se volete lamentarvi della musica, ricordatevi che non ci interessa cosa pensate. Benvenuti a bordo!” Guardò Hermione e le fece un occhiolino. “O bentornata, nel tuo caso, signorina Granger.”

“Iva.” La salutò cortesemente Hermione. “Ti lancerò fuori bordo con le mie stesse mani.”

Neville fece una risata nasale mentre sorseggiava il suo drink, allontanandosi da loro. Dean e Seamus erano spariti da tempo, già a caccia di altro alcol. Harry cercò le ragazze con lo sguardo e le trovò raggruppate intorno a dei ragazzi di Beauxbatons.

Iva sorrise e si prese uno dei drink, alzandolo verso Hermione. “Sapevo che mi piacevi per un motivo.”

Viktor si staccò dalla folla, avvicinandosi. Alzò un braccio, passandolo intorno alle spalle di Hermione e stringendola a sé. Fece un cenno ad Harry, ma la sua attenzione era su Ron. “Se tu sei pronto, io sono pronto per la rivincita.” Disse, saltando i convenevoli.

Ron sorrise, dandogli una pacca sulla spalla mentre Hermione sospirava. “Certo che sì!”

“Harry!” Si girò e Fleur stava correndo verso di loro. indossava un vestito blu pericolosamente corto, decorato in maniera intricata con perle, un collo alto e maniche lunghe. Era davvero carina e aveva tutti i capelli biondi che le volteggiavano intorno. Gli si lanciò addosso e la afferrò con un grugnito di sforzo. Fleur  sembrava esile, ma praticamente ogni suo centimetro era denso di muscoli.  “Grazie per quello che hai fatto. Per aver salvato mia sorella e aver rimediato ai miei errori. Sono in debito.”

Arrossì violentemente. “Nessun problema, quando vuoi.” Non poteva avercela con Fleur per quello che aveva fatto. Era per proteggere Gabrielle. Una sua parte molto piccola, quasi ignorabile, sperò che i suoi amici lo amassero tanto quanto Fleur amava sua sorella.

“Sei molto gentile.” Disse lei, lasciandolo andare. Afferrò Ron per le spalle, tirandolo giù per poterlo baciare su entrambe le guance. “Sei l’eroe di mia sorella. Pensa che tu sia molto coraggioso.”

“Io sono molto coraggioso.” La informò, puntiglioso. “È una brava ragazza.”

Fleur si girò verso Hermione ma, prima che potesse dire qualcosa, Cedric e Cho spuntarono dietro di loro. “La gang è riunita!” Sorrise Cedric, posando una mano sulle spalle di Fleur e Harry.

“La tua gamba è a posto ora?” Chiese Harry.

Cedric fece un gesto per minimizzare, ma Cho era con lui, quindi stava bene. Avrebbe preferito legarlo al letto dell’infermeria piuttosto che lasciare che si facesse ancora più male solo per presenziare a una festa. “Sto bene. Tu stai bene? Ho notato che il braccio era guarito quando sei tornato.”

Lo stavano tutti guardando con interesse e Harry soffocò un lamento. “Prometto di raccontarvi tutto quello che è successo. Ma può aspettare?”

“Sì.” Disse Cho. “Facciamo un’altra gara di bevute? Sento che riuscirò a resistere di più, stavolta.”

“Finirò per doverti trascinare di nuovo fino alla tua camera, vero?” Sospirò Cedric, già rassegnato al suo destino.

Cho gli diede delle leggere pacche sul petto. “Certo che no, amore. Finirai per trascinarmi fino alla tua camera. Meglio non causare di nuovo trambusto nella Sala Comune di Corvonero. Di nuovo.”

Cedric sembrava volesse morire. Harry decise di interrompere il suo calvario. “Gara di bevute?”

Si lasciò prendere la mano e non gli piacque il morso dell’alcol, o la sensazione leggera e disorientante dell’essere ubriaco, ma gli piacque giocare con i suoi amici. Riuscì a scorgere Draco a un certo punto, con i suoi pantaloni stretti e quella canottiera ridicola, e tutto quello che voleva fare era trascinarlo in un angolo buio e strappargli quei vestiti orrendi e ridicoli di dosso. Ma sarebbe stato pericoloso e irresponsabile, quindi avrebbe dovuto aspettare. L’indomani si sarebbero incontrato con Neville e avevano una sessione di gruppo di Occlumanzia il giorno dopo ancora, ma forse potevano incontrarsi per pranzo? A Harry piaceva mangiare, ma gli piaceva anche pomiciare con il suo ragazzo. E, beh, altre cose che stavano lentamente sperimentando.

Draco aveva detto che non c’era bisogno di sbrigarsi, che avevano tutto il tempo del mondo. Harry aveva detto che era invischiato in un torneo mortale e che era da sconsiderati lasciarlo morire vergine. Draco non gli aveva creduto neanche per un secondo, ma stavano superando la fase della loro relazione in cui si baciavano e basta, il che era figo.

Harry non aveva idea di cosa stesse facendo, ma Draco non aveva mai avuto problemi a dirgli esattamente quello che voleva, quindi quello era d’aiuto. Gli piaceva avere le mani di Draco addosso, gli piaceva vedere la pelle pallida della sua anima gemella premuta contro la propria, gli piaceva il modo in cui i capelli biondi di Draco si spargevano sul cuscino come un’aureola quando era sotto di lui.

Il suo ragazzo era bellissimo e, se fossero stati una coppia normale, Harry avrebbe abbandonato quella gara di bevute, si sarebbe arrampicato in grembo a Draco e l’avrebbe baciato fino a fargli mancare il fiato, come un sacco di altre coppie stava già facendo. Ma non erano una coppia normale. Quindi avrebbe dovuto aspettare.

Che merda.

Harry smise di bere verso la fine della serata o, beh, allo spuntare dell’alba. Ron e Viktor non accennavano a fermarsi e lui finì a guardarli appoggiato ad Hermione.

Cho era arrivata all’ultima decina di bicchieri, ma poi aveva iniziato a tirare i vestiti di Cedric, farfugliando qualcosa in coreano. Harry non sapeva cosa gli avesse detto, esattamente, ma a giudicare dal rossore di Cedric poteva azzardare un’ipotesi.

Il sole aveva appena iniziato a fare capolino all’orizzonte quando Viktor, premendosi un pugno sulla bocca, ammise la sconfitta.

Si strinsero la mano, Viktor andò a vomitare oltre la balaustra della nave e Ron finì la bottiglia solo per dimostrare che poteva farlo.

Alla fine, era stata una bella festa.

 

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Harry si svegliò prestissimo lo stesso giorno, il che era inaccettabile. Tutti quanti erano ancora addormentati e lui e Ron erano tornati più tardi di tutti. Ma nonostante cercasse con tutto se stesso di addormentarsi di nuovo, non ci riuscì.

Sospirò e si alzò. La prima cosa che fece fu scrivere una lunga e dettagliata lettera a Remus e Sirius, raccontandogli esattamente cos’era successo. Valutò se raccontare o meno la parte con il principe Akeakamai perché gli sembrava quasi di darsi delle arie. Ma non aveva saputo che fosse un principe se non alla fine di tutto, e niente di tutto quello che raccontava aveva un senso senza che lo menzionasse, così cercò di spiegarlo nel mondo più semplice che poteva.

Si vestì e andò alla guferia per mandare via Edvige con la lettera. Stava giusto per lasciare la Sala Comune quando il ritratto si spalancò e George entrò, scontrandosi con lui. George cercò di acchiapparlo, ma finirono entrambi giù per terra.

“Ma hai ancora addosso i vestiti di ieri?” Chiese, anche se era una domanda stupida. George aveva indossato un paio di pantaloni e una camicia così perfettamente su misura che doveva essere opera di Pansy, e li aveva ancora addosso. “Dov’eri?”

George si tirò su, la sorpresa chiara sul suo viso. “Draco non te l’ha detto?”

“Detto cosa?” Chiese.

Lui arrossì e scosse la testa. “Ehm, niente. Ero solo… Ero con Lee.”

“Lee.” Ripeté dubbioso.

“Lee.” Confermò George, le spalle rigide. “Stavamo lavorando a uno scherzo.”

“Senza Fred?” Chiese. Normalmente non avrebbe ficcato il naso, ma George gli stava chiaramente mentendo ed Harry era quasi offeso. Sapeva per certo che George era un bugiardo più abile di così.

George ci mise un secondo di troppo a rispondergli. “Ha passato la notte con Angelina.”

Harry non sapeva se fosse vero o no, ma sapeva per certo che George non aveva passato la notte con Lee. “Okay.”

“Okay?” Gli fece eco George, corrugando la fronte. Poi si ricordò che forse non avrebbe dovuto metterlo in discussione, visto che stava convenendo con lui, e annuì. “Sì, giusto. Okay.”

Era quasi patetico. “Sto andando in guferia. Non dimenticarti che stasera ci incontriamo tutti.” Esitò sull’avvertirlo riguardo a Neville, ma immaginò che fosse più facile annunciarlo a tutti quanti insieme.

Finì per passare la maggior parte della giornata steso sul divano, leggendo un libro di pozioni di cui non gliene poteva fregare di meno. Ma Draco gli rompeva sempre le scatole per i suoi pessimi voti di Pozioni e non è che poteva fare il parassita di Hermione per sempre.

Si stava avvicinando la notte e vide i gemelli scivolare fuori dalla Sala Comune, diretti verso la loro classe. Ron aveva trascorso la giornata con Fleur, quindi fu solo Hermione che gli pungolò la coscia, dicendo: “Alzati, andiamo.”

“Aspettiamo ancora una persona.” Disse.

Lei corrugò la fronte. In quel momento, il ritratto si aprì e Neville corse dentro, con le mani sporche e i vestiti striati di terriccio. “Scusa, sono in ritardo!”

“Harry.” Disse Hermione, fulminandolo con lo sguardo. “Che sta succedendo?”

Chiuse il libro, lanciandolo sul tavolo più vicino. “Fidati di me.”

Lei sospirò, ma non insistette oltre. I tre camminarono silenziosamente fino alla classe abbandonata e Harry fece un respiro profondo prima di entrare. “Ehi, uhm, non sclerare.”

Il chiacchiericcio morì immediatamente. C’erano dei cuscini per terra, a predizione dell’inevitabile caduta di qualcuno. George era seduto di fianco a Blaise e Fred stava intrecciando i capelli di Pansy, mentre Ron e Draco erano seduti a banchi rivolti l’uno verso l’altro, più rilassati e a loro agio l’uno con l’altro di quanto lo sarebbero mai stati in pubblico.

Si sentì un po’ in colpa, ma alla fine quello non era un incontro così privato, con anche i gemelli presenti. Non avevano menzionato nulla riguardo anime gemelle o fidanzamenti intorno a Fred e George. Non perché non si fidavano di loro, ma perché il modo più semplice per mantenere un segreto era dirlo a meno persone possibili.

Hermione spinse del tutto Neville nell’aula, per poi chiudere la porta dietro di loro. “Harry, che sta succedendo?”

“Neville ha capito che Blaise mi ha dato l’Algabranchia. Il resto era una questione di tempo, quindi ho pensato che fosse meglio togliere il cerotto.” Disse.

“Potrei obliviarlo?” Suggerì Draco, e Ron gli diede uno scappellotto.

Neville sussultò, come se si aspettasse un’esplosione d’ira o che qualcuno lanciasse una maledizione.

Tutto quello che Draco fece fu sistemarsi i capelli con un’espressione vagamente offesa. “Era solo un suggerimento.”

“I tuoi suggerimenti fanno schifo.” Disse Ron. “Non si obliviano i nostri amici.”

“Ma avete così tanti amici.” Si lamentò Pansy. “È difficile tenere il conto.”

Blaise si massaggiò le tempie. “È colpa mia. Non pensavo di farmi beccare da Longbottom. Mi dispiace.”

Draco arricciò in naso. “Chissene, non fa niente. È stato meglio che abbiate avuto la stessa idea perché se Harry non avesse avuto un’altra Algabranchia la seconda prova sarebbe finita in tragedia. O morte.”

“O entrambe.” Disse Ron.

“Sai tenere un segreto, vero?” Chiese Pansy a Neville, che era impallidito e aveva la bocca aperta. “Sei un così bravo ragazzo. Sarebbe terribile se dovessimo ucciderti.”

“Pansy!” Urlarono Harry ed Hermione, mentre tutti gli altri scoppiavano a ridere.

“So tenere un segreto.” Rispose lui, sembrando meno spaventato e più pensieroso. “Quindi, voi… Siete tutti amici? Davvero?”

“Davvero.” Disse Harry con affetto. “Ma non puoi dirlo a nessuno, mai. Hai capito, Neville? È molto importante.”

Il viso di Neville si indurì. Sembrava così diverso quand’era serio. Sembrava più adulto. Più cresciuto. “Non lo dirò a nessuno. Lo prometto.”

Fred finì l’acconciatura di Pansy e saltò in piedi. “Beh, per tua fortuna possiamo aiutarti a mantenere la promessa. Come sei messo ad Occlumanzia?”

Lo aveva detto per scherzare, ma Neville si illuminò. “Benissimo! Nemmeno mio cugino Monty riesce a penetrare i miei scudi. La nonna era molto orgogliosa.”

“Tuo cugino Montgomery Longbottom? Il Legilimens che il dipartimento di giustizia ingaggia per i casi approvati?” Chiese Draco. Persino Pansy e Blaise sembravano impressionati.

Neville scrollò le spalle, imbarazzato. “Non sono bravo in molte cose. Ma sono bravo in questo.”

Harry voleva esprimere il suo disaccordo, ma Hermione batté le mani e con praticità disse: “Beh, fantastico, ci farebbe comodo un po’ di aiuto. Puoi dare una mano a Blaise, ha diretto lui le lezioni finora.”

Blaise e Neville passarono un lungo momento a fissarsi a vicenda senza dire nulla. Fu Neville a rompere il ghiaccio, dicendo “Sei proprio come una calendula, non è così? Tutta spine e piena di veleno, ma sotto sotto sei mieloso e dolce.”

Di che cazzo di calendule stavano parlando? Harry doveva davvero fare più attenzione alle lezioni di Erbologia.

Blaise fece un sorriso, e fu tutto quello che Harry aveva bisogno di vedere per sapere che quella faccenda avrebbe funzionato. “Occhio, sembra proprio di sentir parlare una panicella piangente.”

“Rude e non necessario.” Disse Neville, ma stava sorridendo.

Harry non aveva idea di cosa stessero dicendo. Era come se stessero parlando in un’altra lingua.

“Sai,” disse Pansy, “se stiamo allargando il gruppo, tanto vale arrenderci e includere Ginny.”

Sia i Weasley che Draco fecero una smorfia a quella proposta. “Se proprio dobbiamo…” Disse Ron.

“Se devo sopportare tua sorella, allora inviteremo anche Luna.” Insistette Draco. “Così possiamo lanciarla contro Ginny e scappare.”

“Sacrificheresti così tua cugina?” Disse George. “Sei senza cuore.”

Draco alzò gli occhi al cielo. Blaise disse: “Dovremmo far venire anche Millicent.” Tutti lo guardarono e lui alzò le spalle. “Stanno diventando troppi. Passare così tanto tempo con così tanti Grifondoro fa male alla digestione. E poi, Millicent sta spesso con noi e non è stupida. Sono sicura che abbia notato che spariamo per svariate ore e più volte alla settimana.”

“Neville e Ginny e Luna e Millicent.” Disse Harry, soddisfatto. Sembrava una buona combinazione, in qualche modo. Stava giusto pensando che i segreti non dovrebbero essere condivisi troppo, altrimenti sarebbero stati impossibili da controllare e contenere, ma quella novità non gli dava quella sensazione. Gli sembrava giusto. Gli sembrava una cosa buona.

 

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Draco doveva ammettere che Neville era un insegnante sorprendentemente bravo e che lui e Blaise erano una squadra eccellente. Quando non aveva un crollo mentale durante le lezioni di Pozioni, era quasi una persona normale.

Decisero che dovesse essere Draco a parlare con Millie, visto che era più amica sua che degli altri – lui pensò che fosse piuttosto ingiusto, anche se avevano ragione.

Lei non ne fu per niente sorpresa. Draco era un po’ preoccupato di cosa significasse per quanto riguardava le loro capacità di mantenere i segreti, ma lei si limitò a sospirare e disse: “Draco, ti ho visto andare e venire sin dal secondo anno. Era ovvio che stessi sgattaiolando via per incontrare qualcuno. Non posso dire di essere sorpresa che sia Harry Potter.”

“Perché?” Chiese. Sperò che non fosse perché erano troppo palesi. Stavano cercando con tutte le loro forze di non esserlo.

“Beh, è sempre invischiato in cose di questo genere.” Disse lei, come se fosse ragionevole. L’ironia era che non si sbagliava, ma era ridicolo.

Millie si incastrò alla perfezione nel gruppo. Non ci fu goffaggine come c’era stata tra loro all’inizio, ma era anche vero che Millie non si era mai presa la briga di inimicarsi i Grifondoro. Non si era mai presa la briga di inimicarsi nessuno, in realtà: era solo che si rifiutava di muoversi o piegarsi per altri.

Luna sapeva già tutto, ovviamente, e nessuno era sorpreso che lo sapesse anche Ginny. Fortunatamente, era più interessata a prendere in giro e stuzzicare i suoi fratelli che a psicoanalizzare lui, il che era perfetto. Stava passando il suo tempo libero con fin troppi Weasley. Neville e Ginny non uscivano insieme, ma continuavano a finire seduti vicini quando si ritrovavano tutti insieme.

Ora che erano così tanti, non si incontravano tutti insieme così spesso, perché quello sarebbe stato ridicolo. Si vedevano per le lezioni di Occlumanzia, e c’era qualche incontro giusto per stare insieme, ma in generale cercavano di non scomparire tutti allo stesso momento. Il gruppo dei sei originali continuava a incontrarsi con frequenza, e ovviamente lui e Harry cercavano di racimolare un po’ di tempo più o meno privato, ma per il resto uscivano sempre in combinazioni diverse, il che era… bello.

Blaise e Neville passavano ore a parlare di roba di Erbologia che non avrebbe mai capito e non voleva nemmeno capire – ora finalmente sapeva come si sentivano i suoi amici quando s’imbarcava in una filippica su Incantesimi. Millie e Hermione, a quanto pareva, leggevano la stessa collana di libri babbana e Pansy amava uscire con Ginny, come aveva sospettato e temuto. Ai gemelli piacevano, ma per la maggior parte usavano i Serpeverde come una risorsa per i loro scherzi e Draco voleva sentirsi offeso, se non fosse stato che era troppo divertente. La prima volta che Fred lo trascinò in un corridoio deserto, pretendendo che gli spiegasse i limiti dell’incanto Cambiacolore quando veniva mischiato con un incantesimo di trasfigurazione sensibile al tempo, era scoppiato a ridere.

Andavano tutti d’accordo, amalgamandosi in un modo che, onestamente, non si era aspettato.

Non passavano tutto il tempo assieme – sarebbe stato strano e molto sospetto. E non gli andava a genio, visto che stavano cercando di mantenere tutto quanto segreto. Draco passò una buona fetta del suo tempo sulla carrozza di Beauxbatons assieme a Fleur, e Saida era simpatica quando non lo stava minacciando. Clarence sembrava capitare assieme a loro sempre più frequentemente, in qualche modo. Draco passava tre notti a settimana ad allenarsi con gli altri giocatori di Quidditch e qualsiasi tempo rimastogli sembrava venire divorato senza spiegazioni da Susan Bones – non era mai stata sua intenzione e ancora non capiva quel risvolto.

C’erano le faccende scolastiche, ovviamente, ma per la maggior parte finiva a fare i suoi compiti in classe. Doveva, se voleva che gli rimanesse tempo per fare le sue tre visite settimanali all’ufficio di Flitwick, dove correggeva temi, riassumeva articoli sulle ultime scoperte nel campo degli incantesimi e in generale faceva tutte le cose che avrebbe fatto un assistente, senza esserlo ufficialmente. Ufficialmente, Draco andava solo spesso a colloquio con Flitwick.

Dopo la Seconda Prova, il tempo sembrò scorrere velocemente. Non c’era un enigma sulla prossima prova da risolvere, stavolta; invece, i presidi avrebbero semplicemente annunciato il momento propizio. Qualsiasi cosa fosse, comportava che Hagrid passasse quasi tutto il suo tempo libero a scavare nel campo da Quidditch.

I giorni si trasformarono in mesi quasi senza che lo notasse. Presto, la neve si sciolse e la primavera sbocciò cautamente intorno a loro – era la cosa più vicina alla pace che avessero avuto da un po’ di tempo.

Poi, Rita Skeeter pubblicò un altro articolo.

 

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“Una sgualdrina!” Lesse Ron in escandescenza, marciando per la stanza. “Ti ha chiamata una sgualdrina!”

“Ho letto anche io l’articolo, tanto per dirne una.” Disse seccamente Hermione.

Draco era arrivato preparato. Aveva portato sei copie del giornale, così che nessuno dovesse condividerlo. Harry pensò che forse avrebbe dovuto portarne di più, visto che Ron stava accartocciando nei pugni la sua. Disse “Non sapevo che stessimo andando a letto insieme, Hermione. Avresti dovuto dirmelo.”

Draco lo pizzicò sul fianco e Harry sussultò, ma non si allontanò da lui. Draco era seduto su un banco e Harry era in piedi tra le sue gambe, la schiena premuta contro il suo petto. “Non fare lo stronzo.” Draco guardò Hermione. “Sono più curioso di capire come sapesse che hai passato la notte con Viktor, dopo il Ballo del Ceppo.”

“Non è che siamo saliti sulla nave di nascosto.” Fece notare lei. “Ha fatto un ponte di ghiaccio. E io ne ho fatto uno per tornare.”

“Pensi che abbia una fonte?” Chiese Blaise.

Draco fece una smorfia. “Il fatto è che ha dei pezzi di informazioni corrette che sono stranamente specifiche – ha persino menzionato che avevi i capelli sciolti. Ma il resto sono cazzate belle e buone quindi, se ha una fonte, non è molto attendibile.”

Pansy sfogliò l’articolo. “Pensa davvero che te li giri tutti. Secondo questo articolo stai andando a letto con Viktor e Harry e stai pianificando di mettere le tue grinfie su Cedric. L’unica al sicuro da te è Fleur, a quanto pare.”

“Perché non sei arrabbiata?” Chiese Ron. “Sono arrabbiato io!”

Hermione alzò le spalle. “Beh, per prima cosa se i suoi articoli di punta riguardano delle tresche adolescenziali, è patetico. Sono scioccata che l’abbiano persino pubblicato.”

“È il Settimanale della Strega, non la Gazzetta del Profeta.” Fece notare Pansy. Harry non era così sicuro che la Gazzetta non l’avrebbe pubblicato.

“In secondo luogo, non chiederò scusa e non mi vergognerò di fare sesso con il mio ragazzo.” Disse. “Che è l’unica parte vera dell’articolo. Il resto non ha importanza.”

Harry, che aveva avuto più esperienza con i giornali di quella che avrebbe voluto avere, fece una smorfia. “La gente crederà a queste balle, sai.”

“La gente crede a una marea di balle.” Disse lei. “Non è un problema mio.”

Harry non pensava che sarebbe stato così facile, ma sperava che lo fosse. Non c’erano state ripercussioni per essersi rivelato un Rettilofono, al contrario di quello che aveva previsto, quindi forse si sbagliava. Gli sarebbe piaciuto sbagliarsi.

“Mettiamo che ci sia una talpa.” Disse Blaise. “Quante probabilità ci sono che ci stia ascoltando o spiando?”

Harry si congelò, ma fu rassicurato dalla velocità con cui sia Hermione che Draco risposero “Nessuna.” Hermione continuò: “Abbiamo talmente tante barriere protettive su questa stanza che sarebbe praticamente impossibile, almeno non senza far scattare una dozzina di allarmi.”

“Abbiamo delle barriere protettive?” Chiese Harry, sorpreso.

Draco rise e si chinò in avanti per baciargli una guancia. “Sì, tesoro, abbiamo delle barriere protettive. Io e Hermione le abbiamo installate l’anno scorso.”

“Sono solide.” Promise Pansy. “Le ho progettate io. Non potrebbe entrare nemmeno una mosca senza far scattare il sistema.”

Dovette sembrare un po’ troppo sorpreso perché lei si incupì e gli lanciò addosso il giornale. “È come il cucito. Devi mettere tutti i pezzi nel punto giusto.”

L’avrebbe presa in parola. “Allora, faremo qualcosa riguardo a questa faccenda?”

“Sì!” Disse Ron nello stesso momento in cui Hermione disse “No.”

Lui si girò, lanciandole un’occhiataccia, ma lei non cedette. “Dargli importanza gli conferisce credibilità. Non ha importanza. Le persone a cui tengo sanno la verità ed è quello l’importante.”

Ron stava diventando rosso come i suoi capelli.

“Perché non aspettiamo di vedere che reazione avrà il pubblico, se ne avrà una, prima di agire?” Disse Harry. Anche se le cose si fossero messe male, un po’ di distanza tra Ron e la sua ira non avrebbe fatto male.

Hermione e Ron acconsentirono, ma non ne furono felici. Spostarono il discorso sulla loro pozione più recente e su come Piton stesse per forza cercando di ucciderli se gli stava insegnando come distillare un veleno prima del corrispettivo antidoto.

Harry si chiese se sarebbe stato maleducato dire a tutti i suoi amici di andarsene così che lui e il suo ragazzo potessero spogliarsi.

Certo che sì, senza ombra di dubbio. Era tentato di farlo comunque. Non l’avrebbe fatto, ma ci avrebbe pensato. Perché Draco non poteva essere più brutto e rendergli la vita più semplice? Doveva già soffrire parecchio, ma più di ogni altra cosa per un bellissimo ragazzo con cui non poteva pomiciare quando gli pareva.

 

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Fleur prese l’articolo su Hermione sul personale e Draco lo trovò spassosissimo. “Perché non sono inclusa anch’io? Dov’è la storia di Hermione che si intrufola nella mia carrozza o che mi deflora sotto una notte di luna piena?” Il suo oltraggio era persino più divertente in francese. “Non sono abbastanza bella? È quello il motivo?

“Non penso che sia quello il problema.” Disse Draco, steso sul suo letto con la testa a penzoloni, osservandola sottosopra. “Sei molto bella.”

Lei non fu per niente rabbonita. Draco incrociò lo sguardo con Saida, che sospirò prima di scrollare le spalle. A volte, Fleur era così e basta.

“Verrai a Hogsmeade con noi?” Chiese Draco. L’anno prossimo sarebbero potuti andare al villaggio quando volevano e non solo durante fine settimana prestabiliti. Visto che tutti gli studenti di Beauxbatons e Durmstrang avevano diciassette o diciotto anni avevano anche piena libertà e cercavano di evitare i fine settimana in cui i ragazzi del terzo e quarto anno scendevano al villaggio. Ma Fleur aveva promesso di andare da Madame Puddifoot con lui.

Gli piacevano davvero le sue decorazioni ridicole e le torte fin troppo dolci e i caffellatte colmi di schiuma. Ma aveva una reputazione e non poteva andarci da solo. Quel tipo di cose facevano venire il vomito a Pansy e Blaise sarebbe andato incontro a morte certa per lui, ma si rifiutava di passare un pomeriggio a bere caffè e finire ricoperto da glitter.

Aveva chiesto a Millie, ma a quanto pareva ci sarebbe andata per conto suo per un appuntamento. Era abbastanza sicuro che Susan lo avrebbe accompagnato, sempre che non fosse impegnata con una delle sue tante ragazze di Durmstrang, ma non era così disperato. C’era sempre Luna.

“Sì, sì, ho promesso.” Disse lei, ma aveva una luce negli occhi che non lo metteva troppo a suo agio. Saida drizzò la schiena dov’era seduta e, wow, doveva davvero preoccuparsi.

Lei cambiò argomento prima che potesse farle altre domande – e tanto non gli avrebbe risposto neanche se glielo avesse chiesto, quindi lasciò perdere. Clarence si fece vivo a un certo punto, tirandosi dietro unə studente di Hogwarts degli ultimi anni che fece un cenno verso Draco mentre si sedeva a gambe incrociate per terra. Draco riconobbe quellə Corvonero immediatamente.

Quinn aveva i voti in Pozioni più alti di tutta la scuola, era l’assistente ufficiale di Piton e l’unica persona che il suo acido Capo della Casa sembrasse sopportare per più di cinque minuti. Aveva una figura morbida, con capelli che raggiungevano appena il mento e grandi occhi marroni che sembravano sempre osservare tutto quello che succedeva intorno a sé.

Fleur e Saida avevano trascinato Clarence in una discussione riguardo un professore della loro scuole ed era degenerata in una conversazione in francese stretto che Draco riusciva a seguire, mentre Quinn sembrava sul punto di addormentarsi.

“Ehi.” Disse, allungando la mano per punzecchiare la sua coscia. Era ancora steso a testa in giù, per metà a penzoloni dal letto. Gli sarebbe venuto un malditesta allucinante quando si sarebbe deciso ad alzarsi. Quinn lo fissò, alzando un sopracciglio. “Quando siete da soli Piton ha mai, sai, sorriso?”

Quinn sorrise di rimando. “Era da un po’ che volevo chiedertelo. Puoi usare adducere exspiravit?”

Draco rimase a bocca aperta. Era un incantesimo di appello per i fantasmi estremamente complicato, quasi illegale, e sbagliarlo poteva portare alla necromanzia accidentale e a un contraccolpo che avrebbe quasi sicuramente ucciso colui che l’aveva lanciato.

Aveva sempre avuto un talento per gli incantesimi di appello.

“Probabilmente.” Rispose. “Se avessi del tempo per lavorarci, magari durante l’estate. Perché?

“Sto cercando di distillare una pozione che renda un fantasma temporaneamente corporeo. Severus dice che, se ci riuscissi, manderebbe una raccomandazione ufficiale per velocizzare la burocrazia per farmi diventare Mastro Pozionista. Credo che abbia acconsentito solo perché pensa che non ce la possa fare, ma peggio per lui, perché ne sono assolutamente capace e gli ruberò il lavoro.” Concluse Quinn.

A giudicare dall’improvviso silenzio, chiaramente avevano catturato l’attenzione degli altri. “È terrificante.” Disse Draco. “Perché vuoi lanciare l’incantesimo di appello per fantasmi?”

“Se lo si fa correttamente, un fantasma diventa solido – o perlomeno semi-solido – per la prima manciata di secondi dopo essere stato appellato. Se riuscissi a isolare quella reazione, potrei essere in grado di replicarla.”

“Tesoro.” Disse Clarence, fissando Quinn. “Quando mi hai chiesto di uscire non avevi menzionato di essere fottutamente pazzə.”

Quinn alzò le spalle. “Non me l’hai chiesto.”

“Potresti bidonarlə.” Suggerì Saida.

Quinn rimase impassibile.

“No.” Disse Clarence in maniera desolata. “È troppo tardi. Mi piace troppo.” Collassò drammaticamente di lato, cadendo in modo da adagiare la testa convenientemente sulla coscia di Quinn. “A primo acchito sembri affascinante e tranquillə, con i tuoi begli occhi e profondo amore per far esplodere le cose; poi tiri fuori queste follie dal taschino, ma a questo punto sono troppo coinvolto per scappare via urlando.”

“Profondo amore per far esplodere le cose?” Ripeté Fleur.

“Severus incoraggia gli esperimenti con le pozioni fintanto che lui non sia nella stanza e pulisca il mio casino.” Disse Quinn, pettinando con le dita i capelli di Clarence. “A volte questo significa che faccio esplodere le cose.” Fece una pausa, poi si corresse. “Spesso significa che le cose esplodono.”

 “Niente di tutto questo mi fa venire voglia di aiutarti.” Disse Draco.

Quinn ghignò. “Non sei curioso di sapere se riusciresti a farlo? Solo un pochino?”

Beh, ora che lo aveva detto, sì. “Ne parlerò con Flitwick. Non ho voglia di morire. E avremo bisogno di un volontario. Non appellerò un fantasma contro la sua volontà solo per un esperimento.”

Saida si coprì gli occhi e Fleur imprecò in francese. Allora pensavano che fosse una brutta idea. E lo era. Ma ne macinava parecchie.

“Nick Quasi-Senza-Testa si è offerto volontario.” Disse Quinn, sorridendo.

“Perché dovrebbe- lo fa per poter diventare completamente senza testa, non è vero?” Disse, e non era una domanda. “Che stupidaggine.”

“Lui è dell’opinione che è già morto, quindi cosa potrebbe accadere di peggio?” Quinn alzò le spalle. “Non mi metterò a discutere con lui. Avevo chiesto alla Dama Grigia, ma mi ha riso in faccia.”

“E aveva ragione. È una pessima idea.” Disse Draco. Non aveva tempo da perdere con qualcosa di così pericoloso e inutile.

Lo avrebbe fatto comunque. Aveva le lezioni con Flitwick, ma era da un po’ che non gli davano una vera sfida, qualcosa che fosse difficile perché era complicato e non perché richiedesse molto potere.

Era tentato di non dirlo agli altri, ma se avessero scoperto che stava tenendo dei segreti lo avrebbero ammazzato. Sarebbe stata una conversazione piacevole.

Tutti e cinque rimasero a parlare e la luna era alta nel cielo quando Draco fece ritorno al castello. Sarebbe dovuto tornare nella sua stanza e andare a letto, oppure se non fosse stato stanco avrebbe potuto chiamare Harry con lo specchio e vedere se voleva trovare uno sgabuzzino per divertirsi un po’. Invece, andò verso i dormitori maschili di Serpeverde, ma invece di dirigersi al corridoio del quarto anno, si incamminò lungo quello del sesto.

Bussò alla porta di Cassius. Il ragazzo stava imparando, perché dovette bussare solo per una trentina di secondi prima che l’altro spalancasse la porta, ringhiando. “Che c’è?”

La maglietta che aveva addosso era di due taglie più piccola. “C’è George? Mi farebbe comodo anche un suo parere.”

Cassius impallidì e ci fu uno schianto proveniente dalla stanza che era senza ombra di dubbio George che aveva spaccato qualcosa.

“Oh, bene.” Disse allegramente, forzando la porta ad aprirsi con un gesto della bacchetta. George era seduto al centro della camera, un bicchiere d’acqua infranto sul pavimento e varie pile di vestiti intorno a lui. Gli ci volle un momento per capire cosa stesse guardando, anche perché non aveva per nulla esperienza in quel campo. “Ma è- gli stai dividendo i panni sporchi?”

George trasalì e Cassius si girò di scatto. “George! Ti ho detto di smetterla di pulire la mia stanza! Non sei un elfo domestico.”

“Non stavo pulendo.” Disse. “Stavo mettendo in ordine.”

“Sì, Cassius, stava mettendo in ordine.” Disse Draco. Fece un passo dentro e la porta si richiuse. “Allora. Cosa sapete voialtri sulla necromanzia? Chiedo per un amico.”

Cassius si strinse la radice del naso e George rimase a bocca aperta. Draco pensava che fosse una domanda abbastanza comune da fare dopo aver fatto irruzione in camera altrui all’una di notte.

“Lo fa spesso?” Chiese George.

Cassius sospirò, come se stesse soffrendo. “Non ne hai idea.”

“Allora, negromanti?” Ripeté Draco. “Prima mi rispondete e prima me ne vado.”

Non capiva perché sembrassero così sconvolti. Lui si stava divertendo un mondo.

 

-

 

Harry sosteneva la missione di Hermione di aiutare gli elfi domestici, ovviamente, ma comunque desiderò che non avesse trascinato lui e Ron con lei nelle cucine. A differenza loro, lui doveva svegliarsi presto per andare a Hogsmeade, visto che si sarebbe incontrato di nuovo con Sirius e Remus.

La cena sarebbe stata tra circa un’ora,  quindi gli elfi stavano correndo da tutte le parti, trasportando magicamente vassoi ricolmi di cibo, alcuni di loro muovendosi in quel modo velocissimo su cui Harry cercò di non concentrarsi. “Oh no.” Disse Hermione. “Sono occupati. Dovremmo tornare più tardi?”

Ron alzò gli occhi al cielo. “Sono sempre impegnati. Sono elfi domestici.” Schioccò le dita e chiamò: “Winky! Hai un momento?”

“Harry Potter!” Urlò un elfo domestico che non era Winky, e un secondo dopo le braccia ossute di Dobby gli avvolsero le ginocchia. Dovette afferrare il braccio di Ron per non cadere. “Cosa ci fa qui? Ha bisogno di  qualcosa?”

“Avevamo qualche domanda, se non ti dispiace.” Disse gentilmente Hermione.

Dobby annuì e li diresse di lato, così che fossero davanti al camino. Nel giro di qualche minuto, aveva evocato delle sedie per farli accomodare, spingendogli una Burrobirra nelle mani.

Ci fu un forte schiocco e Winky apparve davanti a loro. Dobby si allontanò da lei, incrociando le mani dietro la schiena e abbassando la testa. “Winky è occupata, ma ha tempo per voi.” Indossava una semplice gonna di cotone verde e una maglia beige con un collo ampio. Lo stemma di Draco era ricamato in un angolo del petto. Harry riconobbe vagamente il materiale della maglia come quello di un maglione che Draco aveva indossato l’anno scorso ed era abbastanza sicuro che la gonna venisse da quel set di lenzuola Serpeverde che praticamente tutti rifiutavano di usare.

In verità, ora che si guardava attorno, vide molti degli elfi  domestici indossare quelli che sembravano veri e propri vestiti, e non solo delle federe. Non fu l’unico a notarlo. Hermione chiese: “Pensavo che non poteste possedere vestiti vostri?”

“Non possiamo prendere vestiti già fatti.” Chiarificò Winky. “Dobbiamo crearceli i nostri, senza l’aiuto della magia. La maggior parte degli elfi non è brava a cucire. Winky sta facendo vestiti per loro.”

“Siamo molto grati.” Disse Mip, apparendo davanti a loro con un piattino di biscotti. Gli fluttuò davanti e Harry e Ron fecero per afferrarne uno. Hermione li fulminò e loro si bloccarono. Le labbra di Mip si allargarono in un sorriso. “Prego, insisto.”

“Grazie.” Disse Hermione puntigliosamente, prima di prenderne uno per sé. Ron alzò gli occhi al cielo e ne prese tre, probabilmente giusto per dar fastidio. “Avevo altre domande, se avete tempo?”

“Certo.” Disse lui, girandosi verso Winky e Dobby, ancora sottomesso. “Me ne occupo io. Tornate ai vostri doveri.”

“Non lavoro per te.” Disse calorosamente Winky, ma scomparve comunque il momento dopo.

Dobby alzò gli occhi e li salutò con la mano. “È bello vedere Harry Potter. Spero che Harry Potter venga di nuovo a farci visita.” Poi scomparve anche lui con uno schiocco.

Mip scosse la testa, sedendosi davanti a loro. “Così giovani, e così impulsivi. Mi logorano.”

“Giovani?” Chiese Hermione. Harry non riusciva davvero a capire quali elfi domestici fossero più anziani. Mip sembrava più ingrigito, ma la maggior parte degli elfi domestici… gli sembravano semplicemente elfi domestici.

Mip li fissò per un lungo momento. Era strano, sembrava quasi come quando Silente lo fissava, come se stesse misurando il suo animo in una singola e penetrante occhiata. Non era Legilimens, gli scudi di Harry erano troppo saldi per quello. Era diverso, qualcosa di più istintivo di un semplice incantesimo, ed era un po’ sconcertante rivedere il suo preside in un elfo domestico. Forse era perché entrambi avevano dei lunghi nasi.

Infine, sospirò e disse: “Winky non ha nemmeno trecento anni. Dobby, quel poverino, ha solo un secolo. È uno dei più giovani di noi.”

Harry guardò i suoi amici e Hermione sembrava sorpresa tanto quanto lui, ma Ron non stava reagendo, il che significava che la durata vitale degli elfi domestici non gli fosse nuova. Ron disse: “Dev’essere dura. Ha mai avuto una foresta sua?”

“È nato da un fiume.” Disse Mip. “Sempre cangiante, sempre di fretta. Gli elfi più anziani della sua area hanno cercato di lasciarlo fare, di dargli una possibilità, ma... È stato deviato, come la maggior parte dei fiumi in tempi recenti, e la foresta di cui faceva parte non esiste più. Non c’è da stupirsi che Dobby sia un po’ strano.”

“Non ha mai avuto una casa.” Disse Harry. Ron si stiracchiò, premendo la gamba contro la sua, il che significava che stava fallendo nel mascherare l’ondata di tristezza che lo stava travolgendo.

Mip si addolcì. “No, signor Potter, mai. Non per davvero. Ma noi ci facciamo nuove case. Io e molti altri consideriamo Hogwarts la nostra casa. Sono sicuro che Winky consideri il giovane signor Malfoy come la sua casa. Ma non credo che Dobby abbia trovato un posto simile per sé.”

“Puoi dirci di più sulle foreste in cui vivevate?” Chiese Hermione. “Come interagivate con la loro magia e quanta ve ne serve?”

“Certo, signorina Granger.” Disse lui.

Harry non ascoltò veramente il loro discorso. Decise di venire a visitare Dobby ancora, anche se era strano.

Non era mai stato un senzatetto, non veramente, ma non aveva mai saputo cosa significasse avere una casa finché non si era seduto davanti a un ragazzo dinoccolato, con migliaia di lentiggini e capelli rosso acceso.

 

-

 

Si sarebbero incontrati nello stesso posto dell’ultima volta e Harry era a malapena entrato dentro la stanza sul retro del locale di Rosmerta quando delle braccia lo avvolsero in una stretta spaccaossa. “Sirenidi!” Ululò Sirius. “Stanno forse cercando di ucciderti?”

Harry sorrise contro la spalla di Sirius. Gli piacevano molto gli abbracci del suo padrino. “Va tutto bene. Akeakamai è molto simpatico.”

“Simpatico non è l’aggettivo che la maggior parte delle persone userebbe.” Disse Remus seccamente, scompigliandogli i capelli quando Sirius lo lasciò andare. “Come vanno le lezioni?”

“Sono abbastanza sicuro che ci sia un qualche tipo di progetto di Erbologia che avrei dovuto fare, ma a questo punto è troppo tardi, sempre che ce ne sia uno, quindi non mi sono neanche disturbato a chiedere.” Disse Harry. “Moody è un insegnante abbastanza bravo, ma neanche paragonabile a te, e voglio ancora affatturagli il muso, quindi…”

“È okay.” Disse il suo padrino. “Puoi sempre abbandonare gli studi e diventare un giocatore di Quidditch professionista.”

Remus gli diede un pugno sul braccio. “Non dirgli queste cose! Harry, la tua educazione è importante. C’è sempre tempo per diventare un giocatore di Quidditch professionale dopo il diploma.”

“Abbandonare gli studi suona bene.” Disse. “Scommetto che non fanno competere chi abbandona gli studi in tornei mortali.”

“Certo che lo fanno.” Disse Sirius. “Si chiama mercato del lavoro.”

Remus lo fissò. “Come potresti saperlo, tu? Hai vissuto di rendita grazie al tuo fondo fiduciario.”

“Li avrei passati gli esami da auror!” Protestò Sirius. “Solo che non ho avuto tempo. C’era una guerra in corso, sai.”

“Voi cosa mi raccontate?” Chiese Harry, interrompendo la discussione sul nascere. Sembrava che Sirius e Remus amassero discutere. “Qualcosa di interessante?”

Sirius esitò, il che attirò immediatamente il suo interesse. Di solito era molto diretto con Harry. “Siamo stati al cottage di Lunastorta. È fuori mano e ben protetto, per la luna piena e tutto il resto. Ma stiamo cercando di capire come rimettere in sesto la mia casa ancestrale.”

“Bene…?” Disse, ma Sirius non sembrava essere d’accordo. Poi si ricordò di qualcosa. “Aspetta, Remus, chi fa la tua pozione antilupo ora?” Si sentiva un farabutto a non averci pensato prima.

Remus fece una faccia strana e Sirius sospirò. “Io. Non sono al livello di tua madre, ma me la cavo. Funziona, per la maggior parte. E sono al suo fianco durante la luna piena come Felpato, quindi va tutto bene.”

“Sei sicuro che vada bene? Hermione può distillare praticamente qualsiasi cosa.” Poi, “Aspetta, mia madre era brava a Pozioni?”

“Una delle migliori.” Disse Remus. “Lei e Piton facevano sempre a gara per il primo posto.” Sirius si rabbuiò e Remus si appoggiò su di lui. L’irritazione gli scemò immediatamente.

“Ora che ci penso…” Disse Sirius, cercando qualcosa nella tasca. Ci fu un altro istante in cui sembrò esitare, poi aprì la mano. Due libri rimpiccioliti giacevano nel palmo della sua mano e con un veloce incantesimo tornarono alla loro grandezza originale. “Remus li aveva ancora. Io… tuo papà e io eravamo amici da bambini, prima di Hogwarts, e ho imparato il tamil da lui. Quando abbiamo incontrato Remus e P- Remus, voleva impararlo anche lui. Quindi noi l’abbiamo aiutato e ha imparato usando questi. Ho pensato- forse, se vuoi, puoi usarli anche tu. Vorrei poterti insegnare di persona, ma- beh, so che Draco probabilmente parla più lingue delle dita delle sue mani, se Narcissa è ancora come me la ricordo. Probabilmente lui potrà aiutarti a studiare. Anche quel giovane Longbottom.”

Erano libri per imparare il tamil. La lingua di suo padre. La sua lingua, se lo desiderava.

“Grazie.” Disse, prendendoli con reverenza da Sirius.

Lui gli passò una mano tra i capelli, sfiorando con il pollice la pallida cicatrice a forma di saetta che si diramava su metà della sua fronte. “Piacere mio.”

Desiderò ardentemente di non dover passare l’estate con i Dursley. Stare con Sirius e Remus lo faceva sentire al sicuro, lo faceva sentire amato. Quando stava con loro, si sentiva a casa.

 

-

 

Harry aveva intenzione di incontrarsi con Ron ed Hermione nel pomeriggio davanti al locale di Madame Puddifoot. Hermione aveva suggerito il posto perché era lì che andava durante suoi appuntamenti con Viktor; o così Harry aveva ipotizzato

Se non fosse che, quando passò davanti a Honeydukes, vide Viktor dalla vetrina. Si bloccò, considerò il fatto che non erano fatti suoi, poi entrò comunque.

Viktor stava parlando con Cedric e Cho, entrambi con una larga busta di dolci a testa. “Ehi ragazzi.” Disse Harry, e fu bello vedere come si illuminarono quando lo videro. “Viktor, pensavo fossi con Hermione?”

Lui alzò gli occhi al cielo. “Mi ha dato buca e mi ha detto di incontrarla dopo. Sta facendo una scenata assieme a Fleur.”

“Facendo una scenata?” Ripeté, aggrottando le sopracciglia. Non prometteva niente di buono.

Viktor fece un gesto con la mano per dirgli di lasciar perdere. Cho prese una penna di zucchero dalla sua busta e gliela ficcò in bocca dalla parte della piuma. Si dissolse sulla sua lingua con un turbinio di dolcezza. “Smettila di fare il funereo. Ti preoccupi troppo.”

“Eun-hae.” Disse Cedric, spezzando la metà della piuma ancora fuori dalle labbra di Harry e ficcandosela in bocca. Gli fu grato, non gli piaceva così tanto dolce tutto in una volta. “Non obbligare la gente a mangiare dolci.”

“Scusa.” Disse Cho, ravanando di nuovo nella busta. Tirò fuori una rana di cioccolato e la fece scivolare nella borsa di Harry. “Ma ero seria. Tirati su.”

“Scuse accettate.” Disse, allungando la mano per rubare un’altra piuma di zucchero dalla sua busta. A giudicare dal sorriso che le illuminò il viso, era stata la mossa giusta. “Volete venire con noi a capire cosa sta facendo Hermione? Se siete impegnati in un appuntamento, non c’è problema.”

Desiderò poter passeggiare per Hogsmeade con il suo ragazzo. Sarebbe persino andato a quella ridicola casa da tè con lui, anche se non gli interessavano molto i caffè o i dolci e non aveva opinioni sul glitter.

“Veniamo anche noi.” Disse Cedric, dopo essersi scambiato una veloce occhiata con Cho. “Hermione che complotta dev’essere una faccenda interessante.”

Quando arrivarono sul posto, fu per vedere Fleur e Hermione baciarsi appassionatamente davanti al locale di Madame Puddifoot mentre un reporter del Settimanale della Strega scattava delle foto. Ron aveva il viso nascosto tra le mani e Draco stava osservando la scena poco più in là, un sopracciglio inarcato.

“Te l’avevo detto.” Disse Viktor, divertito. “Sta facendo una scenata.”

Harry non poté evitare di pensare che quello avrebbe senza ombra di dubbio fatto riaffiorare i pettegolezzi sul suo ipotetico harem. Sperava che Seamus e Dean fossero orgogliosi di loro stessi.

 

-

 

Gli articoli su Hermione che piantava le grinfie nei campioni Tremaghi arrivarono, veloci e scottanti dopo il suo piccolo servizio fotografico con Fleur. Sembrò essere orgogliosa della quantità di lettere d’odio che riceveva. La Sala Grande aveva iniziato ad applaudire ogni volta che riceveva delle Strillettere e, a quanto pareva, Fred aveva preso le lettere cartacee e aveva iniziato ad attaccarle al muro della Sala Comune di Grifondoro come se fossero carta da parati. Aveva usato un incantesimo appiccicante permanente e, visto che era ancora vivo, Draco suppose che la McGonagall non l’avesse ancora capito. Dopo le ultime settimane, gli dissero che erano riusciti a coprire un muro intero.

Ginny stava lavorando a fare una cornicetta decorativa con le buste e Ron sembrava costantemente sul punto di esplodere definitivamente ogni volta che arrivava una lettera. Draco pensava che fosse abbastanza carino come Ron fosse preoccupato della reputazione di Hermione, anche se a lei non gliene fregava palesemente un cazzo.

Al momento, era nell’ufficio di Flitwick a correggere i temi dei primini steso su un divano che era fin troppo lungo per Flitwick – ed era abbastanza sicuro che non ci fosse stato nel suo ufficio durante i suoi primi anni. Non riusciva a decidere se sentirsi offeso o commosso dal fatto che, tra tutto il mobilio che Flitwick avrebbe potuto disporre per lui, avesse scelto proprio un sofà vittoriano. Era entrato nel suo ufficio stendendosi sulla sua scrivania più di una volta; quindi, forse, si era semplicemente stufato di vedergli rovinare le sue scartoffie.

“Finito!” Annunciò, alzandosi e lasciando cadere la pila sulla scrivania di Flitwick. “Vuoi che faccia anche i terzi anni? Quasi non mi fanno sanguinare gli occhi a leggerli. O potresti darmi altri consigli sull’incantesimo di appello per fantasmi.”

Flitwick sospirò. “Il mio consiglio di non farlo è ancora valido. A parte quello, finisci di scrivere l’aritmanzia della struttura dell’incantesimo. Se riesci a capire quello, potrei prendere in considerazione di insegnarti l’incantesimo e supervisionarti quando lo lancerai. Ti consiglierei anche di non aiutare Quinn in nessuno dei suoi esperimenti, ma immagino che sia troppo tardi perché questa particolare perla di saggezza possa esserti d’aiuto.”

Odiava scrivere l’equazione di un incantesimo. Hermione era molto più brava di lui, ma non voleva chiederglielo. In parte perché tutti gli avevano urlato addosso quando gli aveva detto cosa stava facendo, e in parte perché doveva davvero abituarsi a farsi da solo le equazioni avanzate, senza il suo aiuto. Non avrebbe comunque potuto tenersi Hermione nel taschino mentre sosteneva il master. “Ci sto lavorando. Temi del terzo anno? Fare quelli del mio anno mi sembra squallido. Posso fare quelli del quinto anno, ma preferisci darci un occhio tu per capire cosa debbano migliorare per i loro G.U.F.O.”

“Prendi le verifiche del sesto anno.” Disse Flitwick, cercando qualcosa nella sua scrivania per un momento prima di passargli un plico spesso. “C’è una domanda interpretativa sul retro per dei punti extra. Di quello me ne occupo io, ma scrivi i tuoi pensieri sulle altre domande a margine del foglio.”

“Certo.” Disse, sfogliandoli.

“Siediti.” Disse Flitwick. “Prima di quello, c’è qualcosa di cui voglio parlarti.”

A Draco non piacque per niente l’antifona. “Okay.”

Flitwick aprì il cassetto in fondo e cercò per un po’ prima di tirare fuori una lettera e porgergliela. “Ho ricevuto questa ieri.”

Confuso, Draco la aprì.

Egregio Mastro Flitwick,

Abbiamo ricevuto l’articolo sull’innovativa mescolanza di magia e metallo che ha presentato al posto di Draco Malfoy e siamo lieti di informarla che è stato accettato per la pubblicazione del prossimo quadrimestre.

Abbiamo anche incluso il contratto per i primi diritti di pubblicazione. Dev’essere firmato dal signor Malfoy e uno dei suoi tutori e restituito per la lavorazione per la fine del quadrimestre attuale perché sia pubblicato nel prossimo numero della Rivista di Recensione di Incantesimi. Una volta recepito il contratto, il nostro dipartimento delle finanze farà un deposito direttamente nel conto del signor Malfoy.

È nostro piacere informarvi che il signor Malfoy è la persona più giovane a venire inclusa nella nostra pubblicazione come unico autore di un articolo, scalzando il suo precedente primato. Gli offriamo le nostre sincere congratulazioni e speriamo che questa sia la prima delle grandi imprese che gli vedremo compiere.

Cordialmente,

il Comitato di Revisione della Rivista di Recensione di Incantesimi

Oh. Gli pizzicavano gli occhi, ed era stupido, non c’era motivo. Non era qualcosa per cui piangere.

“Se potessi farmi un favore e non menzionare a tua madre che ti sto permettendo di fare ricerche sull’incantesimo di appello per fantasmi, lo apprezzerei molto. Mi piace molto avere la testa attaccata al collo, al contrario di Nick.” Disse Flitwick.

La titubante felicità che stava sbocciando nel suo petto gli morì in gola. “Oh, io- grazie, ma non posso. Io… I miei genitori e io non stiamo parlando, al momento.” Avrebbero firmato, quello lo sapeva, non lo avrebbero ricattato e non gliel’avrebbero rinfacciato. Ma avrebbe comportato cedere più terreno di quanto era disposto a perdere, e lo voleva talmente tanto da fargli male, ma non abbastanza da ritirare quello che aveva detto, quello che avevano significato le sue parole.

Flitwick tirò fuori una pergamena, srotolandola sulla scrivania. In fondo c’erano due firme: Lucius e Narcissa Malfoy.

“Avevo colto le tensioni interne della tua famiglia.” Disse piano Flitwick. “Quindi mi sono preso la libertà di avvicinare io stesso i tuoi genitori, che è il motivo per cui non ti ho informato di questo non appena ho ricevuto la tua accettazione. Spero che non ti sorprenda sapere che i tuoi genitori sono molto orgogliosi di te e che ti amano immensamente.”

Lui scosse la testa, asciugandosi gli occhi con il palmo della mano. L’anello di ferro che non si toglieva mai, quello che sua madre si era tolta dalle dita per dare a lui, era caldo. “Io- No, no. Grazie.”

Flitwick si piegò in avanti sulla sedia, più concentrato e serio di quanto Draco lo avesse mai visto. “Sei incredibilmente acuto. Quello che hai fatto con le spille, il modo in cui hai modificato l’incanto Protego per tenere tutti al sicuro dopo la Seconda Prova… Sei pieno di talento e innovazione e credo che diventerai il migliore tra noi, Draco. Ne sono convinto.”

Se fosse stato qualsiasi altro professore oltre a Flitwick, Draco sarebbe stato molto imbarazzato da come il groppo che aveva in gola gli impedisse di rispondere.

 

-

 

Harry lo stava già aspettando nella loro classe quando la porta si aprì. “Finalmente!” Esclamò, ma fu interrotto dalla bocca di Draco sulla sua. Era caldo e voglioso e gli stava strattonando i vestiti. A Draco piaceva togliergli la camicia, ma di solito usava la magia per farlo. A Harry piaceva svestire Draco con le sue mani, era come aprire un regalo, ma Draco di solito non era così impaziente.

“Va tutto bene?” Si tirò indietro per chiederlo e Draco non esitò  nemmeno, mordendogli il collo. Avrebbe dovuto per forza usare un incanto coprente o farsi prestare una sciarpa, e faceva fin troppo caldo perché la seconda opzione non sembrasse sospetta a chiunque.

“Tutto fantastico.” Disse, snodandogli la cravatta in un singolo gesto. “Mi pubblicheranno nella Rivista di Recensione di Incantesimi.”

Gli ci volle un momento, ma poi collegò il nome a quei libri sottili che il suo ragazzo leggeva sempre. “È fantastico!”

“Già.” Disse Draco, sbottonandogli i pantaloni e facendoglieli scivolare giù mentre cadeva in ginocchio. Tutti i pensieri di Harry si arrestarono di colpo e fu abbastanza sicuro che il cervello gli stesse colando dalle orecchie.

“Sei sicuro?” Chiese, perché lui ci avrebbe messo la firma, ma non lo avevano mai fatto prima.

Draco non gli rispose ma gli rese molto chiaro che sì, era sicuro.

 

-

 

“Dovrete lottare per uscire da un labirinto.” Disse Neville. Tutti e undici di loro erano sparpagliati per la classe. I presidi avevano finalmente annunciato la Terza Prova e nessuno ne sembrava contento.

“Stronzate come questa sono il motivo per cui le persone muoiono.” Disse Millie senza giri di parole. “Anche se mettessero dei professori a vigilare, controllare uno scenario simile è praticamente impossibile.”

Ginny sembrò essere d’accordo. Luna alzò la mano e la ondeggiò. “A causa del Calice, devi entrare nel labirinto. Devi per forza combattere? Non puoi limitarti a stare lì finché uno degli altri campioni non prende il trofeo?”

“Non la rischierei.” Li mise in guardia Ron. “Il Calice pretende partecipazione, oppure la morte. Non sono sicuro di voler testare questo limite quando c’è in gioco la vita di Harry.”

George trasalì, ma Fred disse: “Luna ha ragione. Devi semplicemente aspettare che qualcun altro prenda il trofeo. Combatti, ma fai la stessa cosa che hai fatto nel lago. Non combattere per vincere. Se arrivi per primo al trofeo, aspetta e basta. Sennò, tanto meglio. Limitati a non morire.”

Draco gli scoccò un’occhiata di fuoco e Harry sospirò e alzò le mani in segno di resa. Forse diceva qualcosa su di loro il fatto che Draco potesse fargli un’intera ramanzina con un solo sguardo. “Okay, okay, niente atti da eroe. Vado dentro, combatto quello che devo combattere ed esco. Tutto qua.” Sia Hermione che Pansy lo stavano guardando male e Blaise inarcò un sopracciglio. “Sono serio stavolta!”

Ginny gli marciò incontro e lo pungolò nel petto tanto forte da lasciare un livido. “Ti conviene. Non spetta a te risolvere i problemi del mondo e se non la smetti di ficcare il naso in ogni problema che trovi, finirai per morire.”

“Non ficco il naso in ogni problema che trovo.” Protestò. “Solo in quelli che posso risolvere!”

“Per Merlino.” Disse Neville. Luna esalò pesantemente.

Cosa? Che altre risposte volevano ricevere? Nemmeno loro avrebbe lasciato perdere qualcuno che aveva bisogno di aiuto, se lo vedevano. Semplicemente lui finiva più spesso in situazioni in cui si presentava questo tipo di opportunità, niente di più e niente di meno.

Era molto ingiusto e si sentiva attaccato da ogni lato.

“Comunque.” Disse. “Gli esami iniziano tra due settimane, poi avremo la Terza Prova una settimana dopo. Dovremmo forse organizzare un piano di studi o qualcosa di simile?”

Hermione alzò gli occhi al cielo e allungò la mano nella sua borsa. Srotolò una pergamena sulla scrivania con un piacevole suono secco. Si fecero tutti avanti con cautela, come se potesse attaccarli. “L’ho fatto settimane fa. Harry, tu ti occuperai del gruppo di Difesa Contro le Arti Oscure. Blaise e Neville faranno Erbologia, Pansy Trasfigurazioni, Draco Incantesimi e io Pozioni. Al resto ci penseremo insieme, a seconda dei nostri punti di forza.”

Harry occhieggiò il piano di studi. Era talmente spartano che prese in considerazione l’idea di abbandonare Hogwarts e vivere con Remus e Sirius, invece di impegnarsi per un’educazione o lavoro decente.

 

-

 

Erano tutti in piena crisi da studio. Harry scoprì che, sì, avevano un progetto di Erbologia, ma a quanto pareva il suo partner era Neville, che non gliel’aveva detto di proposito. “Avevi altre cose a cui pensare.” Disse quando Harry gliene parlò. “E poi, senza offesa, ma non volevo che tu lo incasinassi. Se avessi scelto Hermione, non mi avrebbe mai lasciato fare quello che volevo e sarebbe stato un incubo. Basta che mi aiuti a non finire bocciato a Difesa e siamo pari.” E, beh, non è che Harry volesse essere bocciato in Erbologia, quindi non lo contestò.

Hermione si trasformò sempre più in uno zombie che studiava e basta e qualche volte dormiva, e avrebbero dovuto esserci abituati a quel punto, ma era terrificante come ogni anno. Draco era messo male come lei, rinchiuso in eremitaggio in camera sua e di Blaise per studiare mentre fingeva di non farlo, come se rimanesse al secondo posto del loro anno senza nemmeno impegnarsi.

Il resto di loro affrontò gli esami come persone normali. Fred e George erano al sesto anno, solo un paio di posti in classifica dietro a Cedric, che aveva il punteggio più alto del loro anno sin dall’inizio, ma continuarono a studiare con loro. Qualche volta chiedevano una mano a Draco o Hermione, o Harry se si trattava di Difesa, ma per la maggiore se ne stavano per i fatti loro.

Gli studenti di Durmstrang e Beauxbatons, che di solito socializzavano con gli studenti di Hogwarts nei terreni della scuola, praticamente sparirono per una settimana. La maggior parte di loro doveva conseguire i loro M.A.G.O., quindi Harry non ne fu sorpreso.

La settimana degli esami arrivò e passò. Grazie a Hermione e Draco era abbastanza sicuro di aver fatto decentemente Pozioni, anche se Piton lo aveva guardato male per tutto il tempo, standogli col fiato sul collo. Gli sembrava di essere andato alla grande in Difesa e abbastanza bene in tutto il resto. Cercò di non preoccuparsi perché, ehi: magari sarebbe morto nel labirinto e il risultato dei suoi esami non sarebbe importato a nessuno.

Mentre gli esami e i M.A.G.O. giungevano al termine, la Terza Prova sembrò incombere sempre di più su di lui. I suoi amici cercarono di prepararlo, esercitandosi con lui negli incantesimi ma, visto che non sapevano cosa ci fosse nel labirinto, potevano aiutarlo fino a un certo punto. Cercò di non lasciarsi intimidire, ma sapeva che quel senso di impotenza pesava su di loro e su Ron in particolare. Era diventato molto irritabile e stava cercando di mascherarlo, ma ci stava riuscendo solo parzialmente.

Il giorno prima della Terza Prova, mandò un messaggio ad ognuno degli altri campioni, chiedendogli di incontrarlo nella Stamberga Strillante, dove si sperava che nessuno avrebbe origliato.

Fu l’ultimo ad arrivare. Li guardò tutti e disse: “Sono sicuro che ve lo aspettavate, ma volevo solo avvisarvi ufficialmente. Non sono in questa competizione per vincere, ma devo partecipare. Nel labirinto, mi limiterò a combattere con qualsiasi cosa che mi si parerà davanti e non mi impegnerò particolarmente a cercare di uscire da lì. Ma tutta questa faccenda è pericolosa, molto più pericolosa delle altre due prove, quindi volevo dire… Ci sarò per darvi una mano, se ne avrete bisogno.”

“Harry?” Chiese Fleur, chinando la testa di lato.

“Devo combattere. Tanto vale rendermi utile. Se vi bloccate o se combatteremo la stessa cosa, vi aiuterò. Avevo pensato di offrire il mio aiuto solo a Cedric, ma ho pensato che avrebbe rifiutato. Qualcosa riguardo al vincere in maniera pulita o non vincere proprio, o roba simile.” Concluse, facendogli un occhiolino.

Cedric sorrise. “E avevi ragione. Se lo vuoi fare, non voglio che sia solo per me. I professori, i presidi, gli altri giudici – tutti loro sembrano avere uno scopo, vogliono che il loro preferito vinca a tutti i costi. Io penso che sia una cazzata.”

“Vinciamo pulito, o non vinciamo.” Disse Krum. “Mi piace.”

“Ci sto.” Disse Fleur, stuzzicandolo. “Ma contraccambieremo, okay? Tu non ti sei offerto a nulla di tutto ciò, non come abbiamo fatto noi. Se avrai bisogno di aiuto, te lo daremo.” Krum annuì e Harry non riuscì a impedirsi di arrossire.

Cedric aggrottò la fronte e si massaggiò il collo. “Io- sentite, tutti e tre vogliamo vincere, ma è pericoloso. Non voglio morire per un trofeo. Quindi… Che ne dite di coprirci le spalle a vicenda? Solo quando le cose si fanno serie.”

“È un rischio.” Fece notare Viktor, ma stava sorridendo. “Potremmo tradirci o sabotarci a vicenda per cercare di vincere la coppa.”

“Pulito o niente.” Disse Fleur, ferma. “Mi fido di voi. Mi fido di tutti voi.”

“Okay.” Cedric batté le mani. “Harry ci aiuterà quando potrà e noi faremo lo stesso per lui. E se il resto di noi incapperà in una minaccia troppo grande da gestire, chiameremo aiuto e gli altri arriveranno. Non avremo bisogno dei professori o di essere squalificati.”

“Andata.” Dissero in coro e a Harry piacque- gli piacquero. L’intero Torneo era stato un disastro, ma come minimo gli aveva donato tre nuovi amici e non poteva esserne contrariato.

 

-

 

Harry era in ritardo. Era l’ultima notte prima dei torneo ed era in ritardo. Draco lo avrebbe ammazzato.

La porta si spalancò. “Scusa!” Disse Harry, senza fiato. “Mi ero incontrato con gli altri campioni. Gli ho appena detto che non mi sarei impegnato per vincere e che avrebbero potuto chiedermi aiuto se ne avevano bisogno.” Per Merlino. Non è che Draco si fosse aspettato altro, ma quella era esattamente il tipo di cazzata di cui aveva parlato Ginny. “E ci abbiamo messo più tempo del previsto. Scusa.”

Draco voleva essere arrabbiato, ma non riusciva a trovare le forze. Per la maggior parte, era solo preoccupato, e stanco di esserlo. Afferrò il davanti della camicia di Harry e se lo tirò addosso, baciandolo, perché non sapeva come articolare i suoi pensieri senza suonare ridicolo. Harry era fatto così e Draco non poteva cambiarlo. Non lo voleva nemmeno, neanche se avesse potuto, perché se non fosse stato così stupidamente coraggioso e con spirito di sacrificio, non sarebbe stato Harry.

Fecero una pausa per respirare e Draco premette la fronte contro quella di Harry. Se si concentrava, poteva sentire il contorno della cicatrice della sua anima gemella sulla sua pelle. “Draco?” Chiese Harry, piano, nello spazio tra loro. “Stai bene?”

“No.” Disse e quell’onestà inattesa lo fece irrigidire tra le braccia di Harry. Non voleva dirlo, gli era scappato. Harry gli strofinò la schiena, cercando di confortarlo. “Ma esci vivo da quel labirinto, e starò bene.”

Harry lo baciò, invece che fargli una vuota promessa, e Draco si sciolse al suo tocco. Lo amava ancora di più per non aver cercato di rassicurarlo con delle banalità.

Il giorno dopo, Harry sarebbe dovuto entrare in quel labirinto, e Draco non sapeva cosa sarebbe successo dopo. Ma in quel momento aveva la sua anima gemella tra le braccia, e quello bastava.

 

Note autrice: megalania-prisca ha fatto dei bellissimi pezzi per siat che potete vedere qui e qui (ne ha aggiunti altri dopo l’ultimo capitolo!)

Spero che vi sia piaciuto!

Sentitevi liberi di seguirmi/stalkerarmi a: shanastoryteller.tumblr.com

Posto aggiornamenti sulla mia scrittura nella mia tag “progress report”, se è qualcosa che siete interessati a seguire da vicino!

Note traduttrice: Ci scusiamo per l’attesa, ma è stato un periodo molto pieno per entrambe. Speriamo che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto! Forse i più attenti lo avranno notato, ma è stato introdotto un nuovo personaggio, ovvero Quinn, che è una persona enby, ovvero non-binary. Nella versione originale inglese del testo, per riferirsi a Quinn si usano i neopronomi ze/zir, ma non potendo replicarli in italiano abbiamo tentato di aggirare la questione dove potevamo – e dove non abbiamo potuto, siamo ricorse allo shwa.

Ci stiamo finalmente avvicinando al climax di questa parte della storia: il prossimo capitolo vedrà la conclusione di questo retelling del Calice di Fuoco. Ma non preoccupatevi: la storia prosegue! I capitoli disponibili al momento in lingua originale sono 26. Teneteci nei vostri pensieri, perché sono tutti mostri lunghi come questo, se non di più!

Per rimanere aggiornati su tutte le mie traduzioni e lavori e sapere a che punto sono potete seguirmi su TUMBLR

   
 
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